[Role a tema natalizio] Sotto al vischio me ne infischio

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    Di sicuro Febo non era assolutamente un avversario per una sfida psicologica o fisica. Mancava di età, maturità, esperienza e malizia. Un problema scolastico poteva essere nelle sue potenzialità attuali, ma un assalto sessuale portato a quella maniera? Hilda non era soltanto affamata sessualmente, era instabile mentalmente e sopratutto dietro a qualcosa di più di sfogarsi semplicemente in quel momento. Qualcun'altro di più adulto avrebbe forse potuto azzardare delle ipotesi, ma un ragazzetto poteva soltanto subire finchè ne avrebbe avuto le forze. E questo timer per fortuna alternava fra momenti di veloce perdita a momenti di distacco. Quando infatti Hilda prese le mani di Febo e se le portò al volto, l'unico desiderio che aveva il ragazzo era di riempirla di schiaffi come se l'unico problema fosse il suo comportamento discolo, e le mani infatti cominciarono a cambiare di colore nel nero pece che contraddistingueva l'abilità di transfer psicologico, agendo su Hilda che le aveva a contatto come un veicolo di emozioni molto focose, forse anche feroci, ma che avrebbero toccato le sue corde di colpevolezza e scorrettezza. Per meglio spiegare, se Hilda voleva dare materiale da ardere alla rabbia crescente di Febo, quel contatto stava anche rispondendo di contro a ingigantire le sensazioni negativi e detrimentali che la donna aveva provato per colpa di Gabriel, perfette emozioni contrapposte alla solidità con cui portava avanti i suoi atti meschini. Ma anche per spiegare bene il bilanciamento di quella situazione, era come voler spegnere un incendio con una pistola ad acqua. Dopotutto un effetto psicologico ha molto più risultato su menti meno avezze a concentrazioni superlative, e anche a persone che si conosco meglio. La bilancia era a sfavore di Febo che non conoscendo Hilda non poteva attaccarsi a nulla se non al rispondere come poteva quando subiva, e anche quello aveva un limite siccome stava soffrendo dentro di sè oltre la propria soglia di resistenza. Quando provò ad aprire la bocca, il tocco sui seni di Hilda gli spezzò molto del poco controllo che aveva messo insieme in quei secondi pausa, e al tocco del sesso bagnato della donna sul proprio pene uscì tutt'altro che una risposta diretta.
    C-cosa vuoi da me!? A cosa dovrei rispondere se mi stai... Solo torturando! Mi... Mi f-fai...
    Magari c'era quasi un momento in cui Hilda avrebbe potuto vedere sel nel cuore di Febo oltre la rabbia ci fosse un filo da cui tirar fuori anche una violenza verbale, o un desiderio meschino e malvagio, una qualsiasi goccia di nero che avrebbe reso quel momento unico. Il ragazzo avrebbe preso tutto il fiato che poteva in petto, anche perchè non aveva ancora realizzato fino a dove volesse spingirsi la sua aguzzina.
    ... MI FAI SCHIFO!
    Lo avrebbe detto con tutta la potenza che poteva mettere nella voce, tossendo anche leggermente per colpa dell'aver usato troppa forza sulle proprie corde vocali, ma dovendosi disperare per la pessima scelta di tempistiche siccome la rapitrice lo avrebbe accolto dentro di sè con un gesto diretto e senza nemmeno dubbi o risentimenti, facendolo affondare in quella sensazione bollente e bagnata, così stringente e di attrito che si sarebbe propagata dalla punta del glande fino alla base dei testicoli e dell'ano, un dolore che avrebbe preso forma solo dopo in un intirizzimento del corpo e al dover stringere i denti perchè quella mossa aveva fatto tendere qualcosa di delicato e sensibilissimo che paralizzarono totalmente i movimenti del ragazzo, come anche il suo cervello o tutti i suoi sentimenti. Fu una sensazione tremenda sia da vivere che da leggere anche attraverso le mani in contatto con Hilda, che sembrò perdere resistenza per finire per crollargli addosso. Era appena entrato dentro di lei? Quello significava unirsi a una donna? Cosa doveva accadere? Come doveva andare? Perchè stava succedendo così in quella maniera così oscena, carica di sentimenti negativi e con una persona che non gli piaceva affatto? Hilda ai suoi occhi non era bella da apprezzare, ma anzi le sue forme invitanti e il suo corpo bollente e accogliente si stavano trasformando in un disegno di oscenità distorsione e bruttezza data dalla violenza che si stava consumando. Un'adulta mostruosa e bestiale che lo stava usando e abusando. Gli faceva malissimo la gola e voleva lasciarsi andare in un pianto sentito se il cuore che gli spingeva in petto non gli mettesse anche difficoltà a prendere fiato. Faceva tutto male, era tutto un insieme di cose brutte, sia fisiche che emozionali, e si sentiva pian piano finire in pezzi come una bambola di porcellana lasciata cadere volontariamente da un tavolo.
     
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    Aveva già visto le mani di Febo colorarsi di nero quando aveva schiaffeggiato Laura. Non aveva potuto però intuire che tipologia di abilità fosse. Poteva essere una protezione per la pelle dato che aveva schiaffeggiato la ragazza. Non immaginava di certo che il ragazzo agiva sulla psicologia, influenzando i sentimenti delle persone. Iniziò ad intuirlo quando le mani sul suo collo le diedero una fiammata di rabbia in corpo. Un sentimento così improvviso che la sorprese. Dopotutto poco prima si era calmata, lasciando spazio alla compiacenza, al suo lato più sadico. Invece si ritrovò a stringere i polsi di Febo con maggiore rabbia. Era un sentimento carico anche di frustrazione, tipico di chi non riusciva ad ottenere nulla. Intuì che non era un sentimento suo spontaneo, che centrava qualcosa il ragazzo, ma essendo ancora coinvolta da ciò che stava facendo, non collegò esattamente il potere di Febo a quel fenomeno, pensando piuttosto che con quel contatto riuscisse a sentire il suo cuore, dandole idee insane di romanticismo. Pensando che era connessa a lui in modo speciale. Febo le fece una domanda ovvia ma che stilettò la mente di Hilda. Non aveva le idee molto chiare su cosa volesse da lui, si era lasciata trasportare dai suo impeti, e dalla sete di rivalsa verso qualcuno che non poteva più avvicinare a cuor leggero. Perché lo aveva preso? Perché lo stava torturando in quel modo? Perché glielo ricordava troppo, perché voleva vincere almeno una volta. Forse era una vigliaccata scegliere una vittima più debole, ma quando lo aveva visto agire in quel modo, qualcosa dentro di lei si era mosso incontrollabile.
    Voglio punire la tua arroganza, voglio prendermi da te ciò che non mi avresti mai dato con spontaneità, perché lo avresti trovato ingiusto, scorretto... eppure... mmm sorrise ferocemente, con il tipico cipiglio di un predatore che giocava con la propria preda.
    ...è così duro, pulsa forte dentro di me. E non sto nemmeno usando i miei poteri. affermò, mentre sentiva chiaramente l'odio ed il disprezzo di Febo montargli in gola fino a sfogarsi dicendole che gli faceva schifo. A quelle parole Hilda rise, di gusto. Non era una risata divertita, era nata dai suoi sentimenti confusi fra rabbia, frustrazione e quel senso di masochistico piacere nel sentirsi odiare. Se lo aspettava, ma le diede comunque una scarica adrenalinica sentirselo urlare addosso. Le sembrava di avere il controllo totale su di lui, la odiava ma comunque stavano facendo sesso, gli stava facendo del male, ne era consapevole e ciò lo portava ad odiarla. Hilda si crogiolava in quei sentimenti perché la facevano sentire viva, e quindi di conseguenza la eccitavano da impazzire. Quando smise di ridere iniziò a muoversi con i fianchi, facendolo scorrere nel suo corpo lentamente, dandogli le prime stille di piacere, godendo a sua volta.
    Voglio punire le tue negazioni. Lo so che ti piace, ma continui a dire il contrario, non segui i tuoi reali desideri... la voce di Hilda era spezzata dal respiro pesante del suo piacere. A quel punto agì subdolamente, visto che erano uniti nella carne, Hilda iniziò a influenzare il corpo di Febo con la sua energia eromantica. Unendosi in quel modo era molto più facile connettere le proprie energie, e per un ragazzo inesperto come Febo, sarebbe stato molto difficile capirne le meccaniche, soprattutto perché era la sua prima volta. Febo quindi si sarebbe sentito infiammare di piacere, ancora più intensamente di come sarebbe stato normalmente, lasciandogli quindi credere che fare sesso era decisamente più intenso e bello del masturbarsi. Facendo ciò però molto lentamente e gradualmente Febo avrebbe recuperato la mobilità del proprio corpo, poiché lentamente gli stava infondendo energia.
    Perché non puoi semplicemente lasciarti andare? Perché vuoi trovare una logica a tutto? Lasciati andare, ascolta il tuo corpo... sarà tutto più bello. accelerò il ritmo con cui si muoveva su di lui, facendo schioccare i loro bacini in un perverso applauso.
     
