Here be monsters

xKira

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    Era una magnifica giornata allo Spa Musamasa. Situato sulle colline laziali, il sito era, anche negli elevati parametri dei ranghi più alti della società, di quanto più lussuoso ed esclusivo potesse esistere. Un muro circondava il perimetro, proteggendo un magnifico giardino in stile arabico dal mondo esterno e le sue preoccupazioni, che a sua volta circondava, come una perla con la sua ostrica, uno stupendo palazzo nello stesso stile. Nel suo insieme, il posto era un'oasi di pace, uscita direttamente dalle atmosfere delle Mille e Una Notte.
    Quel giorno, i giardini perfettamente curati ospitavano una piccola folla di ospiti riccamente vestiti e giornalisti. L'aria intrisa di profumi orientali era disturbata dal suono delle foto che venivano scattate, ciascuna un memento per immortalare la festa di beneficenza che la ricca ereditiera Musamasa aveva aperto ai circoli più esclusivi della ricchezza romana.
    Fubuki aveva già fatto la sua apparizione. Bellissima e impeccabile, l'ereditiera si era immersa nelle luci dei flash per fare il suo discorso sull'importanza della beneficenza, su come sperava che i soldi offerti dalla sua azienda, e dagli ospiti, potessero aiutare i meno fortunati. Si era perfino commossa, lasciandosi andare a qualche lacrima per l'approvazione del pubblico.
    Tutta facciata ovviamente. Fubuki lo faceva per la pubblicità e le connessioni. Che qualcun'altro oltre lei ne beneficiasse era puramente incidentale.
    Adesso, osservava gli ospiti da una delle finestre. Avvolta in un elegante vestito lungo in tinta con i suoi capelli e una pelliccia che le copriva le spalle, la ragazza era decisamente di buon umore. La festa procedeva senza il minimo problema e tutto lasciava prevedere che avrebbe solo continuato in quella direzione. Lei aveva già completato gli accordi che aveva programmato e i giornali le avrebbero portato una buona misura di pubblicità.
    Nel suo insieme, un grande successo.
    La ragazza sospirò di piacere, godendosi il momento. Dopo, una volta che i seccatori fossero fuori dalla porta, si sarebbe concessa un tour dei mani piaceri che la sua Spa offriva. Il pensiero bastò a migliorare ancora di più il suo umore. Ma quella non era l'unica cosa che aspettava con piacere: l'ospite che aveva invitato appositamente per la festa sarebbe dovuto arrivare presto. Dire che era curiosa di conoscerlo sarebbe stata una battuta simpatica. Chi era questo umano che era riuscito a fare colpo sul suo ultimo acquisto? Che non fosse un combattente faceva saltare l'impresa da impressionante a teoricamente impossibile, e questo non faceva che rendere la sua curiosità un bisogno impellente. E l'ereditiera Musamasa otteneva sempre ciò che voleva.
    Fubuki ridacchiò piano, coprendosi le labbra con una mano. Non vedeva l'ora di conoscerlo.
     
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    Per chi crede che soltanto le tasse e la morte siano inevitabili, non ha mai conosciuto Evan: il maturo Cavaliere, infatti, rappresentava per Bowen l'unione di queste due funeste entità che, da sempre, terrorizzano la vita degli uomini. Se, però, l'uomo era sempre stato pronto a coinvolgerlo nelle più disparate attività, da quando Evelynn li aveva buggerati in quel modo, lui aveva iniziato davvero a esagerare, costringendolo a partecipare a mille, noiosissimi, stancanti eventi con la scusa di dover "ristabilire il buon nome del Vaticano e dei Cavalieri". Insomma, da un giorno all'altro il povero demonietto si ritrovò galoppino e tuttofare per mille iniziative di volontariato, tutte attività meritorie, sia chiaro, ma l'essere l'unico del gruppo a parteciparvi iniziava a stancarlo!
    Stanco o meno, però, quella sera non poté sottrarsi in alcun modo all'ennesima trappola del suo mentore, che lo spedì a rappresentare la Chiesa a una noiosa ma importante serata di beneficenza indetta da una riccona piuttosto famosa; la Papessa, com'è ovvio e giusto che sia, partecipava a molte attività benemerite e naturalmente le era impossibile presenziare a ciascuna di esse, quindi era consueto che inviasse un emissario a fare le veci sue e del Vaticano, sebbene solitamente tale onore (e onere!) riguardava funzionari addetti alla diplomazia che guerrieri come lui ma, insomma, Evan non si era fatto scappare l'occasione per fare bella figura a scapito suo! Malgrado, però, la malavoglia del demonietto, il posto si rivelò di gran classe, con un ottimo buffet e gran belle ragazze strette in abitini tanto eleganti quanto striminziti... quindi il demonietto passò una parte consistente della serata a spiluccare stuzzichini, bere e a mangiarsi con gli occhi le belle ragazze presenti, infastidito che Evan gli avesse intimato di comportarsi ben per tutta la durata dell'evento. Fortuna era che non avesse adeguatamente definito a quale "evento" si riferisse...
    Se il demonietto era giunto alla Spa Musamasa piuttosto di malavoglia, Arky invece vi era giunto confuso e un pochino teso. Quando, infatti, qualche giorno prima gli era stata recapitata a casa una busta misteriosa e, aprendola, vi aveva trovato l'invito a quella serata chic ed elitaria, della cui preparazione aveva letto sui social e aveva visto alla tv, non aveva proprio saputo che fare; all'inizio aveva pensato a un errore, a un caso di omonimia, ma l'indirizzo segnato era proprio quello e nella lettera si parlava proprio all' "egregio signor Arkholfus", insomma non c'erano dubbi che fosse per lui! Non sapeva spiegarsi quell'evento per lui inconcepibile e all'inizio aveva deciso di non presentarsi, poi le insistenze dei suoi genitori adottivi lo avevano convinto a lasciarsi sfuggire quell'evento irripetibile.
    Così, vestito di tutto punto, con tanto di giacca, panciotto e cravatta, se n'era stato per buona parte del tempo in disparte, mangiando quanto un uccellino per via della tensione e dell'imbarazzo (C'era gente così raffinata e se avesse commesso qualche infrazione del galateo?) e guardando ammirato e un po' intimidito la folla variopinta che lo circondava. Poi, improvvisamente, aveva parlato la padrona di casa, la bellissima signorina Musamasa che, in maniera accorata, aveva parlato del suo impegno in simili campagne meritorie e aveva mostrato la commossa speranza che il denaro suo e altrui raccolto quella notte avrebbe davvero potuto aiutare i più bisognosi. Un discorso molto bello che rese lucidi gli occhioni del piccino e lo fece sospirare in direzione della giovanissima manager, donna bella, capace e di animo nobile.
    Brava attrice, eh? - commentò una voce sconosciuta vicino a lui, costringendolo a voltarsi di colpo per osservare proprio Bowen, che lo guardava rivolgendogli un ghigno un po' canzonatorio. - Ottima recita ma, per mio gusto, le lacrime erano un po' di troppo: non pensi? - gli chiese, naturalmente perfettamente consapevole della sua commozione, dato che era stato il motivo per cui il demonietto aveva deciso di stuzzicarlo! Il draghetto, dal canto suo, arrossì come se si fosse scoperto a girare nudo per il giardino e abbassò lo sguardo, prima di sollevarlo e mostrare un broncetto deciso: - Io, invece, penso che sia stata sincera! Penso che la signorina Musamasa sia una gran brava persona e che non sia giusto fare osservazioni tanto malevole! - esclamò, sollevando persino il nasino in alto per darsi un tono, cosa che rese il sorriso di Bowen ancora più largo e affilato.
    Il demonietto, infatti, aveva deciso che la fine dell'evento coincideva con la fine del discorso della riccona (Tra l'altro un gran bel pezzo di ragazza, per i suoi gusti, sebbene un po' troppo difficile da avvicinare), quindi stava per andare ad attaccare bottone con qualche bellezza quando si era trovato quel ragazzino tutto commosso e, spinto dalla sua indole dispettosa, aveva deciso di stuzzicarlo un po'. E aveva fatto benissimo, perché era un ingenuotto di prima categoria e valeva perderci qualche minuto per tormentarlo un pochino!
    ...ovviamente in maniera scherzosa e simpatica, certo.
     
