Il gioco dei grandi

per Hina!

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Bowen Geraint
    Narrato.
    - Pensato. -
    - Parlato. -

    Neo Venezia dormiva sotto una notte serena, quasi placida: lontano appariva lo smacco per il furto della Dimensione Infernale e lontani erano i tumulti e le razzie che quel fallimento aveva acceso. Il disco pieno e niveo della Luna inondava tutto di una sottile luce argentea, una pioggia fine ed eterea, che contribuiva a distendere gli animi e a cullarli verso un riposo dolce, privo di incubi. Eppure Bowen non dormiva e il suo animo era tutt'altro che disteso: era alzato, infatti, vestito come se fosse giorno e si trovava lungo il corridoio che portava, tra le altre cose, alla sua stanza. Era sotto una delle grandi finestre che si aprivano lungo il lato destro del corridoio, letteralmente immerso in quel fascio di luce fatato, sognante ma la sua espressione rimaneva ancorata stabilmente alla realtà, anzi sembrava impaziente e venata di un'intensa, mal trattenuta eccitazione.
    I suoi occhi, infatti, erravano per ogni lato del corridoio, impazienti di cogliere un segno che potesse placare la fame che, chiaramente, vi riluceva e che li rendeva tanto brillanti, tanto febbrili. Purtroppo questo segno non arrivava e dalle ombre più distanti non emergeva che un silenzio siderale, come se in tutto il Vaticano lui fosse l'unico ancora sveglio ad aspettare. Poi, prima ancora della figura tanto attesa, sentì il leggero ma sensuale picchiettare dei suoi tacchi sul pavimento di marmo: dal solo suono intuì che fossero tacchi molto, troppo alti e un ghigno famelico, ferino si disegnò sul suo volto.
    Piccino... che fai ancora alzato? Dovresti essere a letto. - la voce, carezzevole e dolce (Anche troppo) precedette di pochi attimi l'emergere delle sua figura dalle tenebre: una meravigliosa donna lo guardava in un modo che contraddiceva totalmente la dolcezza, posticcia, della sua voce: era uno sguardo predatorio, affamato. La donna non continuò la sua avanzata verso di lui, rimase ferma a fissarlo cupida, come se aspettasse un suo particolare cenno, una sua specifica risposta. Bowen se ne accorse ma non la diede subito, scosse appena le orecchie da cerbiatto e fece scivolare il suo sguardo policromo, non meno affamato (ma più divertito!) del suo, lungo tutto quel corpo giunonico, stretto in quella mise meravigliosamente provocante e, per certi versi, quasi blasfema visto anche e soprattutto il luogo dove si trovavano. Non si fece problemi a fissarle i seni, costretti in un top semitrasparente incapace di contenerli adeguatamente e che, anzi, scoprivano parte delle areole dei capezzoli, così come non esitò a farlo scivolare lungo il torace allenato, quasi scolpito e coperto appena dal reggicalze, per poi scendere fino all'intimità appena velata da quel sottile strato di stoffa bianca che faceva già pensare a quando sarebbe stata rorida di umori e, dunque, trasparente.
    Il demonietto intuì perfettamente il gioco a cui la donna voleva giocare, quel "piccino" con cui aveva esordito non lasciava adito a dubbi... e, proprio per questo, la fece attendere tanto, lasciando che quel corpo perfetto gli comunicasse tutta la sua irritazione, tutta la sua impazienza. Bastò un lieve, veloce guizzare di quei muscoli tutti da leccare, di mordere perché Bowen rialzasse lo sguardo e le rispondesse. - Io... ecco, ho fatto un brutto sogno, sorella. - miagolò con una vocina dolce, infantile e cercando di acconciare sul quel suo visetto delicato l'espressione contrita, colpevole di un bravo piccino beccato a violare le regole ma i suoi occhi rimasero invariabilmente eccitati e beffardi. La "sorella" davanti a sé fu scossa da un breve, brevissimo fremito (Una lieve, sensuale contrazione delle cosce) e sorrise a bocca chiusa, elegantemente e si avvicinò a lui, lentamente, facendo picchiettare i tacchi sul pavimento e ondeggiando sensuale i fianchi pieni, procaci. Si fermò quando, ormai, a separarli non c'era che un passo e lì la loro differenza di altezza fu terribilmente evidente: Bowen era poco più alto di un bambino, mentre quella donna superava agevolmente il metro e ottanta e veniva resa ancora più slanciata da quei tacchi vertiginosi, che contribuivano a rendere ancora più belle e chilometriche quelle cosce perfette, strette da calze semitrasparenti. Come ogni volta in cui notava la differenza di altezza tra sé e le sue partner Bowen su attraversato da emozioni contrastanti: fa una lieve rabbia, prima e poi un'intensa, violenta eccitazione.
    Per un attimo sorrise nel ricordare com'era nata quella situazione tanto perversa: dopo il pranzo con la Papessa, infatti, il demonietto aveva preso a cuore il suo invito a conoscere meglio i loro alleati e, poiché non aveva avuto modo di trovare Raiko (Sempre così impegnata!), aveva ben pensato di scambiare quattro chiacchiere con le suore guerriere che componevano la guardia scelta a difesa di Neo Venezia e della Papessa... e, soprattutto, aveva molto legato con Agata, la suora che gli stava di fronte. Beh, più che legare si erano scambiati frasi allusive e appena maliziose, accompagnate da sguardi inequivocabili e, quel giorno, si erano dati appuntamento a notte fonda in quel corridoio. Bowen non sapeva cosa avesse in mente o, meglio, sapeva benissimo cosa sarebbero andati a fare ma non si aspettava quel perverso gioco di ruolo a cui, però, si piegò con non poco divertimento. - Le regole sono regole, piccino... adesso dovrò punirti: lo sai, vero? - continuò la donna, con voce più calda e sensuale, pur senza perdere di morbidezza, di dolcezza. Bowen dovette sforzarsi terribilmente per non ghignare assolutamente perverso e, atteggiando il volto a un'espressione spaventata, colpevole le rispose di conseguenza: - No...! La prego, sorella... non mi punisca: non lo farò più! - pigolò, abbassando lo sguardo sia per rendere credibile la sua scena sia per evitare che, vedendola così eccitata, potesse davvero scappargli quel sorriso monello che a stento tratteneva.
    La donna serrò le mascelle di colpo, apparentemente dalla rabbia, in realtà a causa dell'eccitazione e, con uno scoppio di violenza inaspettato, lo spinse a muro, premendosi con forza contro il quel corpicino che, certamente, doveva molto bramare. - Guardami! Sei un bambino molto, molto cattivo e meriti una punizione! - sibilò, afferrandogli il mento e costringendolo con la forza a sollevare il viso. Il demonietto teneva le labbra serrate, sempre per evitare di riderle in faccia ed ebbe l'accortezza di sfuggire con lo sguardo al suo, sia per mostrare timidezza sia per evitare che non riuscisse più a trattenere le sue vere emozioni. - No... la prego... non lo farò mai più! - pigolò il demonietto, sempre con quella vocina infantile che gli veniva fin troppo facile da imitare, mentre il corpo della donna si faceva più caldo e teso a contatto col suo. Naturalmente Agata non aveva alcuna intenzione di esaudire quella falsa preghiera e, anzi, portò la mano sinistra a stringergli rudemente il cavallo dei pantaloni, in una morsa tutt'altro che gentile: Bowen aveva un'erezione praticamente da quando l'aveva vista conciata in quel modo perverso e quindi la suora si trovò a stringere un'asta non solo perfettamente turgida ma, soprattutto, davvero enorme, soprattutto per un piccino così minuto. Allargò appena gli occhi dalla sorpresa ma il demonietto se ne accorse e, sebbene riuscì a non sorridere, non poté evitare un lampo di soddisfazione illuminargli lo sguardo... e benché Agata sapesse benissimo che razza di stronzetto fosse, in quel momento stavano giocando e lo riportò al suo ruolo. - Sei un piccolo pervertito! Ti punirò! - ripeté, con voce un po' troppo alta, stringendoli abbastanza forte il membro da farlo mugolare appena dolorante, prima di iniziare una lenta carezza da sopra i pantaloni. Bowen strizzò gli occhi come se fosse travolto dall'imbarazzo e reclinò appena il capo all'indietro, godendosi quella che si prospettava come l'inizio di una sega regalatagli da una suora in piena notte, nel bel mezzo di uno dei corridoi del Vaticano... e, va da sé, non si sarebbero di certo fermati lì.
     
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    Quella notte Krolia faticava a dormire, percepiva uno strano languore nel fondo dello stomaco che non si sapeva spiegare. Una sensazione ancora ovattata e non del tutto chiara delle sue origini. Una sensazione che la faceva sentire strana, accaldata. Quella sensazione divenne un crescendo sempre più chiaro e impossibile da ignorare. Sentiva un calore al basso ventre che le fece venire voglia di toccarsi. Era sul letto sdraiata su un fianco in posizione fetale, fissava un punto vuoto davanti a lei immerso nel buio. Era sola, al sicuro e cercò di avvicinarsi a quella sensazione con calma, infilando la mano fre le cosce, indugiando a lungo con la mano intrappolata fra le gambe, con i quadricipiti tesi che frenavano le dita. Si sentì una stupida dato che pensò che per lavarsi si toccava, e che non doveva essere poi così differente se si toccava anche in quel momento per altri scopi. Con una lentezza esasperante avvicinò la mano al monte di venere e quando finalmente giunse alla meta e sentì il calore delle sue dita premute contro il coccige sentì un brivido piacevole scaldarle i lombi. Avrebbe potuto lasciarsi andare, sondare quelle sensazioni, ma qualcosa dentro di lei la bloccò. Si sentì sporca, si sentì spaventata perché ogni volta che provava a toccarsi orribili ricordi affioravano nella sua mente. Si sentiva viscida esattamente come quel prete che l'aveva stuprata quando era piccola. La mano che era poggiata contro il sesso sgusciò via da lei con fretta e si posò contro i capelli che strinse e tirò sentendosi una fallita. Ormai era grande, doveva aver superato quella fase ma la verità era che non ci era mai riuscita e da quando c'era stato quell'incidente con Bowen, continuava a rivivere quell'incubo ogni volta che lui si eccitava. Capì che dipendeva da lui, e sebbene non gliene facesse una colpa, la disgustava l'idea che fosse in una stanza lì vicino a sfogare i suoi ormoni galoppanti. Si accorse che tuttavia la sensazione che le trasmetteva era molto più vivida del solito, e capì che non si stava masturbando da solo e che probabilmente era in compagnia. Gli avrebbe rovinato sicuramente la serata, se continuava in quel modo prima o poi le sarebbe sfuggito il controllo su quella sensazione e Bowen avrebbe percepito la sua angosicante paura. Gliel'aveva sempre nascosto, fuggendo lontano da lui quando succedeva così che il loro legame si faceva meno forte e la distanza la aiutava a non sentire più la fame insaziabile del suo amico. Si alzò dal letto in fretta e furia, indossò un lungo cappotto scuro, indossò gli scarponi senza nemmeno rimettersi i calzini. Con solo il cappotto e la sua vestaglia da notte si precipitò fuori dalle stanze, per cercare un luogo dove sfuggire a quella notte di passione che avrebbe goduto solo lui. Non guardò nemmeno la direzione in cui stava andando, camminava a lunghi passi frettolosi, concentrandosi su ciò che sentiva per assicurarsi che si affievolisse sempre di più. Stringeva con le mani il cappotto nervosamente e stranamente quella sensazione opprimente al suo bacino si fece più forte. Sentì una voce femminile e poco dopo girando un angolo li vide: una donna procace vestita come se dovesse girare un film porno vicina a Bowen, troppo vicina a lui che gli diceva che doveva essere punito ma al tempo stesso lo toccava fra le gambe. Krolia si portò una mano sulla bocca per tapparla ed evitare che le sfuggisse un singolo suono dalle labbra. Arrossì vistosamente nel vedere l'espressione colma di desiderio di quella donna verso di lui. Sapeva che Bowen non era un bambino, ma vedere un adulta guardarlo in quel modo la inorridì. Una sensazione che probabilmente avrebbe colpito il povero Bowen come un pugno diretto nello stomaco. Perché guardava in quel modo Bowen? Davvero si sentiva attratta da un ragazzino così giovane? Non l'aveva mai vista in compagnia del suo amico, era chiaro come il sole che non desiderava altro che sfogare i suoi istinti sessuali sul suo amico. Poteva avere qualsiasi uomo lì nei dintorni, eppure quella donna aveva scelto lui. Gli occhi di quella donna le fecero rivedere in un chiarissimo flash back lo stesso sguardo che aveva avuto quel prete con lei. Gli stessi occhi che chiedevano ed allo stesso tempo predavano con lo sguardo il corpo. Rivide in lei lo stesso tipo di perversione che aveva caratterizzato quel parroco e l'ansia le chiuse la gola. Agli occhi di Krolia quella donna non era affatto eccitante o avvenente, la trovò molto viscida, volgare e disgustosa. Non riuscì a frenare quella sensazione che le trapassò il petto e sicuramente a quella distanza Bowen non poteva non sentirla. Cercò di indietreggiare sperando che non l'avessero vista così da scappare in una direzione differente, ma urtò un vaso con il gomito facendolo cadere. Non fece in tempo a intercettarlo ed esso si frantumò al suolo attirando sicuramente l'attenzione dei due amanti. Krolia imprecò mentalmente guardò verso i due mortificata.
    S-scusatemi, io... non vi avevo visti. Io... fate finta di niente vi prego. fece girandosi per rivolgere loro le spalle, sperando invano che Bowen non avesse notato l'orrore nei suoi occhi, che non avesse notato quella orribile sensazione che l'aveva colta vedendoli. Si morse il labbro inferiore con forza poi cercò di allontanarsi a passi veloci, che accelerarono fino a diventare una vera e propria corsa verso un punto non definito, scappando da quella situazione assurda, scappando da Bowen.
     
