[Role a tema natalizio] Sotto al vischio me ne infischio

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    Dopo quel fatidico e maledetto giorno, Hilda si era assentata da scuola per vari giorni. Aveva incasinato tutto con Gabriel, e adesso doveva considerarlo una sorta di nemico se voleva continuare la sua farsa e recuperare qualcosa. Oboro le aveva dato il suo sostegno, le aveva detto che aveva delle idee bellissime per continuare a divertirsi, e di solito Hilda era sempre felice di poter imbastire piani malvagi per confondere le menti dei suoi adorati amanti. Eppure non riusciva a toglierselo dalla testa, quella sensazione di calore fra le sue cosce, il desiderio cocente che aveva attanagliato sia lei che lui e poi il freddissimo gelo del suo rifiuto. Le faceva ancora male quel ricordo, se lo teneva stretto e si torturava ripetendo nella sua mente ciò che era successo. Non le bastava però, voleva di più molto di più e soprattutto voleva saziare quella fame insensata che aveva dentro di lei. Si era privata di cercare qualche altro amante per consolarsi, così da accrescere il proprio malessere, ma in quel modo non aveva fatto altro che accrescere anche il suo bisogno di sfogarsi sessualmente. Ogni tanto le veniva la tentazione di cercare Oboro, magari di mettersi a sedurre qualche suo studente, ma era sicura che non le avrebbero dato ciò che cercava. Decise quindi di distrarsi con il lavoro: si era avvicinato il periodo natalizio e c'erano parecchi preparativi da fare a scuola prima che arrivassero le vacanze natalizie. Hilda doveva riprendere il suo ruolo di insegnante e decise con l'iniziare a dare retta a quella madre preoccupata per la figlia. Di genitori apprensivi ce ne erano molti, ma quella madre in particolare non sembrava iperprotettiva verso la propria figlia. Aveva esposto le sue preoccupazioni poiché aveva visto un atteggiamento diverso dal solito che le fece sospettare che stava succedendo qualcosa. Pensava che fosse vittima di bullismo, così chiese ad Hilda di indagare e aiutarla. La studentessa si chiamava Laura, ed in effetti anche Hilda aveva notato un atteggiamento diverso in lei. Era più distratta, i suoi voti avevano subito un calo improvviso. Decise di osservarla di nascosto e fare qualche domanda in giro. Aveva saputo che alcuni studenti in particolare puntualmente ogni settimana si recavano in un punto preciso della scuola, ovvero dietro le cucine della mensa scolastica, andavano lì parlavano e poi se ne andavano. Era una delle zone meno pattugliate della scuola e sicuramente anche meno sorvegliate e lontani dagli occhi dei professori. Seguendo da una distanza di sicurezza, ed usando piccoli accorgimenti, Hilda scoprì che praticamente uno degli studenti più anziani della scuola spacciava della droga. Aveva ancora un giro piccolo di affari, probabilmente spacciava solo a chi si fidava. Laura era una delle clienti, ed anche quel giorno si recò dal suo pusher per avere la sua dose. Hilda osservava la scena dall'alto nascosta dai cunicoli dell'edificio, grazie agli addobbi natalizi e le lucine colorate per lei fu facile nascondersi e non dare nell'occhio. Non li avrebbe interrotti, voleva raccogliere quante più informazioni possibili, così da poter poi dare una severa lezione al quel piccolo pusher che voleva fargliela sotto al naso. Inizialmente non riuscì a sentire cosa si stessero dicendo visto che parlavano a bassa voce, poi però la situazione sembrò degenerare. Il pusher aveva dato un oggetto piccolo a Laura, ma poco dopo cercò di riprenderselo, ma la ragazza non voleva mollare l'osso, costringendo il pusher a diventare un pizzico più violento, spingendola a terra immobilizzarla e riprendendosi la dose.
    Ti prego! Posso pagarti la settimana prossima, ma ne ho bisogno adesso! fece Laura ad alta voce agitata.
    No, niente soldi niente roba! Te lo avevo già detto! fece lui lasciandola libera per poi intascarsi di nuovo la merce.
    A-aspetta, ti pagherò un extra, sto aspettando l'assegno dei miei genitori, ma non posso chiederglielo adesso si insospettirebbero! fece lei disperata gattonando verso il ragazzo e afferrandolo per le cosce, supplicandolo. Il Pusher la osservò un momento pensieroso, poi ghignò malefico.
    Uhm, fammici pensare... in effetti sei sempre stata puntuale, facciamo così... si slacciò i pantaloni, tirando fuori il suo uccello davanti alla faccia della ragazza.
    Fammi un servizietto e ti darò la roba. fece lui malefico e sicuro di sé. Laura invece sembrò turbata dalla scena, esitò a lungo, distogliendo lo sguardo dal pusher. Lui non infierì subito, le diede qualche secondo, poi finse di rivestirsi per andarsene. Laura lo fermò, e umiliata accettò il compromesso. Hilda continuò ad osservare la scena dall'alto incuriosita da come quel ragazzo stesse girando le carte in tavola a suo favore, e soprattutto incuriosita dalla disperazione di Laura nel volere quella dose al punto da umiliarsi in quel modo. Non aveva idea del fatto che stava per succedere qualcosa di ancora più interessante.
     
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    Scusami, che mi reggi questa?
    Mentre Laura si era ormai rassegnata al proprio destino e aveva accolto nella propria bocca il membro del suo aguzzino, cominciando a lavorarlo con attenzione mentre lo sentiva ingrossarsi nella propria bocca, la rilassatezza dello studente venne meno vedendosi la finestra che dava sull'interno della cucina aprirsi e una figura non definita regalargli gentilmente tra le mani una teiera ancora fumante e borbottante. Il primo gesto naturale che fece fu accoglierla nei propri palmi per come veniva sul momento, relaizzando troppo tardi che i plami si erano appena accoccolati al metallo caldo. Un urlo stridulo e improvviso avrebbe fatto staccare il ragazzo dalla studentessa che si era reso conto di tutto solo quando dalla sua bocca venne sfilato il pisello del ricattatore. Oltre un gran numero di imprecazioni mentre con poca grazie l'aguzzino si soffiava sulle mani, Laura era la più spaesata siccome si sarebbe vista l'improvvisato salvatore scavalcare il bordo della finestra per posarsi leggiadro di fronte a lei dandole le spalle. Era un professore? No. Hilda dalla sua posizione poteva benissimo mettere a fuoco la figura minuta di un ragazzo dal crine argentato, dal fisico slanciato racchiuso in una divisa scolastica elegante e tirata a lucido e dalle movenze molto rigide e marziali. L'unico dettaglio che però non poteva essere messo a fuoco era come teneva innaturalmente la mano destra dietro la schiena sotto la propria giacca come a nascondere qualcosa.
    Vafffanculo! Vaffanculo!! CHI CAZZO TI CREDI DI ESSERE?! TI BUCO!
    Oh, no... Un coltello... Che paura... Non farmi male! O cose così, su quella linea.
    Effettivamente lo studente spacciatore aveva tirato fuori un taglierino dalla tasca, e nonostante stesse ancora a pisello di fuori sballonzolante era davvero intenzionato a portare avanti le proprie minacce in qualcosa di concreto. Il nuovo venuto invece aveva risposto con un tono atono, di sufficienza, come a recitare una parte di vittima senza metterci il minimo impegno. Hilda avrebbe potuto anche intervenire a questo punto, magari dando poca fiducia alla ostentata tranquillità dello studente sulla difensiva, ma mentre il pusher si stava facendo avanti per tentare di colpirlo, il ragazzo dal crine bianco avrebbe finalmente mostrato cosa nascondeva sotto la giacca. Laura avrebbe cercato di avvertire il suo pusher dicendogli cosa stava tirando in ballo, più preoccupata per il suo aguzzino che per il suo salvatore...
    MARCO, ATTENTO! HA UNA .... padella?
    Padella?
    Padella!
    Marco, alias il pusher, si vide il proprio taglierino infrangeri contro il fondo di acciaio inox 118 dell'arma da duello scelta dal loro intruso, per poi averne piena sostanza nel conseguente rumore piatto e acuto dell'inellutabile risposta del ragazzo in pieno della sua faccia. Un colpo secco che Hilda potè gustarsi notando i movimenti fluidi dello studente che dopo aver parato l'attacco si era mosso di lato con il minimo dei movimenti per far assomigliare quella padellata a un manrovescio dei migliori film di spaghetti western. Marco perse i sensi per il forte dolore, andando all'indietro come quando finisci contro un palo, con un sorriso da ebete incredulo sulla faccia e il pisellino moscio dei pantaloni abbassati. Laura incredula poteva finalmente posare lo sguardo sul volto dell'intruso, incontrando prima i suoi occhi rosso rubino e le ciglia aggrottate, per poi avere chiarezza dell'intero viso e sbottare in un gesto rabbioso in cui si sarebbe rialzata cercando di aggrapparlo al colletto della divisa.
    Febo! Maledetto idiota! Tu e il tuo cazzo di comitato disciplinare dovete farvi i cazzi vostri e...
    Senza nessun avviso, il ragazzo di cui Hilda ora sapeva il nome avrebbe alzato la mano libera abbastanza da stare in linea col viso di lei, ricoprendosi di un colore nero e sinistro che però non sembrava produrre pressione energetica di un combattente, quindi non era qualcosa di pericoloso, ma comunque si sarebbe concluso come un ceffone fin troppo sonoro sul volto della ragazza, che per un momento sarebbe rimasta immobile prima di crollare a terra in lacrime, tenendosi la guancia come se sua madre stessa la avesse sgridata per dei capricci che faceva da bambina. Febo si sarebbe quindi fermato qualche secondo ad osservare la situazione per sicurezza, prima di lasciar cadere la padella e rimettersi in ordine la divisa, rimettendola in piega a dovere.
    ... Da parte della famiglia Brambilla mi aspettavo una disciplina più concreta. Hai chiuso tutti i ponti con tua madre e sei pure dipendente dalla schifezza che vende Marco... Per non dire che ti stavi prostituendo in cambio di una dose... Se pensi che lo stia facendo per il comitato disciplinare sei stupida quanto le tue scelte: non avvelenerete la scuola per il vostro tornaconto.
    E con questa frase lo studente si sarebbe quindi soffermato a cercare il proprio cellullare, digitando la password e ricercando il numero della segreteria dei professori con l'intento di volerli contattare e riportare l'evento il prima possibile.
     
