Amore criminale

x Hyperion

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    Hilda cercò di guardarlo dritto negli occhi per poter leggere qualsiasi sfumatura delle sue emozioni, ma fu veramente difficile per Hilda riuscire a carpire qualcosa. Gabriel sapeva essere di ghiaccio in ogni occasione, credette quindi che essendo abbastanza tranquillo fosse andato tutto liscio e gli credette sul fatto che Selene stesse dormendo, e che era stato bravo a non farsi sentire. Certo a pensarci a mente lucida avrebbe ripensato al fatto che Selene non era una ragazza qualsiasi dopotutto, ma in quel momento credette che fosse andato tutto bene. Chissà magari Gabriel aveva usato tecniche particolari per silenzarsi e celare la sua presenza, magari era più abile di quanto si aspettasse. Non aveva idea di cosa aveva visto e trovato in casa sua, e sperò vivamente che non avesse curiosato nel suo pc. Quando le mani di Gabriel arrivarono al suo volto, Hilda lo guardò stupita non aspettandosi un gesto affettuoso da parte sua. Infatti poco dopo venne ampiamente delusa dal suo modo un poco brusco di piegarle il capo per controllare le sue ferite. Per un solo attimo aveva sperato di aver fatto breccia nel suo cuore, che sarebbe arrivato un momento dolcissimo fra loro due, ma non fu così. Ormai era quasi guarita del tutto, sulle parti in cui era ferita più gravemente erano rimasti dei lividi violacei che si sarebbero sbiaditi sicuramente durante la notte. Hilda spostò le mani dalle braccia ai polsi di Gabriel, tenendoglieli dolcemente ed invitandolo a lasciarla andare.
    Sto bene. Ho un potere basato sul sangue, il mio corpo sa cosa fare per guarire in fretta. Ricordati che nonostante il mio aspetto io sono pur sempre un vampiro. affermò con un tono dolce per fargli capire che apprezzava la sua apprensione ma che non doveva preoccuparsi.
    Ma se proprio insisti perché non mi dai un poco del tuo sangue? Così tornerei illesa presto. gli disse scherzando per alleggerire un pochino l'atmosfera. Un atteggiamento che a Selene dava sempre fastidio, il suo voler ostentare sempre e comunque un atmosfera leggera e serena, anche se nascondeva sofferenze e dolore. Altre persone invece potevano apprezzare poiché dava la sensazione che infondo Hilda pensasse sempre al prossimo e a non metterlo a disagio.
    Anche volendo non riuscirei proprio a dormire, ho troppe cose che mi frullano per la testa. Perché invece non parliamo del da farsi? gli chiese tentando di afferrare la sua mano, in un gesto simile a quello di una cara a mica che voleva fare confidenze. Fece in modo che le nocche dell'uomo le sfiorassero la curva dei seni, all'altezza del cuore per lasciarlo sembrare un gesto ingenuo e spontaneo. Infondo sul momento Gabriel rappresentava la sua ancora di salvezza non era strano che Hilda cercasse un contatto diretto con lui fra le loro mani.
    Questo posto, cos'è esattamente? Ci porti le tue amanti occasionali? Sembra un rifugio di emergenza. Sei stato nei guai in passato? cercò un contatto fra i loro sguardi, ostentando un velo di preoccupazione in esso. Era evidente che quello non era il suo appartamento ed il fatto che ci conservava una sacca di sangue lasciava intendere molto chiaramente che serviva per emergenze molto particolari. Nessuno si teneva in casa una sacca di sangue se non era un vampiro. Hilda capì che Gabriel non era un uomo semplice e che aveva un passato molto particolare. Le venne una gran voglia di conoscerlo meglio, di sapere di più sul suo conto.
     
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    Si era ripresa molto bene, a parte qualche livido il suo fisico era perfetto, strano anche per un vampiro, che forse Hilda celasse delle abilità misteriose e interessanti? Forse era per quello che la tenevano in catene, ben oltre la semplice perversione. Non rise, ma si concesse un sorriso ottimista quando Hilda gli chiese di bere il suo sangue, non era una buona idea e forse lei lo sapeva, ma apprezzava la sua volontà di stemperare un pochino la situazione.
    Temo dovrai farti bastare quello conservato, le mie abilità non mi rendono un grande donatore. Ma possiamo parlare, certo.
    Si sbagliava, e di molto anche. Hilda poteva sentire le sue vene pulsanti sotto la pelle, il cuore di Gabriel era rimasto calmo durante la sua operazione ma interagire con Selene lo aveva senz'altro messo sotto pressione, il suo sangue doveva essere ribollente, la sua energie quasi al culmine, lui neanche poteva rendersene conto mentre invece per Hilda era esattamente come se qualcuno stesse ostentando un pasto gustoso sotto il naso di un povero affamato. Distratto dai suoi pensieri, Gabriel non prestò molta attenzione a dove finirono le sue mani. Per un rude combattente come lui bastava già il contatto con le sue dita per gustarsi la sensazione di una carne morbida sulla propria pelle. Il contatto con Hilda era sempre piacevole e per questo non fece nulla per porvi un termine, lasciandosi trascinare da lei.
    Ci sono molte cose che non sai su di me Hilda, ed è meglio che sia così. L'unica cosa importante è che stai bene, questo rifugio serve per situazioni d'emergenza come questa. O almeno, serviva.
    Non poteva convincerla che non c'era qualcosa da nascondere, ma poteva traviarla facendole credere che si trattava di un passato oramai lontano. Darle le molliche di pane sbagliate da seguire era un ottimo modo per confondere le acque. Per evitare che si affaticasse, approfittò della stretta delle loro mani per accompagnarla verso il letto così da sedersi assieme a lei, non voleva che si affaticasse troppo.
    Ti va di raccontarmi com'è iniziata tutta questa storia? Vorrei sapere come sono andate di preciso le cose.
    Doveva scavare a fondo a quella faccenda, tra la versione di Hilda e la decrittazione di quei dati prelevati dal suo computer confidava di scoprire le informazioni chiave di quella storia.
     