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    Dietro le palpebre abbassate di Bowen vi era uno sguardo non meno famelico, non meno impaziente di quello che brillava negli occhi della sua amante; uno sguardo che bruciava dalla voglia di rivelarsi a lei e di farla perdere nelle sue profondità. Eppure, il demonietto riusciva a trattenersi con abilità e senza spezzare il fragile incanto di quel gioco, in equilibrio tra consapevolezza della finzione e abbandono a essa, quindi non deve stupire il modo in cui schiuse le labbra per emettere un gemito lieve, abbastanza acuto da sembrare carico di vergogna, di reticenza, come se si fosse strappato dalla sua bocca di colpo, vincendo un disperato tentativo di trattenerlo. Naturalmente fu una mossa studiata, un modo per rendere ancora più passionale la sua amante e il modo in cui questa, nel sentirlo, gli afferrò con più forza l'asta, quasi strizzandogliela, gli comunicò che era stata coronata dal successo.
    Tutto sembrava andare per il meglio e già pregustava quando, più avanti (Fra un quarto d'ora come un'ora), avrebbe potuto mettere fine a quel gioco e fare sua la suora, nel modo più perverso e dominante possibile quando, di colpo, una sensazione, sottile ma dolorosa come un ago, si conficcò nel suo animo. Fu strano, perché questa sensazione di fastidio, di repulsione non era propriamente cosciente o, per meglio dire, non lo percepiva come tale: era come quando si provava una sensazione, magari fastidiosa, durante il dormiveglia, si era sufficientemente coscienti per percepirla ma non abbastanza per affrontarla, semplicemente si rimaneva in un limbo in cui la si percepiva ovattata ma ostinata, costante eppure lieve, presente e sfuggente allo stesso tempo.
    Bowen aggrottò lievemente e velocemente le sopracciglia, non fu che una lieve increspatura sul suo volto dominato dal piacere e, così come il suo volto era tornato disteso, così quello spillo era comparso di colpo, come se non fosse mai esistito. Avrebbe potuto chiedersi a cosa fosse dovuto ma, proprio in quel momento, sentì le dita della donna (La sua donna, almeno per quella notte) cercare la lampo dei suoi pantaloni e tutto scomparve.
    Sei un bambino davvero, davvero cattivo... - sussurrò lei, carezzandogli le labbra col suo fiato caldo, mentre nel silenzio del corridoio si sentì una cerniera abbassarsi e lui percepì chiaramente le sue dita cercarlo e trovarlo. Si tese, per un attimo, d'impazienza poi percepì la sua asta libera dalla costrizione dei vestiti e immersa nell'aria fredda del corridoio, prima di essere afferrata con desiderio, impazienza da quella mano abile. La donna emise un lieve ma percepibile sospiro di soddisfazione nel sentire, nel vedere quella virilità tanto grande, decisamente troppo per il suo palmo e Bowen si morse appena il labbro inferiore per evitare di ghignare compiaciuto. - Sorella... - sussurrò appena, cercando di modulare la voce affinché risultasse persa e supplicante anche se non chiarì per cosa la stesse pregando: perché lo lasciasse andare o perché iniziasse una piacevole, perversa masturbazione? La risposta si trovava oltre le palpebre abbassate del demonietto ma, comunque, la sua partner dovette riuscire a scorgerla perché la sua mano si strinse delicatamente e iniziò, lenta, a muoversi su e giù...
    Di colpo, senza alcun motivo, Bowen sgranò gli occhi pieni di orrore e, con un salto, si sottrasse a quella mano, a quel corpo procace che fino a un attimo prima lo aveva chiamato come il più melodioso dei canti di sirena. Si guardò attorno terrorizzato, mentre il cuore sembrava volergli sfondare il petto tanto batteva violentemente e le sue membra, contratte, fremevano come se dovesse iniziare un combattimento da un momento all'altro: non capiva che gli stava succedendo, il suo corpo era stato trapassato da una folgore di orrore e raccapriccio insieme, tanto che adesso, con l'adrenalina che veniva meno perché non intravedeva alcun pericolo, si sentiva colto da nausea e capogiri. Naturalmente la sua erezione era venuta immediatamente meno e la sua amante lo guardava stupita, sinceramente preoccupata e accennò a fare un passo verso di lui per dargli assistenza. - Stai bene? Cos'è... - non fece in tempo a finire la frase che, però, un rumore di cocci infranti li fece voltare entrambi e si trovarono dinnanzi a una Krolia chiaramente sconvolta che, dopo aver balbettato delle scuse, scappò via di colpo.
    Krolia! - non poté evitare di gridare Bowen, sistemandosi di tutta fretta e, dopo aver scambiato uno sguardo di scuse verso la sua partner, correre dietro alla sua compagna. Le corse dietro a perdifiato, non tanto perché lo avesse visto in quella situazione (Dopotutto non aveva fatto nulla di male) ma per l'espressione che aveva e perché, nel vederla così stravolta dall'orrore, intuì che le emozioni che lo avevano tanto duramente colpito erano le sue, trasmesse tramite il loro strano ma indissolubile legame. Ma perché? Cosa c'era di così terribile in lui e quella donna che si scambiavano delle effusioni? Non poteva permetterle di scappare via in quelle condizioni, senza spiegargli, senza che potesse aiutarla!
    Krolia! Fermati! - gridò ancora, accelerando ulteriormente e afferrandole un polso per farla fermare. Agì d'istinto, non sapendo che fare in una situazione simile e quindi, semplicemente, l'abbracciò: dapprima con decisione affinché non scappasse ancora, poi sempre più lievemente, con delicatezza, per trasmetterle la sua vicinanza, il suo affetto. Bowen non era di certo una persona affettuosa ma vedere la sua compagna, la sua sorella in quella condizione terribile gli strinse il cuore e fu proprio quest'ultimo a comandargli quell'abbraccio, quella sincera, intensa dimostrazione di affetto.
     
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    Nel vedere Bowen dedito a quella donna si illuse per un solo momento che non riuscisse a sentirla perché troppo preso da lei. Invece si era ritirato e Krolia aveva visto lo sguardo stupito e confuso di Bowen prima di notarla. Uno sguardo totalmente diverso da quello precedente da monello eccitato, era bastato un colpo d'occhio per capire che gli si era riversato addosso una sensazione ostile. Krolia si sentì in colpa, come se avesse gettato addosso a loro un secchio di acqua gelido per fermarli. Stava andando tutto storto, ma per un solo momento pensò che forse non era troppo tardi. Pensò unicamente al fatto che doveva allontanarsi il più possibile, così da non tormentare Bowen con i suoi problemi. Convinta che con la giusta distanza tutto si sarebbe risolto. Lui però la chiamò urlando il suo nome. Il suono della sua voce le fece mancare un battito perché non era la sua solita gioviale o irritata. Il modo in cui la chiamò le fece capire che aveva sentito eccome le sue emozioni. Krolia se ne vergognò, strinse i denti e continuò a correre sperando che la lasciasse andare, che decidesse di parlarne in un secondo momento con calma, giusto per non lasciare quella donna da sola. In quel modo Krolia avrebbe potuto evitarlo ancora ed avrebbe fatto di tutto per sfuggirgli fin quando non avrebbe dimenticato la faccenda. Invece lo sentì correrle dietro ed era sempre più vicino. Maledì le ferite ai piedi che le impedirono di essere più veloce di lui e non passò molto prima che Bowen riuscisse a raggiungerla e fermarla afferrandola per un polso. Trasalì a quel contatto sentendosi subito dopo sconfitta. Rallentò fino a fermarsi ma non ebbe il coraggio di guardare Bowen negli occhi, cercò di rivolgergli la schiena, così da non guardarlo in faccia, ma venne sorpresa dalle piccole braccia del suo amico che la strinsero. Il corpo di Krolia si irriggidì come una statua a quel contatto improvviso, non era affatto abituata ad un contatto fisico del genere. Le venne l'istinto di spingerlo via, poggiò una mano contro la sua spalla, ma prima che potesse farlo percepì provenire da Bowen la sua preoccupazione e poi il suo affetto che la aiutarono ad allontarare quella sensazione di sentirsi in trappola. Imprecò mentalmente perché alla fine invece di evitare quel problema glielo aveva sbattuto in faccia nel momento peggiore possibile. Si morse il labbro con forza per resistere alla voglia di scrollarselo di dosso bruscamente per correre via di nuovo. Krolia però non era una ragazzina e conoscendo il suo amico temeva che non l'avrebbe comunque lasciata in pace. Sarebbe stato capace anche di rimproverarla che aveva lasciato quella donna là per inseguirla, e dio solo sapeva quanto poteva diventare testardo quel ragazzo. Sospirò arrendendosi al fatto che doveva affrontarlo, ma ostintata cercò di sminuire tutto quanto e raccogliendo tutte le forze che aveva a disposizione si voltò verso di lui con un sorriso. Krolia era convinta che il suo sorriso fosse convincente ma non riuscì a non farlo sembrare amaro e pieno di vergogna.
    Accidenti ti ho proprio colto con le mani nel sacco eh? provò a scherzare, ma non si sentì affatto divertente.
    Sei uno scemo perché mi sei corso dietro? Su vai da lei e continua la tua serata. Prometto che non lo racconterò ad Evan. E' tutto apposto... su, torna da quella là. continuò ad usare un tono leggero per cercare in tutti i modi di fingere che fosse tutto apposto che stava benone. Non si accorse nemmeno che definì la donna che era in compagnia di Bowen con "quella là". Tradendo un pochino il suo disprezzo verso ciò che aveva visto in lei. Provò a spingerlo via con garbo e delicatezza, non voleva di certo rifiutare il suo abbraccio ma solo invitarlo a tornare dalla donna che aveva lasciato da sola.
     
