Here be monsters

xKira

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Il draghetto era estremamente confuso: che ci faceva Xeno con Fubuki? Non poteva essere un caso perché era evidente che l'ereditiera sapesse del loro rapporto e, presumibilmente, lo aveva invitato proprio per questo. Ma perché? Arky non riusciva a capire, così come non comprendeva il silenzio di Xeno, un silenzio anche troppo inquietante; dopotutto, per quanto la donna fosse stata violenta nell'ultima parte del loro incontro, era capace di dolcezza e si era fermata al momento giusto! Insomma, dal suo (forse) ingenuo punto di vista, Xeno era tutt'altro che cattiva... dunque perché fare di tutto per risultare inquietante? Anche perché la situazione lo era già, con tutte quelle ragazze mascherate e altrettanto silenziose!
    - X-xeno? Che succede, i-mhhh! - mugolò il piccino, sgranando gli occhi quando alcune mani (morbide e belle) lo zittirono forzatamente mentre Xeno smetteva di ripassare suoi lievi segni lasciata dalla sua passione e altre mani, più gentili ma non per questo meno propense a liberarlo, la sostituirono. La paura lo trafisse in un attimo e, mugugnando lamentoso, tentava di divincolarsi e di cercare con lo sguardo Fubuki e Bowen, in modo da chiedere loro aiuto.
    Il demonietto in questione, intanto, era occupato con la bella ereditiera e quel massaggio semplicemente gradevolissimo, tanto che aveva socchiuso gli occhi e non aveva notato che Arky era stato azzittito, più che altro perché i mugolii del piccino erano piuttosto lievi e, soprattutto, emessi mentre Fubuki gli parlava. - Chissà, magari in quel caso potrei anche decidere di non pagare... lei non crede? - le rispose, sorridendo divertito e sentendosi affascinato dal tono leggero e compiaciuto della donna, del modo in cui sembrava avere tutto sotto controllo mentre si pregustava una sfida che, in teoria, non era nemmeno iniziata. Bowen non era un tipo da scacchi né di altri passatempi riflessivi, in cui bisognava stare un passo avanti all'avversario e, soprattutto, a se stessi ma era un guerriero e c'era della strategia (e della tattica) anche in un combattimento, ovviamente. Vista la sua esperienza in merito, dunque, non gli era difficile comprendere quando un campo di battaglia era stato preparato appositamente per avvantaggiare uno dei due sfidanti... e, in quel momento, la lieve sensazione di disagio si fece più intensa, così come quella che la rete ordita da Fubuki stesse per stringersi.
    Bowen, però, era un guerriero troppo esperto per non essere fiducioso nelle sue capacità e per non sapere che qualunque rete può essere tagliata, quindi decise di continuare a darle spago e scoprire le sue carte, dopotutto ne aveva già scoperta una per Arky, anche se da quel punto di vista ci aveva capito poco. Così, mentre tra sé e sé faceva quelle considerazioni, la voce melodiosa di Fubuki si fece più vicina e suadente, calda mentre gli spiegava la scommessa che voleva fare: - Beh, penso ch-nhhg! - non poté continuare la frase perché, di colpo, venne attraversato da un'intensissima sensazione di piacere che, partendo dalla sua schiena, si diramò in tutto il suo corpo, concentrandosi specialmente nel suo basso ventre; Fubuki poté apprezzare come quel corpicino minuto, ma atletico, si tese improvvisamente, facendo guizzare i muscoli sotto la pelle vellutata, di quei colori tanto esotici e inusuali, mentre il suo sguardo si perdeva per un attimo e la piccola, morbida coda da coniglietto vibrava intensamente. Eppure, malgrado quel piacere intensissimo non solo non venne ma recuperò quasi subito il controllo di sé, purtroppo non abbastanza presto per evitare di venir sopraffatto. - Ehi! Che cazzo fate?! - esclamò sorpreso, con lo sguardo che adesso bruciava di rabbia, mentre quelle mani enormi, molto più forti di quelle di una persona comune, gli schiacciavano la testa sul lettino e le massaggiatrici, velocemente, lo immobilizzavano con delle catene. Il demonietto provò a divincolarsi, ma non fece in tempo a spingere via le donne che si ritrovò incatenato al pavimento e, contro delle catene simili, poteva fare ben poco. Certo, se fosse stato un po' più forte avrebbe potuto spezzarle senza troppi problemi... ma non lo era.
    E' questa la tua scommessa, Fubuki? La tua ospitalità? Liberami subito! Oppure... mi farai arrabbiare. - forse come minaccia poteva non sembrare granché, ma il tono in cui fu detto era sicuro, non alterato eppure vibrante di un'ira appena trattenuta, mentre gli occhi del demonietto, così particolari, rilucevano semplicemente furiosi. Arky, dal suo lettino, non aveva visto cosa stava accadendo ma aveva sentito distintamente le parole di Bowen e si era ulteriormente preoccupato: cosa gli stavano facendo? - Mhh, mhhh! - mugolò il piccino sempre più spaventato e confuso, tanto che il demonietto lo sentì e, per un istante, il suo sguardo si velò di preoccupazione.
    Ehi, lascialo andare! E' soltanto un ragazzino, lascialo perdere! - affermò, troppo istintivamente per non rivelare un punto debole: anche se quel demonietto era beffardo, dispettoso e un po' arrogante, aveva davvero un buon cuore e non poteva sopportare l'idea di un innocente in pericolo. Capì di essersi scoperto un po' troppo e cercò di recuperare l'aria tranquilla e un po' sbruffona che lo caratterizzava: - Che scommesse potresti mai fare con lui? Non ti divertiresti granché, Fubuki... io, invece, so perfettamente che cerchi. Lascialo tornare dalla sua mammina. - continuò, sorridendo dispettoso ma, in realtà, davvero preoccupato per Arky: lui aveva ancora qualche asso nella manica e poteva anche pensare di liberarsi da solo, ma il draghetto? Non poteva proteggerlo in quelle condizioni e poteva essere facilmente usato come ostaggio!
    Fubuki sembrava essersi messa improvvisamente in vantaggio, nello strano gioco a cui stavano partecipando... eppure, c'erano ancora innumerevoli mosse da fare e molte domande a cui rispondere. Una, per esempio, era: ma davvero quella scossa di piacere non aveva inflitto alcun effetto al corpo del demonietto? Beh, per trovarne la risposta, sarebbe bastato togliergli l'asciugamano che lo copriva.
     
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    Un lungo momento di tensione passò tra le massaggiatrici mentre aspettavano per vedere se le catene avrebbero retto, e una scossa di paura alla minaccia di Bowen. Solo Fubuki rimase impereterrita, la sua expressione placida che non tremava nemmeno per un attimo. La sua calma venne dimostrata giusta: Bowen non poteva fare altro che lanciare minacce.
    "Davvero spaventoso..." Fubuki commentò, amabile e con appena un accenno di ironia. La ragazza aveva un piccolo sorriso sul viso mentre faceva scivolare un dito lungo la schiena di Bowen. Vederlo tendersi sotto il suo potere era stato uno spettacolo davvero piacevole...
    Il suo dito raggiunse la coda di Bowen e si fermò lì. Fubuki la studiò con curiosità. Sentiva bene Arkholfus che protestava ma lo ignorava platealmente. La ragazza pizzicò la piccola appendice di Bowen, stupendosi a quando fosse "particolare", come tutto il resto del corpo del demonietto.
    Un sopracciglio fine si sollevò in un arco al sentire la nota di preoccupazione nella voce del demonietto; nè le sfuggì il tentativo del ragazzo di coprirla.
    "Adesso questa è una sorpresa..." Fubuki mormorò. "Ti importa di lui? E io che pensavo tu fossi un completo diavoletto." Sorrise con un certo compiacimento. Non se lo aspettava davvero. Adesso quello si che era un imprevisto interessante.
    "Davvero lo sai?" Chiese. La sua voce era tranquilla, placida. "No, non credo... non credo tu ne abbia la minima idea."
    Tolse il dito dalla sua pelle e fece un cenno del capo verso Xeno.
    La prossima cosa che Bowen avrebbe sentito era il peso della Xenomorfa che impattava con violenza sulla sua schiena. Senza riguardi, la donna gli si mise a cavalcioni sopra, sedendoglisi sulla parte bassa della schiena con abbastanza forza da svuotargli i polmoni. Mani artigliate trovarono la sua schiena e collo, le sue dita che gli arruffavano i capelli.
    "Forte," commentò Xeno, la sua voce fredda e controllata. "Pericoloso. Uccido?" Nella domanda c'era un accento di urgenza. La Xenomorfa sembrava voler eliminare Bowen lì e subito.
    "Oh no no." Fubuki ridacchiò gentilmente. "Te l'ho detto, Xeno: c'è di più a questo mondo che prede e predatori. Avanti..."
    Xeno grugnì con poca convinzione, ma obbedì. La sua coda afferrò l'asciugamano di Bowen e lo strappò via, rivelando la sua nudità.
    Le massaggiatrifici, che avevano ripreso il loro coraggio, esclamarono in sorpresa estasiata. Anche gli occhi di Fubuki luccicarono con compiacimento. Il demonietto non era messo affatto male!
    "Forse mi sbagliavo," disse la donna con un piccolo risolino. "Forse sai bene cosa intendo..."
    Mentre tutto questo accadeva, le donne che tenevano Arkholfus bloccato non se ne erano rimaste con le mani in mano. Una volta assicurato che Bowen non poteva muoversi, tutte assieme, avevano afferrato il ragazzo e lo avevano rivoltato, mettendolo a sedere sul bordo del lettino. Le massaggiatrici silenziose e professionali, anche se un po' inquietanti, che aveva visto fino a quel momento erano sparite: adesso lo guardavano con malizia, ridendo e commentando tra di loro.
    "Dio, com'è carino."
    "Vediamo com'è messo il resto..."
    "Tranquillo, ometto, ci prenderemo tanta cura di te."

    Senza perdere tempo, gli tolsero l'asciugamano, lasciandolo nudo, solo per lasciarsi andare ad esclamazioni di piacere: anche lui non era affatto messo male!
    Mentre due delle ragazze lo tenevano da dietro, altre tre gli si affollarono di fronte, inginocchiandosi di fronte al lettino. Tutte e tre tirarono fuori la lingua e, come fosse un gelato, presero a leccargli il membro. Sulla base, i testicoli, l'asta e la punta: non c'era punto che le loro lingue lasciassero non toccato. E di tanto in tanto una di loro chiudeva le labbra sulla punta, succhiandola con abbandono.
    Mentre succedeva questo, una delle due che lo tenevano gli mordicchiava un orecchio, mentre l'altra gli leccava il collo, la sua mano che disegnava cerchi sul suo stomaco.
    Come avrebbe reagito Arkholfus? Qualunque suono o richiesta avesse fatto, nè Fubuki nè Xeno avrebbero dato segno di sentirlo.
    "I suppongo che tu sia curioso del perchè di tutto questo," l'ereditiera disse a Bowen. Mentre parlava, la Bowen avrebbe potuto sentire la coda affilata di Xeno sfiorargli il fondoschiena. Una mossa falsa e non sarebbe stata solo la sua testa a soffrire per gli artigli della Xenomorfa.
    Fubuki sembrò notare solo in quel momento Arkholfus.
    "Oh, cielo!" Esclamò. "Quasi dimenticavo di te. Devi scusarle. Erano cosi eccitate di incontrarti che il loro entusiasmo è difficile da contenere..."
    Le ragazze risero a quelle parole, dette come un ospite di casa che si scusa con gentilezza con un ospite. Le tre su Arky, invece, raddoppiarono i loro sforzi.
    "Ad ogni modo." Fubuki battè le mani, sorridendo. "Immagino sarete curiosi del perchè della vostra presenza qui. Beh, è molto semplice: ho deciso di assumervi entrambi al mio servizio. Il contratto è già stato preparato e firmato, quindi l'unica cosa di cui avete da preoccuparvi sono le vostre mansioni. Quali sono? Ancora, molto semplice." Gli occhi della ragazza luccicarono con malizia. "Provvedere al mio divertimento, non importa cosa io voglia."
    Mentre parlava, camminava lentamente attorno ai lettini. Si fermò dietro Arkholfus, chinandosi cosi chè le sue labbra furono accanto al suo orecchio.
    "Rendetelo divertente", mormorò, "e potrei lasciarvi vivere un pochino più a lungo..."
    La piena gravità della situazione era finalmente chiara. Come avrebbero reagito i due?
     
