A Natale puoi...

per Sekiro

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    La sua reazione la sorprese alquanto. Inarcò un sopracciglio, guardandolo con curiosità. Perchè tutta quel... emozione? Non aveva proposto niente di particolare, no?
    ...o forse no? Anche quello era strano per gli umani? E perchè mai?
    Tra tutte i costumi ed abitudini strani che gli esseri umani, o quelli che vivevano secondo le loro regole, le avevano mostrato, quella doveva essere la più stramba. Accoppiarsi era naturale quanto mangiare. Perchè tanta reticenza?
    Ci rimase un po' male. Per quanto bizzarro, quel ometto le piaceva. E poi, le sarebbe piaciuto studiare più da vicino come gli umani funzionavano...
    La reazione di Arkhelfus, però, contribuì parecchio a smorzare la sua delusione. C'era qualcosa di divertente ed adorabile in quel suo balbettare e diventare tutto rosso e agitato. Per la prima volta, lui l'avrebbe vista sorridere, le punte delle labbra che si curvavano gentilmente all'insù.
    "Non vuoi?" Domandò piano, con una punta di delusione. Lo teneva ancora per le spalle, forzandolo a guardarla. Lei lo guardava di rimando, fissamente.
    Si domandava quanto l'assenza di quel ometto sarebbe potuta passare inosservata...
    "Ok." Lo lasciò andare, e si ritrasse.
    Arkholfus avrebbe avuto giusto il tempo di prendere un altro pacchetto di patatine che lei, con sorprendente delicatezza, glielo tolse dalle mani. Con attenzione, squarciò la plastica con due dita, e allargò il buco. Tirò fuori un bel mucchietto di patatine e le mangiò tutte assieme.
    La voce strana di cui non aveva potuto individuare la provenienza fece risuonare di nuovo il suo richiamo, annunciando l'ultima chiamata prima della chiusura.
    Xeno non aveva idea di cosa significasse esattamente, ma capiva che occorreva andarsene. La maggior parte degli umani lo aveva già fatto. Rimanevano solo loro due.
    Lei si alzò in piedi, pacchetto ancora in mano, e gli lanciò un'occhiata interrogativa. Era ora di andare, non era cosi?
    Arkholfus forse avrebbe sperato che la situazione problematica fosse passata, ma il momento che lui si fosse alzato e le avesse dato le spalle, una lunga coda lo avrebbe avviluppato da capo a piedi, bloccandogli mano, braccia e bocca e sollevandolo in aria.
    Xeno gli sarebbe stata dietro in un lampo, afferrandolo per entrambe le spalle e bloccandolo ulteriormente.
    "Ma io si..." Gli sussurrò all'orecchio.
    Veloce come un serpente, se lo sarebbe trascinato dietro, cercando un buon punto dove nascondersi con la sua preda.
    Di colpo, Arkholfus si trovava nei guai!
     
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    Il volto della donna incombeva fin troppo vicino al suo e Arky, paonazzo più che mai, non sapeva far altro che fissarlo coi suoi occhioni spauriti che, di tanto in tanto, si serravano mentre deglutiva il grumo di saliva mista a imbarazzo che, costantemente, gli si formava in gola. Era così... bella! Certo, non poteva essere definita in alcun modo umana ma, insomma, lui per primo non lo era e quella bellezza esotica, per certi versi, lo conturbava ben più di un comune volto umano, per quanto potesse essere gradevole. Inoltre, anche se in quella forma tutt'altro che dragonica, i suoi sensi erano leggermente più acuti del normale e quindi poteva percepire l'odore gradevole, femminile della sua pelle e questo non lo aiutava certo a far chiarezza nella sua mente.
    La situazione, poi, precipitò in un attimo quando la donna, per la prima volta dacché l'aveva conosciuta, gli rivolse un sincero e bellissimo sorriso: il draghetto sgranò gli occhioni come se avesse visto chissà quale mirabilia e il suo faccino confuso, imbarazzato perse in un attimo qualsivoglia tensione e si fece meravigliato, quasi ammirato dinnanzi a quella vista tanto inaspettata quanto gradevole. - Oh. - esclamò stolidamente, senza un reale motivo se non quello di trasmettere il suo genuino stupore, mentre gli occhioni si concentravano su quelle labbra dolcemente curvate in un sorriso, pensando quasi per caso che sembravano davvero morbidissime e che sarebbe stato bello poterle assaggiare... poi Xeno gli si rivolse direttamente e l'incanto si ruppe, lui trasalì come un ladro colto sul fatto e arrossì violentemente, senza sapere bene che dire. - No! - esclamò di colpo, senza considerare che detto così non era chiaro cosa intendesse dire, quindi cercò di chiarire come poteva i suoi desideri: - C-cioè, sì! O m-meglio, io... - assodato che non avesse la benché minima idea di cosa volesse davvero (O forse l'aveva fin troppo chiara), Arky decise di tacere, considerandola l'opzione meno rischiosa e tornando nuovamente e deglutire rumorosamente, in attesa forse che Xeno prendesse una decisione per tutti e due o che, semplicemente, rompesse quella situazione d'imbarazzo. La donna, alla fine, decise di lasciar perdere e il piccino la guardò dispiaciuto, senza ben sapere se lo facesse perché lo rattristava vederla delusa o perché fosse lui quello deluso, in ogni caso tirò un sospiro di sollievo e si apprestò ad aprire un pacchetto di patatine ma lei lo anticipò, strappandoglielo di mano e mangiandosele tutte in un colpo solo o quasi.
    Arky la guardò stupito e il suo stupore sembrò aumentare quando la giovane, subito dopo, si alzò di colpo guardandolo eloquentemente, senza che però il piccino capisse cosa volesse: probabilmente l'avrebbe guardata interrogativamente per chissà quanto tempo se l'avviso acustico della chiusura imminente del centro commerciale non fosse giunto in suo corroso, tanto che balzò in piedi con un risolino imbarazzato. - Uh, giusto, sta per chiudere! Sono un vero pasticcione, sai? Stavamo parlando di... del... i-insomma, è così bello parlare con te, Xeno, che mi ero dimenticato che dobbiamo andare! Ma non ti preoccupare, non ti farò mangiare soltanto delle patatine: appena usciamo ti porto in un bel posticino! - cicalò a ruota libera, entusiasta all'idea di lasciarsi alle spalle quella situazione imbarazzante e subito proiettato verso la vera cena che doveva offrire all'affamata Xeno, di certo non soddisfatta da uno spuntino tanto parco! - Uhm, vediamo... dove potrei portarti? C'è quel ristorantino ch-Ihh! - trillò sorpreso quando, dopo aver superato la donna, qualcosa gli afferrò i polsi e le braccia, sollevandolo come niente fosse e spaventandolo a morte. - Aiut-mhhh! - mugugnò il poveretto, scalciando inutilmente l'aria prima che due mani forti e grandi lo agguantassero per le spalle. Era davvero spaventato ma il tocco di quelle mani si rivelò gentile e poi, una voce conosciuta, gli accarezzò un orecchio dicendogli qualcosa di davvero, davvero imbarazzante: era Xeno ad averlo afferrato in quel modo e sembrava intenzionata a... ad accoppiarsi con lui! Il piccino sgranò gli occhi ma, in attimo, tutta la tensione che animava il suo corpicino venne meno, le sue membra si fecero languide e lui fu scosso da un brivido piacevole, probabilmente originato da quel sussurro fin troppo caldo. Ovviamente subito dopo tornò rigidissimo a causa dell'imbarazzo ma non scalciò più come un pazzo, né si mostrò terrorizzato in quel modo. Davvero voleva fare certe cose con lui? Ma perché?? Cioè... lui le piaceva? Possibile che quella bella donna fosse stata colpita dal suo animo cavalleresco e... e dal suo aspetto? Ma com'era possibile?! Mentre il draghetto vagliava ogni possibile ipotesi, strizzava gli occhioni e sospirava sulla coda dall'imbarazzo, sempre più rosso e caldo a causa della vergogna che lo infiammava... e non solo, a dirla tutta.
    Di posti, comunque, in cui appartarsi ve n'erano molti e lì vicino a loro c'erano i bagni, un negozio di vestiti e, addirittura, anche uno di materassi! Ovviamente i bagni e il negozio di abbigliamento erano più appartati, mentre il negozio di materassi aveva un'imponente vetrina da cui si vedeva quasi tutto l'interno e, va da sé, tutti i comodi giacigli esposti. Dove avrebbe deciso di appartarsi Xeno con la sua mugolante e imbarazzatissima preda?
     