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    Krolia fece resistenza, anche quando le afferrò il polso non si voltò verso di lui, rimase ostinatamente rivolta verso la fuga, verso il dolore che probabilmente l'attendeva una volta da sola. Anche quando l'abbracciò da dietro, cingendola delicatamente con le sue braccia, la sentì rigida, refrattaria all'affetto che le stava porgendo e ancora spaventata. I sensi di colpa gli punsero il cuore poiché era consapevole che lei era in quelle condizioni a causa sua e, anche se non riteneva di aver fatto nulla di male, sentirla così distante da lui gli faceva male, molto male.
    Bowen era un diavoletto irriverente, dall'ironia apparentemente inscalfibile dalle avversità ma non era completamente vero: di certo adora farsi beffe degli altri e sicuramente era caustico ma non certo perché era indifferente agli altri o ai loro dolori. La sua era sia una filosofia di vita che una difesa, un cuscinetto con cui smorzare le emozioni degli altri, le sofferenze. Ma con chi amava, con la sua famiglia non c'era difesa che tenesse, non c'era distanza da frapporre, non c'era beffa che poteva fargli da scudo: c'era lui e la sincera, tormentosa preoccupazione verso Krolia, verso quelle spaventose emozioni che l'avevano schiacciata e che, di riflesso, aveva provato anche lui.
    Per questo, quando la percepì rilassarsi appena (O forse sarebbe meglio dire spezzarsi?) e voltarsi verso di lui allargò uno sguardo pieno di speranza, di aspettativa che, però, s'infranse immediatamente contro la falsità del sorriso che la sua amica gli porgeva. Vide chiaramente come si sforzasse a tendere le sue labbra in quella smorfia che del sorriso non aveva nulla, a parte la curva delle labbra e che pure, però, appariva dolorosa, tirata come un elastico sul punto di rompersi. Non rispose al suo tentativo di scherzo, si limitò soltanto a continuare a stringerla e a guardarla negli occhi, quasi fissamente, i suoi grandi e ben aperti, quasi a volerle scrutare dentro, a trovare la verità dietro la menzogna. Visto che non rispondeva Krolia continuò, lo invitò ad andarsene, a continuare la sua serata e più continuava a parlare, più l'impostura della sue parole si sgretolava e la verità, luminosa, ne faceva capolino. Si accorse del disprezzo, veloce e subito represso, che balenò quando parlò della sua compagna che, forse, ancora lo aspettava a pochi metri di distanza. Ancora non rispose, rimase a guardarla fisso come se non avesse detto nulla, come se aspettasse nuove e più vere parole ma le mani di Krolia si poggiarono sul suo petto per spingerlo via e, in un attimo, si riscosse.
    Le afferrò le mani con un moto rabbioso ma quando risollevò lo sguardo, per un attimo abbassato, vi era soltanto delusione e dolore. - Non trattarmi da cretino, Krolia! - rispose con voce più alta di quanto avrebbe voluto, con le labbra che si tendevano in una smorfia ferita, delusa da quella mancanza di fiducia nei suoi confronti. - Io ho sentito cos'hai provato, hai capito?! L'ho sentito! - continuò con la rabbia che s'incrinava per lasciare spazio al dolore, alla tristezza. - Mi sono sentito morire, è stato come... come cadere in un fottuto abisso di paura e dolore! E tu mi riempi di stronzate? Non mentirmi! - continuò sempre più accorato e con il tono, tra gli squilli della rabbia, che si faceva quasi pietoso, quasi supplice. La guardò per un lungo istante senza dire nulla, col petto che si abbassava e si rialzava freneticamente perché era arrivato a gridare in quegli attimi, il viso aperto e in attesa come quello dei bambini che pregano, supplicano i grandi e che attendono il loro assenso col fiato sospeso, neanche aspettassero il verdetto del Padreterno. In effetti, in quel momento Bowen sembrava davvero un ragazzino che la guardava smarrito eppure pronto ad aiutarla, perduto anche se convinto di poterla aiutare a ritrovarsi. Le strinse più forte le mani e poi in un attimo, ritornò ad abbracciarla, a stringerla forte, un stretta da cui non si poteva fuggire. - Sono qui, Krolia. Voglio aiutarti... permettimelo. - continuò e la sua voce fu più dolce, calda quasi paterna, anche se il "ti prego" che aleggiò silenzioso per qualche istante la guardava ancora con gli occhi smarriti di un bambino.
     
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    Krolia si sforzava di sorridere rendendo quell'espressione così finta da sembrare di plastica. In realtà nella sua mente continuava a chiedere a Bowen di darle retta, di seguire il suo invito e lasciarla andare, illudendosi che il suo sorriso potesse nascondere il suo profondo disagio. Bowen era sempre stato gentile con lei e sperò per un attimo che decidesse di lasciar perdere, solo per non affrontare un argomento che la metteva così a disagio, ma nel momento in cui Bowen le afferrò le mani bruscamente capì che le sue speranze si sarebbero frantumate. Il suo sorriso morì al suo rimprovero, assumendo un espressione mortificata.
    Non ti tratto da cretino... protestò mogia e triste. Non voleva di certo insultarlo o trattarlo male, non voleva nemmeno offenderlo se gli aveva chiesto di tornare alla sua serata era unicamente per lasciarlo sereno, ma a quanto pare ormai aveva rovinato tutto poiché lui glielo disse che aveva sentito tutto. Krolia distolse di nuovo lo sguardo direzionandolo su un punto vuoto alla sua destra, si morse il labbro inferiore con forza per impedirsi di imprecare e sfogare un pochino della sua frustrazione. Divincolò le mani da quelle di Bowen perché ancora voleva evitare l'argomento, temeva in un pensiero ingenuo che magari con il contatto fisico potesse continuare a sentire ciò che stava descrivendo così minuziosamente. Non stava mentendo da come ne aveva parlato era ovvio che ciò che aveva provato Krolia gli era arrivato addosso come un tir in corsa, e le dispiacque tantissimo. Si sentì in colpa, avvertì un groppo in gola che non voleva scendere, si sentì vulnerabile ed istintivamente si portò le mani attorno al corpo per stringere il cappotto contro il proprio corpo. Non aveva mai detto a nessuno del suo passato, del motivo principale per cui aveva combattuto contro quelle persone che reputava dei mostri. Avrebbe solo voluto continuare a vivere serenamente, con Bowen che la credeva una specie di principessina timida, ed Evan che la trattava come una figlia. Avrebbe dovuto prevedere che prima o poi sarebbe successo, che dopo quel maledetto legame prima o poi avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava in lei.
    Mi dispiace, non doveva succedere. mormorò affranta, prendendosi tutte le colpe di ciò che gli aveva fatto vivere, non capendo che in realtà la rabbia di Bowen era rivolta al suo volersi chiudere a lui. Continuava a crederlo poiché ostinata non lo stava guardando negli occhi, fuggendo al suo sguardo come un ladro. Ed avrebbe continuato, avrebbe cercato perfino un varco per andare via, ma Bowen tornò ad abbracciarla costringendo Krolia a guardarlo e fu allora che vide quello strano sguardo che sembrava supplicarla. Gli occhi di Krolia si sgranarono sorpresi poiché intuì che aveva capito male. Bowen le chiese di lasciarsi aiutare, di permetterglielo. Capì che per Bowen era più importante la loro amicizia che una notte di lussuria e quel pensiero la commosse. Complice poi il suo aspetto giovanissimo glielo rese più tenero e dolce ai suoi occhi, facendole venire voglia di stringergli le guance fra le dita in dispettosi pizzicotti, ma non lo fece. Invece posò una mano sul braccio di Bowen ed il ragazzo avrebbe notato che non stava spingendo via ma lo carezzava dolcemente, per ricambiare un poco il suo abbraccio. Sollevò poi il viso verso l'alto, passandosi una mano fra i capelli sospirando sconfitta.
    Non vuoi proprio lasciarmi andare vero? era una domanda retorica, anche se avrebbe preferito di gran lunga evitare l'argomento sembrava intenzionata a dargli un minimo di spiegazione.
    Mi dispiace, pensavo di averlo superato ormai. Invece a quanto pare quella cosa mi perseugita ancora. Risale a quando ero una bambina. Vedere te e quella donna, vedere come ti guardava lei mi ha ricordato quei momenti e ... non sono riuscita a controllarmi. Cercavo di allontanarmi proprio per non farti sentire niente ed invece ti ho gettato tutto addosso. abbassò di nuovo lo sguardo su di lui e gli carezzò la testa con affetto materno, dispiacendosi per avergli trasmesso una cosa così orribile. Nessuno doveva vivere una angoscia del genere, soprattutto uno come Bowen che non aveva mai avuto problemi a letto e che aveva trovato la sua serenità anche con quel corpo. Krolia non si rendeva conto che in realtà aveva fatto un enorme passo avanti dato che si stava lasciando stringere da Bowen in quel abbraccio. Per molti anni aveva faticato ad avere un minimo di contatto fisico con il prossimo senza sentirsi violata nel suo spazio personale. Bowen però non le dava quella sensazione, forse perché il suo aspetto così giovane ed innocente la aiutava, forse perché infondo gli voleva molto bene e lo considerava parte della sua famiglia. Era sicura che non sarebbe riuscita a rimanere così tranquilla se qualcun'altro provasse ad abbracciarla in quel modo.
     
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    L'espressione affranta, triste di Krolia lo colpì come un pugno allo stomaco: non voleva farle del male, non voleva suscitarle nuovo dolore ma farle capire che lui era lì per aiutarla, che assieme avrebbero potuto affrontare qualunque cosa, anche quel gorgo di orrore che l'aveva risucchiata e in cui era finito, sia pure per qualche attimo, anche lui. Non voleva ferirla e nel vederla così indifesa, così dolorosamente colpita dalla sue parole, Bowen sgranò gli occhi in uno sguardo desolato e schiuse le labbra in una smorfia stupita e mesta, come se il dolore di Krolia, simile a una frusta, avesse colpito anche lui di ritorno.
    Il suo furore venne meno e anche la stretta sulle sue mani si fece più lieve, delicata come se avesse paura di poterle fare ancora male, sia pure in maniera diversa. La osservò costernato mentre, mogia, si schermiva dalle sue accuse e distoglieva lo sguardo, a cercare conforto e protezione in un nulla che lo atterriva: davvero era stato così violento, così aggressivo? Lui era il suo compagno, doveva esserle di supporto, di aiuto, non un pericolo da cui rifuggire lo sguardo! I sensi di colpa, inaspettati, presero a mordergli il cuore e Bowen pensò per qualche attimo se non fosse una buona idea lasciarla andare, lasciarla nascondere e magari affrontare quell'argomento più tardi, quando entrambi sarebbero stati più calmi. Era un'idea allettante e, proprio per questo, pericolosa: il demonietto sapeva quanto era più semplice seppellire dentro di sé dubbi, paure e altre emozioni fastidiose per far finta che non ci fossero, per dimenticarsi della loro stessa esistenza... per poi, però, ritrovarsele dinnanzi di colpo, un giorno, e scoprire che tutto era andato in frantumi. Lui non voleva che Krolia provasse di nuovo quanto avevano condiviso poco prima, non voleva che la sua amica, la sua compagna, la sua sorella si sentisse allontanata da lui per quel segreto dolore, che il non condividerlo, che il non comprenderlo gli facesse da muro: voleva starle vicino, voleva aiutarla.
    A togliergli definitivamente dalla testa la voglia di lasciarla andare, fu il modo in cui divincolò le mani dalle sue e si portò le braccia attorno al cappotto, come a simulare un'illusione di protezione che non poteva avere proprio perché rifiutava quella che lui gli offriva e ciò gli suscitò un nuovo impeto, una nuova rabbia; fortunatamente non fu aggressiva ma, semplicemente, gli diede la forza per stringerla in un abbraccio e chiederle, in tono davvero supplicante, di farsi aiutare da lui, di permettergli di starle vicino. Funzionò e dopo un attimo di rigidità sentì la giovane sciogliersi e carezzargli dolcemente il braccio, pur senza ricambiare davvero il suo abbraccio: era ancora un po' esitante ma non voleva più fuggirgli né celargli la verità, semplicemente aveva bisogno di tempo per affrontare tutte le sensazioni e le emozioni che la stavano investendo, Bowen lo comprese e le diede tutto il tempo per farlo. Alla sua domanda retorica la guardò con gli occhi lucidi di dolcezza e gioia, prima di scuotere vigorosamente il capo in un diniego un po' infantile nella sua manifestazione e risponderle: - Mai! - con il suo solito sorriso birbante, stavolta decisamente più morbido e dolce. Sorriso che sparì non appena arrivò la spiegazione di Krolia: sicuramente parziale, eufemistica... ma aveva intuito perfettamente quali fossero i non detti della giovane. Sgranò gli occhi stupito e addolorato, comprendendo subito non solo quanto aveva provato ma anche perché era sempre stata così poco avvezza al contatto fisico o perché, in tutti quegli anni in cui si conoscevano, non l'aveva mai vista frequentare nessuno; lui aveva sempre pensato che, prima per il loro fanatismo, poi per una naturale timidezza di Krolia, semplicemente non fosse interessata agli uomini o comunque non mettesse l'amore e il sesso come priorità importanti ma, quella rivelazione, gettava una nuova su tutto quanto! Com'era potuto essere così cieco fino a quel momento, come aveva potuto non accorgersi di nulla? La strinse un po' più forte per farle capire che lui era lì, con lei e senza dire una parola, si sollevò sulle punte dei piedi e le posò un bacio delicato, gentile sulla guancia.
    Grazie, Krolia. - sussurrò, allentando un poco l'abbraccio ma senza scioglierlo del tutto. - Non ti devi scusare di nulla: io dovevo... dovevo sapere. Tu non sei sola, hai noi, hai me! Non devi... non devi sopportare tutto questo dolore da sola, Krolia. - continuò allungando la mano verso il suo volto, a premergli il palmo proprio sulla gota che aveva baciato, in una carezza gentile, leggera. - Vieni con me. - La invitò, prendendole la mano sinistra e voltandosi verso il corridoio, presumibilmente diretto verso la sua stanza. La presa era leggera, gentile, la donna avrebbe potuto sottrarvisi in qualunque momento ma Bowen confidava che non lo facesse, perché per quanto fosse enorme quanto gli avesse rivelato, per quanto fosse straordinario il passo avanti che aveva fatto, il demonietto credeva che si potesse fare di più, di poterla aiutare molto più di così... ma non poteva farlo in un corridoio! Mentre si allontanava con lei, dunque, avrebbe sentito dei passi dietro di loro e voltandosi appena avrebbe visto la donna che, suo malgrado, aveva scatenato tutto quel putiferio: doveva aver compreso, però, che fosse accaduto qualcosa d'importante perché gli sorrise (E avrebbe sorriso anche a Krolia se si fosse girata a guardarla) dolcemente e se ne andò, lasciandoli soli.
    E' la mia stanza: tranquilla, ho nascosto le riviste porno benissimo. - scherzò una volta arrivati alla porta di camera sua, sia per allentare la tensione che per spezzare il silenzio che si era creato nel brevissimo tragitto. Era una stanza non troppo dissimile da quella di Krolia, un po' anonima perché non aveva avuto ancora il tempo di personalizzarla un po' e piuttosto ordinata, sicuramente rassettata in vista dell'incontro piccante di quella notte. In tal senso, entrando Krolia avrebbe notato come la stanza fosse rischiarata da un gran numero di candele accese per l'occasione che rendevano l'ambiente piuttosto romantico... o perverso, a seconda delle interpretazione. - Cosa vuoi? Sono un uomo di altri tempi... - commentò con un sorriso birichino, tutt'altro che da gentiluomo, mentre permetteva a Krolia di accomodarsi anche se, a parte il letto e la sedia davanti a un piccolo scrittoio, non c'era molto altro. Aspetto che decidesse se sedersi e, in caso, dove farlo e iniziò a parlare guardandola negli occhi: - Non ho mai conosciuto mio padre. Mia madre morì quand'ero un ragazzino e io finii in giri criminali che non vorrei raccontarti... sappi soltanto che ero immerso nella merda fino al collo, quando conobbi Evan: dovevo ammazzarlo ma mi batté in duello e mi concesse una possibilità di redenzione. La redenzione che, allora, davamo noi Cavalieri e cioè altro sangue. - raccontò, la voce era piana, non atona ma comunque controllata, riusciva a guardarla negli occhi mentre parlava di quegli avvenimenti eppure, dalla luce nei suoi occhi, poteva ben comprendere che non gli era facile parlare del suo passato. - E così ancora sangue, ancora merda... fino a Lucia I e a una vera, giusta redenzione. Capisci dove voglio arrivare? Cosa ti voglio dire? - le chiese, avvicinandosi a lei e prenderle le mani tra le sue, in una presa decisa ma comunque gentile. - Noi siamo dei sopravvissuti, Krolia. Noi siamo dei fottuti reietti a cui è stata data la possibilità di fare la diffidenza: ognuno di noi ha i suoi scheletri, i suoi traumi e... le sue colpe. Per questo siamo una famiglia, per questo non dovevi sentirti in dovere di nascondere questo tuo problema, perché noi possiamo comprenderti, perché noi teniamo a te! - le spiegò, accorato, stringendole più forte le mani e guardandola intensamente negli occhi: quella era la prima volta che si apriva così con lei, con chiunque... e forse era giusto così, che non ci fossero più non detto, più segreti tra di loro.
     
