A Natale puoi...

per Sekiro

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Arky non aveva molta contezza dell'enormità delle rivelazioni che stava facendo a Xeno, non perché si fosse dimenticato del suo primo tempo tra gli umani, in cui tutto era nuovo e incomprensibile ma perché, semplicemente, in quel momento non riusciva in alcun modo a pensare: tutte le sue capacità intellettuali residue, infatti, erano state assorbite nell'epica impresa di spiegarle concetti che, in quel momento, apparivano complicatissimi a lui per primo mentre il piacere e la vergogna dilagavano per il resto della sua mente e del suo corpo, rendendo impossibile qualunque altro pensiero o considerazione di sorta. Il draghetto aveva tentato di alleviare almeno la vergogna coprendosi gli occhi e, dunque, il visino con un braccio ma, lesta, Xeno l'aveva costretto ad abbassare il braccio e, con un verso di disappunto, gli aveva fatto capire che non aveva ben gradito questo suo tentativo.
    Così il piccino era rimasto completamente esposto al suo sguardo e, soprattutto, non poté più rifugiarsi dietro la falsa, puerile idea che, se non poteva vederla, lei non avrebbe potuto vedere l'espressioni oscene che attraversavano senza sosta il suo visetto; insomma, la situazione in cui si trovava era a dir poco critica ma, ben presto, peggiorò ulteriormente. Arky, infatti, aveva cercato di celare il vero destinatario del suo regalo ma vuoi per il suo imbarazzo, vuoi per una pulsazione indiscreta del suo membro, Xeno aveva intuito tutto e aveva chiaramente parlato di compagna!! Il draghetto spalancò gli occhioni come se si fosse trovato, di colpo, dinnanzi a un precipizio profondissimo e senza sapere se era più imbarazzato del fatto che Morgana potesse essere davvero la sua ragazza o che, insomma... stava parlando di lei mentre si masturbava davanti a un'altra donna. Le sue guanciotte s'imporporirono all'istante e così, come i suoi occhioni si erano sgranati all'istante, si richiusero, strizzandoli con forza come se con quel solo gesto avrebbe allontanato quella possibilità. Ovviamente serrare le palpebre e arrossire non era sufficiente per negare quell'affermazione (Anzi...) e fu per questo che il draghetto, deciso a stabilire la (sua) verità, passò a un altro, più incisivo gesto: prese a scuotere la testolina in un violento, sentito diniego. - Nho! N-non è-è cosih! E'-è un'amic-aah! - pigolò, tra un gemito e l'altro, tanto che pure dopo aver espresso queste così "credibili" parole, continuò a scuotere il capo tutto impegnato a negare. Purtroppo, però, non tutto il corpo del piccino lo supportava in questa crociata per la "verità", perché la sua erezione non solo aveva pulsato violentemente a ogni diniego del draghetto, come se lo volesse smentire in contemporanea ma, addirittura, quando Xeno aveva fatto quell'espressione si era gonfiato ulteriormente, più eccitato che mai!
    Il piccino era ancora impegnato a scuotere la testa quando arrivò l'ennesima, imbarazzantissima considerazione di Xeno e, semplicemente, trasalì e arrossì come se dovesse avvampare da un momento all'altro come un cerino, immobilizzandola e guardandola con tanto d'occhioni. - N-no... i-io... n-non... - sussurrò, non sapendo che dire, perché proprio in quel momento gli passarono in mente tutti i momenti di passione condivisi con Morgana e non solo divenne scarlatto ma, soprattutto, il suo membro pulsò violentemente e lasciò andare un copioso rivolo di liquido preseminale, ultima e definitiva prova riguardo all'intera faccenda. Arky, com'era prevedibile, aveva già serrato le palpebre e probabilmente si apprestava a riprendere a scuotere il capo in inutili, falsi dinieghi ma Xeno lo anticipò afferrandogli proprio il capo con quella mano grande e bella. Fu un tocco delicato e il piccino emise soltanto un versetto stupito, che si affievolì di colpo e rimase così, con le guanciotte morbide e caldissime strette da quelle dita, a guardarla quasi imbambolato.
    Si riscosse soltanto quando Xenogli rivolse quelle domande imbarazzanti e il piccino, per un lungo attimo, pensò alla possibilità di negare nuovamente... per poi dirsi che no, non sarebbe servito a nulla, meglio essere sincero. Soltanto che non aveva idea di dove partire per esserlo! Inoltre Morgana era una bellissima ragazza, certo ma aveva una particolarità che non... non voleva rivelare! La sua giovane "amica", infatti, era stata maledetta (Un po' come lui) e adesso non aveva più un'intimità femminile, bensì un membro proprio come il suo! Come poteva spiegare una cosa simile a Xeno o, peggio ancora, spiegarle che lui aveva... "coccolato" tale intimità?! Impossibile!! Doveva... doveva elidere le parti non adatte! - L-lei è-è... nghh! U-una c-compagna d-di... s-cuolah. - miagolò il piccino, senza avvedersi che Xeno potesse non sapere cosa diamine fosse una scuola e tenendo gli occhi molto bassi per evitare d'incrociare lo sguardo della xenomorfa, dato che non poteva abbassare il capo. - E-e... a-abbiamo f-fatto... - continuò con evidente sforzo e arrossendo ancora di più, tanto che Xeno avrebbe sentito quelle soffici guanciotte diventare pressoché bollenti. - T-tuttoh. - sussurrò, strizzando gli occhioni dall'imbarazzo. Sarebbe bastato fermarsi lì, senza essere più esplicito di così ma una qualche strana forza obbligò il piccino a continuare, come se la palla di neve della verità fosse diventata una valanga che non poteva arrestare: - H-ho pure... g-giocato con i-il suoh c-cul... s-sederinoh. - aggiunse, tenendo gli occhioni chiusi e fremendo tutto dalla vergogna, mentre il suo membro che veniva masturbato senza posa pulsò come se dovesse scoppiare in un orgasmo da un momento all'altro: fortunatamente, al culmine delle pulsazioni, rilasciò un altro rivolo di liquido preseminale e si calmò. Come avrebbe interpretato quelle parole e quelle reazioni, Xeno?
     
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    Attraverso la sua mano, le sue guance, persino attraverso l'aria che li separava; Xeno poteva sentire il calore che permeava Arky come una sorgente termale. Vederlo cosi vulnerabile, cosi confuso, perso, suo, lo rendeva cosi attraente ai suoi occhi, cosi maledettamente attraente...
    L'istinto ringhiava nella sua mente, esigendo che si lasciasse andare una volta per tutte e al diavolo le conseguenze. Per fortuna, aveva ancora la presenza di spirito sufficiente per tenerlo a bada. Non che Arky la aiutasse particolarmente da quel punto di vista.
    Le sue confessioni la divertivano, pizzicando allo stesso tempo la sua vena erotica. Era semplicemente cosi.. carino!
    La sorprendeva quanto facilmente cedesse, ma non poteva dire di non esserne immensamente compiaciuta. Che fortuna aver trovato un umano come lui; sembrava davvero che fosse stato fatto apposta per lei...
    "Tutto?" Xeno alzò un sopracciglio divertito. Adesso quella si che era una parola vaga. Stava per chiedere precisazioni, ma, con una punta di sorpresa, Arky la prevenne.
    Passando le dita su quelle guance bollenti, Xeno mormorò tra sè, guardandolo negli occhi. Era intrigata da quella precisazione. Quel ometto adorava quel trattamento, quello ormai era chiaro. Però, quella riluttanza era ancora lì, anche se seppellita sotto un'ondata di eccitazione. Forse la stava superando? Si stava finalmente lasciando completamente andare? No no, non era quello. La vergogna era ancora lì, la poteva sentire sotto l'odore pungente del seme.
    C'era un altro motivo.
    "Ad Arky piace il buchino di dietro?"
    Xeno lo lasciò continuare a masturbarsi da solo. Eccitato com'era, chissà se sarebbe riuscito a fermarsi?
    Muovendosi sinuosa come un serpente, si mise a quattro zampe, puntando il suo generoso fondoschiena verso l'umano. La sua coda spinse in basso i pantaloni che portava, rivelando pelle soda e dal colore esotico. Le curve del fondoschiena di Xeno apparvero nella penombra. I pantaloni scivolarono a metà natica, appena sopra dal rivelare lo stesso buchino con cui Arky aveva detto di aver giocato.
    La guancia appoggiata sulle braccia appoggiate a terra, Xeno gli rivolse un sorriso divertito.
    "E questo? Ti piace? Mh?" Lo stuzzicò. Le sue parole furono punteggiate da una piccola serie di colpetti della sua coda sulla schiena di Arky, delicati come carezze. "Cos'è una scuola?" Domandò. "E la tua compagna. Parlami di lei."
    C'era una scintilla ferina nel suo sguardo. Voleva informazioni, ma allo stesso tempo era troppo curiosa di vedere le sue reazioni.
     
