Il raccomandato

x Fangoram

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    C'erano molti modi per arrivare a Noe Venezia: via mare, per aereo privato e con vari mezzi di trasporto che venivano messi a disposizione per eventuali pellegrinaggi e affini: ma tra i più romantici e classici della sua categoria, c'erano inevitabilmente i viaggi in treno. Sebbene i binari di Neo Venezia fossero collegati a tutti gli altri, non tutte le corse fermavano precisamente in quella magica città e anzi, solamente alcune corse avevano come destinazione anche Neo Venezia. I treni che arrivavano fino alla stazione dedicata a Lucia II si distinguevano dagli altri perché ben tenuti, sempre funzionanti come pochi e soprattutto mai in ritardo. E proprio contando su quella puntualità unica nel suo genere, molti usavano Neo Veneazia come un appuntamento per incontri di affari di altissimo livello. In quel caso specifico però, non era di affari che si parlava. Domino stava aspettando un vagone molto particolare sulla banchina, incaricata da Veronica stessa di occuparsi personalmente dell'arrivo di una certa persona. A dirla tutta, né la giovane papessa né di certo la spadaccina avevano idea di chi fosse il ragazzo in questione, ma Padre Gervasoni nelle sue lettere lo esaltava e descriveva con termini lusinghieri alzando di molto le aspettative delle ragazze. Non capita a tutti di essere raccomandato in quel modo e visto che si trattava delle ultime volontà di una personalità come Gervasoni, era impossibile dire di no ad una simile richiesta. Chissà se il ragazzo conosceva davvero con chi aveva avuto il privilegio di crescere? Domino si fece molte domande a tal proposito mentre aspettava il treno, arrivando leggermente in anticipo per non far aspettare il ragazzo, anche lei ci teneva a dimostrare che il Vaticano non dimentica mai la richiesta di un buon amico. Grazie al suo cappello nero non subiva gli svantaggi di una giornata serena e soleggiata come quella, oltre a ciò indossava un mantello nuovo di zecca, scuro, assieme ad un completo che metteva in evidenza le sue forme. In spalla la grossa spada che la contraddistingueva e intorno al collo una sciarpa rossa per contrastare le temperature pungenti di una città che subisce in malo modo i cambiamenti climatici. Alzò lo sguardo verso l'orologio e il treno si presentò in perfetto orario. Non aveva mai visto questo famoso ragazzo, ma aveva la sensazione che appena i loro sguardi si sarebbero incrociati lo avrebbe riconosciuto subito.
     
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    Ira non è un uomo che troverebbe difficoltoso fare un viaggio, anzi sarebbe anche il tipico globe trotter che ha sempre avuto occasione con poco di percorrere grandi distanze, ma viaggiare su quei vagoni era stata davvero una esperienza unica. Di base lo scenario di Neo Venezia è unico nel suo genere, contando che rappresenta una bolla di autonomia non da poco, ma questo non significava una diretta conseguenza di sfarzo spregiudicato, e lo dimostrava quel mezzo di trasporto così comodo, dettagliato nella cura della sua singolarità e sopratutto nell'essere un mezzo di trasporto a favore dei lunghi pellegrinaggi che fedeli da tutto il mondo intraprendevano. "Imbarazzo" era la parola con cui Ira concluse la sua annotazione richiudendo la penna con cui diligentemente riempiva il suo diario personale. Mettendo mano al proprio bagaglio, Ira si preoccupò di raggiungere l'uscita del vagone che ormai aveva rallentato alla banchina, ritrovandosi il volto accarezzato da una aria frizzantina che punse la punta del suo naso con una certa velocità arrossandolo leggermente.
    Mrrhh... Forse sono venuto un pò troppo leggero per la stagione...
    Ira non potè che constatare la realtà dei fatti dandosi una occhiata facendo i primi passi giù dal vagone: stivaletto nero lucido con fibbie laterali a chiusura dorata, completo bianco gessato aperto sul davanti, che mostrava un panciotto di colore nero opaco su una camicia nero notte, chiusa al colletto da una cravatta rossa appuntata da una spilla dorata cruciforme. Ira ha sempre avuto un debole per vestiti di questo genere, e in questo caso aveva fatto sfoggio di questo completo siccome voleva presentarsi al meglio seguendo le indicazione di Padre Gervasoni. Essere avezzo a indossare questo tipo di abiti non lo faceva sentire rigido nel muoversi, e contornato dalla gente che fluiva nella stazione non sarebbe nemmeno stagliato troppo all'attenzione di qualcuno se non fosse per la sua naturale altezza e possanza fisica che tendono a contraddistinguerlo. Ma non era l'unico ovviamente che in quella folla si ritagliava con facilità uno spazio dedicato, di fatto gli sarebbe bastato intraprendere la via per seguire la lunghezza della banchina che una figura femminile ammantata di nero sarebbe stata un vero e proprio punto di riferimento. Prima ancora di distinguerla nel suo insieme, Ira ebbe quel tipico caso di flusso di pensieri in cui qualcuno ci risulta familiare o comunque percepiamo una impressione di interessamento diretto, ma risulta davvero impossibile metterlo a fuoco o essere sicuri al 100% che sia chi pensiamo. Domino non era di certo una figura sconosciuta al pubblico o ai telegiornali, e anzi era anche comparsa recentemente in alcune vicende, quindi era chiaro che Ira non potesse essere così sicuro sul come approcciarsi, o se avesse dovuto approcciarsi a priori. Ma camminando verso di lei gli occhi rimanevano puntati sul suo viso mentre si metteva a fuoco anche quell'elsa che spuntava alle sue spalle, indizio che continuava a picchiettargli in testa mostrandogli immagini di memoria recente in cui era sicuro di aver avuto modo di scorgere qualcosa su di lei. L'unica cosa che poteva fare era provare a presentarsi, rischiando forse una semplice figura di scambio di persona, ma la curiosità vince anche sull'indecisione. Avrebbe camminato tranquillamente fino a raggiungere Domino per starle di fronte, rendendosi conto della differenza di altezza appena in tempo per non rischiare che il cappello che indossava lei gli impedisse di guardarla in volto, o obbligasse lei a dover alzare troppo la testa, dopotutto erano quella tipica decina di centimetri di differenza scomodi. Portandosi una mano aperta al petto in segno di saluto e per indicare se stesso:
    Buongiorno. Mi chiamo Ira, e non vorrei importunarla in caso sia qui per altri motivi, ma siccome sono in pellegrinaggio su indirizzamento di una figura della Chiesa, mi chiedevo se lei fosse qualcuno a cui potersi riferire. Prego che non prenda queste parole nel verso sbagliato, ma fra tutti i presenti la sua figura spicca vistosamente, e sopratutto potrei azzardare che la abbia vista in precedenza...
    Ira non era tipo da muoversi o esprimersi senza la dovuta educazione, e tantomeno essere troppo sprovveduto da dire al primo sconosciuto particolare il perchè o per come Padre Gervasoni lo avesse convinto a presentarsi al Vaticano, quindi aveva optato per un dialogo abbastanza privo di dettagli superflui, ma almeno per dare una base da cui partire.
     