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    Poche cose riescono a far sentire vulnerabile un uomo come una quasi completa nudità e l'impossibilità di muoversi: persino Bowen, che il pudore non sapeva nemmeno dove stesse di casa e che era abituato a gestire situazioni critiche, in quel momento stava combattendo contro la sgradevole sensazione di paura che stringeva il petto. Il campanello d'allarme, infatti, che a lungo era squillato nel suo animo, ormai s'era fatto assordante e stava avendo non pochi problemi a reprimerlo per ritornare a pensare lucidamente.
    A rendere, però, tutto ancora più difficoltoso ci pensava Fubuki che, sicura di sé, lo guardava sgradevolmente predatoria e scivolava un dito sulla sua schiena come chi tocca una merce, un oggetto per valutarlo prima dell'acquisto: il modo in cui gli pizzicò la coda, facendolo sussultare appena, lasciava ben trasparire quanto poco lo considerasse come individuo e quanto, invece, lo ritenesse uno strumento utile al suo solo diletto. Il volto del demonietto si contrasse in un'espressione furiosa e, malgrado i lineamenti graziosi, giovanili espresse perfettamente il suo sdegno e la tacita minaccia che rivolse a chi poteva guardare, cioè le massaggiatrici già abbastanza intimidite. Purtroppo - come, tra l'altro sapeva bene - una minaccia a cui non può seguire attuazione smette ben presto di fare paura e anche le ragazze si rilassarono, mentre Fubuki aggiungeva un ulteriore asso alla sua mano: il demonietto non avrebbe voluto lasciar trasparire la sua preoccupazione per Arky ma, nel vederlo immobilizzato come lui, aveva agito d'istinto e si era così esposto cosa che, lo sapeva, aveva decretato la sicura condanna di Arky, dato che Fubuki non si sarebbe mai separata da un così valido ostaggio.
    Anche tu non hai la minima idea di molte cose e prega che non te ne faccia conoscere qualc-ohff! - a troncare di netto la sua minaccia ci pensò un peso inaspettato che, violentemente, gli premette sulla schiena e gli svuotò l'aria dai polmoni, impedendogli di proseguire. Immediatamente dopo si sentì afferrare il collo da due mani grandi e forti, armate di artigli e decisamente molto poco umane. Istintivamente cercò di divincolarsi, muovendo il collo ma la donna in questione doveva essere una combattente come lui e non riuscì a rompere la sua presa e preferì non continuare oltre, mostrandosi collaborativo quanto bastava perché evitasse di strangolarlo o di rompergli il collo. - Ehi, Mani di Fata, non voglio... mh, non voglio fare body shaming ma hai mai pensato a una dieta? Sei un po' pesante... quasi quanto la tua padrona che si diverte a fare la villain di un b-movie! - collaborativo fino a un certo punto, però: dopotutto, il motivo per cui non aveva ancora tentato di liberarsi sul serio era proprio il draghetto e la sua incolumità, che non voleva mettere a rischio se non dinnanzi a un pericolo mortale, però questo non significava che se ne sarebbe stato zitto mentre quella riccona si divertiva a ricreare una situazione da film horror!
    Fece appena in tempo a farsi beffe delle due donne, mostrando il suo consueto sorrisetto affilato malgrado la presa al collo, che venne improvvisamente privato dal suo asciugamano e fu così costretto a mostrare la sua virilità, di un curioso colorito bluastro (simile, in tal senso, al colorito della sua lingua e dei palmi delle mani) ed estremamente grande, soprattutto per un corpicino minuto come il suo; era anche perfettamente eretta, a causa dell'abilità di Fubuki e, a parte il colore insolito, risultava semplicemente perfetta, con una punta lucida e larga che sembrava invitare ai baci e delle gonadi grandi e gonfie, piene di un piacere che non sembravano veder l'ora di condividere.
    Venir denudato in quel modo non piacque affatto al demonietto che, naturalmente, guardò in cagnesco le donne su cui riusciva a puntare lo sguardo ma, per il povero Arky, la cosa fu assai più traumatica: il piccino, infatti, era terribilmente confuso e sempre più spaventato da quegli eventi che, come in un incubo, precipitavano in una vera e propria spirale d'orrore: perché Fubuki e Xeno lo ignoravano, perché aveva immobilizzato in quel modo Bowen? Il draghetto sgranò gli occhi quando vide il suo compagno venir denudato in quel modo, prima di distogliere pudicamente lo sguardo e aprire la bocca per tentare una qualche protesta: - Lasciatelo stare! Lasciatemi, noi non-no! No, basta! - gridò senza venir ascoltato, mentre le donne che lo immobilizzavano lo denudarono a sua volta. Arky arrossì, sentendosi bruciare di vergogna e cercò di chiudere le gambe, di fare forza con le braccia per sottrarsi alla loro presa e nascondersi a quegli sguardi divertiti, quasi feroci, che lo facevano sentire in pericolo e lo spaventavano a morte: purtroppo non servì a nulla e tre donne si accomodarono tra le sue gambe, per prendersi cura del suo membro; membro che trovarono, purtroppo per lui, ritto ed eccitato, tanto che sussultò di puro piacere quando le prime, meravigliose leccate lo raggiunsero. - N-no, v-vi pregho, no-ah! N-no, b-bastah... - pigolò, agitandosi tutto per divincolarsi ma inutilmente, mentre il suo visetto paffuto avvampava e lui strizzava gli occhi per non essere costretto a osservare quella scena indecente e, quel che era peggio, tanto spaventosa quanto conturbante. Naturalmente non c'è bisogno di spiegare perché quella scena risultasse tanto eccitante (quale ragazzo non ha sognato qualcosa di simile almeno una volta, in vita sua?)... e, a dirla tutta, nemmeno del perché la trovasse così spaventosa: quelle donne si stavano comportando come se lui non avesse alcuna voce in capitolo sulla cosa, come se non potesse disporre di sé come meglio credeva lo terrorizzava a morte, così come lo terrorizzava la vista di Bowen incatenato e minacciato da Xeno.
    N-non... f-fatheg-ah! Mhh! Nohooo! N-non farglih m-male, Xheno... Xheno! - pigolò, finendo per invocare il nome della sua amica, sia per evitare che mettesse in atto la sua minaccia sia per richiamarla su di sé, per chiederle aiuto, mentre il piacere si faceva quasi insostenibile e i gemiti, sempre più spesso, interrompevano le sue parole. Le donne che si occupavano della sua asta poterono notare come questa divenisse ancora più dura e gonfia man mano che loro procedevano con le loro attenzioni, mostrando come quel piccino fosse dotato malgrado il suo essere minuto e, soprattutto, sensibile. Malgrado la paura e la preoccupazione per sé e Bowen, tutte quelle attenzioni lo stavano semplicemente travolgendo e il draghetto stava facendo violenza a se stesso pur di evitare di venire in quella maniera degradante, immobilizzato mentre un'altra persona veniva minacciata di morte, per questo aveva i muscoli serrati e il faccino contratto, con gli occhi serrati. Fu proprio in quel momento che Fubuki si rivolse direttamente a lui, facendolo sussultare e costringendolo ad aprire gli occhi: la guardò confuso, ferito e il faccino che, fino a un attimo prima, era contratto dal piacere e dallo sforzo si distese in un'espressione quasi attonita, incapace di comprendere come potesse parlargli in quel modo tanto fintamente cortese, come se non stesse accadendo nulla o fossero ancora intenti a scambiarsi i convenevoli.
    Agli occhi del draghetto era incredibile che una persona come Fubuki che, fin dal primo momento, si era rivelata dolce e di buon cuore potesse comportarsi in quel modo assurdo e criminale, tanto che per un attimo si aggrappò all'idea che si fosse addormentato durante il massaggio e stesse sognando un incubo particolarmente vivido... ma tale speranza s'infranse non appena l'ereditiera continuò il suo discorso, spiegandogli il perché fossero lì. Man mano che la sua spiegazione proseguiva e lei sfuggiva dal suo campo visivo, la paura del draghetto aumento e dapprima un lieve, poi sempre più insistente tremore prese a impadronirsi delle sue membra, finché Fubuki non gli sussurrò quelle terribili parole all'orecchio facendolo sobbalzare ed emettere un grazioso ansimo di pure terrore, quasi un rantolo. - C-come... p-perché? T-tu n-non... n-non sei c-così! - protestò il piccino, ovviamente riferendosi al fatto che lei fosse buona e che non potesse comportarsi in quel modo. Una protesta con basi decisamente deboli, dopotutto era evidente che lo avesse ingannato... ma ciò non leniva di certo la delusione e la paura nel cuore del draghetto che, inevitabilmente iniziò ad avere gli occhi lucidi: non avrebbe pianto (non ancora, perlomeno) ma era chiaro dalla sua voce quanto fosse terrorizzato e ferito, oltre che oltraggiato.
    Proprio dopo le parole del draghetto, risuonò la risata divertita di Bowen: - Fubuki, se volevi una scopata potevi chiedermelo senza minacciarmi di morte: ti assicuro che non ti avrei rifiutata! - esclamò, col tono birbante che lo contraddistingueva mentre sorrideva apparentemente a suo agio: in realtà la minaccia della donna lo aveva colpito non poco e, soprattutto, lo aveva fatto incazzare moltissimo al punto da doversi mordere le labbra per reprimere un insulto. Si era dominato sia perché non voleva apparire vulnerabile e sia perché era preoccupato per Arky: la voce del piccino gli aveva stretto il cuore e non voleva che gli facessero del male, anzi il suo obiettivo era di tirarlo fuori da quella situazione quanto prima. - Se vuoi divertirti, lascia stare il moccioso e vieni qui: conosco tanti giochetti da fare in coppia... - affermò, con un tono suadente prima di sorriderle beffardo come suo solito, anche se dal suo sguardo si evinceva facilmente quanto fosse arrabbiato e che stesse progettando qualcosa. Naturalmente, però, da bravo stratega stava cercando di raccogliere quante più informazioni possibili prima di fare la sua mossa: Fubuki non doveva fare l'errore di credere che un avversario, se incatenato, smette di essere tale.
     
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    Che versi carini...
    Cosi carino, fufufu...

    Le tre donne erano semplicemente entusiaste dalla reazione di Arky, che non fce altro che spingerle a raddoppiare il ritmo delle loro attenzioni.
    Fubuki sorrideva, ma per un attimo quel sorriso svanì alle parole di Bowen. Aggrottò la fronte, irritata, e gettò uno sguardo dietro di sè.
    Xeno lo notò e annuì. La sua coda si mosse veloce, avvolgendosi intorno al membro di Bowen più e più volte. Con violenza, lo strizzò, abbastanza che le spire affondarono nella carne del ragazzo ma senza fargli danni permanenti, a parte forse farlo urlare.
    Fubuki era già tornata a rivolgere la sua attenzione verso Arky. Sorrise alle parole di lui. Le sue labbra si schiusero, e un lento respiro carezzò la pelle del draghetto, passionale, profondo e affamato.
    "Perchè?" Fubuki ripetè. "Ma è semplice. Sei carino e io ti voglio. Non basta? Ma certo che basta..."
    Arky avrebbe sentito le sue labbra farsi più vicine, le dita della ragazza che gli sfioravano il braccio.
    "Aw, hai fatto un bel sogno su di me?" Chiese gentilmente, come se stesse parlando a un gattino che aveva fatto un giochino adorabile. "Non c'è bisogno che smetti di sognare, sai? Continua. Non piangere. Sei già il mio preferito. Lasciati andare a quel tuo bel sogno, e al piacere..."
    Mentre sussurrava cosi al suo orecchio, bassa e suadente, le due donne che lo trattenevano gli spinsero con gentile fermezza la testa in basso, cosi che guardasse verso il suo bacino. Lì, due delle donne che si prendevano cura del suo piacere si fecero leggermente da parte. Quella che rimase, guardandolo negli occhi, chiuse le labbra attorno alla punta del suo membro e cominciò a farselo scivolare in bocca. Appoggiandogli le mani sulle cosce, si chinò in avanti finchè le sue labbra non raggiunsero la radice e tutto il suo membro fu ospite della sua bocca e gola. Si fermò cosi per un attimo, mugolando in estasi per il sapore di Arky. Le sue labbra vibrarono intorno a lui mentre socchiudeva gli occhi per la sensazione.
    "Su su," Fubuki la rimproverò gentilmente. "Al lavoro."
    Le ragazze tutt'attorno risero. Quella su Arky socchiuse gli occhi, scintillanti di divertimento e piacere, e cominciò a muoversi. La sua lingua scivolò su tutta la verga, sulla punta, leccando e girando. Inghiottì, il movimento della sua gola che lo strizzava, poi cominciò a muovere la testa avanti e indietro, mentre la sua lingua continuava a cospargerlo di attenzioni.
    "Ti piace?" Fubuki sussurrò all'orecchio di Arky. "Ma certo che ti piace. Non c'è bisogno di aver paura. C'è solo piacere per te. Perchè sei il mio preferito."
    Gli diede un pizzicotto sul braccio e lo lasciò alla mercè delle donne, che gli si fecero tutte intorno.
    "Aw, non piangere, ometto."
    "Che versi carini..."
    "Vien voglia di mangiarti..."

    Tornando da Bowen, Fubuki teneva un sopracciglio sollevato.
    "Oh cielo," sospirò. Scosse la testa, come se fosse delusa. "Come il giorno e la notte. Non ci siamo, non ci siamo davvero."
    Lo ignorava a bella posta, sicura di sè e assolutamente senza scrupoli. I due erano finiti davvero in grossi guai con lei.
    "Non posso avere uno dei miei impiegati esprimersi in quel linguaggio," commentò, sembrando quasi preoccupata. "Dobbiamo fare subito qualcosa per correggere quel comportamento. Per il tuo bene."
    "Pesante?" Xeno chiese, inclinando la testa con curiosità. Non aveva ben compreso l'insulto. Essere pesante era qualcosa di cui vergognarsi? I guerrieri più potenti erano anche i più grossi...
    "Oh, ignoralo," Fubuki disse con un sorriso indulgente. "E' solo un micetto a cui devono essere insegnate le buone maniere."
    Mentre parlava, le donne attorno a Bowen, rassicurate dal fatto che non potesse muoversi, osservavano il suo corpo e il suo membro con curiosità.
    "Che strano colore..."
    "Cos'è, un marziano?"
    "Ew, io non lo tocco."
    "Perchè non poteva capitarci quello carino..."