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    L'abbraccio di Bowen era deciso, non sentiva alcuna esitazione da parte sua, anzi in parte sentiva la sua rabbia e la sua voglia di superare quel muro che Krolia aveva tentato di sollevare fra loro due con un sorriso falso e le bugie sul fatto che stesse bene. Krolia aveva esitato perché non voleva dargli altri dispiaceri. Avevano già avuto problemi con il loro risveglio, con Adam che non voleva saperne di aprire gli occhi ed Evelynn che li aveva gabbati. Perché dargli altre notizie tristi, proprio quando invece lui si stava divertendo? Guardando gli occhi pieni di supplica di Bowen capì che anche se fosse riuscita a fuggirgli il resto della sua serata sarebbe stata comunque compromessa. Lei si sarebbe sentita in colpa ed alla fine non avrebbero risolto proprio nulla, era invece più probabile che fuggendogli avrebbe messo una distanza sempre maggiore fra loro due e con quel problema di condivisioni di pulsioni e sensazioni non era proprio l'ideale. Gli voleva bene, sapere che lo avrebbe allontanato da sé la faceva soffrire quindi ormai era in ballo, tanto valeva continuare a ballare. Difatti sorrise un pizzico amareggiata ma allo stesso tempo divertita nel sentire quel "mai" birbante da parte di Bowen. Forse infondo al suo cuore Krolia desiderava che lui insistesse per sapere, perché in quel modo le stava dimostrando che ci teneva a lei. Anche se era per una situazione brutta, le fece piacere sentirlo vicino in un momento del genere. Distratta dai proprio pensieri non si accorse che Bowen cercò di avvicinarsi ed il bacio che le diede sulla guancia la sorprese, arrossì lievemente portandosi le dita sulla guancia dove aveva sentito il calore del suo amico. Le parole ed i gesti gentili di Bowen le scaldarono il cuore nel ricordarle che erano una famiglia, che dopo aver sentito il suo dolore non poteva fare finta di nulla e che doveva assolutamente sapere. Krolia abbassò lo sguardo sentendosi un poco colpevole poiché proprio per via del fatto che volesse loro bene non voleva farli soffrire a causa sua. Era sicura però che se glielo avesse detto Bowen l'avrebbe di nuovo rimproverata, quindi tacque e annuì accettando l'invito di Bowen a seguirlo per poterne parlare con calma. Prima di allontanarsi troppo, Krolia guardò verso la donna furtivamente, ricevendo da parte sua un sorriso che a dirla tutta non si aspettava, anzi era convinta che l'avrebbe trovata a guardarla con rabbia e gelosia. Forse non era poi così terribile quella donna come pensava.
    Arrivati nella stanza di Bowen, Krolia notò subito che il ragazzo aveva sistemato la camera per scopi ben precisi. Aveva ricreato una bella atmosfera con le luci soffuse delle candele per rendere più rilassante ed accogliente l'ambiente. I sensi di colpa tornarono di nuovo a tormentare Krolia che si ritrovò a pensare che per una volta Bowen aveva ripulito la sua camera ed aveva fatto tutti quei sforzi per niente.

    Wow, scommetto che Evan sarebbe fiero di te, e magari ti chiederebbe anche di sistemare la sua camera allo stesso modo. provò a scherzare Krolia per alleggerire l'atmosfera. Non essendo mai stata una tipa invadente, Krolia scelse di sedersi sul bordo del letto, all'angolo più esterno e lontano dal cuscino, così da non dover spostare mobili e lasciare tutto come era stato sistemato per quella notte. Nons i tolse nemmeno il cappotto, sarebbe stato imbarazzante mostrare la sua vestaglia notturna proprio in una camera del genere. Bowen iniziò a parlare guardandola negli occhi aprendo il suo cuore a sua volta, confidandogli il suo oscuro passato, rivelandole una cosa che non conosceva, ovvero che Bowen in passato doveva uccidere Evan. Sapeva che Bowen non aveva avuto un passato lusinghiero, ma non credeva che fosse pieno di sofferenza e sangue. Non avrebbe mai immaginato una cosa simile e ciò le rese più chiaro che mai il motivo per cui Bowen ed Evan si sentissero così legati uno all'altro. Evan lo aveva salvato da una vita che gli stava stretta, ed insieme erano riusciti a trovare ciò di cui avevano bisogno per davvero. Quando le chiese se capisse cosa voleva dirgli, scosse la testa confusa. Lo lasciò fare quando le afferrò le mani, stringendole a sua volta pronta a condividere con lui un momento intimo. Le disse che non doveva vergognarsi del suo passato che infondo loro tre erano una famiglia perché tutti avevano i loro scheletri nel loro armadio. Krolia si sentì compresa, sentì che poteva fidarsi e che poteva raccontargli tutto, così che potesse comprendere ciò che aveva provato prima.
    Grazie Bowen, per me significa davvero molto. disse carezzandogli con i pollici il dorso delle mani, trovandole così piccine in confronto alle sue.
    Lui era un parroco della nostra comunità, gli volevano tutti bene, anche io. Per me era una figura di riferimento, lo credevo un amico, mi fidavo di lui ciecamente. i ricordi iniziarono di nuovo a tormentarla, ricordò il sorriso gentile di quell'uomo, le risate che si facevano quando giocavano insieme. Come in un incubo quel sorriso che ricordava si trasformò in un espressione viscida e mostruosa, immagini di quel volto si susseguivano nei suoi pensieri cambiando da quello languido e viscido a quello pentito che piangeva e poi quello ricolmo di rabbia e ossessivo. Strinse i denti e chiuse gli occhi per scacciare via quelle immagini mentali, ma fu consolante per lei riuscire a stringere con più forza le mani di Bowen invece di sfuggirgli via. Fu ironicamente liberatorio aggrapparsi a lui e trovare qualcuno a cui confidare il suo dolore.
    La prima volta che era successo è stato tutto così strano, non era stato violento, fu invece gentile e amorevole, ma... io ero solo una bambina nemmeno capivo. Dopo quella volta però ho capito che non era più un mio amico, che ciò che aveva fatto era sbagliato. Aveva pianto, mi aveva chiesto scusa, però non ha smesso, tornava da me. Non mi piaceva quando mi toccava e quando gli ho detto di no. Quando l'ho rifiutato mi ha fatto del male, mi ha... i suoi occhi divennero lucidi, la voglia di piangere si fece forte ma riuscì a trattenersi poiché ricordò tutta la rabbia che era seguita da quel momento in poi.
    ..ha stuprata. era la prima volta che lo diceva in modo così chiaro e diretto, difatti la sua voce tremava incerta.
    A causa sua io mi sono accanita contro tutti quelli che erano come lui, la mia rabbia era insaziabile. Esorcizzavo quel dolore con altro dolore e sangue. Ma non è bastato. affermò affranta.
    Mi è bastato vedere uno sguardo simile per ricordarmi tutto quell'orrore e mi fa rabbia perché io voglio vincerla quella paura. Voglio sconfiggere quel fantasma che mi perseguita. Anche io vorrei tanto provare ciò che provi tu quando sei beh... quando succede. Sono grande ormai, non sono più una bambina impotente. le mani di Krolia tremavano, e continuava a tenere lo sguardo basso che fissavano un punto cieco poiché infondo se ne vergognava ancora tanto.
    Se riuscissi a superarlo allora sì che potrei dire di averlo sconfitto il mio demone interiore. concluse mordendosi il labbro inferiore. Fissò le mani di Bowen strette alle sue e non riuscì a credere di aver detto tutte quelle cose a qualcuno senza scoppiare a piangere come quella bambina di un tempo. Si sentiva più leggera, si sentiva sollevata da un peso enorme che aveva sempre portato sulle spalle e capì che Bowen aveva avuto ragione.
     