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    Il suo intuito non la tradì per l'ennesima volta: appena le porte del vagone si aprirono non furono di certo gli abiti eleganti o la notevole stazza ad attirare l'attenzione di Domino, ma lo sguardo deciso del ragazzo che si avvicinò a lei su quella banchina affollata. Fu questione di istanti e riconobbe subito la tipica forma e disciplina di chi ha seguito gli insegnamenti del Vaticano, impossibile confondersi, anche perché i militanti che giuravano fedeltà a Roma difficilmente uscivano di casa senza le loro corazze sfarzose. Rimase immobile, lasciando che si avvicinasse, rimanendo seria finché non fu lui a fare le presentazioni. Istintivamente si tolse il cappello e lo portò all'altezza del petto, con la mano destra, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito dalle parole del mastodontico Ira.
    Ah, allora funziona, e io che pensavo di dover fare un cartellino col tuo nome come in aeroporto. Sono contenta che il mio modo di apparire sia un biglietto da visita più che sufficiente.
    Le sfuggì una risatina leggera, poi chinò leggermente il capo chiudendo gli occhi con fare rispettoso, ricambiando il suo saluto per indossare di nuovo il cappello mentre facevano le presentazioni.
    Sono Domino, guardia della Papessa, ti stavo aspettando per guidarti verso le mura Vaticane.
    Detto questo gli fece cenno di seguirla, lasciando che il mantello le si richiudesse intorno alle braccia celando in parte la sua figura.
    Spero non ti dispiaccia fare un pò di strada a piedi, Neo Venezia non si presta molto alle automobili ed è un peccato saltare un tragitto così piacevole... non è molto distante in ogni caso.
    Per una come Domino coprire in velocità la distanza tra la stazione e il Vaticano era come alzarsi dal letto e sciacquarsi i denti al mattino, ma non mentiva quando diceva che il sentiero tra la stazione e le mura della loro destinazione era senz'altro degno di essere ammirato. Dopo il conflitto mondiale, Neo Venezia era stata ristrutturata pressoché completamente abbandonando le tradizioni che la vedevano destinata a sprofondare inevitabilmente e adottando misure di sicurezza che non sacrificassero lo splendore della città. Molti artisti avevano contribuito a creare degli edifici degni di un nome tanto altisonante e le mura Vaticane facevano parte di un simile spettacolo. Domino non era di certo una chiacchierona, ma la presenza di Ira lo incuriosiva, probabilmente perché conosceva padre Gervasoni e quell'evento era decisamente inusuale.
    Devo confessarti che questo evento è piuttosto insolito... padre Gervasoni non era il tipo da fare richieste del genere. Dovevate avere un legame particolare.
     
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    Ira rimase con il viso rilassato ma con gli occhi spalancati in evidente segno di realizzazione e sorpresa. Domino non era affatto una personalità qualsiasi, al contrario il suo nome era decisamente conosciuto, e non solo per il suo ruolo pivotale di guardia personale della Papessa. In una sorta di parallelismo di cariche, la donna poteva essere tranquillamente paragonata a un generale presidenziale, o anche al più alto dei cardinali se non fosse che il suo ruolo specifico fosse lontano dall'esercizio di studio e divulgazione teologica diretta. L'etichetta ecclesiastica attuale non prevede "riverenza" o "sottomissione" come era in passato, quindi il ragazzone si sarebbe semplicemente accordato col gesto della testa in risposta a quello di lei, per poi prendere parola in maniera molto amichevole e sorridendo.
    Domino... Potrei sentirmi in imbarazzo ad essere accolto da una personalità come la tua. Nelle apparizioni pubbliche di sua Santità o in alcuni eventi mondani stagli su tutti, ed essere dal lato di chi può gioire della tua presenza in veste di guida mi conforta. Parimenti, sono confuso del perchè prioprio tu sia qui. Necessito di una scorta così elitaria?
    Involontariamente Ira aveva risposto ai dubbi di Domino su quanto Padre Gervasoni avesse elargito all'uomo in termini di interezza di ruolo all'interno del Vaticano: Ira era totalmente all'oscuro che ci fosse un rapporto speciale e così importante da far muovere addirittura la guardia personale della Papessa. E mentre la donna apriva la strada, già all'uscita della stazione Ira venne investito dalla bellezza di un luogo centro della speranza mondiale di milioni di fedeli, e polo culturale in cui innumerevoli artisti avevano riversato il loro talento per renderla unica, solida e a misura di pellegrino. In passato si leggeva di come Roma ospitasse nella cattedrale di San Pietro ciò che era agli albori il cuore delle religioni, e come l'anima dell'Impero di Cesare aiutasse le imponenti colonne vaticane a risultare ancora più splendenti nel clima architettonico di quel tempo lontano. Neo Venezia invece risultava rivoluzionaria nell'avere una identità che non necessitasse di confronti, ampia e piena di bellezza, adatta ad abbracciare il futuro che la stessa Lucia II voleva assicurare a tutti coloro che avessero abbracciato la Speranza che predicava. Sarebbe bastato posare gli occhi sulle imponenti mura per ritornare a pensare al discorso della giovane guida che con il suo abbraccio desiderava raggiungere ogni cuore che la ascoltasse. Quindi Domino non perse tempo a incuriosirsi della natura del ponte che collegava Ira a Padre Gervasoni, ed era un'ottima base per intavolare un pò di dialogo e togliersi alcune macchi di ignoranza reciproca su cosa li avesse portati lì.
    Sono sorpreso quanto te in realtà. Dato che siamo in passeggiata, la versione breve è che mi ha cresciuto nell'orfanotrofio dove mi hanno abbandonato dopo essere nato. Non sarebbe nulla di che, se non fosse per una particolare condizione fisica che ha reso la mia vita di istituto uno strazio, al pari di una tortura non solo inesplicabile ma anche ineluttabile. Padre Gervasoni al tempo potè fare poco o nulla se non confortarmi...
    Ira prese un lungo respiro gonfiando la cassa toracica con tutta l'aria che poteva, per poi esalarla con calma socchiudendo gli occhi in segno di un vivido ricordo che stava abbracciando il suo cuore.
    ...Probabilmente la sua impotenza di fronte alla mia situazione lo ha colpito più di quanto potessi percepire al tempo. Diventando un uomo cominciai a viaggiare, e nell'ultimo di questi viaggi ho avuto la possibilità di rivederlo. Mi ha chiesto... Di perdonarlo...
    A quel punto l'uomo si sarebbe fatto silenzioso mantenendo una espressione neutra, guardando davanti a sè mentre proseguivano il percorso che Domino mostrava. Per Ira sarebbe stato un esercizio vocale proseguire oltre quel racconto, e non andava affatto bene per una esperienza di vita che lo aveva aperto a uno dei tanti preziosi tasselli che avevano formato la sua psiche e il suo senso di equilibrio. Sopratutto Domino non era lì per fare da recipiente a perdere, quindi cadenzare le tempistiche di espressione per farle capire che non vi erano limiti a quello che poteva chiedere, e che Ira non aveva intenzione di fare sfoggio del suo passato per puro ego o senso di identità.
     