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    Hilda non riusciva a crederci che Laura si sarebbe prostituita davvero per la droga. Aveva creduto che nel momento in cui avrebbe sentito il sapore del membro in bocca si sarebbe pentita amaramente. La sua cara mammina di sicuro non sarebbe stata orgogliosa di lei. Quella povera donna pensava a problemi di bullismo, mala realtà era parecchio più problematica. Si sentì ancora un poco indecisa se intervenire e fermarli o se concedere a quel piccolo bastardello di godersela e magari interromperlo proprio sul più bello. In ogni caso ci pensò qualcun'altro a risolvere la situazione nel modo più diretto e simpatico possibile. Vide farsi avanti un giovane ragazzo, un altro studente che Hilda aveva intravisto qualche volta nei corridoi della scuola ma che non aveva ancora avuto modo di conoscere di persona. Non faceva parte delle classi che le avevano assegnato. Il ragazzo affrontò il pusher senza un briciolo di timore, era evidente che lo conoscesse bene, sia lui che lei. Hilda si avvicinò un pochino di più al cornicione del tetto per vedere meglio la scena che si stava consumando a pochi metri di distanza. Diede quasi per scontato che Febo (nome che sentì pronunciare dalla ragazza) era intervenuto per difendere la ragazza, magari per fare la parte dell'eroe che salva la donzella in pericolo. Un concetto che iniziò ad innervosire Hilda poiché le ricordava perfettamente una persona a cui cercava di non pensare. Già se lo vedeva che si abbassava verso di lei, e con occhi colmi di preoccupazioni le chiedeva se stesse bene, che non doveva temere altri pericoli che ci avrebbe pensato lui a lei e bla bla bla. Stava già sbuffando annoiata, ma venne colta di sorpresa dal fatto che non successe niente di tutto ciò che si era già immaginata. Vide perfettamente la mano del ragazzo ricoprirsi di una curiosa sostanza scura, poi il ceffone che Febo diede a Laura le strappò un piccolo verso di sorpresa che dovette soffocare immediatamente coprendosi la bocca con le dita. Fortunatamente era abbastanza lontana ed il rumore dello schiaffo aveva coperto il suo piccolo verso. Laura non gli sbroccò contro come avrebbe dovuto, guardò piuttosto Febo contrita e colpevole, incapace di proferire parola. La faccenda incuriosì ancora di più Hilda, non immaginava che quel ragazzo potesse avere una tale autorità su quella ragazza. Ciò che le disse poi le fece capire che quindi Febo non era intervenuto per salvarla e conquistarla, non era una cosa così banale. Era intervenuto per un senso di giustizia personale, lo aveva fatto perché era suo dovere farlo. Non gli importava un fico secco di Laura. Quella situazione le riportò a galla tutto quello che aveva cercato di mandare giù e di accantonare per lavorare in pace. Febo era esattamente come Gabriel: così ligio al dovere da non comprendere i sentimenti di chi aiutavano. Diede per scontato che probabilmente se Laura in quel momento gli avesse chiesto attenzioni l'avrebbe rifiutata, scacciandola via come se fosse la più stupida delle donne. Umiliando il suo cuore sofferente per un senso del dovere insensato, esagerato. Sì! Stava decisamente proiettando su di loro un po troppe cose personali, e ciò portò la vampira a riversare sentimenti contorti e offuscati nei confronti di quel ragazzo: Febo! Memorizzò quel nome marchiandolo a fuoco nella sua mente come un nemico delle donne. Il dolore che le aveva regalato Gabriel lo avrebbe sfogato su quel povero ragazzo. Ovvio non era sensato come pensiero, ma Hilda non aveva mai sofferto di sanità mentale. Non aveva potuto sfogare la sua lussuria sull'uomo, ma poteva farlo su Febo, poteva prendersi da lui una piccola rivincita. Sarebbe stato lui a pagare per tutti quei uomini che mettevano sempre al primo posto il dovere. Stava per saltare giù, ma prima di farlo un briciolo di coscienziosità le ricordò che non doveva agire di impulso. Aveva una figura da difendere, e non voleva di certo che Gabriel venisse a scoprire che la professoressa Hilda stuprava i suoi studenti. Avrebbe cozzato con tutto ciò che gli aveva costruito attorno. Vicino a lei c'era una decorazione di plastica natalizia composta da un babbo natale e varie renne in volo. Ruppe una parte di quella decorazione usandolo come maschera per coprirsi il viso. Nemmeno fatto apposta per quell'occasione indossava anche un vestito rosso, con dei bordi bianchi sullo scollo e sulle maniche. Balzò giù dal tetto atterrando davanti a Laura e Febo, a qualche metro di distanza, guardando verso il ragazzo torva.
    Oh ma che bravo! Hai scoperto i tuoi compagni fare qualcosa di sbagliato, li hai fermati, hai fatto il dovere di uno bravo studente. Bravo... bravo... fece un piccolo e lento applauso, sentendo l'amarezza montarle in gola.
    Dimmi ti senti un eroe adesso? No anzi, non è questo quello che ti appaga... Ti senti superiore a Laura ed a Marco non è così? ghignò malefica aspettando una reazione da parte del ragazzo, e dopo le sue primissime parole, non avrebbe resistito alla fortissima tentazione. Puntò le dita contro di lui e sparò le sue cuspidi scarlatte, a quel livello e con la ferocia che sul momento animava il suo cuore, per Febo doveva essere come aver visto piccoli lampi rossi prima di sentirsi improvvisamente accaldato. Sul corpo apparvero dei cristalli ma prima che potesse realizzare cosa gli stava succedendo, Hilda gli piombò addosso come un fulmine rompendo quei cristalli così da attivare la maledizione del suo potere. Febo si sarebbe sentito svenire, eppure non arrivò l'oblio totale. Il suo corpo si sarebbe afflosciato come un sacco di patate, ma prima di precipitare a terra Hilda lo afferrò con una mano sulla schiena, reggendolo come se gli stesse facendo fare un casché. Laura si ammutolì totalmente, e rimase immobile rannichiandosi in un angolo fissando quei due terrorizzata. Non osò fiatare per paura che quella misteriosa donna potesse "punire" anche lei.
    Tsè, quelli come te sono tutti così carini? commentò fra se e sè, notando che dopotutto visto da vicino Febo aveva proprio un bel aspetto. I suoi lineamenti erano perfetti, era dotato di una bellezza naturale, poteva sembrare un attore che sarebbe diventato popolare fra le ragazzine. Aveva proprio l'aspetto di un piccolo angelo, ma crudele, esattamente come Gabriel. Il povero Febo sul momento non avrebbe potuto fare o dire nulla, il suo corpo non rispondeva alla sua mente, era come se avesse consumato tutte le sue energie improvvisamente, riusciva a vedere e sentire, ma i suoi muscoli erano atrofizzati.
     
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    Le emozioni di Febo erano ben differenti dalla sua espressione torva e seria. Aveva assistito all'inizio del ricatto sessuale, e anche all'arrendevolezza di Laura nel contesto di uno spaccio di droga. Nella sua testa cc'era una specie di tornado di emozioni che stava soffocando solo perchè poteva concentrarsi nel digitare gli input sul cellullare. Non avrebbe mai regalato nessun dubbio alla ragazza che fosse pieno fino alle orecchie di imbarazzo e adrenalina. Bastava stargli solo un pelo più vicino per poter sentire il suo cuore rimbombare nella cassa toracica come la gran cassa di una banda. Ma stava trattenendo tutto dentro di sè, come sempre effettivamente. Febo era conosciuto col soprannome di "Des Garrus", un gioco di parole che racchiudeva il suo potere di trasmettere emozioni attraverso il tocco delle mani, e il riferimento a un personaggio dei videogiochi moderni famoso per l'avere una scopa in culo che lo rende rigido. Ma come ogni cosa non è la semplice apparenza o ovvietà a definire come mai Febo era così. Come anche il suo senso di giustizia e il perchè aveva agito in quel momento, così si ritrovò a rispondere distrammente a quella voce che proveniva da di fronte a lui mentre portava il cellullare all'orecchio.
    La ringrazio, ma la scuola viene prima...
    Si sarebbe fermato nel proprio parlato, preso evidentemente di sorpresa dall'essersi reso conto solo troppo tardi dell'atterraggio di una figura femminile adulta, vestita in maniera succinta nonostante il freddo e con una maschera di alce in faccia. La faccia di Febo non potè non colorarsi di rosso per lo stupore mentre veniva incalzato subito con quella così particolareggiata critica sui motivi dietro il suo intervento. Avrebbe deglutito per ridarsi tensione e postura, non riuscendo però a guardare seriamente la nuova venuta senza che il ciglio destro arcuato avesse dei tick evidenti verso l'alto.
    ... Non mi paragoni a un cacciatore di fama! Nessuna persona è superiore a un'altra per debolezze! La superiorità dovrebbe essere dimostrata nelle virtù! Se anche una sola persona ha delle debolezze, allora siamo tutti sullo stesso piano responsabili per aiutarla! Non è vanesia autorità, ma disciplina umana!
    Quella accorata difesa del proprio agire non avrebbe trovato orecchio, siccome qualcosa brillò tra lui e la donna, investendo il petto del ragazzo con una calda sensazione sanguigna di malessere e violazione. Avrebbe fatto in tempo a lasciar cadere gli occhi l'addove dei cristalli purpurei lo avevano appena trafitto. Nemmeno rialzando lo sguardo avrebbe avuto pace siccome la donna lo avrebbe raggiunto spaccando quegli stessi cristalli, tranciando definitivamente ogni senso di contatto con il suo stesso corpo. La mano che reggeva il cellullare si sarebbe aperta priva di forza, la testa avrebbe ciondolato all'indietro. Le gambe tremarono, ma poi non avrebbero fatto altro che crollare su loro stesse facendo sì che il busto precipitasse, se non per la veloce presa della donna. Era tutto fermo laddove il ragazzo avesse anche solo possibilità di provare a muovere un muscolo, mentre l'assalitrice lo tratteneva con una grazia eterea ma non priva di trasudante malvagità. Solo un fiato dovuto al ventre che si rilassava avrebbe fatto dire a Febo una parola prima di perdere ogni controllo su se stesso.
    Vi...
    Se non fosse che non poteva avere più controllo di sè, la paura era di sicuro l'emozione che stava torreggiando sulle altre e normalmente lo avrebbe fatto tremare come una foglia, ma ora l'unica cosa che aveva in comune con i vegetali era l'assoluta immobilità alla mercè di quella nuova apparizione. Cosa gli sarebbe accaduto?
     
