A Natale puoi...

per Sekiro

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    Xeno era andata. Spinta, stuzzicata, condotta passo dopo passo da Arky, aveva lanciato qualsiasi restrizione all'aria. C'era solo desiderio ferino e animale adesso, uno che doveva essere soddisfatto non importa a quale costo.
    I suoi versi animali si colorarono di soddisfazione al sentirlo gemere e urlare, al vedere quel'espressione sconvolta dal piacere sul suo viso. Anche le sue lacrime e il suo sangue erano solo altro cibo per la sua fiamma. Voleva tutto di lui, ogni goccia di emozione, ogni stilla di vita.
    Era deciso ormai. Non si sarebbe fermata finchè non fosse morto. Arky era suo, completamente. Non avrebbe lasciato che nessun'altra lo prendesse.
    Xeno gemette con forza, il suono che si mischiava con un ringhio animale. Lo sentiva pulsare con violenza dentro di lei. Lo spessore della verga dell'umano si opponeva alla sua pressione. Ogni spinta violenta portava la punta a scontrarsi con la sua parte più intima, tutta la sua lunghezza a sfregarsi contro le sue pareti. Il piacere era bruciante e violento, sembrava moltiplicarsi ad ogni movimento ma il bisogno teneva il passo. Lo amava, lo adorava. Ne voleva di più, di più!
    Ringhiò con piacere al sentirlo avvolgerle i fianchi con le gambe. La posizione era irresistibile per la natura animalesca della Xenomorfa. Arky era tra le sue mani, letteralmente. Gli pareva che avrebbe potuto farlo a pezzi solo stringendo le dita, e quell'idea la faceva impazzire. Prima della fine lo avrebbe fatto. Quel ometto non sarebbe uscito vivo da lì. Era la sua preda, sua e di nessun altro!
    Gli affondò gli artigli in una coscia e, usando la presa come leva, prese a sbatterlo contro di sè con ancora più forza e velocità. I loro bacini si scontravano nella loro totalità in un coro continuo di schiocchi bagnati. Xeno ringhiò un gemito.
    Gli afferrò il viso con una mano, guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo famelico e adorante allo stesso tempo.
    "Grida per me." Ordinò, il suo respiro reso accelerato dall'amplesso. "Grida!"
    Tutto sembrava già preannunciato, ma proprio allora Arkholfus fece qualcosa di inaspettato. La baciò, ma non con la passione selvaggia che lei si aspettava. Lo fece con dolcezza, qualcosa di completamente incongruo in quel momento; e accompagnò quel gesto con delle parole strane, biascicate, spezzate, come tante altre che aveva provato a dire prima. Eppure erano diverse.
    Xeno ne fu colpita. Per un momento, esitò. I suoi movimenti rallentarono. Aveva percepito qualcosa, nella sua voce, nel suo sguardo, qualcosa che non conosceva, ma che era riuscito ugualmente a colpirla nel profondo.
    Con un ringhio arrabbiato, riprese a muovere il bacino con violenza. Ma i suoi pensieri tornavano a quel qualcosa che aveva intravisto. Cos'era stato? Non lo sapeva ma sentiva ugualmente che era qualcosa di importante, prezioso forse.
    Frustrazione aggiunse violenza ai suoi movimenti. Il suo respiro si fece affannoso. Lo guardò. Il desiderio era ancora lì, travolgente e bisognoso, ma il pensiero di ucciderlo aveva perso il suo fascino. Sentiva la sua curiosità e qualcos'altro per cui non aveva nome esigere che non eliminasse quel umano.
    Xeno non capiva. Decise che non aveva importanza, non in quel momento.
    Schiantò le labbra contro quelle di lui, forzandole aperte con la sua lingua, violandogli la bocca con urgenza. I movimenti con cui lo forzava dentro e fuori erano veloci, violenti, ma non c'era più quel margine omicida. Solo la ricerca dell'estasi.