    Mormoravano cosi tra di loro, ridacchiando di tanto in tanto.
    Ignorandole, Fubuki camminò al fronte del lettino, cosi che Bowen potesse vederla.
    "Fortunamente per te, ho giusto la cura giusta per quella linguaccia," disse. La sua espressione era premurosa, ma gli occhi dicevano tutta un'altra storia. Là la vera Fubuki si poteva vedere chiaramente. "Oh, lo so lo so, potevi provare a essere irrispettoso sul serio se non ci fosse la preoccupazione per la sicurezza di Arky a dissuaderti. Quella è stata una vera sorpresa, lo ammetto." Sembrò piacevolmente sorpresa per un momento. "Ma non ti sei chiesto se non ci fosse altro oltre quelle piccole catene a tenerti al tuo posto? Dopotutto, io non sapevo che potessi avere queste inclinazioni verso di lui. Pensavo fossi un diavoletto..."
    Fubuki gli lasciò un momento, cosi che le sue parole potessero essere assorbite.
    Poi, fece un cenno verso Xeno.
    La guerriera annuì e allungò un dito verso il collare che era stato messo al collo di Bowen. Il momento che il suo artiglio lo toccò, una minuscola quantità di energia vi entrò dentro, e il collare si attivò. Una scarica elettrica ad alto voltaggio corse lungo tutto il corpo di Bowen. Veloce, velocissima, cosi tanto che non avrebbe neanche fatto in tempo a provare dolore prima che fosse sparita. Tutti i suoi muscoli si sarebbero tesi, per poi intorpidirsi completamente. Si sarebbe trovato incapace di sollevare persino un dito.
    "Tutte le tue abilità richiedono energia per essere attivate, mh?" Fubuki chiese retoricamente. Il suo sorriso era pura malvagità. "Beh, temo che quel piccolo collarino si attiverà ogni volta che cercherai di richiamarla. Ah, quasi dimenticavo. Quello che è successo adesso è avvenuto con una minuscola quantità. Meglio non scoprire cosa succederebbe con quella necessaria per una tecnica, vero?"
    Battè le mani, chiaramente di buon umore.
    "Detto ciò, passiamo all'addestramento? Xeno?"
    Xeno si mosse rapidamente e con efficienza. Le catene allentarono quel tanto che bastava perchè lei rivoltasse Bowen sulla schiena e si sedette a cavalcioni sulla sua pancia. La sua coda strinse il suo membro tra le sue spire dalla base alla punta, lasciando solo il buchino in cima libero. In questo la punta della coda di Xeno andò a infilarsi senza nessun riguardo, spingendo dentro di lui.
    "Per il tuo bene," Fubuki mormorò. "Non possiamo avere un gattino irrispettoso, non trovi?"
    Non solo quel incubo sembrava esser appena iniziato, ma pareva solo andare di male in peggio!
     
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    Arky era terribilmente spaventato, lacerato dal doppio sforzo rappresentato dal trattenere le lacrime e, allo stesso tempo, reprimere l'orgasmo che gli ruggiva nel sangue, che gli sconquassava le viscere. Non si era mai trovato in una situazione simile (e chi, poi, vi si era trovato? Era qualcosa di assurdo!) e tutti i tentativi che stava facendo per rimanere vigile, per non farsi travolgere dagli eventi si stavano rivelando vani: era come un naufrago in balia delle correnti, senza appigli, senza punti fermi a cui aggrapparsi, se non a inutili detriti che si rivelavano soltanto trappole per la debole speranza che, per qualche attimo, riuscivano a risvegliare.
    Il piccino sussultò, quasi sobbalzò nel sentire il lamento di dolore di Bowen e avrebbe certamente parlato, pregando Xeno di non fargli male, di smetterla di trattarlo in quel modo, se Fubuki non si fosse avvicinata a lui magnifica e tentatrice: la guardò con gli occhioni sgranati, spauriti mentre gli diceva con una semplicità disarmante che si stava prendendo ciò che voleva. La donna avrebbe potuto vedere in quegli occhi divampare la paura e una sofferenza sincera, terribilmente profonda, la sofferenza di qualcuno la cui fiducia è stata appena tradita: come poteva la donna che tanto aveva ammirato pochissimo tempo prima, che si era commossa per le disgrazie altrui, parlare in quel modo? Spregiare così, come se non valesse nulla, il rispetto che doveva al suo volere e a quello di Bowen, alla loro individualità? Inoltre, quel modo che aveva di parlare con lui, così dolce e quasi materno, neanche fosse un bambino piccolo, lo stordiva e faceva nascere in lui il desiderio di abbandonarsi, di socchiudere gli occhi e di lasciarsi andare.
    Ma non poteva farlo, non quando un innocente veniva seviziato, non con lui immobilizzato e molestato in quel mondo! Il piccino, dunque, strinse le mani in due piccoli pugni e schiuse le labbra, mostrando un faccino più determinato... prima che Fubuki gli sfiorasse il viso col suo respiro e gli parlasse ancora, ammaliandolo irrimediabilmente. - S-sogno? - pigolò, aggrottando appena le sopracciglia senza capire a cosa si stesse riferendo: possibile che intendesse l'opinione idealizzata che si era fatta di lei? O forse si stava riferendo alla tentazione di lasciarsi andare, di smetterla di pensare e di opporsi? Il piccino non riusciva a capire ma comprendeva benissimo di essere ormai invischiato in quell'estesa tela di inganni, sopraffazione e perversione che la giovane, con la tipica pazienza dei ragni, aveva intessuto intorno a lui e a Bowen. Il draghetto fremette, scosso da quel lieve sospiro sul suo orecchio come se fosse stata la sferzata di un uragano, mentre le sue gote piene divenivano paonazze e i pugnetti si scioglievano, lasciando mani aperte incapaci di reagire, incapaci di opporre resistenza.
    I-io... i-io nho-aahh! Mhhhh, nhhgg! - gemette, inarcando la schiena e reclinando il capo all'indietro, quando la stimolazione del suo membro raggiunse un picco inaspettato. La sua testolina, però, non rimase reclinata a lungo, dato che quelle perfide ragazze lo costrinsero ad abbassarla e a fissare la loro "collega" che, perversamente, imboccò completamente la sua asta. Arky emise dei versi semplicemente adorabili, fremette e provò appena a divincolarsi, mentre il suo respiro si faceva affannato e il suo corpicino si tendeva spasmodicamente. Quella bocca, quella vista era troppo piacevole, troppo perversa... e così strizzò gli occhioni, gli chiuse e se avesse potuto si sarebbe portato anche le mani al volto, pur di sottrarsi a quella situazione, alla sconfitta di sé, della propria dignità che si faceva di momento in momento più prossima. Purtroppo per lui, non c'era modo di sottrarsi a quelle labbra e alla sensazioni che generavano, così quando la donna lo accolse completamente dentro la sua bocca, fermandosi con le sue labbra che baciavano il suo pube e le sue gonadi gonfie, il suo membro fremette terribilmente e le sue cosce si tesero sotto il tocco morbido delle sue mani.
    Gemette e presto non riuscì a tenere gli occhi chiusi, come non riuscì più a trattenere il piacere che, ormai, scalpitava per invadere la dolce bocca della giovane: - Nhooo, nhon... v-voglioh! N-noooooo, bhasta, t-tih p-pregh-nhgg! - pigolò, ormai a un passo dall'orgasmo... passo che compì lui poiché, quando la giovane ritirò il capo per iniziare nuovamente quella meravigliosa stimolazione, Arky non l'attese e protese in avanti il bacino, in un affondo che lo fece venire copiosamente nella sua gola. La giovane, infatti, avrebbe potuto percepire quell'asta gonfia e durissima fremere quasi dolorosamente tra le sue labbra e poi eruttare in uno, due, tre e più fiotti di denso, copioso seme; fu un orgasmo lungo e intenso, in cui il piccino miagolò, gemette e palpitò come un uccellino stretto tra le dita, prima di abbandonarsi alle labbra delle sue aguzzine, apparentemente esausto.
    No... sch-scusami. - sussurrò appena udibile, prima che lacrime gonfie di vergogna rigassero il suo volto pieno e arrossato; naturalmente si stava rivolgendo a Bowen, scusandosi per essersi abbandonato in quel modo al piacere ma le ragazze presenti avrebbero potuto notare come, malgrado le lacrime e le scuse, il suo membro rimanesse duro e pulsante.
    Se il piccino aveva dei problemi, Bowen aveva i suoi e non erano piccoli: la stretta, infatti, con cui la gigantona gli aveva fatto capire che era meglio rivolgersi a Fubuki con maggiore deferenza, lo avrebbe fatto urlare se non avesse deciso di contenersi per evitare di spaventare troppo Arky, quindi l'ereditiera dovette contentarsi di sentirlo gemere dal dolore, risultato comunque più che apprezzabile vista la sua natura di combattente. Ciò che Bowen, invece, non apprezzò punto fu la scenetta riservatagli da Fubuki, in cui non solo finse di disapprovare il suo linguaggio, ma assunse quel tono odioso da brava ragazza sapeva davvero toccare i nervi del demonietto, soprattutto in quel momento in cui il suo membro era stritolato dalla coda di Xeno!
    Esatto, tesoro, sono un marziano... ma non vengo in pace: sono qui per rompervi il culo. E farvelo pure piacere. - rispose alle osservazioni ben poco lusinghiere delle tre, protendendo di colpo (e per quanto gli era possibile) il capo verso di loro soltanto per spaventarle un pochino. Avrebbe aggiunto anche qualcos'altro, ma la comparsa di Fubuki nel suo campo visivo e il suo impellente bisogno di spiegargli quanto brava fosse stata nel fregarlo, glielo impedirono: - Ah, ho capito: siamo arrivati alla parte in cui mi spieghi quanto il tuo piano è perfetto e quanto è impossibile riuscire a liberarmi? - le chiese caustico, sorridendo in modo da esporre le piccole, appuntite zannette. - Senti, non possiamo mettere avanti veloce e arrivare al punto in cui mi mostri il laser gigante o la vasca coi piranha? Se devo proprio morire non voglio farlo di noia... - continuò facendosi beffe di lei, anche se in realtà era estremamente interessato al suo discorso e l'ascoltava con interesse, sia pure dissimulato dallo scherno; anche perché non si comportava in quella maniera odiosa senza un motivo!
    ...beh, indubbiamente il motivo principale era, semplicemente, stuzzicarla e irritarla ma non era soltanto questo: Fubuki sembrava averlo preso davvero sul serio e forse quel modo di fare pestifero, sboccato e tutto sommato un po' infantile avrebbe contribuito a farla sentire più sicura e ad abbassare la guardia. - Cazzo che palle... ma il gatto dove l'hai lasciato? Se vuoi qualcosa da accarezzare posso darti il mi-ah! - più un'esclamazione che un gemito di dolore dato che la sua spina dorsale venne attraversata da una scarica elettrica tale da togliergli ogni forza, anche se non in grado di fargli del male. Quella stronza lo aveva fregato davvero! Incredibile che avesse pensato a qualcosa del genere, d'altronde con un combattente non si potevano lasciare le cose al caso e, in un'altra occasione, un simile atteggiamento da parte di un avversario lo avrebbe lusingato, mentre in quel momento lo faceva fumare di rabbia. - Magari... succede che... si frigge questa merda e io ti faccio la festa. Vuoi davvero scoprirlo, stronzetta? - ribatté, a fatica a causa della lingua intorpidita e con una faccia in cui s'apriva il consueto sorrisetto beffardo, bensì bruciava un'espressione davvero arrabbiata e, se non fosse stato incatenato e privo di forze, persino minacciosa.
    Venne messo a pancia in su, con Xeno seduta sul suo stomaco per rendergli ancora più difficoltoso muoversi anche se, finalmente, l'effetto della scarica elettrica stava passando. - Finalmente ci conosciamo meglio, Mani di Fata: sai che sei una bella ragazza? Pesi per tre, ma-AHH! - gemette, improvvisamente, sgranando gli occhi e sobbalzando, mentre la coda corazzata della donna si faceva largo nella sua uretra. Certo, fortunatamente era un guerriero e non un umano qualunque, sennò starebbe già sanguinando... ciò, però, non significava che non facesse un male cane! Guardò Fubuki furioso poi, di colpo, tornò a sorridere: - Hai proprio... ragione, Signora. Cosa posso fare per dimostrarti che sono proprio un... mh, bravo micio? - le chiese, apparentemente conciliante... e forse era davvero così, dopotutto perché rischiare la vita per orgoglio? Certo, il sarcasmo nella sua voce era evidente, ma perlomeno non aveva più usato termini scurrili: Fubuki come l'avrebbe presa?
     
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    La ragazza sgranò gli occhi all'orgasmo improvviso di Arkholfus. Cercò di inghiottire ma il ragazoz era venuto cosi tanto e cosi velocemente che un po' di seme sfuggì alle sue labbra, colandole sul mento. Il momento di stupore durò solo un attimo. La sua espressione tornò a riempirsi di estasi, e lei gemette sul membro di Arky mentre il suo gusto la riempiva.
    Le altre ragazze risero, estasiate.
    "Guarda quanto sei venuto!"
    "Che bravo...!"
    "Arkyyy..."