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    Vederlo sorridere in quel modo dolce fu una stilettata per il cuore di Hilda che dovette sforzarsi moltissimo per nascondere la sua gioia ed impedirsi di squittire, anche se nel suo cervello una vocina sembrava dirle quanto fosse bello quando sorrideva. Quella gioia venne uccisa da una espressione disgustata quando Gabriel le disse che avrebbe dovuto accontentarsi del sangue conservato, facendo un pochino il ritroso, non accorgendosi che in quel modo invece non faceva che aumentare la voglia di Hilda di conquistarsi un assaggio dell'uomo. Percepiva perfettamente l'odore del suo sangue, e sapeva che probabilmente era pieno di endorfine in corpo dato che si era intrufolato in casa sua di nascosto. Doveva aver fatto dei sforzi fisici e quindi sapeva che in quel preciso momento Gabriel era sicuramente più delizioso del solito. Dovette mordersi il labbro inferiore per calmare la tentazione di disobbedire e tentare lo stesso un morso su quel collo virile.
    Ma cosa dici mai? Il sangue è pur sempre sangue, non sottovalutare la razza dei vampiri. affermò scherzosamente. Intanto si deliziò nel vedere che non si ritirò dal contatto fisico con lei e si lasciò guidare volentieri verso il letto su cui si sedettero, e dove lei ovviamente non mollò la presa dalla mano dell'uomo, tenendosela con il polso poggiato sulle cosce, mentre con l'altra mano gli carezzava dolcemente l'avambraccio, senza malizia, solo un gesto rilassante per sentirlo vicino. In un certo senso poteva sembrare quasi una cucciola spaventata che voleva rimanere il più vicino possibile alla madre per farsi proteggere. Gabriel non volle dirle cosa fosse quel posto, lasciandole però intendere che in effetti c'erano molte cose che non poteva sapere di lui e che preferiva tacerle. Le fece intuire che quel posto lo aveva usato spesso in passato, dipingendole un'immagine misteriosa di lui. Per un attimo si chiese se la scelta di insegnare non fosse stato per lui un modo per voler "risarcire" qualche colpa commessa. Inutile dire quanto a quel punto Hilda si sentisse intrigata da lui. Gli sorrise con infinita dolcezza, non riuscendo proprio a nascondere uno sguardo colmo di ammirazione.
    Avevo intuito che non fossi un uomo comune, ma non avrei mai immaginato che avessi un passato burrascoso sai? commentò con un tono di voce dolce, cercando di sembrare comprensiva sul fatto che non volesse dirle molto su di sé. Gabriel poi giustamente le chiese di fare chiarezza su quella situazione difficile in cui si era cacciata. Hilda sospirò e guardò verso il basso un punto vuoto davanti ai suoi piedi. Sapeva già cosa dirgli e raccolse le idee con calma.
    Uhm vediamo... forse devo raccontarti dall'inizio per farti capire. Ho conosciuto Oboro quando iniziai a lavorare alla Sapienza. E' stata lei ad farmi da guida e dirmi come funzionavano le cose. iniziò a raccontare iniziando a giocherellare con le dita di Gabriel, avvicinandosi un poco a lui con tutto il corpo.
    Diventammo subito amiche, lei all'inizio era gentile, fantastica, mi trovavo molto bene con lei, troppo bene... Le cose iniziarono a farsi strane, diventammo sempre più intime ed un giorno ubriache ci baciammo, da quel bacio tutto sfociò in una relazione passionale. Io beh di solito preferisco gli uomini, ma con lei... era tutto diverso. fece una piccola pausa, ma da quel dettaglio Gabriel avrebbe potuto capire che quando le aveva viste assieme, mentre Oboro la stuprava, non era poi così strano che Hilda in un certo senso si facesse domare in quel modo e che il suo corpo reagiva spontaneamente alle attenzioni della donna poiché magari lei conosceva molto bene i suoi punti deboli.
    Io non volevo che si venisse a sapere, anche se ci siamo evoluti tecnologicamente, non lo siamo ancora molto come società. Non voleva creare pettegolezzi a scuola ed in effetti non me la sentivo di avere una relazione seria con lei. Per me era un'amica, anche se lei era davvero brava a farmi cedere in tentazione. Insomma non scendo nei particolari diciamo che la nostra relazione era complicata. Volevo smettere e tornare ad essere normali amiche con lei, ma non ci riuscivo. Non volevo che soffrisse e non riuscivo a dirglielo chiaramente finendo in un circolo vizioso che sembrava infinito. Poi... fece una pausa un pizzico più lunga, deglutendo saliva, intrecciò le dita con lui stringendo la presa in cerca di un sostegno da parte sua.
    Ho scoperto che faceva parte di un culto religioso strano, non so se ne hai mai sentito parlare del culto delle lanterne? Ne rimasi molto sorpresa soprattutto dopo aver sentito le notizie sul telegiornale di quel terrorista, Vidoq. Proprio in quel periodo in cui scoprì questa cosa successe qualcosa di strano: un'amica di Selene scomparve senza lasciare traccia. All'inizio si pensava che fosse scappata di casa o qualcosa del genere, Selene però mi assicurò che non aveva senso, era preoccupata per lei dicendomi che era sicura che le fosse successo qualcosa di brutto. La sua amica era una nostra studentessa, così iniziai ad indagare per conto mio e scoprii che l'ultima persona con cui l'avevano vista era proprio Oboro. sospirò di nuovo con un aria sconfitta, poggiando la testa sulla spalla dell'uomo.
    Le chiesi spiegazioni, litigammo furiosamente, non ricordo nemmeno cosa ci siamo detti di preciso, ma quella volta preoccupata che potessero avvicinarsi anche a Selene e farle qualcosa di strano le dissi cosa provavo davvero, la accusai di essere una deviata. Insomma ci fu una rottura e da quel momento Oboro mi ha mostrato la sua vera faccia. Da lì le cose sono precipitate sempre di più e adesso... adesso... tremò, poi recitando un impeto di paura e di frustrazione sciolse le mani solo per poter abbracciare l'uomo e stringersi a lui con tutto il corpo, facendogli sentire quanto fosse morbido il suo seno premuto contro il suo petto. Il naso era poggiato contro il suo collo dove nascondeva la sua espressione, fingendosi fragile e spaventata.
    Gabriel ho paura, io non so più che cosa posso fare. si aggrappò a lui, stringendo la maglia fra le dita, godendosi il corpo saldo dell'uomo contro il suo.
     