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    Il ragazzo non rimase in silenzio, dopo la sua critica affermò subito come la pensasse. Alle orecchie di Hila che in quel momento era decisamente influenzata da pensieri negativi suonarono come una scusa, un volersi giustificare. Erano sicuramente parole interessanti, un ragazzo così giovane di solito non aveva le idee così chiare sui propri intenti. Un altro nella sua stessa situazione probabilmente avrebbe balbettato o avrebbe risposto in modo parecchio più infantile. Da quelle poche parole che era riuscito a dire, prima che Hilda si accanisse su di lui, riuscì ad intuire che Febo era anche un ragazzo intelligente ed aveva una maturità più sviluppata rispetto ai suoi coetanei. Qualità che fecero capire ad Hilda di aver scelto la giusta preda per quella notte. La vampira portò anche l'altro braccio a reggere il corpo svenuto del ragazzo, e lo guardò negli occhi, ghignando nervosa ma malefica.
    Oh tesoro mio, pensi di essere quello senza debolezze che deve aiutare? chiese retoricamente, facendogli capire che pensava che Febo si stesse sbagliando a ragionare in quel modo, poiché in realtà nascondeva una profonda arroganza dietro alla parola "disciplina".
    Doveri... doveri, disciplina... è solo questo a muoverti? il tono si fece più arrabbiato, lo stava accusando di qualcosa che il povero ragazzo ignorava. Stava ancora proiettando su di lui i suoi piccoli traumi. Per un momento solo si aspettò che ribattesse, ma la paura nei suoi occhi le fece ricordare che lo aveva steso con la sua maledizione.
    OPS! Mi scordo sempre che in queste condizioni non potete rispondermi. fece ridacchiando divertita. Se lo caricò sulla spalla, lasciando penzolare le gambe davanti a sé, mentre il povero Febo avrebbe avuto la vista ostruita dalle natiche di Hilda che gli avrebbero impedito di vedere la strada che stavano percorrendo. Dal tempo che impiegarono e dai rumori che poteva sentire, Febo avrebbe potuto intuire che non si erano allontanati molto dalla scuola, che anzi, era stato proprio portato nel edificio scolastico, ai piani bassi dove vi erano i magazzini della scuola. Hilda adagiò molto poco gentilmente Febo sopra ad uno di quei materassi giganteschi che si usavano per la palestra, per i salti in alto. Era uno di quelli vecchi e logori che dovevano gettare via. Aveva vari bitorzoli sulla superficie e alcune ammaccature e perfino qualche bruciatura qua e là, ma risultava ancora molto comodo per poterci fare un sonnellino. Cosa che sicuramente qualcuno faceva spesso visto che risultava pulito per essere un oggetto piazzato in magazzino. Hilda si sedette accanto a Febo per sgranchirsi le spalle, poi si voltò verso di lui per assicurarsi che non avesse perso i sensi.
    Non ti ucciderò. So che è il timore che più ti logora in questo momento. Puoi stare tranquillo, non ti uccido, quindi vedi di rimanere concentrato ok? affermò con aria un poco scocciata, come se le desse noia che ogni vittima che catturava in quel modo facesse il medesimo pensiero, ma come biasimarli dopotutto? Arrivava senza una spiegazione, li privava della libertà di muoversi agendo come un vero e proprio predatore. Era naturale pensare di essere in pericolo di morte. Certo magari in quel momento Hilda aveva escluso la morte, ma di sicuro non il pericolo. Si accomodò sul materasso accanto a lui, sdraiandosi su un fianco, poggiando un gomito sul materasso per tenere sollevate le spalle e osservare il ragazzo con calma.
    Prima hai detto delle cose interessanti, mi hai fatto riflettere. portò una mano sul petto del ragazzo, giocherellando con le dita sui bottoni della sua camicia, percorrendoli ad uno ad uno con un tocco delicatissimo che ovviamente Febo poteva percepire alla perfezione. Era immobilizzato ma il suo corpo non era privo di sensibilità.
    Siamo tutti responsabili delle debolezze altrui? Tu però prima non hai aiutato Laura a combattere la sua debolezza, l'hai solo denunciata a chi di dovere. E mi chiedevo qual'è il motivo per cui sei intervenuto? Volevi essere lodato dai professori? Volevi che Laura ti vedesse come il suo salvatore? Qualcosa mi dice che infondo infondo, nessuna delle due risposte è quella giusta.... parlò con tono calmo, somigliando ad un'amica che stava facendo delle confidenze, ma in realtà c'era qualcosa nel fondo dei suoi occhi, qualcosa che lasciava intendere che Hilda era tormentata da strani pensieri. Lo fissò negli occhi e desiderò sentire una risposta che ovviamente non poteva arrivare, studiò quindi lo sguardo del ragazzo, l'unica cosa che poteva esprimere sul momento. Non se ne sarebbe comunque sentita soddisfatta, non era divertente dare una lezione ad una bambola di pezza muta. Voleva sentire la sua voce, voleva strappargli da quella bocca la verità che Hilda pensava di avere già in pugno. Si avvicinò a lui e senza tanti complimenti posò la bocca contro quella di Febo, l'intento era quello di dargli un briciolo di energia per permettergli di poter almeno parlare e muovere la bocca. Tuttavia nel momento in cui sentì le caldissime labbra di Febo contro le sue, quell'appetito che aveva ormai da troppo tempo la portò ad essere parecchio più lasciva del dovuto. Gli infilò la lingua in bocca senza tanti complimenti, gustandosi la morbidezza delle sue labbra, finendo con uno schiocco finale prima di separarsi da lui e tornare a guardarlo, questa volta con un sorriso più malizioso poiché infondo non le era affatto dispiaciuto saggiarlo. Gli aveva praticamente rubato un bacio, iniziando a pensare che non voleva fermarsi solo a quello. Intanto Febo avrebbe potuto sentire di nuovo tornare la facoltà della parola, se avesse cercato di urlare, si sarebbe accorto che non avrebbe avuto il fiato per farlo. Hilda si limitò a fissarlo curiosa di vedere come avrebbe reagito.
     
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    Avere un sentimento più chiaro e conciso della semplice paura generale sarebbe stato di grande aiuto. Prima di tutto gli avvenimenti si erano susseguiti in una maniera astrusa, priva di collegamenti diretti, e questo aveva mandato il cervello di Febo letteralmente in pappa, tantè che quando venne preso di peso come un sacco di patate si sentì anche imbarazzato dall'avere le braccia penzoloni che sbattevano qua e là, o la spalla della sua rapitrice ben ficcata nell'addome per trasportarlo, quasi come se gli avessero tirato gratuitamente un pugno. Con la faccia era a pochi millimetri dalle rotondità posteriori di lei, e senza controllo era come aver paura di sbatter ein un posto imbarazzante e non richiesto passo per passo. L'unica cosa certa era che quell'impotenza forzata stava facendo cresce un sentimento di abbandono, di rinuncia, che cozzava solo con i pensiero di Febo che cercavano almeno di trovare piccolo soluzioni ai piccoli problemi su cui potesse davvero agire. Respirare in maniera più profonda gli era ancora permesso, e gli fece comodo per trovare miglior ritmo con i movimenti di lei che se lo portava in giro bellamente. Il cuore però non ne voleva sapere di tranquillizzarsi e rimbombava nelle sue tempie in maniera alquanto turbolenta. Ma per quanto tutto questo lo spingeva voler rifiutare quella situazione e chiudersi, teneva gli occhi spalancati anche se leggermente lacrimosi pur di cercare appigli dove ve ne fossero. E Hilda se ne sarebbe accorta quando lo avrebbe steso sul materasso che quello sguardo cremisi non la stava osservando direttamente, ma si guardava intorno sia nell'ambiente che nei pressi di lei, come se avesse già rinunciato a garantirle attenzione non distratto dal bizzarro ma cercando modi per "evadere" da quella situazione.
    << Ma quale paura di morire! Qui prima di tutto devo cercare di capire cosa fare! Non posso muovermi! Voglio chiedere aiuto! ...>>
    E tanti altri pensieri su questa linea affollavano la mente del ragazzo. Purtroppo per Hilda, l'attenzione dello studente era difficile da mantenere focalizzata sui suoi personali rigiri di parole, sopratutto se sperava che Febo potesse recepire il dissidio interiore che trasudava da quel preciso discorso. Ciò che Gabriel aveva fatto era un evento non solo lontano ma anche indiscernibile per Febo al momento, che anche di donne o vita adulta non ne sapeva assolutamente nulla se non le nozioni basi del fatto che in un certo punto della vita è naturale se una femminuccia e un maschietto entrano in intimità. Purtroppo era naturale che la situazione non fosse ancora allineata bene ai desideri dell'aguzzina, e ancora a scapito dell'effetto sorpresa, per creare il contesto giusto ci vuole un pò di lavorazione iniziale e una regia con un polso sicuro della situazione. In questa direzione, il bacio di Hilda fu incredibilmente efficace ad acchiappare tutte le sensibilità di Febo verso quell'unico punto che era la bocca, o meglio le loro bocche unite in quella sensazione nuova, lasciva e del tutto inaspettata. Il sapore dolce di Hilda e la sua lingua calda e diretta avrebbero totalmente annichilito le cellulle celebrali del giovane ragazzo, che si sarebbe ritrovato ad avere la faccia rossa come un peperone, gli occhi umidi e tremolanti che guardavano fisso la maschera della renna, e un nodo in gola così forte che lo portò a balbettare non poco prima di ordinare i pensieri per dire qualcosa di sensato.
    ... Io... C-cioè.... La.. la cosa di... E-ecco...
    Avrebbe chiuso la bocca ritirando le labbra all'interno e stringendo i denti per non dare più possibilità di subire un'altro trattamento di quel genere. Aveva gli occhi imperlati di lacrime e le ciglia aggrottate in uan espressione di confusione e imbarazzo, fisso su Hilda come a non trovare modo e maniera di dare senso a quello che stava sucedendo. Poverino, dopotutto la sua maturità era anche filtrata da un comparto emozionale ben differente da quello di uomo adulto, e già solo quel bacio appassionato era una dose enorme di esperienze differenti di cui non poteva avere facilmente contezza o praticità nell'elaborare. Era anche il suo primo contatto fisico con una donna dopotutto e di sicuro non si aspettava che succedesse a quella maniera e con quei presupposti.
     