    Le due che lo reggevano lo accolsero calorosamente tra le loro braccia, facendogli sentire i loro respiri caldi e pieni di desiderio mentre una di loro gli offriva il suo seno come cuscino. Sospirando e mormorando quanto fosse carino, gli coprirono il viso di baci, catturando le sue labbra con le loro e spingendo le loro lingue a danzare con la sua.
    La ragazza che lo aveva fatto venire bevette con attenzione tutto il suo seme, succhiando il suo membro e spingendo anche la lingua nella sua uretra per non perderne nemmeno una goccia. Il suo indugio non piacque alle sue compagne, che la spinsero via.
    "E' il mio turno!"
    La ragazza si congedò da lui con uno sguardo pieno di desiderio, solo per finire nelle braccia di un'altra, che prese a baciarla e a leccare via il seme che le sporcava il viso, un'azione che la fece ridere e baciare di rimando. Arky si sarebbe ritrovato sotto lo sguardo ammiccante della terza, che si era sistemata tra le sue gambe.
    Il suo sguardo semi-nascosto dalla maschera era seducente mentre prendeva con delicatezza il membro ancora duro del ragazzo tra le dita. Spingendolo in alto, chiuse le labbra su uno dei suoi testicoli, succhiando con attenzione. Leccò e succhiò, giocando con la pallina con la lingua, per poi passare all'altra e fare lo stesso. Tenendo la lingua di fuori, tracciò una linea bagnata lungo la parte inferiore dell'asta, per poi farla girare sulla punta. Gli occhi scintillanti di seduzione, chiuse le labbra sul suo membro, accogliendolo nella sua bocca come aveva fatto la prima.
    Arky avrebbe sentito anche le ragazze che lo tenevano sospirare e sibilare mentre continuavano a coprirlo di baci. Avrebbe anche potuto capire facilmente perchè: mani erano scivolate dentro calzoncini per accarezzare labbra già bagnate. Si sarebbe ritrovato attorniato da un'atmosfera che andava facendosi calda e fremente dell'odore del sesso.
    "Non pensare a quel mostricciattolo, Arky..."
    "Lasciati andare a noi..."

    Il gruppetto che attorniava Bowen guardava con invidia quello spettacolo, specialmente dopo che il diavoletto le aveva fatte saltare con il suo movimento improvviso. Labbra era mordicchiate mentre sguardi pieni di desiderio erano lanciati verso Arky. Che sfortuna che avevano avuto! Avrebbero potuto essere con quel angioletto e invece erano bloccate con questo diavoletto spaventoso!
    Fubuki teneva una mano su una guancia, labbra piena atteggiate in un piccolo broncio pensieroso.
    "Vedi com'è irrispettoso, Xeno?" Disse la ragazza, con un tono quasi dispiaciuto. "E povera Xeno. Non sai che non è carino insultare il peso di una ragazza? Meriti proprio una punizione..."
    Ormai Bowen aveva capito che ogni atteggiamento che Fubuki era solo una maschera. L'ereditiera giocava e giocava, apparentemente sempre in perfetto controllo di sè e della situazione.
    Con uno sguardo dispiaciuto, fece un piccolo cenno, a cui Xeno rispose con un ringhio.
    La Xenomorfa si spinse in avanti sul corpo di Bowen, estendendo dita artigliate verso il suo viso. Si fecero sempre più vicine, rilucendo affilate come coltelli sotto la luce delle lampade. Verso il suo viso, verso i suoi occhi. Xeno chiuse il pugno, lasciandone fuori solo una, puntata dritta verso il suo occhio destro.
    "Mh, aspetta aspetta."
    Il dito si fermò.
    "Non è del tutto cattivo," disse Fubuki, suonando piacevolmente sorpresa per le parole di Bowen. "Direi che possiamo passare a una punizione più leggera."
    Xeno la guardò per un attimo, impassibile, poi si girò verso qualcosa che Bowen non poteva vedere. La donna emise un grugnito e si tolse da lui.
    Guardando cosa stavano facendo, Bowen avrebbe potuto vedere un altro trio di ragazze mascherate dare a Xeno nient'altro che il suo pugnale. La donna ricevette dalle ragazze una serie di lunghe garze di pelle, che avvolse intorno al pugnale più e più volte, finchè l'oggetto non vi sparì dentro e non rimase solo un involto dalla forma ovoidale.
    Bowen non avrebbe avuto molto tempo per cercare di capire cosa intedessero fare, perchè una scarica elettrica più forte della prima lo traversò. Le ragazze avevano paura di lui, anche da immobilizzato, e fu necessario un ringhio da Xeno perchè si avvicinassero. Tutte insieme, lo presero e cambiarono la sua posizione. Quando ebbero finito, Bowen aveva la guancia contro il lettino, il suo sguardo puntato verso lo spettacolo di piacere di Arkholfus. Le sue mani erano distese lungo i fianchi, con i palmi verso l'alto. Le ginocchia erano state spinte contro il suo bacino, cosi che il suo sedere era sollevato e puntato in aria.
    Tenendo l'involto con la coda, Xeno si mise in piedi dietro di lui. Le sue dita artigliate affondarono nelle sue natiche, e con i pollici gliele allargò, mettendo il suo buchino in bella vista.
    "Cosa puoi fare, mh?" La voce di Fubuki, suadente e profonda, lo raggiunse da dietro, cosi che non poteva vederla. "Per prima cosa, perchè non mi parli di tutti i segreti della Papessa? Devi sapere qualcosa, non è cosi? Shsh, non adesso." L'avrebbe interrotto di colpo. "Adesso è il momento della tua punizione... Poi parleremo..."
    Xeno si spinse in avanti, passando la lingua sul buchino di Bowen. Lo leccò lentamente, con meticolosa attenzione, per poi spingere la lingua dentro di lui per inumidirlo dentro.
    "Oh, basta cosi," Fubuki disse divertita. "Il nostro diavoletto è contento di accettare la punizione. Non è cosi, Bowen?" La sua voce si ridusse a un sussurro, quasi serio nella sua intensità. "Guardalo," ordinò, riferendosi a Arkholfus. "Si sta già spezzando. Altri due o tre orgasmi e sarà completamente dipendente dal piacere. Un perfetto schiavetto sessuale, che può pensare solo a quanto vuole continuare a essere scopato. Come farai a salvarlo allora, mh? Sei sicuro di avere il tempo di farmi credere di essere diventato un bravo micetto? Non dovresti agire subito?" Una piccola risatina. "Ma forse dovresti pensare a te stesso invece che a un ragazzino, mh?"
    Aveva appena finito di parlare che Xeno spinse l'involto dentro il buchino di Bowen, ignorando ogni sua reazione. L'involto era grande abbastanza da costringerlo ad allargarsi, per non parlare dell'umiliazione di essere penetrato da un oggetto che avrebbe dovuto essere la sua arma. Come avrebbe reagito il ragazzo? Era ovvio che Fubuki stava giocando perversamente con lui e Arkholfus, con i loro sentimenti oltre che con i loro corpi. Cosa avrebbe fatto?
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Bowen era certamente un diavoletto orgoglioso, che amava indispettire e mostrare agli altri (soprattutto agli arroganti) che lui non era da meno rispetto a nessuno... ma non era neppure uno stupido e aveva sufficiente esperienza (e onestà) per riconoscere quando un combattimento era meglio non iniziarlo o, nel caso non si potesse fare altrimenti, quand'era il momento di dichiararsi sconfitto o di provare a scappare. In quel momento la situazione con Fubuki era di quest'ultimo genere e probabilmente, se fosse stato da solo, avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco e si sarebbe concentrato per trovare uno spiraglio che gli permettesse di fuggire; purtroppo per lui, non era così e la vita di Arky gravava sulle sue spalle e non poteva semplicemente pensare a se stesso, non se lo sarebbe mai perdonato! Né, però, poteva giocarsi il tutto e per tutto in un qualche tentativo disperato dato che, in caso di fallimento, ne sarebbe andata della vita di entrambi. L'unica cosa che poteva fare, dunque, era quella di dimostrarsi indomito per non insospettire troppo le sue aguzzine, ma comunque non troppo provocatorio per evitare di finire male, in modo da poter aspettare il momento giusto per agire.
    Sfortunatamente era difficile trovare un giusto equilibrio tra le due cose, soprattutto quando si brucia di rabbia e si ha la lingua svelta come lui, quindi non c'è da stupirsi se si ritrovò gli artigli di Xeno in direzione dei suoi occhi: serrò le mascelle e, istintivamente, contrasse la muscolatura di tutto il corpo, mentre improvvisamente l'ultima ratio diveniva l'unica possibilità che poteva afferrare; aveva deciso, infatti, di attivare una tecnica e fermare in qualche modo Xeno, rischiando così di friggersi il cervello ma, perlomeno, provando a non farsi strappare un occhio da quelle grinfie affilate. Fortunatamente, prima che potesse sprigionare l'energia necessaria e quindi rischiare la pelle, Xeno venne fermata proprio da Fubuki che sembrò apprezzare il suo atteggiamento relativamente più mansueto... anche se il demonietto sospettava che l'ereditiera, in realtà, stesse giocando con lui e magari non fosse propensa a rovinare tanto presto quello che considerava il suo giocattolo. - Certo che non sono cattivo! Anzi, so essere buonissimo, un vero angioletto... Signora. - continuò lui e benché il tono fosse divertito come suo solito, si poteva già considerare una vittoria quell'ironia più sfumata e implicita, molto lontana dalle provocazioni smaccate (e sboccate) di prima.
    Un lieve sorrisetto fece capolino sul suo volto nel sentire il ringhio e l'irritazione della xenomorfa, sicuramente desiderosa di piantare i suoi nelle sue carni, mentre prendeva qualcosa che non riusciva a vedere bene: purtroppo, non appena riuscì a scorgerlo meglio, scoprì che teneva tra le mani il suo pugnale e sul suo volto scomparve ogni traccia di divertimento, lasciando un volto teso e attento. Naturalmente immaginava che l'Artiglio non fosse stato lasciato nell'armadietto in cui l'aveva riposto, ma non pensava che gliel'avrebbero messo sotto il naso, per nulla spaventate di una simile vicinanza tra un guerriero e la fonte del suo potere... certo, il maledetto collare riduceva notevolmente il pericolo ma ciò non toglie che era un atto estremamente arrogante e che, in qualche modo, avrebbe potuto dargli una possibilità, anche se non in quel momento. A parte, però, questa speranza che non lasciò trasparire nella sua espressione, era curioso di sapere cosa volessero farci: il modo in cui lo avvolsero in quelle bende lo confuse ancora di più e quando vide le ragazze esitare ad avvicinarsi a lui sorrise divertito... e anche un po' predatorio. - Non mordo, bellezze, non abbiate paur-mh! - non riuscì a concludere la frase che, nuovamente, la scarica elettrica lo riattraversò e lo immobilizzò completamente, impedendogli di continuare a parlare. Finalmente le ragazze gli si avvicinarono e tornarono a fargli cambiare posizione, cosa che avrebbe scatenato la sua ilarità se la posizione in questione non fosse stata a pancia in su, coi fianchi sollevati e il sedere fin troppo in mostra. Prima ancora che potesse dire qualunque cosa, percepì gli artigli di Xeno afferrargli le natiche e allargargliele, mentre un'espressione sorpresa e preoccupata si spalancava sul suo volto: davvero quella pazza voleva fargli una cosa simile?
    La Papessa non ha alcun segreto, se non quello di essere migliore di tutti noi. - ribatté secco e deciso, lo sguardo bruciante di una sincera ammirazione. Fubuki poteva fare molte cose davanti a lui, ma non considerare la Papessa una qualche politicante con chissà quali scheletri dentro l'armadio e pazienza se ciò avesse dimostrato, una volta di più, che non era il diavoletto che sembrava. Serrò appena le labbra nel sentire la lingua di Xeno leccargli l'ano e il perineo, straordinariamente morbidi ed elastici per via della conformazione peculiare della sua pelle, senza emettere neppure un suono e continuando a guardare negli occhi Fubuki: forse non era saggio rivolgerle un simile sguardo di sfida ma era sempre più furioso e tale rabbia andava necessariamente sfogata.
    Se ne fossi contento... non sarai un diavoletto, non pensi Signora? - rispose con un sorriso provocatorio, prima che l'ereditiera lo invitasse a guardare Arky: il piccino era in lacrime, col volto paonazzo per via del piacere e dell'imbarazzo, che gemeva e pigolato disperato mentre quelle ragazze lo stimolavano senza alcuna pietà, "coccolandolo" in una maniera subdola e terribilmente manipolatoria. L'obiettivo di Fubuki era evidente, voleva spezzare la mente del ragazzino a suon di piacere, per farlo divenire un semplice strumento per i suoi perversi scopi. Bowen la guardò semplicemente disgustato e invaso da sincero furore, prima che lei gli sussurrasse quel crudele consiglio e Xeno iniziasse a penetrarlo con la sua stessa arma, cosa che lo fece tendere come una corda di violino e contrarre i muscoli del volto, in un'espressione decisa. - Ti piace... giocare, eh? Bende, g-giochiamo. Ma non... sottovalutarci, Signora. - non era facile parlare mentre il proprio orifizio veniva violato, ma Bowen ci riuscì e riuscì a mostrare un volto deciso, colmo di dignità malgrado ciò che stava subendo: avrebbe tanto, tanto voluto esplodere di rabbia e dirle davvero che pensava di lei, ma non voleva che ne andasse di mezzo Arky. Doveva soltanto resistere e pazientare: il momento giusto, prima o poi, sarebbe arrivato.
    Nel frattempo il draghetto era semplicemente sconvolto: il fuoco dell'orgasmo aveva consumato ogni suo pensiero, lasciandolo in balia del piacere ma, soprattutto, di quelle ragazze. Le loro risate, i loro vezzeggiamenti, erano per il piccino una malia irresistibile e il modo in cui, ancora fremente, si sentì stringere e quasi sprofondare il capo tra o loro sei, lo accese di una tale eccitazione che la giovane tra le sue gambe avrebbe percepito il membro che succhiava farsi ancora più duro e pulsante. - Ah, nhhgg... mhh! I-nhhh! - gemette, incapace di parlare dapprima per ancora troppo scosso dal piacere, poi perché la sua bocca venne invasa dalle lingue delle giovani, facendogli spalancare gli occhi un attimo prima che li socchiudesse ammaliato; le donne poterono percepire quel corpicino tendersi, come se volesse opporsi, per poi rilassarsi quasi di colpo mentre la sua lingua si faceva compiacente e assecondava il loro bacio. Il draghetto non riusciva più a ragionare, il desiderio, l'urgenza di ribellarsi stavano velocemente diradandosi, ormai quasi del tutto incapace di ricordare perché dovesse fare qualcosa di simile a delle ragazze tanto belle e che lo stavano trattando così bene...
    Fortunatamente i ricordi tornarono a fare capolino nella sua mente e con essi tornò la determinazione, tanto che Arky riuscì a sottrarsi dalle loro labbra e a respirare a pieni polmoni, cercando con lo sguardo Xeno e Bowen. Purtroppo trovò davanti a lui la scena perversa di quella giovane che succhiava il suo membro, inghiottendo deliziata il suo seme e e stimolandogli l'uretra con tale abilità da farlo fremere e gemere. - No-ooh... b-bastah... Xhenoh! X-xhenoh! - pigolò quasi disperato, prima che la raagzza tra le sue gambe venisse sostituita da un'altra e iniziasse una meravigliosa stimolazione delle sue gonadi: il draghetto spalancò gli occhi e la bocca, emettendo un versetto aspirato e reclinando il capo all'indietro, incapace di resistere a un simile piacere mentre il suo membro tornava a pulsare senza sosta. Sfuggire alla malia dell'immagine perversa di quella donna che gli succhiava un testicolo o delle due ragazze che si passavano il suo seme con un bacio era impossibile e il piccolo, immobilizzato com'era, provò a sottrarsene chiudendo gli occhi... peccato che né il desiderio, né l'imbarazzo sembravano diminuire. Singhiozzi, quindi, presero ad alternarsi ai gemiti e lacrime copiose scendevano dalle sue gote proprio come dalla sua uretra sgorgava il preseme; Arky sembrava destinato a capitolare, quando schiuse appena le palpebre e oltre tremolante velo delle lacrime vide la scena di Xeno che prendeva quell'involto e lo usava per penetrare il povero Bowen: sgranò gli occhi e una rabbia, un dolore intensi gli bruciarono nel petto. Xeno, la sua xeno! Lei non poteva fare qualcosa di così crudele, di così terribile! Tale choc gli diede la forza per richiamare le sue energie da drago e, con un vigoroso scrollone, si liberò dalla presa delle giovani (che, eccitate e impegnate com'erano, avrebbero avuto difficoltà a resistergli) e corse vero Xeno, abbracciandola forte da dietro.
    Basta! Non fargli male, ti prego! Non farlo Xeno, tu... tu sei buona! - singhiozzò, stringendosi con forza a lei, mentre Bowen sbalordiva: - Ma che fai? Scappa, cazzo! - gridò, agitandosi scompostamente e contraendo con forza i muscoli delle natiche, cosa che gli provò un leggero dolore al suo povero, dilatato orifizio. Cosa sarebbe accaduto, adesso?
     
