Red Cage

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    Ora che il suo progetto stava assumendo forma, Val doveva preoccuparsi di cercare altri possibili candidati per la sua "servitù". Il giovane non era ingenuo né assolutamente convinto delle sue capacità, sapeva bene che i suoi poteri non sfioravano neanche lontanamente quelli del professore e che probabilmente c'era un modo, ignaro perfino a lui, per liberarsi dalla sua maledizione. Questo non significava che considerava le sue vittime usa e getta o dava per scontato che si sarebbero liberate, ma era altrettanto logico pensare che più gente metteva al suo servizio, più ne avrebbe avuta in caso qualcuno fosse riuscito a liberarsi dal suo gioco malato. Non voleva commettere errori di boria né di troppa sicurezza, crearsi più di un piano B era la sua filosofia di vita ed essendo uno studente della Sapienza aveva la fortuna di poter accedere ad un numero folto di possibilità. Poteva schiavizzare studenti suoi coetanei e non, per sfruttare i loro talenti e perché no anche le loro famiglie. Poteva schiavizzare qualche professore ignaro, ma con quelli c'era sempre il rischio di beccare qualche esperto, un rischio che al momento non poteva permettersi. Ma c'era anche un'altra cosa da considerare: la Sapienza era piena di conoscenza e pergamene magiche, non era insolito che qualche aspirante Custode si facesse vedere da quelle parti e un esperto di magia non era di certo un brutto affare per i suoi scopi. Val passò molto tempo ad osservare quelli che si presentavano per studiare le arti magiche: perlopiù erano suoi coetanei, viaggiatori, turisti a volte, ma nulla che valesse davvero la pena "incastrare". E poi, dopo molti giorni di paziente attesa, eccola lì: una ragazza dai capelli di fuoco accompagnata sempre da una maestosa fenice. Non era certo che si stesse allenando per diventare un Custode ma di sicuro i suoi studi vertevano molto su quell'argomento. Oltre ad essere maledettamente bella aveva due caratteristiche che di solito sono per Val motivo di grande interesse: prima di tutto sembrava molto forte, visto che la sua affinità col fuoco era interessante per uno come lui, ma secondariamente sembrava molto... sola. Non dava l'idea di essere protetta da un clan, una famiglia o un'organizzazione particolare, né conosceva qualcuno in particolare. Aiutava tutti quando poteva e sembrava avere un cuore gentile, ma nulla che facesse pensare ad un legame forte. Forse era legata ad una persona sola in particolare ma Val non aveva mai raccolto abbastanza informazioni per arrivare a tale conclusione. E non gli importava. Sapeva per certo che lei sarebbe diventata la sua prossima pedina, e stavolta non avrebbe fatto leva su orgoglio o curiosità della sua vittima, ma avrebbe sfruttato un piano assai più subdolo. Le avrebbe ritorto conto la sua stessa bontà. Avrebbe atteso uno dei giorni migliori per attuare il suo approccio: uno di quelli senza ritiro pomeridiano, dove la scuola era pressoché vuota, soprattutto nella biblioteca dove c'erano i tomi con le arti magiche. Val studiò la rutine di quella ragazza per non sbagliare e assicurarsi che fosse sola e concentrata, solo allora avrebbe utilizzato uno dei suoi fedeli servitori per poterla trarre in inganno.
    M-mi scusi signorina... non voglio disturbarla... potrei parlarle un secondo?
    A tirare il lembo della maglia di Keyla ci sarebbe stato un ragazzo minuto e spaventato, dai grandi occhioni azzurri e i capelli corvini. Molto più basso della ragazza, a renderlo ancora più piccolo ci sarebbe stata la sua postura che gli faceva stringere le spalle e nascondere le mani al petto, e a rendere ancora più angosciante la sua figura ci sarebbe stato uno sguardo davvero da strappalacrime: un'espressione tormentata, spaventata e soprattutto disperata. La recita era iniziata e Keyla non aveva assolutamente idea di cosa la aspettasse.
     
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    Era una giornata come tante per Keyla, non vi era assolutamente nulla che potesse farle sospettare di essere braccata da qualcuno che nemmeno conosceva. Stupidamente la ragazza dava per scontato che la scuola fosse un luogo sicuro, geazie alla presenza dei Custodi, quindi la sua guardia era pressoché assente in quel luogo. Inoltre non aveva mai fatto nulla per attirarsi l'odio di qualcuno, quindi era del tutto tranquilla sul fatto che nulla le sarebbe mai accaduto lì dentro. In quel momento era seduta su un tavolo della biblioteca, praticamente deserta quel giorno, intenta a studiare uno dei tomi consigliati da Sho per studiare e comprendere meglio le arti magiche. Fenny era stata richiamata all'interno della gemma nera che aveva sul dorso della propria mano, dato che spesso si annoiava ad osservare la compagna intenta a leggere senza fare altro. Non vi era quindi nessun'altro oltre a lei, se non un ragazzino, spuntato da chissà dove, che avrebbe cercato di attirare la sua attenzione. Keyla si sarebbe voltata, osservando prima il piccoletto, ascoltando il suo dire, per poi guardarsi attorno, come a cercare i suoi possibili genitori. Si era forse perso? Si sarebbe completamente voltata verso di lui, chiudendo il libro sul tavolo, cercando un contatto con quegli occhioni pronti a scoppiare in lacrime, almeno apparentemente.
    Ehi ehi, che succede, non metterti a puangere, ok? Che cosa succede, ti sei perso? Dimmi tutto. Io sono Keyla, tu come ti chiami?
    L'intento della rossa era quello di cercare di rassicurare il ragazzino e per questo avrebbe allungato una mano, così che potesse stringerla se avesse voluto. La sua attenzione era completamente du di lui, non riusciva proprio a resistere a quello sguardo angosciato e disperato. In quel momento Keyla indossava i suoi soliti abiti, dei leggings in pelle rosso fuoco ed una maglia bianca, nulla di troppo appariscente, ma che di certo faceva risaltare la sua figura snella ed atletica. Avrebbe stteso una risposta, cercando di assecondare al meglio le richieste del piccoletto, dato che non era chiaro di cisa avesse bisogno. Ma già chiamarla signorina lasciava intendere che non aveva assolutissimamente brutte intenzioni.
     