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    Dopo un primo momento di lotta, l'ometto si bloccò di colpo. Xeno poteva sentire che era spaventato, lo sentiva nel suo odore, ma, di nuovo, c'era quella punta di eccitazione che aveva già percepito. Registrò tutto quello alla lontana, più impegnata a trovare un posto sicuro per il momento.
    Prendendo rapidamente una decisione, scivolò in uno dei negozi di vestiti.
    Solo un paio di inservienti erano ancora presenti, alle prese con gli ultimi preparativi prima di chiudere. Le fu facile scivolare dentro non vista e, usando i vestiti in esposizione come nascondigli, farsi strada fino alla parte posteriore del negozio. Oltrepassando una porta che era rimasta accostata, si ritrovò in un piccolo magazzino.
    La sua attenzione fu attirata da una porta scorrevole. Aprendola, trovò uno spazio buio e ingombro con vestiti appesi.
    Uhm, sembra buono.
    Ci entrò dentro trascinandosi dietro l'umano, per poi chiudersi la porta alle spalle. Abbastanza luce filtrava da sotto la porta perchè ci si vedesse, ma tutto era immerso nella penombra.
    Xeno si trovò subito a suo agio. Quel posto era di gran lunga più rassicurante per i suoi istinti rispetto ai grandi spazi aperti che gli umani sembravano prediligere.
    Con un piccolo sospiro, si appoggiò contro la parete. Rimase in ascolto per qualche momento, cercando di sentire rumori che tradissero l'avvicinarsi di qualcuno. Ma non sentì nessuno. Pareva proprio che fosse riuscita a passare.
    Solo allora rivolse la sua attenzione verso Arkholfus. Con la sua coda a impedirgli di parlare, l'umano riusciva solo ad emettere dei suoni bassi, mugolii che erano a malapena udibili. Vedendolo cosi, preso nelle spire della sua coda, era una visione attraente per Xeno. I suoi occhi che ardevano nella penombra, la donna lo osservò fissamente per qualche attimo, quel calore nel ventre che tornava a farsi sentire.
    Si passò la lingua sulle labbra.
    "Vieni..." mormorò, spalancando le braccia. Non era davvero un incoraggiamento, dato che la sua coda, tenendolo sollevato da terra, lo trasse verso di lei.
    Xeno lo strinse a sè, delicata ma ferma, premendo la schiena di Arkholfus contro il suo petto. Affondando il viso contro il suo collo, inspirò profondamente.
    "Umani hanno un odore cosi buono..." Disse. "Ma tu... ancora meglio..."
    Scivolò dalla mascella di Arkholfus fino alla sua spalla, godendosi l'odore dell'umano ibrido. Era la prima volta che si trovava un esemplare come lui tra le mani. Era intenzionata a godersi l'occasione appieno.
    Schiudendo le labbra, spinse fuori la lingua, toccando la pelle nuda del draghetto con la punta. Lentamente, languidamente, tracciò un percorso umido lungo il suo collo.
    "Mmh." Fece, assaporando il sapore del draghetto.
    Si staccò una volta arrivata alla sua mascella, gustandosi il sapore che le era rimasto.
    "Delizioso." Sospirò, vicinissima. "Arky..." Il suo fiato scivolò sulla pelle di Arkholfus., portando la sua soddisfazione, e un accenno di fame crescente.
     
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    Lo sgomento aveva impietrito il povero draghetto che, se in un primo momento aveva provato a divincolarsi, adesso sembrava essersi arreso alle decisioni di quella che, a ragione, avrebbe potuto chiamare rapitrice e aveva smesso completamente di muoversi e di mugolare. Il motivo non risiedeva semplicemente nella forza di quell'appendice chitinosa che lo teneva avvinto o nel senso d'impotenza sempre crescente che gli intorpidiva i muscoli e i pensieri, ma anche nella sincera preoccupazione che, se qualcuno li avesse notati, Xeno avrebbe potuto passare un gran brutto guaio e lui non se lo sarebbe mai perdonato: per quanto, infatti, fosse spaventato non pensava che Xeno avesse davvero delle cattive intenzioni, anzi credeva che la poveretta, abituata a ben altre regole sociali e norme relazionali, avesse agito d'istinto magari facendo qualcosa che, nella sua terra d'origine, doveva essere assolutamente normale.
    Per questo motivo, quando furono dentro il negozio di abbigliamento a sgattaiolare tra gli scaffali, il draghetto evitò di emettere mugolii o di calciare in giro per fare rumore, deciso a risolvere quella faccenda senza che s'intromettessero terzi, preoccupato all'idea che la situazione potesse precipitare per la sua amica. Però, per quanto fosse animato dalle migliori intenzioni e si stesse sforzando di pensare soltanto il meglio della donna, quando fu dentro a quello sgabuzzino buio, impossibilitato a parlare e a muoversi, non poté evitare che un brivido di terrore lo scuotesse tutto, mentre i suoi occhioni si sgranavano spaventati e attenti. Fu ancora peggio quando, dopo aver chiuso la porta dello stanzino, Xeno si voltò a guardarlo con attenzione e brama, con quegli occhi da predatore che rilucevano nella penombra e che, nel vederli così brillanti, così cupidi, non poté fare a meno di sobbalzare o, meglio, lo avrebbe fatto se non si fosse trovato a penzolare a una decina buona di centimetri da terra, con la bocca coperta dalla coda, dunque si limitò a tremolare tutto e spalancare i suoi occhioni spauriti, un po' come avrebbe fatto una preda terrorizzata e impotente. Eppure, anche con quegli occhi spaventosamente rilucenti nel buio, anche con quell'espressione tesa, bramosa sul volto, il piccino non poté evitare di trovarla davvero bella, tremendamente femminile malgrado la stazza e la forza: era una bellezza difficile da definire, un'attrazione dovuta al suo apparire come esotica, aliena quasi e, allo steso tempo, pericolosa.
    Accolse con un brivido, confuso tra la paura e l'imbarazzo, quel suo lento leccarsi le labbra, in cui sembrava già pregustare il suo sapore e, per la prima volta dacché l'aveva conosciuta, il piccino temette che volesse mangiarlo... sebbene la malizia espressa da Xeno era così evidente che non riusciva a capire il modo in cui intendesse farlo. Ovviamente non poté rispondere al suo invito e neppure spalancare le braccia a sua volta ma, anche così, il gesto della donna lo rassicurò e lo fece giungere tra le sue braccia più rilassato. Certo, non appena la sua schiena si premette contro i seni della donna, Arky tornò a irrigidirsi e tremò un pochino, imbarazzato da quell'abbraccio e, ancora di più, di sentire il respiro di Xeno vicinissimo al suo collo, alla sua pelle e al suo odore. Il sussurro di Xeno, per quanto sommesso, risuonò nella sua mente col rombo di un tuono, tanto che il draghetto, dopo aver sgranato gli occhioni, li strizzò dalla vergogna e arrossì intensamente, tanto che se la coda della donna avesse avuto la possibilità di percepire la temperatura, avrebbe sentito quel visetto morbido farsi ancora più caldo. Non solo, però, dato che la carezza calda del suo fiato sul suo orecchio lo fece rabbrividire languidamente e la donna, così vicina a lui, avrebbe percepito ogni tremore, ogni spasmo di quel corpicino minuto e sensibile.
    Mh... - mugolò piano, col respiro caldo della donna a vezzeggiarlo e a confonderlo, sorpreso dal desiderio tutto nuovo di voltarsi e abbracciarla lui, di stringere quel corpo statuario ma femminile con le sue braccia sottili, di scivolare con le mani piccole su quella schiena flessuosa, sicuramente perfetta. Tutte queste immagini lo assalivano sempre più violentemente, finché la donna non gli leccò il collo con quella lingua bollente e umida: subito ogni pensiero si spense e il piccino tremò di puro, liquido piacere mentre i suoi occhioni si socchiudevano, il suo corpo si faceva più caldo e nel suo bassoventre si diffondeva un piacevole calore.
    Mhmhhh, mhhh... - mugolò in un tono quasi lamentoso, languido, come chi ne chiede ancora e, allo stesso tempo, il calore del suo pube diveniva incendio e, simile a una ragazzina pudica, cercò di nascondere l'inevitabile reazione del suo corpo congiungendo lievemente le ginocchia; eppure, anche se apparentemente nascondeva l'espressione più pura del suo desiderio, inclinò per quando possibile il capo per offrirle una porzione maggiore di collo da leccare, baciare o mordere. Il draghetto sembrava essere completamente alla sua mercé, più docile che mai, Xeno gli avrebbe liberato la bocca?
     