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    Dal punto di vista di Fubuki, tutto stava procedendo deliziosamente.
    Bowen faceva il duro, ma c'era tutto il tempo per farlo diventare il micetto che desiderava. Specie considerando che c'erano ancora tanti bei giocatolini da fargli assaggiare...
    Dall'altro lato c'era Arkholfus... oh, Arky, c'erano poche parole per descriverlo a parte "assolutamente adorabile". Era un giocattolino già preparato, solo in attesa di un proprietario. Era dal racconto di Xeno su di lui che Fubuki sapeva che quel ragazzino era una gemma che doveva assolutamente avere.
    Per questo fu una sorpresa per lei che ad agire fosse proprio lui. Colte di sorpresa, le ragazze non fecero in tempo a muoversi che Arky aveva già raggiunto Xeno, abbracciandola e gridando. E lui l'avrebbe sentita irrigidirsi.
    Un momento di silenzio stupefatto riempì la sala mentre ciò che Arkholfus aveva fatto veniva registrato da tutti i presenti.
    Fubuki lanciò un'occhiata infastidita verso le ragazze che si erano lasciate scappare il ragazzo, che sussultarono e si fecero indietro, rosse e scarmigliate.
    La ragazza sospirò, e sorrise. Come poteva arrabbiarsi con quel ometto? Era cosi carino, cosi puro, forse anche innamorato, anche se era solo una cotta di un momento.
    "Mio piccolo micetto," la voce di Fubuki scivolò nell'aria come seta. "Quanto effettivamente conosci Xeno?"
    Mentre lei parlava, Xeno diede un colpo col palmo della mano all'involto, piantandolo per metà nel buchino di Bowen. La Xenomorfa afferrò con delicatezza i polsi di Arkholfus, allontanandoli da sè cosi da potersi voltare. L'espressione con cui lo guardò era una maschera impassibile, ma emozioni contrastanti scintillavano nei suoi occhi.
    "Se la conoscessi davvero, sapresti che concetti come -buono- non si applicano alle creature come lei."
    La lunga coda della Xenomorfa si avvolse attorno al corpo di Arkholfus e lo sollevò in aria, cosi che i loro occhi fossero alla stessa altezza. Con delicatezza, Xeno gli prese le guance tra le mani, quella luce ardente nello sguardo. Lentamente, delicatamente, poggiò le labbra su quelle di lui, un bacio casto e leggero come un petalo di rosa.
    Fubuki li guardò baciarsi con un sorriso compiaciuto. Era evidente che nel tempo che Arkholfus non l'aveva vista, Xeno era entrata in qualche tipo di relazione con lei, una relazione che l'aveva portata a ritenere di conoscere molto bene la Xenomorfa.
    "Diresti che un'animale che uccide la sua presa è cattivo?" Fubuki continuò. "Ovviamente no. E lo stesso è per Xeno. Detto ciò..." Si rivolse a Bowen con un'espressione gentile. "Sembra proprio che tu abbia ragione. Vi ho proprio sottovalutato. Beh, non sia mai detto che non so riconoscere i miei sbagli. Basta preliminari, che ne dite?"
    Quelle parole fecero correre un brivido di eccitazione attraverso tutte le ragazze presenti.
    Fubuki annuì e battè le mani assieme, e alcune si mossero per prendere nuovi oggetti, un viavai di attività che nessuno dei due ragazzi avrebbe potuto decifrare.
    Il primo risultato di quel cambiamento fu che Xeno ricevette qualcosa da una delle ragazze. Staccandosi da Arkholfus, la Xenomorfa si mise tra le labbra quello che aveva ricevuto: una pillola di colore viola. Tenendola tra le labbra, Xeno afferrò il viso di Arkolfus, con più decisione stavolta, e lo baciò con forza. Se era stata delicata fino a quel momento, le sue labbra erano affamate adesso. La sua lingua si infilò nella bocca di Arky, spingendo la pillola nella sua gola, cosi da costringerlo ad ingoiarla.
    Forse il ragazzo non l'aveva riconosciuta, ma quella era una pillola Nymph, uno degli afrodisiaci più forti mai inventati.
    E mentre Arkholfus era forzato a mandarla giù, Fubuki parlava.
    "Tu sei il primo, Arky. Basta piangere. Sii... felice." Rise delicatamente.
    Come avrebbe reagito il ragazzo?
    A quel punto, anche Bowen aveva probabilmente capito che le cose, se possibile, stavano prendendo una piega ancora più brutta, specie quando Fubuki rivolse uno sguardo predatorio verso di lui. La ragazza fece un cenno, e una scarica elettrica, più forte di tutte quelle fino ad ora, lo attraversò, con abbastanza violenza da farlo quasi svenire. Le ragazze lo avrebbero preso e rivoltato sulla schiena, incuranti di quanto il movimento faceva muovere l'oggetto che lo penetrava.
    Dopo quello schock, forse non avrebbe notato una delle ragazze mettere in bocca un'altra pillola, diversa dall'altra. La tenne in bocca per qualche istante, per poi curvarsi sul ragazzo, che avrebbe dovuto essere semicosciente, e baciarlo con foga. Avrebbe spinto la pillola nella sua bocca e il fatto che lui fosse steso con la pancia in sù gli avrebbe reso difficile non inghiottirla. L'avrebbe riconosciuta? Quella era una pillola Shift, un vero incubo per individui con poteri come lui. Sarebbe riuscito ad evitarla?
     
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    Il cuore di Arky gli batteva forte nel petto, mentre si stringeva con tutta la sua forza alla schiena di Xeno e piangeva calde, amare lacrime: la sua amica non poteva prestarsi a qualcosa di tanto mostruoso, non poteva godere del fare del male agli altri! Certo, sapeva della violenza che era in grado di sprigionare, della sua ferocia quasi animalesca che poteva esprimere... ma, in Xeno, non c'era soltanto questo! Ricordava perfettamente lo sguardo quasi dispiaciuto che gli rivolse, il giorno fatidico del loro incontro, prima di andare lì: in lei c'era della bontà e a quella si stava appellando. Sentirla irrigidirsi senza, però, che facesse nulla per scacciarlo via rinfocolò le sue speranze e lo portò a strusciare appena una gota sulla schiena, in un gesto infantile, forse persino da micetto, ma voleva mostrarle che, se si stava appellando in quel modo a lei, lo stava facendo perché si fidava e le voleva bene: con quel piccolo, ingenuo gesto voleva mostrarle che in lui non c'era giudizio, soltanto affetto e bisogno. Quando si sentì afferrare i polsi sottili da quelle mani tanto grandi, fremette appena di paura ma subito si tranquillizzò nel percepire il suo tocco delicato e, docilmente, le permise di sciogliere l'abbraccio e voltarsi verso di lui.
    Io conosco Xeno! Sei tu che non la conosci! Sei... cattiva e pensi che tutti lo siano, ma non è vero! - ribatté con decisione alle parole di Fubuki, che aveva ormai da tempo perso la sua stima, mentre le rivolgeva uno sguardo colmo di disprezzo e d'indignazione. - Diglielo anche tu, Xeno, che non sei cattiva... ti prego... - subito, però, riportò lo sguardo su Xeno e il suo tono si fece immediatamente più dolce, supplichevole, aspettando e pregando, dentro di sé, per il suo ravvedimento, per quel "sì" che avrebbe salvato lui e Bowen da quella crudele tortura.
    Il volto di Xeno appariva impassibile come sempre, ma il draghetto vedeva i suoi occhi brillare d'indecisione, intuiva (e sperava) che dentro di lei s'agitasse un dissidio, uno scontro se non proprio tra bene e male, quantomeno tra la scelta giusta e quella sbagliata, quindi alle affermazioni ciniche di Fubuki non poté che rispondere con tutta la veemenza della suo candore e della sua ingenua indignazione. - Smettila di trattarla come un animale! Lei non lo è, lei può scegliere! - replicò, mostrando un adorabile faccino arrabbiato, prima che Xeno gli avvolgesse la coda lungo la vita e lo sollevasse dolcemente, prendendogli le gote tra le dita. La xenomorfa avrebbe potuto bearsi della morbidezza di guance, lisce e calda, appena umide per le lacrime da poco versate, mentre il piccino la guardava negli occhi e scioglieva la sua espressione arrabbiata in una piena di speranza e dolcezza, fremendo appena nel cogliere il bagliore che ardeva nel suo sguardo mentre, lentamente, avvicinava appena il volto al suo. Sospirò e socchiuse gli occhi, forse come avrebbe fatto il principe di una fiaba, quando con un bacio spezza la crudele maledizione e la principessa torna alla vita: anche se Arky era abbastanza grande da non credere più alle fiabe, continuava a credere nei lieto fine e in quel momento, nel suo dolce animo, ebbe la certezza di viverne uno.
    Bowen, invece, che si trovava immobilizzato e col suo stesso pugnale su per il retto, non era dello stesso avviso e avrebbe preferito che Arky pensasse a sé: dopotutto, se fosse riuscito a scappare, vedere un ragazzino in lacrime e nudo correre tra la folla del galà avrebbe sicuramente attirato l'attenzione e avrebbe salvato anche lui, oltre a mettere fine agli orribili "diveryimenti" di Fubuki... ma quello era forse un sogno assai più irrealizzabile di quello del draghetto. - Ti avevo detto di scappare, ragazzino... - sussurrò a denti stretti, decisamente preoccupato per entrambi ma, visto che erano in ballo, tanto vale ballare: - Ehi, Xeno! Lo vedi come ti guarda? E' una cosa preziosa quello sguardo lì... e le cose preziose sono fragili. Non fare lo sbaglio di perdere quello sguardo: te ne pentiresti per tutta la vita. - non era particolarmente bravo in quei discorsi lì (dopotutto era un uomo d'azione) ma sapeva benissimo quanto l'amore e, più in generale, l'affetto si basi sulla fiducia reciproca, sulla stima dell'altro e visto che la donna pareva davvero apprezzare Arky (non li vedeva bene, ma di certo lo stava trattando con gentilezza, se non addirittura dolcezza), era bene ricordarle di non fare un errore simile.
    - E tu che ne sai tu di prede e predatori? Credi di essere un predatore perché hai un sacco di soldi? Perché hai rapito un ragazzino e mi hai messo in catene? - chiese, rivolgendosi a Fubuki, con lo sguardo sfavillante di rabbia e di dignità. - Puah, non sai un cazzo di cosa significhi essere un predatore, di cosa sia la caccia e l'onore che comporta... sei come una bambina che brucia le formiche con una lente d'ingrandimento. - sentenziò, guardandola negli occhi colmo di disprezzo, mentre la donna li informava che adesso avrebbe fatto sul serio. A un suo comando, infatti, le ragazze sciamarono a prendere chissà cosa, mentre Bowen rimaneva a guardare in cagnesco Fubiki e Arky era totalmente assorto in quel bacio delicato.
    Bacio che s'interruppe improvvisamente, tanto che il piccino schiuse gli occhioni ed emise un dolce versetto, prima che Xeno tornasse a baciarlo, stavolta con più foga: aveva appena fatto in tempo a notare che si fosse messa in bocca qualcosa, che si ritrovò nuovamente la sua lingua in bocca e, senza che potesse fare molto per opporvisi, sentì che gli veniva spinta in gola quella che sembrava una sorta di pillola. Si lamentò un poco, cercò di sottrarsi da quel bacio, ma alla fine fu costretto a ingoiarla e... un calore, intensissimo, ruggì per tutto il suo corpo. Sgranò persino gli occhioni, prima di farli diventare spaventosamente languidi e cercare con desiderio, con passione le labbra di Xeno. - Xen-oh... ti prego... ho bisogno di te. - miagolò, staccandosi appena dalle sue labbra dopo un lungo, quasi feroce bacio e poggiando le sue piccole, delicate manine sul suo volto, ad accarezzarle cupidamente le gote. - Ti prego... - sussurrò ancora, con le gote accese di desiderio e il capo appena reclinato verso destra, mostrando un visetto semplicemente... insano. I lacrimoni erano scomparsi, così come la luce di speranza nei suoi occhi: c'era soltanto un desiderio perverso, spaventosamente bruciante, che traspariva da quella labbra schiuse, da quei capezzolini irti come aghi e, soprattutto, dalle sue gambe morbide che si sfregavano a vicenda, come quelle di una giovane eccitata e che pure, però, mostravano un'erezione spaventosamente turgida e gonfia.
    Che cazzo gli hai fatto?! Lo hai drogato?! Schifosa tr-nggh! - Bowen urlò semplicemente fuori di sé dalla rabbia ed era pronto a scatenare tutto il suo potere e la sua forza, anche a costo di friggersi il cervello, tanto che aveva dato degli strattoni paurosi alle catene che avevano prodotto un clangore stridulo, quasi sofferente, di metallo messo sotto sforzo; purtroppo per lui non servì a nulla, prima che potesse liberarsi una scarica violentissima lo attraversò e fu tanto che rimase cosciente. Così, mentre era assolutamente inerme e poteva appena lamentarsi, una di quelle ragazze si avvicinò e lo baciò, costringendolo a deglutire quella che sembrava una pillola. Non poté evitarlo e, improvvisamente, tutto si fece buio per qualche istante: quando riaprì gli occhi, pensò di star sognando, poiché vedeva se stesso steso sul tavolo, ancora in stato semincoscienza! Poi, come un macigno, piombò la consapevolezza di ciò che era accaduto: non l'aveva mai vista prima di allora, ma conosceva alcune storie sulla pillola che gli avevano dato e l'idea di essere finito nel corpo di una delle sue aguzzine e di avere una di loro dentro di lo riempì di orrore.
    Bowen, però, non sarebbe stato un guerriero degno di questo nome se non avesse avuto nervi saldi e la capacità di reagire prontamente a nuove minacce: si voltò spaventato ma determinato e corse in direzione della porta, deciso a sfruttare ogni possibilità. Dopotutto, quella tizia non era incatenata e a lui bastava uscire da quella maledetta Spa. Ci sarebbe riuscito?
     