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    Spirito di osservazione era una di quelle abilità che erano fondamentali in molti tipi di lavoro. Business era tra quelli, e Fubuki aveva lavorato a lungo nell'affinare quella particolare capacità. Ma anche senza, non sarebbe stato difficile individuare Arkholfus in mezzo agli ospiti. Avere a che fare con quei tipi di contesti sociali faceva sviluppare una certa disinvoltura, qualcosa di cui il ragazzo sembrava completamente sprovvisto. Con un'espressione e un linguaggio corporeo che urlava disagio, Arky spuntava tra la folla di creme de la creme come un anatroccolo in uno stormo di uccelli variopinti.
    Fubuki lo osservò con curiosità mista a sorpresa. Era molto più piccolo di quanto si aspettasse. La donna-mostro aveva menzionato che era un "nanetto", ma Fubuki aveva supposto che a una delle sue dimensioni ogni umano avrebbe fatto quell'impressione.
    A quanto pare, si era sbagliata.
    La sua curiosità ne fu solo stuzzicata ulteriormente, spingendola ad osservarlo attentamente. Era piacevole da guardare, con un fascino androgino che andava al di là del genere. E quella vulnerabilità che emanava le faceva venire voglia di abbracciarlo, pizzicare quelle guance e dirgli che tutto sarebbe andato bene. Rise, il suono argentino tinto di una nota malevola. Oppure fare l'opposto, sorridergli e dirgli che no, niente sarebbe andato bene, ma era ok perchè alla fine lo avrebbe adorato anche lui.
    "Cattiva cattiva," si disse. "Stai già andando per quella tangente. Pazienza."
    Di buon umore, continuò a guardarlo, godendosi come i suoi capelli rosa catturavano la luce o i suoi vestiti lo facessero apparire elegante e ben formato.
    Era ancora impegnata nell'esercizio quando uno degli invitati avvicinò il suo bersaglio. Fubuki inarcò un sopracciglio nel riconoscerlo. L'inviato della Papessa era uno degli ospiti più importanti della festa, un fatto a malapena scalfito dal suo aspetto. Bowen Geraint sembrava più uno di quei demonietti delle favole piuttosto che un servitore della Luce. Si era fatto una certa reputazione come emissario durante gli ultimi tempi, presenziando qui e là in nome di Neo Venezia. Rimaneva una figura ancora misteriosa però.
    Fubuki osservò lo scambio tra i due con interesse. Anche se non poteva sentire cosa dicevano, le loro espressioni e gesti le dicevano quanto bastava. Bowen aveva detto qualcosa per stuzzicare Arkholfus, e il ragazzo, dopo un momento di timidezza, aveva risposto a tono. Fubuki sorrise con tenerezza all'espressione che fece, da gattino arrabbiato.
    Adorabile.
    A giudicare dal suo linguaggio corporeo, l'inviato non sembrava avere intenzione di lasciare l'altro in pace. Lo stava stuzzicando? Adatto al suo aspetto di demonietto dispettoso.
    L'accoppiata la intrigava comunque. I due non avrebbero potuto essere più differenti: uno quasi angelico, l'altro demoniaco, entrambi carinissimi. E che cosa deliziosa vederli interagire cosi. Erano adorabili.
    Con un gesto, Fubuki chiamò uno dei suoi servitori, per poi impartirgli precise istruzioni.
    L'uomo scese tra gli ospiti e, facendosi largo con prole educate, raggiunse la coppia. Con un atteggiamento formale e rispettoso, li invitò a nome della signorina Musamasa a raggiungerla nella sua lounge privata. Un punto che l'uomo enfatizzò con discrezione fu che erano liberi di rifiutare ed accettare a loro piacimento.
    Se avessero rifiutato, li avrebbe lasciati dopo un breve inchino. Se avessero accettato, li avrebbe scortati oltre la folla di ospiti e verso l'edificio centrale. Lì, dopo aver superato una gradinata e una serie di guardie dall'aspetto professionale, li avrebbe scortati in una saletta che dava sulla festa. Fubuki sarebbe stata lì, osservando gli ospiti al di sotto con un drink in mano, apparentemente ignara della presenza dei due.
     
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    Arky teneva ancora il nasino all'insù, in un'espressione di buffo sdegno, mentre il demonietto ghignava e decideva che lo avrebbe tormentato ancora un pochino, deliziato dall'ingenuità e dalle reazioni di quel piccoletto tanto bizzarro. Aveva appena schiuso la bocca per farlo arrabbiare un altro po', quando la voce di uno sconosciuto li distrasse entrambi: era quella di un servitore educato e vestito di tutto punto che, con stupore di entrambi, gli comunicò un invito da parte della signorina Musamasa in persona; l'ereditiera, stando alle parole dell'uomo, aveva piacere nell'ospitarli in una saletta privata e sembrava curiosa di fare la loro conoscenza. - Uh-oh, ci deve aver sentito: mi aspetterà una bella ramanzina! - scherzò Bowen, il primo a riprendersi dallo stupore e lanciando un'occhiata furbetta al draghetto che, dal suo canto, arrossì un pochino senza sapere nemmeno il perché.
    Naturalmente il demonietto aveva scherzato, l'eventualità che la donna potesse aver sentito la loro conversazioni gli appariva assai improbabile, nondimeno quell'invito gli sembrava inspiegabile: che volesse vedere lui, dopotutto, aveva senso, dato il suo ruole di inviato del Vaticano, ma quel piccoletto? Sembrava più fuori posto di un pulcino in un nido di falchi, che mai poteva volere una simile riccona da lui? Domande che si faceva anche Arky, naturalmente, confuso dalla situazione e indeciso sul da farsi: la sua timidezza gli diceva che non era affatto una buona idea ma, allo stesso tempo, era curioso di conoscere quella donna tanto degna di stima e capire come mai lo avesse chiamato.
    Certo che accettiamo: facci pure strada! - tagliò il nodo gordiano il demonietto, prima di lanciargli un'occhiata divertita e un po' canzonatoria al draghetto: - Tu vieni, vero? Non avrai mica... paura? - sottolineò la parola con ghignetto tagliente che scosse Arky da cima affondo e gli fece tornare sul visetto l'espressone offesa di pochi attimi prima: - Io, paura?! Nient'affatto! Ci faccia strada, signore, grazie. - trillò quasi con sussiego il draghetto, gonfiando le guanciotte come un criceto ingordo e voltando la faccia dal demonietto con un certo sdegno, non che ciò impedì a quest'ultimo di allargare ulteriormente il suo sorriso compiaciuto.
    Seguirono, così, l'uomo che li portò in un'ampia saletta privata, da cui si poteva osservare la festa e gli invitati senza essere visti: che la donna li avesse adocchiati da lì? La donna in questione sembrava essere ancora ignara della loro presenza e Arky la guardò imbarazzato, incapace di trovare sufficiente coraggio per richiamare la sua attenzione su di sé, mentre Bowen... beh, le osservò il fondoschiena ben delineato e valorizzato dall'elegante vestito da sera che indossava. Il demonietto lo giudicò con occhio esperto e decise che era davvero un bel bocconcino, soprattutto perché ricordava che doveva avere un bel paio di tette (O, perlomeno, così gli era sembrato mentre faceva il suo discorso), quindi con un sorriso da vero monello ci pensò lui a palesare il loro ingresso. - Grazie dell'invito, signorina Musamasa. Ci conosciamo? - le chiese, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans neri che indossava e che facevano il paio con la camicia bianca e le scarpe un po' più formali che era stato convinto a indossare da Evan. - Ah, il mio amico, qui è un suo grande fan, sa? Ha adorato il suo discorso di prima. - aggiunse, scoccando un'occhiata divertita ad Arky che sgranò gli occhioni, lo guardò pressoché indignato e arrossì fino a diventare colore del pomodoro. - I-io... e-ecco... penso solo sia m-molto bello ciò che ha detto e f-fatto. E-ecco tutto. - pigolò, ancora più rosso di prima: che figura! Non poté fare a meno di lanciare un altro sguardo irato al demonietto che, di contro, gli sorrise ancora in quel modo assolutamente irritante.
    La signorina Musamasa sarebbe riuscita a mettere a suo agio il draghetto e al suo posto il demonietto?
     
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    Fubuki si prese un momento per godersi la brezza notturna mischiata all'atmosfera sfavillante della festa. Allo stesso tempo, ascoltava le parole dei suoi due piccoli ospiti. Quel rapido scambio le bastò per inquadrare la dinamica che si era formata nella coppia. Il diavoletto che stuzzicava l'angioletto. Davvero appropriato.
    Un paio di piacevoli situazioni verso cui possibilmente indirizzare la serata si rincorsero tra i suoi pensieri. Le mise a tacere. Una cosa alla volta adesso.
    Si voltò con grazia, facendo fluttuare delicatamente il lembo del suo vestito.
    Si prese il suo tempo per dedicare un piccolo sguardo a ciascuno dei due: un sorriso gentile e occhi pieni di tenerezza per Arkholfus che divennero un'espressione divertita per Bowen.
    Avanzò verso di loro, mani raccolte sul grembo in un atteggiamento pieno di sicurezza ma anche di una certa modestia.
    In quanto detentore indiscutibile della posizione sociale più alta, Fubuki diresse la sua attenzione verso Bowen per primo.
    "Signor Geraint", disse con un piccolo cenno del capo e un sorriso di benvenuto. "Sfortunatamente no, ma è qualcosa a cui spero di poter rimediare adesso."
    C'era un cenno suggestivo in quelle parole? Sicuramente no!
    "E' un tale onore averla qui. Confido che la Papessa sia in buona salute?"
    Mentre diceva questo, gli porse una mano delicata cosi che potesse fare gli onori di casa e baciarla. "Spero che la mia modesta ospitalità non sia di troppo disturbo a una persona abituata alla nostra buona società come lei."
    L'indiscrezione di Bowen portò lo sguardo di Fubuki su Arkholfus, giusto in tempo per vederlo arrossire e balbettare.
    Cielo, era cosi carino.
    "Oh, signor Arkholfus, lei è semplicemente troppo buono. Questo livello di beneficenza non è nient'altro che un dovere per persone della mia posizione sociale." Gli sorrise. "E' sorpreso che io la conosca? Non lo sia. Abbiamo un... amico in comune." Lo guardò per un'istante, espressione sorridente ma indecifrabile. Cosa intendeva con quelle parole? Arky non l'avrebbe saputo, non subito. Tenerlo sulle spine la divertiva immensamente.
    "Posso offrirvi un drink?"
    In uno svolazzo di seta, si diresse verso un elegante tavolinetto. Si sedette a una sedia dall'aspetto lussuoso, per poi indicare ai due altre due sedie già pronte per loro. Sembrava proprio che si fosse preparata per quel piccolo incontro.
    A un suo cenno, un servitore in livrea avvicinò un carrello ingombro con un secchiello del ghiaccio e varie bottiglie.
    "Dite pure le vostre preferenze," li invitò con un grazioso gesto della mano.
    Una volta deciso, oppure no, li guardò di nuovo entrambi, sorridendo ma con un'espressione indecifrabile nello sguardo.
    "Ho notato che avete già cominciato a conoscervi," disse. "Cosi gentile da parte sua offrirsi di fare da cicerone al nostro inesperto amico, signor Geraint."
     
