Kill switch

x Hina

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    In periferia, a ridosso di una lunga schiera di palazzi dedicati a degli uffici in parte in disuso, c'era un grosso centro commerciale frequentato dai viaggiatori, poiché praticamente vicinissimo alle strade che collegavano Roma col resto dell'Impero e dell'Italia. Il centro commerciale era rinomato per i suoi traffici illeciti dovuti alla posizione molto vantaggiosa per le bande criminali, risultava schedato da Watchmen e quindi tenuto sott'occhio, ma fino a quel momento non era mai saltata fuori la necessità di un controllo diretto. Cos'era cambiato? Ovviamente sempre lui, Nyarlathoteph, che oramai sembrava aver messo il suo zampino praticamente ovunque nella malavita della città eterna, se non di più. Da un pò di tempo gli scambi illegali erano diventati meno frequenti e decisamente più difficili da tracciare, la polizia non era stata in grado di intervenire in alcun modo e questo significava una cosa sola: lavoro minore, risultato più efficiente. Quel criminale era una sorta di potenziatore per ogni tipo di attività illegale possibile e dove metteva mani lui, la criminalità aumentava, si organizzava e migliorava. Nel caso di un punto così strategico non potevano più permettergli di fare i suoi comodi: il compito dei Watchmen era quindi infiltrarsi all'interno dei magazzini del centro commerciale, trovare il punto dove i criminali organizzavano scambi e preparavano le loro mosse per spiarli, tracciarli e anticiparli ogni volta che potevano. Una missione di infiltrazione in sostanza. Le prescelte per questo scopo furono Sheba ed Elimona, quest'ultima optò per un travestimento molto sobrio: capelli scombinati e legati alla bel e meglio dietro la testa con ciuffi casuali sulla fronte, giacca rossa ben tenuta ma trasandata, un tutone per casa e delle scarpe da tennis, la tipica mamma con poco tempo libero che deve fare regali di natale in ritardo per i suoi figli. Il piano era semplice: passare per i decorati e luminosi corridoi del centro commerciale col preciso scopo di trovare l'entrata dei magazzini, seguire qualche indizio e trovare Nyarlathoteph con le mani nel sacco così da capire come agivano e ottenere informazioni. Il centro commerciale era pieno e strapieno di persone di ogni genere e razza, tutte contagiate dallo spirito natalizio impegnati a comprare regali, decorazioni e dolciumi per i loro cari. Le musiche strausate fino alla noia facevano sempre la loro bella figura in situazioni del genere e spingevano la suora a camminare lentamente ma ancheggiando mentre teneva le mani in tasca al fianco di Sheba.
    Sai, quando eravamo piccoli Iceringer in questo periodo diventava un criceto sotto caffeina... aspettava i regali con trepidazione, e credeva fermamente in Babbo Natale! Ah lui era convinto che comportandosi bene avrebbe avuto regali sempre più belli, e non aveva torto in questo... anche se dubito che fosse un bravo ragazzo solo per questo. Io lo prendevo in giro perché era infantile anche nell'adolescenza, ma la verità era che invidiavo il suo spirito così genuino e sincero.
    La sua voce aveva una chiara punta di nostalgia, e la portò a concludere quel discorso con un sospiro agrodolce. Era evidente che le mancavano quei tempi, più spensierati e semplici. Elimona sapeva essere una gran sentimentale.
     
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    Sheba era allegra, pimpante, spingeva il carello della spesa vuoto con le mani ma continuava a guardarsi attorno come una ragazzina che aveva ricevuto una grossa paghetta e adesso poteva sperperarla in tutto ciò che voleva. Anche Sheba si era vestita in modo semplice per non attirare l'attenzione, con una felpa trendy con una stampa decorativa sul petto, un paio di jeans aderenti alla moda ed un paio di scarpe da ginnastica che la faceva sembrare una ragazzina comparata alla giunonica compagnia vicino a lei. Teneva il cappuccio tirato sulla testa per coprire la sua particolare capigliatura. Viste da dietro sembravano una mamma single che fa spesa con la sua figlia adolescente. L'entusiasmo di Sheba era dovuto al fatto che potevano tornare in azione: acciuffare Nyarlatothep sarebbe stato un grosso risultato e avrebbe reso fiera di lei Iceringer e Vega, ma farlo facendo shopping, anche se per finta con una cara amica l'aveva mandata in fibrillazzione. Aveva sempre desiderato farlo quando era più giovane, non potendolo però permetterselo per via del fatto che non poteva instaurare amicizie che sarebbero durate nel tempo. Aveva quindi preso un po troppo a cuore il recitare la parte delle ragazze che si divertivano al centro commerciale. Di tanto in tanto Sheba si fermava nei corridoi del centro e afferrava un peluche carinissimo e lo mostrava ad Elimona chiedendole se non lo trovasse carinissimo anche lei, correndo avanti e indietro per il negozio curiosando fra gli oggetti in vendita. Sembrava aver superato ogni trauma, ogni difficoltà tornandola solita e allegra Sheba di sempre. Ascoltò il racconto di Elimona molto interessata, gli annedoti su Iceringer la divertivano sempre poiché stemperavano molto l'immagine eroica che aveva sempre avuto di lui, rendendoglielo più tenero ma anche per quello più meritevole di ammirazione. Si ritrovò a ridacchiare divertita nel pensare che probabilmente ancora oggi Iceringer diventava insolitamente allegro per il natale.
    Non fatico a crederci sai? Ho come la sensazione che lui ci creda ancora a Babbo Natale. Anche io ho dei ricordi molto dolci del natale. Mamma mi faceva sempre trovare i biscotti morbidi alla cannella a forma di albero di Natale, papà invece si travestiva sempre da Babbo Natale per portarmi il regalo nei modi più strani possibili. Anche se lo avevo riconosciuto fin dalla prima volta, facevo finta di credergli e lui sembrava così contento. Il Natale era magico per me perché ci faceva dimenticare per qualche giorno di essere continuamente in fuga. sorrise malinconica, non pensando a tutti i natali che invece aveva saltato poiché in coma. Si fermò poi di colpo e si voltò verso Elimona con l'aria di chi aveva avuto una brillante idea, guardò la sua amica con un sorriso a trentadue denti. Le afferrò le mani per attirare la sua attenzione.
    Ehi visto che siamo qui che ne pensi di fare davvero la spesa per Natale? Organizziamo una festicciola fra di noi, io, tu, Ice, Vega, Chiller, come una grande famiglia, un cenone tipico! Eh? Che ne pensi? gli occhi di Sheba fissavano quelli di Elimona con la stessa intensità di una bambina che aveva appena chiesto il permesso di fare qualcosa di molto divertente e piena di speranza si aspettava di sentire un sì. Gli occhi le brillavano, era evidente che Sheba fosse stata contagiata pienamente dall'atmosfera natalizia.
     