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    Un sorriso indulgente si dipinse sul viso di Fubuki alle parole di Arkholfus. Le ragazze tutt'attorno si scambiarono occhiate divertite e risatine. Ma c'era un limite a quanto carino quel'ometto poteva diventare? Stava cominciando a sembrare fabbricato ormai! Romantico, dolce e completamente ingenuo.
    Cosa si poteva chiedere di più?
    Un piccolo "aaaw" fece il giro dei presenti mentre i due si scambiavano quel bacio dolcissimo. Fubuki lo osservò con una certa soddisfazione. Xeno stava già mettendo in pratica ciò che le aveva insegnato, molto bene...
    Lanciò uno sguardo di traverso di sottecchi verso Bowen, un lampo di fastidio che le attraversava gli occhi alle parole del ragazzo. Uno carino e l'altro che non davvero non imparava a tenere quella sua boccaccia chiusa. Beh, l'universo era fatto di equilibri, Fubuki suppose.
    Ma tutti i fastidi erano alla fine.
    I piagnistei di Arkholfus, l'unico elemento di lui che non la soddisfaceva al momento, svanirono, sostituiti da una deliziosa espressioncina. Eccitazione corse come un fremito attraverso le ragazze mentre Arkholfus era preso dall'effetto della sostanza. Occhi avidi corsero lungo il suo corpo, soffermandosi sul suo membro, bevendo della sua espressione lussuriosa. Adesso si che si ragionava!
    Anche Fubuki si permise un lento sguardo dalla testa ai piedi, soddisfatta dall'espressione del suo nuovo schiavetto.
    Dall'altro lato, Bowen era finito a sua volta nei guai, venendo trasferito nel corpo di una delle sue ragazze. E, pestifero com'era, prese subito l'occasione per cercare di scappare. Le ragazze risero, nessuna di loro che muoveva un dito per fermarlo. Fubuki lo osservava correre via, un sorriso enigmatico stampato in viso.
    "Ci lasci cosi presto?"
    Bowen forse non aveva fatto in tempo a notarlo, ma la ragazza in cui si ritrovava aveva un collarino attorno al collo e fasce sia alle caviglie che ai polsi, tutte di un materiale resistente quanto l'acciaio ma flessibile quanto la plastica.
    Fubuki curvò un dito verso di lui. Una forza invisible lo avrebbe afferrato per caviglie e polsi, bloccandolo inesorabilmente, per poi sollevarlo in aria. Sarebbe rimasto là, impossibilato a toccare terra, per poi essere forzato a voltarsi.
    In tutta calma, Fubuki camminò verso di lui. Gli si fermò di fronte, incrociando le braccia sul petto e osservandolo con uno sguardo compiaciuto.
    "Bene bene bene..." Gli occhi lucenti della ragazza scintillavano con ironia. "E' un piacere vedere che hai cambiato idea e deciso di restare..."
    Le ragazze risero.
    Fubuki fece un gesto con la mano e Bowen venne attratto in avanti. La ragazza camminò di fronte a lui e un po' a destra, dandogli di tanto in tanto uno sguardo divertito mentre lo riportava in tutta calma da dove aveva cercato di sfuggire.
    "Devo dire, sono sorpresa," cominciò. "Quel parlare di prede e predatori. Cielo, Bowen, potevo aspettarmi da Arkholfus di parlare in modo cosi infantile, non da te." Gli sorrise, mostrandogli i denti bianchi. "Non l'ho detto? Il mondo è molto più complicato che il semplice prede e predatori. Cielo, potrei quasi pensare che tu non mi ascolti." Rise gentilmente, un suono echeggiato dalle risate delle ragazze. Non solo lo prendeva in giro, ma era chiaro che quella ragazza diabolica si stava beando della sua impotenza!
    E cosi, con una calma intesa a prenderlo in giro, Bowen fu riportato da dove aveva cercato di scappare.
    Fubuki disegnò un cerchio in aria con un dito e il ragazzo roteò su sè stesso, cosi che potesse vedere cosa stava succedendo ad Arkholfus. Xeno lo stava baciando con foga, infilando la lingua nella sua bocca e danzando con la sua. La Xenomorfa si staccò dopo qualche attimo, la sua espressione indecifrabile. Si voltò a guardare Fubuki, che le fece un cenno tranquillo.
    "Pensa a quello che questo diavoletto ti ha detto. Poi parleremo."
    Xeno annuì e i suoi denti scintillarono. Tornò a guardare Arky, la bramosia nel suo sguardo evidente.
    Non perse neanche un secondo.
    In un attimo, i suoi vestiti erano a terra e lei stava prendendo Arky in braccio, spingendolo ad avvolgergli le gambe attorno al bacino. E, mentre la sua bocca tornava a prendere quella del ragazzo, lo spinse dentro di sè con violenza, la sua vagina che inghiottiva il suo pene completamente con un singolo movimento. Xeno ringhiò alla sensazione, ma non si fermò. Gli morse il labbro inferiore e cominciò a muoverlo. Con violenza, afferrandogli il sedere, spingendolo con violenza contro di sè ancora e ancora, riempiendo la sala con gli schiocchi dei loro genitali che si incontravano.
    Mentre i due facevano sesso, e le ragazze tutt'attorno facevano il tifo, Bowen, costretto a guardare, avrebbe sentito il corpo delicato di Fubuki premersi contro la sua schiena. La ragazza gli avvolse il collo con le braccia, appoggiando il mento sulla sua spalla.
    "Quest'aspetto ti dona, sai?" Gli sussurrò all'orecchio. "Penso proprio che ti ci lascerò per sempre. Marika sarebbe più che felice di avere il tuo corpo."
    Lentamente, gli passò la punta della lingua sull'orecchio. Ne tracciò il profilo, per poi staccarsi con un sospiro.
    "Guardali come sono felici insieme..." La voce di Fubuki era suadente. "Cosi felici e innamorati. E tu hai cercato di rovinare tutto. Cattivo cattivo..." Gli morsicchiò l'orecchio. "Sai cosa... dato che Arky non è nelle condizioni di ascoltare. Lo dirò a te." Si fece più vicina, le sue labbra che sfioravano la pelle di Bowen. "Non è niente di cosi semplice come prede e predatori, o scelta. Xeno è complicata. Molto più complicata di quanto tu e quel ragazzino pensiate."
    Lo lasciò con quella frase enigmatica, rilassandosi sulla sua spalla.
    "Detto ciò, hai parlato di predatori. Sembri conoscere molto il punto di vista. Sai, ti sbagliavi. Io non mi ritengo un predatore. Il mondo è di gran lunga troppo complicato per una dicotomia cosi semplice. Io sono solo una bambina che vuole avere dei giocattoli con cui divertirsi." Rise piano. "Su quello avevi ragione. E indovina cosa? Adesso il mio giocattolo sei tu..." Qualcosa di ferale si infiltrò in quel'ultima frase.
    "Sai come funziona la pillola Shift?" Fubuki continuò, premendosi contro di lui. Lentamente, la sua mano scivolò sulla coscia di Bowen, tracciandone il profilo. "Ti scambi di corpo con chi la usa assieme a te, ma non è tutto. Tutte le tue abilità, tutti i tuoi poteri, quelli rimangono tutti con il tuo vecchio corpo." La sua mano si arrestò e le dita affondarono nella coscia di Bowen. "Non sei più un combattente, mio caro schiavetto. E questo significa che adesso. tu. sei. mio."
    Rise gentilmente.
    "Riproviamo da capo, schiavetto?" Il tono di Fubuki si fece comprensivo. "Impara a comportarti bene e chissà, forse ti permetterò di riavere il tuo corpo..."
    La sua mano scivolò sul sedere di Bowen, per poi scendere in mezzo alle sue gambe. Con le dita, massaggiò gentilmente la nuova vagina di Bowen, per poi spingere due dita in mezzo alle labbra coperte dal tessuto.
    "E se invece dovessi fare il cattivello come prima... ho sentito che venire scopati da sè stessi è un'esperienza... speciale."
    Bowen avrebbe capito facilmente cosa intendeva. Più in là, la ragazza che ora aveva il suo corpo si stava riprendendo.
    Cosa avrebbe fatto?
    "Mi hai fatto vedere tutta la tua bravado, mia bella puttanella... adesso fammi vedere un po' di paura..."
    Tra le dita di Fubuki e la visione del piacere tra Xeno e Arky di fronte a lui, come avrebbe reagito Bowen?
     