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    La fragile diga del riserbo di Arky s'infranse in un attimo alla domanda, divertita, di Xeno: il piccino, infatti, capitolò in un attimo e le rivelò, sia pure con un'eufemismo, di aver praticato sesso anale con la sua "compagna". Naturalmente la sua resa fu tanto veloce proprio perché moriva dalla voglia di rivelarglielo, perché tutta quella situazione era maledettamente eccitante anche se lo imbarazzava oltre ogni immaginazione, come ben testimoniavano il rossore e il calore che caratterizzavano le sue gote, strette e quasi accarezzate dalle dita della xenomorfa.
    Dopo aver fatto una simile confessione, però, il piccino non poté reggere il suo sguardo divertito senza rischiare di andare in ebollizione, dunque chiuse gli occhi e, semplicemente, si perse nella piacevolezza della sensazioni che, frenetiche, si riversavano nel suo corpo, come la mano di Xeno che guidava la sua sul suo membro, che dettava il ritmo di quell'intensa masturbazione o l'altra mano, quella che gli stringeva tanto dolcemente le guance paffute e che tanto gli faceva desiderare delle carezze sul viso, sul capo, un nuovo, intenso bacio con cui liberare il piacere che ormai correva furioso dentro di lui. Riaprì gli occhi, anzi li sgranò emettendo un verso quasi spaventato, quando quelle due sensazioni vennero di colpo a mancare e fece appena in tempo a osservare Xeno voltarsi e, felina, inarcare la schiena per mettere in evidenza il suo fondoschiena pieno, perfetto.
    Il draghetto sgranò gli occhioni, fremette tutto e il movimento della manina sul suo sesso che, fino a un momento prima era rallentato fino quasi a spegnersi, riprese più frenetico che mai. Strizzò gli occhioni alla domanda davvero impertinente della donna e deglutì più volte, come se stesse cercando di ricacciare giù, in fondo alla gola, l'imbarazzo che gli impastava la bocca. - I-io... i-io... sì. - pigolò con un sussurro appena udibile, arrossendo se possibile ancora di più e chiuse ancora gli occhi, impossibilitato dalla vergogna a sostenere il suo sguardo, quel magnifico dai bagliori di fuoco, cremisi come il sangue che gli risaliva le gote, come il sangue che gli pulsava impaziente nella sua verga. Ma le sue palpebre non rimasero serrate ancora a lungo, poiché la tentazione di quei fianchi torniti, di quei glutei sodi era troppo forte, un canto di sirena a cui non poteva e non voleva sottrarvisi; quando riaprì, dunque, gli occhioni si ritrovò dinnanzi a quell'icona di perfezione che, fin troppo lentamente, veniva privata dal velo dei pantaloni.
    Arky osservò fremente, trattenendo il respiro, ogni centimetro di pelle che veniva scoperto, la discesa inesorabile di quei jeans e, quando si arrestarono di colpo, criminosamente sopra quel buchino che pregustava e già immaginava, emise un versetto stizzito e disperato insieme, lamentandosi mentre fremeva impaziente. - Sì! Mi piace, mi piace t-tanto! - rispose istintivo, di tutta fretta e con la voce rotta dal bisogno, dalla preghiera che Xeno potesse scoprire completamente quei glutei meravigliosi che agognava sopra ogni cosa.
    Tremò tutto ai colpetti gentili, delicati della coda della xenomorfa sulla sua schiena, mentre continuava a masturbarsi da bravo piccino diligente, obbedendo al comando implicito di Xeno (Che, di certo, non avrebbe gradito vederlo fermarsi)... e a quello del suo corpo, desideroso di raggiungere quanto prima l'acme del piacere. Le domande successive della donna lo misero in grave, bravissima difficoltà perché tutto voleva purché spiegarle di cose complesse come la scuola o di cose imbarazzanti come Morgana ma... Xeno non ascoltava le sue preghiere, i sui versi di disappunto! Voleva risposte e se queste erano l'unica moneta capace di pagare la vista a ciò che agognava di più, gliene avrebbe date quante voleva.
    La s-scuola è... è un p-posto dove s-si imparano l-le cose. Persone p-più grandi insegnano cose a-ai più piccoli. - spiegò, cercando di stringare e di rendere il più semplice possibile un concetto enorme ma che, forse, nella sua radice affondava a un concetto universale per molte forme di vita. Ma, superato lo scoglio della scuola, c'era l'Everest di Morgana: come parlarne e, soprattutto, era giusto farlo in quel contesto? Insomma, mentre si stava masturbando guardando il culo di un'altra donna? Arky deglutì parecchie volte e, alla fine, si risolse a parlare: - M-morgana è-è... bella, tanto b-bella. E' alta, ha i capelli c-corvini e-e ha... ha un s-seno... - come definirlo? - Pro... p-proc-a... mh! - certo che "procace" era davvero una parola complicata! - G-grande e ha un... u-un sederino proprio b-bello... - spiegò, alla fine, strizzando gli occhioni per sfuggire al suo sguardo. Soltanto che quando lo riaprì, un attimo dopo, aveva un'urgenza e un bisogno che prima non esprimeva: - T-ti p-prego, Xenoh... ti preg-o... n-ne ho bisogno. - pigolò, scosso da un fremito e totalmente abbandonato a lei, con gli occhioni che la guardavano persi, suoi senza se e senza ma.
     
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    Non era carinissimo, cosi preso, travolto dal piacere?
    Il sorriso di Xeno si allargò al sentire la voce rotta dell'umano. Il tremore che sentiva attraversarlo attraverso la coda era il suo piacere, i suoi versi spezzati la sua musica. Sembrava proprio che avesse trovato un nuovo gioco preferito: far impazzire di piacere gli esseri umani e guardarli mentre, semi-nudi e coperti del loro stesso piacere, si perdevano nelle sensazioni.
    O forse la categoria includeva solo Arky? Un pensiero interessante.
    Xeno mormorò tra sè, soppesando le risposte dell'umano. Ah, quindi una scuola era un posto per l'educazione dei piccoli; e considerata l'importanza della questione, gli umani probabilmente avevano la cosa organizzata in modo abbastanza sofisticato da rivaleggiare con i Xenomorfi. Più Arky le dava informazioni, più Xeno capiva di stare solo scalfendo la superficie. Quel mondo era più intricato, complesso e interessante di quanto pensasse.
    Riguardo la sua compagna, Arky le rispose in modo adeguato alla sua "situazione". Xeno rise tra sè, piano. Non era proprio ciò che sperava di sapere, l'avrebbe interessata di più conoscere dettagli sui principi alla base delle relazioni umane, ma non poteva non esserne divertita. Ad Arky piacevano le ragazze alte a quanto pareva! Oltre ai posteriori, certamente!
    La sua supplica lanciò un brivido di eccitazione attraverso di lei. Schiuse le labbra, lasciando uscire un sospiro bollente. Chiuse gli occhi, sembrando quasi che ci stesse riflettendo sopra.
    "Mh, Arky non mi ha detto proprio quello che volevo sapere." Disse, quasi stesse parlando tra sè. "Non so."
    La sua coda scivolò sulla guancia del ragazzo, tracciando un sentiero sulla sua pelle sudata.
    La lingua di Xeno dardeggiò tra le sue labbra, assaporando l'aria bollente e grondante dell'odore di Arky.
    "Però, se lo dici cosi..."
    Gli occhi di Xeno scintillarono nella penombra. Fame, selvaggia ed animale, li illuminava. La sua coda si animò con violenza. Irruenta come un treno, corse dal collo e sul petto di Arky. Scivolò tra le sue gambe, facendo a pezzi i suoi boxer e sollevandolo con violenza da terra. Gli si avvolse attorno alla schiena e poi tornò di nuovo di fronte, bloccandolo saldamente tra le sue spire. Infine, si avvolse attorno al suo membro eretto, rinchiudendolo completamente tra le sue spire, non lasciando nemmeno un centimetro di pelle scoperto.
    Mentre Xeno lo fissava, la coda prese a muoversi rapidamente. Si muoveva avanti e indietro, pompandolo dalla base alla punta, e allo stesso tempo lo strizzava ritmicamente, tutti i suoi movimenti irruenti e quasi violenti. Era un assalto in piena regola, ancora più violento e completo di quanto fosse stata la prima volta che l'aveva fatto venire.
    Non aveva avuto quello che voleva, ma Arky era troppo carino per lasciarlo a soffrire per troppo tempo.
    Forse Arky sarebbe riuscito a resistere, ma Xeno non lo avrebbe lasciato andare finchè non fosse venuto, e poi l'avrebbe spremuto e continuato a pomparlo finchè l'ultima goccia di sperma fosse stata tirata fuori.
    Una volta finito, Xeno lo lasciò andare, per poi scivolare verso di lui. Sinuosa e veloce come un serpente, gli afferrò entrambi i polsi e lo spinse contro la parete, forzandolo a stare in piedi abbastanza in alto da poter a malapena stare sulle punte dei piedi.
    "Due volte, mh?" Sospirò. "Arky si sta proprio divertendo..." Gli leccò la punta del naso. "Ma adesso è il mio turno..." Il suo sorriso era tutto denti. "Arky probabilmente morirà. Ma sarà bello. Promesso..."
    Fino a quel momento era stata abbastanza delicata, attenta a non fargli male, ma la sua sopportazione era arrivata al suo limite. Adesso non si sarebbe più contenuta e, beh, un umano sarebbe probabilmente finito in mille pezzi sotto il fuoco della sua passione. Tanto per iniziare, Xeno morse Arky sulla spalla, affondando i denti nella sua pelle, abbastanza da lasciare un segno profondo, ma non da fare uscire sangue, non ancora per il momento.
    Arky doveva agire in fretta se non voleva finire ucciso!
     