     
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    Il piccino gridò di dolore nel percepire quegli artigli straziargli la coscia, ghermendola e poi usarla per spingerlo con ancora più forza tra le carni di Xeno. Quell'amplesso era violentissimo, probabilmente alla sua conclusione si sarebbe scoperto ricoperto di graffi, sangue e lividi, sempre se fosse rimasto in vita, certo... eppure, nulla di tutto ciò riusciva a scalfire la sua eccitazione, il desiderio che rendeva marmorea la verga che Xeno affondava dentro di sé, il lucido velo di piacere che copriva il suo sguardo e che rendeva quel faccino, talvolta contratto dal dolore, una vera e propria maschera di godimento: non le ferite, non la sensazione bruciante di quei mille rivoli di sangue che scorrevano via da lui, né tanto meno quello spillo di paura conficcato giù, nel profondo della sua anima, potevano smorzare il vento bollente che gli ruggiva nel cuore, l'incendio che gli divorava le membra, la fame che straziava i suoi lombi; voleva Xeno e la voleva più profondamente, più intensamente di quanto un amplesso normale poteva fare, la voleva al punto che non gli importava di farsi male purché le loro carni fossero unite in quel modo, purché la sua verga sprofondasse in lei con tanta violenza da provocare uno schiocco rumoroso tra i loro bacini, da procurargli dolore alle gonadi gonfie che le colpivano il perineo a ogni affondo.
    Pigolò e mugolò alla sua richiesta ma non poteva sopportare oltre la lontananza dalle sue labbra e, quindi, molto più dolce di quanto la situazione avrebbe potuto tollerare, la baciò, miagolando perso il suo nome e qualche altra parola più o meno insensata. La xenomorfa parve sorprendersi e rallentò di poco le spinte, tanto che un Arky ormai completamente andato non fece altro che mugolare e spingere lui, con più foga, il bacino contro il suo, con la sua verga che pulsava d'impazienza tra quelle carni fradice. Fortunatamente non dovette aspettare molto e, con un gemito particolarmente acuto, salutò la rinnovata furia della sua partner: - X-xenoh! Nhghh! Aaaah... X-xenoh!! - pigolò senza sosta, serrando ancora di più le gambe attorno ai fianchi della xenomorfa e portando le sue braccia attorno al suo collo, in un gesto profondamente romantico ma che in quel momento era dettato dall'urgenza di premersi contro il suo corpo, pelle contro pelle per sentirla meglio, per sentire il suo calore, la tonicità dei suoi muscoli in tensione. Aveva appena schiuso le labbra per gemere ancora il suo nome ma Xeno, ferina, lo baciò trasformando le sue parole in un indistinto mugugno, col draghetto che accoglieva docile e appassionato la sua lingua, succhiandola come se ne andasse della sua stessa vita.
    Le spinte tornarono a essere ferocissime, mozzafiato e Arky non fece altro che stringersi a lei come un bambino spaventato, mugolando di piacere tra le sue labbra mentre le pulsazioni del suo membro si fecero più intense, spasmodiche: una scossa di puro piacere attraversò il corpo del piccino, tendendolo e costringendolo a inarcare la schiena, con le braccia e le gambe che si serravano come morse sulla schiena di Xeno e, infine, tra sussulti violenti ecco che il suo membro esplose in un intenso, violento orgasmo. Eruttò dei copiosi e bollenti fiotti di seme nell'intimità della xenomorfa, uno dopo l'altro, senza apparentemente fine mentre il draghetto arricciava le dita dei piedi e tratteneva persino il respiro, travolto dal godimento; quando, alcuni istanti dopo, quell'abbondante orgasmo si esaurì, Arky si staccò dalle sue labbra e prese un lungo, languido respiro continuando, pigramente, ad agitare i fianchi per proseguire quell'amplesso.
    Aahh... X-xenoh... - pigolò, direttamente sulle sue labbra e spostando le manine, dal collo al suo volto, in una carezza ma anche in modo per poterla guardare meglio negli occhi. - Seih... b-bella, Xenoh! T-tanto bella... ancora, tih pregoh... - supplicò mostrando degli occhioni languidi ed enormi, da cucciolo, prima d posare dei piccoli, teneri bacetti su quelle labbra e, allo stesso tempo, tornare a spingere in lei con un po' più di vigore, con quella verga che proprio non ne voleva sapere di capitolare. Xeno lo avrebbe accontentato e, soprattutto, in quel caso sarebbe stata ferina come prima?