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    Perdonami ti ho fatto aspettare tantissimo, non si ripeterà.

    La risposta di Domino alla domanda di Ira mentre passeggiavano fu molto sorniona e leggera, scosse anche la mano destra con fare distratto per dargli l'idea di quanto fosse inutile un'informazione del genere, tanto meno farsi accompagnare da una come lei che se non lo faceva non era perché non era necessario, ma perché semplicemente non le andava.
    La papessa pensa che io abbia pochi amici e cerca di farmene fare di nuovi ogni volta che può. Io lo vedo più come una precauzione, ma tu puoi prenderla nella maniera che vuoi. Alcuni si considererebbero pericolosi ad essere scortati da me...
    Non disse altro a proposito, anche se sapeva che c'era una misteriosa abilità celata in Ira che andava coltivata. Lei però non era di certo un'allenatrice né una studiosa, la sua fiducia si basava unicamente sull'istinto e lo sguardo di Ira apparteneva a qualcuno che pericoloso o meno sapeva quello che voleva e come comportarsi. Più che sufficiente per non considerarlo una minaccia, vista anche la sua storia. Il ragazzo poi non esitò a rivangare il passato per rievocare il defunto Gervasoni, la spadaccina colse subito il tono malinconico che Ira tentava in ogni modo di reprimere e dopo non molto si fermò sul posto, voltandosi verso di lui mentre se ne stavano fermi a poca distanza dalle mura Vaticane. Dapprima fu interrogativa, soprattutto quando il ragazzo citò le ultime parole di padre Gervasoni, poi gli sorrise in un modo estremamente finto, che celava una grande tristezza ma che serviva in qualche modo ad ostentare il coraggio che tipi come loro dovevano mantenere in ogni situazione.
    Alcuni vivono facendosi carico di responsabilità che in realtà non sono in grado di sostenere, né prima né dopo, non importa quanto ardentemente ci provano o ci credono. A questo mondo non basta la volontà. Se pensi che quell'ultimo saluto abbia un valore, purtroppo sta a te farti carico di quella responsabilità, Ira, soprattutto se è troppo anche per te.
    Domino non era esattamente una spalla su cui piangere, anzi l'esatto opposto. Non che lo considerasse un piagnisteo quello, anzi, tuttavia colse l'occasione per rendere chiaro il suo punto di vista: al mondo esistono anche le persone deboli, e quelle finivano inevitabilmente per diventare una responsabilità di chi, volente o nolente, è forte. Mentre parlava, Domino si era avvicinata ad Ira e una volta concessogli il tempo di assimilare quella sentenza gli diede una piccola pacca sulla spalla per invogliarlo a proseguire.
    Prima di tutto però pensiamo a disfare le tue valige. Ci sarà tempo per fasciarsi la testa.
    Detto questo si preoccupò di proseguire e fare strada verso gli ampi cancelli del Vaticano. Le guardie ai lati della cancellata erano pesantemente armate e corazzate, le mura erano alte e rinforzate, protette sia da magia che da armagus, una fortezza come poche degna del Colosseo a Roma. Appena videro Domino le guardie aprirono subito in cancelli e permisero al duo di entrare nell'anticamera della fortezza: immensi e ben tenuti giardini che mostravano al suo interno composizioni artistiche di ogni tipo: campi floreali, cespugli tagliati in forme geometriche, statue e altro ancora.
    Un'altra cosa... sono sicura che per te non è un problema ma volevo avvisarti che negli alloggi degli ospiti "speciali" ci sono anche due tipi un pò chiassosi. Fossi in te ci starei alla larga. Purtroppo non potevamo cacciarli visto che proprio come te, hanno dimostrato di avere un talento... particolare.
    Con quelle parole Domino non voleva solo metterlo in guardia a proposito dei gemelli Rabum, ma anche fargli capire che conoscevano il suo potere e non si trattava di qualcosa ce la chiesa avrebbe ignorato o considerato alla leggera.
     
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    Ira ci teneva a sentire l'opinione di Domino in modo da mantenere la chiaccherata un dialogo ambivalente, e non si pentì dell'aver dato spazio a una briciola della personalità della donna in quanto concordava su molto di ciò di cui parlava. La cosa confortò molti dei suoi dubbi siccome lo stesso Ira non ama le coccole o le frasi benevole per rimettere sulla giusta strada le persone, solo che per lui il concetto di "forza" è qualcosa di irrimediabilmente volatile.
    Domino, su questo punto sfondi una porta aperta. Il vero nemico di ognuno di noi è l'Ego, quel bisogno primordiale che abbiamo di affermare noi stessi raccogliendo anche il minimo delle briciole pur di valutarle come diamanti e mostrarle a tutti. Padre Gervasoni mi chiese qualcosa di ben diverso, è l'averlo capito in quell'occasione che mi ha permesso di aprire gli occhi su cosa davvero cercavo...
    La voce di Ira era molto calma, discorsiva e sopratutto aveva un tono di ringraziamento nel ricordo dell'esperienza stessa di quell'ultimo saluto.
    Non ho nessun bagaglio preso in prestito, al riguardo delle responsabilità. Ho quello che mi posso portare addosso nel mio vestiario e nella valigia che porto fra le mani, e niente altro mi devo portare se pretendo di essere di utilità a qualcuno. Il solo pensiero di agire per pace mentale con me stesso è un concetto astruso, davvero.
    Ira a quel punto fece un gesto spontaneo singolare, ovvero offrire la propria mano libera in direzione di Domino col palmo aperto verso il cielo come se dovesse raccogliere qualcosa o anche la volesse offrire alla donna.
    Come vedi non c'è nulla. Quindi se ci vuoi mettere qualcosa tu o la Papessa è irrelevante, la mia unica presa di posizione è che ci sia possibilità di conoscerci abbastanza da capirci reciprocamente su quello che davvero ognuno di noi può fare o ha bisogno di fare. Anche non ficcarmi nei guai a caso potrebbe essere un risultato migliore di quello che fanno i tre quarti della popolazione mondiale attualmente...
    Ira avrebbe socchiuso gli occhi ridacchiando e mostrando il proprio sorriso bianchissimo e soddisfatto. Ed effettivamente in quella vaga battuta non vi era una verità tanto piccola, ovvero che anche solo togliere una singola persona dalla centrifuga di pericoli del mondo era un risultato fin troppo roseo per l'andamnento delle cose: la Luna era diventata nera qualche anno prima, la Spagna è praticamente scomparsa in tempi non sospetti, e i Tartarus si generavano a una velocità ragguardevole per essere un fenomeno che da poco affliggeva non poche parti del globo. La personalità di Ira alla fine è proprio caratterizzata da questa coscenza di sè nell'affrontare i problemi nella misura in cui si possono gestire, siccome avere una capacità speciale non lo rendeva un supereroe e nemmeno lo avvicinava a un concetto di equilibrio e giustizia che si adeguasse all'innumerevole carico di anime che soffrivano in lungo e in largo. Ricevuta la pacca sulla spalla, Ira sorrise ancora annuendo alle parole di Domino per seguirla oltre le Mura. La difesa esterna non era di certo seconda a nessuna, ma ciò che davvero smosse Ira dalla sua bilanciata personalità fu quanto si mostrarono lussureggianti i giardini interni del Vaticano. Descrivere quanto era impossibile per l'uomo mettere insieme i giusti pensieri e parole a favore di una reazione tanto positiva avrebbe sminuito la quantità di stupore che lo pervase. Purtroppo gli occhi spalancati e l'atmosfera di assoluta rivelazione nei confronti di quella visione parlavano molto di più di lui. Ciò che lo avrebbe riportato con l'attenzione su Domino furono quelle criptiche parole riguardo a una coppia di individui chiassosi, che a quanto pare possedevano una capacità speciale come lui.
    Addirittura cacciarli via? Se comunque sono qui questi due, qualcosa deve pur significare. Ma ti posso assicurare che non ho deciso di intraprendere il pellegrinaggio in cerca di un bacino di amicizie, siccome prima di ogni cosa viene il capire il mio ruolo. La Papessa, o anche tu stessa Domino, siete già qualcosa di "intero". Posso anche avere nelle mie mani un potere, ma ammonterebbe a zero di fronte ad una eventuale incapacità di abbracciare e seguire la guida del messaggio di Lucia II... Come ti ho detto, diventare un numero in più alle persone in pericolo è ameno dalla mia volontà.
    Ira parlava di costruzione di rapporto, di direzione di intenti, ma nel tono di voce non vi era l'inflessione di chi non sa dove sbattere la testa ma molto di più vi era una convinzione di chiamata a tale obbiettivo. E lo domistravano gli occhi dell'uomo che puntavano in avanti seguendo Domino, mentre la sua energia veniva emanata come acqua placida e calma, in cui ci si poteva riflettere quasi con una certa sicurezza che nemmeno le increspature di uno shock la avrebbero minata. Per Domino che forse era abituata a "fanatici", leggasi anche ferventi ricercatori di grandi sistemi del mondo o dei valori superiori di una religione, Ira invece poteva apparire come "umano", normale nella sua sensibilità a cosa significhi veramente avvicinarsi a qualcuno e al suo sogno.
     