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    La reazione di Arky deliziò Xeno. Sentiva la sua eccitazione aumentare, uscire da lui in onde. C'era anche una certa ritrosia nel suo odore, anche paura, che aggiungeva solo ulteriore attrazione.
    Le labbra appoggiate contro il collo del ragazzo, emise un piccolo mormorio soddisfatto. Era cosi caldo...
    "Umani. Presi molti. Ma solo nutrimento." Sussurrò. "Mai avuto il tempo di esplorare, di capire come funzionavano. Sono cosi curiosa..."
    Le spire della sua coda si mossero e scivolarono in modo complesso, aprendosi ma senza lasciarlo. Con delicatezza, Xeno prese il colletto del cappotto di Arky. Glielo tolse con un singolo movimento, lasciandolo cadere a terra.
    "Cosi, cosi curiosa..."
    La coda lo sollevò più in alto e Xeno scivolò in basso, strusciandosi contro la sua schiena. Spinse le mani contro il suo petto, per poi farle scivolare lentamente in basso. Sentì ogni linea, ogni muscolo nascosti sotto la stoffa, lasciando andare mormorii soddisfatti per il corpicino sodo che i suoi polpastrelli le stavano raccontando.
    Arrivata all'altezza dello stomaco si fermò, cominciando a tracciare cerchi con due dita. Continuò a farlo mentre si risollevava, strusciandosi contro di lui ancora, spingendo il bordo della sua maglietta fuori dai pantaloni.
    Appoggiò il mento sulla spalla di Arkholfus con un sospiro.
    "Mi mostri?" Chiese, suonando quasi innocente. La punta della sua coda, affilata come una lama, si appoggiò di piatto contro l'altra guancia dell'umano, spingendolo gentilmente a guardarla negli occhi. C'era fame in quei pozzi luminosi, fame ed eccitazione, ma nascoste per il momento, superate da una gioconda bonarietà, da predatore che gioca con la sua preda.
    "Ogni centimetro di te? Me lo mostri?" Chiese con gentilezza. Le sue dita scivolarono giù, infilandosi quasi per caso sotto il maglioncino e la maglietta al di sotto. Ritornarono a disegnare cerchi, ma stavolta sulla pelle nuda di Arky, danzando gentilmente attorno al suo ombelico.
    Xeno appoggiò il naso contro la guancia di Arkholfus, e inspirò.
    "Mostrami." Disse con un sospiro. "E quando non hai più niente da mostrarmi..." I suoi occhi brillarono con una luce pericolosa. "Prendo anche te..."
    Arkholfus avrebbe capito che quella situazione stava diventando pericolosa? E se si, come avrebbe reagito?
    Forse Xeno lo avrebbe sorpreso liberando la sua bocca dalla sua coda. Ancora tracciando ghirigori sulla sua pelle, la donna si premette contro di lui, facendo aderire i loro corpi assieme. La sua altra mano risalì languidamente lungo la coscia di Arkholfus, lasciando piccoli strappi nel tessuto.
    "Gridi?" Xeno chiese, il suo tono pieno di tranquilla curiosità.
     
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    Il draghetto sgranò gli occhioni sgomento, quasi smarrito quando Xeno gli fece quella terribile rivelazione: che intendeva con l'aver preso molti umani per nutrirsi? Il piccino non poté fare a meno di pensare immediatamente all'opzione più logica e anche tremenda ma, se non avesse avuto il collo immobilizzato dalla coda della donna, avrebbe scosso il capo in un violento, sentito diniego. Xeno non poteva... non poteva mangiare le persone! Non la Xeno che aveva conosciuto lui, buffa e dolce, che lo aveva trattato con rispetto fino ad allora! Aveva certamente capito male, il linguaggio è pieno di trappole, soprattutto per chi non lo comprende bene come lei, sicuramente voleva dire altro, non certo che fosse un'assassina e una cannibale!
    Con un brivido, però, dovette correggersi perché la donna non era un'umana e dunque, nel malaugurato caso in cui la sua prima impressione si fosse rivelata corretta, non poteva certo definirla in quel modo... un lupo, forse, può essere considerato cannibale se si nutre di un agnello? Il piccino deglutì, dunque, non potendo fare molto altro mentre, con un eco sinistro, gli rimbombavano le parole di Xeno nella mente, l'enorme curiosità che sembrava animarla verso il corpo umano e il suo funzionamento. Fu scosso da un nuovo, intenso fremito di paura mentre strizzava forte gli occhioni e si gridava che non poteva essere vero, che doveva fidarsi di lei, della sua amica!
    Proprio in quel momento la coda lo sollevò ancora, Xeno si strusciò contro la sua schiena e nuovi brividi lo assalirono, brividi che non avevano nulla a che vedere con la paura e che, anzi, la spazzarono via in un istante, mentre il suo corpicino sensibile tornava a percepire nuovamente la morbidezza di quei seni perfetti contro di sé. Il suo cappotto scivolò via senza che se ne accorgesse o quasi, però si accorse subito di quelle mani grandi, forti eppure femminili che esploravano il suo torace da sopra la maglia, dita curiose ma delicate, che lo facevano fremere e che portavano ogni suo muscolo, ogni fibra del suo corpo a tendersi verso di esse, a fremere come a pregarle maggiori carezze, maggiori cure. - Mhh... - mugolò perso, socchiudendo gli occhi e sentendosi il capo pesante, come se una sonnolenza o un qualche sorta di languore stessero dilagando, di colpo, in lui. Si riscosse soltanto quando percepì il suo mento sulla sua spalla, quando il suo sospiro s'infranse sulla pelle sensibile del collo e lo fece fremere come un gattino infreddolito, costringendolo ad aprire gli occhioni che, nel frattempo, si erano fatti decisamente liquidi.
    Malgrado, però, fosse tornato nuovamente vigile, era ancora ancora confuso e illanguidito, tanto che non afferrò immediatamente il significato della sua domanda e rimase così, con lo sguardo aperto ma offuscato, per qualche attimo. Poi la punta affilata di quella coda interminabile gli si poggiò sul viso, sulla gota morbidissima, schiarendogli lo sguardo e obbligandolo a volgere lo sguardo verso Xeno, verso i suoi occhi rossi e ferini. La donna poté notare come gli occhioni azzurri del piccino si sgranarono impauriti, prima di tornare a farsi pesanti, languidi nel percepire le sue mani sotto la sua maglietta, nel sentire i pigri ma piacevoli cerchi di quei polpastrelli sulla sua pelle. Il draghetto emise un nuovo mugolio e il suo corpicino tornò a tendersi, docile e ubbidiente a quelle carezze, come se non aspettasse altro.
    Ancora una volta, il piccino riebbe nuovamente contezza della pericolosità della situazione in cui si trovava soltanto con la nuova, inquietante affermazione della donna: voleva mangiarlo dopo... dopo che si sarebbe dato a lei? Il piccino strizzò gli occhioni, come a sopprimere quei cattivi pensieri e decise di darle fiducia, di mostrale che la riteneva un'amica e che si affidava completamente a lei. Pensava che le avrebbe potuto rispondere semplicemente continuando a comportarsi in quella maniera docile e sottomessa ma la donna lo stupì liberandogli la bocca e tornando a stringersi su di lui, tanto che il piccino non poté fare a meno di emettere un piccolo, timido gemito.
    Fremette quando percepì la sua mano sulla sua coscia e il fremito si trasformò in un vero e proprio tremito quando sentì la stoffa lacerarsi come carta e scoprire, sempre più in alto, sempre più vicino al suo pube, la carne soda e vellutata delle sue cosce. Malgrado tutto ciò, dopo averla guardata per un lungo attimo negli occhi scosse lievemente il capo senza parlare.
    Non griderò. Io... mi fido di te, Xeno. - sussurrò, guardandola serio negli occhi quasi grave. - E farò come mi chiedi, io... i-io mi m-mostrerò a t-te. - arrossì e abbassò lo sguardo pudico, mentre si mordeva il labbro inferiore per lenire il suo imbarazzo. Era una preda atipica... Xeno avrebbe gradito questa particolarità?
     