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    I metodi coercitivi di Hilda erano ben studiati. Infondere energia pian piano con gli atti stessi del suo bacino e il contatto progressivo del suo corpo avrebbe fatto espandere la mobilità dei muscoli a partire da quelli che stimolava per primi: le mani si sarebbero strette sui suoi seni, l'addome di febo avrebbe cominciato a tendersi ritmicamente per offrire resistenza e non farsi schiacciare da quello della donna, mentre gambe, petto e braccia non erano ancora collegati per potersi divincolare o potersi contorcere per non continuare a sopportare quell'abuso. Ma ci sarebbe riuscito Febo a opporsi? Purtroppo per lui la sua ignoranza sull'energia e le arti magiche giovano molto a discapito dei suoi sentimenti più veri, siccome non solo il ricevere energia da Hilda aggrava il suo status fisico di eccitazione e controllo, ma instillava anche dei desideri non suoi, più precisamente degli ordini che il corpo staccato da cuore e testa non poteva fare altro che eseguire. Era come l'incubo di essere operati mentre si è coscienti, vivendo tutto in prima e terza persona, capaci di percepire ogni taglio ma anche vederlo chiaramente. Psicologicamente almeno risultava così per Febo, mentre il suo corpo avvampava febbrile e si tendeva prendendo il ritmo con gli schiacciamenti del bacino della donna. Dentro di lei era un insieme di sensazioni bagnate, sudice, schifosamente calde ma che stimolavano forti ritorni emozionali e fisici. Mentre il corpo del ragazzo si risvegliava e diventava burattino, Hilda continuava a volerlo torcere in risposta al trauma subito con Gabriel, perdendo di vista un semplice concetto, ovvero la giovane età di Febo e il suo punto di vista differente. Nel sesso tra adulti esiste l'affermazione personale, la ricerca di contatto fisico dato dalla solitudine e dalle pulsioni incontrollabili di un corpo maturo, un insieme di fattori che erano assenti nel giovincello. Un uomo, anche se vittima, avrebbe cercato di dominarla in un senso di ruolo mascolino, appunto una ricerca di sicurezza e assolutezza di identità. Quanti anche oltre la maturità di età continuano a non capirci nulla di sesso o intimità o anche pratiche e orientamento sessuale? Per Febo, esclusa la nozione di come si svolge il sesso, e magari qualche esempio romantico di racconti, film o notizie pubbliche di celebrità, gli produceva reazioni di curiosità anche scorgere una gonnellina più alta di una compagna, o il contatto col seno dovuto magari a un esercizio di ginnastica o casualità di un urto. Quindi di fronte all'ammissione di "desideri", Hilda mancò di parecchio il centro col ragazzo: con Gabriel il concetto di giustizia e pulsioni sessuali sarebbe stato una bella leva per vedere come si comportava, ma per un ragazzo che per desideri pensava a sogni e obbiettivi, magari diventare astronauta, tutti quei discorsi sembravano una affermazione necessaria di Hilda per proseguire quella violenza, quasi percependola come una commiserazione di un animale che non può fare a meno di comportarsi come tale.
    N-on trascinarmi... Non trascinarmi nella tua delusione! Stai... Stai abusando di me... S-solo perchè sei come Laura! O come tutti gli altri che non vedono l'ora di essere animali! Volete solo sporcare quello che potete come... Come dei maiali nel porcile!
    La rabbia è brutta. L'eccitazione non condivisa è brutta. Il dolore e lo spezzarsi della propria sicurezza sono brutte. La mente di Febo stava perdendo contatto man mano che la violenza proseguiva, e Hilda poteva notarlo con facilità siccome dopo quella bravado verbale, le forze del ragazzo vennero meno tanto da fargli muovere il corpo per istinto e invece mandare la testa di lato e lontana dalla donna, tra lacrime, singhiozzi e gli occhi che stavano perdendo lucidità e capacità di mettere a fuoco le immagini. L'affanno era visibile, siccome il corpo che si scaldava a quella maniera e le sensazione piacevoli che gli stava donando fare sesso con Hilda stavano diventando uan forte febbre che portava la testa sempre più vicina a una sensazione leggera e difficile da articolare.
    Solo... Maiali... S-solo... Animali...
    Ripeteva tra i respiri con un filo di voce.
     