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    Arky aveva osservato la soglia di quella grande e lussuosa sala un po' intimidito ma, non appena l'aveva varcata, il suo sguardo chiaro e leggero si era subito fissato sulla bella figura della padrona di casa, purtroppo di spalle. "Purtroppo" perché gli occhi del draghetto finirono inevitabilmente per sfiorare la sagoma invitante del suo perfetto fondoschiena, col risultato di venir bloccati sul pavimento e farlo arrossire come e più di un peperone. Fortunatamente quando risollevò lo sguardo, incontrò quello della signorina Fubuki che, oltre a essere bella davanti come dietro (ma non osò guardarle il décolleté!), gli rivolse un sorriso talmente dolce che il piccino non poté fare a meno di sorriderle a sua volta, subito liberato dal suo imbarazzo e da quel lieve senso di disagio che lo aveva tormentato: lo sapeva, la signorina era buona e gentile come diceva lui, checché ne pensasse l'antipatico che l'accompagnava!
    Suddetto antipatico, in realtà, condivise col draghetto un certo gesto sebbene la sua reazione fu molto diversa: entrato, infatti, nella sala fissò anche lui il suo sguardo sul fondoschiena della donna ma non l'abbassò subito imbarazzato, anzi continuò a bearsi di quelle forme ben definite malgrado l'ostacolo dell'abito finché la padrona di casa non si voltò, costringendolo a spostarlo sul suo volto che trovò, naturalmente di suo gusto. Apprezzò non poco, inoltre, l'espressione tra il divertito e il furbesco che gli rivolse e che ricambiò, prima di dirigersi verso di loro con un portamento elegante ma non sussiegoso, così come apprezzò che si rivolgessi per primo a lui: doveva ammetterlo, questa cosa del "legato pontificio" era una gran seccatura ma, insomma, aveva anche i suoi lati piacevoli. - Oh, è proprio quello che ho pensato quando l'ho vista, sa? Che avrei tanto voluto conoscerla prima, dico... - concordò con un sorriso da vero birbante, in cui brillò, sia pure per un istante, le sue zannette candide e appuntite. - La salute della Papessa è, ringraziando il Cielo, ottima ed è costernata per non aver potuto partecipare in prima persona al suo evento ma... ha davvero mille impegni. D'altronde è per questo che ci siamo noi servitori, no? - spiegò, con un altro sorriso sornione dei suoi, prima d'inchinarsi quel tanto che bastava per farle un baciamano da manuale o quasi: Evan era stato terribilmente martellante su quel punto e glielo aveva insegnato con tutti i crismi. Naturalmente il draghetto sbalordì nel sentire che un simile birbante conoscesse la Papessa in persone e che fosse una personalità tanto importante, al punto che si fece piccolo piccolo e si chiese che diamine ci facesse tra quei due! - La sua ospitalità è... superba ed è ulteriormente migliorata non appena l'ho vista. - rassicurò la donna, sorridendole birbante e, soprattutto, cercando di misurare le parole, cosa che gli veniva tutt'altro che semplice ma che altro poteva fare? In quel momento rappresentava ancora la Papessa ed Evan lo avrebbe ucciso se si fosse osato a parlare in maniera un po' troppo gergale col rischio di mettere in cattiva luce Lucia II e... anche lui, malgrado tutto, si sarebbe sentito in colpa a farle fare una cattiva figura.
    In tutto questo, Arky stava pensando a un modo educato per approcciarsi a persone provenienti da sfere sociali troppo in alto rispetto a lui, sennonché Bowen lo tirò dentro la conversazione in maniera davvero dispettosa: cercò di schermirsi e di minimizzare come poteva ma alla fine balbettò e arrossì come suo solito, fortunatamente senza che ciò comportasse alcuna reazione spiacevole da parte della donna; che, invece, gli sorrise e confermò ancora una volta la buona impressione che si era fatto di lei. Non poté, però, comunicarglielo perché la donna gli disse anche qualcosa che lo sorprese completamente: - Io, invece, penso che... oh! C-come? M-ma... - e nulla, il sorriso enigmatico che gli rivolse lo confuse del tutto e lo costrinse ad abbassare lo sguardo e ad arrossire, mentre si chiedeva chi potesse essere questo "amico in comune": lui, dopotutto, non conosceva nessuno d'importante! Così, tra il sovrappensiero e l'imbarazzo per aver fatto una così grama figura, li seguì verso le sedie e vi si sedette con ancora le sopracciglia corrucciate per lo sforzo di pensare a chi potesse essere questa conoscenza in comune, quando l'offerta di Fubuki e l'arrivo del servitore lo gettò nel più completo imbarazzo: lui non ha mai bevuto nulla di alcolico in vita sua e non ha idea di come chiedere educatamente una bibita analcolica! - E' gentilissima, Musamasa. E... Arkholfus, posso consigliarti cosa prendere? - s'intromise il demonietto, con un sorriso così furbetto e canzonatorio che al draghetto venne davvero voglia di mettere su un broncio da guinnes e rispondergli con un no secco, ma non poteva fare brutta figura con Fubuki lì presente e non sapeva proprio come comportarsi, quindi assentì tra il vergognoso e l'indispettito. Bowen, naturalmente, chiese un cocktail particolarmente forte e il draghetto, non appena ne bevve un sorso, si ritrovò a tossicchiare senza freno, a causa del bruciore che gli invase la gola.
    Già, come vedete ha proprio bisogno di una guida... come tutti, no? - chiese con un tono lievemente enigmatico, sottolineando con lo sguardo e un sorriso l'inesperienza del draghetto ancora impegnato con la gola riarsa dal liquore, che lo guardò indispettito ma tutto rosso in volto e non solo per la tosse. - E lei? Lei ha bisogno di una guida o... saprebbe già guidare? - proseguì con lo stesso tono e guardandola negli occhi estremamente divertito. Alludeva a molte cose con quelle parole, ma a Fubuki spettava l'onore e l'onore di scegliere quale allusione volesse cogliere.

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 27/8/2020, 17:19
     
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    Vederli uno alla volta? Piacevole. Vederli uno accanto all'altro? Una festa per gli occhi.
    Fubuki era quasi indecisa su quale dei due posare lo guardo. Fortunatamente, nascondere le proprie emozioni dietro un velo di cortesia era tra le sue abilità più praticate, o i due forse si sarebbero trovati a disagio, forse non Bowed però, che era scivolato nel flirt con una facilità e quasi disarmante.
    "Guidare? Oh, non per me." Una mano sulla guancia, Fubuki distolse lo sguardo, le sue labbra curvate in un sorriso. "Sono solo una ragazza spinta in un ruolo troppo grande per me. Posso capire bene l'imbarazzo del signor Arkholfus. Anche io stento ancora a trovarmi a mio agio nella mia posizione."
    Lanciò uno sguardo di sottecchi verso Bowen, occhi rilucenti con suggestività. Era per dirgli che lei aveva capito benissimo il significato del suo flirt e forse lo aveva anche apprezzato.
    L'incrocio di sguardi e quel passaggio silenzioso di segnali durò solo un attimo.
    Poi, l'attenzione di Fubuki si posò su Arkholfus e la sua espressione si fece quasi preoccupata.
    "Oh, cielo."
    Dita lunghe e sottili fecero un gesto e la sedia su cui Arkholfus era seduto si mosse da sè, scivolando con delicata velocità verso di lei, per poi fermarsi con la stessa subitaneità con cui si era messa in moto.
    "Si sente bene, signor Akholfus?" Fubuki chiese con preoccupazione, propendendosi verso di lui giusto quel tanto che bastava perchè lui potesse sentire la sua presenza dentro al suo spazio personale e non più. Stava prendendo gusto in fretta a quelle espressioni che il giovane faceva, cosi piene di imbarazzo. Era assolutamente adorabile. Adesso cominciava a capire perchè il loro "amico in comune" aveva preso interesse verso di lui.
    "Non si senta in dovere di apparire consumato in questo tipo di situazioni sociali," lo rassicurò con gentilezza, allo stesso tempo dandogli dei colpetti delicati sulla schiena per aiutarlo a smaltire il blocco alla gola. "Considerare qualcuno migliore solo perchè è bravo a reggere l'alcool è fatto solo dai bambini... o bulletti."
    E nel dire quello, un lampo di complicità passò nel suo sguardo, per far capire ad Arky che, si, lei aveva capito che Bowen sava facendo il bulletto con lui e che lei gli offrva tutta la sua simpatia e il suo sostegno. Ma lui era una persona importante, come Arky aveva già sentito. Anche se ricca e la padrona di casa, non poteva richiamarlo all'ordine tanto facilmente.
    Quel messaggio venne rafforzato da uno sguardo lanciato verso Bowen, pieno di divertimento, per comunicare a Arky che chi si comportava cosi era solo da prendere in giro e per lanciare una frecciatina a Bowen.
    Cosa stava facendo Fubuki con quello scambio di sguardi, doppi sensi e sottintesi? Ma stava giocando, ovviamente!
    Come la gatta predatrice che era, stava giocando con entrambi, divertendosi a metterli uno contro l'altro, a mettere doppisensi e a seminare confusione.
    Come avrebbero reagito i due?
     