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    Sheba riusciva sempre a strappare un sorriso gioioso e spensierato ad Elimona, grazie al suo essere quasi infantile ma molto spontanea quando si divertiva in compagnia. La suora era sempre tentata di afferrarla per le guance e dirle con una voce poco credibile quanto era carina e irresistibile ma riusciva a contenersi piuttosto bene quando erano in pubblico, anche perché dovevano evitare di attirare l'attenzione in ogni modo. In quella situazione non saltavano proprio all'occhio e potevano godersi qualche ore spensierata mentre chiacchieravano tra di loro. I racconti di Sheba le mettevano sempre un forte nodo intorno allo stomaco, perché lei era abituata a godersi ogni singolo istante ben consapevole che quella serenità poteva perdersi senza alcun preavviso. La vita di Sheba era stata difficile e se non fosse stato per l'intervento dei Watchmen di sicuro il finale non sarebbe stato molto positivo. Ogni tanto odiava suo fratello e il modo in cui aveva deciso di lasciare la sua vecchia vita, ma quando si rendeva conto di tutto il bene che potevano fare in quel modo, diventava evidente che forse il destino aveva piani più interessanti per quella strana squadra di vigilanti. Avanzò distrattamente e sorridendo mentre pensava a quelle cose, poi Sheba le disse che voleva fare davvero un cenone di natale e per un istante la colse di sorpresa. Non era affatto male come idea... dopotutto, almeno a Natale potevano concedersi una piccola pausa, no? I suoi impegni con la chiesa potevano tranquillamente essere rimandati, e loro potevano stare un pò in tranquillità. Le sarebbe piaciuto passare del tempo in serenità con Sheba e Iceringer, come una vera famiglia... tuttavia, appena quel pensiero si concretizzò nella sua mente, ricordò che nella sua "famiglia" c'erano anche quelle spaventose streghe, e se Ice si faceva coinvolgere da una simile idea sicuramente le avrebbe invitate senza pensarci due volte. Oltre alla tensione, Elimona non poteva fare a meno di pensare che Sheba era una ragazza carinissima e quelle due pervertite non ci avrebbero pensato due volte a provarci e fare cose super lascive con lei proprio come succedeva con Iceringer. La gelosia la colse, ma venne subito travolta dall'immagine di Sheba che, legata a terra ed eccitata, la supplicava di darle piacere per ordine di Nariko e Syndra. Il volto della strega si fece paonazzo e si sentì immensamente stupida per la serie di pensieri che aveva fatto, neanche troppo irrealistica ma senz'altro esagerata. Si portò una mano sul volto, sospirando. Non voleva comunque deluderla.
    P-perché no... ma temo dovremmo chiedere al grande capo in ogni caso... l'ultima parola è la sua, no?
    Che strana situazione, mai prima d'ora aveva avuto tanta difficoltà a gestire i propri sentimenti e le proprie pulsioni. Fortunatamente, come via d'uscita, le ragazze ebbero modo di osservare qualcosa di insolito che avrebbe attirato subito l'attenzione di Elimona scurendola in volto: Un addetto al supermercato stava trasportando un grosso carico per i corridoi del centro commerciale. Ad un occhio poco esperto non sembrava nulla di strano visto che il container alto riportava i tipici segni delle compagnie presenti nella struttura, inoltre il vestiario indicava chiaramente che era un addetto ai lavori. Tuttavia la sua stazza era davvero molto ben piazzata per un semplice ed esile magazziniere, aveva il corpo di un combattente, l'espressione nascosta dal cappello e soprattutto ai sensi di Elimona quel container risultava decisamente molto pesante. Era un indizio che camminava ed Elimona non esitò a dare un paio di colpetti sulla spalla di Sheba per poi indicarlo col volto, facendo infine finta di nulla per non attirare l'attenzione.
    Si torna al lavoro...
    A quel punto dovevano seguirlo con circospezione, niente di troppo difficile per loro due. L'uomo si infilò dentro una delle grosse porte che facevano da uscita di emergenza del posto e si allontanò verso il magazzino adiacente al centro commerciale. Per uscire, Elimona e Sheba usarono un'altra porta che dava verso la stessa direzione, abbandonando poi il carrello e nascondendosi dietro le colonne.
    Ok... col tuo potere puoi passare più inosservata, la mia spada la noterebbero subito. Salgo sul tetto e ti copro dall'alto, tu seguilo e non distrarti... Nyarlathotep è molto scaltro...
    Detto questo le diede una carezza sul capo che sfruttò per avvicinarla a sé e darle un bacio sulla fronte come porta fortuna, poi mise in pratica le sue intenzioni mentre Sheba poteva seguire con grande facilità il loro obbiettivo. C'erano molti ostacoli verso la loro destinazione e stando attenta che non ci fosse nessuno sarebbe stato semplice tenerlo d'occhio. Era solo, e in quel momento non c'erano grossi veicoli che agivano, tutto troppo sospetto. Erano sulla pista giusta non c'erano dubbi.
     