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    Bowen si precipitò verso la porta come se questa, appena oltre la soglia, gli offrisse la salvezza: in realtà il demonietto era consapevole che scappare fosse quasi impossibile, considerato il dedalo di corridoi che lo attendeva e l'eventuale presenza di guardie o altre "complici" di Fubuki, ma che altro poteva fare? Forse era tutto inutile ma lui era un uomo d'azione e non poteva tollerare di stare fermo, impietrito dall'orrore, mentre qualcuno utilizzava il suo corpo e drogava un ragazzino indifeso! Inoltre agire gli permetteva di non concentrarsi sul terrore che riempiva quel cuore non suo, che correva lungo quella schiena sconosciuta e a lui aliena.
    In realtà era già tanto che avesse avuto prontezza e la forza di correre via in quel modo, dato che si sentiva terribilmente disorientato e anche soltanto rimanere in equilibrio su quelle gambe lunghe ed esili (soprattutto rispetto alle sue!) era un'impresa non dappoco, senza contare la spaventosa debolezza che caratterizzava proprio le "sue" membra. Sebbene avesse impresso al proprio scatto tutte le forze che era riuscito a radunare, infatti, non solo gli sembrava di essere lentissimo ma anche di non avere le forze per poter proseguire a lungo, sensazione assolutamente comprensibile dato che era passato da un corpo sovrumano, quasi in grado di spezzare delle massicce catene d'acciaio, a un corpo assolutamente nella norma, corpo tra l'altro che si trovava inondato di panico e confusione. Infine, a peggiorare ulteriormente le cose, ci pensavano delle sensazioni tanto aliene quanto inevitabili: il seno che ballonzolava a causa della corsa, l'assenza impossibile da definire ma non per questo meno disturbante tra le sue cosce e altre mille, piccole ma terribili differenze che lo riempivano d'orrore e acceleravano il battito del suo cuore più di quanto non potesse fare la corsa.
    Corsa che, però, non durò a lungo: all'improvviso si sentì tirare da una forza invisibile per le caviglie e i polsi e, prima ancora che potesse capire cosa stesse accadendo, si ritrovò a lievitare in un'imbarazzante posizione. - Cazzo! - ringhiò a denti stretti, con una voce che non riconobbe come sua, mentre il suo sguardo allibito e infuriato scopriva quei braccialetti che, nella foga della fuga e nella confusione di quello scambio di corpi, non aveva neppure notato: quella maledetta aveva proprio pensato a tutto! Lo scherno di Fubuki lo raggiunse come una scudisciata sulla schiena tanto che, per come poteva, si voltò verso di lei mostrando uno sguardo infuriato e serrando le mascelle, mentre i denti quasi stridevano tra loro.
    Sentiva il cuore traboccare d'ingiurie e stringeva vanamente i pugni, senza far caso alle unghie un po' più lunghe (erano anche smaltate?) che gli scavavano i palmi... eppure non disse nulla, che senso aveva ormai? Era praticamente sconfitto e sebbene, in cuor suo, vi era ancora speranza e desiderio di ribellione, era abbastanza intelligente da non accarezzare determinate illusioni. Certo, non si era ancora arreso, ma agitarsi scompostamente e rivolgerle inutili ingiurie o vane minacce non gli avrebbe giovato in alcun modo, tanto valeva dunque rimanere in silenzio.
    Dovette mordersi le labbra, però, all'ennesima frecciatina accompagnata dalle risatine di quelle maledette ochette, che fulminò desiderando la libertà e il suo vecchio corpo, peccato che non aveva né l'uno né l'altro. - Magari potresti iniziare a dire qualcosa d'interessante... - malgrado tutti i suoi buoni propositi, gli era davvero impossibile subire in silenzio tutte quelle prese in giro, così si ritrovò a sibilare quella risposta sarcastica, mentre lievitava fin troppo lentamente verso il suo posto di prima. Intuiva che quella velocità insopportabilmente lenta era un altro modo di prendersi gioco di lui e ciò non faceva altro che alimentare la sua rabbia e quel desiderio di rivalsa che cercava, se non di reprimere, almeno di controllare.
    Finalmente giunse al suo posto e, roteando su se stesso, si ritrovò di nuovo davanti la triste scena di Arky e Xeno: il draghetto, infatti, era ormai completamente perso nel suo desiderio e sembrava completamente dimentico di tutto quello che era accaduto e stava accadendo intorno a lui; se, infatti, i risolini delle ragazze e di Fubuki alle sue parole l'avevano profondamente indignato, non appena ebbe ingoiato quella pillola non riuscì a pensare ad altro che non fosse al bisogno che aveva di Xeno, delle sue carni e del calore che arroventava le sue, soprattutto la sua povera asta... miagolò, dunque, dei gemiti estasiati quando la xenomorfa si spogliò e, stringendosi a lei, finalmente pelle contro pelle, emise un verso semplicemente perverso nell'affondare quasi improvvisamente dentro di lei, tanto che la donna lo avrebbe sentito irrigidirsi tutto e quell'asta durissima fremere come se si stesse per abbandonare a un intenso orgasmo. - Aaah, Xheno-oh... belloh... di più! - pregò, stringendo le gambe attorno alla sua vita e gettandogli le braccia al collo, in un gesto che sarebbe apparso romantico se non avesse avuto in volto un'espressione completamente persa, con gli occhioni liquidi e stravolti dal desiderio.
    Bowen assistette alla scena sempre più amareggiato e infuriato, abbassando persino lo sguardo per non continuare ad assistere a quello scempio: la mente di quel povero ragazzino stava venendo manipolata senza alcun ritegno e intuiva perfettamente che, al suo ritorno alla consapevolezza, si sarebbe sentito sporco, violato. Certo, non poteva nascondere che quella scena era anche conturbante... ma se Fubuki pensava di farlo capitolare mettendolo di fronte a quell'amplesso avrebbe avuto una brutta sorpresa: il suo disprezzo nei suoi confronti non faceva che salire! Proprio l'ereditiera, però, si premette contro la sua schiena, facendolo irrigidire mentre percepiva la tentatrice morbidezza dei suoi seni. - In effetti sono proprio un bel ragazzo: la capisco! - ribatté sopprimendo appena un brivido per quel caldo sussurro al suo orecchio... e per la prospettiva, terribile, che potesse fare sul serio. Naturalmente Bowen intuiva che la donna si stesse prendendo gioco di lui e cercasse di erodere, pian piano, la sua mente, la sua sicurezza mettendolo dinnanzi a terribili minacce che, forse, non avrebbe potuto davvero mettere in pratica ma che, al momento, non potevano che apparire perlomeno verosimili e, benché capisse tutto ciò, era davvero difficile scacciare la paura dal suo cuore.
    Felici?! Lo hai drogato! Tutto questo è una menzogna: ti diverti a creare spaventose bugie, Fubuki... sei davver-mh! - non riuscì a terminare la frase perché la lingua della donna era sul suo orecchio e, benché provò a reprimere l'ansimo, si ritrovò comunque a fremere semplicemente deliziato: possibile che quel corpo forse più sensibile del suo? Oppure... oppure era semplicemente eccitato? - Complicata...? Complicata significa che può tradire la fiducia del suo amico?! - replicò con disprezzo, sebbene la voce ancora vibrasse del lieve piacere di prima.
    Piacere che si rinnovò nel sentire quella mano morbida, curata che gli afferrava la coscia vellutata, tornando a farlo irrigidire mentre gli comunicava il suo trionfo, rimarcando che adesso non aveva più un potere e che era suo. Non ebbe il tempo di rispondere che la sua mano scese ancora, ad accarezzare il suo sesso coperto, facendolo fremere appena. - Mhh... - sospirò appena, reclinando lievemente il capo all'indietro, mentre le sue cosce s'irrigidivano e Fubuki poteva constatare come quelle mutandine fossero bagnate. Alla richiesta della donna seguì un breve ma intenso silenzio, in cui Bowen strinse appena le labbra morbide e piene che si ritrovava ad avere, come se stesse esitando a rispondere... e poi, di colpo, un lieve sorriso birbante vi comparve, mentre si voltava per come poteva verso Fubuki e, gentilmente sollevava una mano per portarla sulla sua nuca, in una carezza più che in un gesto violento. - E se, invece della paura, ti mostrassi il mio desiderio... Padrona? - un sussurro, leggero, sulle sue labbra e poi l'avrebbe baciata con passione, con fame mentre con la mano libera afferrava la sua e se la spingeva con più forza tra le cosce, tra quel sesso caldo e bagno non realmente suo. Che il dempnietto stesse iniziando a mostrare un po' della sua lussuria?
     
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    Fubuki trattenne il respiro al gesto improvviso di Bowen. Si irrigidì, ma solo per un momento. Subito dopo si ammorbì, sciogliendosi delicatamente contro Bowen, spingendo le sue labbra contro quelle del ragazzo. Nello stesso tempo, le sue dita si muovevano leggere e veloci sulle labbra bagnate della ragazza, giocando, carezzando, esortando.
    Per un momento, Fubuki si lasciò andare a lui.
    Solo per un momento.
    Si staccò di scatto da lui, la sua mano schiaffeggiò via quella di Bowen. Il ragazzo si sarebbe ritrovato preso di nuovo da quella forza invisibile, che l'avrebbe forzato a guardare in avanti, bloccandolo completamente. I suoi arti vennero tirati con violenza, forzandolo in una dolorosa posizione a stella.
    "E chi ti avrebbe dato il permesso di toccarmi? Mh?" La voce di Fubuki era un sibilo minaccioso.
    Quelle parole erano appena state pronunciate che la forza invisible forzò in basso il braccio di Bowen. La sua mano destra, manipolata dalla telecinesi, si infilò nei suoi pantaloni. Tre delle sue dita si sarebbero infilate con violenza nella sua intimità, per poi iniziare a muoversi avanti e indietro come un pistone. Senza nessuna delicatezza, con violenza e velocità sufficiente a far risuonare il suono per tutta la stanza.
    Quel assalto continuò imperterrito, abbastanza forse per far venire Bowen, o forse no. Alla fine, le sue dita si infilarono in un colpo violento nella sua intimità e il loro controllo tornò a lui.
    Incurante delle condizioni in cui il ragazzo avesse finito per trovarsi, Fubuki diede una serie di ordini. Xeno ringhiò in risposta, un suono che era un misto di affermazione e fastidio. Aprendo la bocca, affondò i denti nel collo di Arkholfus, schiacciandolo contro di sè. Poi, lo allontanò da sè di colpo, spezzando il contatto tra i loro corpi.
    Con un ultimo sguardo impassibile verso Fubuki, la Xenomorfa uscì dalla stanza, trascinando il povero piccolo umano con sè. Una buona metà delle ragazze la seguì. Xeno e tutte loro l'avrebbero portato in un'altra stanza, dove Arky sarebbe stato l'ospite d'onore di un banchetto carnale che sarebbe durato finchè lui non fosse svenuto.
    Ma questo Bowen non poteva saperlo. Dal suo punto di vista, la porta si chiuse dietro Arkholfus, nascondendogli che fine avrebbe fatta il ragazzino.
    A un cenno di Fubuki tre delle ragazze rimanenti si spogliarono. Strane energie si convogliariono attorno al loro corpi e quando sparirono le tre mostravano un aspetto che non era più del tutto umano:
    Prime che Bowen potesse riprendersi, le tre gli furono intorno. Gli sguardi con cui si mangiarono il suo corpo erano diversi da quelli a cui era stato soggetto fino a quel momento: affamati, si, ma aventi anche una concentrazione che prima non c'era. Lo guardavano come una preda.
    "Hai mai sentito parlare di succubi?"
    Fubuki sembrava aver ripreso la sua calma. Le ragazze stavano portando una poltrona, su cui l'ereditiera si accomodò con grazia. Il suo sorriso era soddisfatto e affascinante.
    Non aspettò che lui le rispondesse.
    "Per rispondere alla tua domanda: no, non voglio vedere il tuo desiderio. Non ti sei comportato abbastanza bene perchè te lo permetta, ometto." Scosse la testa. "E continui a dimenticare le buone maniere. Beh, va bene cosi. Ci arriveremo."
    Fece un piccolo gesto, e le tre demonesse presero a spogliarlo. Non gli tolsero i vestiti, non del tutto. Gli abbassarono i pantaloncini, mettendo a nudo le mutandine bagnate, e sollevarono la maglietta per leccare al suo stomaco ben definito.
    "Dicevo, hai mai sentito parlare di succubi?" Fubuki chiese, in un tono da tranquilla conversazione. "Sono demoni femminili che si nutrono dell'energia vitale degli esseri umani. Come? Beh, diciamo che la passione ha un ruolo importante..." I suoi occhi si socchiusero, un piccolo lampo di crudeltà che li attraversava. "Te l'ho detto, micetto. Voglio vedere un po' della tua paura. E non riuscirai a mettere su una perfomance di mio gradimento abbastanza in fretta..." Scrollò le spalle con indifferenza. "Beh, allora loro tre finiranno per ucciderti. Ma non preoccuparti. Sarà bellissimo fino alla fine..."
    Mentre parlava, le tre succubi lo guardavano, occhi che rilucevano di luce inquietante.
    A un gesto di Fubuki, l'energia che teneva Bowen bloccato svanì. Non avrebbe fatto in tempo a fare mosse improvvise, però, perchè una delle succubi lo spinse a terra. La demone gli spinse le gambe contro il petto e le allargò, per poi sedersi a cavalcioni su di lui, cosi che le loro intimità ancora coperte fossero a diretto contatto. Guardandolo, gli spinse le mani sotto la maglietta e prese a massaggiarle il seno, le dita che affondavano nella sua pelle con abbandono.
    E mentre tutto quetso succedeva, Fubuki guardava. Di nuovo giocava con il povero Bowen, ponendolo in situazioni apparentemente senza uscita.
    Cosa avrebbe fatto il ragazzo? A sentire lei, se non l'avesse soddisfatta, sarebbe finito vittima delle tre demonesse!
     