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    Krolia era stata parca di dettagli nel confessargli il suo trauma ma, anche così, Bowen intuiva quanto fosse terribile e profondo, tanto che mentre la guidava verso camera sua e non poteva guardarlo in faccia, fece un'espressione triste e tesa: le emozioni che gli erano state trasmesse erano tanto violente che, in parte, non lo stupì apprendere che erano connesse a uno stupro in età infantile ma un conto era prendere in considerazione una simile, mostruosa eventualità e un altro sapere che era proprio quello il demone che l'affliggeva, il fantasma che la tormentava. Eppure, per quanto fosse preoccupato per la sua amica, non demorse e decise di andare avanti fino in fondo per aiutarla. Sorrise, infatti, allegro quando lei fece quella piccola battuta per alleggerire l'atmosfera e lui non fu da meno: - Camera? Mausoleo, vorrai dire: non mi sorprenderei se dormisse in una bara! E poi, di ceri accesi ne avrà anche troppi. - replicò facendo il suo consueto sorriso birbante, che snudava le sue zanne piccole ma appuntite mentre le rivolgeva uno sguardo complice e, allo stesso tempo, speranzoso: gli sarebbe piaciuto vederla sorridere per quella battuta.
    Subito dopo, però, tornò serio e dopo un breve ma profondo sospiro afferrò le mani di Krolia e le aprì il suo cuore, il suo passato: non fu semplice rivangare certi ricordi, certi errori perché se su molti dettagli fu silentei, questi ultimi fluirono comunque nella sua mente, facendo emergere vecchie ferite, antichi rimpianti. Ma Bowen non era il ragazzino che appariva e non sottrasse il suo sguardo a quello di Krolia, né i suoi occhi divennero lucidi di lacrime: furono illuminati da un'antica tristezza, certo, ma non persero la loro determinazione né il loro affetto per lei. Lo rassicurò il modo in cui la giovane gli strinse le mani mentre raccontava e, anche se non disse nulla, da quel semplice contatto poteva capire quanto Krolia ritenesse preziosa quella confessione, anche se forse non comprendeva perché gliela stava facendo. Glielo spiegò, ricordandole che erano una famiglia, anche se nelle loro vene scorreva sangue diverso perché il loro legame andava oltre la parentela, i vincoli famigliari ed era stato forgiato nel sangue degli innocenti e nel dolore, riscattato dalla redenzione e dalla speranza offerta da Lucia I: un simile vincolo li rendeva qualcosa di più che semplici fratelli. Percepì, dal modo in cui gli strinse le mani, che Krolia aveva compreso e apprezzato le sue parole e le sorrise dolcemente, trattenendo il desiderio di carezzarle i capelli per non spezzare il contatto con le loro mani: le sue erano più minute ed erano particolarmente morbide e vellutate a causa della conformazione pressoché unica della sua pelle, soprattutto nel palmo dov'era di un blu intenso.
    Krolia, dopo il lieve silenzio che si era venuto a creare dopo la fine del suo discorso, prese lentamente a raccontare; subito il sorriso sparì dalle labbra di Bowen e le strinse forte le mani per farle sapere che lui era lì, che l'avrebbe supportata e protetta da qualche pericolo, da qualunque mostro, anche quelli che le albergavano dentro. La vide chiudere gli occhi e serrare le mascelle, sforzandosi di trovare il coraggio per continuare, per immergersi nel gelido pantano dei ricordi. Non gli fu facile ascoltare quella storia perché non poté esimersi dall'immaginarne la scena, la brutalità del momento, la paura e il dolore che una piccola, indifesa Krolia doveva aver provato ma non chiuse gli occhi, né cercò di sottrarsi al dolore, alla rabbia che come ondate violente da lei: le accoglieva e, allo stesso tempo, cercava di trasmetterle la sua vicinanza, il suo affetto. Arrotò i denti pur senza mostrargli quando lei, finalmente, pronunciò la parola stupro: lo fece perché per un attimo fu travolto anche lui dalla rabbia verso quell'uomo, quel viscido bastardo che aveva osato macchiare l'innocenza di una bambina ma si calmò in fretta, poiché non di lui voleva occuparsi ma della sua compagna. Per questo modo, oltre a stringerle forte le mani, gliele carezzò con tutta la dolcezza di cui era capace con le dita, sfiorandole con i polpastrelli morbidissimi il dorso delle mani. - Non basta mai, Krolia... il sangue non basta mai. Per questo abbiamo smesso. - sussurrò, gentile ma amaro, lievemente distante perché si ritrovò a pensare per un attimo al sangue che lui aveva versato. Ma tornò subito a concentrarsi su Krolia, sulle sue parole e sul modo dolce, quasi infantile che aveva di tremare con le mani e rifuggire al suo sguardo.
    Boen sciolse delicatamente la presa che univa la sua mano destra alla sua sinistra e gliela portò sul volto, in un carezza delicatissima e che voleva invitarla, soltanto invitarla ad alzare gli occhi verso di lui. In ogni caso, le avrebbe sorriso dolcemente e le avrebbe posato un bacio leggero, morbidissimo sulla fronte. - Gli hai già inferto un colpo durissimo, non te ne sei accorta? - le chiese, in un sussurrò leggero che le accarezzò la fronte e parte del volto. - Sei stata coraggiosa e lo hai affrontato, me lo hai mostrato. Adesso non sei più da sola contro di lui, Krolia, adesso siamo in due. Ci sono io con te. - continuò, allontanandosi di poco dal suo volto per portarsi la sua mano destra e baciarla sul dorso, più volte, mentre continuava ad accarezzarle con dolcezza il viso. Comprendeva che una parte della sua compagna era rimasta la stessa, identica bambina spaventata e ferita che era stata un tempo ed era a questa parte che rivolgeva quelle coccole, quelle carezze, voleva farle capire che il tempo della solitudine, della vergogna, era passato e che adesso c'era lei, adulta e forte insieme a qualcuno che le voleva bene, che l'avrebbe aiutata. Eppure, sentiva che non era ancora abbastanza, che poteva fare di più per aiutarla... e, nell'osservare il suo viso, gli sovvennero le sue parole e capì cosa poteva fare. Le prese delicatamente il volto tra le mani, dolcemente, carezzandole con i palmi soffici le gote e sfiorandole con i polpastrelli le tempie, le orecchie.
    Krolia... hai mai baciato un ragazzo? - le chiese in un sussurro dolce, delicato vicinissimo alle sue labbra. Rimase così, a guardarla dolcemente e, senza aspettare la sua risposta (O permetterle di finirla) annullò ogni distanza tra loro e le appose un delicato bacio a stampo sulle labbra. Fu un bacio leggero, fugace, decisamente più simile a quello che potevano scambiarsi due famigliari anche se un po' più prolungato, in cui Bowen fu attento a non premere troppo sulle sue labbra e a lasciare la presa, la carezza sul suo volto leggera, facile a rompersi se Krolia avesse voluto. Le labbra del demonietto erano morbidissime, di una consistenza assai diversa di quelle umane e quasi setose, incredibilmente piacevoli al tatto e, in tal senso, assai simile ai suoi palmi. - Visto? Non è difficile: devi soltanto trovare qualcuno di cui ti fidi e provare a lasciarti andare. Le prime volta si ha paura di non avere pienamente il controllo ma... è un bene. A volte è bello potersi affidare a qualcun altro che non siamo noi. - le spiegò, dolcemente, allontanandosi dal suo volto ma continuando a carezzarle dolcemente le gote. - E sai che ti dico? Che sei pure meno rospetta dopo il bacio: che io ti abbia trasformata in una principessa? - scherzò, facendo il suo solito sorriso un po' ferino e beffardo ma visibilmente più dolce del solito, non solo con la mimica facciale ma anche con le parole: quella era decisamente una beffa fin troppo innocua per i suoi standard!
     
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    Krolia ridacchiò divertita alla battuta di Bowen che riguardava Evan, non tanto per la battuta in sé quanto più perché si era immaginata lo scappellotto che sarebbe arrivato repentino da parte di un Evan offeso ed irritato. Krolia aveva parlato con il cuore in mano, ancora presa dalle emozioni che le suscitava ricordare quei momenti dolorosi. Non era stato facile superare la delusione profonda di venire traditi da qualcuno di cui si ci fidava, e ciò l'aveva portata a non fidarsi più di nessuno allo stesso modo. Il suo dolore era stato più grande poiché era stata stuprata da qualcuno a cui voleva bene. Ed era stato proprio per via di quell'affetto che gliel'aveva perdonata la prima volta, credendo ingenuamente che lui fosse stato sincero nel suo pentimento. Non si era nemmeno accorta che aveva raccontato la faccenda usando un linguaggio semplice, parlando in modo forse anche un tantino vago per Bowen, quasi come se fosse tornata bambina. Bowen però riuscì a capirla a seguire il suo discorso e vedere attraverso quella paura di affrontare a viso aperto quella macchia che si portava sull'anima da sempre. Era una curiosa coincidenza che la fisicità minuta di Bowen fu un ottimo palliativo per le paure inconsce di Krolia. Se fossero state mani di un uomo adulto, mani più grandi delle sue probabilmente avrebbe ricordato i momenti in cui si sentiva piccola e impotente. Invece le dita sottili e le mani mobide e piccole di Bowen avevano un aspetto innocente, così che la bambina spaventata del passato che cercava di prendere di nuovo il sopravvento su di lei, si sentisse al sicuro poiché con qualcuno più simile a lei che poteva capirla. Inoltre essendo ormai cresciuta, c'era anche un'altro effetto inconscio a farla sentire totalmente a suo agio, ovvero che proprio per via del suo aspetto giovane suscitava in lei un certo senso di tenerezza materno che la aiutava a darle istinti protettivi verso di lui. Quindi non ebbe paura quando Bowen le carezzò il viso con una mano per poi avvicinarsi e darle un bacio sulla fronte. Riuscì invece a percepire l'affetto che Bowen provava per lei, emozionandola e risvegliando in lei lo stesso tipo di affetto che aveva sempre provato per i suoi compagni. Bowen le disse che in realtà aveva già inferto un colpo durissimo al suo trauma ed in effetti lei non se ne era affatto accorta, sollevò infatti lo sguardo verso di lui un pizzico confusa, chiedendo con gli occhi a cosa si stesse riferendo. Bowen si spiegò dicendole che era riuscita finalmente a raccontare ciò che le era accaduto, a tirare fuori quella verità che aveva tenuto sepolto nel suo cuore, che aveva tenuto segreto per tutto quel tempo. Le ricordò di nuovo che non era più sola, e che adesso c'era lui ad aiutarla ad affrontare le sue paure. A quelle parole Krolia sentì un groppo in gola, pensando che forse aveva ragione, che forse stava riuscendo ad affrontare quel demone interiore. Non riusciva ancora a considerarlo un colpo durissimo, ma almeno fu un passo in avanti. Annuì lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso amareggiato.
    Mi sento più leggera... confessò, sebbene si sentisse ancora in colpa per ciò che era successo con quella donna in corridoio. Le effusioni di affetto successive di Bowen un poco la sorpresero, non erano mai stati così vicini fisicamente, e sebbene qualche volta in passato le aveva rubato qualche bacetto sulla guancia o degli abbracci colmi di entusiasmo, non era mai stata coccolata in quel modo dai suoi compagni. La imbarazzava un poco, poiché non aveva la più pallida idea di come ragire, e nell'indecisione si ritrovò a lasciarlo fare, sentendosi tesa e impacciata come un fantoccio di legno. Non sapeva se doveva ricambiare o meno, ma ben presto Bowen smise di baciarle le mani per afferrarle il viso e carezzarla, rabbrividendo quando le dita le toccarono le orecchie. Scoprendo tramite un brivido piacevole lungo tutto il cranio quanto fossero sensibili alle carezze. Il suo cuore mancò un battito quando lo vide avvicinarsi a lei tantissimo, facendole accelerare i battiti cardiaci, mentre la paura che volesse baciarla la teneva in bilico fra il panico e l'imbarazzo. La domanda che fece la confuse tantissimo e si ritrovò a pensare che in effetti di sua spontanea iniziativa non aveva mai baciato nessuno. In un primo momento pensò che stesse solo provando a provocarla, che in realtà non avrebbe mai portato a termine ciò che aveva suggerito il suo gesto.
    N-nommf! nemmeno finì di pronunciare la parola che poco dopo si ritrovò le labbra di Bowen premute contro le sue. Gli occhi di Krolia si spalancarono per lo stupore. Le labbra di Bowen erano incredibilmente morbide e calde, sentirle premersi contro le sue le diede una sensazione molto piacevole che non si sapeva spiegare. Quello lo si poteva considerare un primo bacio a tutti gli effetti? Cioè uno che doveva essere consenziente? Quando le loro labbra si separarono Bowen avrebbe trovato una Krolia parecchio imbarazzata, le gote colorate di un intenso rosso ed i suoi occhi che si alternavano spesso dagli occhi alle labbra del ragazzo. Scoprì che non era stato male, che non le aveva suscitato un senso di ribrezzo come le era successo in passato con quel parroco. Era stato assai diverso in ciò che le aveva suscitato nonostante il gesto fosse pressoché identico.
    C-così non vale! rispose a Bowen ormai un poco nel panico poiché non aveva idea di cosa dire o fare. Reagendo quindi di impulso al dicorso che avevano appena fatto.
    S-sei tu che hai baciato me, i-io non ho mai baciato nessuno. continuò sentendosi sempre più in subbuglio dalle emozioni, poiché più guardava Bowen più si accorgeva che non aveva avuto paura e che infondo le era piaciuto. Si sentì felice, così felice di quel risultato che i suoi occhi si riempirono di lacrime, le sfuggì una sorta di risata emozionata, poi agì di impulso e si gettò contro Bowen stringendolo fra le proprie braccia, nascondendo il suo volto imbarazzato e felice nell'incavo della sua spalla. Le sue braccia tremarono e le sue dita si strinsero sulla stoffa della maglia del ragazzo, sospirando un poco emozionata per cercare di frenare quella strana voglia di frignare che l'aveva presa.
    Scusami... io.. io.. fece imbarazzata bofonchiando continuando a tenere la faccia premuta contro di lui, poi finalmente si decise di prendere in mano il coraggio e di tornare a guardare negli occhi Bowen per non farlo preoccupare inutilmente. Dopotutto avrebbe potuto fraintendere le sue reazioni.
    Io non ho avuto paura. confessò anche se forse non avrebbe spiegato poi un granché della reazione che aveva avuto. Non riuscì a staccarsi da quell'abbraccio, continuando a tenersi alla sua maglia come se avesse avuto paura che mollandolo avrebbe perso tutti i progressi che aveva fatto. Fissò a quel punto le labbra di Bowen di nuovo paonazza ma decisa a voler provare a darlo il bacio invece di riceverlo e basta. Si avvicinò timidamente a lui, il cuore in gola, chiuse gli occhi e cercò di azzerare le distanze fra le loro labbra come aveva fatto lui prima, ma in modo parecchio più goffo e imbranato, finendo per premersi più forte contro le sue labbra, ma non poteva farci nulla le venne spontaneo poiché le trovava incredibilmente morbide ed invitanti. Si staccò bruscamente preoccupata e lo guardò negli occhi in ansia.
    Ti ho fatto male?
     