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    Ira era giovane, non per questo sciocco o poco volenteroso, anzi. Tuttavia Domino non se la sentì di disilluderlo, non solo perché odiava lasciar intendere la sua reale età in netto contrasto con la bellezza che la sua spada le garantiva, ma anche perché non aveva alcun senso cercare di scoraggiarlo ed intimorirlo, anche perché era certa a quel punto che non ci sarebbe riuscita. Testardo o coraggioso che fosse, andava bene così. Ciò che la colse di sorpresa fu il gesto della mano di Ira: allegorico ma chiaro. Domino guardò prima il palmo e poi il suo guardo risoluto, carpì immediatamente la forza di volontà di quel ragazzo. Ora lo comprendeva molto meglio... il suo problema non era di certo peccare in astuzia e talento, piuttosto... non aveva ancora uno scopo. Un modo per incanalare quelle doti e quel coraggio. Domino non era esattamente bravissima in questo quindi lasciò il compito alla papessa, limitandosi a rispondere a quel gesto della mano con uno molto più infantile e semplice: sbatté il suo palmo su quello di Ira, come succede di solito al cambio di due giocatori o per semplici festeggiamenti di squadra. Nulla di più, nulla di meno, un modo per fargli capire che su di lei poteva contare, qualsiasi fosse il fardello che avrebbe scoperto oltre l'orizzonte. Proseguirono e la risposta di Ira ai suoi avvisi fu prevedibile dopo ciò che gli aveva già comunicato in precedenza. Era ovvio che nulla riusciva a smuovere quel tipo ma era piuttosto certa che se avesse avuto l'ardire di degnare i gemelli Rabum di qualche attenzione, le cose sarebbero cambiate. Se erano riusciti a smuovere anche lei, nessuno poteva resistere a quei due dannati.
    Fidati, alcune amicizie non puoi proprio scegliertele Ira...
    Commentò con una nota agrodolce, nessuno meglio di lei sapeva quanto fosse vero, ma non si perse in altre lezioni, non era proprio il tipo. Si limitò ad accompagnarlo lungo i corridoi principali, immensi che di solito ospitavano fiumane di persone, così anche come la sala grande dei ricevimenti, anche quella vuota appariva più grande che mai visto che di solito era folta come gli alberi in un bosco. Al centro del lato opposto all'entrata, un grosso trono dorato ospitava l'esile figura di Veronica che attendeva sorridente l'arrivo del ragazzo, mentre al suo fianco la vermiglia Clerice, in posa solenne come ogni guardia della papessa che si rispetti. Fu proprio quest'ultima a lanciare la prima battuta pungente, ma di certo non rivolta al povero Ira.
    Hai la faccia di una che ha allungato parecchio il viaggio con le sue noiose chiacchiere. Spero che il ragazzo non sia morto di noia.
    Domino fece spallucce, limitandosi a sorridere e fermandosi qualche passo prima della piccola scalinata che portava al grosso trono.
    Sono una cantastorie. Denunciami.
    Schioccò la lingua stizzita, Clerice, per poi ammutolirsi visto che la papessa interruppe ulteriori frecciatine.
    Ragazze andiamo, dobbiamo dare il benvenuto al nostro nuovo ospite!
    Veronica staccò la schiena dalla poltrona, portandosi la mano destra sul petto e chinando il capo con fare solenne, non prima di avergli lanciato la sua occhiata più dolce e cristallina,con quegli occhioni puri che lo fissavano dritto nell'anima.
    Sono la papessa Lucia Seconda nata come Veronica d'Este, è un onore per me avere davanti quello che per padre Gervasoni è stato sicuramente la cosa più vicina ad un figlio. La tua presenza ci dona gioia, speriamo di poter esaudire i desideri del nostro buon padre.
    Veronica era solenne ed umile, sembrava quasi che fosse stata lei a chiedere udienza ad Ira.
     