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    Con la sua coda, Xeno poteva sentire ogni più piccolo fremito, ogni muscolo, ogni centimetro di pelle soda che si tendeva e rabbrividiva; poteva sentire tutto, e quello che sentiva la compiaceva. Lo sguardo perso nelle sensazioni che provava, i piccoli versi che non poteva trattenere, il calore del suo corpo, tutti erano elementi che non facevano altro che completare lo spettacolo delizioso che Arky le stava offrendo. L'umano reagiva cosi bene alle sue cure.
    A dire la verità, era un po' sorpresa dalla sua sensibilità. Lo aveva appena toccato e già stava dando quelle reazioni. Non rimpiangeva niente, però.
    In quel momento, Arky le sembrava cosi... appetitoso.
    Il calore nel suo ventre si faceva più forte, si irradiava lungo le sue vene. Lo tenne a bada. Non era il momento, non ancora.
    Le parole di Arkholfus la sorpresero, rompendo il filo dei suoi pensieri.
    "Fido?" Ripetè, scandendo la parola con un po' di incertezza. Non vedeva paura negli occhi di Arky, non mentre pronunciava quelle parole. Balbettava, si, ma il suo istinto le diceva che credeva in quel che diceva.
    Xeno non capiva. Forse l'umano non aveva compreso le sue intenzioni? No, lui era strano ma non stupido. E lei era stata più che precisa. Si arrendeva? Considerato in che situazione si trovava, le sembrava l'ipotesi più probabile.
    I suoi occhi si socchiusero, accendendosi con qualcosa che avrebbe potuto quasi passare per affetto, e Xeno sorrise dolcemente. Aveva deciso che non le importava. Lui era lì, tra le sue spire, e non sarebbe andato da nessuna parte. Infatti, era solo un altro mistero da svelare. Aggiungeva solo al suo interesse.
    "Arky è strano." Mormorò con un sorrisino contento, strusciando la sua guancia contro quella dell'umano, quasi come un gatto avrebbe potuto fare. Le piaceva come lui arrossiva e si mordeva il labbro, cercando di contenersi, lo trovava adorabile. "Xeno ringrazia." Disse, poi, in un sussurro: "mostra gratitudine..."
    La mano con cui stava tracciando segni sullo stomaco di Arky prese a salire. I suoi artigli tracciarono un lento percorso lungo il torace dell'umano, graffiando leggermente la sua pelle. Traversarono gli incavi delle sue costole, scivolando con attenzione in ogni più piccola curva, prendendo atto di ogni centimetro di quella pelle cosi morbida. Xeno sospirò, compiaciuta di ciò che sentiva.
    La sua mano fece una pausa appena sotto il capezzolo. Poi, con un dito, iniziò a disegnare cerchi attorno ad esso, sfiorandolo, ma mai davvero toccandolo.
    "Umani molto diversi da Xenomorfi." Xeno mormorava intanto, le sue labbra che sfioravano la pelle di Arky. Aprendo la bocca, diede un piccolo morso al collo dell'umano. Fece attenzione a che i suoi denti non bucassero la pelle, ma anche cosi il sapore di lui la deliziò.
    "Diversi, si." Disse con un sospiro compiaciuto. "Ma ancora simili. Maschi umani. Maschi Xenomorfi. Stesse reazioni? Stessi... punti?"
    L'altra mano, quella con cui stava tracciando la coscia di Arky, scivolò di lato. Tracciando un sentiero col palmo, scivolò al di sotto della coscia. Si fermò appena sotto, due dita che sfioravano il fondoschiena di Arky. Le lunghe dita di Xeno presero a giocare nello spazio tra quella posizione e l'interno coscia di Arky. Scivolavano avanti e indietro sulla pelle, pizzicavano delicatamente, solleticavano con le punte o graffiavano appena la pelle nascosta sotto il tessuto. I pantaloni presero presto a strapparsi sotto quel trattamento.
    Con la bocca ancora premuta contro il collo di Arky, sottoponendolo a quel trattamento in 3 punti diversi del suo corpo allo stesso tempo, Xeno incrociò lo sguardo dell'umano con uno, languido, dei suoi.
    "A casa. Tanto tempo fa." sussurrò, alternando le parole con morsetti e piccole leccate, senza rompere il contatto di sguardi. "Se maschio d'alto rango è premiato da Regina, Xenomorfi femmina premiano. Io ero una di loro. Un po' di esperienza. Buona anche con gli umani? Curiosa..."
    Oltre la curiosità, c'era anche semplice lussuria a muoverla, ma questo a lui non serviva saperlo...
    Sollevò il viso verso di lui.
    "Bacio?" Domandò piano, un calmo desiderio che le illuminava il viso.
     
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    Il draghetto aveva lo sguardo basso, il labbro inferiore catturato tra i suoi denti candidi e il corpo teso dalla vergogna e dalla paura insieme: anche se si fidava, infatti, di Xeno non riusciva a sopprimere la diffidenza che una parte di sé generava senza sosta, confuso e spaventato com'era per le sue ambigue (perlomeno alle sue orecchie) dichiarazioni. Eppure, quando la donna rimase sorpresa per le sue parole, Arky sollevò il visetto e la guardò speranzoso, fiducioso e la sua paura si sciolse come neve al Sole nel vedere, finalmente, un sorriso pieno, dolce sbocciare su quel volto tanto bello. Sorrise a sua volta e annuì, piano, come a volerle riconfermare che, sì, aveva capito bene: si fidava di lei.
    Anche tu sei strana! - commentò allegro, ridacchiando lievemente al commento della giovane che, inevitabilmente, aveva suscitato la sua ilarità... dopotutto, insomma, quella strana tra loro due era lei! - Strana ma... bella, t-tanto bella. - aggiunse, arrossendo intensamente ma senza perdere né il sorriso né il contatto visivo coi suoi occhi. Sospirò di piacere e socchiuse appena gli occhi nel percepire la sua guancia, più fresca, sulla sua, in una carezza quasi animale eppure terribilmente dolce e tenera, tanto che Arky provò il forte desiderio di abbracciarla, di apporle tanti, umidi baci proprio su quella gota morbida e dalla pelle inaspettatamente vellutata. - Mhh... - mugolò piano il piccino, percependo le mani Xeno risalire sul suo torace, tanto che istintivamente si ritrovò a spingerglielo contro, a offrirglielo, mentre fremeva appena per quelle carezze leggere eppure tanto, troppo piacevoli. Si lasciava scappare un pigolio a ogni lieve graffio che gli incideva sulla pelle, un pigolio non tanto di dolore quanto di trattenuto, imbarazzato piacere, mentre il suo corpo minuto e morbido si dipanava al tocco della donna, offrendo sé e i suoi segreti senza remore, senza insicurezze. Xeno, infatti, avrebbe scoperto quasi immediatamente come la pelle che vezzeggiava fosse elastica, calda e, soprattutto, facilissima ad arrossarsi, tanto che i suoi artigli avevano tracciato una mappa di linee rosse sul torace del piccolo, una mappa che al momento pareva non portare ad alcun tesoro ma che, forse, non mancava che di qualche altro nuovo segno per poter essere finalmente completa.
    Un altro segreto che le svelò senza alcuna difficoltà fu la sensibilità che caratterizzava i suoi capezzoli, tanto che ogni qual volta l'artiglio della xenomorfa indugiava sull'areola, il piccino strizzava gli occhioni e tendeva tutto il suo corpicino, respirando subito affannoso e più l'artiglio danzava intorno a quello spillo ormai turgidissimo, più la sua sensibilità sembrava aumentare e più Arky respirava languido, completamente perso, mentre fremiti incontrollabili lo scuotevano da capo a piedi. In un simile contesto, le parole di Xeno gli giunsero come un'eco ovattata, lontana e non poté poté neppure sbigottire dinnanzi alla sua rivelazione sulla sua razza, poiché prima ancora che potesse decifrare il significato della parola "xenomorfi", lei gli morse il collo e tutto, improvvisamente, divenne un lampo di puro, intenso piacere. - Ahhn... - gemette, in un pigolio acuto, strizzando gli occhioni e inclinando il capo istintivamente dalla parte opposta al suo morso, per offrirgli ancora meglio il collo, niveo e morbido. Sotto le sue zanne aguzze, la carne del piccino era morbida ed elastica, caldissima e la giugulare pulsò violentemente su di esse, quasi a pregarla di non cedere a quello che, per un predatore, doveva essere un istinto fortissimo. Come elettricità, il piacere era corso per tutto il suo corpo, facendogli venire la pelle d'oca e concentrandosi tutto sul suo pube che, per un attimo, gli parve diventare incandescente.
    I-io, non l-lo... s-ooh! Mhg! X-xeno... - la invocò senza neppure sapere il perché, fremendo tutto per quelle carezze inaspettate al suo interno coscia, per quelle dita lunghe che gli sfioravano il culetto sodo. Già da sola questa sensazione sarebbe stata intensa, totalizzante ma Xeno nel frattempo continuava a mordergli il collo e a (non) stimolargli il capezzolo, tanto che tutte e tre queste stimolazioni insieme divennero pressoché insostenibili e Arky si sentì saturo di piacere e di desiderio; così, senza che potesse far molto se non mugolare e fremere, un gonfiore assolutamente evidente comparve nel cavallo dei suoi pantaloni, sempre più simili a degli strani slip, a causa degli artigli di Xeno che li sbrindellavano senza pietà.
    Arky fu sopraffatto da un moto di vergogna per quell'erezione tanto evidente e che era scaturita da semplici, quasi dolci carezze e, istintivamente, serrò le gambe finendo così per chiudere tra quelle cosce tornite e morbide la mano di Xeno. - Ih! - pigolò, spalancando di colpo le gambe, spaventato all'idea di averle fatto male. Quell'evento, però, gli fece spalancare anche gli occhioni che, fino a quel momento aveva tenuto socchiusi, finendo così per guardare negli occhi la donna e, semplicemente, perdervisi. - Mhh, X-xeno... - miagolò languido a quei piccoli morsetti ma, soprattutto, a quella rivelazione: l'idea, infatti, che Xeno "premiasse" i maschi del suo nido lo fulminò di un'eccitazione che il draghetto non poté no trovare sporca o sbagliata e che pure, però, accrebbe ulteriormente quell'imbarazzante gonfiore che non poteva in alcun modo nascondere, dato che l'idea di poterle fare male lo costringeva a tenere le gambette separate, lasciando anche la parte più intima di sé alla mercé della donna.
    Dinnanzi alla domanda della donna, il piccino sgranò gli occhioni e si morse il labbro inferiore, come se si vergognasse a risponderle ma, un attimo dopo, fremendo appena, le diede la sua risposta: - Sì, b-baciami... t-ti prego. - aggiunse in un sospiro, socchiudendo gli occhi e schiudendo quelle labbra gonfie e morbide, appena lucide di saliva.
     