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    Nel tentativo di tranquillizzarlo, Keyla vide il fiato del ragazzo farsi più corto, come se fosse davvero sul punto di scoppiare a piangere, ma cercava di trattenersi respirando a pieni polmoni, anche con una certa difficoltà, tenendo un tono di voce basso. Voleva darle l'idea che qualcuno potesse sentirlo e allo stesso tempo apparire molto frettoloso di spiegare la situazione, così da lasciarle intendere che era una questione molto più grave del previsto. Col fiato spezzato, gli occhi lucidi e lo sguardo intimorito, cercò di attirare la sua completa attenzione.
    Ah-aaah... mi perdoni è che... ah... ho bisogno di aiuto...
    Appena vide la mano di Keyla allungarsi verso di lui, l'afferrò frettolosamente come se fosse un ancora di salvezza. Keyla avrebbe potuto sentire le sue mani tremare e per un attimo il ragazzo rimase con lo sguardo basso cercando di riprendere fiato. Poi alzò gli occhi praticamente pronti a piangere verso di lei, ordinando le idee come meglio poteva con quel doloroso nodo alla gola.
    M-mi chiamo Max e... c'è questo ragazzo cattivo che vuole che io... lui mi ha fatto delle foto e-e... e dei video e... mi ha minacciato, non ho avuto scelta io... dovevo fare quelle cose... ma mi ha detto che se mi rifiuto lui mostrerà tutto a mio padre e lui sicuramente mi caccerà di casa! E non potrò più andare a scuola! La mia vita sarà finita solo che io... non ce la faccio più... signorina Keyla la prego... mi aiuti a far sparire quelle cose... io voglio solo che tutto finisca...
    Nonostante il discorso singhiozzante e quasi delirante il concetto era chiaro: qualcuno lo stava ricattando e lo minacciava di rendere la vita un inferno se smetteva di ubbidire ai suoi umilianti ordini. L'unico modo per liberarlo da quella maledizione era far sparire le foto e i video "incriminanti", ma era ovvio che un ragazzino così debole e spaventato non poteva fare una cosa del genere da solo. Se Keyla voleva aiutarlo doveva avere più dettagli, ma per ottenerli doveva senza dubbio tranquillizzarlo visto che il povero Max era chiaramente sconvolto.
     
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  4. Thrasir
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    Quel ragazzino era fin troppo agitato, Keyla non aveva mai visto nessuno in un ostato simile e la cosa la preoccupava non poco. Non si sarebbe opposta alla stretta attorno alla sua mano, mentre percepiva nitidamente la paura che Max provava in quel momento. Tremava come una foglia, seppure in quel luogo fosse al sicuro e non vi fosse nessuno nei paraggi a parte loro. La rossa avrebbe ascoltato tutta la storia del ragazzino, mentre il suo sguardo si faceva per un attimo più serio, quasi rabbioso, immaginando soltanto cosa potevano avergli fatto. Purtroppo il bullismo era una quotidianità nel mondo in cui viveva, ma sino a quel momento era sempre stato qualcosa di lontano e sconosciuto. Avrere ora davanti ai suoi occhi una vittima la faceva sentire quasi esplodere dalla rabbia, non capendo come potessero esistere persone del genere al mondo. Rapidamente si sarebbe abbassata, cercando di stringere a sè il corpicino di Max, così da cingerlo e rassicurarlo, mentre appoggiava la testa sulla sua spalla. Avrebbe parlato piano, così da tentare di calmarlo, mentre ragionava su quali potessero essere le parole migliori da usare per poter ottenere qualche informazione.
    Ti aiuterò, farò di tutto per toglierti da questa situazione Max, hai la mia parola. Però ora devi cercare di calmarti, respira profondamente ed ascoltami.
    Si sarebbe scostata leggermente, così da averlo ancora vicino, guardandolo negli occhi faccia a faccia, sorridendo leggermente in modo da trasmettere quanta più sicurezza e calma possibile. Non era esperta con i ragazzini, ma quello era forse ciò che lei avrebbe voluto vedere e sentirsi dire se si fosse trovata in una situazione simile.
    Devi dirmi chi è che ti ha fatto queste cose, dove posso trovarlo. So che non è facile per te, ma senza questi dettagli non posso fare nulla. Hai per caso ricevuto qualche chiamata o qualche appuntamento? Dimmi tutto e farò il possibile per liberarti da questa situazione il prima possibile Max.
    Probabilmente Max veniva chiamato periodicamente dal suo carnefice per fare determinate cose, quindi era probabile, almeno secondo Keyla, che da lì a poco avrebbe avuto l'occasione per incontrarlo. Non aveva nemmeno idea se si trattasse di una sola persona o di un gruppo di bulli, ne se si stesse parlando di ragazzi o ragazze. Quelle informazioni poteva dargliele solamente il ragazzino che aveva davanti e se voleva essere aiutato doveva in qualche modo riuscire a farlo parlare anche a costo di tenerlo stretto a sè ancora un altro po'. Dopotutto Keyla, gentile com'era, non riusciva minimamente a resistere a quello sguardo, a quel tremolio e all'innocenza che Max trasudava da ogni poro.
     