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    Hilda era molto comprensiva e il suo tocco dolce, amichevole, era una sensazione molto strana per Gabriel. Aveva condiviso momenti romantici in passato, eppure da tempo gli mancavano, forse per colpa del suo lavoro o per altre mancanze, era sempre molto difficile focalizzarsi sulle piccole cose, dando importanza piuttosto al quadro generale più ampio. Non aveva mai dato la colpa a nessuno, né a sé stesso né a sua moglie, ma in momenti come quelli ne sentiva la mancanza. Una sensazione strana che dovette scacciare dalla mente per concentrarsi su ciò che era davvero importante a quel punto. Il suo sentimento passionale non era mal riposto in ogni caso, era come se ne avesse sentito l'odore nell'aria e quando Hilda iniziò a raccontare ne ebbe la conferma: aveva intrattenuto una relazione romantica con quella donna chiamata Oboro e si erano avvicinate moltissimo da quando avevano iniziato a lavorare assieme. Ma proprio quel legame si era trasformato in qualcosa di fatale, in più sensi: Hilda non era solo vittima di un ricatto, ma di un sentimento forte e passionale, forse quelle pratiche non le erano nemmeno tanto estranee visto che essendo un vampiro poteva osare con le ferite, era il ricatto a tenerla in bilico e probabilmente senza d esso la cosa non sarebbe stata poi così strana. Almeno questo fu il primo pensiero di Gabriel mentre la sentiva raccontare e non osava interromperla nemmeno con il respiro, rimanendo in silenzio e fissandola dritta negli occhi. La storia divenne molto più strana quando Hilda iniziò a scendere nei dettagli: una ragazza scomparsa, un culto legato a Vidocq, la reazione estrema di Oboro... erano tutte cose collegate ovviamente, e adesso Gabriel riusciva a scorgere un sentiero da percorrere. Voleva rassicurarla lasciandole intendere che quelle erano informazioni preziose, ma Hilda fu più veloce e si strinse a lui, abbracciandolo dopo aver trovato rifugio sulla sua spalla, cogliendolo di sorpresa ma non impreparato, visto che l'agente sotto copertura ricambiò subito il gesto, cingendole delicatamente e lentamente le forti braccia intorno al corpo, per stringerla a sé e donarle un pò di sollievo.
    Non deve essere stato facile per te, non solo la terribile esperienza ma anche ad opera di qualcuno che credevi vicino, un'amica... mi dispiace che si andata così ma non devi fartene una colpa, come potevi immaginare cosa ci fosse sotto...?
    Già ma cosa c'era veramente sotto? I vertici della Sapienza si erano schierati aspramente contro Vidocq e anche se Carnovash aveva ammesso chiaramente di far parte del culto delle Lanterne, aveva anche definito molto bene quanto fossero diverse le correnti che lo caratterizzavano. Le prove erano schiaccianti e il contributo della Sapienza e delle lanterne "buone" nelle indagini contro Vidocq erano inequivocabili. Le possibilità quindi erano molte... forse Oboro era una spia delle lanterne "malvagie", un lupo vestito da agnello, oppure c'era molto di peggio sotto. Di solito quando scompaiono persone e c'è di mezzo un culto il motivo è sempre qualche losco obbiettivo finale e Dio solo sa cosa si può fare con tanto sangue e perversione. A quel punto anche Gabriel era sinceramente preoccupato sia per Hilda che per sua sorella, non poteva permettersi alcun tipo di errore, soprattutto perdere tempo. Portò una mano, la sinistra, sulla nuca di Hilda, carezzandole i capelli dal basso verso l'alto per darle un minimo di sollievo. Era freddo e calcolatore, ma pur sempre umano.
    Si risolverà, comunque, te lo prometto. Se devono agire nell'ombra è perché temono qualcosa, e quando scoprirò cosa tu e Selene sarete al sicuro. Fidati di me, ti chiedo solo di essere forte abbastanza da resistere fino alla fine.
    Non smise di abbracciarla, non solo perché sentiva di doverla consolare, ma perché in quel momento il contatto con Hilda era davvero bello, una sensazione di calore unica derivato dalla sua carne attivata per poter ricostruire le ferite subite, e dalla morbidezza delle sue forme semplicemente mozzafiato. Gabriel non era cieco, sapeva quanto Hilda fosse bella, non si meravigliava quindi che Oboro fosse impazzita all'idea di perderla...
     
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    Mentre raccontava quella storia, si ritrovò a pensare che sarebbe stato magnifico vivere davvero una situazione del genere sulla propria pelle e soffrire le pene dell'inferno così da rendere quel momento con Gabriel preziosissimo. Non che non lo fosse in quel momento, quando sentì le braccia di Gabriel cingerla la gioia infiammò il suo cuore. Sì Thresh aveva perfettamente ragione, non aveva senso fossilizzarsi su una unica cosa come la scomparsa di Dorian. Gabriel era lì con lei, aveva deciso di mettersi a rischio pur di aiutarla. Ed anche se lui aveva parlato di giustizia, e del fatto che non poteva di certo lasciarla da sola in una situazione così difficile, per lei valeva tantissimo. Quasi come una sorta di dichiarazione d'amore, anche se era perfettamente consapevole che non doveva confondere le due cose: Gabriel non era suo, non ancora. Invidiò ferocemente la moglie di Gabriel perché era la donna che lui aveva scelto, perché era colei che considerava degna di essere una sua compagna. Ecco perché strinse Gabriel ancora più forte a sé, carezzando con le mani la sua ampia schiena, inspirando a pieni polmoni il suo profumo che le diede subito alla testa. Gabriel fu dolce, le sue parole di incoraggiamento le fecero palpitare il cuore più forte. Si chiese dove diamine fosse stato tutto quel tempo, perché non aveva conosciuto prima un uomo come lui. Era chiaro da ciò che disse che voleva proteggere e salvare sia lei che sua sorella, era un vero e proprio paladino della giustizia. Simile a quel ragazzo di cui si era invaghita Oboro e Palladia, ne aveva sentito parlare, ma mai si sarebbe immaginata di poter avere anche lei la fortuna di conoscere qualcuno di così speciale.
    Oh Gabriel... si commosse per la promessa così impegnativa che le aveva fatto. Gabriel poteva sentirlo che aveva iniziato a versare calde lacrime dal viso, il suo respiro accelerato per i piccolissimi singhiozzi. Iniziò a dargli tanti piccoli baci sul collo, sentendosi sempre più tentata di saggiare quella pelle meravigliosa e sentire magari il sapore del suo sangue, e probabilmente in un contesto diverso avrebbe anche osato provarci, ma in quel momento i suoi baci erano piccoli gesti di gratitudine verso un animo così coraggioso.
    Se mi starai vicino... io posso tutto... le labbra si spostarono dal collo verso la linea della mascella e poi sulla guancia scivolando sempre più vicino alla sua bocca, ed infine Hilda si lasciò trasportare totalmente dal suo bisogno di baciarlo ancora. Questa volta non nascose affatto la sua passione galoppante per lui, non si rese nemmeno conto che aveva influenzato quel bacio con la sua natura eromantica, ormai le veniva automatico farlo per non trovare labbra serrate che la rifiutavano. Lo usava per fare breccia nelle labbra del suo amante e arrivare ad un tocco deciso fra le loro lingue, dove il contatto sarebbe stata un'altra iniziezione di energia eromantica che avrebbe reso il bacio irresistibile.
     