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    Il sapore di Arky, della sua pelle, l'eccitazione e confusione che continuava a carezzarle l'olfatto, le piaceva, la soddisfaceva. I suoi suoni, il modo in cui sentiva il corpo dell'umano piegarsi sotto le sue dita, lo sguardo perso, tutto non faceva altro che alimentare il calore confortevole che Xeno sentiva accumularsi nel ventre. Un calore tranquillo, per adesso, da predatore che sta prendendo il suo tempo con la sua preda.
    "Oh?"
    La presa improvvisa delle cosce di Arky si allentò veloce come era arrivata. Non le aveva fatto male, l'aveva piuttosto sorpresa piacevolmente, un sentimento che non fece che aumentare quando Xeno notò il motivo. L'umano reagiva cosi bene...
    Sorrise alla preghiera di Arkholfus, canini affilati che rilucevano nella penombra.
    "Ti prego...?" Ripetè lentamente, come se assaporasse quelle due parole. "Suona bene. Quando lo dici." Mormorò.
    Spinse il viso verso il suo, premendo le labbra contro un angolo della bocca di Arkholfus. Ne assaporò per un attimo la consistenza morbida, per poi allontanarsi. Lo guardò negli occhi, le labbra vicine alle sue, il respiro che si intrecciava col suo.
    Rise, un suono leggero, di gola, e si allontanò.
    "Arky è molto sensibile..."
    La coda si mosse improvvisamente. Arkholfus venne sballottato per un attimo, per poi ritrovarsi in una nuova posizione. Adesso la coda di Xeno gli correva sotto al fondoschiena, dandogli un posto dove sedere. Scivolava attorno ad entrambe le sue caviglie, costringendolo a tenere le gambe spalancate, per poi andare su, dove era avvolta attorno ai suoi polsi ed avambracci, forzandolo a tenere le braccia sollevate.
    Gli artigli di Xeno baluginarono nella penombra, e sia i pantaloni che il maglione finirono in brandelli, lasciandolo solo in scarpe, boxer e maglietta.
    Senza che le sue mani smettessero i loro giri, Xeno tracciò con la lingua il profilo dell'orecchio di Arky.
    "Molto sensibile..." ripetè. Poggiando il mento sulla spalla dell'umano, adocchiò la tenda che si era formata nei boxer dell'umano. Lanciò ad Arky un sorrisino compiaciuto.
    "Esperienza buona allora?" La mano con cui sfiorava la coscia di Arky tracciò un percorso sulla pelle dell'umano, fermandosi vicino alla sua eccitazione. "O è solo Arky che è molto sensibile?"
    Un dito si premette sulla punta del membro, facendo una leggera pressione. Allo stesso tempo, due delle dita che erano state a correre attorno al capezzolo lo afferrarono. Cominciarono a strusciare, da sopra e sotto, premendo con delicatezza.
    "Mh?" Xeno mormorò, chiedendo una spiegazione da lui.
    Strinse le dita attorno al membro dell'umano, e cominciò a comprimere con delicatezza. Cercava di afferrare le dimensioni dell'umano attraverso la stoffa. Quello che trovò la impressionò piacevolmente.
    "Arky non è piccolo dappertutto." Ridacchiò.
    Si strinse contro di lui con un sospiro di desiderio. La sua eccitazione stava cominciando ad aumentare.
    "Tutti umani cosi? O solo tu?" Domandò in un sussurro. Le premeva saperlo questo. Per quanto quel momento fosse piacevole, intendeva ricavarne anche informazioni.
     