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    L'abbraccio di Keyla fu un porto sicuro per lui, la ragazza sentì quell'esile corpicino sciogliersi su di lei come se avesse ritrovato la quiete materna, un momento di sfogo e di sicurezza che accolse con gentilezza, visto lo stato in cui si trovava. Si lasciò consolare e rassicurare, stretto in quell'abbraccio sfogò qualche amara lacrima per poi annuire sulla sua spalla, lasciandole intendere che capiva l'importanza di spiegare per bene la situazione.
    Lo chiamano Percival... tutti credono che si uno studente modello ma non è così. E' cattivo oltre ogni immaginazione. Fa foto e video alla gente e poi li ricatta, soprattutto i suoi compagni di scuola! E' furbo ed è protetto perché ha buoni voti e viene da una buona famiglia...
    A quel punto il fiato del ragazzo si fece più corto, chiaramente il terrore lo aveva colto di nuovo, quindi si gettò con le mani sulle spalle di Keyla, fissandola dritta negli occhi per mostrarle tutta la sua disperazione.
    Non devi affrontarlo! Scoprirà che ho chiesto aiuto e sarà peggio per tutti, potrebbe anche trovare un modo per ricattare anche te! Non voglio! Però... però c'è un modo...
    Ora arrivava la parte più importante ma prima di parlarne, Max abbassò il capo con vergogna, come se stesse per parlare di qualcosa di molto imbarazzante, ma non semplicemente da rossore sul volto, ma più che sufficiente a rovinargli la vita.
    Lui... lui tiene tutto il materiale importante in un magazzino qui a scuola. Con i suoi agganci è riuscito a convincere i professori a tenerla al sicuro facendo credere che si tratti di materiale sensibile dell'Impero, ma non è così. E' tutta roba sua! Sono i file delle foto e tutte le cose compromettenti che ha accumulato! Le tiene al sicuro così che nessuno possa liberarsene e lui le ha sempre a disposizione. Io non sarei mai capace di compiere una simile impresa ma forse... forse un coraggioso custode come te si?!
    La presa sulle spalle di Keyla si fece più forte e disperata, le lacrime sul volto di Max sgorgavano copiose, la sua voce era distorta dalla disperazione. Quella era la sua unica speranza.
    Ti prego... devi far sparire quei file... solo così saremo liberi. Sei la nostra unica speranza...
    Effettivamente, quella che per un ragazzo comune sembrava un'impresa titanica, per una come Keyla si trattava di un semplice furto a fin di bene, che quando avrebbero scoperto la verità sarebbe stato anche perdonato. Non era troppo rischioso né pericoloso, quella era senz'altro l'occasione per Keyla di compiere una buona azione.
     
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    Keyla avrebbe ascoltato attentamente il ragazzino, fissandolo, in modo da trasmettergli la sicurezza necessaria a proseguire nel suo racconto. La rabbia della ragazza cresceva parola dopo parola, potendo solo immaginare cosa avesse passato sino a quel momento Max. E a quanto sembrava non era l'unico in quella situazione, dato che l'ultima frase venne detta al plurale. La situazione sembrava però più complessa del previsto, dato che avere a che fare con chi ha una certa influenza non era mai semplice. Il fatto inoltre che quell'archivio si trovasse all'interno della scuola fece scartare l'idea di Keyla di distruggerlo grazie al proprio potere basato sulle fiamme. Non poteva correre il rischio di mettere altri in pericolo, come non poteva nemmeno chiedere aiuto ad altri insegnanti, non sapendo se potevano essere sotto il giogo di questo Percival. Rodin, forse lui poteva aiutarla, ma scomodare il maestro dei Custodi per un bullo sembrava eccessivo. Dopo quei ragionamenti rapidi sarebbe tornata a dedicare la sua attenzione a Max, accogliendolo ancora tra le sue braccia, lasciando che piangesse e si sfogasse quanto volesse.
    Va bene, ho capito...dimmi solamente dove si trova di preciso questo magazzino e domani sarai libero di tornare alla vita di tutti i giorni. Te lo prometto Max, parola di Custode.
    Avrebbe cercato di scostarlo da sé leggermente, osservandolo sorridendo.
    Che ne dici di provare a farmi un sorriso ora? Pensa a quello che da domani potrai fare quando sarà tutto finito.
    Stava facendo di tutto per trattenere la calma, così da non agitare ulteriormente Max, ma il sangue di Keyla stava ribollendo dalla rabbia. Non conosceva questo Percival, non lo aveva mai sentito nominare o visto, ma di certo poteva immaginare si trattasse di un mascalzone da strapazzo al quale avrebbe dato volentieri qualche sculacciata in pubblico nel caso in cui ne avesse avuta l'occasione. Dopo quelle ultime parole rassicuranti, Keyla avrebbe cercato di alzarsi in piedi, dicendo a Max di nascondersi qualche minuto nella biblioteca, così da non farsi vedere insieme a lei, mettendolo nei guai. Dopotutto, se voleva essere al sicuro anche lei, Percival non doveva scoprire che quella sera il suo bel magazzino si sarebbe misteriosamente svuotato. O almeno quella era la speranza di Keyla.
     
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    Le parole di Keyla furono davvero incoraggianti e dopo essersi sfogato del suo pianto, rincuorato dalla promessa della custode, Max spalancò un timido sorriso davanti ai suoi occhi: era chiaramente provato, ma felice di aver ritrovato in qualche modo la speranza. Il ragazzino le spiegò con cura la posizione del suo obbiettivo: la scuola aveva diversi magazzini spesso confinanti con delle palestre e altri locali liberi, infiltrarsi lì dentro non sarebbe stato particolarmente difficile. I documenti e i file, smistati tra cartacei e digitali (come doppia sicurezza) erano contenuti in dei grossi scatoloni, non particolarmente numerosi ma ben custoditi e soprattutto sigillati. Max le disse che erano protetti da delle password numeriche che non poteva violare senza far scattare l'allarme, ma il suo ruolo era semplicemente quello di portarli via dalla scuola: una volta fuori, le indicò la posizione di casa sua dove le promise che le avrebbe fratto trovare qualcuno di fidato con cui poter denunciare Percival alle autorità, da lì sarebbe stato facile avendo tutte quelle prove. Facendo qualche ricerca Keyla avrebbe potuto verificare tutte le informazioni di Max: quella era davvero la sua abitazione, non le stava mentendo, e le voci che giravano su questo Percival erano piuttosto fondate, anche se molto fumose. Il momento migliore per agire sarebbe stato la notte, dove la sicurezza era più bassa. Max le disse che avrebbe fatto in modo di aiutarla cercando di lasciare aperte quante più finestre possibili. L'unica cosa strana che avrebbe potuto notare Keyla durante la sua intrusione era la mancanza di una forte sorveglianza, ma quei magazzini erano poco utilizzati e spesso ignorati, il posto perfetto dove nascondere materiale scottante, quindi tutto tornava. Al termine della sua missione, Keyla non doveva far altro che infilarsi nel retro della casa di Max, entrare dal suo garage e presentarsi nel salone principale con la documentazione.
     