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    Bowen, come ormai si sarà capito, non amava molto le occasioni formali e già solo il dover parlare in quel modo artificioso, fin troppo misurato, gli metteva addosso un gran fastidio e il bisogno di muoversi, di esprimere in qualche modo la vivacità e l'esuberanza che lo contraddistinguevano. Eppure, malgrado quest'urgenza che premeva nelle sue gambe, nelle sue mani e soprattutto nella sua lingua (che voglia di dire qualcosa di sconveniente!) riusciva a controllarsi perfettamente e non solo perché, dopotutto, teneva davvero al suo incarico e al buon nome del Vaticano; l'altro motivo che l'aiutava a continuare quel modo di fare compassato, perlomeno per i suoi standard, era il modo delizioso in cui Fubuki stava conducendo il loro gioco: che la giovane magnate, infatti, facesse pure la giovane ingenua e modesta, lui aveva fiuto per certe cose e aveva subito indovinato la sua indole giocosa e sicuramente non troppo candida.
    Accentuò, infatti, il suo sorriso compiaciuto nel sentirla schermirsi in quel modo e, allo stesso tempo, lanciargli uno sguardo che nella sua enigmaticità risultava deliziosamente allusivo. - Allora ha già imparato a non mostrare il suo disagio: direi che è sulla buona strada. - commentò Bowen, guardandola estremamente divertito e curioso: era certo che quella Fubuki aveva qualcosa in mente per lui e il suo "amico", ma cosa?
    Suddetto amico, però, non aveva notato nulla di tutto ciò e anche il gioco di sguardi tra l'ereditiera e il demonietto gli era sfuggito, impegnato com'era a tossire e a cercare di respirare mentre il liquore gli bruciava la gola. Notò la preoccupazione, però, brillare nel volto della donna e avrebbe provato a rassicurarla alzando una mano e scuotendola appena per indicare che era un nonnulla e stava bene ma non ci riuscì, poiché la sedia di colpo prese a muoversi verso la donna, tanto che Arky sbarrò gli occhioni e si schiacciò contro lo schienale sorpreso e un po' spaventato, per poi tranquillizzarsi quasi immediatamente nel notare che non c'era nulla di cui preoccuparsi. La sedia si fermò vicina a Fubuki che, con graziosa sollecitudine, si accertò delle sue condizioni di salute e il draghetto che non si sarebbe mai aspettato una simile premura e che aveva appena smesso di tossire, s'imbarazzò visibilmente, tanto che le gote già rosse si fecero improvvisamente carmine.
    S-sì, i-io... io sto b-bene... - farfugliò il piccino, perdendosi per un attimo in quello sguardo gentile e preoccupato: certo che Fubuki era davvero bella! - ...sì, sto bene, grazie! - esclamò, strizzando gli occhioni e arrossendo ancora di più, prima di distogliere lo sguardo ancora più imbarazzato di prima.
    Il draghetto non poté fare a meno di maledire la propria goffaggine per le figure che gli stava facendo fare, quando la donna rassicurò come se gli avesse letto nel pensiero: non solo dicendogli che non doveva mostrarsi disinvolto a tutti i costi ma, soprattutto, facendogli intendere che non apprezzava il modo di fare da bulletto di Bowen anche se per ovvi motivi di cortesia non poteva farglielo notare. Arky spalancò gli occhioni e la guardò assolutamente grato, prima di annuire appena col capo e trillare: - Ha proprio ragione! - sorridendole entusiasta e, soprattutto, rivolgendo uno sguardo trionfale a un sempre più divertito Bowen.
    Il demonietto, infatti, si accorse perfettamente del doppio gioco che stava conducendo Fubuki e ne fu semplicemente entusiasta: primo perché vedere un Arky tutto ringalluzzito che gli scoccava uno sguardo alla "prendi questo!" era semplicemente adorabile, secondo perché la recita da brava ragazza dell'ereditiera era già andata in frantumi, senza che lui dovesse fare alcunché. - Anche lei trova i bulli fastidiosi? Io non posso proprio sopportarli anche se, da quanto ne so, alcune ragazze ne subiscono il fascino... - commentò con assoluta nonchalance e con un sorrisetto assolutamente sornione stampato sul volto. Arky si sorprese dalla suprema faccia tosta del demonietto e atteggiò le labbra a un piccolo broncio, deluso che quel birbante non gli avesse dato soddisfazione vergognandosi un po' o, quantomeno, abbassando un pochino la cresta. - Tra l'altro, Fubuki, ricca, bella e anche capace di telecinesi: c'è qualcosa che non sa fare? - chiese, sorseggiando tranquillamente il suo drink. Se Fubuki voleva metterlo in difficoltà, doveva fare decisamente meglio di così!

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 5/9/2020, 22:03
     
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    La sua espressione si addolcì al vedere Arkholfus riprendere coraggio, e gli sorrise gentilmente. Ma quanto era carino? Che fosse cosi facile da manipolare e ingannare gli dava solo un valore aggiunto ai suoi occhi, di frutto innocente da cogliere. Aveva una gran voglia di pizzicare quelle sue guanciotte, di affondare le dita tra i suoi capelli, di passare le unghie sulla sua pelle e sentirlo sospirare. Si trattenne. Chissà, forse con un po' di pazienza avrebbe avuto l'occasione per fare tutte quelle cose prima della fine della notte.
    Si voltò verso Bowen, scoccandogli uno sguardo divertito. Molto più sboccato e versato nella dialettica, il demonietto aveva capito in fretta quello che lei stava facendo e lo ripagava nello stesso modo. Era un altro tipo di fascino, altrettanto attraente quanto quello di Arkholfus, di sfida piuttosto che semplice gioco.
    "Davvero?" chiese, simulando una certa sorpresa, anche se i suoi occhi danzavano di divertimento. Si mise una mano sul petto, giocando la parte della ragazza ingenua per chiunque non avesse l'attenzione giusta per vedere attraverso la sua maschera. "Devono essere ragazze dai gusti davvero impropri." Calcò quella parola con delicatezza, finchè non risuonò come un gentile fremito su lenzuola di seta.
    Mentre parlava, in un modo che suggeriva che lo facesse senza rendersene conto, si era chinata leggermente verso Arkholfus, cosi che il suo respiro caldo sfiorò le guance del ragazzo con le sue parole e il suo profumo i suoi sensi. Allo stesso modo, la mano con cui lo aveva toccato sulla schiena era ancora lì, di nuovo, sembrando che l'avesse dimenticata lì senza farci caso. Quella mano delicata disegnava piccoli cerchi sulla pelle coperta dai vestiti di Arkholfus, quasi volesse confortarlo. Perchè pazientare andava bene, ma perchè negarsi piccoli piaceri?
    Un piccolo lampo di sfida misto a seduzione le traversò gli occhi, diretto verso Bowen. Da una parte gli chiedeva se non avesse voluto essere lui al posto di Arkholfus, sotto le sue carezze, e allo stesso tempo prometteva che c'era molto, molto di più che lei poteva fare a chi riceveva il suo favore.
    Quel piccolo gioco di sfide e suggestioni nascoste la divertiva immensamente. Per una come lei, cosi abituata alle sottigliezze e agli intrighi, era l'habitat naturale e Bowen l'avversario perfetto. Chissà se poteva farlo ingelosire un po' con le attenzioni che stava riservando ad Arkholfus? O ingolosirlo con quei piccoli sguardi che lanciava verso di lui?
    Alla sua domanda, Fubuki lanciò un piccolo sguardo veloce verso Arkholfus, facendo si di attirare la sua attenzione. Gli sorrise e annuì, come per dire che capiva bene l'impudenza di Bowen ma che non c'era niente di cui preoccuparsi. Lei era più che capace di tenergli testa. Lui poteva rilassarsi e affidarsi a lei, anche godersi le sue carezze sulla schiena...
    "Oh, non è che un trucchetto," si schermì. "E' molto limitato, nemmeno un vero potere." Abbassò lo sguardo, le sue guance che si coloravano leggermente. "E non oserei chiamarmi bella. Quello è per gli altri da giudicare." Mentre diceva quello, scoccò uno sguardo veloce verso Bowen, i suoi occhi che brillavano di umorismo, l'esatto opposto di quello che le sue parole dicevano. Sapeva benissimo di essere bella dopotutto. Quello che le interessava, e che gli comunicò con quello sguardo silenzioso, era: per caso anche lui la trovava attraente?
    "L'unica qualità che potrei rivendicare è essere ricca, ma si tratta di una virtù solo nella misura in cui quella ricchezza va a finanziare cause di valore. Non la pensa cosi anche lei, Arkholfus?"
    La domanda arrivò gentilmente, ma quasi improvvisa. Subito dopo averla pronunciata, lo sguardo di Fubuki si posò per un attimo sulla mano che teneva sulla schiena del ragazzo. La sua espressione si fece dubbiosa, i suoi occhi si allargarono un po'. Era per fargli credere che si stava rendendo conto di essere rimasta a contatto con lui solo in quel momento. Subito, tolse la mano dalla sua schiena, e si allontanò un po'. Gli sorrise gentilmente, in un modo enigmatico, quasi volesse tornare alla cortesia adeguata ma che in fondo quel contatto non le era dispiaciuto, e sperava fosse lo stesso per lui.
    Di fatto, stava giocando con Bowen e allo stesso tempo cercando di sedurre Arkholfus. Quel doppio intrigo la divertiva moltissimo.
    "Ah, quasi dimenticavo," disse subito dopo, prima che Arky potesse rispondere. Rivolse al ragazzo un piccolo sorriso di scusa per averlo interrotto. "Vorrei invitarvi entrambi nello Spa. E' di mia proprietà, quindi saremo soli, e vi assicuro che sarà un'esperienza emozionante..." La sua espressione si addolcì. "Non temete di risultare rudi se non volete partecipare."
    Lo sguardo che rivolse ad entrambi stavolta era lo stesso, con un piccolo lampo di suggestività che prometteva esperienze interessanti... in tutti i sensi.
    Detto ciò, sorrise ad Arky, di nuovo gentile e premurosa come s quel momento non fosse mai successo, lasciandogli la parola per rispondere a entrambe le sue domande.
    I due erano liberissimi di accettare e rifiutare ovviamente.
     