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    Il legame con Krolia era più forte quand'erano vicini e, in quel momento di grande confusione per la ragazza, le sue emozioni lo colpivano come un vento intenso ma irrequieto: adesso vi era una folata di paura, ora una di tristezza e poi, subito, di lieve, momentaneo sollievo. Bowen non faceva resistenza e cercava semplicemente di trasmetterle il proprio affetto, la sua vicinanza cercando di non essere troppo invadente o rude ma senza, però, risultare troppo distante o leggere. Per una personalità esuberante e travolgente come la sua era difficile trattenersi per trovare il giusto equilibrio e se, con un'altra persona, avrebbe osato decisamente di più, con Krolia mostrava una premura che andava a supplire il suo non troppo sviluppato tatto.
    Si rallegrò nel sapere che si sentiva più leggera e anche se il sorriso che comparì sulle sue labbra era decisamente amaro, il demonietto lo accolse con gioia e lo salutò con un ben più entusiasta e dolce, mentre continuava a riempirla di coccole (dal suo punto di vista, almeno) leggere. Bowen era meno affettuoso di quanto i suoi modi esuberanti e il suo aspetto lasciavano presagire ma, in quel caso, non ebbe alcuna difficoltà a esternarle in quella maniera chiara, dolce l'affetto che nutriva per lei... così come non ebbe alcun problema a darle quel leggero bacio a stampo, sebbene lì si sconfinasse un po' anche nella birbanteria, "dote" che di certo non gli faceva difetto. Ovviamente le intenzioni di quell'innocente bacio erano più che candide, anzi Bowen non si sarebbe mai risolto a un gesto tanto grande se, durante le coccole precedenti, avesse notato nella sua compagna una rigidità persistente o un forte senso di disagio ma, poiché si rilassò e percepì chiaramente provenire da lei sensazioni positive, tentò anche quella strada pronto ad accettare anche uno schiaffo se, comunque, quel suo gesto le sarebbe potuto essere d'aiuto nello sbloccarsi con la sessualità e il suo corpo.
    Per quanto fossero candide le sue intenzioni, però, non poté fare a meno di registrare con una punta di soddisfatta malizia il modo in cui Krolia sbigottì e arrossì alla sua domanda... e provò un brivido decisamente piacevole nel soffocarle la risposta con le labbra. Malgrado ciò, fu quanto più delicato possibile e sciolse ben presto il bacio, timoroso che potesse prenderlo male; si rallegrò moltissimo, in tal senso, nello scoprire che Krolia era sì stupita e imbarazzata ma nient'affatto arrabbiata o disgustata: le sorrise dolce, anche se immediatamente la sua dolcezza si screziò di dispetto nel sentire le proteste imbarazzate della sua compagna. - Non mi hai dato uno schiaffo, quindi vale eccome. - replicò, guardandola negli occhi assolutamente deliziato (E divertito) dal rossore che le colorava le guance e, soprattutto, dal modo in cui il suo sguardo errava tra i suoi occhi e le sue labbra, gonfie e umide per il bacio.
    Il suo sorriso, però, perse una parte importante della dolcezza che lo caratterizzava soltanto nel sentire la sua successiva protesta, tanto che si accentuò ulteriormente arrivando a snudare le zannette appuntite, in un ghignetto da vero monello. - Ah sì? Allora accomodati: le mie labbra sono qui per te. - sussurrò, decisamente con tono più caldo e sensuale di quanto sarebbe stato opportuno. A onor del vero, quell'invito era soltanto uno scherzo e, dopo essersi gustato il suo imbarazzo, l'avrebbe rassicurata e coccolata dolcemente poiché, comunque, non intendeva spingersi oltre un certo limite; tuttavia non fece nulla di quanto appena detto per un semplice motivo: Krolia lo anticipò e, spiazzandolo, scoppiò in una risata allegra e lo abbracciò con forza. Bowen rimase per qualche attimo stupito poi, sorridendo felice, l'abbracciò a sua volta e prese a carezzarle dolcemente i capelli con la mano destra, godendo di quel contatto finalmente cercato dalla sua compagna.
    Non ti devi scusare di nulla, Krolia... se non che avresti dovuto abbracciarmi molto prima! - scherzò ma la dolcezza nella sua voce e il modo in cui le cingeva la schiena, le carezzava la nuca mostrava chiaramente quanto fosse felice per quel gesto spontaneo e bello. Quando Krolia trovò il coraggio per guardarlo negli occhi, il demonietto le rivolse il sorriso più entusiasta e felice di sempre, continuando a coccolarla dolcemente. Stava per risponderle quando la vide avvicinarsi lentamente e imbarazzata (Ah, quanto gli piaceva quell'imbarazzo!) alle sue labbra e decise di non dire nulla, semplicemente di lasciarla fare: fu in attesa per qualche, lungo attimo quasi trattenendo il respiro e quando la giovane, quasi di colpo, annullò ogni distanza tra loro, si lasciò baciare con un sospiro di gioia. Non contrastò la spinta intesa delle sue labbra, bensì se le godette più e meglio di quanto non avesse fatto col suo di bacio, timoroso com'era di poterla spaventare. Continuò ad accarezzarle il capo gentilmente durante tutto il bacio e quando questo, bruscamente, s'interruppe perché Krolia temeva di avergli fatto male, lui la guardò intensamente per un lungo attimo, con gli occhi brillanti di segrete intenzioni. - Oh, sì... tantissimo... me ne devi dare proprio un altro. - il suo volto enigmatico si risolse con un sorriso da vero birbante e, prima che Krolia potesse rispondergli, la mano che fino a quel momento le aveva carezzato i capelli, affondò tra di essi e la spinse verso le sue labbra.
    Il bacio, all'inizio, fu più morbido di quello che si era appena concluso ma Kroli, probabilmente, non se ne sarebbe accorta: dopo il primo, iniziale contatto, infatti, il demonietto schiuse le labbra e le invase la bocca, sia pure con delicatezza, con la sua lingua blu, assolutamente non umana. Quell'appendice, infatti, oltre a essere enormemente più morbida, vellutata e calda rispetto a una lingua umana, era anche molto più lunga e possedeva una forma più affusolata, quasi a punta tanto che non avrebbe avuto alcun problema a occuparle quasi tutta la bocca e ad avvolgere nelle sue spire la lingua della ragazza. Così non fece, perché volle darle il tempo di abituarsi a quel contatto nuovo e di lasciarsi coinvolgere da lui, tanto che si limitò a un primo contatto delicato con la sua lingua, quasi una carezza leggera. Se, però, Krolia avesse dato mostra di non sgradire quelle attenzioni, l'avrebbe accompagnata gradualmente verso una vera e propria danza trascinante, in cui la sua lingua sarebbe stata avvolta e accarezzata dalla sua sempre più freneticamente, in un'unione intensa ma non violenta. Poi, lentamente, avrebbe rallentato sempre di più il ritmo del bacio finché questo non si sarebbe esaurito e non si sarebbe staccato dalle sue labbra, avendo buona di cura di guardala costantemente negli occhi, non senza dare un'ultima, veloce leccata al suo labbro inferiore, con la punta della lingua. - Ops, Krolia, anche questo bacio non vale: te l'ho dato io. E adesso come si fa? - le chiese con uno sguardo che tutto esprimeva tranne che dubbio, mentre un sorriso malizioso curvava le sue labbra. Non sciolse l'abbraccio né spostò la mano dalla sua nuca, anche se aveva fermato le carezze: pareva in attesa... ma di cosa?
     
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    Krolia desiderava davvero battere la sua paura verso l'intimità con un'altra persona. Le era stato sempre molto difficile riuscire ad entrare in uno spazio più personale con un'altra persona. Perfino con Evelynn non era mai riuscita ad avvicinarsi fisicamente. Con Bowen però sentiva di poterci riuscire, era come se vedesse in lui parte della sua famiglia, qualcuno di cui potersi fidare, e non come aveva fatto in passato con il cuore ingenuo di una bambina. Quando vide il sorriso monello di Bowen dopo il suo bacio ebbe per un solo momento il dubbio che stesse facendo il cascamorto con lei, ma la sua risposta repentina al suo "non vale" così spontaneo e genuino la colse impreparata. Doveva schiaffeggiarlo? Non ne sentiva affatto il bisogno, forse perché non aveva percepito da lui la maliziosità che avrebbe potuto vedere in un ragazzo che volesse approfittarsi di lei. Lo visse più come la risposta di un fratellino con cui stava giocando, e che non voleva farsi battere da lei. Essendo sempre stata fredda e distante con gli uomini non era nemmeno abituata alle risposte sagaci e civettuole, si sentiva disarmata davanti a quel sorriso irresitibile, ed arrossì ancora di più quando lui si offrì spontaneamente ad essere la cavia per i baci di cui doveva essere l'autrice. Le faceva davvero un effetto strano perché il suo aspetto così esotico e dall'apparenza giovane e innocente era in totale contrapposizione con il suo fare più sensuale tipico di un adulto. Non riusciva a capire se ne fosse affascinata o turbata, e non seppe davvero come rispondergli se non portando a compimento la sua intenzione di provare a baciarlo di sua iniziativa. Le batteva il cuore all'impazzata nel petto, le labbra di Bowen erano morbidissime ed era un vero piacere sentire premersi contro le sue, al punto che aveva forse premuto con troppa enfasi la sua bocca contro la sua, finendo quindi per preoccuparsi e chiedergli se gli avesse fatto male. Quando si separò da lui non vide un espressione dolente o perplessa, e a dirla tutta aveva avuto il terrore di trovarlo schifato o con quell'espressione che sembrava voler giudicare la sua inesperienza. Invece non trovò niente di tutto ciò, sentendo un tuffo al cuore quando lo vide di nuovo civettuolo con quello sguardo intenso che non gli aveva mai visto fare prima di allora. Trasalì nel sentirgli dire "sì" che gli aveva fatto male, e per un nanosecondo stava per scusarsi mortificata per la sua imbranataggine, ma prima che potesse pronunciare qualsiasi vocale per le scuse, Bowen le intimò che doveva proprio dargliene un'altro come se gli fosse dovuto per farsi perdonare dalla sua goffagine. Ancora una volta sentì di nuovo quella strana sensazione di calore che si estendeva dallo stomaco fino dentro al cervello, dandole l'impressione che le stesse andando a fuoco il viso, quando in realtà avvampava imbarazzata a quelle seducenti parole. Non oppose la minima resistenza alla mano di Bowen che affondò fra i suoi capelli dandole un piccolo brivido lungo la spina dorsale. Non riuscì proprio a sottrarsi al contatto fra le loro labbra e quando tornò di nuovo a sentire quanto fossero morbide e quanto fosse bello potergli dimostrare il suo affetto in quel modo, socchiuse le labbra e si lasciò trasportare in quel mondo che Krolia non aveva mai esplorato. In passato aveva visto altre persone baciarsi, ma non poteva immaginare cosa si potesse provare, credendolo forse un gesto più banale, a dire il vero trovava esagerate le coppiette quando li vedeva crogiolarsi in quelle effusioni. Dovette ricredersi perché se ne sentì totalmente rapita, era come se il mondo attorno a lei si fosse ovattato totalmente per permetterle di sentire vicino il suo compagno. Trovò incredile scoprire che baciare aveva sapore. Le piaceva farlo perché non era costretta a parlare ed in quel muto gesto poteva trasmettere tutto l'affetto che provava per lui. Quando pensò di aver ormai padroneggiato il bacio, scoprì che non era che la punta dell'iceberg poiché Bowen le mostrò che poteva essere ancora più intimo ed intenso. Inspirò aria avidamente nel sentire il tocco leggero della sua lingua, incurisendola abbastanza da spingerla a non allontanarsi, lasciando che Bowen le invadesse la bocca dolcemente. Iniziava ad avere caldo ed un guizzo di emozione la travolse quando le loro lingue si incrociarono e ne sentì tutto il calore. Le sue dita si aggrapparono di nuovo alla maglia del ragazzo, smarrita ma allo stesso tempo rapita da quel bacio dal sapore molto più intenso e inebriante. Si accorse che le piaceva molto, come quando si scopriva il sapore della buona cioccolata e se ne voleva avere di più, anche se non aveva fame. Inizialmente subì il suo bacio dato che era totalmente inesperta, ma Bowen fu abbastanza abile da portarla a reagire e pian piano seguire il suo esempio, scoprendo quanto fosse piacevole sentire la sua lingua scivolarle in bocca, rispndendogli allo stesso modo in un crescendo di relax ma allo stesso tempo una base di eccitazione che ancora non si riusciva a spiegare dato che non aveva mai provato nulla di simile in modo così spontaneo. Continuò fin quando non percepì che il ritmo era rallentato sempre di più fino all'esaurmento del bacio, separando le loro labbra. Bowen avrebbe trovato il volto di Krolia molto più languido di prima, senza perdere quel velo di imbarazzo che non riusciva proprio ad abbandonare. Non si era allontanata, rimanendogli vicina come se avesse temuto che se avesse messo troppa distanza fra loro due l'incanto che era calato durante il bacio sparisse del tutto lasciandola di nuovo ad affrontare la dura realtà, di quanto fosse sola e piccola. Cosa sarebbe successo da quel momento in poi? Prima che Krolia potesse iniziare a farsi strane domande Bowen tornò di nuovo a parlare con il suo fare birbante. Krolia sorrise felice, guardando negli occhi Bowen molto più complice, simile a due fratelli che stavano per avviare un gioco dispettoso e non dovevano farsi beccare dai genitori.
    T-tocca a me allora. osò cercando di sembrare meno imbranata, ma sicuramente molto più in vena di fare quel simpatico gioco fra loro due. Si avvicinò ancora una volta a lui per baciarlo ancora, nella speranza che Bowen la baciasse di nuovo con la lingua e potesse di nuovo sentire quel tocco caldo e bollente che le faceva sentire uno strano calore al basso ventre farsi sempre più chiaro e diffuso.
     