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    Hilda stava stuprando quel povero ragazzo, cavalcandolo come se fossero amanti da anni. Leggeva in lui il disgusto che lo confondeva poiché sapeva benissimo che quella emozione a quella pratica non era indirizzata unicamente a lei. Era un concetto molto difficile da capire, soprattutto quando aveva una figura su cui riversare quel sentimento; ma sicuramente Febo provava disgusto anche verso se stesso: poiché il suo corpo reagiva agli stimoli di piacere. Con la mente voleva rifiutarla ma il suo corpo agiva spontaneamente contro la propria volontà. L'unica cosa che gli rimaneva da fare che Hilda gli aveva lasciato appositamente) era insultarla, disprezzarla e riversare su di lei la sua rabbia, al sua paura, il suo odio. Hilda voleva accentuare quel senso di impotenza tramite l'eromanzia. Una mossa molto subdola che avrebbe pian piano favorito la lussuria rispetto alla volontà, presto non sarebbe più stato in grado di ragionare, come se fosse preda da una potentissima droga che avrebbe deformato la realtà che lo circondava. Allo stesso modo, l'eromanzia nel suo corpo lo avrebbe reso sempre più dipendente dal piacere, costringendolo ad abbandonarsi ad esso, a diventare preda della propria lussuria. Era solo questione di tempo, prima che Febo diventasse "l'animale" che lui stesso stava descrivendo disgustato. Hilda aspettava quel momento come se fosse una grazia divina. Poiché sapeva benissimo che il momento più terribile non sarebbe stato quando si sarebbe fatto influenzare da quell'arte così subdola, ma quando tutto sarebbe finito, quando Febo avrebbe dovuto fare i conti conciò che sarebbe successo, o magari cosa avrebbe fatto. Iniziò già a sentirne i primi sintomi sentendo le dita di Febo stringersi attorno ai suoi seni. Febo avrebbe potuto percepire piccole contrazioni nella carne di Hilda quando la insultava, la eccitava. Il suo sguardo carico di disprezzo solleticava la sua indole masochista, infatti era sempre più umida di umori, i suoi capezzoli turgidissimi, il suo volto sempre più stravolto dal piacere. Anche Hilda diventava sempre più dipendente dal piacere, quasi come se anche lei subisse l'influenza eromantica: voleva sentirlo affondare dentro di lei con forza, fino a sentire dolore. Per quel motivo gli diede un solo momento di tregua per spostare le gambe, che da inginocchiate vicino ai fianchi di Febo, si sollevarono per assumere una posizione più simile allo squat. In quel modo Febo avrebbe avuto davanti agli occhi tutto il corpo di Hilda esposto, avrebbe visto chiaramente il suo pene che spariva dentro di lei. I suoi enormi e bellissimi seni danzare ogni volta che i fianchi si scontravano. Al contempo le penetrazioni sarebbero state più violente poiché aiutate anche dalla gravità e dal movimento più ampio dei fianchi. Sarebbe stato come un vero e proprio pistone, i rumori si sarebbero fatti sempre più osceni, con i loro bacini che schioccavano somigliando ad un applauso.
    Sì sono come un animale, ma ti sbagli se pensi che ti sto usando solo per sfogare i miei vizi, oppure i miei problemi. la voce era distorta dal piacere e molto affannata, ma voleva rendergli chiaro il messaggio. Inizialmente in effetti voleva usarlo come valvola di sfogo, ma pian piano aveva scoperto di avere un vero tesoro fra le mani, e non voleva di certo lasciarselo sfuggire, non poteva usarlo solo come uno strumento, era uno spreco enorme.
    Solo attraverso la sofferenza ho potuto guardare attraverso il tuo guscio. Non c'è modo migliore al mondo per mettere a nudo la tua anima. Facendoti soffrire ho potuto vedere come sei realmente. affermò sorridendo in modo diverso rispetto a prima, non era più un sorriso affilato e sadico. Era il sorriso di chi aveva appena raggiunto una epifania.
    Attraverso il sesso puoi capire molto sai? E' per questo che gli adulti lo fanno subito, perché attraverso il sesso puoi provare sulla tua pelle molte cose. E tu Febo... si morse il labbro inferiore roteando i fianchi, per sentirlo spalmarsi dentro di lei e al contempo dargli sensazioni più forti, prima di riprendere a muoversi su e giù coni fianchi, più veloce, più forte, mentre le contrazioni della cervice lo stringevano a ritmi forsennati.
    ... sei meraviglioso. Non posso resisterti! fece con la voce un pizzico più stridula per il piacere crescente. Il discorso di Hilda in realtà avrebbe dovuto spaziare di più: non gli spiegò che di solito a letto quando due persone facevano sesso si poteva capire quanto il compagno era egoista, se era disposto a mettere da parte i propri appetiti e desideri per ascoltare il compagno. Quindi se anche l'altro cercava un feeling con lui piuttosto che un mero sfogo. Una teoria che non poteva dirgli in un momento come quello, dato che Hilda era stata parecchio egoista.
    Perdonami... se puoi, ma non posso fermarmi, non adesso! aumentò la sua influenza eromantica dopo quelle parole, per manipolare in un certo senso i suoi pensieri con l'incremento del piacere, dandogli la falsa illusione di aver ceduto un pochino alle lusinghe di Hilda tramite il piacere più intenso. Sperando di fargli venire molti dubbi anche sul fatto che magari avesse ragione lei, che infondo infondo aveva sempre voluto essere stuprato da una bella donna. Hilda sentiva che stava per raggiungere un primo orgasmo, ma non si sarebbe fermata, fin quando non avrebbe sentito la sua bellissima vittima venire.
     
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    Perdonarla? Se fosse stato lucido, l'unico possibile volere di Febo sarebbe stato quello di difendersi e possibilmente trovare una maniera di fermarla. Ma escluso il fatto che essere vittime vuol dire anche non avere potere sugli eventi, mettere crepe in un guscio così immaturo e fragile aveva devastto il povero ragazzo. L'Eromanzia lo aveva reso vulnerabile e lo aveva ammansuetito abbastanza da non poter evitare di esaudire quello che Hilda aveva desiderato, e l'invasione della sua intimità seguita dalle parole dell'aguzzina avevano fatto crollare ogni pilastro di solidità a cui il povero ragazzo potesse aggrapparsi. Era tutto finito. Riprendere controllo del proprio corpo per vederlo muoversi solo di istinto verso i fili della burattinaia era un tradimento, una sensazione sinistra e sporca che fece scendere nella disperazione più profonda Febo, che ormai era vicino ad avere il suo primo orgasmo con una donna. Hilda era bella, formosa, bollente e sapeva muoversi anche con un partner così passivo, le bastava solo che reagisse ai suoi stimoli e avrebbe potuto divertirsi in ogni modo, aprendo anche una sorta di libro di una materia in cui il ragazzo era totalmente ignorante. Brividi sarebbero corsi nell'addome, delle tensioni che aveva provato solo nel privato ma che ora avvenivano perchè quelcuno lo stava facendo arrivare a quella vetta di istinto primordiale. I respiri si fecero stretti fino a tapparsi nel momento che non potè fare altro che stringere con le proprie forze i seni di Hilda per poi spingersi in alto col bacino, tirando con le dita dei piedi all'interno delle scarpe come per cercare ulteriori appigli, schizzando nel ventre della donna il suo orgasmo che sarebbe uscito caldo ed energico, a più fiotti mentre il bacino si rifaceva basso, come un ponte che crollava. Febo avrebbe poi perso presa sui seni della donna e privo di forza in tutto il corpo mentre si sentiva risucchiato di tutte le energie da quel rapporto. La natura vampiresca della donna, insieme al suo potere e alla sua Eromanzia erano un cocktail decisamente forte per un ragazzo che non aveva nemmeno capacità combattive, figurarsi tutti i danni psicologici che aveva anche subito nel mentre. Di fatto gli occhi di Febo apparivano annebbiati, ancora lacrimanti ma privi di luce e incapaci di mettere a fuoco un qualsiasi punto preciso. Venendo a quella maniera, il ragazzo era come sprofondato sotto al mare lontano dal proprio corpo e non riusciva più a percepire nulla se non gli spasmi del porprio addome e del proprie pene che man mano si acquitavano. Una bambola rotta e privata di ogni altra volontà di resistere ulteriorermente.
     