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    Quella situazione doveva sembrare totalmente assurda per il povero Febo. L'unico collegamento più logico che poteva fare era che magari la misteriosa rapitrice volesse in qualche modo coprire le chiappe a Marco e Laura, impedendogli di fare il suo dovere. Eppure non gli aveva impedito di fare la sua chiamata al telefono, e non aveva chiesto esplicitamente di lasciare in pace quei due. Quindi l'unico appiglio più logico che poteva esserci venne smentito dai gesti e dalle parole di Hilda. La misteriosa rapitrice quindi era interessata a lui e non a quei due. Era più che logico che Febo avesse paura sia di lei che della situazione in cui si era cacciato. Infondo Hilda non gli aveva dato nessuna spiegazione, nessuna minaccia, nessuna richiesta o domanda specifica che lasciasse intendere che voleva qualcosa che avesse a che fare con lui. Hilda in realtà aveva agito di impulso, trascinata dai suoi sentimenti che aveva accantonato continuamente, ed erano esplosi contro di lui perché il suo atteggiamento le aveva ricordato la fonte dei suoi tormenti. Era un comportamento del tutto illogico se si ci pensava bene. Nemmeno lo conosceva eppure aveva sentito chiaro e lampante il desiderio di punirlo, di prenderselo e impedirgli in tutti i modi di rifiutarla. Era stata guidata dalla follia, ma il bacio che si stava scambiando con Febo aveva iniziato a calmare i bollenti spiriti di Hilda, portandola a porre attenzione su Febo, sulla sua persona e non sulla proiezione del suo dolore su di lui. Venne infatti sorpresa dalla reazione così genuina e innocente del ragazzo. Vederlo imbarazzarsi per un bacio, lo sguardo umido e confuso di lui e le emozioni che trasparivano dai suoi occhi, fu come un fulmine a ciel sereno. Anzi era come se le nubi e la foschia fossero state bucate da un caldo raggio di sole che mostrava il tesoro nascosto che attendeva solo di essere trovato. Come aveva fatto a non notarlo? Come aveva potuto scaricare su di lui tutto il suo dolore e non vedere cosa aveva davvero fra le mani? Non aveva imparato nulla dalla precedente lezione con Thresh? Si stava di nuovo facendo accecare totalmente dal dolore? Beh infondo l'animo masochistico di Hilda ci sguazzava eccome, quindi non volle rinunciare del tutto a quella follia, ma cercò anche di apprezzare ciò che si era ritrovata fra le mani. Un altro dono di Apocrypha? La dea l'aveva benedetta ancora facendole trovare qualcuno così simile a Gabriel, ma ancora illibato dal tocco di una donna. Si sentì infiammare di gioia, poi dall'incredulità: come faceva un bel ragazzo come lui ad essere vergine? No forse si stava sbagliando, forse la sua reazione era dovuta al fatto che infondo era stato rapito, e non si aspettava un contatto così intimo con lei. Si aspettava sicuramente violenza e torture. Si convinse di quella seconda ipotesi quando notò che strinse le labbra fra i denti, come a voler impedire a Hilda di tornare a saggiarli. Quindi quelle piccole lacrime sulle ciglia erano dovute alla frustrazione di non potersi muovere? Sì era più logico pensare che fosse così. La stava quindi rifiutando! Ecco che tornava di nuovo prepotente quel dolore infondo allo stomaco. Rabbiosa si spostò sul materasso, posizionandosi a cavalcioni su Febo, sedendosi sul suo bacino, portando le mani ai lati del suo volto, così da fissarlo dritto in faccia.
    No rispondi eh? Te lo dico io allora. affermò, riagganciandosi al discorso che aveva fatto prima, portando le dita sul volto del ragazzo, carezzando con i polpastrelli le guance, scivolando verso il mento passando sulla mascella, poi bruscamente afferrò il suo viso. Il pollice premeva su una guancia, mentre le altre dita premevano sulla guancia opposta, così da costringerlo a liberare le labbra poiché pressate dalle dita.
    E' la tua soddisfazione personale che ti appaga. Ti senti nel giusto, ti senti ad un gradino superiore a Laura perché tu hai resistito alla tentazione delle droghe. L'hai fermata non per impedirle di cedere ai ricatti, ma per spiattellarle in faccia le sue debolezze. Anche se pensi di aver agito per una giusta causa, in realtà hai solo ostentato di esserle superiore moralmente. un lampo crudele passò negli occhi di Hilda poiché pensò che anche poco prima Febo volesse ostentare superiorità morale, serrando le labbra per impedirle di abusare ancora di lui, ma questa volta sarebbe stata Hilda a vincere. Si abbassò di nuovo, mordendogli le labbra che adesso erano spinte all'infuori, lucide di saliva e rosate, quindi irresistibili per una vampira affamata di intimità. Non fu un morso violento al punto da farlo sanguinare, era calibrato per fargli sentire una stilla di dolore, ma senza bucargli la pelle, poiché non poteva da subito entrare in frenesia con l'odore di sangue. Doveva dirgli ancora qualcosa prima di lasciarsi andare totalmente. Dopo quel piccolo morso, fatto per tenerlo sulle spine, premette le proprie labbra contro le sue, sentendo sempre più forte il desiderio di baciarlo ancora, gli sfiorò appena le labbra di nuovo con la lingua, ma prima di cedere totalmente si staccò bruscamente da lui, leggermente ansante poiché si stava eccitando. Fu difficilissimo per lei fermarsi, ma lo fece per poter giocare con i suoi sensi. Volle affamarlo, dargli appena un assaggio di quanto potesse diventare coinvolgente il bacio di Hilda, ma non lo appagò, affamando in quel modo anche se stessa. Intanto le cosce si allargarono così che la zona delle mutandine entrasse in diretto contatto con la patta dei pantaloni del ragazzo, godendosi in quel modo la pressione fra i loro sessi ancora separati da molta stoffa.
    E sai perché? Perché hai pensato che Laura sia stupida. Non è così? Lo hai pensato, senza immedesimarti in lei. Perché tu non saresti mai stata come lei, quindi saresti stato superiore a lei nelle scelte. Non ho forse ragione? lasciò la presa dal suo viso, portando le mani sulla camicia del ragazzo, mentre sollevava la schiena in una posizione più eretta, poi senza tanti complimento tirò la stoffa facendo saltare via tutti i bottoni della camicia e denudando così il petto del ragazzo. Voleva vedere il colore dei suo capezzoli, scoprire se era glabro, al contempo voleva farlo sentire alla sua mercé.