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    L'abilità di Fubuki nel condurre quel gioco era davvero manifesta: non solo, infatti, riusciva a interpretare la sua parte da brava ragazza alla perfezione ma, soprattutto, era molto abile a mostrare al demonietto qualche guizzo della sua reale personalità senza che Arky si accorgesse di nulla. Non che, a onor del vero, quest'ultimo fosse un osservatore temibile per la donna, dato che gli bastò percepirla vicina a lui per arrossire come un pomodoro maturo e non capirci più nulla. Come, però, poterlo biasimare? Il profumo dell'ereditiera era così dolce, lei così bella... e soprattutto il tocco della sua mano era morbidissimo!
    Sì, perché mentre la giovane rispondeva alle impudenze varie del demonietto (non poté fare a meno di pensare, per l'ennesima volta, a quanto fosse maleducato!), percepì la sua mano scivolargli sulla schiena in una morbida, dolce carezza; in un primo momento s'irrigidì un pochino imbarazzato ma, subito dopo, si rilassò e si lasciò andare a un sospiro quasi di abbandono e dovette dominarsi per evitare di socchiudere gli occhi o emettere qualche versetto di piacere, neanche fosse un gattino coccolato.
    Se, però, il piccino era praticamente conquistato con due moine e qualche paroletta gentile, Bowen era perfettamente vigile e si stava divertendo un sacco: - Decisamente... impropri, sì. - rispose con un sorriso sornione e un baluginio di malizia negli occhi: sentiva nella lingua tutte le parole che la buona educazione (E il gioco che aveva intrapreso) gli impediva di dire e, benché in altre occasioni questo fosse soltanto un fastidio sgradevolissimo, in quell'occasione erano simili a una deliziosa caramella che tanto avrebbe voluto rompere coi denti ma, poiché non voleva terminarla così presto, continuava a cullarla con la lingua, in attesa del momento in cui la golosità avrebbe posto fine a quella piacevole attesa. Di certo, aveva capito che Fubuki aveva gusti ben più impropri delle ragazze a cui si riferiva lui... e la cosa gli piaceva moltissimo.
    Intanto, un Arky ormai prossimo alle fusa si accorse che gli splendidi occhi di Fubuki erano sui suoi e, senza un perché, arrossì un po' prima di sorriderle a sua volta e mostrarsi assolutamente entusiasta della complicità che la donna gli mostrava: non aveva ben capito cosa aveva detto Bowen, sicuramente qualche impudenza, ma ormai era assolutamente sicuro che Fubuki sapesse gestirlo alla perfezione e quindi lui poteva godersi quelle carezze senza paura di sorta. Naturalmente il draghetto, per quanto rilassato e coccolato, ascoltò con attenzione le parole di Fubuki e il suo cuore perse letteralmente un battito nel vederla arrossire in quel modo, mentre mostrava un'umiltà che le faceva davvero onore e la rendeva ancora più ammirevole ai suoi occhi; occhi che, naturalmente, si sgranarono e le lanciarono uno sguardo di pura adorazione, come a volerle gridare che gli altri (e lui soprattutto) non potevano che vederla come bellissima!
    Dal canto suo, Bowen notò lo sguardo divertito e veloce che gli rivolse e le rispose con un sorriso per un attimo quasi predatorio, che snudò una chiostra candida e appuntite di piccole zanne: - E gli altri giudicano... giudicano molto positivamente. - si limitò a dire, quasi sornione, in un complimento fin troppo smussato e velato di cortesia... ma, pronunciato da labbra tanto impertinenti non poteva che assumere ben altro significato! Bowen la trovava bella, sì, ma se desiderava complimenti ben più espliciti e sentiti doveva fare di meglio, rispetto al mandargli dei semplici sguardi di sfida. Sicuramente avrebbe aggiunto qualcos'altro, ma la giovane donna si rivolse direttamente ad Arky che, immediatamente, arrossì un pochino e schiuse le labbra morbide e rosee per risponderle, soltanto che venne frenato dal suo sguardo e dalla sua reazione inaspettata. Fubuki, infatti, fingendo di accorgersi soltanto in quel momento delle carezze che gli aveva rivolto, tolse educatamente la mano e si distanziò un poco, sorridendogli in un modo che non riusciva a decifrare al meglio: il draghetto la guardò dapprima stupito e poi dispiaciuto, quasi come se l'avesse in qualche modo offesa o messa in imbarazzo, perciò le sorrise timidamente come a volerle dire che a lui non aveva dato alcun fastidio (anzi!) ma, nel caso per lei fosse diverso, se ne scusava. Dopotutto si era goduto quelle involontarie carezze come se fosse un gattino, il suo non si poteva di certo definire un comportamento educato!
    Non aveva ancora riaperto la bocca per rispondere alla domanda che gli era stata rivolta che, di nuovo, venne interrotto fa Fubuki che, stavolta, li invitava entrambi a entrare nella sua Spa privata, da soli: immediatamente il suo sguardo si illuminò e sorrise raggiante, annuendo vigorosamente al suo invito come se non riuscisse ad attendere il suo turno per parlare. Certo, non aveva alcuna idea di come la cosa potesse rivelarsi emozionante, anche perché non era mai stato in una Spa prima di allora, ma il semplice fatto di poter continuare a godere della compagnia di Fubuki lo rendeva assolutamente entusiasta: - Sì! Certo che voglio partecipare! Grazie mille, signorina Fubuki! - trillò, tutto allegro mentre continuava ad annuire convinto. - E concordo con lei: la ricchezza va usata per nobili scopi e lei lo sta facendo. E poi non è vero che questa è la sua unica virtù, ne ha molte altre! Per esempio lei è... - qui Arky si accorse di aver fatto uno sbaglio, trascinato com'era dall'entusiasmo e di star per dirle che era bellissima. Arrossì come un peperone e si ammutolì, imbarazzatissimo. - Beh, lei è fantastica, ecco! - si risolse di continuare, non troppo brillantemente, tanto che sentì bruciargli le orecchie per l'imbarazzo.
    Concordo in tutto con il mio amico, Fubuki e accettò con piacere il suo invito. Anche se, lo ammetto, sono curioso di scoprire che emozioni mi riserverà... la sua Spa. - s'intromise, per una volta con la gratitudine di Arky, il demonietto che scoccò uno sguardo semplicemente malizioso alla donna: si era accorto benissimo dei non detto di quell'invito e, sebbene si sarebbe deliziato non poco con l'imbarazzo del draghetto, non poteva trattenersi dal provocarla direttamente. Dopotutto avrebbe voluto chiederle se avrebbero fatto le terme o la sauna insieme ma, come prima, decise di continuare a gustarsi la caramella senza romperla: il momento di mostrasi più golosi (e magari di gettare qualche maschera) non era ancora arrivato.
     