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    Il modo in cui Fubuki s'irrigidì, trattenendo appena il respiro prima di sciogliersi e accogliere le sue labbra provocò un lieve, fugace ma piacevole brivido lungo la schiena di Bowen: per quanto, infatti, il demonietto fosse in oggettiva difficoltà rimaneva comunque un predatore e, nel percepire la ritrosia che precedeva l'abbandono, non poteva che provare un'inaspettata quanto ben conosciuta fame. Non che la paura o la rabbia verso la donna fossero state cancellate dal suo cuore ma, per il tempo di quel bacio, furono messe da parte mentre si godeva quella bocca assolutamente deliziosa. Le labbra dell'ereditiera erano, infatti, morbide e vellutate, la sua bocca dolcissima e quelle dita sottili semplicemente magnifiche: si rilassò appena, con la sua femminilità che si scioglieva in umori caldi e in un fremito languido, che gli arrivò fino alla testa e contribuì a inebriarlo ulteriormente; chissà, forse avrebbe potuto dimenticare per più di qualche attimo la situazione assurda e spaventosa in cui si trovava, se Fubuki non si fosse sottratta di colpo e con violenza, schiaffeggiandogli la mano e, soprattutto, riattivando il suo potere tanto da costringerlo a voltare il capo e assumere con gli arti una forma a stella assolutamente scomoda e dolorosa.
    Bowen sgranò gli occhi, stupito, prima di serrare la mascella e fremere di rabbia, contraendo i muscoli nel vano tentativo di liberarsi da quell'invisibile morsa: la donna non aveva accolto con piacere la sua iniziativa e sembrava, per una volta, davvero arrabbiata. Non fece nemmeno in tempo a controbattere alle sue parole che, improvvisamente, il suo braccio destro fu forzato a piegarsi e la sua mano, guidata dalla perversa volontà dell'ereditiera, conficcò violentemente le dita dentro la sua femminilità, iniziando fin da subito una feroce masturbazione. - Ahn... ahn! - gemette col volto contratto da un misto di piacere e dolore, tanto che tentò di inarcare la schiena e il collo come a cercare di assecondare, resistere a quella penetrazione tanto violenta ma non poté farlo, imprigionato com'era in quel campo di forza e quindi non poté far altro che strizzare gli occhi e mordersi le labbra mentre le "sue" dita colpivano ancora e ancora i punti più profondi e sensibili di quella femminilità non sua. Erano sensazioni fortissime, totalmente diverse da quelle che provava nel suo corpo maschile e presto raggiunsero un'intensità semplicemente insostenibile, tanto che quando Fubuki le fece affondare in lui con tutta quella violenza, Bowen gridò, fremette e venne mentre la sua femminilità si contorceva sulle sue dita, schizzando una gran quantità di umori.
    L'orgasmo fu violento e la sua eco perdurò in lui molto più a lungo di quanto fosse abituato, lasciandolo stremato e col volto stravolto, gli occhi socchiusi e la bocca spalancata che beveva l'aria ad ampi, affannati sorsi. Fu in queste condizioni che, a stento, notò Xeno che portava via Arky: il piccino, infatti, aveva esclamato un gemito semplicemente delizioso al morso sul collo, per poi emettere un versetto di disappunto non vedersi strappato alla sua femminilità, al contatto col suo corpo, tanto che l'aveva guardata quasi sul punto di scoppiare in lacrime e, ormai del tutto abbandonato al piacere, aveva agitato i fianchi anche se la sua povera asta poteva fendere soltanto dell'aria fin troppo fredda.
    D-dove... dove lo portate?! - si riscosse, sentendosi agghiacciare all'idea del draghetto portato via in un'altra stanza, senza che lui potesse nemmeno vedere cosa gli avrebbero fatto. Non che ciò potesse portargli troppo giovamento, lui non era forse alla mercé di Fubuki quanto Arky? Eppure, l'idea di non poter più sincerarsi delle sue condizioni, di non sapere nemmeno se la sua vita fosse in reale pericolo o meno, lo gettava in un profondo sconforto e probabilmente avrebbe parlato ancora, se non fosse che le giovani davanti a lui, a un ordine di Fubuki, si spogliarono e furono avvolte da un'energia intensa, assumendo dei tratti tipicamente demoniaci. Prima che potesse capirci alcunché, si ritrovò preda delle tre demoni, mentre Fubuki riprendeva la calma beffarda che l'aveva contraddistinta fino ad allora, assisa sulla poltrona che le avevano portato le sue complici come una regina sul suo trono, pronta a godersi il grottesco spettacolo che lei stessa aveva organizzato.
    Lo so cosa sono le succubi! - tagliò corto, serrando le labbra sempre più infuriato e impotente, dopotutto lavorava per il Vaticano e la demonologia era una parte importante del suo lavoro. Fubuki, però, ci tenne comunque non solo a spiegargli cosa fossero ma, soprattutto, a fargli comprendere che la sua iniziativa non era stata apprezzata e che doveva mostrarsi obbediente o... sarebbe morto in vortice di perversione e abbandono di sé. Bowen sgranò gli occhi e, forse per la prima volta, Fubuki avrebbe potuto apprezzare in quello sguardo un vero, violento terrore. Non ebbe tempo di far nulla, fu preda delle succubi che gli abbassarono i pantaloncini e alzarono la maglietta, per poi immobilizzarlo a terra: la demone avrebbe potuto percepire, dal semplice contatto col suo pube, quanto fosse venuto e quanto fosse eccitato, dato che le sue mutandine erano semplicemente fradice. - No! - esclamò, senza ben sapere lui stesso a cosa si stesse riferendo, prima che il suo corpo contratto (di cui aveva appena riottenuto il controllo) si sciogliesse in un gemito languido per il tocco delicato della succube sopra di lui al suo seno. - Ahn... io... - gemette, sempre più confuso e fu soltanto con uno sforzo sovrumano, strizzando gli occhi e mordendosi il labbro a sangue, che trovò finalmente cosa fare o, quantomeno, un appiglio di razionalità che potesse indicargli la via. - Cosa... cosa posso fare, Padrona per farmi perdonare? - chiese con voce docile, mentre cercava con lo sguardo teso quello di Fubuki: il demonietto irriducibile sembrava aver lasciato il posto a una ragazza spaventata... eppure, oltre alla confusione e alla paura, quegli occhi erano illuminati anche da una furia segreta che, come brace sotto la cenere, covava aspettando il momento giusto per divampare.
     
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    Un'ondata di risate passò tra le ragazze quando Bowen venne sotto le sue stesse dita.
    "Guardalo come gli piace!"
    "Sei tutto parole o sbaglio, ometto?"
    "Ahahah!"

    L'ilarità venne solo rinnovata quando la succube lo fece gemere. Le ragazze si fecero tutt'attorno, i loro occhi tante piccole luci che brillavano di avidità. Sembravano un branco di predatori che circondavano una preda, e l'immagine non si allontanava molto dalla realtà.
    E al centro di tutto, Fubuki sedeva elegantemente, sorriso tranquillo e sguardo bruciante.
    "Cosa puoi fare?" ripetè l'ereditiera. Per un lungo momento, sembrò rifletterci, e mentre lo faceva la succube che inchiodava Bowen sotto di sè lo osservava con uno sguardo sensuale e predatore allo stesso modo. Le sue dita affondavano con abbandono nei seni di Bowen, massaggiando e strizzando senza freno. Col pollice premeva sui capezzoli, tracciandoci sopra cerchi mentre applicava pressione. All'improvviso, ne strinse uno tra indice e pollice. Prese a strusciarlo, muovendo entrambe le dita in direzioni diverse. Lo strizzava, lo tirava, lo pizzicava. La succubus torturava il capezzolo di Bowen fino a farlo diventare rosso.
    "Parla parecchio che non vuole," disse la demone, sorridendo. "Ma qua sotto..." Mosse il bacino in modo che i loro sessi si strusciassero uno contro l'altro. Gemette. "Qua sotto... c'è tutta un'altra storia, oh si." La demonessa piantò occhi avidi su di lui, leccandosi le labbra suadentemente.
    Chinandosi su di lui, gli leccò la guancia.
    "Sei buonissimo, lo sai?" Rise. "Potrei proprio mangiarti..."
    Le altre succubi protestarono: doveva lasciarne un po' anche a loro! La succube rise di nuovo e tutte e tre presero a battibeccare, tutto mentre lei continuava a tormentare il seno di Bowen e a leccarlo.
    Fubuki battè le mani, e il litigio finì immediatamente.
    "Ho deciso," l'ereditiera annunciò. Guardò Bowen, ironia e avidità che si intrecciavano nei suoi occhi. "La Padrona ti perdonerà se farai questa piccola piccola cosa, Bowen. Infatti, non solo ti perdonerò. Lascerò anche andare quel ragazzino a cui tieni cosi tanto." Tacque per un momento, lasciandolo in sospeso. "Non venire," disse infine. "Molto semplice, non trovi? Dopotutto, non hai quel tipo di... interessi."
    L'ultima parola scatenò un'altra ondata di ilarità. Il sorriso della succube si allargò, e i suoi movimenti si fecero più forti.
    Cosa avrebbe fatto Bowen?
     
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    Da quando Fubuki aveva rivelato le sue reali intenzioni (e gettato quell'ipocrita maschera da brava ragazza) non era stato che un turbine di sconfitte, beffe, soprusi... e impotenza. Qualcosa che uno come Bowen, un guerriero addestrato e con un potere unico, completamente suo non era abituato a provare da molto tempo. Un sentimento che lo riportava a quand'era un bambino sperso e affamato, privo di affetti e di una strada da seguire. Era un'emozione spaventosamente sgradevole, che faceva emergere quell'antico, raggelante terrore che pensava di essersi lasciato alle spalle, quel senso di atroce vulnerabilità che, di colpo e sempre più spesso, lo attraversava come una lama di ghiaccio.
    Non aveva neanche il conforto intimo, unico del suo potere, del suo pugnale, quella presenza rassicurante che, ancorché inutilizzabile, gli ripeteva la certezza che - nelle giuste condizioni - avrebbe potuto far qualcosa, avrebbe potuto ribellarsi: adesso non gli rimaneva neppure questo, privato com'era del suo stesso corpo e in balia dei capricci di quelle demoni. Accolse i loro scherni serrando le labbra, talmente forte da sbiancare le labbra, mentre il suo povero corpo tremava appena, ancora scosso da quell'orgasmo violentissimo da cui, però, non gli sarebbe stato permesso di riprendersi. In un attimo, infatti, si ritrovò supino a terrà, con una succubus sopra di lui e le altre che lo guardavano fameliche, pronte a prendersi una parte del suo piacere... e della sua agonia.
    La testa gli girava e la malvagia creatura sopra di lui era abilissima, tanto che per un attimo la sua mente fu blandita dall'idea di lasciarsi andare, di smettere di opporre quella futile resistenza ma, serrando le mascelle, resistette e sia pure servile, sconfitto, continuò a cercare un modo per ritrovare la libertà. Fubuki accolse la sua capitolazione con un sorriso tanto bello quanto terribile e, mentre ponderava la prova a cui sottoporlo, la succubus sopra di lui decise di divertirsi con il suo corpo, con la sua impotenza. Affondo quelle mani belle, morbide sui suoi seni e Bowen, sgranando gli occhi, si ritrovò ad arcuare appena la schiena mentre spalancava la bocca in un verso atono, attraversato dal piacere di quel tocco terribilmente intenso. Bowen si scoprì avere il fiatone e sentì i propri seni (una parte del corpo così particolare, che gli trasmetteva sensazione così terribilmente aliene e, allo stesso tempo, in qualche distorto modo familiari) bruciare, coi capezzoli spaventosamente irti mentre la sua femminilità boccheggiava peggio della sua bocca, perdendo fiumi di umori. - N-nhghhh!!! - forse era un ennesimo no quello che aveva provato a emettere ma, purtroppo, venne immediatamente distorto da una vera e propria stilettata di piacere: la demone torse il suo capezzolo con forza, al punto da fargli sollevare la schiena per quanto gli era possibile mente spalancava la bocca e gli occhi.
    Tornato con le spalle a terra, il "ragazzo" era completamente sfinito: respirava affannosamente, le sue membra erano scosse da fremiti e la sua femminilità era un vero e proprio lago, tanto che a una prima occhiata si poteva credere che fosse venuto senza una stimolazione diretta... avvenimento che sembrò sul punto di concretizzarsi quando la succube strusciò il suo sesso con il suo, facendolo fremere e gemere come se fosse sul punto di spezzarsi. - N-no... mhhh... n-noh... - pigolò appena, come se si sforzasse di negare le affermazioni della donna, prima che Fubuki gli offrisse una possibilità di riscatto.
    Naturalmente non era che una mela avvelenata: la possibilità di salvare sé e Arky, in quelle condizioni e con quel corpo non suo, reso ipersensibile in quel modo era semplicemente impossibile. Eppure, eppure... quelle parole risvegliarono una parte del suo orgoglio, della sua tenacia guerriera e, serrando le mani in pugni e contraendo le mascelle, Bowen decise di riuscirci, di trattenere l'orgasmo che ormai da lungo tempo gli bruciava la femminilità. Non perché credesse davvero all'ereditiera, non perché avesse uno specifico obiettivo: la sua mente era troppo ottenebrata dal piacere e dalla paura per poter pensare a nuovi piani, semplicemente il demonietto non poteva sopportare di venir dileggiato così, di farsi sottomettere dalla succube e, attingendo alle sue ultime forze, cercò di protendere le braccia e le mani verso la sua aguzzina; non cercò, però, di liberarsi bensì le afferrò le natiche e, gemendo quasi rabbiosamente, prese a muovere il bacino come una furia contro il suo, sfregando i loro sessi tra loro per poi portare le mani sui suoi seni, afferrarli e strizzarli con forza.
    Poteva essere una pazzia ma... - Se... nhhhg! Se viene prima lei, ho vinto io! - affermò con gli occhi infuocati di decisione, dando il tutto e per tutto in quel tentativo che, comunque, lo faceva sentire andar a fuoco e gli donava un piacere tale che gli sarebbe stato impossibile resistere ancora. La succube si sarebbe lasciata sopraffare? E Fubuki avrebbe apprezzato tutta quell'intraprendenza, quell'orgoglio non ancora piegato?
     
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74 replies since 14/6/2020, 15:47   1195 views
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