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    Arky non comprese il motivo delle risatine della xenomorfa, dopotutto lui le aveva risposto come doveva, non aveva sbagliato alcunché o, per meglio dire, nella sua mente il concetto di Morgana era indissolubilmente legato al suo prosperoso décolleté, soprattutto in un momento come quello che, di sangue con cui ossigenare il cervello, n'era rimasto ben poco! Ciononostante, il draghetto si accorse facilmente della titubanza di Xeno e cercò, con dei mugolii piuttosto lamentosi, di convincerla ad abbassare ulteriormente quei benedetti jeans e offrirgli, così, quel tanto agognato fondoschiena... ma, purtroppo per lui, la donna aveva ben altri piani. - T-ti pregoh... t-ti dirò t-tutto, tuttoh! - miagolò ancora una volta, senza sapere bene che fosse questo "tutto" che doveva dirle, rabbrividendo per la carezza della coda sulla sua guanciotta paffuta prima di fremere tutto per il modo in cui Xeno lo guardò, facendo saettare la lingua tra le labbra come una serpe.
    Il piccino aveva dischiuso le labbra per dire qualcos'altro, probabilmente aggiungere un'altra supplica ma dalla sua boccuccia si levò un urletto stupito perché, in maniera del tutto inaspettata, la coda della xenomorfa riprese a sballottarlo senza troppa gentilezza, costringendolo ad alzarsi e immobilizzandolo non prima di aver distrutto i suoi bozex e aver stretto in perverse spire la sua erezione pulsante. Arky quasi non riuscì a capire cosa stesse succedendo che prese a gemere con voce acuta, agitando il bacino (Per quanto gli era possibile) verso la coda della donna e del piacere che gli stava massicciamente donando. - Ahh, nghhh... X-xenoh... mhh! - pigolò, strizzando gli occhioni e agitandosi tutto in quella perversa, splendida costrizione che erano le spire di Xeno, mentre la mente si svuotava rapidamente di ogni pensiero per essere colmata da un piacere ardente, tumultuoso che gli mozzava il respiro. Certo, il draghetto era un po' deluso del fatto che non aveva potuto vedere tutto il fondoschiena di Xeno e, soprattutto, di non averlo potuto toccare o affondarci contro il visetto ma anche così stava godendo terribilmente e sebbene avrebbe voluto trattenersi, mostrarle quanto fosse esperto e abile in quel campo, si ritrovò ben presto a emettere gemiti sempre più intensi, quasi degli squittii e, mugolando in maniera inintelligibile, esplose in un nuovo, violento orgasmo. La sua asta, turgida e gonfia, fremette violentemente e schizzò copiosi fiotti di sperma, forse addirittura più abbondanti del primo orgasmo che, se Xeno non si fosse schermata adeguatamente, le avrebbero macchiato la maglietta o, quantomeno, i jeans.
    Il piccino era stravolto, incredibilmente languido a causa del piacere e anche se il suo membro si manteneva ostinatamente turgido, tutto il resto delle sue membra erano morbide, completamente rilassate, tanto che quando la coda lo lasciò andare sarebbe certamente finito a terra se la xenomorfa non l'avesse preso al volo; peccato che lo costrinse nuovamente in una posizione scomodissima, con i polsi bloccati verso l'alto e lui costretto a mettersi in punta di piedi per evitare di farsi male ai polsi. - Mh, i-io... n-no... - miagolò, arrossendo tutto e arricciando il nasino per quella leccatina inaspettata, mentre chiudeva gli occhi a causa dell'imbarazzo: era certamente vero che fosse venuto due volte ma... non l'aveva deciso lui e lei lo sapeva bene! Naturalmente non aveva nulla in contrario al fatto che anche lei potesse godere, soltanto che quel sorriso tutto zanne aguzze lo metteva a disagio... e a ragione, visto cosa aggiunse subito dopo: Arky sgranò gli occhioni stupito, visibilmente spaventato per una simile dichiarazione e li ritornò subito a strizzare per lo spavento, quando la vide avvicinarsi alla sua spalla con la chiara intenzione di morderlo. Pigolò, acutamente, ma non per il dolore: il morso, infatti, non lo ferì e, piuttosto, lo fece rabbrividire tutto perché fin troppo vicino al suo collo, area del suo corpicino particolarmente sensibile (E il che era tutto dire!).
    Il draghetto cercò di decifrare cosa volesse dire Xeno con quelle parole: lo avrebbe mangiato? Oppure, forse, era soltanto molto eccitata e credeva che, perdendo il controllo, gli avrebbe fatto molto male? Quest'ultima opzione era un po' meno spaventosa, sia perché presupponeva da parte sua una non intenzionalità e sia perché, insomma, lui non era mica un umano vero! Era un drago e, se fosse stato nella sua antica forma, gliela avrebbe fatta vedere lui! Però, giacché non era in quella forma, forse sarebbe stato opportuno prendere qualche precauzione... ma quale?
    Aahh... X-xenoh... - la chiamò il piccino, continuando a fremere perché, a parte la vicinanza col collo, non gli dispiaceva affatto che quel morso gli facesse un pochino male. - Io so fare c-cose c-che piacciono t-tanto alle ragazzeh, sai? Se mi lascia a-andare e... e ti s-spogli, t-te le faccio provare. - propose il piccino, terribilmente imbarazzato, col visetto tutto rosso ma deciso a evitare di morire! In tal senso, temette che una simile offerta potesse risultare poco appetibile per la xenomorfa e decise di rincarare la dose: - S-se non t-ti piaceranno p-potrai p-punirmi per n-non essere stato a-abbastanza b-bravo! - azzardò, infatti, pentendosi subito per una simile aggiunta: a Morgana e a Edwyn le capacità piacevano, tuttavia non poteva essere sicuro che valesse lo stesso anche per le xenomorfe! Che si fosse messo dalla padella alla brace?
     