     
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    Lo sentiva pulsare con violenza, cosi vicino all'orgasmo. La prospettiva di farlo venire dentro di sè la eccitava, spingendola ad aumentare il suo ritmo già forsennato. Anche lei era cosi vicina a venire, cosi vicina al climax. Il calore la riempiva tutta, facendola sentire come se fosse sul punto di esplodere.
    A un certo punto, sentì che era ormai sul punto di venire, le pulsazioni del membro dentro di lei chiare come se Arky gliel'avesse sussurato. Decisa a non perdere nemmeno una goccia del suo seme, lo schiacciò contro la parete. Con un ringhio animale, lo prese tutto dentro di sè, facendogli affondare il viso contro i suoi seni.
    E finalmente, eccolo esplodere.
    Xeno lo sentì come se un'onda d'urto la sconvolgesse fin nelle sue profondità più intime. Si lasciò andare a un gemito prolungato mentre veniva a sua volta, schiacciandolo dentro di sè. Il piacere la sconvolse, brividi la traversarono da capo a piedi. La sua vagina si contrasse, tutti i suoi muscoli che si tendevano mentre l'orgasmo la traversava come un'onda di maremoto. Sentì il suo seme riempirla, venire bevuto avidamente dal suo corpo. Arky non poteva impregnarla, ma il suo sperma non sarebbe andato sprecato: la fisiologia di Xeno l'avrebbe assorbito e convertito in nutrimento.
    La xenomorfa si leccò le labbra mentre l'orgasmo scemava. Tremante, si prese un momento per riprendere fiato, appoggiando una mano contro la parete. Accidenti, quello era stato un orgasmo con i fiocchi. Per essere piccolino, Arkholfus non era per niente male.
    Xeno trasse il respiro quando lo sentì continuare a muoversi. Lo guardò con sorpresa, e sentì un surgere di eccitazione all'espressione travolta dal piacere che aveva dipinta sul viso. Arky non era ancora finito, come poteva attestare quella mazza ancora dura come marmo dentro di lei.
    Per un attimo, Xeno ansimò. Un umano aveva quella stamina? Stava cominciando ad avvicinarsi a livelli da Xenomorfo!
    "Bene..."
    I denti della Xenomorfa brillarono nella penombra.
    In una raffica di movimenti, Arkholfus si ritrovò estratto da lei e con la schiena a terra. Xeno torreggiava su di lui, il suo corpo tonico reso scintillante da un velo di sudore. La sua vagina leggermente arrossata grondava del suo seme. Lanciandogli un sorriso ferino, gli afferrò le caviglie e le sollevò. Arkholfus si sarebbe ritrovato con le gambe divaricate e sollevate, la sua erezione bene in vista.
    Con un ringhio, Xeno si piegò sulle ginocchia, prendendolo di nuove dentro di sè. Gli teneva strette le caviglie, usando le sue cosce come appoggio su cui appoggiare le proprie. Riprese subito a muoversi. Si sollevava e abbassava velocemente, facendo schioccare assieme i loro corpi, il suo respiro affannoso punteggiato da suoni animaleschi. L'amplesso era cosi violento che gocce di fluidi schizzavano da dove i loro sessi impattavano, bagnando la pelle di entrambi.
    Se non fosse stato troppo preso, ad un certo punto Arkholfus avrebbe potuto notare uno scintillio negli occhi della donna sopra di lui. Un attimo dopo, la punta della coda di Xeno, privata della lama, gli sarebbe affondata nell'ano, per poi cominciare a muoversi con la stessa violenza e velocità di Xeno.
    Xeno ansava e ringhiava, muovendosi senza nessuna delicatezza. Non si sarebbe fermata.
     
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    Per un attimo, poco prima di raggiungere l'orgasmo, Arky si trovò in uno stato di estrema, sublime beatitudine: schiacciato, infatti, tra la parete e il tonico corpo di Xeno, col viso sprofondato tra i suoi seni contenuti ma splendidi, il piccino si aggrappò a lei con tutte le sue forze e smise completamente di pensare, di temere, di essere. In lui vi era spazio soltanto per il piacere che gli attraversava le carni, per il tripudio di sensazioni che l'assaliva da ogni dove, adesso legate alla morbidezza dei suoi seni o alla tonicità del suo addome, ora rivolte al calore e alla stretta che quella femminilità pressoché unica gli donava. Alla fine raggiunse l'acme e il suo sesso, durissimo e bollente, esplose in un vero e proprio torrente di piacere che si riversò in lei, mentre il piccino miagolava e sussultava di piacere.