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    I dettagli dati da Max sul luogo in cui si situava il magazzino ed il materiale compromettente vennero memorizzati da Keyla, la quale a quel punto non aveva molti dubbi su come avrebbe agito. L'unica cosa che insospettì un po' fu il fatto che il ragazzino avrebbe parlato di un terzo attore in tutta quella vicenda, qualcuno che avrebbe conosciuto però solo a lavoro ultimato. Visto come si era comportato Max sembrava strano che avesse già coinvolto qualcun'altro, capace addirittura di aiutarli a incastrare Percival. Fu solo per quel piccolo dubbio che Keyla avrebbe prima raccolto qualche informazione per conto suo, senza però trovare nulla di sospetto o incoerente con ciò che le era stato detto. Il primo ostacolo di quella missione era rappresentato dai genitori della rossa, che di certo si sarebbero preoccupati nel farla uscire ad ore tarde. Avrebbe quindi raccontato loro una piccola bugia, ovvero che avrebbe dormito a casa di una nuova amica, cosa avrebbe suscitato parecchia felicità nella madre di Keyla. Sarebbe uscita di casa con uno zaino in cui avrebbe nascosto degli abiti adatti a quella serata tutt'altro che normale: leggings in nylon, una maglietta a collo alto molto aderente ed una felpa con cappuccio, tutto categoricamente nero. Quello serviva più evitare che eventuali telecamere potessero riprenderla e riconoscerla e fu anche per questo che Keyla non avrebbe mai evocato Fenny al suo fianco, dato che nessuno possedeva una fenice da compagnia come lei. Avrebbe raggiunto la scuola in bicicletta, portandosi sotto una delle finestre aperte del magazzino indicato. Sarebbe entrata, facendosi luce con una torcia per vedere cosa vi fosse lì dentro. Vi erano solamente 4 scatoloni, nulla di troppo ingombrante o pesante fortunatamente, quindi Keyla avrebbe avuto tutto il tempo di rubare il materiale, mentre gli allarmi scattavano. Peccato che eventuali guardie non avrebbero trovato nessuno ad attenderli, dato che la rossa era già in corsa verso la casa di Max, già sorridente nel non aver avuto alcun tipo di difficoltà. Arrivata nel retro della casa indicata, Keyla avrebbe scaricato nel mentre due scatoloni, così da portarli direttamente da Max e dal suo amico. Quando avrebbero visto la porta aprirsi i due avrebbero visto il corpo della rossa solo dalla vita in giù, dato che la parte alta era coperta dagli ingombranti contenitori che stava trasportando. Avrebbe parlato piano, per non farsi sentire da nessuno data l'ora tarda.
    Ehi Max, tutto apposto, missione compiuta, ora sarai libero di tornare alla tua vita di sempre! Non sei felice?
    Solo a quel punto Keyla si sarebbe chinata per appoggiare gli scatoloni a terra, curiosa di vedere il sorriso di Max ed il volto del suo compagno sconosciuto. Non restava ormai che incastrare quel dannato Percival, nulla poteva fermarli ormai. Nulla.
     
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    Raggiunto il salotto dove Max la stava aspettando, Keyla iniziò immediatamente a sentire il lento rumore di un paio di mani che battevano con un tono decisamente ironico.
    Brava Keyla, bravissima! Il tuo altruismo è davvero incredibile, sono addirittura commosso! Chi si spingerebbe mai tanto oltre per poter aiutare un ragazzino col bulletto della scuola? Non ci avrei scommesso un soldo bucato, ma tu ovviamente mi hai sorpreso!
    Lasciando cadere gli scatoloni a terra, Keyla si sarebbe ritrovata davanti un ragazzo dai capelli rossi e la pelle bronzea, con indosso la divisa della scuola e intento a registrarla con uno smartphone di ultima generazione. La fissava con un ghigno compiaciuto e l'aria di chi stava raccogliendo informazioni, estremamente divertito. Era ovvio che si trattasse del temuto Percival, e che il ragazzo fosse pronto a rivelarle una scomoda verità. Di Max non c'era traccia, quindi era probabile che lui li avesse scoperti, conciando per le feste il ragazzino per poi affrontarla direttamente e costringerla a riprendersi le prove incriminanti.
    Prima di tutto voglio dirti che questo completino da ladra ti dona veramente un sacco, solo guardarti mi sta facendo uno strano effetto... non vedo l'ora di riguardarmi i video della sorveglianza mentre ti ritraggono intenta a rubare questa roba, devono esserci inquadrature davvero molto interessanti. Sono un grande fan dei vestiti attillati.
    Le puntava addosso quel telefono neanche fosse una pistola, era così maledettamente sicuro di sé, forse troppo abituato a vincere e avere tutto sotto controllo per rendersi conto di chi aveva davanti. O magari dava per scontato che Keyla non fosse così stupida da fare mosse azzardate mentre Max non si vedeva, potenzialmente prigioniero del rosso.
     