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    Il piccino annuì istintivamente alla domanda di Xeno, senza far caso che fosse retorica né notò il compiacimento, la nota maliziosa del suo commento successivo: semplicemente, confuso e preda del desiderio com'era, impegnato a lottare per tenere gli occhi perlomeno socchiusi (Il desiderio gli rendeva le palpebre tanto, tanto pesanti) e con le labbra già pronte a ricevere quel bacio tanto agognato, non aveva modo di percepire la soddisfazione della donna e di come si beasse della sua docilità, della sua subitanea arrendevolezza. - Ti prego... - miagolò subito dopo, non per deliziarla ancora o spingerla a fare come le aveva chiesto, bensì con una vocina dolce e aspirata, quasi sussurrata, come di chi, sovrappensiero, dà voce a ciò che, in quel momento, assorbe le sue riflessioni. Però, anche in un simile stato, il draghetto notò l'avvicinarsi lento (troppo lento!) ma inesorabile della donna e volse più che poté il capo per offrirle le sue labbra, finalmente si arrese al peso che gravava sui suoi occhi e li chiuse, preparandosi a quel bacio con la testa urgenza di un pulcino che tende il capo al becco materno.
    Mhh? - un mugolio confuso, dunque, accolse quelle labbra troppo lontane dalle sue, quella consistenza morbida e meravigliosa che, però, non voleva saperne di offrirsi completamente a lui, bensì si divertiva a tentarlo e a flagellarlo con quella vicinanza falsa, ingannatrice perché non permetteva alle loro labbra di incontrarsi davvero. Con un sforzo non piccolo, riaprì gli occhioni divenuti liquidi e luccicanti di desiderio, per rivolgerle uno sguardo davvero supplicante, da cucciolo randagio. - X-xeno... - pigolò con una vocina tremendamente bisognosa, che rivelava quanto bisogno avesse di quel bacio, di sentire davvero le labbra sulle sue. Si riscosse soltanto quando la sentì ridere e commentare in quel modo beffardo le sue reazioni, tanto che lo sguardo ritornò un minimo più consapevole e gonfiò le guanciotte, già piene, in un'espressione un po' offesa, anche se il loro rossore tradiva più imbarazzo che altro. - Xeno! Non s-ih! - pigolò, sorpreso, nel sentirsi tirare di qua e di là mentre quella coda interminabile gli si avvolgeva intorno alle caviglie sottili e lo costringeva a divaricare le gambe, facendogli allo stesso tempo da sellino per evitare che tutto il suo peso gravasse sui polsi e si facesse male. Il piccino, confuso e intento a chiedersi cosa stava succedendo, notò gli artigli di Xeno soltanto quando questi ridussero a brandelli i suoi abiti, privandolo dei pantaloni e del maglione. Subito l'aria fredda morse la sua pelle fin troppo calda, facendolo rabbrividire mentre strizzava gli occhioni dalla vergogna e tentava, vanamente, di serrare le gambe per nascondere quell'erezione decisamente visibile.
    X-xen-nghh! Aaah! i-io... - pigolò il piccino nel sentire la lingua calda, morbida della donna carezzargli l'orecchio fin troppo sensibile, senza riuscire a continuare ciò che stava provando a dire (qualunque cosa fosse) e costringendolo a reclinare il capo all'indietro, porgendo e premendo l'orecchio contro la bocca della xenomorfa, affinché continuasse a stimolarlo in quel modo tanto piacevole.
    Purtroppo anche quella stimolazione ebbe fine, non prima però che Xeno gli chiedesse se si stava rivelando brava o se era lui a essere molto sensibile. - Mhh! Buona, b-buona! S-sei bravissima! - trillò il piccino, soltanto che il tono entusiasta che la donna aveva conosciuto poco tempo prima si era fatto più languido e un pochino lamentoso, come se la volesse pregare di continuare, di dargli nuove e più intense attenzioni. Fu decisamente accontentato, poiché Xeno portò la mano dal suo interno coscia verso la sua erezione, ancora imprigionata nei boxer e, di colpo, poggiò un dito proprio sulla punta, mentre gli afferrava con forza i capezzoli. Arky gemette forte, spalancando la bocca e sgranando gli occhioni, mentre inarcava la schiena quasi a offrire sia i capezzoli che il membro, eretto e terribilmente fremente.
    Per quanto fosse stato sincero nel dire che era lei a essere brava, c'era da dire che era altrettanto vero che lui fosse molto, troppo sensibile e quella doppia stimolazione fu tanto inaspettata quanto intensa: - Mhhgg! Nghhh! - pigolò quasi disperato, mentre le sue membra si irrigidivano spasmodiche dal piacere e lui si mordeva il labbro inferiore nel vano tentativo di sopprimere i gemiti che, continui e numerosi, erompevano dalle sue labbra. Xeno avrebbe potuto sentire il capezzolo tra le sue dita, già turgido, divenire puntuto come uno spillo e terribilmente duro, mentre il tessuto che premeva sulla punta del suo membro farsi improvvisamente umido e caldo, perché intriso da abbondante liquido preseminale. Il draghetto strizzò gli occhioni e miagolò languido e imbarazzato assieme, travolto da quelle sensazioni e dalla vergogna per le reazioni così intense, forse un po' esagerate del suo corpo; ma tutto ciò fu nulla rispetto a quando Xeno gli afferrò l'erezione, sia pure da sopra l'intimo. - Nhhhg! X-xeno... X-xenoh! - pigolava, spingendo istintivamente, senza neppure volerlo i fianchi verso la mano grande e bella della xenomorfa. Quest'ultima, tra l'altro, avrebbe percepito tra le sue mani quell'erezione sorprendentemente consistente per uno scricciolo come lui, un'erezione che non solo le riempiva perfettamente la mano e oltre ma che, stretta tra le sue dita, fremette gonfiandosi ulteriormente, come se soltanto in quel momento avesse raggiunto il pieno turgore.
    Ahh... nghh! I-io... - principiò il piccino nel tentare di rispondere a quella domanda imbarazzante, con le gote già in fiamme perché... beh, lo stava toccando lì! - S-sì, t-tutti così! P-però... p-però... - Arky era confusissimo e non capiva se Xeno gli avesse chiesto se erano tutti fatti allo stesso modo o se, insomma, avessero tutti le sue dimensioni, quindi decise di rispondere a entrambe le possibilità... cosa che lo costernò e lo imbarazzò oltre ogni dire! - P-però lì... l-le... dimensioni c-cambianoh. - pigolò, sussurrando appena il soggetto della frase e strizzando gli occhioni mentre si irrigidiva tutto per un lungo, intenso attimo... prima di spezzarsi e riaprire gli occhi per guardarla supplichevole, con i fianchi che si muovevano come potevano per venire incontro alla sua mano. - X-xenoh... t-ti preg-oh! B-baciamih! Ba-ciamih! - pigolò, socchiudendo ancora una volta gli occhi e schiudendo le labbra, sperando e pregando che stavolta Xeno esaudisse davvero il suo desiderio.
     
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    Ma quanto era carino? Quanto gli faceva venire voglia di spupattarlo ancora e ancora? Da quella fragilità per le sue cure, come si piegava deliziosamente sotto le sue dita, a quei versi tanto carini a cui si lasciava andare. E anche, si, lo sentiva, quella sua renitenza di fondo, quella resistenza a lasciarsi completamente andare. Non era solo la debolezza provocata dalla sua sensibilità, ne era certa. Arky aveva qualcosa che lo teneva dal darsi completamente, quasi ne avesse paura.
    Xeno si leccò le labbra. Forse era solo un altra stranezza umana, ma in Arky era solo un altro ingrediente di quel mix perfetto.
    L'odore del suo seme la colpì come un pugno. I suoi occhi si spalancarono mentre guardava verso il membro eretto del ragazzo, notandone la punta bagnata. Xeno sollevò il labbro, snudando i denti in un sorriso feroce. Quel odore intenso solleticava il suo appetito, innalzava la sua eccitazione.
    Sospirò contro il collo di Arky, sentendo il calore nel ventre accendersi di più. Cercando sollievo, prese a spingere il bacino contro il fondoschiena dell'umano.
    "Tutti cosi?" C'era un ringhio sommesso sotto quella domanda. "No no no. No no no."
    Continuò a sfregare il suo capezzolo. Sentire quanto si era fatto duro la traversò con un brivido di piacere. E a proposito di cose dure, aprì leggermente la mano con cui teneva il suo membro e cominciò a pomparlo lentamente, accompagnando i movimenti che Arky faceva col bacino. Di tanto in tanto si fermava per premere sulla punta, spargendo quel piccolo accenno di seme. Ringhiò al sentire il bagnato sotto il dito. Di più, ne voleva di più...
    "No no no." Ripetè, mordicchiando il lobo di Arky. "Arky non è come altri umani. Arky è speciale... fatto solo per me." La sua voce prese un tono famelico. "Voglio accarezzarti, morderti, leccarti, pizzicarti. Lo voglio cosi tanto..."
    Il suo sorriso si allargò quando lui la pregò, al vedere lo sguardo perso nei suoi occhi. L'aveva visto mordersi quel labbro e adesso, roseo e gonfio com'era, faceva per uno spettacolo a cui non poteva davvero resistere.
    Ma il gioco era un piacere altrettanto grande.
    Spingendosi contro di lui, gli leccò la guancia. Lo fece in fretta, la lingua che guizzava vloce, gustandosi il sapore salato della sua pelle sudata, della sua eccitazione. Lo guardò dritto negli occhi, quel sorriso quasi ferino stampato sul viso. L'espressione di Arky era uno spettacolo delizioso, e se la gustò con piacere.
    Per un attimo, sembrava quasi che non avrebbe esaudito il suo desiderio.
    Una scintilla di malizia le brillò negli occhi. Di colpo, fu di lui. Le labbra di Xeno si schiantarono contro quelle di Arky come un uragano. Xeno spinse con violenza la lingua dentro la bocca dell'umano, intrecciandola con la sua, incurante di quello che lui faceva, desiderosa solo di soddisfare la sua fame. Lo baciò con foga e violenza, e mentre lo faceva le sue mani accelerarono di colpo il ritmo.
    Le sue dita strizzarono il capezzolo dell'umano, lo strusciarono tra di loro, passando da un vigoroso movimento all'altro. L'altra mano prese a pomparlo velocemente, fermandosi solo per strizzare la punta del membro a intervalli irregolari. Lo assaltò con quell'ondata di movimenti senza nessun preavviso e non si sarebbe fermata.
    Xeno non si accontentava più di gemiti e delicatezza. Adesso voleva farlo venire, e voleva che succedesse in fretta.
     