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    Fubuki sorrise gentilmente, occhi che brillavano per la soddisfazione di quelle risposte. I due reagivano proprio come sperava, e anche meglio. Bowen era una tentazione che parlava e respirava, il modo in cui raccoglieva tutte le sue sottigliezze e rispondeva con le proprie delizioso. Quando le sorrise, tutti i denti in mostra come un gatto, Fubuki sentì un piccolo brivido correrle lungo la schiena. Lui era sempre un combattente, e da quello che le aveva mostrato, più che pronto a fare il cattivello. Adorò quel brivido. Il pericolo aggiungeva solo sapere a quella connessione che stavano sviluppando.
    Dall'altra parte, Arkholfus era semplicemente adorabile. Non c'erano altre parole per descriverlo. Il modo con cui si abbandonava alle sue carezze con un'espressione beata, come si beveva tutte le sue parole e si lasciava affascinare fino a diventare creta nelle sue mani. Le faceva venire di lanciare gridolini di eccitazione come una ragazzina di fronte a un animaletto carino, di pizzicarlo e viziarlo fino a che non chiedesse pietà.
    "Magnifico!" Disse battendo le mani, deliziata dalle loro risposte. Rivolse uno sguardo di profonda riconoscenza verso Arkholfus. "Lei è troppo gentile, Arkholfus..." disse con un sorriso gentile. Le sue dita sfiorarono il suo braccio, e lei prolungò il contatto per un attimo mentre lo guardava.
    "Andiamo?" disse infine, alzandosi con grazia dal suo posto.
    Senza aspettare che rispondessero, Fubuki andò verso una porta-finestra che conduceva nell'edificio. Servitori si mossero rapidi per aprirla per lei, e la ragazza si fermò giusto quel tanto che bastava per lanciare uno sguardo oltre la spalla, per assicurarsi che la stessero seguendo. Nello stesso tempo, come in una scena già praticata, i suoi dipendenti si sarebbero avvicinati al tavolo per prendere i bicchieri e sparecchiare. Un invito velato a muoversi.
    In sintesi, Fubuki li voleva dentro prima che potessero farsi domande.
    Una volta dentro, un piccolo drappello di servitori a seguirli da presso, Fubuki avrebbe aspettato quanto bastava perchè la raggiungessero, per poi iniziare a camminare con entrambi al suo fianco. Per qualche attimo, si gustò il momento, lasciando andare la fantasia verso tante piccole idee verso cui avrebbe potuto dirigere quella serata e pregustando i piaceri che ciascuna di esse avrebbe potuto portare.
    Attraversarono corridoi riccamente decorati all'orientale, le luci che si accendevano man mano che passavano e rivelavano stanze magnificamente arredate. Alla fine, Fubuki si fermò di fronte a una porta scorrevole chiusa. A un suo cenno, due servitori si fecero avanti con dei tesserini.
    "Nel caso vi capitasse di finire separati dal gruppo, questi vi permetteranno di identificarvi con lo staff," Fubuki spiegò. "Vi qualificheranno come miei ospiti personali, cosi potremo evitare incidenti spiacevoli." Finì la frase con un sorriso, come a dire che considerava quell'ipotesi ampiamente difficile da realizzarsi, ma che la prudenza era sempre buona consigliera.
    Ricevendo uno dei tesserini, Fubuki lo appuntò sul petto di Arkholfus.
    "Questo spa ha una ampia gamma di scelte," disse mentre lo faceva. Sorrideva, decisamente di buon umore, le sue dita delicate mentre sfioravano il petto del ragazzo. "Abbiamo terme, agopuntura, sauna, trattamenti estetici di ogni tipo, palestre per ginnastica e meditazione, sonno rigeneratore e ovviamente massaggi! Qualsiasi tipo possiate conoscere e forse anche di più. Fancogultura, filo dermale a base di olio, abbiamo una discreta scelta."
    Sorridendo, diede un piccolo buffetto sulla guancia di Arkholfus, prima di passare a Bowen.
    "Scegliete pure quale preferite," disse. Poi, mentre appuntava il tesserino, la sua voce divenne un sussurro, al punto che solo Bowen poteva sentirla. "Ma forse il signor Bowen è interessato a ben altro, mh?"
    Lo sguardo che gli lanciò era pura seduzione. Niente più allusioni. Niente più sotterfugi. Avevano un paio di momenti per scambiare le loro vere intenzioni.
     
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    Nell'osservare l'entusiasmo di Fubuki anche il volto di Arky s'aprì in un sorriso a trentadue denti, con gli occhi brillanti che la guardavano semplicemente felici della sua contentezza. Non solo, quando la giovane si rivolse direttamente a lui, ringraziandolo per le sue parole, sulle sue gote paffute sbocciarono i papaveri dell'imbarazzo e per qualche attimo non seppe cosa rispondere, semplicemente troppo contento per quel gentile ringraziamento e per il lieve, delicato contatto con le sue dita. - N-no... ho detto soltanto la verità! - miagolò, arrossendo un pochino di più, prima di balzare in piedi per seguirla.
    Se, però, Arky era ormai cotto a puntino e pendeva dalle sue labbra, Bowen era sempre più divertito e incuriosito da lei... e dalle sue intenzioni. La loro "schermaglia", infatti, era andata avanti in un valzer di significati sfumati, di guardi brevi ma intensi, di lievi ambiguità e non riusciva ancora a capire cosa intendesse fare e fin dove volesse spingersi. Dopotutto, sempre a ricevimenti di quel tipo, aveva conosciuto altre signorine dell'alta società a cui piaceva molto flirtare e provocare per poi sottrarsi all'ultimo momento, vuoi per indole dispettosa o perché mancava loro il coraggio di andare fino in fondo: ebbene, Fubuki gli sembrava di un'altra pasta e la cosa lo intrigava molto, anche perché non riusciva a capire che posto prendesse nei piani della ragazza la presenza di Arky, la cui ingenuità era semplicemente adorabile e che, però, lo rendeva decisamente inadatto per certe situazioni... o forse no? L'idea, effettivamente, lo intrigava ma non sapeva davvero nulla di quella tizia e la consapevolezza che si stesse tessendo una tela tutto attorno a lui, benché non lo mettesse a disagio, lo invitava a usare un minimo di prudenza e di attendere le sue prossime mosse per decidere se prestarsi o meno ai suoi piani. Quindi, senza aggiungere nulla all'invito della donna, se non l'eterno, dispettosissimo sorrisetto, la seguì fissandole di tanto in tanto (e senza aver troppa cura di essere discreto) quel fondoschiena sodo e ben definito, perfettamente esaltato dal lungo ma attillato abito da sera.
    Lo sfoggio, sia pure elegante, di ricchezza dell'ereditiera fu imponente e se Bowen era abituato alla ricchezza della Santa Sede (e, inoltre, non era particolarmente sensibile al denaro), il draghetto aveva gli occhi e la boccuccia spalancati mentre, come in un sogno, osservava miriadi di stanze riccamente arredate, neanche si trovasse in un racconto de "Le mille e una notte". Anche il drappello, discreto ma numero di servitori che li seguivano lo stupiva e si sentiva un po' in colpa che, anche per causa sua, così tante persone si stessero dando da fare e, sebbene avesse voluto ringraziarli, non se la sentiva di parlare e magari commettere qualche ingenuità ricoprendosi di ridicolo; così arrossì un altro pochino e serrò le labbra prima schiuse dalla meraviglia, intimidito da tutta la situazione.
    Si sciolse, però, quando Fubuki si voltò verso di lui, facendosi più vicina per appuntargli sul petto quel tesserino: il piccino non si chiese neppure a che pro adoperare una simile precauzione, dopotutto immaginava che sarebbero rimasti sempre insieme, ma l'accettò come chi accetta di comportarsi in un determinato modo, alieno alle sue abitudini, quando si trova in un altro Paese e cultura... e per lui era proprio così, dopotutto non aveva mai frequentato gente così altolocata! - Grazie. - miagolò, sorridendole con le guanciotte un po' rosse, mentre Fubuki gli sfiorava il petto con le dita, dominando appena un lieve brivido che gli corse lungo la schiena.
    Se, però, Arky aveva accettato quell'imposizione senza farsi domande, Bowen inarcò un sopracciglio ma non disse nulla, dandole il beneficio del dubbio: non pensava che quei tesserini potessero rappresentare chissà quale Cavallo di Troia e, anche se così fosse stato, che piacere ci sarebbe stato a giocare senza rischiare un po'? Voleva usare un po' di prudenza, sì... ma non troppa! A essere troppo prudenti si finiva con l'annoiarsi, pericolo ben peggiore - a suo avviso - di una bella ereditiera che voleva sedurlo. - Grazie, Fubuki. - disse, infatti, appuntandosi il suo tesserino e guardandola tra il beffardo e il complice, come a volerle dirle "conosco i tuoi trucchi!" e voler comunque stare al gioco. Gioco che si faceva molto interessante perché Fubuki prese a enumerare tutti i servizi che offriva la sua Spa, davvero molti e interessanti... anche se c'era un punto che premeva particolarmente a entrambi i ragazzi e che Fubuki sembrava non aver chiarito. Bowen le avrebbe sicuramente chiesto qualche delucidazione se la giovane, sorprendendolo, non gli avesse fatto una domanda deliziosamente diretta.
    Spalancò per un attimo gli occhi, mentre quel delizioso sussurrò lo raggiungeva assieme a uno sguardo malizioso: - Chissà... forse sono interessato a te. - rispose con un sussurro altrettanto leggero e con uno sguardo persino più intenso, più predatorio del suo.
    Arky non sentì nulla e quando si voltò verso la giovane, aveva un'espressione un po' impacciata e timida, di chi vorrebbe vorrebbe dire qualcosa ma teme di fare una brutta figura. - Ecco... - esordì, arrossendo per quell'inizio non molto brillante e ammutolendosi di colpo. - Sono tutte scelte molto belle ma... io vorrei stare con lei, signorina Fubuki. - scelta di parole assolutamente infelice, tanto che divenne immediatamente paonazzo e si confuse completamente. - C-cioè, i-io... - pigolò, ormai incapace di continuare e con gli occhioni azzurri che si piantavano al pavimento. - Quello che voleva dire il mio amico, Fubuki, è che non vorrebbe separarsi da lei... e neppure io, lo voglio. - s'intromise Bowen che, per una volta, si prese uno sguardo grato dal draghetto, che annuì vigorosamente alle sue parole. Che quel demonietto non fosse poi così male?
    Per questo, proporrei di andare tutti e tre insieme alla sala massaggi. - aggiunse, con un sorriso semplicemente mefistofelico e malizioso. Dopotutto, da che mondo è mondo, i messaggi non si fanno di certo vestiti.
     