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  10. Thrasir
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    Appena sentì quello strano applauso e quelle parole pronunciate con tono tutt'altro che che allegro o felice, come Keyla si sarebbe invece aspettata, la rossa avrebbe alzato la testa, fissando quella figura apparentemente sconosciuta, ma che con rapidità avrebbe identificato come Percival. La ragazza si sarebbe ammutolita, con le labbra che lentamente si trasformavano in una smorfia di ansia mista a rabbia, con gli occhi che puntavano verso gli scatoloni che aveva portato lì. Cosa vi era all'interno? Rapidamente avrebbe cercato di aprirli, così da studiarne il contenuto, scoprendo probabilmente che non vi era nulla di ciò che Max le aveva detto. Gli occhi infuocati della rossa si sarebbero alzati ad osservare Percival, intento a riprenderla con un cellulare, probabilmente pronto a denunciarla pubblicamente per il furto effettuato. Sembrava proprio essere caduta in trappola, seppure vi fosse ancora spazio per fare qualcosa. Il pensiero principale di Keyla, al momento, era sapere che Max era al sicuro o che almeno poteva essere salvato in qualche modo e mettere alle strette quel damerino era forse la scelta migliore. L'apprendista Custode avrebbe cercato di scattare oltre gli scatoloni, con il cappuccio che cadeva oltre la sua nuca, scoprendone la chiova vermiglia. Avrebbe tentato di afferrare con la sinistra il collo del ragazzo e con la destra la mano con cui impugnava il cellulare. Avrebbe cercato di spingerlo contro la parete più vicina, sbattendolo con forza contro la superficie, mentre lo avrebbe fissato, rabbiosa.
    Dov'è Max?
    Percival poteva sentire come Keyla non fosse una ragazza debole, ma nonostante tutto si stesse trattenendo, senza premere troppo sul collo del ragazzo, così da farlo respirare senza molte difficoltà. La cosa a cui però il damerino doveva fare attenzione era l'altra mano, ovvero quella che stringeva il suo cellulare e le dita intrappolate in quella presa. la mano di Keyla avrebbe infato iniziato a scaldarsi, molto lentamenete, ma senza alcun segno di volersi fermare, con il preciso intento di sciogliere quell'affare e ustionare in parte anche il "povero" Percival. Di certo quella ragazza era a tutte altre temperature rispetto ad altre sue consorti, sarebbe stato appropriato dire che stava scherzando con il fuoco. A Keyla non importava realmente cosa Percival avrebbe pubblicato su di lei, poteva contare su pochi e fidati amici che probabilmente la avrebbero protetta o quanto meno si sarebbero fidati della sua parola, dato che sino a quel momento non aveva mai creato problemi di alcun genere. Inoltre al momento era abbastanza fiduciosa di avere la situazione sotto controllo o almeno di essere sullo stesso piano di gioco di Percival, dato che apparentemente non sembrava più forte di lei.
    Ti consiglio di stare attento alle parole che usi, non mi piace essere violenta, mai, ma alcune persone particolari sanno alterarmi più del normale.
    L'apprendista avrebbe cercato di essere più credibile possibile, seria e molto decisa, oltre che attenta ai movimenti del corpo di Percival, cercando di prevedere eventuali contrattacchi, come possibile ginocchiate al ventre o testate. Era difficile dire chi in quel momento avesse la meglio sull'altro. Tutto stava nel come il damerino avrebbe giocato le sue prossime carte, sempre sperando che il suo piano non si basasse sul cellulare che a poco a poco stava diventando sempre più caldo e appiccicoso.
     
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    Aprendo gli scatoloni sotto lo sguardo divertito di Percival, Keyla avrebbe potuto scoprire che il suo contenuto non aveva niente a che fare con ciò che sperava di recuperare: droga di purissima qualità, libri contabili per riciclare denaro sporco e altra documentazioni fondamentale per permettere a gruppi criminali di poter prosperare, probabilmente si trattava di materiale che la polizia di Roma aveva sottratto alla malavita, custodito alla Sapienza per impedire a quei gruppi di capire dove fossero così da non essere capaci di recuperarli. Chiunque li avesse presi sarebbe stato inevitabilmente associato alla malavita. Nonostante la rabbia che cresceva galoppante in Keyla e 'inganno oramai svelato, Val non si tirò mai indietro né fece una piega, rimase immobile anche quando la ragazza scattò verso di lui per poterlo afferrare, sbattendolo contro la parete strappandogli finalmente un verso di dolore che tuttavia non scombinò più di tanto il suo ghigno malefico, né gli impedì di continuare a riprenderla. Anche quando la mano iniziò a scottare per colpa della presa della sua nuova vittima, Val riuscì a trattenere qualsiasi spasmo di dolore e di indecisione, mostrandosi invece estremamente sicuro di sé.
    Ooooh sei spaventosa, vero? Dovrei temerti... beh, certo che ho paura. Come potrei non essere spaventato? Ho davanti una pericolosa criminale che ha recuperato materiale pericolosissimo per conto dei suoi capi, ho DAVVERO una paura fottuta di te... ehehehehe...
    Più Keyla stringeva la gola di Val, più sentiva che qualcosa dentro di lei non andava, come se qualcuno la stesse strozzando a sua volta, come se quelle dita infuocate stessero dando alle fiamme anche lei. Qualcosa dentro di lei stava soffrendo immensamente, come se la stessero torturando. La sensazione di stare facendo qualcosa di sbagliato le attanagliò la mente e le budella, era peggio di un senso di colpa: pareva quasi una punizione divina, morale e fisica che le impediva di fargli troppo male. Talmente impegnata a preoccuparsi che lui potesse ribellarsi, Keyla non si rese conto che c'era qualcun altro in quella stanza, qualcun oche riuscì facilmente ad avvicinarsi a lei grazie alla sua costituzione minuta e il passo leggero. Max le fu alle spalle in un secondo, senza aggredirla, limitandosi ad infilarle nel collo una siringa e svuotarla direttamente nella sua vena principale. Un liquido estremamente potente le sarebbe finito in circolo capace di confonderla oltre ogni immaginazione e portarla ad indebolirsi. Più che sufficiente per permettere a Val di liberarsi senza muovere un solo muscolo, limitandosi ad allargare le braccia tenendo le mani alzate e lo smartphone puntato verso di lei.
    Ma stai scordando un piccolo particolare Keyla... nel momento in cui hai rubato quei materiali, tu non sei più libera. Adesso appartieni a me. Io sono il tuo faraone e tu non puoi farmi niente...
    Solo a quel punto Keyla si sarebbe resa conto che sul suo petto era comparso il simbolo di uno scarabeo egizio, perfettamente chiaro, molto simile alla decorazione che aveva trovato nella stanza della refurtiva. In una scuola non era di certo insolito trovare certi simboli associandoli ad attività scolastiche a fondo storico, ma in quel caso non c'era proprio nulla di ludico: Val aveva maledetto la stanza in cui lei si era intrufolata e Keyla, profanandola, aveva subito la maledizione del faraone. Da quel momento in avanti attentare alla sua vita sarebbe stato molto più complicato, le sarebbe venuto più difficile di uccidere un bambino o qualcosa del genere, ma la cosa peggiore era che quel legame era puramente energetico, cosa che avrebbe avuto effetti nefasti non solo su di lei... ma anche sulla sua preziosa Fenny. Se da una parte Keyla era di carne ed ossa, e quindi pur subendo la maledizione poteva contare sul suo corpo, dall'altra invece Fenny era di puro spirito quindi la maledizione poteva attecchire su di lei come poche altre cose al mondo. Anche solo il desiderio di fare del male a Val avrebbe fatto soffrire la fenice immensamente, ed era quella la sensazione di estremo dolore che provava nello stringerlo per il collo e provare a bruciargli la mano. Max invece zompettava felice intorno a Keyla, soddisfatto e divertito a sua volta. Aveva un'espressione completamente diversa rispetto a quella che Keyla aveva conosciuto e in lui non c'era proprio niente di innocente.
    L'ho presa padrone! Le ho iniettato l'afrodisiaco come ti hai ordinato! E' nostra ora! E' nostra!
    A quel punto il piano di Percival aveva preso del tutto forma... come avrebbe reagito Keyla?
     