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    Hilda fissava il volto del giovane mentre continuava a muoversi con il bacino su e giù sempre più veloce, riuscendo a reggere un ritmo serrato e violento come piaceva a lei unicamente perché era ben allenata. Il materasso morbido le permetteva di muoversi agevolmente sul ragazzo, arrivando a far schioccare i loro bacini, poducendo suoni osceni anche per via degli umori di Hilda. Non si risparmiò nei gemiti, poiché voleva marchiarli a fuoco nella sua memoria, voleva fargli sentire che stesse godendo, che nonostante lui non voleva farlo, lei godeva unicmente grazie a lui. Intanto Hilda si gustò secondo dopo secondo la volontà del giovane sgretolasi sotto le spinte del suo bacino. Sempre più ubriaco di piacere e di eromanzia, lo sentì reagire istintivamente sui propri seni e poi contro il proprio bacino. Non infierì ulteriormente con le parole, continuando invece a muoversi su di lui, risparmiando il fiato per scoparselo come se non ci fosse un domani. Il piacere annebbiò anche la mente della vampira, si lasciò andare cavalcando il giovane ragazzo con forza, carezzandogli il volto con una mano, mentre con l'altra si reggava per non perdere l'equilibrio. Lo percepì chiaramente farsi più duro e grosso dentro di lei, non poteva essera solo una coincidenza poiché il piacere non fece che aumentare.
    Oh sì, così! Lo sento! biascicò sempre più vicina ad un orgasmo, ma voleva viverlo assieme a lui, accelerò ancora il ritmo, inseguendo un piacere sempre più intenso, fino a sentire chiaramente le pulsazioni del suo giovane amante. I gemiti di Hilda si fecero più espirati, la lingua iniziò a pensolare fuori dalla bocca, poi finalmente lo sentì spingere dentro di lei, sollevandosi con il bacino. Un gesto all'apparenza molto semplice ma che diede una scarica di piacere anche mentale a Hilda che la portò a raggiungere un orgasmo assieme a lui. Il ritmo rallentò per via della sensazione estrema che la fece tremare su di lui. Si spinse con più forza su di lui per accogliere dentro di sé ogni goccia bollente che le avrebbe donato. Rimanendo uniti in profondità, voleva sentire la cappella spingere contro il suo utero mentre veniva, ma per non diminuire l'estasi del momento, si limitò a rotare con il bacino invece di sollevarsi, così da continuare a stimolarlo proprio mentre le veniva dentro. Voleva sentire le puslazioni anche dei suoi testicoli premuti contro le sue natiche, e l'asse aderire contro la sua carne, sussultando ad ogni fiotto di seme che le si riversava in corpo. Adorò il senso di piacevole stordimento che la accompagnò mentre le spalle ricadevano in avanti, finendo per sdraiarsi contro il corpo del giovane, ansante e compiaciuta, ma non ancora sazia. Si prese un attimo, rilassandosi per ritrovare il respiro e riposizionare le ginocchia in modo più comodo, senza mai separarsi da lui mentre lo faceva. Gli lasciò un attimo per riprendersi e godersi il momento di relax dopo il primo orgasmo, coccolandolo con piccoli gesti affettuosi, come il carezzargli i capelli, dargli piccoli baci sulla guancia, agendo come se ormai la litigata fosse finita e stessero facendo pace. Infine si sollevò lentamente, così da far scorrere lentamente l'erezione di Febo fuori dal suo corpo, in modo tale che quando uscì del tutto, sgorgasse fuori anche il seme. Si sollevò sulle ginocchia, così che dalla sua angolazione, Febo potesse vedere chiaramente le carni di Hilda ancora arrossate e gonfie per l'amplesso, per sedurlo con quelle immagini oscene che probabilmente aveva visto solo in dei video porno.
    Sei venuto così tanto... è così bollente... sussurrò come se gli stesse confidando un piccolo segreto. Passò le dita sulle proprie labbra vaginali, spalmandosi il seme di Febo contro di esse, tintillandosi la clitoride, producendo suoni osceni. Hilda voleva che la guardasse, che memorizzasse le forme delle sue carni, così che l'avrebbe ricordata ogni volta che vedeva una donna, sia dal vivo che nei porno. A quel punto Febo aveva recuperato le forze, poteva muoversi di nuovo, come se la maledizione che le aveva impartito la vampira fosse sparita del tutto. Si sarebbe però accorto che nonostante fosse venuto, la sua erezione era ancora marmorea, il suo corpo ancora pieno dell'energia eromantica della vampira.
     
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    Gli ultimi leggeri spasmi dovuti all'orgasmo si sarebbero conclusi nell'abbraccio caldo di Hilda, che con le sue coccole così gentili e quasi materne stava scandendo quei tremolii della zona più interna dell'addome di Febo, ancora tesa da quel momento raggiunto in maniera tremenda, ma innegabilmente piacevole e liberatorio. E questo fatto era davvero la cosa importante, ovvero la coscente sensazione di libertà ora che aveva risposto ai voleri della sua aguzzina e aveva rilasciato tutto il suo sperma in quel corpo caldo, accogliente, sensuale e maturo. Le labbra che si posavano sulla guancia del ragazzo lo facevano quasi rianimare, e la risonanza dei ricordi di come quella stessa bocca si saldava alla sua lo fecero girare verso Hilda come a volersi rimettere a disposizione dei suoi desideri. Ma la donna si sarebbe alzata per distaccarsi da quell'unione, mostrandone il risultato agli occhi ancora annebbiati del ragazzo. Il suo corpo nudo, imperlato dal sudore e leggermente avvolto dal vapore dei respiri data la temperatura la rendevano una figura quasi unica e divina in un certo senso, bellissima; per non parlare di come il suo toccarsi e il seme che si faceva strada dalle grandi labbra del suo sesso la facevano apparire con una gentile madre che accoglieva i bisogni del figlio. Ma quella leggera seppur presente distanza divenne presto insorpportabile per il ragazzo: il sogno della figura della sua aguzzina si sarebbe fatto velocemente paura e fredda realizzazione che non erano più uno dentro l'altro, e sentirsi ancora il pene gonfio e turgido se non anche dolorante dal bisogno di continuare mandò ancora più in subbuglio il cuore ormai incrinato di Febo, che si sarebbe alzato con la schiena per poter abbracciare Hilda, portando la testa sui seni e le mani dove poteva fra natiche e schiena, aggrappandola anche leggermente con le unghie mentre con la bocca succhiava la sua pelle in maniera casuale e nemmeno troppo ricercata. Col bacino poi dava dei piccoli strattoni per far sbattere la punta del proprio pene contro le cosce e il sesso della donna, come a volersi riunire e a non larsciarla allontanare oltre, inesperto e mosso solo da degli istinti che non lo avrebbero mai reso sensuale o propositivo, ma solo scimmiesco o comunque animalesco. Ma per Hilda era fin troppo chiaro il perchè e il per come Febo si stesse comportando a quella maniera...
    Noo... No... Deve... Deve soddisfarti! E' ancora duro, fa ancora male... Non posso stare bene se non sono unito a te... Devo entrare ancora, ancora... ancora... ancora...
    Febo aveva una voce altalenante tra l'arreso e il disperato, mentre la sconnessione di quello che diceva poteva aver senso solo per la sua aguzzina che ormai non solo lo aveva soggiogato con le proprie capacità, ma lo aveva spezzato anche nella volontà più personale. Avrebbe potuto mettergli un guinsaglio e portarselo a spasso per la scuola, o umigliarlo o anche ricominciare a stuprarlo e Febo avrebbe avuto come unico pensiero soddisfarla come uno schiavo ubbidiente e privo di inibizioni. Quel suo verbo così slogato da un pensiero umano, quel suo fare così annaspante e da assuefatto di droghe insieme a quella totale perdita di autorità rendevano il suo crine disordinato e il suo sguardo lacrimoso simile ad un cucciolo insufficiente per se stesso che cerca il capezzale della genitrice o di chiunque che possa accudirlo. Non era rotto da essere solo una bambola vuota, ma al contrario era stato punito abbastanza da subire il vincolo di assecondare e asservire per essere riempito di piacere. A questo punto Hilda poteva modellarlo come preferiva.
     