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    La lunga attesa dopo la proposta di Sheba stava smorzando il suo entusiasmo dato che aveva visto negli occhi di Elimona una preoccupazione. La fissò incuriosita chiedendosi se la preoccupasse il fatto che magari era negata in cucina? Dal modo come era arrossita Sheba si convinse che doveva essere proprio quello il motivo, che non sapeva cucinare, e magari temeva di fare un disastro, finendo per fare una figuraccia; ma per quello Sheba aveva già una soluzione, ovvero cucinare seguendo i video guida su internet, con l'aiuto di Ariel ovviamente. Elimona sembrò accettare la proposta, sebbene sembrasse molto insicura della sua decisione. Sheba sorrise e fece spallucce.
    Sono sicura che dirà di sì! le rispose allegra, prima che potesse aggiungere altro o stilare già la lista della spesa, notò che Elimona aveva adocchiato qualcosa di sospetto che attirò l'attenzione anche della ragazza. Un carello enorme ed un magaziniere davvero fin troppo muscoloso e dall'aria truce. Era sospetto, ma Sheba pensò che comunque un magaziniere spostava roba pesante, magari non era strano che fosse ben piazzato. In ogni caso sicuramente la sua meta sarebbero stati i magazzini, quindi seguendolo avrebbero potuto scoprire se i loro sospetti erano fondati o se avevano preso un granchio. Dai magazzini sicuramente sarebbe stato più facile cercare un nascondiglio. In silenzio Sheba seguì la suora fermandosi assieme a lei dietro ad una colonna. Sheba si sentiva pronta per andare, ma Elimona aveva un'altro piano. Inizialmente Sheba aggrottò la fronte preoccupata all'idea di doversi seprarare da lei, ogni volta che lo faceva si ritrovava nei guai.
    Non fare la bambina! la rimproverò mentalmente Ariel, facendo sentire Sheba una stupida: era un Watchmen e doveva combattere, non poteva attaccarsi alla gonna di Elimona, doveva diventare autosufficente, altrimenti che razza di guerriera sarebbe stata? Annuì anche se l'ansia da prestazione era rimasta in lei. Prese un profondo respiro dicendosi che non doveva temere dato che lei sarebbe stata sul tetto a vegliare su di lei. Prima di andare venne sorpresa dal gesto di affetto di Elimona, facendola arrossire vistosamente. Quel piccolo bacio però riuscì a scogliere la tensione di Sheba facendole ritrovare la grinta: voleva che Elimona fosse fiera di lei.
    Stai attenta anche tu. le disse prima di allontanarsi dal loro nascondiglio per seguire l'uomo. Sheba cercò di stare ad una distanza di sicurezza per non farsi vedere, nascondendosi dietro agli ostacoli e stando bassa per non farsi notare. Intanto cercò di osservare il posto ed i gesti dell'uomo.
     
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    Man mano che Sheba si avvicinava al magazzino, poteva sentire distintamente una grande pressione energetica pulsare. Non aumentava né diminuiva, restava stabile come in quiete, come se non temesse affatto che qualcuno potesse individuarlo. A quella distanza, entrare in contatto col sistema interno del centro commerciale sarebbe stato facilissimo, un'IA avanzata come Ariel poteva hackerare le telecamere con nulla e seguire il loro sospetto anche con altri occhi. Un paio di telecamere erano puntate anche all'interno del magazzino dove altri due uomini, non in divisa come il primo omaccione, stavano scambiando chiacchiere e sigarette mentre tenevano in spalla un paio di grossi fucili al plasma. All'interno del magazzino non era possibile scorgere molti dettagli ma c'erano sicuramente altre persone e in quel luogo poco illuminato risultavano accatastati diversi contenitori di varie misure senza indizi sulla loro origine. Si trattava molto probabilmente di merce di contrabbando. Quando l'omone fu dentro, Sheba avrebbe visto attraverso le telecamere che si toglieva il cappello e si slacciava la parte superiore della tuta da lavoro, rivelando sotto di essa una pettorina rivestita, tipica dei poliziotti o dei criminali che si preparavano a fare un grosso colpo e volevano essere protetti. Le guardie accolsero l'omone con entusiasmo, poi uno dei due iniziò a chiudere la porta girando una manopola non automatizzata e quindi incontrollabile da Ariel. Dalla telecamera era evidente che se quella porta si chiudeva, sigillando il magazzino, sarebbe stato molto difficile entrare lì dentro, era un rifugio molto sicuro per questo chiunque stesse controllando la situazione dall'interno era molto sicuro di sé. Forse era Nyarlathotep in persona! Vista la quantità di materiale in quel magazzino doveva esserci qualcosa di grosso e losco sotto, improbabile che uno come lui lasciasse al proprio destino un'operazione così grossa.
    Che cazzo mi tocca vedere...
    Borbottò tra sé il Blackwing appollaiato con le ginocchia piegate e i piedi uniti sopra ad una delle torri di comunicazione del centro commerciale. Riusciva a vedere distintamente sia Elimona che si muoveva sui tetti, sia Sheba che inseguiva l'omaccione. Le fissava con sufficienza perché non avevano pensato minimamente al fatto che qualcuno potesse osservarle da lassù, una posizione di vantaggio indispensabile alla quale gli umani non erano abituati a pensare, visto che di natura non sapevano volare. Chiunque avesse organizzato quell'operazione, quel Nyarlathotep magari, non aveva di certo commesso un errore del genere, lo dimostrava il cecchino messo ko appeso sotto alle gambe del drago nero. Purtroppo per lui, quella posizione era troppo comoda e Kain aveva messo fuori gioco la sua vedetta prima ancora che le due donne iniziassero la loro operazione. Non era sceso in campo perché quelli non erano affari suoi, e poi c'era quell'enorme donna che lo aveva medicato a suon di chiodi che gli metteva una certa ansia. Non era paura, ma di sicuro non poteva avvicinarsi a lei come se nulla fosse. Dato che Mordred non dava più notizie di sé da un pò, Kain aveva deciso di ammazzare la noia osservando la Roma notturna piena di colpi di scena e di intrighi nella speranza che succedesse qualcosa di interessante. Il suo istinto gli suggeriva che stava per accadere qualcosa di molto interessante, ma non riusciva proprio ad immaginare cosa. Non poteva far altro che mettersi comodo e starsene a guardare.
     