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    Il modo in cui Krolia trasalì alla sua affermazione, sinceramente preoccupata di avergli fatto male, lo intenerì profondamente... e, al tempo stesso, stuzzicò la sua vena sadica al punta tale avrebbe voluto sconvolgerla con un bacio a sorpresa, un morso o mille altre birbanterie che, a stento, riuscì a reprimere. Non che, in effetti, la sua birbanteria non fosse evidente, anzi: dal modo in cui le sorrise e pretese un nuovo bacio, era evidente che stesse adorando tanto le sue labbra che il suo imbarazzo. Da una parte ciò era dovuto al fatto che era difficile reprimere qualcosa quando se n'è traboccanti e, in tal senso, Bowen era letteralmente un concentrato di dispetto e malizia, da un'altra era lo stesso demonietto a non voler celare del tutto il proprio divertimento: naturalmente stava aiutando la sua compagna, non si sarebbe mai spinto oltre al limite che lui stesso intendeva darsi o che gli avrebbe dato lei stessa ma, comunque, quel modo di starle vicino era molto piacevole anche per lui e non voleva nasconderglielo. Dopotutto, come poteva esserle utile quell'esperienza se, da parte sua, vi sarebbe stato un sacrificio o un'imposizione per baciarla? No, quei baci erano tanto piacevoli per entrambi perché erano sinceri, perché erano spontanei, dunque perché nasconderle la soddisfazione che ne ricavava o la voglia che aveva di sconvolgerla?
    Sentiva che Krolia avrebbe compreso l'onestà delle sue intenzioni e che non si sarebbe sottratta a quelle attenzioni, ma gli donò un'intensa gioia vedere che era effettivamente così: la sua compagna, infatti, non si sottrasse alla spinta delicata della sua mano e, in un attimo, le loro labbra furono di nuovo congiunte in un bacio appassionato. Se non fosse stato impegnato nel bacio, avrebbe sorriso nel percepire la bocca di Krolia schiudersi istintivamente e subitaneamente alla pressione delle sue labbra, tanto che ancora una volta provò una violenta fitta di tenerezza mista a dispetto nel suo cuore; ebbe voglia di posare un morsetto dispettoso nel suo labbro inferiore ma evitò, concentrandosi nel contatto delle loro labbra e poi, poco dopo, nella danza delle loro lingue.Fu un bacio all'inizio leggero, ben più dolce e "pudico" di quelli a cui lui era abituato ma non ebbe fretta di portarlo al crescendo che voleva, si godette invece ogni singolo istante e come Krolia, sempre più abilmente, riusciva a seguirlo, riusciva a danzare con lui. Certo, era ancora inesperta ma era quel genere di inesperienza che rendeva tutto più dolce e che, naturalmente, non diminuiva di un grammo l'intensità e la bellezza di quanto stavano vivendo. Il modo stesso in cui la giovane si aggrappò alla sua maglia, a lui, gli donò un fremito che gli scosse il bassoventre e accese il suo desiderio con forza, tanto che fu costretto a diminuire gradatamente l'intensità del bacio per riuscire a scioglierlo. Quando vi riuscì, trovò una Krolia dal volto arrossato, gli occhi brillanti di desiderio e le labbra gonfie e lucide per via del bacio appena conclusosi: dovette dominarsi per non tornare a baciarla ancora e, anzi, invitarla col suo fare birbante a baciarlo a sua volta. La giovane rispose ridendo entusiasta, finalmente leggera e guardandolo complice, perfettamente a suo agio con lui e con l'esperienza che stavano condividendo; Bowen ne fu così felice che il suo sorriso birbante, che già mostrava le sue zannette appuntite, si accentuò ancora di più in uno strano misto tra dolcezza e provocazione. - Ti sto aspettando. - replicò, avvicinandosi di nonnulla a lei, come a volerle far presente che aveva già perso troppo tempo e doveva tornare a baciarlo. Un lampo di divertimento attraversò il suo sguardo, finalmente, quando tornarono a baciarsi e se Bowen trovò delizioso il modo in cui schiuse le labbra docile, trovò ancora più adorabile il modo in cui si limitò a fare soltanto quello, aspettando che lui la baciasse ancora con la lingua ma senza farlo ella stessa. Krolia avrebbe potuto sentire le labbra del demonietto, morbide e calde, curvarsi in un sorriso da sopra le proprie prima di accontentarla: la lingua calda, vellutata che attendeva tornò ad avvolgere morbidamente la sua, guidandola in una danza dal ritmo un po' più sostenuta di quello precedente, mentre continuava ad accarezzarle il capo e la schiena con le manine, scivolando morbidamente sui capelli o sul tessuto fin troppo spesso del giaccone che la copriva. Bowen fece del suo meglio per rendere avvolgente quel bacio e, soprattutto, per aiutare Krolia a perdersi in esso: stuzzicò e vezzeggiò la sua lingua in tutti i modi che la sua esperienza gli suggeriva, riempiendole la bocca con quella lingua demoniaca, fin troppo lunga, mentre le succhiava quasi devotamente la sua. Poi, all'improvviso, si sottrasse alle sue labbra o meglio, guardandola dispettoso, allontanò il suo volto dal suo, lasciando però che le loro bocche fossero ancora congiunte dalla sua lingua. - Mhh, c'è un problema, sai Krolia? - le rivelò, interrompendo completamente il contatto con lei... peccato che, un attimo dopo, tornò a leccarle il labbro inferiore con la punta della lingua. - Mi hai baciato, sì... ma non con la lingua: così non vale. - affermò e sorrise da vero monello, incredibilmente fiero del suo dispetto: naturalmente quel loro "gioco" non aveva alcuna regola né Krolia ne aveva accettata qualcuna, ma il demonietto sembrava non essere per nulla interessato a queste quisquilie. - Forse è troppo difficile? Allora... dobbiamo provare qualcos'altro. - continuò e, prima che potesse protesta, il demnietto le mordicchiò delicatamente il labbro inferiore, succhiandolo appena prima di spostarsi sulle sue gote. Sospirò di piacere nel percepirle così calde (e rosse) per lui, tanto che non esitò a leccarle e a risalire verso le sue orecchie di cui, senza alcuna vergogna, morse delicatamente il lobo. - Sei davvero bellissima, Krolia... - sussurrò con voce dolce, sincera, non certo per farle un complimento funzionale al momento che stavano vivendo, prima di seguire il profilo di quelle orecchie tanto particolari con la punta della sua lingua, al solo scopo di farla rabbrividire. Non si fermò lì, anzi si diresse sul suo collo su cui, prima, appose dei baci leggeri, quasi teneri e poi, di colpo, morse delicatamente, facendole percepire il pizzicore dovuto alla punta acuminata delle sue zanne, succhiando con cura la piccola porzione di pelle che la sua bocca poteva accogliere, leccandola con gusto.
    Visto? Adesso tocca a te e ricordati, i complimenti sono inclusi. - la provocò, lasciandole il collo ancora umido della sua saliva e recante i segni leggeri dei suoi denti, porgendole il suo di collo e rivolgendole un occhiolino divertito; forse Krolia non l'aveva ancora capito ma, in quel momento, non avrebbe avuto alcun dubbio: avevano appena iniziato uno strano, piacevole gioco e spettava a lei decidere se continuarlo o meno.
     