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    Hilda era sempre stata subdola con i suoi nemici ma anche con i suoi amici. Era nella sua natura fin da sempre, ma ciò che la rendeva davvero pericolosa per i suoi sotterfugi, era che seguivano un velo di follia che la portavano a credere davvero nelle proprie bugie, per arrivare a vivere emozioni forti. Seguendo quell'istinto Hilda finiva sempre con l'innamorarsi delle storie che tesseva, non si rendeva conto che ciò che amava davvero era l'idea dell'amore che la persona stessa vittima della sua follia. Anche con Febo stava scivolando in quel vizioso circolo, che la portò a convincersi seriamente di essersi invaghita di quel giovanissio ragazzo che aveva appena stuprato. Non poteva farci nulla, se Febo si fosse mostrato diverso, vigliacco e spaventato, o debole, non avrebbe avuto lo stesso impatto su di lei. L'aveva conquistata per via del suo comportamento sincero e genuino, e mostrando tutto il suo coraggio nonostante la situazione ambigua. Quel ragazzo non aveva la più pallida idea di cosa stava andando incontro. Il fatto che aveva dovuto usare l'eromanzia su di lui, non aveva fatto altro che incrementare ancora di più l'interesse della vampira in lui. Finalmente però era riuscito a corromperlo, e finalmente vide nei suoi occhi la lussuria che aveva cercato di trasmettergli per tutto quel tempo. Infine anche i suoi occhi la guardavano con desiderio: a quella visione un brivido di eccitazione attraversò il corpo della professoressa. Lo aveva annientato, aveva vinto, eppure quando la afferrò stringendola fra le braccia, tuffandosi con il volto sui suoi seni, per poi cercare in modo impacciato un nuovo contatto con lei, Hilda si sorprese. Ebbe la chiarissima conferma che Febo era vergine prima che lei gli strappasse via l'innocenza. Lo aveva sospettato, ma adesso che era così lampante, Hilda si sentì felice più che mai, perché sapeva benissimo di averlo marchiato per sempre. Si diceva sempre che la prima volta non si scorda mai, lei ne era convinta, lei sapeva che Febo non l'avrebbe mai dimenticata, sia nel bene che nel male. Ridacchiò felice nel sentirgli dire che ne voleva ancora, era una risatina dolce, di chi cercava la sua complicità.
    Non temere piccolo mio, non ti lascerò insoddisfatto. sussurrò sensuale, mentre la sua mano lo afferrava dolcemente per i capelli sulla nuca, senza tirare, unicamente per guidare il suo volto verso l'alto, così che lei potesse abbassarsi e unirsi a lui in un bacio lussurioso. Fu di nuovo avida con la lingua, perché voleva trasmettergli tutta la sua felicità, il suo desiderio crescente. Con l'altra mano lo afferrò di nuovo sulla verga puntandolo contro la sua carne, poi con un movimento fluido e deciso si fece penetrare totalmente. Lo agganciò con le cosce sui fianchi, e con le braccia lo strinse a sé roteando con tutto il corpo gettandosi sul materasso, così che lui la seguisse e ne ribaltasse le posizioni. Hilda era sdraiata con la schiena contro il materasso, le cosce allargate per accogliere il suo giovane amante. Le mani scivolarono dalla nuca sulla schiena, sui fianchi, arrivò ad afferrarlo per le natiche, spingendolo contro di lei con decisione, gemendo nella bocca di Febo tutta la sua eccitazione. Smise di baciarlo, senza allontanarsi da lui, passandogli invece la lingua sulla guancia, arrivando fino al suo orecchio dove lo leccò lasciva, mordicchiandolo poi sul lobo.
    Riesci a sentire quanto mi hai fatta bagnare? Brucio di desiderio per te... scopami Febo. a quelle parole allentò la presa delle mani sulle natiche per farlo scivolare leggermente fuori, poi lo spinse di nuovo con forza contro di lei, così che la penetrasse di nuovo profondamente.
    Con tutta la forza e la velocità che desideri, fammi urlare. Sono tutta tua adesso. lo baciò delicatamente sotto l'orecchio, scivolando lungo il collo, mentre le mani tornarono a carezzargli la schiena, così che i suoi fianchi fossero liberi di muoversi come più desiderava. Adesso era lui che poteva possederla come desiderava, inculcandogli in quel modo l'idea che fossero alla pari, non era più la sua aguzzina ma la sua amante, la sua donna. Intanto Hilda si lasciò andare, inspirando il suo profumo, sentendo contro le labbra e la lingua quella deliziosa giugulare farsi così appetitosa.
     
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    Febo tremò per un attimo mentre veniva distaccato dal capazzale di Hilda, quasi impaurito che sarebbe stato diviso da lei, invece venne poi accolto dalle labbra della donna che risposero alle sue suppliche con un nuovo bacio bagnato e passionale che solo la vampira poteva elargire con tanto calore e coinvolgimento. Per il ragazzo era come assaporare un dolce appena sfornato, qualcosa di desiderato da tempo ma che era stato negato fin troppo. A quel punto farsi manipolare dall'aguzzina era un'azione indifendibile e si sarebbe lasciato trascinare dapprima all'interno del suo corpo, sentendo come quella carne bagnata accoglieva il suo pisello ancora turgido, sensibile e sopratutto pulsante di adrenalina ed Eromanzia. Avrebbe fatto malissimo, roba che normalmente un qualsiasi altro uomo si sarebbe ritratto o avrebbe perso del tutto l'eccitazione, siccome dopo un rapporto completo è abbastanza normale che la cappella diventi particolarmente suscettibile alle stimolazioni. Non bastava di certo la pressione del sangue o la magia a impedire di sentire quelle risposte fisiche, cambiava solo il risultato, ovvero che Febo percepì in quel dolore così profondo una sorta di soddisfazione e compiacimento, una conferma che stava eseguendo gli ordini della sua aguzzina e ne stava ricevendo il lauto premio. Di fatto ritrovarsi a partiti inversi, con lui fra le gambe di lei in posizione sovrastante gli apparve come un premio, un'affermazione che stava andando tutto bene e che poteva proseguire.
    Si... Lo sento... Sento tutto! Devo... Devo spingere! Devo farlo!
    Il ragazzo che era tra le braccia della donna si godette la leccata sulla guancia prima di cominciare a muoversi: si sarebbe messo necessariamente in punta di piedi per stare abbastanza comodo da poter muovere il bacino, con le mani avrebbe aggrappato le spalle di Hilda, mentre col viso si sarebbe messo di lato a quello di lei come un bambino in braccio alla mamma. E per quanto il collo fosse indifeso e scoperto, Hilda avrebbe dovuto prima avere a che fare con i movimenti diretti e profondi con cui il ragazzo avrebbe cominciato a muoversi. Da dentro di lei si sarebbe fatto indietro col bacino fino a sentire la stretta delle labbra vaginali intorno alla base della cappella, per poi spingere dentro direttamente scandendo la penetrazione in base all'intensità del dolore che sentiva dalla punta del proprio pene, cercando di portarla al limite imprimendo forza ma tremolando leggermente andando quindi deciso ma non troppo veloce. Avrebbe cominciato a colpirla internamente quindi con queste lunghe pennellate che la esploravano nella cavità con interesse e prive di insicurezze, allargandola e facendola respirare ritmicamente in un gioco ancora inesperto e che proseguiva a tentativi, ma che Febo stava tramutando in un ritmo sempre più volto a spingere con forza e a caricarsi per un altro colpo in velocità. Sempre più a fondo e sempre più veloce fino a dare finalmente un ritmo sostenuto. Ma per quanto il corpo si muovesse così diligentemente, il volto di Febo si stava deformando in pieghe di lacrime e dolore, con gli occhi che si stavano spegnendo sempre di più mentre i denti si digrignavano in un sorriso malenso e sinistro. La sua volontà era azzerata, ma essere ora così attivo nella situazione stava incidendo con i sentimenti intrensechi della sua personalità, che nel dolore di quella penetrazione forzata stavano cozzando col primario desiderio di non voler essere lì, di non voler continuare quel gioco e di voler scappare. Febo purtroppo non poteva certo mettersi a ragionare sul potere dominante di una vampira o di una sua capacità innata, sopratutto in una situazione così intima e distruttiva per la sua personalità. Se alle volte essere dominati deriva da un forte carisma, qui c'entrava un misto di magia e situazioni che andavano oltre l'esperienza del ragazzo, un buco nero di perfidia alla base degli intenti della sua aguzzina che non aveva nemmeno possibilità di empatizzare o concepire.
     