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    Man mano che Sheba avanzava, si accorse di percepire una gran pressione energetica che la fece deglutire a vuoto e sudare freddo. Non riuscì a riconoscere la pressione energetica ma diede quasi per scontato che appartenesse a Nyarlatothep. Infondo aveva già avuto modo di sentirla, e sapeva che era dotato di una grande energia. L'aveva messa in serie difficoltà durante la sua missione insieme ad Iceringer, se quello che sentiva era il suo stato di quiete, cosa sarebbe successo una volta allarmato? Doveva stare attenta e non farsi notare, ma non poteva addentrarsi troppo e rischiare di essere scoperta. Stava già per farsi prendere dallo sconforto quando una postazione tencologica attirò la sua attenzione facendole brillare gli occhi di speranza. Si avvicinò a quella postazione hackerandola con facilità grazie ad Ariel, riuscì ad inserirsi nelle videocamere e vedere attraverso di esse varie zone del magazzino e la traiettoria del tipo che stava seguendo. Si concentrò per infilarsi il più possibile nei circuiti del posto tramite Ariel e si accorse forse un po troppo tardi che la porta che stavano per chiudere non era collegata. Non c'erano altre vie di accesso in quella zona. Al vedere lo spessore di quella porta si capiva che era fatta apposta per sigillarsi dentro, per rendere sicuro il posto anche da possibili ladri. Insomma se non si sbrigava e quel tizio chiudeva la porta non potevano intervenire, e non potevano raccogliere preziose informazioni, era sicura che le telecamere non erano state messe dove tutto si sarebbe svolto, Nyarlatothep non era così stupido da lasciare tracce dei suoi loschi affari. Dovevano attraversare quella porta o avrebbero fatto un buco nell'acqua. Così Sheba cercò di avvicinarsi il più possibile alla porta poi proiettò la mano ciberntica di Ariel per tenere la porta aperta e dare con le dita un ostacolo al pistoncino di chiusura. Sarebbero bastati anche solo pochi millimetri di disallineamento per non far chiudere la serratura e darle la possibilità di aprirla in seguito quando l'uomo si sarebbe allontanato dalla porta, perché magari convinto di aver chiuso. Fece tutto in apnea, con la paura di venire scoperta. Sperava solo che Elimona la stesse guardando, così se quel tentativo andava male poteva combattere al suo fianco per uscirne in qualche modo. Non si era minimamente accorta di avere un'altro insospettabile osservatore.
     
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    La porta s'incagliò, come previsto da Sheba, in maniera poco appariscente così che nessuno se ne rendesse conto. Le telecamere lo dicevano chiaramente: gli uomini all'interno erano assolutamente convinti che tutto fosse andato per il meglio e quando la porta fu chiusa, si rilassarono non poco iniziando a parlare tra di loro, abbandonando perfino le armi e aprendosi qualche lattina di birra. Uno spettacolo abbastanza prevedibile da dei criminali di bassa lega che avevano preso poco sul serio quel lavoro e lo stavano sottovalutando non di poco. Ovviamente Kain non poteva vedere quello spettacolo ma si sarebbe volentieri unito a loro se la birra era buona. D'altro canto, non poteva fare a meno di annoiarsi visto che la calma era piatta da morire ed Elimona aveva oramai superato facilmente qualsiasi ostacolo sul tetto, assicurandosi che il perimetro fosse pulito. Era molto strano che la situazione fosse così calma, perfino Kain si meravigliò che ci fosse una persona soltanto a sorvegliare quella torre alta ma non era di certo il tipo che si faceva grosse domande. Elimona decise quindi di evocare il suo equipaggiamento e dopo aver messo quel grosso spadone in spalla, iniziò ad avvicinarsi a Sheba mantenendo una posizione rialzata. Kain si irrigidì ulteriormente quando la vide con quella roba addosso: riconosceva spada e scudo ammazzadraghi a qualsiasi distanza, quella tipa sembrava fatta apposta per poterlo uccidere in qualsiasi momento. Motivo in più per restare in disparte. Quando Elimona fu sul tetto del magazzino, praticamente sopra a Sheba, le fece un cenno veloce con il capo per farle capire che era pronta ad entrare in azione in qualsiasi momento. A quel punto il drago nero affilò i suoi sensi e si spinse in avanti per osservare meglio la scena. Per essere solo due deboli donne non si tiravano di certo indietro di fronte al pericolo, ovvio quei tipi non sembravano granché pericolosi e stavano prendendo fin troppe precauzioni... al posto loro, un drago nero con le palle avrebbe sfondato la prima parete utile e divorato tutti senza pensarci due volte, ma ovviamente gli umani non possono capire il bello di essere un drago.
     