    Era l'ennesimo, violentissimo orgasmo e sarebbe dovuto essere appagato, se non direttamente stremato, ma la sua erezione continuava a essere ostinata e impaziente, lui stesso dopo aver tratto un lungo e avido respiro, con la mente ancora abbagliata dal lampo del piacere, riprese a muoversi istintivamente, facendo leva sulla schiena scolpita e deliziosamente sudata della xenomorfa. A quei movimenti seguirono parole sconnesse, impacciate ma non per questo meno valide nel trasmettere il suo palpabile (Pulsante, verrebbe da dire) desiderio di continuare. Tale messaggio dovette arrivare alla xenomorfa, visto che gli sorrise ferina e gli rivolse uno sguardo che, in un'altra situazione, lo avrebbe fatto rabbrividire e arrossire in un colpo solo; invece il draghetto era completamente andato, aveva un'espressione assolutamente languida e la guardava quasi assente, quindi non si avvide di ciò che stava per accadere. In un attimo, infatti, fu costretto a terra, con le gambe per aria tenute forzatamente spalancante dalle mani di Xeno: il piccino si riscosse velocemente dal suo stato di torpore e sgranò gli occhioni mentre il suo corpicino si tendeva d'imbarazzo e le sue gote, gonfie, s'infiammavano per il medesimo motivo. Quella posizione era così imbarazzante! Gli dava la strana sensazione di essere lui la parte "femminile" della coppia e il modo in cui esponeva allo sguardo tutta la sua intimità, dai genitali al culetto, gli faceva tanto desiderare di serrare pudicamente le gambe; purtroppo non gli era concesso e, prima ancora che potesse aprire la bocca per pigolare qualche piccola protesta, il bacino della xenomorfa impattò violentemente col suo e tornò, ancora una volta, dentro di lei. Il piacere lo colpì come una pugnalata al cuore, facendolo urlare in maniera deliziosamente oscena mentre strizzava gli occhi e si tendeva, come poteva, verso di lei.
    X-xenooohh! - gemette confuso, mentre il ritmo dell'amplesso diveniva talmente serrato da toglierli il fiato e da procurargli un lieve, eccitante dolore alle gonadi, per il via del modo in cui sbattevano contro il bacino della donna. Arky si sentì totalmente dominato e, anche se il piacere era persino più intenso di prima, la vergogna fu tale che non poté più sostenere l'immagine di Xeno che lo sovrastava e lo possedeva in quel modo, quindi pudicamente si coprì col braccio sinistro gli occhi, pigolando mugugni persi e un po' lamentosi. Pensava che la situazione non sarebbe potuta degenerare più di così ma si sbagliava: improvvisamente, senza che potesse opporsi in alcun modo, la coda della xenomorfa invase il suo retto e lo costrinse a sobbalzare, strillando di piacere e vergogna assieme; il draghetto, infatti, scoprì il visetto distorto in una maschera di sorpresa e piacere e, istintivamente si tese tutto come a tentare di resistere all'avanzata di quella coda in lui, ma non servì a nulla e, mordendosi il labbro quasi a sangue, venne dentro di lei abbondante, mentre il suo membro sussultava sconvolto. La cosa davvero incredibile non fu, però, quell'orgasmo prematuro... bensì che la sua verga continuò a pulsare come se fosse in procinto di venire ancora.
     
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    Le grida sconvolte di Arky erano musica per la mente affondata nella lussuria di Xeno. Il suo seme la riempiva di un calore e di una completezza di cui non riusciva a smettere.
    La Xenomorfa era completamente andata ormai, completamente presa dai suoi istinti più animaleschi, a cui il draghetto non faceva che rispondere nel modo più perfetto che potesse chiedere. La sua intimità avvolgeva il membro dell'umano in una stretta bollente, mentre Xeno continuava a martellarlo, piombando su di lui con movimenti di velocità crescente, riempiendo quella piccola stanza con i rumori del loro sesso, col calore della loro passione e con i suoi versi animali che si mischiavano alle grida di piacere di Arky.
    Preda e predatore. Tutto il lato selvaggio di Xeno era appagato da quella situazione, tutto il suo lato selvaggio ne gioiva.