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    Era difficile continuare a trattenersi, specie con il sapore di Arky che le accarezzava la lingua. Sapeva di sudore, paura, eccitazione e qualcos'altro, un retrogusto che non poteva che essere chiamato Arky, e le piaceva da morire.
    Xeno passò la lingua sul segno rosso che aveva lasciato, alleviando qualsiasi dolore gli avesse dato mentre pensava. O almeno, provava a farlo.
    "Oh?" Fece, divertita dalla sua proposta. "Ti piace proprio farlo cosi." Sibilò. Sollevando la gamba, strusciò senza troppa delicatezza la coscia contro il membro dell'umano, toccandogli anche i testicoli. "Trovato cosa piace ad Arky..." Canticchiò piano.
    Per quanto fosse stata pronta a fargli riavere un'erezione a forza, era rimasta sorpresa che l'attrezzo dell'umano non desse segni di voler andare giù. Arky ne aveva di vitalità!
    Respingendo la crescente difficoltà a mantenere il sangue freddo, prese in considerazione quella proposta. Le era diventato abbastanza chiaro che avere informazioni in quelle "condizioni" non avrebbe portato a molto. A quel punto, l'unico valore che l'umano aveva per lei era come mezzo di soddisfazione. Poteva semplicemente usarlo anche per quello e andare avanti con la notte.
    Però... era curiosa. Quel umano era un esemplare cosi carino. E i suoi timidi racconti sulle sue esperienze sessuali avevano attizzato la sua curiosità. Chissà come si sarebbe comportato da sè?
    Infine, se era un mezzo per il suo piacere, perchè non usarlo fino in fondo?
    Velocemente, Xeno tracciò un percorso con la lingua sulla spalla di Arky. Aveva preso una decisione.
    "Ok."
    Si mosse velocemente, sparendo in una frenesia di attività.
    Quando si fermò, Arky era col sedere per terra e la schiena verso la porta, la coda di Xeno avvolta con delicatezza attorno a una caviglia.
    Xeno era metà sdraiata e metà seduta su una poltrona formata dagli intrecci della sua stessa coda. In quella posizione rilassata, i suoi occhi luminosi fissavano l'umano dall'alto in basso, con un misto di divertimento, fame e sfida.
    "Arky è bravo in questo, si?" Disse, accavallando le lunghe gambe. "Inizia. Ma se non basta..." Lasciò la minaccia non-detta, limitandosi a far cliccare assieme i suoi artigli.
    La divertiva il fatto che lui non avesse nemmeno provato a chiedere di essere risparmiato. Per quanto cercasse di guadagnare tempo, era davvero perso.
    Con un piccolo sibilo di impazienza, Xeno gli fece cenno di avvicinarsi. Non si sarebbe spogliata ovviamente. Quello era compito di Arky!
     
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    Il piccino mugolò nel percepire la lingua calda e vellutata della donna sul suo collo, lì dove fino a un attimo prima vi erano i suoi denti, a stuzzicare proprio i segni rossi e lievemente gonfi che gli aveva lasciato. La pelle di Arky era morbidissima e davvero delicata, tanto che Xeno non avrebbe avuto alcun problema a squarciarla o, più semplicemente, a renderla la mappa viva della sua passione, tanto facilmente lasciava sbocciare i lividi o le linee scarlatte dei graffi.
    Non che il piccino riuscisse a pensare a come si stava riducendo, dopotutto la sua "amica" gli aveva appena detto che sarebbe morto (E senza specificare come!) e lui si era giocato il tutto per tutto con una proposta che, a pensarci a mente lucida, gli sarebbe apparsa come davvero stupida... soltanto che lui non pensava nemmeno a quello! Non appena, infatti, Xeno strusciò la sua coscia ancora fasciata dal tessuto un po' ruvido dei jeans, il cervello del piccino si spense e rimase lui, con gli occhioni chiusi, a gemere perso a protendere inutilmente i fianchi verso la sua gamba, col suo membro più duro che mai a pulsare violentemente contro quella carne, che avrebbe voluto provare senza altro schermo che la loro pelle. - Mhh... nhg... sì, m-mi p-piace... - miagolò un Arky confuso, che non capiva bene cosa gli piacesse perché, insomma, a lui piaceva tutto di Xeno! Salvo, ovviamente, quella inesplicabile tendenza che aveva a volerlo mangiare o squartare o, comunque, a ucciderlo in qualche modo. Era così preso da quelle sensazioni che gli sconquassavano il corpo sotto forma di violenti brividi che, semplicemente, non sentì il suo "ok" ed emise un urletto piuttosto spaventato quando si sentì cadere, sbattendo piuttosto rumorosamente il sederino per terra. - Ohi, ohi... uh?- pigolò, prima di sgranare gli occhioni nel vedere la punta della coda di Xeno avvolgersi alla sua caviglia, come una sorta di catena da detenuto... anche se, in realtà, i suoi occhioni si fecero ancora più grandi nel vedere come la xenomorfa si fosse accomodata tra le sue stesse spire, sensuale e bella proprio come la dominatrice che era.
    Quando, finalmente, il draghetto comprese che la sua proposta era stata accettata e che, forse, poteva ancora sperare di sopravvivere, venne travolto da una gioia screziata di tensione, paura e la guardò per un lungo momento spaurito, come se non sapesse cosa fare, con un'espressione da cucciolo ingenuo sul volto davvero, davvero tenera... prima di riscuotersi a quel schioccare di artigli con un brivido e, velocemente, gattonare verso di lei: - S-sì! - esclamò, sistemandosi tra le sue gambe e sentendosi terribilmente piccolo rispetto a lei che, vista da quella prospettiva, gli appariva ancora più grande di quanto non fosse già. Arky, comunque, non perse altro tempo e poggiò le sue manine sulle sue gambe delicatamente, carezzandole con dolcezza da sopra i jenas. - X-xeno... t-tra g-gli u-umani, una d-donna che comanda un uomo è-è chiamata padrona... tu sei la mia p-padrona? Ti... a-appartengo? - chiese, spiegandole in maniera fin troppo semplicistica un argomento decisamente più complesso di così... ma quando si pensa a salvarsi la pelle non si bada a certi dettagli! Intanto, mentre il piccino parlava, aveva iniziato a far scorrere delicatamente le manine dalle cosce ai polpacci, fino ad arrivare alle caviglie e ai piedi che ancora calzavano le scarpe da ginnastica: lentamente, guardandola in volto per vedere eventuali espressioni di fastidio o noia, iniziò a sciogliere i lacci perché, se doveva spogliarla lui, doveva per forza partire da lì. Gliele tolse e il draghetto non sapeva cos'avrebbe trovato, se dei piedi simili a quelli umani, magari artigliarti o più simili a delle zampe di rapace per esempio, se ricoperti o meno di carapace ma, in ogni caso, non appena l'avrebbe liberato dalla sua calzatura, vi avrebbe apposto un tenero bacio sia sul dorso che sulla pianta, carezzandolo devotamente con le manine prima di replicare il processo anche per l'altro.
    L'uomo deve ubbidire a-alla sua padrona... però questa non p-può fargli male se lui si c-comporta bene. - continuò il piccino, carezzandole le gambe mentre si alzava per poter arrivare al bacino di Xeno: l'intento di Arky, nel pronunciare quelle parole, era così evidente che l'avrebbe capito persino un bambino... ma, insomma, che altro poteva fare per tutelarsi? le sue manine sbottonarono velocemente i jeans della donna e ne afferrarono la cintola, pronti a tirarli giù non appena Xeno si fosse alzata quel tanto che bastava per permetterglielo. - Posso... posso abbassarti i pantaloni, Padrona? - chiese il piccino tutto rosso, ma senza balbettare e guardandola negli occhi con una certa decisione: Xeno sarebbe stata al gioco?
     