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    Calde lacrime scesero sulle guance di Hilda, Gabriel la strinse quindi più forte per dargli tutto il suo sostegno, era un momento difficile quindi non se la sentì di respingerla né quando l'abbraccio si dilungò oltre il necessario, né quando iniziò a baciarlo sul collo. Era piacevole, certo, ma di solito non avrebbe mai approfittato della fragilità di qualcuno per approfittare di lei, specialmente in una situazione del genere. Ma forse Hilda ne aveva bisogno, quindi la lasciò fare, continuando a stringerla a sé, facendole sentire il proprio respiro caldo sulla pelle e le mani che delicatamente la accarezzavano con fare affettuoso. Forse Hilda si sentiva sola anche perché non aveva solo perso il terreno sotto i piedi per via di una realtà sconvolgente, ma aveva anche perso qualcuno che poteva amare, pertanto risultava confusa più che mai. Magari aveva bisogno dell'affetto di qualcuno, e quando sentì le sue labbra avvicinarsi alla propria bocca, Gabriel tentennò. Normalmente si sarebbe fermato a quel punto: un conto era cedere alla furia delle sue nanomacchine, spesso dannose e incontrollabili, un conto era cedere del tutto ad una lussuria sfrenata e incontrollata, questo non era assolutamente da lui. Ma c'era qualcosa di magnetico nella sua bocca, qualcosa che l'eromanzia stessa non gli permetteva di capire, e che lo portò a desiderare ardentemente quel bacio. Schiuse le labbra, lentamente, ritrovandosi ad incrociarle con le sue, e subito la strinse più forte a sé, sciogliendo la lingua contro quella di Hilda per abbandonarsi ad un caldo e sensuale bacio. Fu lento, paziente, un bacio affettuoso, caldissimo perché nemmeno lui era indifferente alla bellezza di Hilda, capace di trattenersi solo grazie al suo smisurato autocontrollo. Il bacio era bellissimo, intenso, lui stesso sentiva il proprio petto stringersi e il corpo diventare più caldo, come se dovesse ardere per lei, non si sarebbe mai privato di una cosa del genere, ma era più forte di lui. La baciò ancora e ancora, passionale come non mai, ma rendendosi conto di ciò che stava diventando, quanto duro stava diventando, esitò. Fu quello il campanello d'allarme: un'erezione caldissima e marmorea, irresistibile, che si accese sotto i colpi di quel bacio e che agì esattamente come una doccia fredda, un allarme che non poteva ignorare. Chiuse gli occhi, serrò le labbra dandole un altro piccolo bacio per poi allontanarsi lentamente da lei, chinando il capo per creare distanza tra le loro bocche fronte contro fronte.
    Dovrei riportati a casa... Selene era preoccupata per te... e tu hai bisogno di stare con qualcuno che ti ama...
    Quella era la giusta soluzione: non lui che cedeva alla lussuria e approfittava di lei. Hilda aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino, che l'abbracciasse e che le dicesse quanto l'amava davvero, in maniera pura e spontanea, ma quello non poteva essere Gabriel, non doveva. Le cose si sarebbero fatte troppo complicate in quel caso. Selene era la persona che doveva starle al fianco, e lei doveva stare al fianco di sua sorella. Era giusto così.
     