    Edited by Hina-Poppezinga - 29/12/2020, 18:38
     
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    Hilda non era proprio l'esempio della calma e della premeditazione. Ma dopotutto quel rapimento era nato proprio dal bisogno impellente di dover scaricare il proprio stress, e quando ebbe quel contatto diretto nell'obbligare Febo a ritirare fuori le labbra, il povero ragazzo non fece altro che scendere ancora più nella confusione. Se doveva essere una violenza mirata, sarebbe già iniziata da tempo ormai, se invece doveva essere una sorta di assicurazione per il discorso di Marco e Laura, allora non si spiegava quello strano discorso che perseguiva la sua rapitrice. Il cervello di Febo era andato in panne al bacio, e ora che risentiva quel contatto mentre i denti di Hilda lo "ferivano" i neuroni stavano andando in ogni direzione possibile. Poi la lingua calda della vampira non fece altro che rubargli di nuovo le parole mentre la faccia rossa come un peperone mostrava piccole gocce di sudore, dalla bocca aperta il fiato era molto più visibile in vapore non troppo corposo ma veloce, ansante. In termini di adrenalina non si poteva dire che Febo non avesse raggiunto livelli abbastanza alti, ma poi prendere completa coscenza che quella donna era sopra di lui lo mise in una situazione difficile da descrivere, dove la paura e l'eccitazione erano due concetti troppo mischiati fra di loro per poter essere chiaramente percepiti. Poteva sentire il contatto di quelle cosce sode, della massa del bacino di lei schiacciarsi contro il suo e i vestiti che producevano rumori di frizione che riempivano i brevi silenzi di quel magazzino. Non era come nei film dove c'è sempre una musica a scandire una scena come quella, invece c'erano solo le parole di Hilda, i respiri che si scambiavano i due e le palpitazioni del cuore di Febo che gli rimbombavano in testa come un temporale. Non c'era modo di scapparne mentalmente o di mettere insieme idee valide. L'immobilità era il fattore più devastante, siccome davvero rendeva la mente una prigione di fronte alle reazioni più sincere del corpo, che in un ragazzo così giovane non mancarono di certo di manifestarsi ora che la sua aguzzina si distendeva su di lui più sensualmente e direttamente. Solo le pieghe della stoffa e i vari strati di vestiti facevano almeno da protezione. O almeno lo avrebbero fatto per poco siccome Hilda stava prendendo le sue belle misure cominciando a denudarlo e posando le sue mani calde sul petto glabro e bianco del povero studente. Il ragazzo aveva una fisicità magra ma soda, nerboruta, tipica dei ragazzi della sua età che facendo sport e simili sono belli e robusti, curati. Una sorta di taglio di carne prelibato agli occhi famelici di una aguzzina come lei. Febo dovette stringere i denti nel momento che Hilda ebbe il cuore di elargire ulteriori sentenze, tra cui una argomentazione che tirò fuori un nervo scoperto del ragazzo, una fortuna casuale che gli diede decisione nel rispondere, a modo suo.
    "Penso" che Laura sia stupida?...
    Febo avrebbe guardato dritto nel poco degli occhi visibili sotto la maschera da renna di Hilda, assicurandosi di metterli bene a fuoco per far recepire il messaggio.
    Ho la certezza che lo sia! L'assoluta convinzione! Laura E' stupida! Più stupida degli stupidi! Se ci teneva così tanto a fare le cose da adulti poteva imitarli nel lavoro, nello studio, nella posizione sociale o nell'indipendenza dalla propria casa! Oh, invece no! Devo fare l'adulta solo dal punto di vista degli sfoghi di stress!
    Febo avrebbe preso un tono rabbioso, poco decoroso e addirittura deridente con una vocina leggermente effiminata, sentimenti che di sicuro erano imbottigliati da più tempo di quanto l'intervento di Hilda potesse averne causa.
    Che fico! Gli adulti bevono alcohol e usano droghe! Fanno sesso! Imitiamo quello! Non imitiamo invece PERCHE' lo fanno! Prendiamoci solo il pacchetto che piace a noi! Abbracciamo i loro vizi! Tanto se un adulto è irresponsabile è colpa sua! Mica mia che ho la libertà di scegliere di essere MIGLIORE!
    Se gli occhi del ragazzo erano dapprima lucidi per l'imbarazzo, ora sembravano pian piano imperlarsi di lacrime come se l'argomento gli stesse facendo togliere le inibizioni su fatti più personali che attuali. Le sopracciglia corrugate e la bocca aperta per far sentire bene quello che aveva da dire, come un cucciolo di leone e i suoi piccoli versi per ruggire. Non era rabbia...
    ... Non mi importa di cosa fanno quelli più grandi di me! Non posso essere dipendente da persone fallibili quanto lo sono io! Non posso nascondermi dietro alla scusa che un adulto debba risolvere le cose per me! Non devo aspettare il capezzale di nessuno per poter correggere qualcosa che è sbagliato! Nessun adulto è così presente da essere affidabile!
    Febo si sarebbe quindi fermato lasciando cadere la testa all'indietro, singhiozzando non proprio in un pianto aperto, ma tenendo gli occhi stretti per far scorrere le lacrime che gli avevano annebbiato la vista. Le emozioni che provava furono abbastanza forti da sfogarsi attraverso le sue mani, che mentre erano posate ai bordi delle cosce di Hilda che lo sovrastava si annerirono per pochi secondi, trasmettendo alla donna il senso di frustrazione che il ragazzo stava provando, una frustrazione ben più profonda del solo essere finito in quella situazione di impotenza, era qualcosa di personale e scavata interiormente che lo aveva messo a nudo ben prima dei vestiti che la sua aguzziona stava strappando.
     
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    Hilda percepiva il corpo di Febo diventare più caldo, i suoi occhi e le reazioni del suo corpo lasciavano intendere quanto fosse agitato. Con piacere sentì anche contro il proprio pube tutta la vitalità e la giovinezza di Febo. Adorava i ragazzi giovani proprio perché i loro ormoni li portavano ad avere reazioni fisiche molto genuine, forti. Non le era servito nemmeno usare il proprio potere per sentirlo svegliarsi fra le gambe. Non poteva sbagliarsi poiché la durezza che si incrementava su quella zona era inconfondibile. Finse però di non essersene ancora accorta, concentrandosi piuttosto su ciò che aveva liberato dalla stoffa, osservando deliziata il petto glabro e dalla pelle chiara del ragazzo. Aveva una muscolatura soda sebbene non fosse gonfio come poteva esserlo per esempio Thresh. Continuava a pensare che fosse impossibile che Febo fosse vergine. I suoi capezzoli rosa attirarono il suo sguardo e non ci pensò due volte a carezzare la pelle del suo torace, studiando con il tatto le fossette che formavano le piccole curve della muscolatura; passava con i polpastrelli sulla linea centrale del petto, e dell'addome, risalendo lungo i fianchi dopo aver superato l'ombelico. Adorava sentire il petto che si agitava per via del suo respiro accelerato. Lo lasciò parlare, non riuscendo a frenare un ghigno compiaciuto nel sentirlo così coinvolto da quel discorso. Le piacque come le rispose, anche se aveva paura della sua condizione, non rimase balbettante a lungo. Hilda dalle sue parole capì che era una persona coerente e che era convinto di ciò che faceva e diceva. Non avrebbe ritrattato ciò che aveva fatto chiedendo scusa in modo patetico, non era un vigliacco e forse lui non si rendeva conto di quanta forza in realtà stava mostrando in quel momento. Nonostante fosse così giovane aveva già ben chiaro come la pensava sui suoi compagni e sugli adulti che lo circondavano. Aveva superato da un pezzo la sua incertezza tipica dell'adolescenza, non aveva paura di dire ciò che pensava. Era frustrato, così tanto che le sembrò di sentire i suoi sentimenti nel proprio petto, sentiva il cuore accelerato, un dolore sordo infondo allo stomaco che scaldò la mente ed il corpo della vampira. Non si rese conto che Febo aveva attivato inconsciamente i suoi poteri, quindi venne influenzata da ciò che provava il ragazzo, sentendo rinnovarsi la propria frustrazione che l'aveva spinta a rapire il giovane. Quel ragazzo diventava una tentazione sempre più grande per lei: lo aveva preso perché desiderosa di fargliela pagare, seguendo un impulso insensato ma scopriva pian piano che ciò che aveva preso le piaceva. Febo continuò il suo sfogo, Hilda aveva toccato un nervo scoperto: odiava i suoi compagni che si atteggiavano da adulti per poi nascondersi dietro le gonne delle proprie madri alle prime difficoltà. Hilda non riuscì a capire se quello sfogo fosse dettato da un sentimento di invidia, poiché magari lui non aveva nessuno a sostenerlo e quindi nessun adulto dietro cui ripararsi quando si sentiva in pericolo, costretto quindi a cavarsela da solo sempre. Oppure se era un sentimento di rabbia dettato dal fatto che i suoi compagni non capivano quanto in realtà il loro atteggiamento faceva soffrire i genitori, poiché per i loro errori erano sempre i genitori a pagare. Quindi magari era frustrazione perché ripensava ad un errore che aveva commesso lui e che i suoi stavano scontando? Oppure era rabbia verso i loro compagni che non riuscivano a capire il valore di avere dei genitori accanto? Le lacrime che scorrevano lungo le guance stupirono la vampira, ma poco dopo apprezzò la spontaneità dei suoi sentimenti. Il suo cuore era puro, era coraggioso ed era sicura che fosse anche uno di quei uomini che non si lasciavano corrompere facilmente, esattamente come Gabriel. La frustrazione si fece sentire più forte: perché dovevano essere così duri con loro stessi? Perché rinnegavano i loro desideri offendendo la dea Apocrypha in quel modo? Hilda si abbassò di nuovo con il busto per avvicinarsi al suo volto, raccolse con la lingua una lacrima, lappandolo sulla guancia.
    Tu invece lo sei? Sei affidabile? gli chiese con un sussurro vicino l'orecchio, mentre le dita che carezzavano il petto si spostarono sui capezzoli, afferrandoli fra i polpastrelli, stuzzicandoli fra di essi per inturgidirli e renderli sensibili.
    Credi di essere migliore? Credi che tu non cederai mai alle tue debolezze? Solo perché hai la volontà di essere migliore? fece scorrere le labbra sul lobo del suo orecchio, mentre con il bacino iniziò a sfregarsi contro la sua erezione, sentendosi accaldare a sua volta, inzuppando gradualmente le mutandine di umori.
    Sei così arrogante! tirò i capezzoli, torcendoli leggermente, mentre lei si sollevava di nuovo con la schiena eretta così da vedere con i suoi occhi il suo volto contorcersi alle sensazioni del suo corpo. Infiammata dalla frustrazione che le stava trasmettendo accelerò il ritmo con cui si sfregava su di lui rendendo molto più diretto e palese cosa stesse facendo.
    Non te ne accorgi? Esattamente come Laura che non riesce a resistere all'impulso di drogarsi, tu non riesci a resistere all'impulso di scoparmi. Non puoi sempre controllare tutto Febo! fu un rimprovero, ma il povero ragazzo in quel momento non era colpevole di nulla.
     