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    Xeno rise piano, apprezzando ciò che vedeva negli occhi di Arkholfus. Da parte sua, l'apprezzamento non poteva che essere ricambiato. Xeno si mangiò con gli occhi il corpo nudo e coperto di sudore dell'umano, il suo sguardo che scivolava sul ventre completamente piatto e le curve, mascoline ma ancora morbide. Decise che era... appetitoso cosi, e quando lui si accovacciò tra le sue gambe l'impressione raddoppiò.
    "Davvero?" Chiese divertita dall'ennesima strana traduzione umana. Nella sua colonia, era solo ovvio che la Regina comandasse, ma era cosi solo per la sua forza. Che gli umani si sottomettessero a qualcuno per un motivo differente cadeva in linea con la loro strana mentalità.
    Quelle piccole mani che le scivolavano con delicatezza sulle cosce le provocavano una sensazione piacevole, tanto che desiderò di poterle sentire contro la sua pelle nuda. Si controllò, però, curiosa di vedere come il piccolo umano si sarebbe comportato.
    Arky le sfilò le scarpe, un atto che la incuriosì ma anche soddisfò stranamente. I piedi di Xeno erano umani, ma a differenza della normalità le sue unghie erano affilate e la pelle sui due lati aveva un'apparenza scagliosa, come se si stesse trasformando. Al centro, una striscia di pelle soda si faceva strada.
    Rise piano quando Arky glieli baciò, il contatto delle labbra del ragazzo che la solleticava tanto quanto le risultava piacevole.
    "Lo vorresti?" Chiese con un sorriso, guardandolo dall'alto in basso. Non commentò sul fatto che Arkholfus sembrava avere molta esperienza con queste cose. Per qualche motivo, il pensiero che lui fosse stato di qualcun altro aveva un retrogusto di fastidio. Non che importasse ormai. "Vorresti che lo fossi?"
    Le sue dita scivolarono tra i capelli di Arky, intrecciandosi con quelle ciocche dal colore cosi esotico. Xeno decise istantaneamente che le piaceva toccarli. Erano davvero vellutati.
    "Oh?" Scoprì i denti in un sorriso a sentire le parole di Arky. "Suona come una regola. Non dovresti essere quello che obbedisce?"
    Lo punzecchiava, rigirando quello che diceva contro di lui. Oh, ma poteva vederlo con chiarezza. Arky cercava di trovare una vita d'uscita, ma era già perso. Adorava quello che stava succedendo, non importa cosa si dicesse. Inventare quella situazione per garantirsi una protezione? No, lo faceva per desiderio...
    "Vedremo..." Disse, con uno sorriso enigmatico, ma che gli intimava a fare del suo meglio.
    Inarcò un sopracciglio quando le sue intenzioni si fecero chiare.
    "Dritto al punto, mh?" Ridacchiò. La sua mano scivolò tra i capelli dell'umano, carezzandogli la nuca. "Arky è un umano davvero assetato."
    Ma non quanto lei ovviamente! Tutta quella situazione le aveva messo un fuoco nel ventre che avrebbe dovuto trovare soddisfazione prima della fine.
    Sorridendo, gli fece cenno di continuare. Sotto, lei non portava mutandine. La sua intimità era libera e già leggermente bagnata. Mentre Arky la portava allo scoperto, Xeno lo avrebbe guardato fisso, già godendosi quell'adorabile espressione imbarazzata e pronta a godersi la sua reazione.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Anche in un dettaglio parziale e contenuto come l'aspetto dei suoi piedi, Xeno mostrava la sua origine esotica e predatoria: i suoi piedi, infatti, sarebbero sembrati perfettamente umani se non avessero avuto delle scaglie scure ai lati (Volendo, molto simili a quei dei draghi) e delle unghie a punta, affilate e decisamente simili ad artigli. Il piccino rimase impressionato di questo dettaglio e ciò lo aiutò a ricordarsi che Xeno, per quanto non gli riuscisse di percepirla davvero come un nemico, era una predatrice per natura e già solo per questo era pericolosa: perché lui, per quanto potesse sognare e ricordare il suo tempo da drago, non lo era più e da molto tempo non era altro che una preda, una debole e indifesa preda.
    In qualche modo sentiva che Xeno (almeno per il momento) non volesse fargli del male... ma, insomma lei era una cacciatrice, era il suo istinto! Per questo motivo, sia pure spaventato e timoroso di quel passo, aveva iniziato a raccontarle quella semplificazione di cosa fosse un rapporto tra dominatrice e dominato, provando a ritagliarsi un piccolo ma vitale spazio di salvaguardia. Ma davvero era soltanto questo? Non ebbe modo di rispondersi perché la domanda diretta di Xeno lo fece quasi sobbalzare, mentre sgranava gli occhioni e arrossiva come un pomodoro: esitò un po' a risponderle e questo ritardo non fu dovuto soltanto all'imbarazzo di dover dare una risposta a una domanda tanto perniciosa, con cui si giocava tutta la sua partita; no, Arky sapeva benissimo che avrebbe dovuto risponderle "sì" e basta, dopotutto non voleva ingraziarsela? Non era proprio quello il punto, l'obiettivo del suo piano disperato? Eppure... Xeno era così ingenua e così inconsapevolmente dolce, era davvero corretto mentirle in quel modo? E poi, soprattutto, davvero le avrebbe mentito dandole una risposta affermativa? - I-io... sì. - ammise il piccino, arrossendo ancora più intensamente e sfuggendo al suo sguardo, all'aspetto statuario e immenso di quel corpo bellissimo che incombeva su di lui, eppure nel dare questa risposta la sua erezione, straripante sincerità, fremette e pulsò vigorosamente, come se l'idea che Xeno divenisse la sua padrona la riempisse d'incontenibile e irreprimibile gioia. Il povero draghetto si ritrovò ad arrossire ulteriormente, pieno di vergogna per quella reazione esuberante del suo corpo e, poveretto, sobbalzò ancora più imbarazzato di prima per l'osservazione tagliente di Xeno, tagliente quasi quanto il sorriso che gli rivolse e in cui Arky si perse per un lungo, intenso attimo. - I-io, i-io... - pigolò, sentendosi scoperto, come se d'un tratto la scenografia e i costumi della sua piccola, ingenua menzogna fossero stati strappati, lasciando soltanto una verità nuda come lui. Si aspettava una punizione, magari uno schiaffo e aveva già chiuso gli occhi dallo spavento per preparasi all'impatto quando la voce di Xeno, enigmatica e imperiosa gli donava una nuova, piccola speranza. Arky sgranò gli occhi, stupito e felice, annuendo vigorosamente e riprendendo, alacre, il suo operato.
    E-ecco.... s-sì ma è perché sei... t-tanto bella! - rispose tutto imbarazzato il piccino all'osservazione giocosa della xenomorfa, arrossendo e mordendosi le labbra per aver detto una cosa tanto stupida e, forse proprio per questo, tanto vera. Eppure, Xeno fece proprio come le aveva chiesto e, sinuosa e perfetta come sempre, si tolse i pantaloni: Arky seguì il veloce, magnetico scivolare dell'indumento su quella pelle liscia e perfetta, che si rivelava ai suoi occhi sempre più impazienti e che, ben presto, si persero nel centro di quel pube magnifico, in quella femminilità che gli apparve inaspettatamente senza veli, già rorida di eccitazione per lui. Il draghetto fissò quel sesso tanto perfetto come imbambolato, poi si riscosse e vi avvicinò il visetto tutto rosso e caldo di imbarazzo ed eccitazione, mentre con le manine finalmente poteva carezzare quelle cosce chilometriche, perfette e vellutate. - Sei così bella, Xeno... - sussurrò, senza più esitazioni, senza più imbarazzo: stava affermando una verità inoppugnabile, dopotutto. Anche se si sentì davvero assetato in quel momento, non gettò il viso tra le sue cosce come avrebbe voluto fare ma agì con più lentezza, con più pazienza: respirò il profumo intenso della sua femminilità, la carezzò col fiato caldo del suo respiro e vi premette delicatamente le labbra, chiudendo gli occhi, in un bacio pregno di desiderio e, allo stesso tempo, di dolcezza. Passò le labbra morbide e piene su quelle altre labbra, rendendosele lucidi di umori prima di protendere la lingua, morbida e calda, per leccarle una, due, tre volte cercando di regalarle sensazioni piacevoli anche se ovattate.
    In tutto questo, le sue manine erravano invece impazienti sulle sue cosce, carezzando e talvolta palpeggiando quelle carni sode, viaggiando su e giù e, talvolta, soffermandosi molto, troppo vicino a quel fondoschiena sodo, assolutamente perfetto e per cui il piccino aveva una predilezione dichiarata, pur senza afferrarlo davvero. Eppure, proprio mentre la sua lingua stava ancora coccolando, vezzeggiando quella femminilità perfetta, il piccino la spinse con decisione tra le sue labbra solcandole e penetrandola, mentre afferrava con impeto e desiderio quelle natiche magnifiche e le stringeva con forza piuttosto sorprendente per uno scricchiolo come lui. I movimenti del draghetto erano esperti e sicuri, la leccava con desiderio e abilità, mentre le sue manine si saldavano su quel culo magnifico e, che sia stato quest'ultimo o il semplice leccare una femminilità tanto buona o entrambe le cose, prese anche a mugolare di piacere e gioia, raddoppiando i suoi sforzi per farla godere e sentendosi tremendamente eccitato, come ben testimoniava il suo membro, più duro e pulsante che mai, anche se purtroppo celato allo sguardo della donna. L'abilità e la passione del piccino, però, sarebbero stati sufficienti per far godere Xeno o lo aspettava una bella punizione?
     