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    Se Hilda avesse potuto leggere nel suo pensiero, si sarebbe innamorata ancora più perdutamente di lui, sapere che non voleva aprofittarsi di lei, nonostante la forte tentazione, scoprire il suo nobile animo le avrebbe fatto perdere la testa. In quel momento però era totalmente rapita dalle labbra di Gabriel, dal tocco della sua lingua e dalla passione con cui si stavano scambiando quel bacio che diventava sempre più coinvolgente. Hilda stava amando il modo in cui le loro labbra e le loro lingue si stavano intrecciando, si stava eccitando sempre di più ed il suo corpo lo dimostrava con i capezzoli turgidi ed un tenue rossore che si diffuse sulle guance. Hilda si sentì felice perché non baciava in quel modo da tantissimo tempo, ritrovando in lui l'amore che aveva perduto. Sentiva chiaramente il calore di Gabriel aumentare, il suo respiro mutare leggermente poiché si stava eccitando e dio solo sapeva quanto Hilda avesse desiderato andare fino in fondo, fare l'amore con lui su quel letto fino a sfinirlo totalmente. Tuttavia le sue voglie non sarebbero state appagate, poiché ad un certo punto le labbra di Gabriel si serrarono, rallentando il bacio fino ad interromperlo, lasciando Hilda boccheggiante e più affamata che mai. Poggiandosi fronte contro fronte, Hilda adocchiò il bozzo sui pantaloni di Gabriel farsi più grande, dopotutto ci aveva sperato con tutto il cuore, ma le parole che le disse ruppero totalmente l'incanto del momento. Era sicurissima che prima Gabriel le avesse detto che era andato tutto bene e che sua sorella stava dormendo. Adesso invece le disse che era preoccupata per lei e che doveva stare assieme a qualcuno che amava. Fu una doppia stilettata di dolore al suo cuore perché era evidente che glielo stava dicendo per farle capire che non provava gli stessi sentimenti che provava lei. Ma c'era qualcosa di più importante ovvero che le aveva mentito. Non sapeva se lo avesse fatto per farla stare più tranquilla, ma sapere che Selene lo aveva visto e che ci aveva interagito la agitò: cosa le aveva detto? Si allontanò da lui guardandolo negli occhi sorpresa, poi allarmata. Sentì il sangue irrorarle le orecchie mentre cercava in tutti i modi di trovare la concentrazione e calarsi totalmente nella parte. La sua agitazione era reale poiché non sapeva come avrebbe potuto prendere la cosa Selene, fra loro non correva buon sangue e temeva che lei avesse detto qualcosa di strano a Gabriel. Quell'uomo le stava nascondendo moltissime cose e doveva agire di astuzia. Scivolò via da lui come se Hilda si fosse appena accorta di qualcosa di terribile su di lui.
    Avevi detto che dormiva... affermò per poi alzarsi in piedi e allontanarsi di un piccolo passo dal letto, guardando verso un punto vuoto della stanza, mentre una mano si stringeva al petto. Fece una piccola pausa, e non avrebbe ascoltato le scuse che Gabriel avrebbe potuto inventarsi per giustificare ciò che aveva detto. In quel momento ad Hilda venne l'idea geniale di continuare a stare nel proprio ruolo. Si mostrò sempre più agitata e sconvolta.
    Che stupida! fece parlando fra sé e sé, poi si voltò verso di lui e lo guardò con rabbia.
    Sei sua complice non è così? Ma certo... avrei dovuto capirlo! si allontanò di qualche altro passo all'indietro, portandosi le mani sul volto, asciugandosi la saliva che le era rimasta sulle labbra dal bacio che si erano appena scambiati.
    Sei venuto a scuola proprio quando le cose erano diventate più strane... Che coincidenza poi che il nuovo professore fosse proprio così... come te. lo indicò con un gesto della mano come a voler dire che il suo aspetto fosse stato scelto appositamente.
    Che razza di tortura è mai questa? Fingi di volermi salvare dalle sue grinfie quando in realtà state solo giocando con me? Pensavo fosse una coincidenza ma mi stavi aspettando per non farmi crepare vero? iniziò a respirare in modo molto più affannato, iniziò ad andare nel panico, mostrando i suoi occhi allargati e la paura in essi.
    Che stupida! Non esistono gli eroi, era strano che tu volessi infilarti in una situazione così complicata! Era ovvio ma io ci sono cascata come la più stupida delle stupide! mentre urlava quelle frasi sconvolta, sulle corna si addensò molta energia che poco dopo formarono due cuspidi scarlatte che sarebbero partiti verso Gabriel.
     
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    Era dolorosa l'idea di doversi separare da quel bacio, ma era giusto così. Non poteva permettersi errori né debolezze, era per il suo bene e per il bene della missione. Ma tanto era preso da quei sentimenti che non si rese conto di aver commesso un gravissimo errore, mescolando la menzogna con la realtà perché in quel momento pensava più al suo bene che alla buona riuscita della missione, e gli si gelò il sangue nelle vene nel capire quanto grande era stato il passo falso che aveva fatto. i suoi occhi si sgranarono quando la vampira lo scacciò, ma per il bene della situazione e per non far crollare davvero ogni cosa cercò di mantenere la calma e di non mostrare nulla sul suo volto, neanche i sensi di colpa, mostrandosi sorpreso.
    No Hilda non intendevo questo!
    Cercò di giustificarsi, di ritrattare, di cambiare la sua versione, ma la donna non gli concesse tempo e oltre a capire l'inganno iniziò a pensarci sopra un pò troppo, fantasticando in malo modo sulla sua situazione. Era sconvolto, ovvio che non pensasse lucidamente, ma non poteva di certo permetterle di andare fino in fondo, doveva sistemare le cose e subito. Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Gabriel la vide accendersi di un'energia perversa a partire dalle sue corna, e istintivamente la sua armatura si attivò, pronto a proteggerla. Non poteva immaginare ovviamente che quella corazza non avrebbe potuto niente sotto i suoi colpi, ma quando venne colpito era già troppo tardi. Le cuspidi lo colpirono sul petto corazzato, anche se poteva sentire l'energia di Hilda che gli attraversava il corpo Gabriel vide i cristalli formarsi sulla corazza, e pensò di essere riuscito ad arginare il colpo. La corazza poi si dissipò, prima sul volto e proprio mentre cercava di avvicinarsi anche a lei si smaterializzò anche dal petto. Grave errore, visto che nel farlo frantumò i cristalli innescando il potere di Hilda e smorzandogli il fiato in gola. In quel momenti Gabriel stava cercando di parlare ma non riuscì a finire la frase né ad allungare la mano verso di lei, visto che i cristalli spezzati andarono subito ad incidere sul suo corpo e sulla sua mente. Le nanomacchine impazzirono di colpo e Gabriel crollò a terra mentre il suo fisico diventava sempre più rosso, le vene si gonfiavano e la sua erezione cresceva a dismisura, visto che l'energia perversa di Hilda era inarrestabile per lui, soprattutto se andava ad eccitare le sue nanomacchine. Con gli occhi rossi chiaramente sconvolto, e con lo sguardo colpevole, Gabriel iniziò a supplicarla dalla posizione inginocchiata in cui si trovava.
    Ti prego... non è come credi... io voglio aiutarti... te lo giuro Hilda...
    A quel punto era in balia del fato, non poteva fare nulla se non sperare che Hilda tornasse sui suoi passi, che capisse quanto era stata precipitosa e che lo perdonasse per quel piccolo errore, non c'era altro modo. Senza un colpo di fortuna, la sua missione rischiava di fallire miseramente.
     