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    Sheba esultò mentalmente poiché era riuscita nel suo intento di non far chiudere la porta. Rimase un lungo momento ferma aspettando che si allontanassero e si distraessero. Quando la situazione sembrò tranquilla cercò con lo sguardo Elimona, ritrovandolo poco dopo da un punto rialzato che le fece un cenno per farle capire che era pronta. Elimona non poteva aver visto le immagini dalle telecamere, quindi Sheba dovette fare un cenno per farle capire che dovevano passare da quella porta entrambe se volevano concludere qualcosa di utile. Le fece quindi cenno con la mano di avvicinarsi a lei, per poi indiciare la porta tenuta dalla mano cibernetica di Ariel. Attese quindi che Elimona la raggiungesse, e quando fu vicina le si avvicinò il più possibile per poterle sussurare a bassa voce senza farsi sentire: la prudenza non era mai troppa.
    Ci siamo, ho hackerato le telecamere ed ho visto che oltre questa porta c'è qualcosa di strano. Un magazziniere in teoria non dovrebbe andare in giro con giubbotti antiproiettili no? Qui qualcosa puzza parecchio, questa è l'unica porta che ci separa da loro, e non è automatizzata. Al momento sono distratti a farsi una birra, entriamo e stiamo in allerta. le disse con una strana luce negli occhi. Era seria e cercava di essere prudente, ma aveva un luccichio di divertimento nel fondo degli occhi che ad Elimona non poteva sfuggire. A quanto pare le missioni di infiltrazione la divertivano, sicuramente più di combattere. Con le sue abilità sembrava il ruolo giusto per lei. Una volta accordatasi con Elimona aprì lentamente la porta per poi oltrepassarla tenendosi bassa e stando attenta a non far chiudere la porta bruscamente, accompagnandola lentamente per lasciarla leggermente socchiusa. Una volta dentro si mosse con circospezione cercando il carico che l'uomo aveva portato così da poterlo esaminare.
     
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    Elimona si avvicinò a lei silenziosamente, raccogliendo le informazioni senza fiatare e limitandosi ad annuire. Le fece cenno di farsi avanti così che finalmente potessero fare ciò per cui erano arrivate fin lì. Proprio come Sheba, Elimona non vedeva l'ora di farsi avanti ma per motivi completamente diversi dalla giovane dal culo prorompente: la suora non vedeva l'ora di menare le mani. Infatti se da una parte Sheba si infiltrò lentamente e silenziosamente, Elimona si lanciò subito verso i tre uomini, lanciando un forte grido di battaglia: il primo lo atterrò con un pestone violentissimo dietro la schiena, poi sguainò la spada vibrandola con la mano destra verso la testa del secondo tizio, colpendolo con il piatto e lasciandogli un segno degno di un tatuaggio colorato sul volto. L'ultimo lo intercettò con lo scudo che scivolò dalla schiena al braccio per trasformarsi in una temibile arma da spingere sulla gola del malcapitato e schiacciargli la trachea così da metterlo a nanna. Infine, diede un ultimo pestone sul volto del primo uomo atterrato, rimasto ancora cosciente dopo il primo calcio, ma dopo quel colpo anche lui finì a nanna. Elimona si voltò verso Sheba ridacchiando soddisfatta.
    Non erano proprio niente di speciale, eh?
    Perfino Kain si rese conto dell'irruenza di Elimona, apprezzandone l'impavida natura selvaggia ma condannando l'esecuzione assolutamente sgraziata. D'altro canto però, togliere di mezzo quei tre energumeni da subito lasciava ampio spazio all'esplorazione, dando l'importanza che meritavano a quei grossi e misteriosi container. Elimona si avvicinò a Sheba per poterlo esaminare assieme a lei, guardandosi ovviamente le spalle mentre lo facevano.
    Sbrighiamoci a raccogliere informazioni, è tutto un pò troppo facile.
    Forzando uno di quei container, Sheba ed Elimona avrebbero trovato un misterioso congegno meccanico molto silenzioso ma che ricordava la struttura simile a quella di un orologio. Il meccanismo era articolato e complicato e c'erano semplicemente troppe cose che si muovevano, dava la nausea solo a guardarlo ed era fatto di proposito: costruito appositamente per attirare l'attenzione e confondere quel tanto che bastava per dare al congegno la possibilità di esplodere. Non si trattava di un esplosivo distruttivo e letale, l'esatto opposto: l'esplosione che ne uscì fu un lampo accecante abbastanza intenso da addolorare e costringere gli occhi a chiudersi, urticandoli quanto bastava per imporre alla mente di non aprirle per il breve termine. L'esplosione e mise anche una frequenza fortissima e di dimensioni precise che non solo privò le ragazze dell'udito per qualche istante ma andò ad incidere anche sul loro equilibrio in maniera tale che non solo non sarebbero state capaci di reggersi in piedi, ma perfino non sarebbero state capaci di aggrapparsi a nulla per tenersi. Infine, l'esplosione liberò un odore forte di polvere da sparo che annebbiò anche l'udito, in sostanza i loro sensi erano stati fatti a brandelli con nulla e quando finalmente gli occhi e le orecchie ripresero a funzionare, era già troppo tardi: una serie di massicci e possenti tentacoli le stava già afferrando per gli arti e la vita, bloccandole completamente e privandole di tutte le loro forze, oltre che del respiro, quel tanto che bastava per impedire al sangue di circolare per bene. Il circolo interrotto più la confusione creata da quell'esplosivo avrebbe reso semplicemente impossibile alle due di utilizzare liberamente la loro energia. Alla base di quei tentacoli c'era lui, nientemeno che Nyarlathotep in persona che le guardava con sufficienza senza perdersi in inutili discorsi da super cattivo vittorioso.
    Le ho prese entrambe. Fate venire Shyvana.
    La sua preziosa compagna sotterranea era il modo più semplice e discreto per trasportare dei prigionieri senza timore che scappassero o che venissero intercettati. Inoltre Shyvana poteva tenerle dentro di sé anche privandole dei loro arti, era il modo migliore per sistemarle una volta per tutte. Un piano perfetto che aveva uno scopo solo: catturare le due donne, non ucciderle. Era ovvio che Nyarlathotep si era stufato di avere a che fare con i Watchmen tra i piedi e stava pensando ad un modo per sbaragliarli una volta per tutte.
     