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    L'inesperienza di Krolia la portava ad essere cauta nei suoi gesti, per la paura di farlo in modo sbagliato e rovinare tutto quanto. In realtà era molto entusiasta di ciò che stava facendo perché non si sentiva sporca o in pericolo, si sentiva rinascere, sentiva di star prendendo il controllo delle proprie paure. Aveva dentro di sè un vulcano in eruzione, ma tratteneva i gesti del suo corpo poiché temeva che lasciandosi influenzare da quell'entusiasmo diventasse troppo irruenta nei movimenti e potesse fare male fisicamente al suo amico. Una preoccupazione forse un tantino sciocca, ma che alimentava i battiti cardiaci della donna facendola sentire sempre più accaldata. Oltretutto quel birbante di Bowen continuava a sedurla con semplicità confondendo non poco la povera Krolia che provava emozioni che non aveva mai assaporato in vita sua. Si avvicinò di nuovo alle labbra di Bowen unendole in un primo casto bacio prima di socchiudere le labbra in una tacita richiesta di avere di nuovo il tocco della sua lingua, senza però osare farsi avanti se non per un timidissimo tocco della punta contro il labbro inferiore del ragazzo. Percepì il suo sorriso a quel gesto e Krolia si sentì morire di vergogna, ma prima che potesse pensare anche solo per un attimo di tirarsi indietro, Bowen la accontentò facendole sentire di nuovo il tocco caldo e umido della sua lingua. Fu un crescendo di passione e questa volta Krolia non si sarebbe limitata a subire, dopotutto il gioco prevedeva che toccasse a lei baciarlo con la lingua e lei voleva mostrarsi una abile giocatrice o allieva, a secondo del punto di vista. Sostenne la lingua del ragazzo, imitandolo quando prendeva l'iniziativa, assaporando anche lei la bocca del suo compagno, divertendosi a sentire l'aguzzità dei suoi canini contro la lingua. Le piaceva sentire le labbra morbide premersi contro le sue, e le piaceva sentire la propria bocca invasa dalla lingua sottile di Bowen. Quei baci erano di un livello totalmente differente rispetto ai primi baci casti, Krolia ne venne totalmente ammaliata, perdendosi in essi sciogliendo i suoi pensieri nei silenzi così da potersi godere ogni attimo. Proprio sul più bello però Bowen si staccò da lei separando le labbra troppo presto, strappando ad Krolia un sospiro espirato di protesta, il suo sguardo era leggermente ubriaco di piacere, segno inequivocabile che a Krolia piacevano davvero tanto i baci con la lingua. Quello sguardo languido e liquido tornò di nuovo preoccupato quando Bowen le comunicò che c'era un problema. Temette di avergli morso la lingua, o di aver fatto malissimo qualcosa, magari lo aveva disgustato e non se ne era accorta? Il cuore accelerò i battiti timorosa di aver rovinato tutto, poi però il tocco della lingua di Bowen riuscì a calmarla in parte, poi del tutto quando intuì che stava giocando per chiedere altri baci.
    Potrei rimediare? gli rispose incerta prima che il ragazzo le proponesse di fare qualcosa di diverso così da abbassare la difficoltà per lei. Per un solo momento negli occhi di Krolia passò un lampo di delusione, poiché non voleva tornare ai bacetti casti e teneri dopo aver provato il bacio con la lingua. La povera e ingenua Krolia non poteva minimamente immaginare che invece Bowen aveva pienamente intenzione di rendere quello strano giochetto ancora più difficile passando al livello successivo. Difatti sussultò nel sentirsi mordicchiare sul labbro, una sensazione nuova che le piacque poiché le lasciò il labbro frizzante e sensibile ma non dolorante. Krolia rimase ferma di sasso incapace di intuire cosa volesse fare Bowen esattamente, poi un brivido la colse inaspettato quando sentì la lingua posarsi contro le sue gote e fu solo in quel momento che capì quanto fossero calde in confronto alla lingua del ragazzo. I brividi divennero sempre più bollenti man mano che la bocca si avvicinava al lobo del suo orecchio, e quando fu morso un fremito attraversò tutto il corpo di Krolia. Serrò le labbra per soffocare inutilmente un piccolo verso di eccitazione e sorpresa. Il complimento sussurrato di Bowen direttamente nel suo orecchio la fece rabbrividire ancora, sia per il fiato caldo che la solleticò che per il suo contenuto. Lei bellissima? Non si era mai sentita bellissima in vita sua e per quel motivo sceglieva sempre abiti marziali o sportivi. Voleva protestare, liberò le labbra per dirgli che non era vero, ma non ci riuscì dato che le labbra di Bowne continuarono il tragitto lungo l'orecchio per poi passare al collo. Un piccolo sospiro di piacere le sfuggì dalle labbra, mentre un brivido bollente come una scossa attraversò tutto il suo corpo, facendole sentire di nuovo quello strano senso di calore al basso ventre farsi decisamente molto più vivido. Al punto che Krolia capì perfettamente che si stava eccitando, che stava provando quella stessa sensazione che le trasmetteva Bowen quando era in compagnia di donne avvenenti o quando si sollazzava da solo in camera. Strinse le dita alla stoffa della maglia del ragazzo, indecisa se spingerlo via o se tirarlo verso di lei. Ci pensò però Bowen a toglierla da quel limbo oscuro di indecisione separandosi dal suo collo. Krolia lo guardò smarrita, stupita di ciò che le stava accadendo, timidamente gettò una occhiata verso il basso sui cavallo dei pantaloni di Bowen per capire se non fosse lui in realtà l'origine di ciò che stava sentendo, ma in cuor suo sapeva che era diverso dal solito. Avvampò di intenso imbarazzo nel vedere Bowen offrire il suo collo a Krolia per invitarla a fare ciò che aveva fatto anche lui.
    A- a me non sembra più facile. commentò mentre fissava il collo di Bowen che intanto tutto sorridente attendeva una risposta da parte di Krolia che a quel punto si sentì un poco sfidata. Quel sorriso malefico che continuava a stare sul volto del ragazzo le dava l'impressione che lui fosse sicuro che si sarebbe tirata indietro. Cercò di calmarsi e si disse che infondo era un semplice bacio sul collo no? Così si avvicinò a lui incerta fino alla fine, poi poggiò le labbra contro il collo del ragazzo, e dopo un primo momento di incertezza iniziò a baciarlo, prendendosi il tempo che le serviva per prendere confidenza con quel tipo di effusioni del tutto nuove per lei. Sentì l'odore di Bowen riempirle le narici, il profumo di pulito e probabilmente qualche fragranza che aveva scelto per quella serata speciale che lei gli aveva rovinato. Sentì di nuovo il senso di colpa tormentarla, poi di nuovo quel guizzo di gelosia inspiegabile che le fece trovare il coraggio di proseguire, nella speranza di farsi perdonare in quel piccolo e strano gioco. Tirò fuori la lingua sentendo il sapore della pelle, il calore, sorprendendosi di quanto fosse liscio e morbido, a quel punto il morso le venne spontaneo. Un piccolo e tenero morso prima di continuare a proseguire con i baci lungo il collo, risalendo verso la mascella e poi cercando l'orecchio dove avrebbe dovuto fargli un complimento. Non aveva la più pallida idea di cosa dirgli, quindi per prendere tempo lo imitò mordicchiandogli il lobo del suo orecchio, o per lo meno un lembo di quelle orecchie così particolari. Le trovò morbidissime e carnose e ne succhiò timidamente una parte, prima di staccare le labbra e sussurrargli:
    Sei un abile guerriero. la povera Krolia non era avezza al flirting e Bowen non aveva specificato che tipo di complimenti fare, quindi Krolia disse la prima cosa che le venne in mente come "complimento". Pensando di fargli piacere, non sapendo che in realtà ciò che avrebbe dovuto dire era di natura totalmente diversa. Si allontanò da lui per poter poggiare la sua fronte contro la sua e guardare un punto vuoto in basso. Le sue dita che fino a quel momento erano agganciate alla maglia del ragazzo si amorbidirono e lo carezzò dolcemente prima sul petto e poi sulla schiena per abbracciarlo.

    Mi sento strana. confessò non sapendo come spiegarsi.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Anche se il suo aspetto giovanile e la sua indole impulsiva suggerivano ben altro, Bowen era un amante esperto e controllato, che raramente perdeva completamente il controllo e ché, soprattutto, aveva una grande padronanza di sé e del suo corpo. Eppure, malgrado queste premesse, quando sciolse il bacio con Krolia per stuzzicarla un po', dovette appellarsi a ogni fibra del suo buonsenso per evitare di farsi trascinare dall'improvviso impulso che era comparso nella sua mente: per un attimo, infatti, aveva desiderato mandare tutto all'aria, interrompere quel gioco e ritornare a baciarla come un indemoniato, mentre le sue mani s'intrufolavano a forza sotto quel maledetto giaccone... come detto, riuscì a dominarsi e non fece nulla di quanto desiderava ma, come una scarica elettrica che non trovava sfogo, l'energia di quella brama insoddisfatta si disperse per tutto il suo corpo, sotto forma di un'intensa sensazione di calore che, inevitabilmente, fece fremere il suo bassoventre ancora sopito.
    A provocare una simile, violenta reazione nel corpo del demonietto fu proprio Krolia o, più precisamente, lo sguardo perso che gli rivolse assieme a un tenero, languido mugugno di protesta: una combinazione così sensuale che neppure un amante consumato come Bowen poteva ignorare. A peggiorare decisamente la situazione ci pensò sempre la sua giovane compagna, facendo comparire su quel volto ancora languido una genuina quanto buffa preoccupazione verso di lui, come se temesse davvero di aver combinato qualche pasticcio, al punto tale che chiese tutta sollecita se poteva rimediare in qualche modo. Gli occhi del demonietto ebbero un guizzo, brevissimo ma intenso, di pura bramosia e il sorriso già largo che gli stava sul volto si accentuò ancora di più, forse simile al ghigno del lupo delle fiabe: - Oh, ma certo... abbiamo tutta la notte per rimediare, tranquilla. - la "rassicurò" con un tono terribilmente basso e sensuale, prima di esporle in maniera molto pratica la sua idea di "gioco". Trovò semplicemente delizioso il modo in cui Krolia trasalì quando tornò a catturarle il labbro inferiore, anche se per applicarvi un veloce morsetto, ma adorò ancora di più il modo in cui sospirò per via della leccata che applicò a quella guancia vellutata, meravigliosamente calda. Naturalmente si godette ognuna delle sue reazioni, assaporando attentamente quelle che si sprigionarono dai baci e dalle leccatine che riservò alle sue orecchie e, soprattutto, al suo collo.
    Krolia aveva una pelle meravigliosamente morbida e calda, che sembrò divenire ancora più invitante quando fremette di piacere dopo il suo morso, tanto che dovette trattenersi dal dargliene un altro e farsi forza per non provocarle un altro, piacevolissimo gemito. Così, finalmente, si staccò da lei e la sfidò con molta birbanteria a fare lo stesso, gustandosi ogni sfumatura del suo imbarazzo: - Se vuoi te ne posso dare degli altri... così capisci meglio come si fa. - propose con un'aria indicibilmente furbetta e scoprendo le sue zannette in un sorriso davvero poco raccomandabile. La sua compagna, però, si fece coraggio e decise di raccogliere quella sfida: Bowen espose ancora di più il suo collo per renderle più agevole baciarlo e attese, non senza impazienza, di sentire le sue labbra sulla sua pelle. Krolia tentennò ancora un poco ma alla fine lo accontentò, tanto che il demonietto si lasciò andare a un lieve sospiro di piacere quando sentì il primo, timido bacio; la pelle del demonietto era nera in quel punto e, soprattutto, di una morbidezza straordinaria, oltre che di un'elasticità rara dato che la giovane poté sentire il più piccolo fremito che l'attraversò, quasi a salutare le sue labbra. Il modo dolce e impacciato con cui lo baciò, gli fece pensare che Krolia aveva bisogno di qualche provocazione per farsi più incisiva e aveva già schiuso le labbra quando, improvvisamente, prese a leccarlo delicatamente, tanto che non poté evitare di emettere un nuovo, profondo sospiro di piacere. Sospiro che divenne un lieve ma ben udibile gemito quando Krolia lo morse, succhiando leggermente la zona su cui aveva apposto le labbra: - Mhh... - mugolò, mentre i muscoli sotto la sua pelle guizzavano di gioia e dita che le carezzavano la nuca affondavano con più decisione tra i suoi capelli, a invitarla a sostare ancora nell'incavo del suo collo, a continuare a morderlo, a baciarlo. La donna, però, presto riprese a risalire verso le sue orecchie e Bowen glielo permise, allentando la presa sul suo capo: le orecchie del demonietto erano davvero simili a quelle di un cerbiatto, mobili e assolutamente morbidissime, oltre che tremendamente sensibili tanto che dovette mordersi il labbro inferiore per evitare di esplodere in gemiti troppo rumorosi quando Krolia le rese il bersaglio delle sue attenzioni; il solo fiato della giovane era più che sufficiente per donargli gradevoli brividi lungo tutta la sua schiena, brividi che si tramutarono in fremiti quando le morse. Il demonietto era così preso da quelle sensazioni che aveva socchiuso gli occhi e si era completamente rilassato, a parte il suo bassoventre che invece era diventato una fucina fremente e fin troppo calda, quando Krolia trovò le parole per il complimento che doveva ancora rivolgergli: Bowen sgranò gli occhi e si lasciò andare a... una sentita, allegra risata! Non fu una risatina beffarda, anzi il suo tono di voce giovanile contribuì a renderla ancora più dolce e allegra di quanto non fosse, mentre il demonietto si sentiva travolto dalla tenerezza e dalla voglia di riempirla di tanti, piccoli dispetti. - E tu... beh, devi allenarti a fare i complimenti, mi sa. - commentò allegro, pronto a ricominciare con una nuova sfida quando la giovane lo anticipò, staccandosi dal suo orecchio e poggiando la fronte contro la sua mentre lo abbracciava. Bowen ne fu sorpreso ma il suo stupore durò il tempo di sorriderle con dolcezza e ricambiare, dolcemente, il suo abbraccio continuando a carezzarle delicatamente i capelli.
    Lo immagino. Anzi, lo so: un po' perché riesco a percepire come ti senti... e un po' perché mi sentivo strano anch'io, la prima volta che ho baciato una ragazza. - le confessò, allontanando il volto dal suo quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi. - Poi, però, ho capito che dovevo soltanto lasciarmi andare perché mi sentivo strano ma... bene. - continuò, sorridendole dolcemente mentre le raccontava le inquietudini della sua prima volta. Inquietudini che forse le sarebbero apparse davvero inverosimili, visto il carattere del demonietto... ma tutti sono stati ragazzini e, soprattutto, lui al tempo non era altro che quello, non certo un guerriero o un mezzodemone. - E tu, Krolia? Ti senti bene? - le chiese, con voce più roca e sensuale, prima di tornare a baciarla: si avvicinò alle sue labbra con lentezza, dandole modo e tempo di sottrarsi al bacio se avesse voluto. Ma, se non avesse avuto nulla in contrario, le loro labbra si sarebbero di nuovo congiunte e Bowen avrebbe subito cercato la sua lingua per unirla in una danza intensa, ma non sfrenata, quasi dolce nella delicatezza che metteva nei suoi movimenti. Bowen non sapeva dove lo avrebbe portato quanto stavano condividendo ma non se ne curava, poiché aveva capito che dovunque sarebbero finiti, sarebbe stato un bene per entrambi.
    Così, se Krolia non avesse opposto resistenza, Bowen l'avrebbe spinta dolcemente a sdraiarsi nel letto mentre la baciava, unendo i loro corpi in un contatto ancora parziale ma più intenso di prima. Il demonietto fu ben attento a non farle male o a gravare troppo col suo peso (Trascurabile, a dire il verso) su di lei e, per questo, si sarebbe sostenuto con le braccia e le ginocchia, mentre continuava a intrecciare la lingua la sua, aumentando progressivamente l'intensità di quel bacio sentito. - Krolia... - sussurrò dolcemente sulle sue labbra, sciogliendo quasi di colpo il bacio e mettendosi carponi su di lei, senza poggiare davvero sul suo ventre. - Ti fidi di me? - le chiese, serio, guardandola negli occhi: non serviva che la giovane rispondesse a parole, bastava anche uno sguardo... e, nel caso lo sguardo fosse stato affermativo, avrebbe iniziato a sbottonarle lentamente il giaccone.
     
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