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    L'orgoglio da Drago di Arky lo tormentava, urlandogli nella testa che non doveva essere così sensibile, che tutti quei gemiti e quell'abbandono non si confacevano a qualcuno della sua stirpe, anche se rinchiuso in un corpo umano minuto e debole. Però, più il piccino si trovava d'accordo con quella vestigia della sua antica e forse perduta fierezza dragonica, più i tentativi che metteva in atto per limitare il suo manifesto apprezzamento per le cure che stava ricevendo, s'infrangevano uno dopo l'altro dinnanzi alla loro straordinaria intensità, alla loro violenza. Il piccino, infatti, cercava di frenare i gemiti mordendosi il labbro inferiore o di sopprimere i tremiti che scuotevano il suo corpicino irrigidendosi tutto ma, dopo appena pochi attimi di resistenza, si ritrovava a miagolare gemiti languidi come non mai e a fremere come un pulcino infreddolito, totalmente alla mercé di quelle mani troppo, troppo piacevoli e abili.
    X-xen-nhhg! - pigolò, sbarrando gli occhioni e spingendo in avanti in bacino quasi con violenza nel sentire la mano della donna iniziare una veloce, magnifica masturbazione malgrado la sua povera virilità fosse ancora imprigionata nei boxer e questo, dunque, smorzasse un poco il pacere che avrebbe altrimenti provato. Ciò che più adorava, però, era il modo in cui Xeno premeva il polpastrello sulla sua uretra, cosa che lo faceva letteralmente colare fino a impregnare quel punto dei boxer di eccitazione e, dunque, rendendo ancora più aderente il tessuto sul suo glande, travolto da una stimolazione sempre più piacevole.
    Insomma, Arky era pressoché alla mercé della xenomorfa e si trovava smarrito in un tale vortice di eccitazione e piacere che le parole della donna filtravano in lui lentamente, a piccole stille, tanto che prima ancora di afferrare il senso di quanto Xeno gli aveva sussurrato, il piccino percepì quel morso al suo lobo che gli fece inarcare la schiena e schiudere la boccuccia in un nuovo, intenso gemito: - Mhh! - la ragione di Arky si era smarrita chissà dove e, voltato completamente verso di lei (Per quanto gli consentisse la sua posizione, certo), le rivolse uno sguardo incredibilmente languido e bisognoso, uno sguardo assolutamente smarrito e confuso che sembrava aver chiara un'unica cosa: voleva le sue labbra e le voleva subito, con tutto se stesso. - T-ti p-prego... X-xeno... - pigolò il draghetto ancora una volta, schiudendo ulteriormente la boccuccia e provando, vanamente, a volgere ancora di più il volto verso di lei, come se avvicinando le labbra alle sue potesse convincerla ad accontentarlo. Fremette e mugolò di protesta a quella leccatina bollente ma assolutamente insoddisfacente sulla sua gota, rivolgendole uno sguardo deluso, quasi ferito e mugolando ancora, con un tono languido e lamentoso. - Tutto... f-fammi t-tutto. S-sono... t-tuo. - le parole di Xeno, alla fine, erano giunte alla sua mente e Arky, lungi dallo stupirsi o imbarazzarsi per quelle dichiarazioni così perverse e intense, le aveva accolte e accettate immediatamente, cercando al contempo di farle comprendere che in quel "tutto" che lei poteva fargli erano contemplati anche i baci.
    Finalmente, un'eternità dopo, Xeno lo accontentò di colpo annullando ogni distanza tra le loro labbra e donandogli quel bacio tanto agognato: il draghetto emise un vero e proprio trillo di gioia e si unì immediatamente alla danza sfrenata in cui la donna voleva trascinarlo. La lingua di Xeno era più lunga e grande dalla sua, tanto che quasi la boccuccia aveva difficoltà a contenerla ma ciò non impedì al piccino di succhiarla come se ne andasse della sua stessa vita e intrecciarla con passione e impazienza con la sua, più piccola ma non per questo meno piacevole. Il piccino si stava godendo quel bacino e le sue manine, immobilizzate dalla coda, si aprivano e chiudevano costantemente, mosse dal desiderio di Arky di poter toccare e accarezzare la sua amante, la donna a cui apparteneva, almeno per quella notte. L'estasi del piccino, però, non durò a lungo... o meglio, divenne ancora più intensa quando Xeno intensificò di colpo, quasi con rudezza, le stimolazioni che elargiva al suo capezzolo e alla sua virilità, facendogli sgranare gli occhi che aveva socchiuso e tendere il suo corpicino, incapace di reggere a tutto quell'improvviso, incredibile piacere. - Mhhh, mhhh! - mugolò perso tra le sue labbra, muovendo la lingua in maniera confusa, frenetica, mentre il suo bacino inseguiva la mano di Xeno con violenza, quasi disperatamente e il suo povero capezzolo, turgidissimo, pulsava tra le dita della ragazza. A pulsare, però, non era soltanto il capezzolo dato che il suo membro, travolto da quella masturbazione intensissima, si gonfiò ulteriormente tra le sue dita e, dopo un attimo di convulsi, violenti spasmi, esplose in un intenso orgasmo accompagnato dai mugolii e dai fremiti di un Arky completamente perduto nel piacere.
    La sua verga eruttò numerosi e copiosi fiotti di sperma bollente, vischioso, direttamente nei boxer, inzaccherandoli e sporcandosi tutta mentre il draghetto, dopo essersi completamente irrigidito, si lasciò andare completamente al piacere e spalancò la boccuccia e lasciò inerte la lingua, limitandosi a qualche lieve succhiata alla lingua di Xeno tra un fiotto e l'altro. Quando, finalmente, quel lungo orgasmo ebbe fine, Arky aveva uno sguardo completamente perse, ansimava e la mano di Xeno, così come i boxer e il membro stesso erano intrisi, ricoperti di seme bollente. Eppure, malgrado tutto questo, la virilità del piccino rimaneva durissima e pulsò, qualche secondo dopo la fine dell'orgasmo, tra le sue dita come se la stesse supplicando di dargliene ancora, di non smettere di farla godere.
     