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    Xeno rise piano. Vederlo cosi preso, cosi perso, era uno spettacolo di cui non riusciva ad annoiarsi.
    Le dita intrecciate tra quei capelli cosi piacevoli da toccare, lo guardò con eccitazione ed anticipazione. Dopo averlo sentito gemere e gridare dal piacere, era davvero impaziente di vedere cosa sapeva fare quando gli venivano date le chiavi, o perlomeno, di sentire.
    E decisamente sentì.
    Il tocco della lingua di Arky era delicato e gentile, cosi piacevole contro il suo sesso già caldo. Xeno lasciò andare un sospiro, le sue dita che danzavano tra i capelli dell'umano. Oh, apprezza. Oh se apprezzava. Increspature di piacere, come quelle lasciate in una piccola pozza da un sasso, si andavano espandendo dal suo sesso ogni volta che Arky lo sfiorava. Le dita dell'umano erano piacevoli sulla sua pelle.
    Xeno spinse con gentilezza sul capo di Arky, incoraggiandolo ad andare più veloce. L'umano non poteva essere più veloce. Le sue leccate si fecero più insistenti, accompagnate dai quei piccoli versi senza prezzo che non mancavano mai di farla rabbrividire piacevolmente. Xeno si curvò all'indietro con un sospiro, mettendo in mostra il collo.
    "Bravo..." disse con un respiro. Un piccolo brivido le corse lungo la schiena quando lui le affondò le dita nel fondoschiena. Rise. Ma allora gli piaceva davvero! E con che forza!
    Xeno mormorò con apprezzamento. La lingua di Arky danzava sul suo sesso, che continuava a bagnarsi leggermente cosi che il suo nettare si mischiasse con la saliva dell'umano. Il nettare di Xeno aveva un sapore dolce, quasi intossicante, un altro tratto coltivato in lei per le sue funzioni al servizio della Regina.
    Xeno si lasciò andare sulla sua coda, godendosi gli sforzi crescenti di Arky.
    "Si, bene..." Sospirò, guidandolo con la mano che teneva sulla sua testa. "Continua. Leccami lì..." Lo spingeva con gentilezza a mala pena sostenuta, spingendolo a leccarle il clitoride.
    Xeno era sorpresa dall'abilità del draghetto. Non sembrava molto esperto quando si veniva a tecniche, ma davvero non poteva lamentarsi...
    Sospirò con più forza quando lui toccò un punto più sensibile. "Bene, si..."
    Mentre apprezzava quel trattamento, la sua cosa scivolò lungo la gamba di Arky, per poi avvilupparsi intorno al suo membro e cominciare a masturbarlo. I suoi movimenti erano in risposta a quelli di Arky. Più lui faceva bene, più la coda lo strizzava e pompava, oppure stuzzicava la punta o scivolava sotto il membro come una carezza, proprio contro la vena.
    Xeno gli rivolse un sorrisetto pigro. Chissà se era capace di farla venire prima di venire lui per la terza volta?
     
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    Era così bello stare tra le gambe di Xeno, praticamente inginocchiato al suo cospetto e darle piacere: fin dalla prima, leggera leccata che rivolse a quel sesso meraviglioso, invitante fu scosso da un intenso brivido di desiderio. Era così... dolce! E morbida e calda e mille altre qualità che lo rendeva impaziente e ingordo. Un po' come un cucciolo che, dopo la prima timida leccata alla ciotola del latte, inizia a berla tutta con foga, così Arky prese a leccare di gusto la femminilità della xenomorfa, rabbrividendo a ognuna delle lievi carezze che ella, con sorprendente gentilezza, dedicava ai suoi capelli morbidi. Il piccino strizzava gli occhi e mugolava di piacere praticamente a ogni movimento delle sue dita, oltre a premersi con maggiore impeto sulla sua femminilità, neppure la volesse divorare. Quando si sentì spingere, poi, contro quelle carni sempre più roride e calde emise un vero e proprio verso di gioia e provò, con tutto l'entusiasmo e la foga che lo contraddistinguevano, ad affondarle la lingua dentro quanto più a fondo potesse.
    Mhh... - mugolò ancora ai suoi complimenti, soddisfatto come un micio coccolato e rinnovò ulteriormente i suoi sforzi per farla godere, facendole saettare la lingua dentro, succhiando quando poteva il clitoride e, soprattutto, stringendole con tutta la forza che aveva quelle natiche tonde e perfette, così piene che il suo povero membro pulsò violentemente di frustrazione e d'impazienza nell'apprendere che vi era qualcosa di tanto bello così vicino eppure, allo stesso tempo, tanto tremendamente lontano. Percepì il modo in cui Xeno si rilassò e si lasciò andare alle sue attenzioni, così come sentiva chiaramente i suoi sospiri di piacere che lo facevano mugolare a sua volta, terribilmente grato di quella manifestazione di apprezzamento; ma soprattutto sentì come si faceva sempre più bagnata e dolce, rendendolo anche più affamato e deciso di rubarle ogni singola goccia di quei deliziosi umori.
    B-buonha, mhhhh... P-padronha, shei buona! - miagolò, tra una leccata e l'altra, rivolgendole uno sguardo terribilmente languido e perso, iniziando persino a muovere le anche insensatamente, come se fosse così eccitato da non poter controllare neppure il suo corpo.
    Quando Xeno lo spinse contro il suo clitoride emise un versetto di pura gioia, mostrando quanto gli piacesse farsi guidare da lei (E non era un tentativo di blandirla, era tutto vero!) e dandosi da fare per adorarlo con ogni singola goccia della sua devozione attenzione: lo succhiò con cura certosina con le sue labbra morbide, mugolando di gioia e poi prese a leccarlo con la sua lingua morbida e calda da draghetto, affondando con più forza le manine sui suoi glutei sia per aiutarsi a spingersi contro di lei, sia perché... era troppo, troppo bello!
    Stava andando tutto per il meglio, dunque, tanto che il piccino aveva socchiuso gli occhi e si era completamente dedicato al suo compito quando, improvvisamente, tornò a sgranarli e sussultò emettendo un verso languido: Xeno era tornata a masturbarlo con la coda! Naturalmente, dopo il primo momento di sorpresa, ritornò a leccarla con trasporto e le rivolse uno sguardo semplicemente grato, mentre notava l'idea con cui la xenomorfa era andata a "premiarlo", dato che ogni qual volta era particolarmente bravo la masturbazione si faceva più intensa, per poi scemare quando si dimostrava altrettanto capace. Il piccino, dunque, mise raddoppiato impegno nel leccarla e ciò portò a risultati molto soddisfacenti per entrambi... con un solo problema: rischiava di venire prima di lei!
    Il membro di Arky, infatti, era attraversato da pulsazioni violentissime e ormai anche il corpo del piccino fremeva a ogni movimento della coda, oltre che a spingere il bacino contro le sue spire con sempre maggiore forza, neppure avessero già iniziato il loro amplesso. Tutto meraviglioso, certo... ma lui non voleva prima di lei, non era giusto! Emise un gemito quasi sofferente, dunque e si dedicò con tutte le sue forze a succhiarle il clitoride, mentre le sue manine, conficcate nei suoi glutei, si muovevano per cercare il suo buchino e carezzarlo delicatamente con le punta delle dita. Fu un gesto delicato, non voleva spaventarla o farle male, soltanto darle dei piacevoli brividi mentre la leccava.
    Intanto il suo povero membro stillava rivoli di denso preseme come se non ci fosse un domani e Arky era sulla soglia di un orgasmo talmente intenso da far apparire contenuti i precedenti due... eppure non si fermò un solo istante, cercando con tutte le sue forze di venire quantomeno assieme alla sua Padrona: ci sarebbe riuscito?
     