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    Reagire in quel modo, sapendo benissimo che era innocente era crudele da parte di Hilda, ma sapeva di doverlo fare, per poter suscitare in lui forti emozioni, per solleticare il suo inconscio che avrebbe dovuto iniziare a pensare di non voler perdere ciò che era riuscito a conquistare poco prima. Instillando in lui quindi la paura di aver perso tutto dopo una grande fatica. Vederlo sbiancare fu un brivido di piacere che attraversò la colonna vertebrale, e per sua fortuna poteva dissimulare alla perfezione quel sentimento contorto con l'agitazione. Gabriel cercò di dirle che non era ciò che intendeva dire, ma era ovvio che non era la verità: Hilda sapeva riconoscere certe bugie dette a fin di bene ed altre dette per ingannare. Hilda intuiva perfettamente che Gabriel le aveva mentito per non farla preoccupare, ma non poteva fare a meno di sentirsi in ansia per ciò che era potuto succedere fra Selene e Gabriel. Dopo che le sue cuspidi scarlatte partirono e lo vide coprirsi della sua corazza, pronto a difendersi, si morse il labbro inferiore in ansia. Le cuspidi riuscirono a colpirlo ed a formare i cristalli eromantici che poco dopo si ruppero. Probabilmente erano state le sue nanomacchine ad agire svelando in quel modo un terribile segreto del suo potere. Il corpo dell'uomo reagì in modo strano, facendo intuire ad Hilda che le nanomacchine della sua corazza non erano poi sotto il suo totale controllo. Vederlo in ginocchio davanti a lei con l'erezione che esplose in modo innaturale perfino per i suoi standard, la colpì come un pugno in pieno stomaco. Gli stava facendo del male in un certo senso e ciò stava facendo stare male pure lei, avviando un circolo vizioso masochistico per cui desiderò emozioni ancora più forti.
    Se mi sbaglio... fece agitata, zittendosi per smorzare un nodo alla gola. Si avvicinò a lui inginocchiandosi davanti per essere faccia a faccia, lo afferrò per le braccia, strattonandolo come se avesse voluto strappargli fuori la verità.
    Allora perché? Perché vuoi aiutarmi? Perché metterti in pericolo per una buona a nulla come me? strinse con violenza le mani, e cercò di spintonarlo all'indietro, fingendo di volersi imporre fisicamente su di lui, in cerca disperata di una risposta, quando in realtà sperava invece magari di cadere per terra insieme e finire di nuovo a contatto uno con l'altro fisicamente.
    Voglio la verità! Non potete farmi questo! Se tu sei il suo burattino... se tu... se tu mi stai ingannando... io... non ce la farò... man mano che parlava altre lacrime rigarono il suo viso, singhiozzava ad ogni pausa. Una persona lucida dopo aver considerato l'ipotesi di essere nelle mani del nemico sarebbe dovuta fuggire, ma nel caso di Hilda, era molto più complicato poiché aveva bisogno di una speranza, di un vero aiuto che pensava di avere da parte di Gabriel, quindi il suo chiedere la verità era psicologicamente giustificato dal fatto che la speranza non era morta del tutto e che sperava di sentire qualcosa di positivo. Si mostrò frustrata, disperata, sconvolta rabbiosa, sollevò un pugno e cercò di colpirlo sul petto.
    Non fatemi anche questo! urlò disperata. Se Gabriel non avesse reagito avrebbe continuato a picchiarlo con pugni contro il petto, le spalle, ed avrebbe continuato magari arrivando anche ad aggredirlo per morderlo.
     
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    Rimase con le braccia strette tra di loro, non perché avesse paura, non perché fosse indifeso, ma perché temeva che alzando un solo dito contro di lei avrebbe ceduto una volta per tutte ai suoi istinti e questo non poteva farlo. Non dopo quello che Hilda aveva passato, non dopo le menzogne che aveva pronunciato, non era da lui, non sarebbe stato capace di conviverci. Le dita quindi si stringevano alle sue braccia mentre la vampira lo strattonava, come se si fosse costruito da solo una camicia di forza per trattenersi, non riusciva a capire come mai il suo potere fosse andato in tilt per così poco, ma dava la colpa unicamente alla sua emotività. Si era lasciato coinvolgere troppo e questo era il risultato. Nel concentrarsi unicamente sulle braccia e le spalle, Gabriel crollò all'indietro quando Hilda iniziò a strattonarlo, lasciandosi soverchiare da lei che a causa di quelle emozioni forti rivelò di avere una forza non indifferente, capace di spostare perfino un uomo massiccio come lui. La vampira si ritrovò quindi a cavalcioni su di lui, intento a picchiarlo per la disperazione, ma nessun colpo faceva male quanto il bacino di Hilda che si sfregava inevitabilmente contro l'indifesa erezione dell'agente, marmorea e incredibilmente sensibile in quel momento. Non riusciva a parlare perché sentiva troppo in gola: grida di frustrazione, gemiti di piacere, urli di rabbia incontrollata. Non voleva deluderla, né voleva farle del male... voleva solo salvarla maledizione.
    Perché se non ti salvo io... chi lo farà?
    Parlava a denti stretti, disperato, doveva risponderle ed essere convincente prima che cercasse anche di morderlo. Se era forte come sembrava Dio solo sa cosa rischiava, certo le sue nanomacchine potevano proteggerlo ma non voleva combattere con lei, né rispondere con la violenza. Voleva farlo con le parole e con i suoi sentimenti. Il cuore di Gabriel a quel punto pompava con tutta la forza che aveva, rendendo evidentissime le sue vene, riempiendole di sangue bollente reso ancora più invitante dall'energia instabile che alimentava il suo potere.
    Sono scomparse troppe persone dietro le porte di quella scuola... e nessuno le ha aiutate! Non voglio che tu o Selene diventiate altri numeri senza un volto... io voglio salvarvi! Mettere fine a tutto questo! E' la mia giustizia e non sono disposto a barattarla per nessun burattinaio, Hilda! Credimi maledizione!
     