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    La confusa passione con cui Arky rispondeva al suo bacio la eccitava, spingendola a mettere ancora più impegno nei movimenti della sua lingua.
    Lo sentiva fremere contro la sua coda, agitarsi in preda al piacere; lo sentiva pulsare dentro la sua mano. Arky era una massa bollente che incendiava i suoi istinti, la spingeva a non fermarsi.
    Alla fine, quando lo sentì venire, il suo piacere esplodere tutto assieme, fu come se parte di quello che l'umano sentiva passasse dentro di lei. Un brivido, un fulmine di soddisfazione la traversò. Si tese contro di lui, assaporando il momento, continuando a pomparlo per fare uscire fino all'ultima goccia del suo seme.
    Quando l'orgasmo finì, rallentò i suoi movimenti e si staccò da lui per guardare in basso.
    "Akry è venuto un sacco..." Commentò scherzosamente, ma gli occhi le brillavano di soddisfazione. "E ne vuoi ancora... sei sensibile, ma hai la stamina." Mentre lo diceva, continuava lentamente a pomparlo, poggiando piccoli baci a fior di labbra sulla bocca di Arky.
    Rise piano, e si allontanò da lui. La sua coda lo lasciò andare, per poi posarlo a terra e scivolare via.
    Xeno si erse in tutta la sua altezza, torreggiando su di lui. Nella penombra, i suoi occhi luminosi rilucevano. C'era fame lì, e desiderio. Senza staccargli gli occhi di dosso, sollevò la mano inzaccherata del suo seme e ne leccò via un po'. Il sapore la fece gemere piano.
    "Il seme di Arky... delizioso." Mormorò, leccando con attenzione un dito dopo l'altro. Si ripulì completamente la mano, facendo attenzione a che nemmeno una goccia gli sfuggisse. Quel nettare era delizioso, additivo.
    Sospirò quando non ce ne fu più. Adesso ne voleva di più. E il calore nel ventre si stava facendo pressante.
    Ma no, doveva mantenere la calma. Per il momento.
    La punta della sua coda si appoggiò sul petto di Arkholfus, spingendolo con delicata fermezza a rimanere seduto a terra mentre lei raggiungeva quello che rimaneva dei vestiti dell'umano. Xeno raccolse il portafoglio e il pacchettino, poi ritornò da lui.
    Gli si inginocchiò di fronte, tra le sue gambe spalancate, alternando occhiate tra i boxer ormai fradici e il suo sguardo. "Ti sei bagnato tutto." Commentò divertita. L'odore solleticava il suo desiderio, attizzava quello che sentiva.
    Sorridendo, prese la mano dell'umano e gliela portò sul suo membro ancora eretto. "Ne vuoi ancora? Lavora." Comandò, e prese ad accompagnare i movimenti della mano di Arky con la sua.
    "Adesso rispondi." Il desiderio, l'eccitazione erano ancora lì, ma adesso c'era anche una punta di serietà nel suo sguardo e la sua voce. Xeno gli fece vedere una moneta che aveva tirato fuori dal portafoglio. "Cos'è questo? A cosa serve?" Dopo, gli mostrò anche il pacchettino con l'orsetto di prima. "E questo?"
    Si aspettava una risposta.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    L'orgasmo si era esaurito ma non ancora il piacere che, simile a onde, si riverberava su tutto il suo corpicino, ancora teso e scosso ritmicamente da violenti spasmi. Un velo sottile ma lucido di sudore ricopriva la sua pelle, il suo petto si gonfiava e si abbassava velocemente, affamato di aria e il suo viso, semplicemente, era stravolto: la bocca languidamente schiusa, la lingua inerte e muta al loro interno, appariva esposta come a chiamare un nuovo, ennesimo bacio mentre i suoi occhioni erano socchiusi e persi, liquidi di piacere e di un desiderio che, malgrado quel lungo orgasmo, non si poteva ancora dire appagato.
    I pensieri si muovevano lenti nella sua mente come se fossero invischiati nella melassa e non sembrò accorgersi del commento, terribilmente imbarazzante, fatto da Xeno eppure, mentre lei lo baciava poco dopo, il piccino chiuse gli occhi ed emise un mugolio quasi di protesta, non certo in relazione a quei bacetti che continuò a cercare ma, sicuramente, come tardiva risposta a quell'affermazione. Che, però, era assolutamente vera come testimoniava il suo membro, tutto sporco di seme e rinchiuso in boxer ormai da buttare, eppure ancora ostinatamente duro e costantemente scosso da violente pulsazioni di piacere per ogni nuova "carezza" che Xeno decideva di donargli. Un nuovo miagolio di protesta sorse sulle sue labbra quando la donna lo allontanò da sé, deponendolo a terra e fu una fortuna perché, se lo avesse lasciato andare, sarebbe caduto come una pera cotta dato che le gambe non lo avrebbero mai potuto reggere.
    Si massaggiò i polsi, un po' indolenziti per essere stati stretti tanto a lungo e guardò Xeno, con uno sguardo in cui desiderio, ammirazione e timore si mescolavano in un equilibrio mutevole, in cui adesso uno prevaleva sugli altri, per poi tornare subito dopo a essere minoritario. - X-xeno... - pigolò piano, sollevando il nasino per poterla seguire con lo sguardo mentre si alzava, era così alta...! Gli occhi della xenomorfa rilucevano come fiamme nella penombra dello stanzino, ma anche quelli del piccino erano brillanti, anche se il desiderio che li animava non era così bramoso, così famelico e selvaggio: erano gli occhi di una preda, grandi e docili, fatalmente incatenati allo sguardo del suo predatore. Occhi che si sgranarono stupiti nel vederla leccare di gusto il seme che le ricopriva la mano, il suo seme, lo stesso che gli imbrattava l'intimo e gli ricopriva l'asta: il piccino fu scosso da un fremito che si originò dal suo membro che, a quella vista, tornò a pulsare impaziente come se non fosse venuto un attimo prima. - Xeno...! - sussurrò, senza ben sapere come continuare, che dire, guardandola semplicemente rapito e dalle gote rosse d'imbarazzo, poiché era una scena davvero perversa... perversa e meravigliosa, ovviamente.
    Non si oppose alla coda di Xeno che gli imponeva di rimanere a terra, con le gambe aperte e il sesso esposto, anche perché non era sicuro di reggersi in piedi... anche se, nel vederla frugare tra i suoi vestiti, gli venne la voglia di farlo non tanto per il timore che potesse prendersi qualcosa ma, più che altro, per la curiosità di scoprire cosa stesse cercando. Alla fine Xeno prese il portafoglio e il pacco regalo e si inginocchiò tra le sue gambe, continuando però a incombere su di lui assolutamente gigantesca, almeno dal suo punto di vista. Strizzò gli occhi e arrossì vistosamente nel sentire quel commento sullo stato dei suoi boxer, tant'è che le rispose gonfiando le gote come un criceto e imbronciandosi un pochino: - N-non è stata c-colpa mia! - tale replica, però, lo fece arrossire ancora di più perché, insomma, quel risultato non era certo una "colpa" e lui avrebbe tanto voluto riprodurlo il prima possibile...
    Ahh! X-xeno! - miagolò sorpreso, sentendosi afferrare la mano e portarla sul suo membro, turgido e ricoperto di sperma: la mano della donna, molto più grande, si chiuse sulla sua e lo costrinse a masturbarsi guidato da lei, un atto così perverso e imbarazzante che il draghetto chiuse gli occhioni e mugolò lamentoso, praticando una debole resistenza che, quasi subito, s'infranse. - M-ma che f-fai? I-io... ah, ngh... - gemette, mentre la sua manina, lubrificata dal seme, scorreva sempre più velocemente sulla sua asta e non solo perché guidata imperiosamente dalla mano di Xeno, decisamente più grande e forte.
    A spiazzarlo del tutto furono le sue successive richieste, però, dato che Xeno volesse sapere cosa fosse il denaro e l'orsacchiotto: domande difficilissime a cui rispondere in una situazione normale... pensiamo mentre veniva costretto a masturbarsi! - Q-quelle s-sono m-monete, d-denar-oh... s-si s-scambia c-con... ah! Nghh! S-si... mhh... - gemette, acuto, arrivando a coprirsi gli occhi col l'altro braccio travolto dal piacere e dall'imbarazzo per quello che stava facendo. - Si scambiah c-con g-gli oggetti che v-vuoi a-avereh. P-però o-ogni oggetto chiede u-un prezzo, un... u-una quantitah d-diversa di d-enaro... - continuò, in seria difficoltà, gemendo di tanto in tanto e ingarbugliandosi un pochino con le parole. Il difficile sarebbe stato l'orsacchiotto, però...
    Q-quello è-è... nhgg! U-un orsacchiotto, u-un... u-un g-gioco. D-da regalare a-ai bambini o-o... o-o alle r-ragazzeh. - a quest'ultima parola, ricordò per chi fosse quel dono, cioè Morgana, la ragazza che gli piaceva e divenne ancora più rosso e imbarazzato, tant'è che serrò ancora di più l'avambraccio sui suoi occhi perché l'idea di pensare a Morgana mentre... mentre si masturbava davanti a Xeno gli faceva desiderare di sprofondare per la vergogna! Eppure, malgrado suddetta vergogna... la sua erezione si fece improvvisamente più gonfia, calda e pulsate: quant'era perverso quello scricciolo di drago?

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 23/3/2020, 16:03
     
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    Anche attraverso la mano dell'umano, Xeno poteva sentire le sue pulsazioni, il suo calore, quanto fosse disperato ed eccitato. Era un caleidoscopio di emozioni che scivolava dentro di lei, accendendola.
    Però, per quanto deliziosi fossero le espressioni, le reazioni e i suoni di Arky, quello che diceva diede a Xeno di che pensare. Quindi, il denaro era una valuta di scambio universale. Era un concetto strano per lei, esotico, ma più ci pensava più poteva capire come potesse essere utile a una razza divisa come quella degli umani. Era un enorme salto in avanti rispetto al baratto. Gli umani erano davvero ingegnosi.
    Guardò con occhi nuovi Arky, un momento di ammirazione che si tramutò in fastidio quando lui tentò di coprirsi il viso. Ancora quella reticenza. Ma non l'avrebbe privata dal guardare, eh no.
    Con un piccolo mormorio di gola, un verso a metà tra l'irritato e il rassicurante, la sua coda si avvolse attorno al polso dell'umano e lo trasse in basso, forzandolo a rivelarle tutte le sue espressioni al completo. Era uno spettacolo, quello, che lei non voleva assolutamente perdersi.
    La spiegazione del secondo oggetto era già più vicina alla sensibilità di Xeno. Un gioco era un concetto universale abbastanza che anche un originario della sua Colonia poteva capire senza problemi. Quello che afferrò la sua attenzione fu il modo con cui Arky pronunciò l'ultima parola, con una piccola esitazione che, assieme alla reazione dell'amichetto del piano di sotto, le rivelò un bel po' di cose interessanti.
    "Oh?" Il sorriso di Xeno si allargò. "Per la tua compagna allora."
    Non le sembrò affatto strano che quel ometto ne avesse una. Non poteva essere diversamente, carino com'era. Non le importava granchè che Arky avesse già qualcuno, ma era curiosa al riguardo, abbastanza da dimenticare altre domande più importanti.
    "Ecco perchè la stamina." Commentò. "Arky si è già accoppiato. Ha tanta esperienza."
    Mentre continuava a fargli muovere la mano, poggiò a terra i due oggetti. Gli prese il viso tra le dita, stringendogli quelle guanciotte (le aveva volute toccare già da un bel pò), e lo trasse verso di sè con delicata fermezza.
    "Chi è?" Mormorò, guardandolo negli occhi. "Arky si è divertito tanto con lei? Cosa avete fatto insieme?"
    Era divertente stuzzicarlo cosi, ma per quanto lo fosse Xeno era anche sinceramente curiosa; di sapere con chi quel ometto cosi carino dividesse il giaciglio e di iniziare a conoscere qualche dettaglio delle relazioni e dei rapporti per come li intendevano gli umani.
    Utile unito al dilettevole. Cosa di poteva chiedere di più?
     
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