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  12. Thrasir
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    Le cose sarebbero degenerate molto rapidamente per Keyla, la quale avrebbe perso rapidamente ogni certezza sulla possibilità di uscire vincitrice da quella situazione in cui stupidamente si era cacciata. A quanto sembrava Percival la conoscenza molto bene, la aveva probabilmente studiata a fondo prima di attuare quel piano così dannatamente perfetto da riuscire ad incastrarla senza alcuno sforzo. Ogni azione fatta dalla rossa era stata perfettamente calcolata dal ragazzo, il quale ora si dimostrava sempre più sicuro di sè. La rossa avrebbe sentito il suo petto molto pesante mentre cercava di mantenere la stretta sul suo avversario, percependo nitidamente, però, che qualcosa non andava. La sua mano si stava scaldando, sembrava quasi stesse bruciando, mentre il fiato si faceva più corto, come se al contempo qualcosa di invisibile la stesse strozzando. Keyla si sarebbe sforzata di mantenere, nonostante tutto, la posizione, resistendo, ma ciò la avrebbe distratta dall'attacco alle spalle di Max, che rapidamente ed indisturbato le avrebbe iniettato qualcosa in corpo, una sostanza che da lì a poco si sarebbe dimostrata essere un afrodisiaco. In modo repentino la vista dell'apprendista Custode si sarebbe fatta annebbiata e le forze sarebbero venute a mancare, consentendo a Percival di liberarsi. La rossa si sarebbe portata una mano sul volto, scuotendo leggermente la testa, mentre le gambe si racchiudevano sulle ginocchia, consentendole di stare in piedi. Da lì a breve avrebbe iniziato a respirare affannosamente, mentre l'afrodisiaco iniziava a circolare, facendo riscaldare il suo corpo, soprattutto nelle parti più sensibili come i seni, le orcchie, le labbra e le parti intime. Keyla avrebbe osservato distrattamente il piccolo Max che le girava attorno, complice el suo stesso carnefice, a quanto sembrava, anche se probabilmente non era altro che una pedina soggiogata al volere di Percival. Per questo la rossa non se la sarebbe presa con il piccoletto e, nello stato confusionale in cui si trovava, avrebbe comunque cercato di proteggerlo, tentando con una mano di tenerlo dietro di sè, mentre tornava a fissare Percival, questa volta rabbiosa, ma palesemente in difficioltà e tutt'latro che minacciosa rispetto a prima. Con immane sforzo avrebbe cercato di alzare le mani per poter tirare dei pugni in direzione del ragazzo, mirando a faccia e stomaco, ma il suo corpo sembrava non rispondere come voleva. Appena si avvicinava troppo, infatti, i muscoli si irrigidivano, rallentando l'attacco, rendendolo quindi facilmente prevedibile da Percival, che avrebbe quindi potuto bloccarla o contrattaccare. Il continuare a muoversi, inoltre, non faceva altro che velocizzare la circolazione dell'afrodisiaco nel suo corpo, peggiorando ulteriormente le cose e lasciando il suo corpo ancora più provato ed affaticato.
    Non sarò mai niente per te, bastardo...nghhhhhh!
    Anche il solo pronunciare quelle parole avrebbe fatto aumentare ulteriormente il dolore al petto di Keyla, che avrebbe portato entrambe le mani tra i seni, iniziando a cadere in avanti con il peso del proprio corpo. Percival avrebbe potuto lasciarla cadere, avvinghiarla, oppure assestarle un pugno nello stomaco, mettendola ulteriormente in difficoltà. Di certo, nonostante la situazione in cui si trovava, lo spirito battagliero della rossa non sembrava affatto essere domato. Forse il faraone stava iniziando a prendere il controllo del corpo dell'apprendista Custode, ma portarla al suo servizio avrebbe richiesto sicuramente ulteriori sforzi. A peggiorare ulteriormente la situazione, come ciliegina sulla torta, ci sarebbe stata Fenny. Keyla, infatti, da quando la maledizione aveva iniziato a fare effetto, stava utilizzando gran parte delle sue energie per impedire alla fenice di essere evocata. Percepiva nitidamente che stesse soffrendo molto più di lei, probabilmente a causa dello strano sortilegio in cui la rossa era stata intrappolata. Liberarla ed evocarla, però, non avrebbe fatto altro che metterla alla mercè di Percival, cosa che doveva a tutti i costi essere evitata. Dopotutto Fenny era una delle forze di Keyla, ma anche una delle sue debolezze.
     