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    Domino, battendo il cinque a quella maniera, diede l'occasione a Ira di sorridere in maniera sincera e felice. La motivazione era alquanto semplice: tutti sono bravi a parole mentre si chiudono nel loro spazio personale, la donna invece non si era fatta problemi a sbottonare quel giusto della propria personalità per avere un primo vero contatto. Dettagli che alle volte fanno la differenza tra una percezione negativa e positiva dell'ambiente. Ira avrebbe "raccolto" il valore che le passò Domino chiudendo la mano a pugno e portandola a sè, per poi proseguire nella via dando attenzioen a quell'ultimo punto di chiarimento su questi ospiti che a quanto pare andavano evitati. La curiosità è una brutta bestia da domare, e l'uomo si ritrovò sinceramente combattuto sul chiedere di più riguardo a questi figuri, se non fosse che ormai le porte della sala della Papessa si stavano aprendo. Ira dapprima sarebbe voluto entrare con un bel sorriso stampato in faccia parimenti della sua emozione che cresceva nel petto, ma la sensazione ghiacciante di tensione che lo accolse aveva come poli scatenanti proprio Domino e una donna che stagliava accanto alla esile e contenuta Lucia II. A memoria, Ira riuscì da subito a inquadrarla in varie scene che la ritraevano con la papessa in svariate occasioni, ma come al solito il nome sfuggiva come la sabbia tra le mani. L'impressione che lasciò quel veloce scambio di coltellate era che correva un sangue amaro tra le due, e non avendo elementi per inquadrare il motivo di astio, Ira si sarebbe ritrovato a camminare sulle uova su qualsiasi gesto che avrebbe potuto fare. Ma con poche parole la Papessa sembrò incantare tutti con la sua voce, e fu quasi troppo luminosa e dolce nel suo aspetto fanciullesco mentre si presentava, tanto che Ira non capì bene se era ancora lui l'ospite lì al Vaticano o viceversa. L'omone non rispose da subito, anzi inclinò la testa verso il basso posando la valigia al pavimento e rilassando le dita delle mani per poter portare la destra al petto e rispondere al saluto della bambina. Aspettò forse un paio di secondi prima di rialzare il capo, facendo un lungo respiro per trattenere l'emozione che traboccava nel petto. Sentiva lo stomaco chiudersi e i polmoni urlare per avere più aria per quanto non fosse davvero preparato a incontrare la figura che, col proprio messaggio, lo aveva colpito così nel profondo. Prendendo un pò di coraggio, Ira avrebbe esposto il proprio viso sorridente e gli occhi brillanti di commozione.
    Vostra Santità, mi presento a voi come Ira Gervasoni, appunto in onore di Padre Gervasoni che ha seguito la mia vita al pari di un padre che non ho avuto modo di conoscere.
    Di seguito Ira avrebbe rilassato la posa per ergersi dritto con la schiena, spostando lo sguardo su Domino per un cenno di assenso per proseguire nei gesti di presentazione. Sinceramente non sapeva se c'era bisogno di una etichetta solenne per quel tipo di inizi, quindi la cosa migliore era tenersi su qualcosa di conciso e che comunque desse libertà alla Papessa di proseguire come meglio credeva, non sapendo effettivamente se ci fossero altri impegni nella giornata, o una tabella da seguire.
    Padre Gervasoni ha avuto sicuramente molti motivi per indirizzarmi a voi, ma oltre a quello che ha potuto vedere in me, il vostro messaggio lanciato in passato ha colpito una parte fondamentale della volontà che mi muove. Sono ben cosciente che nessuno al Mondo da valore al semplice verbo, attualmente, ma se ho sentito vibrare la mia anima di fronte a una richiesta sincera, devo perseguire la ricerca di cosa sia significato...
    Ira avrebbe mantenuto il proprio sorriso in una maniera più contenuta, stringendolo in una fenditura di giovialità, mentre con i suoi occhi azzurri guardava dritto in quelli della Papessa rossi e dorati. L'ambiente in cui ora si trovava era definito da diverse "aure", la prima fra tutti di Domino che sicuramente non poteva essere ignorata per sostanza e oppressività, a seguire Clerice che sapeva mantenere la sua statura personale con una imposizione di carattere ben presente; ma fra tutte Lucia II sembrava essere ben più della fragile ragazza che mostrava: tutto sembrava abbracciato dal suo sguardo, in una maniera totalmente eterogenea dalle altre due, come un calore che si espande in goni direzione e dona liberamente del tepore a cui potersi affrancare. Ira si sarebbe reso conto troppo tardi che, mentre fissava la Papessa, aveva fatto un fasso in avanti per potersi appoggiare al primo scalino e mettersi sul ginocchio al terreno. Era statoi un gesto istintivo, incontrollato, ma non assolutamente riconducibile a "sottomissione" ma anzi, in ben opposta direzione, era come se avesse avuto il bisogno di raccogliere qualcosa che stesse cadendo, nella naturalezza di accoglierla facendo più cuscinetto possibile.
     
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    Era sempre uno spettacolo piacevole e che scalda il cuore, vedere la dolcezza di Veronica che colpisce dritto nell'anima degli ospiti ispirando un rispetto non tanto reverenziale, quanto puro e gentile. La bambina non aveva mai agito pensando di essere superiore o di avere un ruolo che la mettesse al di sopra degli altri, anzi l'esatto opposto: lei era sempre stata umile e diretta, la carica che ricopriva la metteva al servizio degli altri e nessuno doveva servire lei se non per vocazione o perché era la cosa giusta da fare. Una differenza tanto netta rispetto al passato che era difficile abituarsi a quella visione, specialmente da un occhio esterno, ma essendo Ira avvezzo a quei gesti della nuova chiesa grazie all'umiltà di padre Gervasoni, era giusto dire che in quel momento erano in famiglia. A sottolineare quanto impersonale fosse in realtà quel colloquio, ci pensò il rossore che si accese sul volto di Veronica appena Ira gli confessò di essere stato ispirato dal suo discorso. Era sorpresa perché, al di fuori di nuovi fedeli e dei pellegrini affezionati, praticamente nessun guerriero di talento o con del potenziale si era unito alla chiesa per il semplice fatto di aver accolto quelle parole. Ira era forse l'unico che si era lasciato ispirare da esso come esterno ed era tornato in seno al Vaticano per cercarne un significato. L'imbarazzo era derivato da un moto do gioia di Veronica che non sperava più di poter pensare che quel discorso fosse servito a qualcosa.
    D-davvero... oh, come sono felice!
    Espresse tutta la sua felicità incrociando le dita delle mani all'altezza del petto come in segno di preghiera. Esistevano ancora anime buone fuori da quelle mura che credevano in un percorso di luce e di speranza. Socchiuse gli occhi e sospirò, lo sguardo soddisfatto di Clerice e Domino le diedero il coraggio di ricomporsi ed assumere un'aria più seria e decisa. Senza abbandonare la fanciullezza che caratterizzava i suoi occhi, Veronica decise che si sarebbe fatta avanti come Papessa, non solo come amica.
    Ira, non serve che te lo dica io... il male è in questo mondo e c'è sempre stato. Il nostro compito non è solo quello di epurarlo ma anche di proteggere chi ne cade vittima. Ci sono dei mali incurabili che dobbiamo avere il coraggio di affrontare, ma non dobbiamo essere una spada fiammeggiante che annerisce pur di cancellare, bensì uno stendardo radiante sotto la quale ripararsi. Perché ogni anima sotto quella bandiera è a sua volta una bandiera che può salvarne altri. Ciò che cerco non sono benefattori... io cerco campioni, guerrieri che possano diventare così forti da farsi carico, assieme a me, del peso di queste scelte. Ci sono stati campioni che hanno fatto cose grandi... terribili, ma GRANDI! Io credo che grandi cose possano essere fatte anche per il bene. Quindi ti prego, Ira Gervasoni: prestami la tua forza, e io ti donerò ogni parte della mia!
    Un gran bel discorso di incoraggiamento, questi erano quelli che le uscivano dal cuore, molto meno impacciati dei lunghi e forbiti sproloqui che molto spesso leggeva come se fosse un compitino da presentare alla maestra. Veronica era molto matura per la sua età, ma soprattutto era coraggiosa. Mai nelle sue parole aveva lasciato intendere che Ira sarebbe stato solo in quel viaggio, e non mise le mani avanti con Domino o con Clerice o con chi che sia: lei si sarebbe messa in gioco assieme a lui e a tutti gli altri che le avrebbero giurato fedeltà verso quell'ideale. Veronica non era una guerriera ma aveva l'animo di un'eroina.
     