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    Arky stava facendo proprio un bel lavoro. Xeno continuava a sospirare in apprezzamento, lasciandosi andare sul suo sedile. I suoi occhi si fecero velati sotto il piacere che si espandeva dal punto dove l'umano la stava deliziando.
    Quando lui le lanciò il suo sguardo, cosi languido e appannato, un brivido di eccitazione la percorse, e ancora al vederlo agitarsi. Pensava di averlo visto perso, ma in quel momento Arky era a un altro livello di apprezzamento, e quello spettacolo le metteva un fuoco nel ventre quasi quanto la sua lingua sul suo punto più intimo.
    Sospirò sotto le carezze dell'umano, il fiato che le usciva lento e bollente. Quando lui aumentò il ritmo e prese a stimolarla anche dietro, un piccolo sussulto la scosse.
    "Siiii..." La sua voce si perse in un respiro profondo, il corpo flessuoso della Xenomorfo che si fletteva all'indietro.
    Per forse la prima volta dall'inizio di quel "incontro", Xeno si stava piegando sotto le dita di Arky; lasciava che il piccolo umano plasmasse un disegno di piacere sulla tela del suo corpo.
    Un gemito, piccolo e corto, le sfuggì dalle labbra. La lingua di Arky era calda, umida, morbida, e lei stava diventando cosi sensibile... il suo sesso si bagnava, la sua coda si muoveva, masturbando Arky senza posa.
    Non cercò di resistere. Perchè farlo? Lasciò che l'umano e i suoi gesti sorprendentemente piacevoli la portassero via come una marea gentile. Ed Arky era cosi gentile, cosi amabile e appassionato allo stesso tempo. Era una novità rispetto alla foga selvaggia a cui era abituata. Una novità più che piacevole e che si godette in pieno.
    Le dita che teneva affondate tra i suoi capelli tremavano. Presa nel momento, strinse la testa di Arky tra le sue cosce, chiudendolo in una morsa bollente.
    Gemette, sospirò. La sua pelle si ricopriva di sudore. La pressione montava dentro di lei. La velocità della sua coda sul membro di Arky si fece martellante, cercando di farlo venire allo stesso momento di lei.
    Venne con un respiro spezzato, inondando la bocca di Arky col suo nettare. Tutto il suo corpo si tese durante l'orgasmo, ogni curva e muscolo tonico che si mettevano in evidenza.
    Quando la marea di sensazioni si ritirò, si lasciò andare sulla sua coda, anche la sua punta che lasciava andare il membro di Arky.
    Un sospiro pieno di soddisfazione lasciò le sue labbra mentre il benessere dopo l'orgasmo si spandeva per tutto il suo corpo. Per qualche attimo, se lo godette, mormorando con piacere tra sè, quasi avesse dimenticato l'umano ancora tra le sue gambe.
    Ma non l'aveva, e, con delicatezza, mise un dito affusolato sotto il mento di Arky e lo spinse in sù, spingendolo a guardarla.
    "Sei bellissimo cosi..." commentò. Tra le sue gambe, con il viso rilucente del suo nettare, Arky era davvero uno spettacolo per gli occhi.
    Gli sorrise pigramente. Per il momento, era soddisfatta. Se Arky voleva trovare una via di fuga, quello era il momento più opportuno, prima che gli istinti tornassero a farsi sentire.
    "E adesso? Cosa vorresti che facessi?" La domanda venne accompagnata da un luccichio in quegli occhi ferini. Arky doveva rispondere con attenzione.
     
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    Sentire il corpo di Xeno tendersi di piacere, il suo fiato spezzarsi e la sua femminilità grondare umori era un'esperienza a dir poco totalizzante, una pura, costante scarica di eccitazione che aveva messo del tutto fuori uso la mente del draghetto. Tutto il fragile castello di paure, ansie e speranze che il piccino aveva messo su, prima di inginocchiarsi tra le gambe della donna, era crollato, disperso dal vento bollente della passione e adesso era lì, tra quelle cosce tornite e muscolose, a leccarle l'intimità come se ne andasse della sua stessa vita. Cosa che, in realtà, poteva pure essere vera ma ormai ad Arky non interessava più, voleva soltanto sentirla gemere, che quelle natiche perfette si contraessero sulle sue dita, che quel sesso caldo e accogliente continuasse a riversargli in bocca quegli umori dolciastri, nient'altro.
    Così, quando la xenomorfa prese a masturbarlo il piccino raddoppiò il suo impegno, il modo in cui cercava di recarle piacere, non riuscendo eppure a immaginare l'eventualità di poter venire prima di lei, anche se ormai agitava i fianchi in direzione delle spire, anche se le gonadi gli facevano male per quanto fossero piene e tutta l'asta gli bruciasse d'impazienza: voleva sentire la piena, dolce e intensa della sua Signora, prima e voleva sentirla nella sua bocca, sulla sua lingua, tra le sue mani. Non dovette aspettare troppo a lungo: un respiro interrotto a metà, la tensione che attraversava e irrigidiva quel corpo magnifico, come se lo preparasse alla lotta e, infine, una marea dolciastra che gli dilagava tra le labbra. Il draghetto mugolò di puro piacere, chiuse gli occhi e si strinse, letteralmente, al corpo di Xeno, premendo le labbra contro le sue carni fradice, spingendole quanto più in profondità possibile la lingua e schiacciando persino il nasino contro il suo pube, al punto che andò in apnea; e così, trattenendo il respiro, stretto alla sua Signora come un naufrago si aggrappa a un pezzo di legno alla deriva, venne anche lui, sussultando e gemendo. Tramite le sue spire, poté percepire ogni cosa: quell'asta turgida e bollente gonfiarsi ulteriormente, fremere tutta e, infine, esplodere in un lungo, sentito orgasmo che superò, per durata, persino i precedenti. Alla fine di quella vera e propria esplosione di piacere il piccino si afflosciò, o quasi, tra le gambe di Xeno e poggiò la guanciotta morbida, bollente direttamente sulla sua femminilità e prese a respirare a grandi boccate d'aria, perso negli echi di quel piacere che ancora lo scuotevano.
    Emise un mugugno confuso quando Xeno, prendendogli il mento con un dito, lo spinse a sollevare il capo: Arky era uno spettacolo davvero osceno, con i capelli scarmigliati, gli occhioni liquidi e semi socchiusi, la bocca schiusa e luccicante del suo piacere... e, soprattutto, non sembrava ancora in grado di comprende ciò che gli si stava dicendo. Il piccino, infatti, dovette sbattere più volte le palpebre per tornare un minimo cosciente e la guardò comunque assolutamente confuso, piegando un pochino il capo di lato come se fosse un uccellino perplesso, prima di sgranare gli occhi e giungere, finalmente, alla consapevolezza di ciò che gli era stato chiesto.
    Già, cosa fare adesso? Cosa desiderava? Se gli avessero posto questa domanda prima di aver assaggiato il piacere di Xeno, forse avrebbe detto che voleva scappare, salvarsi... ma in quel momento, c'era soltanto un'unica cosa che voleva e una nuova, violenta pulsazione del suo membro, ancora e ostinatamente duro, gli impose di ottenerla. - Xeno!!! - pigolò, con voce quasi rotta, balzando in piedi e abbracciandola, premendo l'asta turgida contro la sua femminilità e strusciandovisi con impazienza. - X-xeno... - miagolò, ancora, stringendosi a lei, il suo corpicino minuto e morbido contro il suo tonico e statuario, sfregandosi tra le sue grandi labbra con insistenza, come se bastasse ciò per farle capire ciò che voleva. - B-baciami e... - sussurrò a un nulla dalle sue labbra, in un sussurro delicato e col volto in fiamme, in un misto tar eccitazione e desiderio. - e-e... ti pregoh... - non riuscì a continuare ma, da come il suo membro pulsò disperato contro il suo fiore, sembrava evidente cosa volesse. O, perlomeno, sembrava evidente a lui: chissà se Xeno sarebbe stata dello stesso avviso...
     