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    Val osservò divertito la lenta decadenza del corpo e della mente di Keyla, ridacchiando mentre si gustava quel calore intenso che aumentava, segno che l'afrodisiaco stava facendo effetto. Non si tirò indietro, mai, segno che non la temeva minimamente, e anche quando Keyla provò a sferrargli dei pugni lui si limitò ad intercettarli, bloccandoli con le sue mani per poterla fissare dritta negli occhi. Quando poi le forze iniziarono a mancarle, lanciandogli quella determinata resistenza, Keyla crollò davanti a lui, ritrovandosi ben presto un ginocchio del ragazzo sullo sterno così da spezzarle il fiato e costringerla a zittirsi per il momento, mentre lui le camminava attorno. Doveva costringerla ad evocare la sua fenice, altrimenti il suo piano sarebbe stato completo solo a metà. Finché non metteva le mani sul suo "spirito" poteva solo indebolirla, non assoggettarla al suo volere.
    Facciamo un pò il punto della situazione... tu hai rubato un sacco di materiale scottante, le telecamere non ti hanno ripreso in volto, ma io si. Max non ti ha mentito del tutto: esiste davvero una banca dati tutta mia nella Sapienza, ed è lì che è collegato il mio telefono. In pratica ho le prove che ti inchiodano come criminale... inoltre, adesso sei maledetta. Questo è il mio potere: io sono nato per essere un faraone e tutti i miei sudditi devono ubbidirmi. Se mi compiacerai, la maledizione si affievolirà e tu sarai anche più forte. D'altro canto se proverai a ribellarti o anche solo a farmi del male... non solo la maledizione si aggraverà, ma farò in modo che tutti conoscano la vera identità del criminale. Inoltre la mia maledizione non scompare neanche in caso di fuga, o se io morissi, quindi ribellarti a me significherebbe condannarti da sola ad una vita di fuga, di sofferenza e di disperazione. Riesci a capire dove voglio arrivare?
    Arrivato alle sue spalle, Keyla sentì il petto di Val piegarsi verso di lei, intento ad abbracciarla intorno alle spalle con fare decisamente poco affettuoso, mentre con la bocca si avvicinava al suo orecchio destro, abbassando il tono e rendendolo molto più intenso e perverso.
    Che ti piaccia o no... tu sei MIA.
    E con la lascività di un malato perverso che sa perfettamente di aver vinto, spalancò la sua bocca facendole sentire un respiro caldissimo e una saliva intensa, che con grande lussuria andò a leccarle l'orecchio, partendo dal lobo e arrivando fino alla sua estremità, facendole sentire quanto carico di voglia fosse in quel momento. Un solo assaggio della sua pelle mandò in estasi Val, ma non fu nulla in confronto a ciò che avrebbe provato Keyla: di norma avendo subito il potere di Val anche solo un piccolo bacio bastava per compiacere il suo faraone, e accendere un grande piacere. Adesso che l'afrodisiaco amplificava il tutto, quella banale e perversa leccata sarebbe stato come uno stimolo intenso nella parte più sensibile del suo corpo, a portata di orgasmo se non quasi. Non la incalzò, voleva lasciarle il tempo di metabolizzare la cosa, doveva capire esattamente con cosa aveva a che fare, e cosa la aspettava il futuro. Solo a quel punto riprese a parlare.
    Ma non preoccuparti... io sono un faraone capriccioso: mi stanco velocemente dei miei giocattoli. Se seguirai i miei ordini e mi farai divertire allora ti lascerò in pace molto presto. Niente video, niente maledizione, forse solo un'assicurazione per evitare che tu mi uccida una volta libera, ma sarai di nuovo per conto tuo. Capisci? Non ha senso ribellarsi... cedi al volere del faraone e non te ne pentirai...
    Prima della disperazione deve arrivare la speranza. Standole così vicino, Val non voleva solo farle capire che era sua e stimolarla con quelle parole perverse pronunciate direttamente nel suo cervello. Voleva imprimere la sua energia maledetta nel corpo intento a subire gli effetti del suo potere, in quel modo l'avrebbe costretta a reagire eccitandosi e dandosi piacere ogni volta che compiaceva il suo padrone. L'afrodisiaco avrebbe reso la cosa irresistibile e più andavano avanti più sarebbe stato difficile per lei trattenere Fenny. La fenice era il suo obbiettivo e una volta sottomesse entrambe sarebbero state sue... per sempre.
     