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    Hilda si era lasciata andare totalmente alla recita, emulando emozioni forti che in passato era riuscita a vivere sebbene in modo differente, ma che conosceva. Era molto attenta alle reazioni di Gabriel e vederlo stringersi in se stesso per impedirsi di alzare anche solo un dito su di lei la emozionò tantissimo. Non riusciva a crederci, chiunque avrebbe almeno cercato di afferrarle i polsi per fermarla, invece si lasciava picchiare, lottando con se stesso per non reagire ad Hilda che era sconvolta. Era sempre più evidente che Gabriel aveva vissuto situazioni abbastanza pesanti in passato. Riusciva a manternere il controllo su se stesso, nonostante fosse stato influenzato dal suo potere. Vedeva nei suoi occhi la frustrazione perché non gli credeva, voleva fare qualcosa ma aveva paura di sbagliare. Hilda voleva conoscere di più il suo cuore, sapere cosa lo aveva forgiato in quel modo. Con lo spintone finirono di nuovo a terra, lei a cavaclioni su Gabriel, percepiva perfettamente attraverso i sottili pantaloncini l'erezione marmorea dell'agente che premeva contro di lei. Era enorme, caldo, impossibile da ignorare. Hilda ovviamente non fece proprio nulla per non premersi addosso a lui, o tenersi lontana da quella parte del corpo, anzi proprio tutto l'inverso. Strinse le cosce attorno ai suoi fianchi in modo ferreo per bloccarlo sotto di lei, il monte di venere si premeva contro il bozzo, e finiva inevitabilmente con lo sfregarsi appena ad ogni schiaffo e pugno che gli dava. La sua risposta immediata la colpì come un pugno nello stomaco: se non era lui a salvarla chi poteva? Forse poco convincente per una donna sconvolta che pensava di essere stata ingannata, ma che la spinse ad esitare un momento. Le fece capire che Gabriel sapeva di altre scomparse in quella scuola, che non era un caso che fosse lì. Un piccolo indizio importante ma che le fece capire che forse dopotutto nemmeno Gabriel era chi diceva di essere.
    Provamelo! Hilda era piena di adrenalina, il suo cuore batteva forte, aveva anche attivato il potere riattivando i suoi circuiti energetici ed i suoi istinti di vampirio. Hilda voleva un pegno in quel momento, simboleggiato da quel morso che voleva dargli. Sommato al suo voler conoscere più affondo l'uomo, non riuscì a frenarsi, lo afferrò per la maglia e si calò con la bocca sul suo collo. Nel tragitto Gabriel avrebbe potuto vedere i suoi occhi cambiare, i canini affilarsi. Il richiamo di quelle venne divenne irresistibile, dopotutto non aveva ancora avuto un buon pasto, e quelle vene gonfie di energia furono impossibili da ignorare. Irradiò i denti di energia per assicurarsi di poter affondare i denti, aveva visto come le sue cuspidi avevano trapassato la corazza, e se si fosse protetto con la corazza, magari irradiando i denti con il suo potere poteva arrivare lo stesso a ferirlo per saggiare il suo sangue. Avrebbe bevuto un lungo sorso che le avrebbe strappato un verso di profondo godimento dovuto non solo al sapore fresco e caldo di sangue, ma anche dal piccolo ponte che avrebbe potuto creare con il suo cuore. Da quando era stata vampirizzata, aveva ricevuto il dono di poter sentire tramite il sangue l'anima delle sue vittime. Non tutti i vampiri erano in grado di farlo, ma lei avrebbe potuto scorgere un frammento della sua anima, vedere qualcosa di lui più profondo, magari il dolore che lo aveva tormentato in passato; i suoi più profondi desideri o qualcosa di ancestrale legato alla sua anima. Si sarebbe immersa totalmente nella visione che avrebbe avuto, e quando il viaggio sarebbe terminato, si sarebbe sollevata bruscamente con il busto sollevando il volto verso il tetto, annaspando aria come se fosse riemersa dalle profondità marine. Ansante, ubriaca di sangue, le nanomacchine di Gabriel avrebbero influenzato i suoi istinti più bassi e feroci, mentre ogni livido sul suo corpo svanì totalmente dandole di nuovo quell'aria sana e luminosa di sempre.
     