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    Alla risposta di Bowen, il sorriso di Fubuki prese un accento soddisfatto. La donna sentì un delizioso brivido allo sguardo predatore del ragazzo. Lo sostenne per un attimo col proprio, enigmatico e tranquillo a parte una scintilla suggestiva, per poi sistemare il tesserino con un ultimo tocco e allontanarsi da lui, lasciandolo con un'ultima occhiata che prometteva tutto e niente.
    La risposta di Arkholfus le dipinse per un attimo un'espressione sorpresa sul viso.
    Fubuki rise gentilmente, coprendosi la bocca con una mano ben formata.
    "Oh, Arkholfus," sospirò, affetto e divertimento che le facevano brillare lo sguardo. Rise di nuovo mentre il ragazzo cercava disperatamente di spiegarsi, un suono argentino che sembrava riempire il corrido. "Sei adorabile, lo sai, vero?" Disse ridendo, semplicemente estasiata da quel ragazzo cosi carino. Davvero, era cosi adorabile da essere quasi criminale!
    "Posso darti del tu, vero?" La domanda arrivò improvvisa, il tono gentile ma condito con un piccolo accento suggestivo, e un'occhiata che lo era altrettanto.
    Passò veloce come era arrivato, abbastanza che forse Arkholfus si sarebbe domandato se fosse mai successo.
    "Ottima scelta!" Fubuki battè le mani, compiaciuta dalla scelta. "Non perdiamo tempo allora!"
    E, senza aggiungere altro, si voltò e si incamminò, diretta verso le sale del massaggio. Il percorso sarebbe stato breve, passando attraverso lussosi corridoi costellati da porte. In alcune, aperte o solo accostate, i due avrebbero potuto notare donne che, stranamente, indossavano maschere bianche che coprivano loro gli occhi. Sembravano tutte occupate con qualcosa, ma, mentre passavano, i loro sguardi nascosti si posavano in modo sottile sopra i due ragazzi. L'avrebbero notato?
    Alla fine, sarebbero entrati in un'altra sezione dello Spa, per poi separarsi. Fubuki li salutò allegramente, dandogli appuntamento nella sala massaggi. Metà del gruppo di servitori li avrebbero condotti allo spogliatoio maschile, che si rivelò essere un magnifico spazio piastrellato decorato di mosaici e illuminato perfettamente. Anche solo quel posto avrebbe potuto essere usato come una suite! Là avrebbero avuto un momento di privacy per spogliarsi e indossare asciugamani, e forse anche per scambiare qualche battuta.
    Una volta finito, avrebbero trovato i servitori ad attenderli fuori. Sarebbero poi stati scortati con tutto rispetto in un'altra stanza riccamente decorata, questa provveduta con lettini e illuminata dolcemente da luci basse.
    Fubuki era lì ad aspettarli, ma, al contrario di ciò che probabilmente i due si aspettavano, non era vestita come loro. Invece, indossava un completo da massaggiatrice formato di calzoncini corti e maglietta bianca a maniche corte. E, ancora più sorprendente, non era sola: un folto gruppo di donne mascherate e vestite nello stesso modo, le stesse che i due avevano notato precedentemente, erano presenti a loro volta.
    "Ah, eccovi!" Fubuki era l'incarnazione di accoglienza cortese e gentile. "Siete sorpresi?" Chiese. "Oh, non preoccupatevi. Questa serata è dedicata a voi, non a me. Sarei un brutto ospite se vi offrissi la più completa attenzione." Senza aspettare risposta, battè le mani. "Ragazze?"
    Le ragazze mascherate si mossero tutte insieme, sciamando sui due. Sguardi accesi scivolarono sui corpi nudi dei due ragazzi, seguiti da mani che li afferrarono. Arkholfus si sarebbe ritrovato preso, gentilmente ma inesorabilmente, e spinto su uno dei lettini, messo sdraiato pancia in hgiù. Bowen, che era molto più forte, sarebbe invece stato carezzato e spinto con gentilezza, incoraggiato più che altro a mettersi a sua volta su un secondo lettino. Solo una delle donne, molto più alta delle altre, rimase in disparte, osservando silenziosamente. A differenza delle altre, la sua maschera le copriva il viso completamente e lo stesso era per maglietta e pantaloni, che erano entrambi lunghi. Indossava anche un cappello.
    "Come miei ospiti personali," disse la voce gentile di Fubuki, fuori dal campo visivo dei due. "Ovviamente riceverete il trattamento deluxe."
    Aveva appena finito di parlare che mani presero a muoversi sui loro corpi. Sulla schiena, sul collo, sulle gambe, perfino sui piedi. Carezzando, massaggiando, pizzicando gentilmente, tutte insieme provvedendo un massaggio espertissimo che avrebbe fatto sciogliere in una pozza di piacere e rilassamento chiunque. Ma forse i due non erano chiunque. Chissà come avrebbero reagito?
    Mentre il massaggio procedeva, Fubuki prese a parlare, la sua voce che fluttuava ai due come una carezza.
    "Sicuramente vi sarete chiesti il perchè del mio invito. Non temete. Sarà presto tutto chiaro..." Una pausa, resa niente affatto statica da quelle mani delicate che continuavano nel loro lavoro. "Arkholfus? Iniziamo con te? Ti ho parlato di un'amica in comune, ricordi? Forse la riconosci..."
    Facendo eco a quelle parole, un altro paio di mani si posero su Arkholfus. Queste avevano poco della morbidezza delle altre ed erano molto più larghe. Sfioravano la schiena del ragazzo con delicatezza ma non per massaggiare. Invece, scivolavano lungo sentieri dove artigli avevano lasciato segni in un memorabile incontro precedente. Chissà se i segni erano ancora lì? Arkholfus l'avrebbe riconosciuti?
    Fubuki non avrebbe aggiunto niente, lasciando Arkholfus a fare due più due. Ad ogni modo, le mani su di lui non l'avrebbero lasciato alzare anche se avesse provato, continuando a affondarlo in quei tocchi piacevoli.
    "Signor Bowen, lei invece..." La voce di Fubuki si ridusse a un sussurro che solo lui poteva sentire. "Lei mi ha interessato dal primo momento che l'ho vista. Mi dica, le è mai capitato di vedere qualcosa e sentire che doveva avere quel qualcosa, a qualunque costo?"
    Bowen avrebbe sentito un altro paio di mani aggiungersi a quelle che lo vezzeggiavano. Molto più morbide delle altre, molto più esperte nel toccare i punti giusti e sopratutto, dovunque lo sfioravano lampi di piacere penetravano nel suo corpo, rendendolo più sensibile, più caldo.
    "Le piacerebbe fare una scommessa con me?"
     