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    Xeno si aspettava molte risposte, ma quella reazione improvvisa la colse di sorpresa. Sgranò gli occhi quando Arky le saltò praticamente addosso. Fece per muoversi, ma si bloccò al sentire il suo sesso venire sfregato con forza dalla verga dell'umano, il suo respiro che si bloccava.
    Per un momento, mentre il viso arrossato e disperato di Arky le riempiva la visuale, mentre le sensazioni di averlo cosi vicino, cosi a contatto, le riempiva i sensi e le sue parole piene di disperato desiderio le afferravano la mente; per un momento rimase completamente disorientata, travolta da quel improvviso impennarsi di passione. Sgranò gli occhi, il suo respiro che si faceva affannoso. Il desiderio che era appena stato calmato tornò con violenza, due tre quattro volte più forte, un'ondata che premeva contro le dighe del suo corpo e urlava per uno sfogo.
    Xeno era stata brava a controllarsi durante tutto quell'incontro. Non più, era troppo.
    I suoi occhi sembrarono lampeggiare. Snudò i denti, ringhiando selvaggiamente dritto in faccia a Arky.
    Le sue mani schizzarono in avanti. Si strinsero intorno alle spalle dell'umano con violenza, cosi tanta che trassero sangue dalla pelle già graffiata di Arky.
    In un lampo, Xeno fu in piedi, spingendo Arky con violenza in alto. Si volse e lo sbattè contro il muro, per poi premersi contro di lui, affamata, quasi impazzita per il desiderio. Senza nessuna delicatezza, afferrò la sua verga e la allineò al suo sesso già grondante. Con un sibilo affamato, si sbattè contro di lui, prendendolo tutto dentro di sè in un singolo movimento.
    Un verso, metà gemito metà animalesco, le sfuggì al sentirlo entrare. Piccolo com'era, era attrezzato davvero bene. Nonostante la differenza in stazza, era abbastanza per forzarla a tendersi.
    Xeno lo adorava. Il fuoco che le incendiava il ventre si allargò a tutto il suo corpo, sembrò inghiottire tutta la stanza in una cupola di calore bollente.
    La sua vagina strizzò il membro di Arky, quasi lo volesse stritolare.
    Con un ringhio, Xeno sbattè una mano contro il muro, giusto accanto al viso di Arky. Con l'altra, gli afferrò una gamba e la spinse a cingergli il fianco. Cominciò subito a muoversi. La sua vagina era un ammasso di muscoli, non aveva bisogno di un momento per abituarsi a lui. Fin dal primo momento i suoi movimenti furono veloci, violenti, animaleschi. Lo teneva sollevato da terra, schiacciandosi contro di lui con tutto il corpo, mentre sbatteva il bacino contro quello dell'umano con un ritmo violento.
    Non le importava di fargli male. Voleva solo soddisfare la brama carnale che Arky era riuscito a risvegliare dentro di lei. Ringhiando, sbattendo, graffiando.
    Lo baciò con violenza, sbattendo i denti contro i suoi, invadendogli la bocca con la lingua. Gli morse le labbra, traendo sangue e bevendolo. E intanto, la sua vagina stritolava il membro di Arky, le sue pieghe che lo sfregavano con violenza mentre si muoveva avanti e indietro. Xeno lo sentiva fin nelle sue profondità più private, e lo adorava.
    Il muro dietro di Arky si riempiva di graffi cosi come lo faceva il corpo dell'umano. Quel amplesso selvaggio non si sarebbe fermato, non importa cosa sarebbe successo.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Arky era assolutamente disperato: il modo in cui si premeva al corpo di Xeno, la foga con cui sfregava il sesso contro la sua femminilità, la devozione totale mista a supplica del suo sguardo... tutto andava a comporre e a esprimere il bisogno che gli ruggiva nel petto, che gli incendiava i lombi: lui doveva possederla, doveva entrarle dentro o sarebbe stato consumato dalla sua stessa passione. Eppure era venuto così tante volte! Tre o quattro orgasmi avevano travolto il suo membro e sconvolto il suo corpo, eppure non solo la sua asta non aveva perso di turgore ma lui per primo non si sentiva minimamente più appagato, più soddisfatto rispetto a prima. Anzi, era come se quegli orgasmi altro non fossero che piccoli, deliziosi sorsi di un vino di cui voleva inebriarsi, che voleva bere a gran boccate... e soltanto dentro di Xeno, unito a lei, avrebbe potuto berne a sazietà.
    Così, il draghetto rimase a fissarla come un supplice che attende la grazia da parte del suo Sovrano, continuando a sfregarsi su di lei languido come un gattino; finalmente, dopo un lungo momento in cui Xeno sembrò sorpresa, quasi sopraffatta dalla sua reazione, reagì: il piccino trasalì e ritrasse istintivamente il volto al suo ringhio ma non provò a scappare, né si mostrò spaventato quando sentì gli artigli delle sue mani lacerargli le spalle, facendo stillare rivoli di sangue lungo la sua schiena. Ovviamente pigolò di dolore, ma non si mostrò spaventato e si aggrappò anche lui alle sue spalle quando Xeno si alzò, in modo che potesse tenerlo in braccio senza alcuna difficoltà... se anche ve ne fosse stata qualcuna, ovviamente. La sua presa delicata su quelle spalle forti ma femminili non durò a lungo, però, perché la xenomorfa lo fece sbattere al muro con una certa violenza e il piccino gemette di dolore, perdendo la presa. - Ah! X-xenoh... - pigolò tra lo spaventato e l'impaziente, prima di emettere un gemito acuto, squillante quando gli afferrò con con tanta rudezza il membro e sgranò gli occhi percependo il calore intenso, magnifico della sua femminilità. Fu una penetrazione violenta, molto più rude di quelle che era abituato ad avere e si sentì mozzare il respiro e istintivamente provò a inarcare la schiena, travolto da sensazioni, da un piacere troppo intenso perché il suo corpo potesse viverlo quietamente, senza sconvolgersi. Naturalmente non poté inarcarsi ma arricciò le dita dei piedi e per quanto il muro alle sue spalle gli permetteva, reclinò il capo all'indietro, gemendo tutto il suo piacere.
    Aahhh, X-xenoh, Xhenoh! - miagolò, sconvolto, sentendosi stritolare l'asta che, come impazzita, prese a pulsare spasmodicamente tra le sue carni bollenti, incredibilmente avvolgenti e strette. Tutto il suo corpicino era teso, non sobbalzò nemmeno quando la mano della Xenomorfa batté la parete vicino al suo viso con una tale forza che, se avesse colpito quest'ultimo, probabilmente l'avrebbe ucciso; non ci fece neppure caso, si limitò a fremere e a miagolare tutto il suo piacere, accettando docilmente ogni suo gesto, ogni violenza. Le cinse i fianchi con la gamba e protese, per quanto gli consentiva quella posizione, il bacino verso il suo, in modo da favorire quell'amplesso brutale, violento i cui schiocchi bagnati riempirono la piccola stanza in cui si trovavano. - Mhhhh! - mugolò languido anche quando Xeno lo baciò con quella furia, mordendogli il labbro a sangue tanto che il piccino prese a lacrimare dal dolore, conferendo a quel suo faccino stravolto un fascino e una bellezza tutte nuove.
    Arky si sentiva travolto, sconvolto e totalmente dominato anche se era lui dentro di lei, anche se era il suo membro ad affondare tra le sue carni e a pulsarvi in quel modo osceno, come se ogni spinta dovesse fallo esplodere in uno orgasmo. Eppure... eppure Arky non voleva che Xeno si limitasse a possederlo in quel modo, magari a farlo venire molto prima di lei, non voleva che tutto si riducesse a una furia cieca e ferina, voleva che fosse di più, molto di più: così, mugolando, le cinse i fianchi con entrambe le gambe (morbide e lisce), aiutandosi per quanto possibile con le spinte del bacino per contribuire anche lui al piacere di entrambi e, soprattutto, le circondò il collo col braccio sinistro, mentre con la mano destra prese a carezzarle dolcemente le guance.
    Xenho... X-xehno... - pigolò, languido, sulle sue labbra e rivolgendole una sguardo completamente liquido, perso, con le gote rosse e bagnate da grossi lacrimoni e con le labbra percorse da rivoli scarlatti... - X-xenho... t-tih voglioh... - aggiunse, provando a baciarla lui stavolta, con una dolcezza che contrastava con la furia ferina con cui i loro bacini si scontravano. Come avrebbe reagito Xeno e, soprattutto, cosa significava quel "ti voglio"? Chissà, forse poteva anche un inaspettato... "ti voglio bene".
     
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