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    Le parole della Papessa erano cariche di qualcosa di provebilamente magico, se non anche collegato direttamente all'anima di chi la ascoltasse. Ira era stato di sicuro colpito dal suo discorso pubblico in passato, ma ora poter stare davanti a questa bambina lo riempiva di un sentimento di completezza che non aveva mai provato prima d'ora. Il discorso di Lucia II poi non era affatto utopistico, ma toccava da un punto di vista assolutamente condivisibile il significato della presenza del "male" nel mondo. Se Ira stava cercando qualcosa che gli facesse percepire la possibilità di conoscere la vera forma della giustizia, le persone che erano lì con lui erano la punta dell'iceberg di una vera evoluzione personale nella direzione che desiderava. L'emozione era oviamente incontenibile, qui l'uomo si sarebbe rialzato per avvicinarsi alla Papessa abbastanza da permetterle di guardarlo negli occhi alla stessa altezza attraverso la comoda differenza di scalini.
    Il male... E' un concetto che molti non possono digerire. Il dolore che provoca ha la potenzialità di essere devastante, e come ci insegnano gli scritti di molte religioni o gli esempi storici di grandi uomini, alle volte è un percorso che molti devono attraversare per poter abbracciare la serenità. Ma proprio per questo, non vi è scritto da nessuna parte che tutto questo debba essere un viaggio segnato dall'abbandono e dalla solitudine...
    Ira si sarebbe quindi avvicinato a Veronica per porgerle le mani, cercando un contatto ma anche per farle vedere i segni che le distinguevano, segni di chi nel suo piccolo ha sempre cercato di impegnarsi verso un risultato sempre lontano, ma che brillava nella distanza abbastanza da non mettere mai in dubbio la volontà che muoveva l'uomo.
    ... Nell'inferno orientale, le anime perdono la loro forma e vivono nel buio cadendo all'infinito in un vuoto privo di misure. La divinità del Destino decise di mutarsi in ragno, e tessere un filo che permettesse alle anime di risalire. Il filo venne reciso nel momento che le anime mostrarono malvagità nell'accaparrarsi tale occasione. Ma se invece di un singolo filo il ragno avesse tessuto una ragnatela? Se avesse messo a disposizione differenti vie in cui tutti potevano affrancare il proprio spirito testimoni del grande viaggio di chi gli fosse intorno?
    Il punto di vista di Ira era erudito, ma nella sua iperbola non aveva certo lesinato ad eccepire quanto il discorso di Veronica gli fosse ben chiaro e di quanta dedizione necessitasse l'essere un punto di riferimento all'interno del buio mondiale.
    Percepire lo stato di abbandono in cui si trova il Mondo in questo momento è il punto di partenza per poter diventare quelle luci che possono fare da riferimento a tutti coloro che sono persi nel buio.
    Ira non era ne tracotante di gioia o felicità, ne radioso nel dire quelle parole, ma anzi aveva uno sguardo serio e convinto che non lasciava spazio al confondere quelle parole per puro zelo religioso. Le sue grosse mani ruvide e callose, il suo profilo ferreo e lo sguardo penetrante stavano dando forma migliore a quella personalità che stava cominciando a far conoscere alle presenti. Accogliere la volontà di Veronica poi non era di certo qualcosa che non richiedesse sforzo o determinazione, e di sicuro il "male" di cui si parlava non era raggruppabile in un gruppo di teppisti che imbrattano i muri. Domino aveva un aura soffocante per quanta concentrazione manteneva a 360 gradi, e la sua spada non era di certo uno strumento per tagliare le ostie alle funzioni. Veronica nell'essere una fanciulla, non ispirava per nulla fragilità: Ira continuava a sentire dentro di sè un richiamo profondo che rispondeva ad ogni parola della piccola bambina che si prodigava nella sua direzione mettendolo nella condizione di capire che tipo di compito gli era richiesto. Un monarca forse ispira autorità, la Papessa invece ispirava il desiderio di essere guidati ovunque ella volesse davvero andare.
     
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    Veronica ascoltò le parole del ragazzo con grande attenzione, osservando i suoi gesti e cercando di assimilare il messaggio. Per quanto fosse elevato, la piccola Veronica non era di certo una bambina come le altre e aveva studiato ampiamente per il ruolo che era destinata a ricoprire. Quindi quando il giovane ebbe finito, allungò le mani verso le sue per poterle stringere in un abbraccio sereno e familiare, sorridendogli in risposta e dandogli una replica altrettanto semplice.
    Si, forse il fato è stato avaro con le anime dei peccatori, o magari ha lasciato a noi la possibilità di essere generosi. Quindi cogliamola assieme, Ira.
    La sua risposta sembrò ispirare anche le donne presenti che sfoggiarono un sorriso sereno e molto grato, dando l'idea di essere orgogliose della figura che avevano deciso di seguire. Solo perché era molto piccola non significava che non fosse appropriata, anzi forse era proprio la sua freschezza che serviva per mondare i peccati del mondo e concedergli una nuova possibilità. A quel punto, le cerimonie si erano concluse, quindi Veronica decise di scendere dal suo trono, non per cambiare stanza ma per esprimere un simbolo: non voleva più parlargli come sue papessa ma come un'altra persona con cui conversare.
    E' bastato un tocco per sentirlo... un potere del genere è molto particolare, non lo avevo mai sentito prima. Le lettere di padre Gervasoni dicevano il vero, non ho dubbi.
    La sentenza di Veronica colse con stupore sia Clerice che Domino, tant'è che quest'ultima rimase in silenzio mentre Clerice afferrò saldamente il suo pastone, concentrata e vogliosa di scoprire altri dettagli osservando meglio quel ragazzo.
    Allora è vero... un ramo della corona di spine si è risvegliato in questo ragazzo. Possibile che abbia discendenze sacre?
    Veronica cercò di non farsi troppo seria, mantenendo un'aria colloquiale e amichevole, curiosa però di sapere di più.
    Ira: tu sei orfano, vero? Cosa ricordi della tua infanzia?
     