    "Davanti e dietro...!" Ringhiò, affondando col bacino contro di lui mentre con la coda violava il suo ano.
    Gemette al sentirlo venire di nuovo, tutto il suo corpo che veniva scosso da tremiti per poi tornare ad aggredirlo con anche più velocità e violenza di prima.
    La sua mano scivolò via dalla caviglia di Arky, scendendo ad afferrargli i testicoli. Se li giocò tra le dita, strizzandoli e stringendo, quasi a voler forzarlo a riversare ancora del suo seme dentro di lei, finchè non gliene fosse rimasta nemmeno una goccia.
    Xeno sospirava e gemeva. Adorava la sensazione del suo membro che la penetrava, del suo sperma che la invadeva. Il seme di Arky era come nettare dentro di lei, delizioso e bollente e perfetto. Ancora, ne voleva ancora. Lo voleva tutto!
    Non gli interessava di fargli male. A quel punto, qualsiasi considerazione razionale se ne era andata. I suoi movimenti si fecero più veloci, più rudi, più violenti, Xeno del tutto tesa ad ottenere la propria soddisfazione. Il suo bacino si schiantava ripetutamente contro quello di Arky, mentre la sua coda lo penetrava ripetutamente da dietro. Non c'era nessuna raffinatezza nei suoi movimenti, nessuna manovra speciale che avrebbe potuto tirare fuori stille di piacere insospettate. Era un assalto selvaggio, puro e semplice. Da davanti, lo schiacciava ripetutamente, forzandolo dentro e fuori da sè con un ritmo selvaggio. Da dietro, la sua coda entrava e usciva dall'ano di Arky, affondando con violenza dentro di lui, allargandolo senza pietà.
    Torreggiando su di lui, Xeno ansimava e ringhiava, la sua pelle resa lucida da un velo di sudore, ogni muscolo tonico e curva messa in perfetto risalto e che sembravano confondersi con la penombra della stanza.
    Non c'era spazio per parole, non per lei. C'era solo istinto e il desiderio ferino di avere soddisfazione.
     
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    Il draghetto era sconvolto, la sua coscienza era stata dilavata dalla furia del piacere che Xeno, senza alcuna pietà, gli infliggeva dominando totalmente e crudelmente il suo corpo; non una sola fibra del suo essere era stata risparmiata, tutto in lui era sconvolto e immerso in un godimento brutale, soffocante. Quando la donna continuò a muoversi mentre lui veniva, sensibilissimo e totalmente inerme, gemette perso e dei lampi bianchi gli squarciarono la mente, mentre una sensazione di vertigine s'impadroniva di lui. Era letteralmente schiacciato a terra, vittima com'era di quell'amplesso violentissimo, eppure si sentiva precipitare e le sue manine, con le dita adunche sul pavimento, disperatamente aggrappate a quelle anonime piastrelle, non riuscivano a placare quell'illusione tanto spaventosa.
    Ma era davvero un'illusione? Non stava forse precipitando davvero, anche se non fisicamente? Un abisso di pura lussuria si era spalancato dietro di sé, un gorgo oscuro e famelico che non aspettava altro che dilaniarlo tra i suoi vortici... e lui, a dire il vero, stava perdendo sempre più la voglia di resistere, di stare aggrappato alla realtà. Pochi tra i pensieri che gli vorticavano nella testa si riferivano ancora a ciò che stava accadendo, riuscivano ad analizzare perché Xeno lo stesse possedendo il quel modo, perché il suo retto era pieno della sua coda e il suo membro sprofondato nella sua femminilità bollente e, più passavano i secondi, meno ne rimanevano. Poi, semplicemente, ogni cosa sparì: Xeno gli afferrò i testicoli con una mano e il piccino, semplicemente, rizzò come poteva la schiena, assieme al collo e urlò a squarciagola; urlò sia di piacere che di dolore, mentre il suo corpo si tendeva come impazzito e la sua verga, durissima, prendeva a pulsare ormai prossima a una nuova, violenta esplosione di piacere.