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    Come aveva fatto a cacciarsi in una situazione come quella senza nemmeno accorgersene? Questa era la principale domanda che attanagliava la mente di Keyla, mentre iniziava seriamente a a pensare che al mondo non ci si poteva fidare realmente di nessuno. Non ebbe però il tempo di ragionare troppo su quella questione, dato che la ginocchiata sullo sterno la avrebbe privata del fiato per parlare, mentre si ritrovava a terra, in ginocchio, con il volto che osservava il terreno e le pupille completamente dilatate. Non poteva muovere nemmeno un muscolo che delle strane vibrazioni le percorrevano il corpo, privandola di ogni energia in modo quasi istantaneo. L'unica cosa che poteva fare era ascoltare quella voce dannata che la aveva ridotta in quello stato, iniziando a mettere i vari pezzi al loro posto. Ora era chiaro cosa Percival intendesse con faraone e perchè fosse ridotta in quello stato. Avrebbe voluto controbattere, esattamente come, prima, ma appena lo sentì appoggiarsi sulla sua schiena ed abbracciarla all'altezza delle spalle il suo fiato sarebbe venuto meno, mentre il suo corpo si scaldava ancora di più, tremendamente eccitata ad avere avere Percival così vicino a sè. Il ragazzo avrebbe potuto nitidamente percepire come il corpo di Keyla tremava, mentre silenziosa ascoltava il suo dire, senza mai interromperlo. Quando poi percepì il contatto diretto tra la sua lingua e l'orecchio, il corpo della rossa avrebbe avuto uno spasmo improvviso, mentre le gambe avrebbe iniziato a tremare vistosamente, con gli abiti inferiori che avrebbe iniziato a bagnarsi all'altezza dell'initmità, creando una chiazza più scura e calda, segno evidente dello stato fisico in cui si trovava. I capezzoli si sarebbero induriti in pochissimi secondi, andando a premere contro la sua maglia dannatamente stretta, stimolandola ancora di più, mentre il volto si arrossava e un gemito veniva trattenuto tra le labbra, strette tra i denti, così da tentare inutilmente di non farsi sentire dal faraone. Si trovava ormai in uno stato in cui le era impossibile combattere e ogni ulteriormente movimento non avrebbe fatto altro che indebolirla. A poco a poco, nella mente di Keyla, si sarebbe palestata la possibilità di cedere alle lusinghe di Percival, accontentandolo, dandogli quello che voleva, dato che sarebbe stato inutile resistere oltre. L'apprendista Custode avrebbe aperto le labbra, esalando un respiro profondo, balbettando alcune parole sotto voce.
    Sì, ti ascolto, faaaa...
    Il petto sembrava quasi stesse per bruciare da quanto il marchio dello scarabeo la indeboliva, per un attimo un leggero solievo la avrebbe accolta mentre stava per terminare quella frase, pronunciando il nome del suo nuovo padrone che da lì a breve, probabilmente, la avrebbe sollevata delle pene che stava passando. Ma con un ulteriore ed immane sforzo Keyla avrebbe resistito a quelle lusinghe, terminando diversamente quella frase.
    FARABUTTO!
    Avrebbe cercato di chinare la testa all'indietro per dare un colpo al volto di Percival, data la sua vicinanza. In quell'azione, il marchio del faraone avrebbe aggiunto il suo stadio massimo, rendendo il corpo di Keyla ancora più bisognoso di Percival, tanto che quel semplice contatto, per quanto aggressivo e tutt'altro che affettuoso verso il suo presunto padrone, le avrebbe fatto raggiungere un orgasmo, allargando ancora di più quella chiazza scura sui suoi pantaloni. Le braccia avrebbe ceduto completamente e la testa di Keyla si sarebbe ritrovata sul pavimento se il faraone non l'avesse tenuta sollevata. Il bacino sarebbe, invece, rimasto sollevato, con le gambe piegate, ancora in ginocchio. Un urlo di disperata eccitazione sarebbe uscito dalle labbra di Keyla, la quale ormai sembrava essere sul punto di lasciarsi completamente andare. La gemma sulla sua mano, quella in cui era rinchiusa Fenny, si sarebbe illuminata di una colorazione rossa, segno evidente che il blocco della ragazza sulla sua evocazione stava ormai per cedere completamente. A Percival non restava che dare il colpo di grazia alla rossa per farla completamente cedere e liberare il suo punto più debole, ma forse quel colpo in faccia non lo avrebbe reso molto amichevole.
     
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    L'odore della femminilità di Keyla che si bagnava era una grande vittoria per Val, riusciva a sentire il corpo della ragazza cedere colpo su colpo a quel richiamo irresistibile e perverso, nessuno poteva resistere al suo potere una volta che la maledizione aveva iniziato il suo processo e Keyla non faceva eccezione. Pregustava già il momento in cui avrebbe affondato la lingua tra le sue morbide carni e stretto con le mani il seno morbido e irresistibile della ragazza sotto il richiamo di una voce che invocava lui e solamente lui come l'unico faraone che poteva darle piacere. Per un istante la vide vacillare nitidamente, stava per cedere, ma forse per orgoglio o perché un minimo di resistenza era rimasta Keyla riuscì a rispondergli a tono, facendolo sbuffare divertito.
    Vuoi fare la ritros...?!
    Prima di poter riprendere la provocazione, Val venne interrotto da un colpo del capo della ragazza che lo spinse all'indietro costringendolo a mordersi la lingua. Dolente il ragazzo si portò una mano sulla bocca, senza nessun motivo per aggredirla però visto il modo in cui aveva reagito il suo corpo. La smorfia di dolore di Val si trasformò ben presto in una risatina divertita e compiaciuta, il corpo di Keyla mentre raggiungeva un orgasmo inatteso e incontrollato era davvero spettacolare e non riuscì proprio a prendersela. Anzi piuttosto che picchiarla si ritrovò a pensare che forse era piacevole vederla piegata in quel modo: con la faccia a terra e i fianchi sollevati mentre le gambe si riempivano di umori osceno. Sghignazzava compiaciuto lisciandosi il mento con una mano, osservandola trattenersi con tutte le sue forze per non dare soddisfazioni il suo nuovo padrone o liberare la sua fedele compagna. Ma Percival sapeva perfettamente come darle il colpo di grazia...
    Capisco, sei una violenta allora? Ti piacciono le maniere forti... allora vediamo come te la cavi con QUESTO?
    Decise di giocare sporco, compiendo un gesto molto umiliante ma che avrebbe sortito l'effetto sperato: le diede un calcio col collo del piede proprio tra le gambe, andando a colpire la sua grondante intimità. In realtà il colpo non fu particolarmente violento ma sufficiente per strapparle un grido di dolore visto che si trattava di una parte del corpo estremamente sensibile. Tuttavia, il fatto che in quel momento fosse in ginocchio davanti a lui e lo avesse divertito facendosi malmenare avrebbe dato una scarica di perverso piacere al corpo di Keyla mandandole un chiarissimo messaggio: l'umiliazione portava piacere, anche la più violenta. Doveva sottomettersi per averne ancora...
     
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36 replies since 25/2/2021, 19:15   404 views
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