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    Sheba avanzò lentamente, aspettandosi che anche Elimona agisse nello stesso modo, silenziose e letali come due spie, o due assassine con la differenza che non avrebbero ucciso nessuno, stava perfino pensando di mettere una musichetta che avrebbe sentito solo lei ovviamente per fare atmosfera e divertirsi in quel modo, ma venne totalmente presa alla sprovvista e superata da Elimona che si abbattè sui nemici implacabile e diretta. Sheba rimase un momento interdetta facendo qualche passo in avanti per aiutarla, ma prima che potesse fare qualcosa aveva già messo a nanna i tre tizi lasciandola a bocca aperta. Era davvero una suora Elimona? Una vera fortuna che i suoi genitori non avessero deciso di portarla alle scuole cattoliche, se impartivano la disciplina con la stessa violenza non osava immaginare come ne sarebbe uscita. Rispose al primo commento di Elimona con un sorriso un pochino forzato, sudando freddo al pensiero che doveva assolutamente evitare di farla arrabbiare.
    Già... fece un tantino a disagio, annuendo poi decisa per andare a controllare il container che dovevano vedere. Quando lo aprirono, ci trovarono un oggetto misterioso che Sheba non seppe identificare, provò anche a chiedere ad Ariel di analizzare nel database della sua memoria o di vedere su fonti esterne ma non trovò nulla di lontanamente simile. Prima che potesse avvicinarsi per esplorarlo più da vicino, il congegno esplose, accecandole, poi assordandole facendo sentire Sheba così male che iniziò a tossire mentre barcollava per recuperare inutilmente l'equilibrio, finendo per cadere con il sedere a terra.
    Elimona! Stai bene? fece preoccupata lottando contro il senso di nausea che si fece sempre più forte. Prima che potesse però recuperare le proprie facoltà visive o altro sentì qualcosa di opprimente avvolgersi attorno ai suoi arti ed al suo ventre. Le mancò il respiro annaspò e la paura iniziò ad agitarla. Cosa diamine stava succedendo? Voleva urlarlo ma non ci riuscì, le mancava l'aria. Infine quando la vista le tornò vide Nyarlatothep inquietante proprio come lo ricordava. Cercò con lo sguardo Elimona ed iniziò ad agitarsi, provò anche a creare qualche proiezione, ma Ariel non rispondeva bene, sembrava fuori fase e le proiezioni erano impalpabili, confuse e annebbiate. Cercò di tirare con le braccia per liberarsi dai tentacoli, poi sentì una paura profonda stringerle la gola, erano in trappola, questa volta erano fregate! Se Ariel non rispondeva bene non poteva nemmeno contattare Iceringer o mandare un segnale di allarme ai suoi compagni. Quel maledetto mostro aveva pensato a tutto!
    Maledetto... era una trappola! Da quanto tempo mi segui? fece sempre più agitata, iniziando a farsi i suoi calcoli temette di aver messo in pericolo tutta la squadra.
     
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    Sheba poteva vedere distintamente la difficoltà con cui Elimona stava cercando di riprendersi: aveva una faccia stordita, gli occhi confusi e il corpo non sembrava reagire con la stessa grazia con cui combatteva di solito. Non che ci fosse eleganza nei suoi colpi brutali, ma la suora sapeva per certo come ci si muove in combattimento. In quel momento sembrava solo una ragazzina priva di forze, stretta nelle fauci di un mostro pronto a divorarle. La presa di Nyarlathotep era violenta e precisa, quell'uomo riusciva sempre a trovare la misura giusta per ogni cosa, perfino la distanza tra lui e le due ragazze era perfettamente ponderata sulla base delle sue osservazioni per impedire a Sheba di colpirlo in qualsiasi modo. Non avevano davanti il classico criminale, era una minaccia unica nel suo genere. Il suo sguardo di sufficienza puntò direttamente sulla giovane che lo aveva richiamato, non le concesse nessuna traccia di umanità e forse volendo avrebbe perfino evitato di risponderle, ma visto che dovevano passare il tempo in attesa di Shyvana, tanto valeva darle un ultima sentenza.
    Io non ho seguito nessuno... siete voi che siete degli inguaribili ficcanaso. Non potete fermarci ma ho sottovalutato quanto fastidiosi potete rivelarvi e per lei non ho intenzione di lasciare nemmeno la più piccola traccia di ostacolo, quindi con oggi chiuderemo la vostra avventura una volta per tutt...
    Prima che potesse finire la frase, il suono di un gigantesco bolide dalla velocità esagerata bloccò del tutto la conversazione e lo investì con la stessa violenza con cui un missile si abbatte contro la base nemica. L'impatto fu tale da strappare i tentacoli di Nyarlathotep e lanciare le ragazze nella direzione opposta all'impatto, vicinissime all'entrata del magazzino, mentre le macerie di quel luogo nascondevano in parte il corpo di Nyarlathotep, finito probabilmente in mille pezzi dopo quell'attacco. Il drago emerse dalle macerie assumendo forma umana, ridacchiando divertito col sangue che gli usciva dalla testa, soddisfatto del risultato.
    Eheheheheh...UOOOOOOOH SI! Che botto meraviglioso... ah ragazzina, stavolta ti ho proprio salvato il culo, sia a te che a quella tizia inquietante che ti porti dietro...
    Non aveva resistito alla tentazione e si era buttato. Almeno questo era ciò che si ripeteva da quando aveva assunto la forma di drago lanciandosi dalla torre di controllo per poter attaccare Nyarlathotep. Non lo aveva fatto perché quelle due erano in guai seri e rischiavano di morire, era perché un bersaglio immobile tanto succoso diventa irresistibile per un drago impulsivo come lui, non c'erano altre spiegazioni. Forse si era fiondato troppo frettolosamente visto che ciondolava un pochino e il sangue dalla sua testa era copioso, ma le ragazze non erano messe così bene da poterlo giudicare, specialmente Elimona che stava riprendendo fiato con grande difficoltà, tossendo ma avvicinandosi disperatamente a Sheba per potersi assicurare che stesse bene e proteggerla.
    Sheba! Sheba stai bene?!
    Deluso dal fatto che non gli stessero dando le giuste attenzioni, Kain non si accorse minimamente che dietro quelle macerie stavano emergendo di nuovo dei minacciosi tentacoli, colmi di energia che aveva appreso la natura del suo potere e che quindi erano diventati molto più resistenti. Quando i tentacoli lo afferrarono di colpo iniziando a stritolarlo, Kain cercò subito di trasformarsi in drago ma il processo venne rallentato dalla presa di Nyarlathotep che, emerso dalle macerie, si mostrava ora completamente ricoperto da un'armatura nera che lo rendeva semplicemente mostruoso. Mentre il drago veniva afferrato, Elimona raccolse tutte le sue forze per cercare di trascinare sé stessa e Sheba fuori da quel magazzino, lontane dagli occhi di Nyarlathotep che per loro rappresentava la massima minaccia in quel momento.
     