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    Hilda lo lasciò libero di agire, concentrandosi a coccolarlo con le dita che gli carezzavano la schiena, la nuca, mentre con le labbra continuava a dargli piccoli baci sul collo, sul trapezio. Lasciò che i suoi sensi si concentrassero sui movimenti del ragazzo, adesso che non era più bloccato dal suo sortilegio, Febo poteva scandire il ritmo dell'amplesso. Hilda si intenerì nel sentirlo iniziare in modo lento e quasi incerto, scandendo però in quel modo le misure dei loro sessi nei sensi. Febo non avrebbe avuto nessuna difficoltà a muoversi poiché perfettamente lubrificato, non solo dagli umori della vampira, ma anche dal suo stesso seme che le aveva riversato in corpo poco prima. L'amplesso quindi sarebbe stato molto piacevole per entrambi, e lei non nascose i piaceri della carne che le cambiarono il respiro. Si lasciò andare a gemiti sensualissimi, perché voleva fargli capire che stava agendo più che bene e che le piaceva da impazzire sentirlo muoversi dentro di lei. Allargò le cosce, sollevando leggermente le ginocchia, così che potesse spalancarsi totalmente a lui, permettendogli di affondare con il bacino, senza trovare alcun ostacolo.
    Sì così! Non fermarti, godiamo insieme! fece con la voce che le biascicava, ubriaca di piacere si lasciò andare portando una mano di nuovo sulla natica del ragazzo, con la premura di una mano materna che accompagna il figlio per strada. Lo aiutava a muoversi e tenere il ritmo, mentre l'altra mano si agganciò dolcemente sulla nuca, infilandogli le dita fra i capelli, carezzandolo quasi tremante. Di tanto in tanto facendo forza sull'addome spingeva il bacino verso l'alto contro di lui, proprio quando lui affondava, così da farlo arrivare molto in profondità, fino quasi a sentire dolore. Febo poteva sentire il corpo di Hilda rispondere ai suoi stimoli: i capezzoli turgidissimi che pungolavano contro il suo petto glabro, la cervice che si contorceva in spasmi continui, aggiungendo involontariamente un massaggio perverso. La clitoride che pulsava furiosamente contro il suo pube quando i corpi si pressavano uno contro l'altro. Le cosce che tremavano ed i gemiti che divennero più aspirati e rumorosi, lasciavano intendere alla perfezione anche ad un verginello, che Hilda era sempre più persa nel piacere. Febo avrebbe dovuto sentire quindi il potere che aveva in quel momento, perché era solo grazie a lui se Hilda gemeva e tremava, era lui che le strappava quelle espressione oscene, benché nascoste dalla maschera. Lei però non era umana, e non essendo concentrata a muoversi, limitandosi a ricevere il piacere grazie a lui, scivolò sempre di più verso una frenesia mostruosa che le fece allungare leggermente i canini, rendendoli più appuntiti e affilati. I sensi di Hilda si accuirono moltissimo, al punto che i suoi sensi di vampiro le permisero di percepire chiaramente la posizione delle vene più grosse sul collo di Febo. Ne sentiva chiaramente il battito cardiaco, e l'odore del sangue fresco. Cercò di controllarsi, non voleva rovinare tutto sul più bello, ma la sete divenne sempre più forte. Non si rese nemmeno conto che aveva "acceso" la sua lanterna. Essendo composta principalmente di sangue, la sua essenza vitale, il fulcro di tutti i suoi poteri, si formò sul materasso accanto a loro, esattamente come se Hilda avesse creato i suoi dardi malefici. Febo probabilmente non se ne sarebbe nemmeno accorto, infondo nemmeno Hilda lo stava facendo lucidamente. Era una risposta istintiva al richiamo di Apocrypha che chiedeva il suo tributo. Dalla lanterna si allargò una sottile nebbia calda, avvolgente che avrebbe affinato i sensi di entrambi, rendendoli molto più percettivi al piacere. Perfino il fastidio che Febo sentiva sul suo glande sarebbe diventato fonte di piacere. A quel punto Hilda non riuscì più a controllarsi, i baci dolci e lenti sul suo collo in una frazione di secondo divenne un morso. I canini di Hilda bucarono la gola del suo giovane amante. A quel punto Febo avrebbe scoperto una terrificante verità: il dolore di quel gesto fu così intenso da confondere i suoi sensi e farglielo sembrare invece un piacere intensissimo. Colpa anche del potere di Hilda e delle lanterne. In quel momento un frammento dell'animo di Febo sarebbe stato divorato dalla vampira, e per un istante lei avrebbe potuto toccare l'animo di Febo e vedere il suo cuore, vivendo in una visione onirica qualcosa che custodiva nel suo animo.
     
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    La libertà ottenuta era un'illussione così chiara ma anche estremamente coinvolgente. Non vi era nulla in quel gesto che fosse veramente una volontà piena dal ragazzo, ma era tutto il risultato della liberazione dei suoi istinti carnali, di una parte profonda comune a qualsiasi uomo e donna che non può non condividere la gioia del piacere fisico. Febo era totalmente perso, diviso fra se stesso e una percezione delle cose da un punto lontano nella stanza, come se fosse rannicchiato in un angolino oscuro da cui era obbligato a essere testimone di tutto. Doveva piangere? Ridere? Vomitare? Disperarsi? Godere? Non poteva farcela a prendere una decisione, non era più in lui e l'energia di Hilda era indistinguibile nel vorticare di calore che vi era nel suo corpo. Una febbrile malattia simile alla rabbia dei cani, una infiammazione così profonda che avrebbe dovuto provocare solo dolore, e che invece si manifestava come un groviglio di piacere all'interno di rovi che più pungevano e più scaldavano. La sua aguzzina poi lo stava ammaestrando bene nei ritmi e nelle spinte, accogliendolo e agevolandolo laddove ce ne fosse bisogno, permettendogli non solo di vivere quel momento attraverso i loro sessi, ma anche godere di tutto il corpo di lei che si strusciava e stringeva per non perdere un singolo attimo di calore e contatto. Il dover spingere attivamente avrebbe velocizzato molto quel momento, facendo intirizzire Febo sempre di più, sempre di più, sempre di più tanto da farlo concentrare unicamente a stringere le braccia alle spalle di Hilda e usare solo il bacino per darle colpi veloci e forti, secchi e continui pur di rendere apicale il momento del piacere. Ma al momento che l'orgasmo stava per scatenarsi, la vera natura di Hilda avrebbe preso il sopravvento, azzannando il collo del ragazzo come la sua radice vampiresca dettava nei suoi bisogni. Il dolore legato al momento del piacere non fu l'unica cosa particolare in quegli attimi, siccome la paura di morire per una ferita del genere si mischiò subito a quello strano flusso di frammenti di anima che venne a condensarsi, rendendo i secondi giornate intere e portando i due a essere testimoni di un momento privato di Febo. Vi era una gigantesca stanza tipica delle ville di molti ricconi della periferia di Roma, una zona da cui si poteva vedere la gloriosa e verdeggiante capitale, ma dalla dovuta distanza in una tenuta privata. Lo stanzone era praticamente una stanza da ballo, dai finestroni alti e vetrati di colori vagamente rossastri, che producevano luce a favore di due figure, una di fronte all'altra, una nera e una bianca. Un colpo della punta di un bastone da passeggio argentato, e la figura nera avrebbe cominciato a parlare.
    No. Non è ancora il momento. Mantenere le promesse è una base che porta onore ma anche dovere. Ti ho promesso che alla tua maturità sarebbe stato tutto chiarito, e così sarà.
    Una voce educata, perentoria nel significato ma esplicativa e molto, molto coscienziosa. La figura nera prendeva forma come un giovane uomo dai capelli corvini, la pelle leggermente paonazza, un fisico longilineo ma che tradiva fragilità.
    ... Vi... Fratello... La mia è frustrazione. Non possiamo continuare così. Continuo a concentrarmi sulla scuola e sugli avvenimenti mondani, forse un pò meno con le persone che mi stanno attorno, ma mantengo l'impegno ad essere pronto alla verità che conosci. Ma è solo l'età che deve contare? Sembra quasi che servano 18 anni per far scattare un orologio immaginario che cambi lo stato delle cose! Lo sai anche tu che oltre questo punto non posso andare oltre senza un briciolo di apertura fra di noi...
    La figura bianca prese velocemente le sembianze di Febo, forse di qualche giorno prima dato che i vestiti erano leggermente differenti. Non sembrava un ricordo lontano, ma l'intensità era comunque molto forte. La figura nera otteneva sempre più dettagli e la sua voce rieccheggiò una seconda volta calma e comprensiva.
    ... Sono io che non sono pronto, Febo... Darmi una data così forte come la fine del mio ruolo di tutore legale sembrava essere un confine adatto a farmi ottenere la giusta fermezza. Ma lo capisco che... Che la promessa sta diventando solo una gabbia, una limitazione superflua. Concedimi qualche altro giorno per ordinare al meglio le idee, e preparare le cose a dovere. Godiamoci il Natale e la fine dell'anno. Con la venuta dell'anno venturo sarà mia premura aprire le porte sul passato che ti ho negato di conoscere... Ti chiedo questo ultimo sforzo.
    La figura avrebbe dato un colpo di bastone al pavimento marmoreo prima di dare le spalle a Febo e incamminarsi cadensando i passi all'appoggio sicuro del bastone, zoppicando elgantemente e in maniera fluida, dando quasi un ritmo di walzer mentre quel frammento diventava nebbia e veniva rubato dalla lanterna di Hilda. Febo avrebbe cominciato a perdere velocemente i sensi per la ferita semplice ma anche fortemente debilitante di un vampiro come Hilda. A meno che la stessa non ne avesse avuto abbastanza o non avesse altre idee, quel piccolo frammento che aveva ottenuto poteva essere un noioso gioco di ombre o un interessante diletto per futuri piani malsani.
     