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    Se c'è una cosa che probabilmente potrebbe far impazzire qualsiasi aguzzina come Hilda, è sicuramente la pelle d'oca. I polpastrelli della donna che carezzavano la pelle morbida di Febo poteva sentire come ogni poro si stesse tendendo, producendo quella sensazione di ruvido al tatto e di spine alla vista. Pelle d'oca data dal freddo? No. Sparivano e comparivano in base ai tocchi di Hilda come onde del mare increspato dalle raffiche di vento, e poteva sentire come rispondessero ai suoi gesti, sopratutto avvicinandosi ai capezzoli che tremavano leggermente. Quel busto così giovane e ancora in crescita era come una piccola orchestra da dirigire. Poi Febo non potè trattenere dei gemiti mentre sentiva quelle mani avide scivolare sui fianchi, una sensazione piacevole che lo colse alla sprovvista. Anche se aveva lasciato correre i suoi personali sentimenti, oltre che un nodo in gola dato dai singhiozzi che si accumulavano, la situazione non era per niente migliorata. Hilda poi era morbida, bollente, e abbastanza grande da renderne la figura molto più ampia e accogliente di una qualsiasi compagna di classe che potesse piacerle. Sentirla muoversi sfregandosi su di lui diventò presto imbarazzante, pretestruoso, invasivo ma paralizzante più del potere della donna. Era una violazione della sua intimità, un gesto che lo stava pian piano indispettendo e impaurendo. Un ragazzo nella sua età non dovrebbe essere arrendevole in questo senso? Per nulla. Un adulto di qualsiasi sesso che mette le mani sul fisico di un giovane che non lo vuole è qualcosa di viscido, ributtante e anche traumatizzante. Finchè è la ragazza o donna per cui hai attrazione, magari un ragazzino può anche cedere leggermente a buttarsi nell'esperienza di scoprire la propria intimità, ma quando si tratta di una estranea non è assolutamente qualcosa di apprezzabile. Facile figurarsi il barbone che mette le mani addosso alla studentessa delle elementari, ma meno facile è mettersi nelle condizioni che qualcuno possa fare quello che vuole con voi inermi. La figura più esatta sarebbe quella del paziente a letto che viene abusato dalla dottoressa, mentre la persona che ami è totalmente ignara di quello che sta succedendo. Ma Febo non stava pensando a una ragazza che le piacesse, eri lì ben presente davanti alla sua aguzzina, mentre si mordeva le labbra e veniva tartassato mentalmente da quelle accuse, mentre veniva stimolato e punzecchiato sui capezzoli. Non poteva nemmeno piangere liberamente siccome quell'animale che si stava approfittando di lui si stava bevendo anche quelle, soddisfatta come se più soffrisse e più stesse raggiungendo il suo scopo. Ma non c'era forza nel suo corpo, e anche se ci fosse stata c'era forse qualcosa che poteva fare? A quel pensiero e alla domanda sulla sua affidabilità, dentro Febo qualcosa cominciò a incrinarsi in maniera sonora.
    Affidabile?... C-certo che lo sono! Fin dove posso c-cerco di... di...
    Sentirsi strizzare il capezzolo gli avrebbe mozzato la voce in gola facendole gemere leggermente con un acuto versetto sommesso. Sentirsi dire che le sue debolezze erano come difetti insormontabili nonostante la sua volontà era un colpo davvero duro, sopratutto per un ragazzo in crescita. Hilda ci mise il chiodo finale sottolineando come il suo corpo stesse urlando più forte della sua volontà e stesse avendo quelle reazioni così naturali. Fosse stato un adulto, Febo poteva anche essere vittima di tutto questo ma almeno avrebbe avuto una struttura su cui poter far forza e resistere a quelle violenze, ma non era il suo caso. Già che fosse orfano c'era una base di insicurezza naturale, poi suo fratello era l'unica famiglia che potesse chiamare tale ed era comunque pieno di segreti e silenzi, di austerità necessarie a farlo impegnare nella propria vita e crescere a dovere. Fatiche da Ercole per un ragazzo così giovane che ora stava subendo un esame a cui non poteva sottrarsi e che non meritava di affrontare. A quel punto la domanda del perchè gli stesse accadendo tutto questo ruppe lo spazio che intercorreva tra il resistere e il cedere, facendogli vedere le reazioni del proprio corpo come una verità assoluta, facendosi schifo da solo nel vedere come tanta fatica era stata spazzata via da una erezione casuale. Sentire odio per se stessi è una leva davvero succosa per una aguzzina come Hilda...
    N-non s-sono... N---on.... NON SONO COME LEI!
    Febo avrebbe stretto i denti girando lo sguardo di lato mentre non poteva più fare a meno di piangere, ansimando sia per il naso che gli sichiudeva e perchè sentiva il calore dell'eccitazione montare dal proprio addome.
     
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    Hilda amava tantissimo il proprio potere, lo aveva sviluppato e indirizzato proprio verso quel tipo di utilizzo: immobilizzare la propria vittima facendola però rimanere cosciente e sensibile. Una vera e propria maledizione, poiché non si ci poteva opporre con la volontà, ma si subiva tutto quanto impotenti. Ciò dava modo ad Hilda di godersi ogni più piccola sfaccettatura della sua tortura. Con calma e perizia poiché Hilda non era mai stata una aguzzina violenta e impaziente, non era il dolore fisico ciò che le interessava davvero. Le piaceva torturare la mente, suscitare sentimenti forti perché voleva entrare in profondità nella propria vittima. Febo non era solo un ragazzo qualsiasi preso a caso. Era la vittima designata dal suo cuore. Lo aveva visto, aveva intuito che c'era molto in lui e quindi il suo istinto lo aveva scelto. Hilda era convintissima che era stata guidata dalla sua adorata dea. Era stata lei a farla decidere di seguire Laura, così che poi avrebbe trovato lui. Non poteva sbagliarsi, ciò che aveva sentito per Febo su quel tetto non era ciò che aveva sentito per Laura. Hilda non voleva solo torturarlo, lo voleva tutto per sé, voleva divorare la sua innocenza, i suoi sentimenti. Poteva arrivarci fisicamente, ed infatti si godette ogni reazione del corpo di Febo, iniziando dalla sua pelle che si increspava sotto al suo tocco, una chiarissima testimonianza sul fatto che riusciva a sentirla perfettamente, anche se era paralizzato. Hilda riusciva a percepire la vergogna di Febo: il suo corpo reagiva contrapposto alla sua volontà, ai suoi sentimenti. Era troppo giovane e inesperto per capire che era perfettamente normale, e che avere un erezione non significava per forza che si sentisse attratto da lei e da ciò che gli stava facendo. Hilda però amava giocare la carta della inconsapevolezza di ciò, accusando la propria vittima di non essere sincero, facendo leva sulla loro vergogna. Eppure Febo coraggiosamente le rispose ancora, affermando che era certamente affidabile, dimostrando una forza di volontà unica, ma Hilda godette nel momento in cui gli smorzò la voce strappandogli un gemito. Un brivido bollente percorse la schiena della donna, ed anche il suo corpo reagì a quelle stimolazioni mentali. I capezzoli di Hilda si inturgidirono e sulla stoffa si notarono due piccoli bottoncini apparire. Lo fissò insistentemente sul volto per godersi ogni sfaccettatura delle sue emozioni che gli si potevano leggere in faccia: la vergogna, il senso di impotenza, la rabbia verso se stessi. Una sinfonia magica per i sensi della vampira. Sentiva la testa farsi leggera, il calore al basso ventre diventare quasi insopportabile, aveva una insana voglia di leccarlo e morderlo dappertutto. Infine Febo urlò, si ribellò a ciò che stava dicendo Hilda, dicendole che non era come Laura! Quel ragazzo era un combattente, coraggioso, puro e indomito. Come poteva resistergli? Un ghigno malefico le spuntò sul volto nel vederlo spostare lo sguardo per impedirsi di guardarla. Hilda però sapeva come attirare di nuovo la sua attenzione. Smise di strusciarsi facendo una pausa, abbastanza lunga da far pensare al ragazzo che stesse avendo pietà di lui. Invece Hilda si spostò scivolando verso il basso, spostando il bacino sulle cosce del ragazzo per liberare il bacino. Le mani di Hilda gli slacciarono cinta e pantaloni, non si sarebbe fermata a nessuna supplica, a nessun urlo o rimprovero. Una volta allentata la stoffa tirò verso il basso tutto quanto, liberando l'erezione del ragazzo, così da mettere a nudo la verità che Hilda voleva rinfacciargli: dichiarava di non essere come Laura, ma davanti ai suoi occhi il suo corpo lo contraddiceva.
    Adulti o giovani, tutti fanno lo stesso medesimo errore: vi ribellate a voi stessi, ai vostri desideri più reconditi pensando che siano sbagliati. dichiarò osservando deliziata la carne fresca e pimpante di Febo. Fece un'altra pausa, unicamente perché decise di spogliarsi, afferrò la base del vestito e lo tirò verso l'alto, sfilandolo via dal suo corpo. Febo avrebbe quindi potuto ammirare il corpo di Hilda. Le sue forme erano abbondanti, ma perfettamente calibrate nella sua forma a clessidra. Non era di sicuro il corpo acerbo di una ragazzina. Era morbida sui seni e sui fianchi, ma il suo addome era scolpito quel tanto che bastava per avere un ventre piatto e liscio. Le sue forme sensualissime e perfette erano esaltate da un completo intimo composto da pizzi rossi e trasparenze che lasciavano poco all'immaginazione. Febo poteva vedere attraverso i pizzi la forma delle aureolee, e la leggerissima peluria rosata sul pube, un piccolo triangolino ben curato che lasciava però le labbra vaginali del tuto glabre. Sembrava quasi una freccia che invitava a guardare il piatto forte.
    Non si ci rende conto del fatto che più sfuggi a quel desiderio, più si soffre. parlò con tono di voce pacato, quasi sensuale mentre afferrava dolcemente il polso destro del ragazzo e gli sollevava una mano per portarla sul proprio seno. Gliela fece poggiare sopra, poi lo premette con più decisione per fargli sentire quanto fossero calde e morbide, nella speranza di vedere un guizzo sull'erezione.
    Rifiuti di ammetterlo, ma ti sta piacendo farti trattare in questo modo. Hai una natura masochista e lo dimostra quanto tu sia diventato duro... per me. mentre lo diceva portò l'altra mano proprio sull'erezione, facendo scorrere però un solo dito dalla base fino alla base della cappella. Sentirlo sotto il tocco la eccitò tantissimo, dovette fare uno sforzo immenso per non cedere alla tentazione di masturbarlo o di strapparsi via le mutande per cavalcarlo selvaggiamente. Si stava torturando a sua volta in quel modo, ma sapeva che attendere ancora avrebbe reso tutto molto più gustoso.
     