    In un ultimo, breve sprazzo di lucidità riuscì a chiedersi come mai stesse godendo così tanto, dopotutto a stretta di Xeno era brutale e quella era la zona più delicata del corpo maschile, avrebbe dovuto far terribilmente male, avrebbe dovuto perdere l'erezione... invece nulla di tutto ciò, quel poco di dolore che gli arrivava era sommerso ad un piacere indicibile e presto Arky arrivò a un punto di non ritorno. - XENOOHHOOOOOOOOO! - urlò, infatti, col tutto il suo corpo contratto, le lacrime che incontrollate sfuggivano ai suoi occhi (Di dolore, di piacere... ormai che importanza aveva?) e, soprattutto, con le sue carni pulsanti e bollenti; la xenomorfa, infatti, non avrebbe sentito semplicemente quel membro bollente contrarsi come se fosse sul punto di andare in pezzi ma anche quelle gonadi, tonde e gonfie, pulsare impazzite e farsi persino più gonfie, più grandi. Xeno non avrebbe avuto modo di chiedersi il perché di quell'avvenimento poiché, un attimo dopo, il membro dentro di lei prese a eruttare una quantità davvero incredibile di sperma bollente e, al contempo, ad accrescere le sue già lodevoli dimensioni: la vigoria di Arky, infatti, era connessa alla sua natura non umana e tutto quel piacere, tutta quella furia bestiale, lo avevano riportato a uno stadio quasi primigenio, al punto da vincere temporaneamente la maledizione almeno per un punto specifico, in questo caso il fulcro stesso del suo piacere. Non che Xeno si sarebbe ritrovata a gestire un membro dalla foggia o dalle dimensioni di un drago ma avrebbe sentito chiaramente quella carne crescere in lunghezza e larghezza dentro di lei, dilatandola il più possibile e premendo con forza contro la sua cervice, mentre i fiotti di seme di avvicendavano apparentemente inesauribili.
    Alla fine, però, anche quell'orgasmo impossibile giunse alla sua fine e Arky che, fino a quel momento era stato teso e contratto, crollò a terra sfinito, respirando a pieni polmoni e in un bagno di sudore... ma ancora instancabilmente duro e, soprattutto, conservando quelle dimensioni davvero ragguardevoli. Malgrado ciò, il draghetto sembrava davvero sfinito e Xeno forse avrebbe potuto credere di averlo fatto godere al punto da farlo svenire, dato che il piccino aveva gli occhi chiusi e praticamente non dava segni di vita a parte il respiro ma, un attimo dopo, mosse la gamba libera per circondarle i fianchi e premerla verso di sé, come se volesse farla cadere su di lui o stringersi in modo tale che non potesse andare via. - Xhenooohh... - pigolò, aprendo gli occhi e mostrando un faccino semplicemente perso, languido poche cose al mondo: rossissimo, quasi paonazzo, era lucido di suore, lacrime e anche bava... e, soprattutto, la guardava come se fosse una dea, come chi vede sorgere l'aurora dopo una lunga prigionia al buio. - Xenohhh... - la chiamò ancora, protendendo le braccia verso di lei e, se la donna si fosse avvicinata, ecco che l'avrebbe abbracciata stretta e avrebbe premuto il visetto contro i suoi seni perfetti, beandosi di quel contatto.
    Hanco-rah... dih più... - aggiunse, in un pigolio supplichevole, facendo scivolare le mani sulle sue natiche sode per stringerle con vigore e desiderio. A quanto pareva il draghetto aveva un'idea molto chiara di cosa volesse dire con quel "di più"... ma Xeno lo avrebbe accontentato? Dopotutto quelle dimensioni potevano essere ostiche anche per una xenomorfa.
     
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    Lo sentiva pulsare con violenza dentro di lei, ogni affondo che lanciava ondate di piacere attraverso il suo corpo. La stretta di Xeno sulle caviglie di Arky era forte, abbastanza perchè i suoi artigli lasciassero segni rossi sulla pelle dell'umano, ma le sue cosce tremavano sotto l'assalto ai suoi sensi. Sentiva Arky, lo sentiva sotto di sè, lo sentiva dentro di sè. Era suo, la sua preda, e lei la sua predatrice.
    Gettò la testa all'indietro quando lo sentì venire dentro di lei, lasciandosi andare a un gemito di puro piacere. Piacere liquido, puro magma, le scorreva dentro, riempiendola completamente.