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    Hilda stava decisamente prendendo un bruttissimo vizio, mordere e bere sangue mentre faceva sesso, era l'equivalente di chi si sparava una dose massiccia di droga che inebriava i sensi. Allo stesso modo Hilda si lasciò catturare totalmente dal fenomeno spirituale di quel gesto. Per un vampiro della sua specie, bere il sangue non era solo semplice nutrimento, ma era una esperienza mistica poiché attraverso il sangue, sostanza che fluiva nel cuore (il centro di ogni essere vivente) poteva arrivare a sfiorare l'anima di chi mordeva. Farlo durante il sesso lo facilitava molto perché il partner era in una connessione fisica maggiore. Per non parlare del fatto che gli orgasmi durante il morso erano di una intensità esagerata. Non poteva rinunciare all'estasi dei sensi con una occasione così ghiotta. Hilda assisstette ad un ricordo di Febo, qualcosa che lo toccava in profondità. Era molto legato al fratello, che a quanto pare gli stava tenendo nascosto qualcosa. Non poteva trattarsi di beni da passargli, non era ciò che sentiva, non c'era avidità in quella visione. Non fu facile capirlo, ma Hilda intuì che si trattava di un segreto di famiglia, qualcosa che il fratello più grande non voleva rivelargli subito, sicuramente per proteggerlo da qualche dolore probabilmente. Si volevano bene, lo percepiva perfettamente, erano uniti, qualcosa le fece pensare che erano cresciuti da soli dato che Vi parlò in qualità di "tutore". La stupì scoprire che nel suo animo non c'era nessun trauma, nessun ricordo colpevole. Febo era innocente, puro, una rarità preziosissima per quei tempi. Lei lo sapeva bene dato che aveva avuto modo di saggiare parecchie anime. Aveva intuito che Febo fosse speciale, ma dopo quell'assaggio ne ebbe la assoluta certezza. La scoperta la riempì di una gioia immensa, smise di succhiargli il sangue per non privarlo troppo bruscamente di ingenti quantità. Fu difficile dato che il suo sapore era unico e delizioso, ma non voleva di certo far finire tutto sul più bello. Quando rinsavì e vide gli occhi di Febo socchiudersi e la sua faccia impallidire, fu troppo tardi poiché il ragazzo gli si afflosciò addosso privo di sensi. Hilda lo accolse fra le sue braccia mentre cercava di riprendersi a sua volta. Era ancora dentro di lei, e ciò la divertì poiché in quel momento Febo le diede la stessa sensazione di un cucciolo che si addormentava ciucciando il latte dal seno materno. Con tutta la calma del mondo, lo adagiò sul materasso, leccandogli la ferita sul collo per far agire gli enzimi della sua speciale saliva contro i fori. Difatti i fori si sarebbero gonfiati leggermente così da arrestare l'emorraggia, in natura serviva per non far morire la preda, per potersi nutrire di essa ancora. Quando si assicurò che fosse fuori pericolo, si prese un attimo per ammirare il ragazzo, carezzandogli il viso emozionata. Lo aveva attaccato perché le aveva ricordato Gabriel, ma si era sbagliata a credere che fosse come lui. Febo era speciale, era un fiore rarissimo. Lei aveva avuto la fortuna di trovarlo, o no anzi, non poteva essere solo fortuna, era sicurissima che fosse stata la dea Apocrypha a guidarlo da lei: era destino che si incontrassero. Lo spogliò totalmente degli abiti che gli erano rimasti addosso, così che niente potesse disturbare la bellezza del giovane ragazzo. Ridacchiando come una fanciulla innamorata lo ammirò immortalando la sua figura in una fotografia che conservò nel suo cellulare. Non poteva far finire così tutto quanto. Febo si stava divertendo, non era giusto privarlo del piacere in quel modo. Voleva continuare ancora a fare sesso con lui, non ne aveva avuto abbastanza, ne voleva ancora ed ancora. Così gli diede energia a modo suo ovviamente. Si posizionò fra le gambe del giovane, accogliendo in bocca l'erezione che si era afflosciata per ovvi motivi. Hilda gli avrebbe trasmesso energia per fargli riprendere i sensi, ed allo stesso tempo con la bocca e la lingua rinvigoriva il sesso del giovane, eccitandosi da morire nel sentirlo crescere e indurirsi direttamente nella sua bocca. Avrebbe continuato a leccarlo, succhiarlo, inebriando i sensi di Febo con la sua centenaria esperienza. Quando avrebbe visto i suoi occhi aperti e lui di nuovo sveglio, avrebbe smesso gradualmente di stimolarlo con la bocca.
    Febo perdonami, la mia natura ha preso il sopravvento perché mi stavi facendo impazzire. Voglio farmi perdonare, voglio soddisfarti, chiedimi ciò che vuoi, soddisferò ogni tua perversa fantasia. terminò la frase lappandogli tutta la lunghezza dell'erezione, mentre lo fissava negli occhi seducente e perversa.
     
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    Era tutto buio nella mente di Febo. Una sensazione che avrebbe dovuto essere sinistra, ma era ovattata da un torpore generale del suo corpo e da una mente annebbiata e distaccata. Cosa era successo? Si era addormentato? Ma quando? Non si ricordava di essere tornato a casa, o di aver fatto cena o se a scuola era andato tutto bene. Mentre poche domande quindi facevano rumore nel suo essere, una sensazione piacevole cominciò a dilagare dal absso ventre, simile al calore all'interno dell'acqua che crea piccoli rivoli e correnti. Partiva dal basso ma stava salendo con una sicura continuità verso l'addome, poi nel diaframma come quando si prende una lunga inspirazione. Sempre più vicino, il caldo avvampò quindi il petto, avvinghiando il cuore e distribuendosi lungo tutto il corpo, ridando coscienza al ragazzo, ma anche aumentando di più lo stordimento, facendolo più assomigliare a dei sintomi da ubriacatura, che per Febo erano nuovi e sconosciuti. Stava sognando? Aprire gli occhi rese curioso il vedere un cervo, o un alce forse, che leccava e ingoiava avidamente il proprio sesso. Ovviamente non era la prima volta che il giovine avesse a che fare con dei sogni più spinti, ma incredibilmente era realistico e curioso. Ovviamente la scuola pullulava di razze particolari, perfino il professore di ginnastica era un essere simile a un cocodrillo, e c'erano delle compagne somigliante ad animali o ad altre creatura, ma per quanto si sforzasse non si ricordava di nessuna dalle fattezze di erbivoro di quel genere. Era forse una curiosa creazione della sua libido? Una fantasia che era nata dal miscuglio di ricordi che si deformano nella dimensione dei sogni? Tutto questo era come Febo stesse filtrando la realtà in cui invece Hilda stava avendo il suo gioco, giustificabile dopotutto siccome mentalmente e fisicamente lo aveva distrutto e risucchiato in vari modi, e tra Eromanzia e Vampirismo il cocnetto di "sudditanza" aveva preso l'aspetto di uno stato lucido ma estremamente distaccato. Febo sorrideva incuriosito e con gli occhi mezzi aperti, la faccia rossa e la bocca leggermente aperta, il tipico sguardo di imbarazzo e curiosità nel vedere una scena pornografica.
    Cos... Un cervo? Questo significa che sono un cervo anche io?
    Febo si sarebbe fatto in avanti, venendo più incontro alla bocca avida di Hilda e offrendogli più comodita nell'ingurgitarlo come preferiva, mentre il ragazzo si sarebbe toccato la testa alla ricerca di corna, ma non ne trovava nessuna, solo i suoi capelli scompigliati.
    No... Non ho corna... Eheh... Allora io... Io sono il lupo?
    Il ragazzo si sarebbe fatto in avanti verso Hilda annusandone la chioma e carezzandole la testa ai lati del viso, infilando le dita tra i capelli e assaporandone il profumo naturale e sensuale, mentre si sarebbe avvicinato a un orecchio di lei per morderlo leggermente, accentuando molto il discorso di mettere i denti in mostra più che mordere veramente, facendo anche un leggero verso da animale feroce, molto sottile e sussurrato. Avrebbe quindi staccato Hilda dal proprio memebro ricercandone il volto, con l'intenzione di morderle il labbro inferiore tirandolo verso di se in modo che potesse sentire quella stimolazione leggere data dall'essere "assaggiata". Se lo avesse lasciato fare, Febo avrebbe abbaiato verso di lei sorridendo entusiasta e aprendo gli occhi mostrando il suo sguardo cremisi "feroce". La avrebbe tirata a sè sul materasso, attorcigliandole le gambe ai fianchi, le braccia sotto le ascelle e i denti che mordevano il trapezio quasi a volerla tenere ferma. Quasi giocoso in un verso, ma Hilda poteva anche godersi il pene del ragazzo che si strusciava avidamente sul suo addome, quasi come una simulazione di lotta ma era chiaro come il sole che il ragazzo si stova voluttuosamente stimolando a quella maniera pieno del calore di quel corpo così piacevole al tatto e "diosponibile".
    Grawrrrrr...
    Le mani sarebbero corse ad aggrappare le natiche per potersi tirare Hilda meglio a sè, cercando più contatto e stringendola con una certa decisione anche.
     