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    N-no.. C-he fai?... Nononononononononononononononononononononononononno...
    Febo non potè che balbettare e ripetere le sue negazioni con voce sempre più striminzita e acuta fino a perdere del tutto sonorità. Le mani di Hilda che corsero alla cintola sembravano quelle di una bambina che strava aprendo il proprio regalo di Natale, ma tra il tocco di una ragazza e quello di una donna ci sono tante differenze. Se avesse tremato, oppure se non avesse saputo cosa slacciare prima e dopo poteva anche risultare simpatica e meno opprimente, invece sapeva bene come approcciarsi alla fibbia metallica della cintura dei pantaloni del ragazzo, facendola scattare in un suono metallico che diede poi spazio al suono lungo della fibia che si divincolava strusciando. Bisognava dire che se la cinta poteva sembrare costosa, aprire i pantaloni del ragazza fu un'azione curiosa siccome erano ben fatto, composti da bottoni e gancetti per la vita collegati anche alla camicia che portava per tenerla in ordine e prive di grinze, di seguito non aveva nemmeno una cerneira ma una sorta di zip finissima e delicata che partiva da sotto l'ultimo bottone da slacciare. Era un segno che come persona frequentava gente altolocata, dato che nascondere le zip sotto i bottoni è un segno di capi ricercati, e anche gli slip che portava indosso erano di una stoffa setosa e piacevole al tatto, che tratteneva l'erezione del ragazzo a malapena. Anche nelle parti intime a vista Febo risultava glabro e dalla pelle di porcellana, decisamente calda seppur sensibile, con cosce ben sviluppate e allenate quasi come un corridore o un ciclista. Ovviamente la resistenza dello sguardo del ragazzo era stata completamente distrutta dal sentirsi i pantaloni sfilare, ma quando poi avrebbe potuto posare gli occhi sul fisico in lingerie della sua aguzzina, si sentì come se non potesse letteralmente staccarne gli occhi. Fino anche a liceo inoltrato le ragazze hanno un fascino nato da eleganza, fisico aggrazziato e proporzionato e visi affascinanti. Ma dopo? Cosa differenzia una adolescente da una donna? Tantissime cose, sopratutto la maturità del corpo che la rende qualcosa di totalmente distaccato dal resto del genere femminile più giovane. I capelli che tornavano sulel spalle nude, le nervature del collo che si radicavano in quel busto ampio, sviluppato che sorreggeva un seno prosperoso e sensuale, per scendere verso l'addome allenato, ampio e invitante, come se fosse naturale il desiderio di volerlo riempire con se stessi, e poi l'intimità leggermente messa a nudo era un tabù che per un ragazzo giovane si trasformava in scoperta curiosa e misteriosa. Febo non poteva nascondere di certo le sue reazioni ora che respirava affannosamente e tremava con tutto il corpo, mentre il suo pene si intirizzava ad intervalli dimostrando quanto anche solo la prigione delle mutandine fosse una tortura, ma che il polpastrello di Hilda avrebbe reso ancora più profonda e tremenda da sopportare.
    N-No... Non toccarmi... Non farlo...
    La voce di Febo era spezzata e meno autoritaria, meno sicura, molto più adatta alla sguardo lacrimoso che gli stava imperlando le guance pian piano. Diceva di no ma non sapeva più bene a cosa precisamente, non volava essere lì ma il perchè cominciava a diventare nebbioso e lontano, dando spazio a una sensazione di viscido e inevitabile che però cozzava con il cuore che batteva all'impazzata nel suo petto.
     
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    Dalla terza vita

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    La voce sempre più acuta e striminzita che diceva "nonononoo" fece ridacchiare Hilda malefica e divertita. Il tono della sua voce lasciava intendere perfettamente quanto fosse impotente in quel momento nei suoi confronti e quanto si sentisse in imbarazzo. Aveva un non so che di infantile e dolcissimo, irresistibile alle orecchie di Hilda. Più strillava "no", e più Hilda lo spogliava bruscamente, danneggiandogli anche qualche bottone e cucitura dei suoi vestiti pregiati. Però una volta che lo denudò totalmente e vide la sua erezione dalla pelle rosata e liscia, dovette sforzarsi immensamente per non squittire di gioia. Il corpo di Febo era fresco, scattante e giovane. La sua pelle liscia e perlacea le fece venire una voglia matta di morderlo dappertutto. Sensazione che dovette lenire mordendosi il labbro inferiore mentre il dito scorreva lungo l'asse di carne che pulsava durissima. Ne studiò la lunghezza, le vene, il calore e la consistenza, mentre "l'acquolina" le inumidiva labbra (non quelle sul viso). Eppure nonostante lui fosse così eccitato, il suo respiro era corto e spezzato dalle sue emozioni, osò ancora imporsi su di lei comandandole di non toccarlo. Certo magari il tono autoritario era totalmente spezzato dalle sensazioni del fisico, ma non c'era alcuna supplica nelle sue parole, non era una richiesta, era una pretesa. Indispettita da quella volontà così ferrea, gli lanciò una occhiataccia severa, molto visibile sulle labbra imbronciate e gli occhi visibili dalle fessure della maschera. Afferrò rudemente l'erezione con una mano, stringendno le dita attorno ad esso con fare prepotente.
    Non hai ancora capito che in questo momento sei in mano mia? Non puoi controllarmi, non puoi ordinarmi niente! detto ciò si piegò in avanti, piazzandogli i seni contro il petto, mentre lei lo baciò ancora. Fu un bacio invadente, la lingua gli scivolò in profondità nella bocca, allungandosi più di una normale umana, giusto per mozzargli il respiro, così da fargli aprire la bocca istintivamente in cerca di aria, rendendolo quindi vittima delle sue labbra voraci. La mano che prima aveva afferrato l'erezione di Febo iniziò a masturbarlo, deliziandosi della sensazione della sua pelle che scorreva lungo l'asse di carne. Strozzando quel giovane sesso fino alla base della cappella, alternando il ritmo da lento a veloce, poi di nuovo lento, così da mandargli di nuovo in tilt il cervello. Intanto, le cosce di Hilda senza nemmeno volerlo si incrociarono con quelle di Febo ritrovandosi il ginocchio del giovane premuto contro il suo pube. Una sensazione che scaldò Hilda che era già ampiamente eccitata. Senza tanti complimenti si premeva con il bacino contro il ginocchio, spalmando le sue labbra vaginali ancora coperte di stoffa contro di sesso, simile ad un gessetto che si consumava sulla punta della stecca di biliardo. Hilda lo faceva in cerca di un minimo di sollievo da quel calore cocente al basso ventre che la stava torturando. Gli diede poi un attimo di tregua, smettendo di baciarlo, ma rimanendo vicinissima a lui per immortalare ogni ruga che si formava sulla sua fronte e sul suo volto, nel suo cervello.
    Oh avanti, non è mica la prima volta che ti toccano in questo modo no? Oppure non c'è mai stata una ragazza degna di te? l'ultima frase la pronunciò con voce sibillina, intendendo che la sua arroganza lo aveva reso addirittura misogino.
     