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    Guardando verso Nyarlatothep Sheba si rese conto che si era messo in posizione di sicurezza, anche se fosse riuscita di nuovo ad usare Ariel e le sue proiezioni, non sarebbe riuscita a raggiungere l'uomo da quella distanza. Elimona sembrava stordita e faticava a riprendersi, lei poteva contare sul supporto di Ariel, Elimona invece no. Inziava ad avere paura: quella missione di ricognizione si era trasformata nella loro condanna, se anche Elimona non riusciva a reagire erano spacciati! Quell'uomo le rispose che in realtà non le aveva seguite ed in parte quella notizia la rincuorò, dato che significava che i suoi amici e la loro base non erano poi in pericolo. Parlò poi di una "lei" accendendo l'attenzione di Sheba: a chi si riferiva? Di che ostacoli stava parlando? Avrebbe voluto fare altre domande ma sapeva che non sarebbe stato facile ricevere delle risposte. Avrebbe potuto sperare nella sua arroganza e la sua convinzione di essere invincibile. Tuttavia qualcosa non diede il tempo nemmeno di finire il discorso dell'uomo. Sheba non ruscì nemmeno a vedere cosa si era abbattuto su di loro, notò solo una enorme ombra nera che sollevò polvere e strappò i tentacoli lanciandole lontane. Sheba urlò per lo spavento ma quando finì sul terreno dolorosamente capì di essere libera, ammaccata ma finalmente libera. Tossì violentemente cercando subito di piazzare i piedi a terra per scappare e trascinarsi via Elimona. Una voce maschile famigliare però la bloccò sul posto sorprendendola. Confusa guardò verso la direzione delle macerie e vide fare capolino Kain, con un sorriso soddisfatto ed il sangue che gli colava sul volto. La prima reazione di Sheba fu quello di spalancare la bocca per lo sciock: che diavolo ci faceva lui lì? Totalmente confusa Sheba fissò il drago non riuscendo a trovare una risposta logica alla sua presenza in quel luogo. Possibile che anche lui avesse dei conti in sospeso con Nyarlatothep? Il sangue che gli colava lungo il viso ed il suo equilibrio precario le fece capire che non era proprio andato tutto bene. Allungò una mano verso di lui indicando la sua testa con una faccia preoccupata.
    Sanguini... fece interrompendosi quando Elimona si riprese e si gettò su di lei per proteggerla. In quello stesso momento dei tentacoli apparvero dietro Kain facendo sbiancare Sheba per la paura. Nonostante quella botta tremenda era ancora vivo ed in grado di attaccare?
    Aaah! riuscì ad esclamare spaventata per avvertire Kain del pericolo ma fu troppo tardi. Poco dopo dalle macerie si sollevò il nemico ricoperto da una armatura nera ed inquietante che trasmise un brivido di paura a Sheba. Si sentiva debole, percepiva con l'istinto di essere nettamente inferiore a quell'uomo, e a quanto pare anche Kain visto che non riusciva a trasformarsi in drago. Venne trascinata via per qualche metro da Elimona, ma lo sguardo di Sheba era fisso su Kain e sui tentacoli ed il nemico sempre più vicino. Quello stupido di un drago le aveva di nuovo salvato la vita, ma si era messo nei guai a sua volta. Digrignò i denti al pensiero che probabilmente la sua arroganza tipica da dragone lo aveva portato a sottovalutare Nyarla. Anche se Kain l'aveva trattata malissimo, anche se era l'unica persona al mondo in grado di farla uscire dai gangheri, e si diceva che era un avversario, non poteva aprofttare della situazione. Non voleva che Nyarla gli facesse del male. Era un sentimento assurdo dato che invece lei voleva picchiarlo per dirgli quanto era stato incosciente, ma non poteva fuggire via come una codarda. Sheba si fermò, puntando i piedi per non farsi trascinare via, poi si voltò verso Elimona seria, gli occhi lucidi per la paura e la preoccupazione.
    No! Elimona dobbiamo aiutarlo! Ci ha salvate, non possiamo lasciarlo lì, lo ucciderà! affermò con una certa urgenza, sfilando via le braccia o le spalle dalle mani della suora. Attese un singolo momento che Elimona capisse e decidesse di aiutarla, in ogni caso sarebbe tornata indietro per aiutare Kain in qualche modo.
     