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    Febo si destò ma per grande fortuna di Hilda non era arrabbiato con lei per via del morso che gli aveva dato. Anzi da come aveva reagito sembrava essersene dimenticato, come se fosse stordito da sostanze stupefacenti. Hilda forse non si rendeva conto che ciò che gli aveva fatto lo aveva influenzato tantissimo e che il suo potere lo aveva totalmente sconvolto, portandolo a quello stato confuso, ma incredibilmente propizio per lei. Continuò quindi a leccarlo sul sesso, giocando con la lingua, solleticandogli anche i testicoli per non perdere la presa lasciva che aveva su di lui. Febo prese quella faccenda come un gioco, chiedendosi se fosse anche lui un cervo, facendole ricordare che indossava una maschera di tale fattura. Con l'entusiasmo di chi era giovane e in vena di divertirsi iniziò un giochino con lei, dichiarandosi come un "lupo", quindi un predatore che si sarebbe accanito su di lei. Lo lasciò fare incuriosita mentre lo vedeva avvicinarsi per annusarla e toccarla, arrivando poi a morderle un orecchio. Una zona molto sensibile di Hilda, difatti faticò tantissimo a trattenere un mugugno eccitato. Aveva smesso di leccarlo per assecondare il suo giovanissimo amante, sorridendo divertita quando le morse il labbro inferiore, lasciandosi finalmente andare totalmente alla loro intimità. Iniziò a ridacchiare con un tono sensuale e complice mentre lui la tirava verso l'alto. Hilda lo assecondò, strusciandogli appositamente il seno contro il corpo, fino a quando non trovarono la giusta posizione. Il senso gargantuesco di Hilda si schiacciò morbidissimo contro il petto glabro di Febo, mentre lei rabbrividì nel sentire l'erezione strusciarsi contro il suo ventre piatto. Emise un piccolo gridolino eccitato quando i denti di Febo si serrarono dolcemente contro il suo trapezio, rabbrividì di eccitazione ma anche di felicità. Febo era ormai suo, lo dimostrava il modo con cui la stringeva e la toccava, capì che non doveva lottare ancora e che poteva finalmente godersi i frutti delle sue fatiche.
    Oh nooo... mi hai presa. recitò malissimo ovviamente, per stare al gioco erotico del momento.
    Abbi pietà di me... fece giocosa, scivolando sul corpo di Febo per "massaggiargli" l'erezione con la pressione del suo ventre, e recitare un debole tentativo di divincolamento. Le piacque tantissimo sentire le dita di Febo serrarsi sulle sue natiche, ricordandole che non era poi così piccino come sembrava. Era giovane sì, ma vigoroso. Ed il gioco che aveva intrapreso poi trasudava di innocenza, non era lascivo o deviato, trasmetteva gioia e voglia di giocare, e proprio per quel motivo Hilda si sentiva infuocare di desiderio. Poter insozzare con la sua perversione un animo così puro la eccitava tantissimo, niente poteva competere con una cosa del genere per lei.
     
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    Il piccolo cambio di ritmo derivato da tutte le circostanze così singolari che avevano caratterizzato quell'incontro sembrava aver fatto anche cambiare atteggiamento ad Hilda. Non si trattava di spavalda sicurezza, o rilassamento dato dalla sicurezza delle sue azioni. Un occhio attento avrebbe notato che nostante l'Eromanzia o il morso, il controllo mentale sul ragazzo era privo di significato se Hilda lo avesse marionettizzato. L'impotenza di reagire era servita all'inizio per romperne la forte personalità, ma tessere ora una corruzione più profonda richiedeva un tocco delicato e molto circospetto. In questo l'essere una professoressa della Sapienza aiutava enormemente la vampira nel compito di seguirlo lasciandogli spazio alla creatività. Febo avrebbe richiamato meglio le gambe intorno ai fianchi di Hilda, quasi a suggerire dei partiti invertiti dove lui era a gambe aperte e lei più in direzione di spingere col bacino, ma quando il ragazzo avrebbe fatto scivolare la propria asta sempre più in basso per falla scavallare contro il pube di lei fu chiaro che l'intento dello studente era quello di stimolarsi tra le sode cosce della donna, facendo scivolare il proprio pene tra di esse, stimolando il pube di lei con la tensione creata dal tenere il pisello opposto alla naturale erezione, come uan sella per Hilda su cui poter fare forza e usare la sua vagina per procurare e procurarsi piacere. Febo avrebbe tenuto le mani sulle natiche per poter palpare e avere un posizione migliore per tenere il ritmo con la donna. Non si sarebbe fermato però a riempirla di morsi, dal labbrio ai lati del volto, per poi soffermarsi al collo ma risalendo verso il lobo dell'orecchio, assaggiando tutto come un "feroce" predatore che ghermiva la propria preda. Se lo strusciarsi era stimolante, Febo stava anche aggiungendo un leggero dondolio laterale mentre si alternava sui lati del volto di Hilda per morderla, facendola ogni tanto sbilanciare sul fianco quasi, richiamando però l'equilibro e continuando la stimolazione. Zitto zitto quella piccola danza che stavano facendo poteva suggerire che ad un certo punto avrebbe ribaltato la situazione per poterle montare sopra, ma la momento le uniche cose che proseguivano oltre ai movimenti, erano le leggere risatine imbarazate di Febo che sembrava totalmente catturato nella sua percezione della situazione come di un sogno più spinto degli altri, in cui quell'indugiare così semplice, ritmato e giocoso era una sorta di progressiva ricerca del momento giusto per lasciarsi andare. Per Hilda non c'era nemmeno problema ad essere più attiva o esplorativa, alla fine poteva assecondare il ragazzo oppure sfruttare quella particolare casualità per direzionarlo come preferiva. Poteva manipolarlo?
     
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34 replies since 21/12/2020, 11:50   342 views
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