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    Se gli avessero puntato un coltello alla gola, Febo si sarebbe sentito meno in pericolo del vedere la mano di Hilda aggrapparlo con decisione al pisello. Molti uomini sottovalutano questa cosa, per esempio in uno scontro, preoccupandosi magari del viso, del collo o del petto; ma quando qualcuno può impugnarti la bandiera della casata o i gioielli di famiglia è impossibile che la prima reazione non sia di realizzazione improvvisa di pericolo. Dove mi muovo? Faccio forza? Spingo? Sdrucciolo via? Colpisco? Se ti aggrappano il cazzo, ogni opzione valida è una visione diversa di come verrà strappato. Quindi la prima paura di Febo era il subire dolore, o chissà quale tremenda tortura quella rapitrice avesse in mente contro il genere maschile. Per come parlava, dava l'impressione di essere una di quelle femministe reazionarie che facevano furore su profili social e video su internet, leonesse da tastiera e talk show stimolerebbero le sufragette a chiedersi per che cosa avessero lottato. Hilda invece si sarebbe fatta avanti col proprio seno schiacciando il petto del ragazzo, distendendosi su di lui alla ricerca di un bacio insidioso. Aprire la bocca fu un gesto prima naturale siccome già la presa sul pisello stava facendo andare Febo in iperventilazione, ma quando la lingua della donna si fece invadente a quella maniera avere difficoltà a respirare lo fece finire per annaspare aria dove poteva. Questa specifica sensazione fu un tuffo indietro verso la percezione del pericolo e meno verso un senso di confusione, siccome l'essere paralizzato non gli permetteva di sfogare la sensazione di mancanza d'aria con degli spasmi naturali del corpo, inorridendolo in un certo senso per l'impatto sensoriale che stava subendo. Sentire poi tutta la pelle di Hilda ora scoperta a contatto con la proprio non era più nemmeno un principio per qualcosa di piacevole, ma anzi sembrava come l'essere stato catturato da una anaconda amazzonica pronta a divorarlo. Si stava sfrgando sul suo ginocchio con il suo sesso umido, con ingerenza e insistenza tanto da cominciare a far capire a Febo che quella non era più una situazione definita all'interno di un rapimento: la sua aguzzina doveva avere seriamente qualche rotella fuori posto, una vena sadica con evidenti segni di squilibrio che un ragazzino di 16 anni non poteva di certo gestire o anche solo concepire. Quando finalmente gli avrebbe lasciato fiato, Febo avrebbe tossito di lato in cerca di aria, per fare respiri profondi ma con grande difficoltà siccome la sua richiesta di ossigeno non riusciva ad avere sfogo dato che si sentiva i polmoni tesi e l'addome tirato, a causa della stimolazione della donna che era proseguita fino a quel punto. Dal lato della bocca scendeva saliva sia sua che di lei, accumulata nel bacio avido, dal naso anche un pò di liquido per lo sforzo creato nel cercare di respirare e gli occhi nons mettevano di lacrimare. Poi Hilda volle continuare anche ulteriormente la tortura mentale con quell'accusa diretta, che colpiva sia il senso del pudore di Febo ma anche la sua inesperienza e poca attitudine a quel tipo di argomenti. Per la prima volta durante quella serata Hilda non avrebbe goduto di nessuna risposta, anzi si sarebbe resa conto dagli spasmi del petto del ragazzo e da come digrignava i denti che i singhiozzi e la situazione gli stavano chiudendo le parole in gola. Era facile vedere ragazzi e ragazzini in quello stato, quando non sanno gestire le situazioni con un forte carico emotivo, quando devono sentirsi dire delle cose dirette da adulti conosciuti o meno. La sfera emotiva di Febo non era certo quella di un adulto che ha imparato a farsi valere o che ha sviluppato il proprio nerbo, era semplicemente un ragazzo che doveva rispondere a domande incessanti e accuse continue di cui non sapeva nemmeno l'origine, caricato anche della situazione umiliante in cui si stava trovando. Ma i suoi occhi tradivano un'emozione che stava cominciando a bruciare, così naturale e viscerale che poteva essere letta da chiunque, ovvero "rabbia". No qualcosa di complesso come l'odio o la rivalsa, ma pura, animalesca, umana rabbia. Se il sangue stava in circolo, tanto valeva che andasse anche alla testa, e Febo lo sentiva come una sensazione tossica, che gli grattava la gola e il cervello, che lo faceva sentire distorto e piegato ma incredibilmente leggero. Nessuno scherzo o immaginazione nel dire che se Hilda gli si fosse avvicinata di nuovo al volto in qualsiasi maniera avrebbe tentato di morderla. Letteralmente, morderla con i denti, con tutta la forza che aveva e che gli poteva permettere l'avere la testa libera di muoversi. Voleva solo farle male, solo per sfogare quel nodo che per lui che era un ragazzino era inscioglibile e inesplicabile.
     
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    Stava diventando dipendente da quella sensazione di onnipotenza che aveva sul ragazzo. Sentirlo annaspare aria quando la lingua di Hida gli lasciava un poco di spazio, il voler sfuggire al suo tocco finendo però invece a lottare lingua contro lingua, prendendo da lui ciò che non gli avrebbe dato con spontaneità la eccitava da impazzire. Ovvio se Hilda lo avesse approcciato in modo normale, decidendo di sedurlo invece che stuprarlo, probabilmente sarebbe stata tutto un altro paio di maniche. In quel frangente però Hilda non era proprio con le rotelle al posto giusto, e non sfogare le sue frustrazioni e le sue delusioni non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Non si poteva dire esattamente che Febo fosse stato al posto sbagliato nel momento sbagliato, dato che se Febo si fosse comportato in modo diverso non avrebbe attirato la sua attenzione sadica. Hilda ridacchiava divertita nel vederlo così provato, al punto che non le rispose nemmeno. Ripensò alle fantasie che avevano i ragazzi a quell'età: era sicura che se avesse raccontato di essere stato stuprato da una bella donna, tutti gli avrebbero detto che era stato fortunato, che avrebbero voluto essere al suo posto. Tra il dire ed il fare però c'era una enorme differenza, e spesso le fantasie da ormoni non corrispondevano mai alla realtà delle cose. Anche gli uomini potevano essere stuprati, soprattutto quando erano così giovani ed energici. Il fatto che Febo non le rispose le fece intuire che stava toccando dei punti sensibili delle sue corde. Quindi ci aveva preso? Non aveva ancora conosciuto il tocco di una donna in intimità? In effetti così ligio al dovere, non si sarebbe sorpresa nello scoprire che Febo prima di fare sesso avrebbe voluto avere una relazione, che non avrebbe fatto sesso occasionale. Con quel caratterino che si ritrovava però non doveva essere facile trovare fra tutte quelle sgallettate e superficiali una che era disposta ad avere una relazione seria. Possibile che avesse davvero un verginello fra le mani? Cercò di scoprirlo tramite i sensi, così mentre lui si girava verso un lato per tossire, Hilda lo annusò sul collo, cercando di concentrarsi sul odore del suo sangue. Non era facile sentirlo visto che non era ferito, ma lei era una vampira, quindi aveva una predisposizione naturale a poterlo sentire, ciò che era difficile capire solo dall'odore era se fosse vergine. Poteva assaggiarlo, per avere una risposta sicura, ma non era ancora arrivato il momento. Hilda voleva calibrare tutto alla perfezione, perché avendo le sue emozioni al massimo, allora avrebbe potuto vedere più a fondo la sua anima. Una nota che notò subito fù la rabbia, gli ribolliva nelle vene. Hilda iniziò a ridacchiare mentre si sollevava con il busto e gli lasciava tregua sul suo sesso, smettendo di toccarlo per poter poggiare le mani contro il suo petto.
    Quanta passione! Riesco a sentirla sai? Vorresti farmi del male fisico non è così? Magari vorresti tapparmi la bocca? gli afferrò i polsi ancora una volta e si portò le mani del ragazzo contro la propria gola, uno da un lato e l'altra dall'altro lato così da dargli l'immagine delle sue mani che potevano strozzarla. Se in quel momento voleva farle del male, la sensazione di non poterlo fare avrebbe dovuto farlo sentire frustrato, e quindi la rabbia doveva aumentare.
    Non ti piace ciò che dico perché dico la verità. E' sempre così, la verità suscita rabbia perché non puoi contrastarla. Puoi solo nasconderla. Iniziò a scivolare con i fianchi verso l'alto, recuperando il terreno fra i due sessi, sedendosi nuovamente contro la sua erezione. L'unica cosa che ancora li seprava era la sottilissima stoffa delle mutandine di Hilda.
    Vorresti stringere le mani e strozzarmi, così da zittirmi? il tono di voce che usò Hilda non sembrò una sentenza, ma una vera e propria domanda fatta più per tentarlo che per accusarlo. Come se volesse fargli intuire che se Hilda voleva poteva permettergli di farlo.
    Oppure... gli fece scivolare le mani dal collo verso il basso, portandoli contro i suoi seni, morbidissimi, caldi e vellutati. Glieli premette per fargli sentire quanto erano morbide, così magari da colmare ogni domanda su come fosse toccare un seno vero. Quello di Hilda poi era una vera goduria da toccare poiché erano abbondanti, sode e lisce.
    ...vuoi che ti do altra energia così da strizzarmi con forza? Per farmi sentire che non sei un bambino. gli lasciò le mani sui seni, la loro grandezza avrebbe permesso loro di rimanere lì anche se era paralizzato. Intano lei scostò la stoffa delle mutandine, lateralmente, denudando una volta per tutte il suo sesso che entrò in diretto contatto con quello di Febo. A quel punto il richiamo istintivo naturale del corpo di entrambi avrebbe urlato nelle vene.
    Visto che sono così oscena, magari ti piacerebbe scoparmi per farmi male, così da farmi pentire di ogni cosa che ti ho fatto? la voce di Hilda era stranamente sibillina, simile a quella di un diavolo tentatore che cercava di alimentare tramite la rabbia il desiderio di muoverle violenza. Non aggiunse altro, scivolando con le sue burrose labbra vaginali lungo l'asse di carne fin quando la cappella di Febo separò le grandi labbra e indugiava contro il suo ingresso. Hilda espirò profondamente sentendosi ardere di desiderio. Non faceva sesso da troppo tempo e quella sensazione la stava già facendo godere senza nemmeno essere penetrata. Brividi intensi percorsero tutto il corpo e non riuscì più a resistere, lo voleva dentro di lei e se lo prese. Si sollevò quel tanto che bastava con i fianchi per indirizzarlo nella corretta posizione, infine si abbassò per sentirlo scorrere dentro di lei, senza fretta ma decisa, accogliendolo totalmente fino infondo, fino a sentire la cappella premere contro il collo dell'utero. Solo a quel punto Febo avrebbe visto in lei la fragilità di una donna, poiché le tremarono le gambe, la sua voce si distorse per un gemito di piacere, la vertigine la costrinse a fermarsi un momento, annaspando aria come se fosse stata stordita da una botta in testa.
     
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