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    Il momento solenne che si era creato era schiacciato, in maniera positiva, da una ben più forte senso di famiglia. Per quanto le uniche cose che si stavano toccando fisicamente erano le mani di Ira e Veronica, era come se anche Domino e Clerice facessero parte di un unico abbraccio accogliente e caldo che si era prodigato a donarsi all'uomo per farlo sentire a casa. La sorpresa però fu alquanto improvvisa quando Veronica stessa prese la palla al balzo per aprire un discorso alquanto interesante e personale. Ira si ritrovò a non saper cosa fare o rispondere mentre la piccola ragazza esponeva questa "sensibilità" riguardo al suo potenziale. La verità è che Veronica ha delle voci che la riguardano, dicerie su come il suo carisma sia capace di toccare in profondo le persone e quasi estrarne qualcosa. Per il pubblico ovviamente è la rappresentazione della sua candida figura e dell'ispirazione che fa nascere con i suoi discorsi, ma Ira aveva vagamente percepito che qualcosa dentro di lui stava venendo messo a nudo ed esposto, e quella ora era una prova che quel pensiero aveva basi solide. L'affermazione di Clerice non fece stentare la mente dell'uomo a cosa potesse davvero aggrapparsi per cercare un senso in quella anticipazione che avevano nei suoi confronti, dopotutto è davvero strano conoscere persone nuove che sembrano avere molte chiavi per serrature che un individuo non sapeva nemmeno di avere. Si andava oltre il confessionale in quel momento, è incredibilmente Ira non si fece prendere da un imbarazzo ammutolente o difensivo, ma tentennando con i pochi pensieri che gli sarebbero nati spontanei avrebbe cercato di partecipare attivamente alla discussione con quello che poteva raccimolare.
    Padre Gervasoni mi ha seguito in molti momenti della mia vita. Ma per fare ordine, prima dell'orfanotrofio non ho nessun tipo di ricordo. Sono stato abbandonato in una cesta priva di qualsiasi amminicolo che potesse rappresentare una qualsiasi sorta di indizio. Era avvolto in una tovaglia da cucina, quindi chiunque mi abbia abbandonato aveva tutte le intenzioni di voler rimanere anonimo e lasciarmi alla braccia della sorte...
    Il tono di Ira era didascalico e espositivo. Era un trauma l'essere orfano? Senza dubbio, ma non era quello il momento per renderla una storia più particolare di quella che serviva al bene della conversazione.
    ...Solo ricerche approfondite che ho fatto personalmente hanno portato come risultato il fatto che nella mia eredità vi sia una radice storica. Parlo di eoni fa, ma il sangue di Damocle scorre estremamente diluito nel mio retaggio. E a quanto pare la leggendarietà del suo senso di responsabilità non era affatto qualcosa da prendere sotto gamba.
    Ira avrebbe preso l'occasione per fare un paio di passi per allontanarasi dalla Papessa, così che tutti fossero tranquilli in vista del gesto che stava per intraprendere. Ira avrebbe fatto un cenno a Domino per farle capire che avrebbe fatto una piccola dimostrazione, e ricevuto eventualmente l'assenso avrebbe portato le braccia al petto chiuse a X, per poi riaprirle velocemente mostrando come il flusso della propria energia avrebbe preso forma in una manifestazione metallica di guanti e gambali argentei. La loro forma poi era singolare, ovvera composta da intrecci di spine come sei dei rovi si fossero legati per creare questa difesa molto sottile quanto curiosa, e pericolosa per chi avesse un pò di esperienza combattiva per capire che certi dettagli indicano effetti secondari alla durezza pura e semplice.
    Queste sono le "spine" della Corona di Damocle, o almeno a lui mi sono riferito per la mia capacità. Padre Gervasoni sa quanto ho sofferto per tutto il periodo in cui non ho avuto controllo di quetsa eredità...
    Ira avrebbe socchiuso gli occhi per tenere a bada il sentimento di aspra punizione che attorcigliava, appunto come rovi, i suoi ricordi sin da bambino. Se l'abbandono poteva essere superato come concetto, il tremendo turbinio di torture che aveva dovuto sorreggere per colpa di quella condizione fisica lo aveva segnato oltre ogni limite lecito per una "malattia congenita" come questa. Non era ancora affatto facile dormire tranquillamente, o emozionarsi per un film, o ancora permettersi lacrime di gioia o tristezza senza la continua paura che i rovi punissero qualsiasi tipo di alterazione. Ci aveva vissuto attraverso con fatica e determinazione, e ora erano suoi da comandare.
     
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    A Ira venne lasciata la parola e nessuno fece obiezioni nel vederlo allontanarsi, così che potesse fare quella dimostrazione. Le adulte, nel vederlo sfoggiare il potere, rimasero chiaramente sorprese. La reazione di Veronica invece fu molto diversa, visto che si strinse il petto con le braccia e nascose l'espressione sofferente con un pugno stretto davanti alla bocca, come se in un lampo avesse sentito tutto il dolore che aveva provato Ira durante la sua gioventù, e provasse per lui una gran pena, come anche un grande rispetto per aver superato quel trauma tanto doloroso. Il ragazzo si era allontanato, ma fu proprio Veronica ad avvicinarsi di nuovo a lui, toccando quelle corazze con delicatezza come se stesse sfiorando vecchie ferite, osservando Ira con grande compassione.
    La sofferenza che devi aver provato... non posso neanche immaginarla. E' così triste che un bambino debba soffrire tanto per una cosa che non ha voluto. Ma questo ti ha reso forte, e se imparerai a fare tuo questo potere allora non avrai sofferto invano.
    Si trattenne, ma sembrava sul punto di commuoversi mentre si sforzava di sorridere, era chiaro che Ira avesse non solo la sua compassione ma anche il suo rispetto, Veronica era una bambina e per di più non aveva di certo poteri che la rendevano più resistente, quindi poteva comprendere il senso di impotenza che può provare qualcuno di fronte a duna realtà tanto cinica. Fu Domino a quel punto ad avvicinarsi a sua volta, cercando di mettere ordine ai pensieri del ragazzo.
    Ira, al mondo ci sono molti discendenti di personalità descritte nelle leggende o nei miti, ma a causa della scarsa longevità dei Cristiani nel tempo molti dei poteri legati a questo culto si sono dissolti oppure... rimasti sopiti. Il fatto che il tuo si sia risvegliato in maniera tanto aggressiva è strano, ma che qualcuno ti abbia abbandonato senza sapere nulla lo è molto di più. Che i tuoi genitori non sapessero di questa possibilità è impossibile, pertanto se ti hanno abbandonato c'è un motivo serio... un motivo che non conosciamo nemmeno noi, e che sarebbe meglio scoprire. Questo non ci aiuterà solo a scoprire dettagli sul tuo passato, ma anche a spiegare perché un sangue così prezioso come il tuo è stato abbandonato. Non può essere tutto un caso perché Padre Gervasoni, in gioventù, era uno dei Chierici che si occupava di questa ricerca.
    Non lo disse apertamente, ma Domino stava alludendo chiaramente alla possibilità che ci fosse qualcuno che dava la caccia al sangue di Ira o affini, motivazione in più per cui quel tipo di poteri non erano più così frequenti. Era compito del Vaticano occuparsi di quelle faccende e se Ira voleva seguire le orme di Gervasoni, quella era senza ombra di dubbio la strada giusta.
     