    E allora successe qualcosa di strano. Mentre stava ancora venendo, Xeno lo sentì ingrandirsi dentro di lei. Sgranò gli occhi e sbarrò la bocca, ma il respiro le mancò. Anche lei era ancora nel bel mezzo dell'orgasmo, le sue carni che tremavano senza controllo. E lui si ingrandiva, la tendeva, si spingeva in profondità più che mai. Xeno spalancò la bocca e gemette con forza. Estasi pura, che non avrebbe mai immaginato che un ometto come Arky avrebbe potuto farle provare, la travolse. La sua vagina non riuscì a contenere tutto il nettare che Arky le riversò dentro, il suo sperma che le colava lungo le cosce. Le ginocchia le si piegarono e fu solo all'ultimo momento che riuscì ad evitare di perdere l'equilibrio.
    Rimase a boccheggiare mentre l'orgasmo scemava, del tutto sorpresa da quel mutamento inatteso. Arky era diventato cosi grande!
    Lui mormorò, la chiamò, con una voce tremante che le fece formicolare la pelle piacevolmente. L'espressione che aveva, il ritratto della lussuria e della devozione, la prese al cuore. Ancora una volta, sentì quella strana emozione di prima, quella cosa dentro di sè per cui non aveva nome e che Arky in qualche suo modo riusciva a farle provare.
    Trattenne il respiro quando lui la strinse a sè, affondandole le dita nelle natiche. Ancora tremante per quel orgasmo cosi inaspettatamente violento, dovette piegarsi in avanti, lasciando che le gambe di Arky le scivolassero lungo i fianchi e appoggiando una mano sul pavimento.
    Xeno ansimava, cercando di riprendere il controllo. Non che Arky glielo rendesse semplice, con i suoi mormorii e tocchi delicati. Ma doveva, perchè se si fosse lasciata andare, stavolta lo avrebbe ucciso, ne era sicura. Già lo aveva ferito e graffiato dalla testa ai piedi abbastanza. Non voleva ucciderlo, non sapeva nemmeno lei perchè, ma non voleva ucciderlo.
    Arky era venuto cosi tanto che si era fatta una pozzanghera del suo nettare sotto di loro. Xeno era sorpresa da quel'ammontare. quel ometto non poteva essere umano, quello era poco ma sicuro. Quella stamina a parte, nessun umano sarebbe potuto venire cosi tanto, era impossibile!
    Xeno represse un altro brivido all'ennesimo pigolio supplichevole di Arky. Come faceva ad essere cosi carino? Era qualche tipo di potere predatorio? Accidenti, non ne sarebbe stata sorpresa.
    Con un ultimo sospiro, riprese una parvenza di controllo. Si era soddisfatta abbastanza per adesso. Meglio non andare oltre.
    "No." Disse seccamente. Quella parola gli venne fuori più rude di quanto avrebbe voluto. Con un certo senso di colpa, gli mise una mano sulla guancia, insicura di come farsi perdonare.
    Si sollevò con cautela, rabbrividendo al sentirlo uscire.
    "Basta..." mormorò.
    Gli si stese al fianco e, facendo più gentilmente che poteva, lo strinse a sè. Sentiva quella strana sensazione batterle nel petto assieme al cuore. Era... affetto? Non capiva. Lo strinse a sè più forte, godendosi l'odore di sesso e sudore che lo avvolgeva, la morbidezza di quel corpo delicato.
    "Arky..."
    Rimase cosi per qualche momento, poi si ricordò delle sue ferite. Lo ispezionò. Accidenti come l'aveva conciato male!
    Preoccupata, si sollevò sulle ginocchia, facendolo sollevare a sua volta. Spingendolo gentilmente a piegare la testa, si curvò su di lui e passò la lingua sul suo collo, proprio dove i suoi artigli avevano lasciato segni rossi. La sua saliva aveva proprietà curative molto minori. Niente che valesse la pena di menzionare ma poteva bastare per quelle ferite minori.
    Con attenzione, lo avrebbe leccato dovunque avesse trovato un segno o una ferita, dalla testa ai piedi senza lasciare un singolo punto intoccato.
    Alla fine, si sarebbe alzata, lasciandolo sdraiato sul pavimento. Un'ultima occhiata verso di lui, occhi brillanti nella penombra, e se ne sarebbe andata, portando con sè i suoi dubbi.
     
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