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    Qualche maschera stava iniziando a cadere giù e, benché non avesse ancora compreso le reali intenzioni della giovane, Bowen fu molto soddisfatto (e intrigato) dal sorriso e dallo sguardo che gli riservò Fubuki in risposta alle sue parole. Certo, la compostezza e l'eleganza che l'avevano contraddistinta fino ad allora stemperavano non poco il compiacimento che traspariva dai suoi occhi, ma al demonietto bastava sapere che c'era e che stavano conducendo quel bel gioco senza malintesi di sorta. Tale consapevolezza fece fiorire ben più di una provocazione nella sua mente e già le sentiva prudergli la punta della lingua ma, in ogni caso, non poté esprimerle: sia lui che la giovane ereditiera furono distratti da Arky che, molto goffamente, cercò di assicurarsi la compagnia della padrona di casa; naturalmente combinò un delizioso pasticcio e l'ilarità di Fubuki contagiò il demonietto, oltre a far sussultare il daghetto nemmeno avesse ricevuto uno schiaffo e a farlo arrossire ben oltre il carminio. - Oh! I-io... e-ecco... - pigolò, torcendosi le manine e strizzando gli occhioni a quei complimenti tanto splendidi quanto imbarazzanti, prima che Fubuki lo sorprendesse con una domanda inaspettata e, soprattutto, un tono enigmatico. Il draghetto la guardò sorpreso, con le gote ancora in fiamme, prima di sbattere le ciglia e ritrovare il consueto, dolce sguardo della giovane, privo di quella scintilla che sembrava - come dire? - promettere qualcosa di indefinito ed eppure molto, molto piacevole. - C... certo che puoi! - trillò, riscuotendosi dalla sua perplessità e annuendo vigorosamente col capo, in modo da riassicurarla sul fatto che quella libertà le era non solo concessa ma che, soprattutto, lo riempiva di gioia.
    Purtroppo per Arky, non fece in tempo a dissipare il rossore delle sue gote che subito fu rinnovato, con generose pennellate, dall'imbarazzo: Bowen, infatti, non aveva perso tempo a fare la sua proposta e benché non ci fosse nulla di male nel ricevere un massaggio tutti e tre insieme, l'idea della loro seminudità lo metteva un po' a disagio... e lo attraeva anche un po', più che altro perché Fubuki era una bellissima donna e non osava immaginare quanto potesse esserlo con un solo asciugamano a coprirla. Ad ogni modo, si guardò bene dall'esternare questi suoi pensieri e subito la seguì, assieme a un soddisfattissimo Bowen.
    Eppure, mentre il demonietto attraversava quel dedalo di corridoi e stanze sfarzose, una vista inaspettata lo punse con una sensazione sgradevole: dentro alcune porte, infatti, intravide delle giovani donne col volto coperto, mascherate che sembravano attenderli e osservarli benché non si vedessero i loro occhi. Una scena da film horror, senza dubbio, infatti si sentì lievemente a disagio e pensò se non si stesse addentrando in un'elegante, piacevole ma anche indistricabile ragnatela; tale domanda, però, non lo spaventò e un piccolo, compiaciutissimo sorriso si disegnò sulle sue labbra, mentre nei suoi occhi baluginavano le fiamme dell'entusiasmo e della decisione. Il volto di Arky, invece, era ben lungi dall'esprimere tali emozioni: il piccino, infatti, alla vista delle signorine sbarrò gli occhi e schiuse la boccuccia dalla sorpresa, ma non disse nulla per paura di apparire indiscreto o di fare una figuraccia: certo, erano presenze inquietanti e un po' ambigue, ma lui che ne sapeva di come funzionavano le terme dei ricconi e di come si dovessero vestire le inservienti? Quindi, perplesso ma totalmente fiducioso in Fubuki, caracollò dietro di lei finché questa non li salutò, invitandoli a prepararsi per i massaggi.
    Un gran numero di servitori li guidarono verso lo spogliatoio e lì, abbagliato dal lusso, iniziò timidamente a spogliarsi dando tassativamente le spalle a Bowen che, dal canto suo, ridacchiava come non mai. Rimasto soltanto con gli slip, un quesito tormentoso si affacciò alla sua mente e scoprì di non avere risposta, così, rosso e assai timidamente, si voltò verso il suo compagno, anche lui in boxer: - Ecco... s-senti, ma... mi devo togliere anche gli slip? - sussurrò, con le guanciotte rosse mentre il sorriso canzonatorio, temuto e aspettato, si dipinse sulle labbra dell'altro: - Tu che dici? - chiese a sua volta Bowen, abbassandosi di colpo i boxer, facendo squittire Arky e costringendolo a voltarsi di tutta fretta, cosa che lo fece ridacchiare non poco. - Sei uno... uno stupido! - si lamentò il piccino, le guance gonfie d'indignazione e scarlatte dall'imbarazzo: era forse colpa sua se non era mai stato a una spa? Ad ogni modo, coperti ambedue dagli asciugamani, si diressero nella sala che era stata loro indicata e... sbalordirono.
    Non solo, infatti, le ragazze mascherate da loro scorte in precedenza (compresa una gigantona che, invece, non avevano notato) erano tutte lì ma, soprattutto, Fubuki era vestita come loro! La loro sorpresa fu recepita dalla giovane che, immediatamente, spiegò loro che lei era intenzionata a curare personalmente il benessere dei suoi ospiti, notizia che aprì un ghigno sul volto del demonietto e che confuse completamente il povero Arky. - Siamo davvero degli ospiti fortunati, allora. - commentò un Bowen compiaciuto, mentre il suo sguardo vagava tra le donne presenti, senza curarsi di nascondere la certa cupidigia che vi brillava. Arky, invece, non sapeva proprio che dire: trovarsi con un solo asciugamano addosso, davanti a tutte quelle ragazze con, addirittura, la possibilità di venir toccato da Fubuki in persona! Arrossì e non disse nulla, anche se trovava un pochino inquietante avere di fronte a sé tutte quelle persone mascherate... soprattutto quella ragazza così alta e così coperta: perché guardarla gli dava una strana sensazione? - Uh! Oh... s-sì. - miagolò, comunque, un attimo dopo, quando fin troppe mani gentili ma ferme lo "invitarono" a sdraiarsi nel lettino, a pancia in giù, ormai paonazzo in volto perché stava venendo toccato da fin troppe ragazze! Eppure, non appena quelle mani iniziarono a massaggiarle, il piccino emise un versetto soddisfatto e i suoi muscoli rigidi si sciolsero, tanto che socchiuse persino gli occhi: ecco perché la gente amava tanto le spa, finalmente lo aveva scoperto!
    Ovviamente... e in che cosa consiste questo trattamento? - chiese un Bowen rilassato e sornione che, come un gatto coccolato, mugolava appena a quel piacevole massaggio... pur rimanendo estremamente vigile, come il suo sguardo brillante lasciava ben intendere. Sguardo che si fece ancora più attendo con quell'efficace preambolo di Fubuki, tanto che persino un Arky lievemente illanguidito, aprì gli occhi e rispose alla sua domanda: - Un'amica? Io... oh! - miagolò il piccino, sentendo quelle mani grandi, se non addirittura enormi, che forzute premevano su di lui senza, però, fargli male. Non capiva, non sapeva che dire... quando, improvvisamente, quelle mani gli diedero un indizio: delicatamente, come un pianista che segue le note di una melodia, iniziarono a danzare là dove la pelle del draghetto appariva solcata da una lievissima, leggera cicatrice. - X-xeno?! - esclamò sgranando gli occhioni e cercando istintivamente di rialzarsi, di voltarsi per guardarla ma lei glielo impedì, schiacciandolo sul materassino. - Xeno? Che ci fai qui? - chiese il piccino, sorpreso, ma non (troppo) spaventato: Xeno era stata violenta, con lui, era vero e gli aveva fatto cose su cui, all'inizio, non era stato molto consenziente... ma era stato bene, con lei e, soprattutto, si era trattenuta al momento giusto. Inoltre, non poteva non ricordarla con tenerezza e rivedersi un po' in lei, vista la sua totale ignoranza della società umana, tanto che nei giorni seguenti al loro incontro, non aveva potuto evitare di trovarsi in pensiero per lei, quindi era felice d'incontrarla e di sapere che stava bene, semplicemente il contesto dell'incontro in sé era strano e un po' inquietante.
    Il demonietto era curioso di quanto stava accadendo al suo amico ma Fubuki seppe attirare la sua attenzione: - Diciamo che quando voglio qualcosa, non sto troppo a badare al costo... e me lo prendo e basta. - rispose, con un tono estremamente provocatorio il demonietto,mentre le mani morbide della ragazza si univano a quelle delle altre massaggiatrici e, inaspettatamente, dei leggeri, piacevoli brividi iniziarono a corrergli lungo la schiena e, soprattutto, verso il suo bassoventre. - Mi piacerebbe, sì, ma non sono tipo da fare scommesse al buio: qual è la posta? E le regole? - chiese, sollevando il capo e voltandolo quel tanto che bastava per guardarla. Naturalmente continuava ad avere il suo solito, eterno sorrisetto beffardo: Fubuki sarebbe riuscita a cancellarglielo?
     
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    Xeno non disse nulla, continuando solo a far scorrere le dita lungo i segni rimanenti dalla loro vecchia "sessione" assieme. Poi, senza preavviso, il suo tocco sparì, rimpiazzato da quello delle massaggiatrici, che raddoppiarono la foga con cui massaggiavano ogni centimetro del corpo di Arkholfus, nello stesso tempo forzandolo a rimanere sul lettino. Se avesse cercato di protestare, due delle ragazze lo avrebbero zittito mettendogli le mani sulla bocca.
    Quasi non notasse cosa succedeva, Fubuki continuava il suo trattamento su Bowen, un piccolo sorrisetto sul viso.
    La donna rise gentilmente alla risposta del ragazzo. "Oh, cielo," sospirò. "Lei è esattamente come la immaginavo. Anzi, di più. Un vero diavoletto. C'è solo da sperare che non desideri mai qualcosa che abbia un prezzo troppo alto..." Gli scoccò uno sguardo enigmatico, a metà tra il divertito e il suggestivo, come se sapesse qualcosa che lui non sapeva.
    Rispose con un sorriso placido al suo tono canzonatorio e sorrisetto beffardo, continuando a lavorargli la schiena.
    "Magnifico..." mormorò. Chinandosi su di lui, incontrò lo sguardo del ragazzo col suo, che si fece intenso. "Scommetterebbe con me che è possible far dimenticare a un uomo il suo passato e il suo futuro, ogni cosa, senza volergli fare del male per tutto il tempo?" La sua voce era diventata un sussurro profondo.
    Fubuki continuò a tenere lo sguardo di Bowen col suo. Gli sorrise, seducente.
    "Guardami, Bowen. Pensi sia possibile?" Mentre completava quella domanda, la punta del suo dito trovò il centro della schiena di Bowen, proprio dove la spina dorsale era. Appena la toccò, vi scaricò dentro la scarica di sensazioni più grande che potesse creare, un fulmine di piacere che si sarebbe esteso lungo tutto il corpo del ragazzo come una scarica ad alto voltaggio. Una persona normale avrebbe orgasmato sul posto, ma forse per Bowen non sarebbe stato niente. Aveva tenuto bene fino a quel momento sotto il trattamento. Chissà come sarebbe andata adesso?
    Ad ogni modo, mentre era distratto nel guardare Fubuki, e ancora di più dalla scarica improssiva, due mani rudi gli afferrarono la testa, tenendolo fermo. Allo stesso momento, una delle massaggiatrici cercò di chiudergli un collare di acciaio intorno al collo. Le altre, avendo estratto delle lunghe catene terminanti con catene da sotto il lettino, avrebbero cercato, tutte assieme, di ammanettargli polsi e caviglie. Sarebbe successo tutto in un attimo e senza preavviso, e, se Bowen non fosse riuscito ad impedirlo, si sarebbe trovato completamente bloccato. Le catene sparivano in buchi nel pavimento e si sarebbero messe in tensione il momento che le manette si chiusero, cosi da bloccarlo nella sua posizione contro il lettino, forzandogli entrambe braccia e gambe a rimanerere completamente immobili.
    Che avrebbe fatto?
     
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