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    Era una situazione terrificante per lui, quella: non aveva modo di opporsi per timore di diventare violento, non poteva stare zitto perché aveva bisogno di convincerla ma al contempo sentiva che ogni sillaba pronunciata per errore poteva tradirlo, rivelare dettagli importanti, farlo cadere in errori madornali. Come se non bastasse, in tutto questo c'era anche quella marmorea eccitazione, impossibile da nascondere o fermare, ma come poteva cedere ad un istinto del genere proprio con Hilda, dopo tutto quello che aveva passato? Se un demonio avesse mai pensato a come creare un inferno per il povero agente, sarebbe stato senza dubbio qualcosa di simile. Quando Hilda gli chiese di dare una dimostrazione delle sue parole, l'agente si fermò di colpo sgranando gli occhi e fissandola terrorizzato. Non perché avesse paura di lei, ma perché aveva capito immediatamente cosa Hilda volesse fare, e nello stato in cui si trovava la vampira era pressoché normale che volesse una prova del genere: non si trattava di certo di un momento o di una richiesta ragionevole, ma dettata puramente dall'istinto. Per un attimo, quella possibilità la valutò sul serio: poteva lasciarle sbirciare nella sua anima, sentire il suo sangue, così che capisse tutta la verità, che scoprisse quali erano i segreti di Gabriel. Lì non ci sarebbero stati più dubbi, non avrebbe avuto più riserve per lei, ma sarebbe stata anche doppiamente in pericolo. E come se no bastasse, se entrava in contatto con le sue nanomacchine, se le eccitava più di quanto non fossero già esaltate in quel momento, di sicuro non avrebbe trovato il modo di trattenersi.
    No... no no... non così...
    Vide i suoi occhi cambiare, i suoi canini farsi feroci, il cuore prese a pulsare come non mai, il terrore di perdere ogni cosa, di fallire, di gettare all'aria ogni progresso, di spezzare il legame con lei, di perderla perché le aveva mentito. Tutto assieme in un singolo istante, poi i suoi muscoli si irrigidirono e l'afferrarono per le bracci, con tutta la forza che aveva. L'armatura si attivò, solo parzialmente per via delle cuspidi di Hilda, ma bastarono per creare le due braccia bonus e una parte del suo elmo che gli diede un aspetto semplicemente mostruoso, e accompagnò quelle ultime parole come un ruggito, più che una negazione.
    HO DETTO DI NO!
    La scagliò via con tutta la forza che aveva in corpo, allontanandola dal suo collo per impedirle anche solo di sfiorarlo. Ansante, si rialzò lentamente da quella posizione, ancora eccitato a morte, col cuore a mille e con l'armatura che si apriva e si chiudeva come se non riuscisse in alcun modo a controllarsi. Le sfumature cromate e metalliche in quel momento divennero nere, più simili a carapace che non una lega metallica elegante, i suoi occhi apparivano sgranati e stralunati, con le pupille che somigliavano più a quelle di un'animale, un rospo o forse una capra, più che quelle di un essere umano. Ansimava e sbavava forte, ma non rimase in quello stato per molto. Si portò una mano sulla bocce e l'armatura si ritirò rapidamente, riportandolo alla "normalità" anche se la sua pelle era ancora arrossata e i suoi occhi gonfi. Scosse il capo, mortificato, deciso a farsi da parte.
    Non così...
    Le diede le spalle e uscì dal luogo sicuro come un fulmine, sbattendo la porta alle sue spalle e riprendendo ad ansimare per tutto il tragitto fino alla sua auto. Era stata una mossa sbagliata, folle, malfatta, ma estremamente pensata. Non poteva permetterle di farlo, sarebbe stato troppo per entrambi. In quel momento la missione e la sua salvezza valevano di più. Se doveva sacrificare il legame con lei l'avrebbe fatto, non poteva farci niente, coinvolgerla oltre significava farle correre troppi rischi, sia a lei che a sé stesso. Si ritrovò a colpire il volante dell'auto con le mani e la testa, frustrato, perché sentiva di aver trovato qualcosa di speciale, perché quel legame per lui era importante, ma non poteva sacrificare ogni cosa per lei, per Hilda. Era la scelta sbagliata. Nella disperazione più totale, afferrò dalla sua tasca la pennetta USB dentro la quale c'erano i documenti criptati: la osservò come una luce di speranza nel buio di un tunnel senza uscita. Forse lì dentro avrebbe trovato le informazioni chiave di cui aveva bisogno, forse quell'incubo poteva finire prima ancora che diventasse tutto troppo complicato. Disperato, sentì il bisogno di perdersi in altri pensieri, non curandosi di tutto il resto. Quella non era stata decisamente una buona nottata.
     
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    Guidata dai suoi più bassi istinti, Hilda non si rese subito conto dell'energia di Gabriel che si stava cumulando sul suo corpo, e delle nanomacchine che si raccoglievano dando forma ad altre due braccia. Era totalmente votata al collo dell'uomo, ma i suoi canini non arrivarono mai a sfiorargli la pelle. Anzi si sentì afferrare da quattro mani possenti, poi il corpo di Gabriel che si fece sempre più lontano ed infine le mancò il terreno sotto i piedi. Venne praticamente scagliata via, dopotutto lei non pesava tanto e non avrebbe potuto superare la forza di 4 braccia. Cadde all'indietro battendo la schiena sul pavimento e strisciando su di esso per qualche abbondante centimetro. Il mancato morso scatenò il suo cuore di vampiro alimentando una frustrazione incontrollabile che la portò ad urlare, fu un suono distorto dal dolore e che poteva essere ben interpretrato come un urlo di disperazione dato che quel gesto aveva praticamente dichiarato che i sospetti di Hilda erano esatti. O meglio la "teoria" che aveva esposto prima per cui vedeva Gabriel come complice di Oboro fosse esatta. Respirava in modo affannato, e quando guardò verso la direzione di Gabriel e vide come i suoi occhi fossero cambiati, come il suo potere lo stava per corrompere, la portò a sbarrare gli occhi davanti a lui molto sorpresa, e per un attimo a Gabriel poteva sembrare terrorizzata dato che si ammutolì ed indietreggiò strisciando sul pavimento. Per un solo momento venne attraversata da un intenso brivido all'idea che potesse aggredirla e violentarla: sarebbe stato un momento perfetto per la sua anima masochistica. Gabriel però riuscì a riprendere il controllo su di sé e decise di andare via, di scappare da quella situazione. Hilda non fece nulla per fermarlo, anche se avrebbe voluto tantissimo ma era ancora un poco sconvolta dal fatto che Gabriel aveva fatto di tutto per non farsi mordere da lei. Cosa aveva da nascondere? Un piccolo pegno di sangue avrebbe risolto tutto, invece rifiutandosi non aveva fatto altro che complicare le cose. A quel punto le fu chiaro che non poteva recuperare in alcun modo se voleva rispettare la storia che aveva costruito, doveva continuare a giocare. Vederlo allontanarsi da lei fu un grande dolore, così profondo che portò Hilda sulla decisione di continuare quella farsa ancora per un poco, per poter soffrire e sentire l'anima che si controceva dentro di lei disperata. A quel punto le venne più che naturale urlare e piangere disperata, rannicchiandosi su se stessa mentre lui richiudeva la porta e correva via. In quel momento pensò che lo aveva perso, che non poteva fare altro che guardarlo da lontano e struggersi di amore per lui. Attese qualche momento poi uscì anche lei di fretta e furia dal rifugio, a piedi nudi nella strada, dove fece apparire le sue ali che spalancò e poi con due rapidi balzi prese il volo, stando ben attenta che Gabriel la vedesse mentre si allontanava fra le mura di quella città, così che capisse che ogni più piccolo progresso con lei era stato distrutto totalmente. Tornando lucido Gabriel avrebbe dovuto capire che in quel modo Hilda non si sarebbe fidata di lui, che avrebbe invece avuto paura, e che soprattutto si sarebbe sentita in trappola. Tutto lasciava presupporre che a quel punto Hilda avrebbe fatto una grossissima cazzata che avrebbe potuto costarle la vita. Gabriel come avrebbe rimediato a quella situazione? Aveva condannato qualcuno che voleva aiutare.
     
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