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    Le reazioni della Papessa erano ampia conferma della sua innata sensibilità ed empatia. Che Veronica rappresentasse una incarnazione dei valori più ricercati in una guida spirituale era fuor di dubbio, ma il suo aspetto umano e la maturità con cui comprendeva la componente dolorosa di qualsiasi vita era davvero ammirevole, forse peculiare. Ira si faceva domande sulla propria condizione da quando aveva coscenza di sè. Sentendo le parole della piccola Veronica, avrebbe abbassato il capo socchiudendo gli occhi e sorridendo per poi fare un passo avanti, riabbassandosi per potersi porgere occhi negli occhi con la figura minuta della Papessa.
    Il percorso che ho intrapreso in base a ciò che avevo a disposizione è stato un insieme di strumenti con cui ho dato forma a quello che sono ora. Non posso obbligare il mio futuro ad essere una celebrazione iconica di stoico impegno. Rabbia e odio sono stati elementi persistenti della mia crescita, nati da molta ignoranza ovvia di chi è ancora un foglio bianco che si è appena affacciato al mondo. Anche il peggior criminale non si allontana di molto da quello che ho vissuto, la differenza sta in che cosa ha voluto realizzare il proprio sfogo. E per questo il futuro di tutto non deve essere incatenato a quello che siamo stati...
    Ira sorrise molto caldamente per far capire che quelle parole andavano a completamento di quelle della Papessa e non in contrasto. Sopratutto era chiaro che Ira non aveva superficialità per forme di compassione generica, ma ricercava sempre di andare a fondo in temi specifici, dopotutto era la sua ricerca di giustizia vera che lo spronava a non vedere il mondo in forme semplicistiche. A seguire ci fu Domino che avrebbe contestualizzato meglio il pensiero comune rendendolo una realtà pratica. Ira non potè fare altro che rialzarsi e fissare la donna con grande interesse. La guerriera non era tipa da tirarla per le lunghe, e si notava come con un grande sforzo di espressione stesse cercando di esporre il quadro della situazione nel massimo della chiarezza possibile nonostante le evidenti lacune di dati tangibili al riguardo. Il chiodo fondamentale della questione era che Padre Gervasoni era un Chierico, qualcuno che quindi si occupava attivamente di ricercare e proteggere individui dalle capacità particolari. Ira aveva di fronte a sè due binari paralleli di pensiero: soggettivamente era probabile che l'essere stato abbandonato era stata una forma di protezione nei suoi confronti, oggettivamente invece esistevano delle forze avverse alla benevolenza della Chiesa che avevano grossi interessi nel mettere le mani su soggetti particolari come lo era lui. Di quella situazione il filo conduttore avrebbe non solo sbrogliato parecchi dubbi, ma anche risolto altrettanti problemi per tutte le parti interessate, era chiaro che Domino contava che notizie di questo genere facessero da incentivo alla determinazione di Ira, e aveva centrato il bersaglio.
    Il mio potere si è risvegliato aggressivamente in visione del fatto che nessuno ha mai raccolto la sua essenza, probabilmente distogliendosi dal farla propria. E' ovviamente una mia presa di posizione in rispetto alla figura di Damocle, ma penso che siamo tutti d'accordo che quando vengono fatti dei nodi di interruzione a un flusso, prima o poi qualcosa si rompa...
    Mentre Ira diceva questa frase, si sarebbe rilassato posturalmente per lasciare che l'argento che ricopriva i suoi arti si sciogliesse, sotto forma di polvere brillante così leggera da quasi evaporarsi come se fosse portata via dal vento. Poi avrebbe continuato a parlare per mettere in chiaro quanto aveva ben recepito l'accento di Domino sulla discussione.
    Appena metterò fuori il naso nel Mondo, le persone che forse sono state alla ricerca di queste capacità mi saranno addosso. Nel fortunato caso che abbiano rinunciato alla mia ricerca, significa che stanno predando su altre persone, forse su giovani anime che ancora non possono difendersi o non sanno a chi riferirsi. Padre Gervasoni aveva sicuramente a cuore tutto questo, dopotutto era la sua vocazione, ma non mi posso sognare di prendere il suo posto, siccome non ho davvero provatu nulla di me se non uno spritito forte... Le buone intenzioni devono essere seguite da atti concreti.
    Ira avrebbe fatto un passo avanti verso Domino per assicurarsi di fissarla bene negli occhi. Non voleva essere maleducato nei confronti di Veronica o Clerice, ma vendere a parole a chi non è lì per comprarle non era una scelta saggia.
    Domino, non affidereste a uno sconosciuto nemmeno le pulizie delle vetrate. Mi avete accolto qui perchè prima di tutto volete proteggermi, ma sapete bene che non siete onnipotenti. Non solo devo sapermi proteggere da solo, ma se tanto mi da tanto diventare qualcuno che può proteggere in futuro altre persone. Qual è quindi il primo passo da fare?
     
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    Il preambolo di Ira sembrava destinato a trasformarsi in un rifiuto, con grande sorpresa di Clerice e altrettanto grande dispiacere della Papessa che temeva di averlo spaventato con quei discorsi. Domino invece non tentennò nemmeno per un istante e quando Ira decise di fare il primo passo, lei sorrise divertita e compiaciuta.
    La prima cosa da fare è mettere alla prova i tuoi muscoli, ragazzone. Da queste parti non ci sono prescelti...
    Tagliò corto, lasciandogli intendere che tutti quei discorsi che gli avevano fatto non servivano per designare chissà chi come salvatore del genere umano o qualcosa del genere, più che altro somigliava ad una lunga serie di sfortunate coincidenze che potevano o peggiorare, oppure diventare qualcosa di buono e la scelta stava tutta sulle spalle di Ira. Finita l'udienza, Veronica lo salutò affettuosamente e Domino lo accompagnò nelle stanze degli ospiti speciali nella speranza che i gemelli non stessero facendo casino per i corridoi. Per il momento la situazione si rivelò calma e il nuovo arrivato venne lasciato solo per sistemare le sue cose ed eventualmente riposarsi dopo il viaggio. La promessa fu che il giorno seguente si sarebbero dedicati a qualche test attitudinale e un controllo del suo status fisico ed energetico per capire effettivamente a che livello si trovava il loro ultimo acquisto. Alla sera, il sonno di Ira sarebbe stato incredibilmente tormentato, pieno di pensieri, per lui dormire sarebbe stato impossibile come se una zanzara lo stesse disturbando per tutto il tempo. Ma non c'erano insetti nella sua stanza, piuttosto misteriosi sussurri che lo attiravano fuori, come se volessero trascinarlo da tutt'altra parte visto che di riposare nel letto proprio non se ne parlava. La maggior parte delle porte erano chiuse o sigillate, ma il percorso per raggiungere l'esterno e i meravigliosi giardini del Vaticano invece era libero. Se avesse seguito quei sussurri, Ira avrebbe visto la sinuosa figura di Clerice che, leggiadra come una danzatrice, muoveva il suo scettro nel silenzio di quel giardino per modificarne la struttura, far crescere più rigogliose e sane le piante e riparare eventuali danni creati durante gli allenamenti del giorno precedente. Qualcuno si era dato da fare da quelle parti e i luoghi di allenamento non si riparavano da soli per pura magia, c'era sempre qualcuno che li sistemava e nel caso del Vaticano si trattava di Clerice, la cui bella pelle rifletteva la luce lunare rendendola più simile ad un angelo scarlatto che ad un essere terreno.
     
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