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    limona trascinò via Sheba con la forza, costringendola a pensare lucidamente sbattendola con forza contro la parete di fianco all'entrata di quel magazzino. Aveva fatto appello a tutte le sue forze per riuscire in quel gesto e anche mentre la teneva ferma, Elimona respirava affannosamente con un'espressione mortalmente seria sul volto. Quando si trattava di rischiare il tutto e per tutto diventava un'altra persona: nei suoi gesti non c'erano più le attenzioni di un'amica premurosa ma la violenza di una leonessa disposta a mordere anche i suoi cuccioli pur di portarli in salvo. E in quel momento quella messa peggiore era Sheba. Forse Ariel poteva aiutarla a mantenere l'equilibrio ma non a mantenere la calma, e agendo in maniera avventata rischiava di vanificare il gesto di Kain.
    Calmati... Sheba calmati! Non lo lasceremo lì... ma dobbiamo aspettare il momento giusto.
    Dovevano pianificare la prossima mossa, oppure la loro fine non sarebbe stata diversa da quel drago che le aveva salvate. Kain nel mentre tentava ancora invano di trasformarsi, diventando sempre più debole. Cercò di creare un paio di lance nelle sue mani ma Nyarlathotep gliele strappò via con violenza per poterlo disarmare, osservandole incuriosito.
    Ho visto molte mosse avventate, ma questa le ha superate tutte... è questo potere che ti da tanto coraggio?
    La risposta di Kain fu beffarda e piena di orgoglio, tant'è che nascose il dolore dietro un ghigno vittorioso, rispondendogli a tono per non farsi sfuggire neanche un gemito di dolore.
    Cosa vuoi saperne tu di coraggio? Io ho trasformato la mia maledizione in una forza! Tu sei solo un codardo che caccia le donne invece di sedurle!
    Tutt'altro che toccato dalle accuse di Kain, Nyarlathotep osservò con maggiore attenzione questa "maledizione" di cui si vantava tanto Kain, col preciso scopo di smontarla e magari ridicolizzarla davanti a lui. Si trattava pur sempre di dover ammazzare il tempo e Rachel gli aveva insegnato che non c'è modo migliore di occupare il proprio tempo libero se non offendere i propri avversari e umiliarli. Tuttavia, la sua analisi tirò fuori qualcosa di inaspettato.
    Maledizione? E' così che chiami un sortilegio di tale fattura? Sei molto più stupido di quanto il fautore di tale anatema si aspettasse. Ma è davvero un pezzo raro che mai ho visto prima... lasciarlo a te sarebbe stupido.
    Approfittando della sua situazione di vantaggio, Nyarlathotep spezzò le lance nei suoi tentacoli e avvicinò Kain a sé, stringendolo con forza in modo da immobilizzarlo completamente eccezione fatta per il petto. In trappola, il drago nero non poteva far altro che osservare quell'inquietante figura oscura che allungava una mano verso il suo petto, dove erano incise quelle rosse maledizioni, alla ricerca di qualcosa. Dal punto di vista di Iwan, quel corpo era come un orologio la cui vita era stata resa più interessante da un ingranaggio di troppo che aveva cambiato del tutto il funzionamento di tutti gli altri. E ora lo cercava, pazientemente, estraendolo usando i suoi poteri amplificati da quelli di Rachel. Kain vide distintamente una lancia rossa, più grossa e potente delle altre, iniziare ad uscire dal suo petto, cosa che gli provocò non poco dolore a giudicare dai ruggiti di dolore che stava lanciando nel magazzino. A quel punto Nyarlathotep era abbastanza distratto, Elimona lo osservò dall'entrata cercando di non farsi notare, a quel punto spiegò il suo piano a Sheba.
    D'accordo, ascoltami bene... adesso io lo caricherò a testa bassa e avrò a disposizione solo uno scudo per difendermi. Stai a sentire bene i miei passi, perché quando ne farò uno più pesante degli altri tu dovrai sfondare la parete di fianco a Nyarlathotep e strappare dalle sue grinfie il tuo amico. Dopodiché dovremo correre con tutto il fiato che abbiamo in corpo perché non ci concederà un altra possibilità, capito? Non esitare... colpisci forte e scappa Sheba!
    Potevano solo contare sul fattore sorpresa, e dovevano sbrigarsi perché più la lancia abbandonava il corpo di Kain, più le sue grida aumentavano ad un livello in cui il dolore non poteva più essere sopportato.
     
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    La forza di Elimona era impressionante, nonostante Sheba volesse correre in aiuto di Kain era riuscita a trattenerla e poi bloccarla contro il muro. Le mani che la stringevano le facevano anche male, e quando finalmente Sheba si decise a guardare in faccia Elimona e trovò uno sguardo mortalmente serio, smise di fare resistenza, ammutolendosi un momento. Ascoltò le parole di Elimona mordendosi il labbro con forza per poi abbassare lo sguardo sentendosi una ragazzina stupida ed impulsiva. Aveva ragione lei, gettandosi a testa bassa sarebbero finite anche loro nelle grinfie di Nyarlatothep, se dopotutto dava problemi ad un drago, figurarsi a loro due che erano semplici umane.
    Ok... rispose mortificata per il suo comportamento. Tuttavia non poteva fare a meno di preoccuparsi. La conversazione che udì poi non la aiutò affatto a farla sentire meglio. Kain come al solito era arrogante ed orgoglioso, anche intrappolato in quel modo non avrebbe mostrato un briciolo di paura. Se fosse stata meno in ansia avrebbe fatto molto più caso a ciò che aveva detto Kain per rispondere a Nyarlatoteph che intanto sembrò aver notato qualcosa di particolare in lui. Ovviamente Sheba non aveva la più pallida idea di cosa stessero parlando, non conosceva ababstanza Kain per poter sapere se la maledizione di cui parlava aveva a che fare con i suoi poteri, in ogni caso quando Kain iniziò ad urlare di dolore, l'urgenza di aiutarlo tornò di nuovo a scalpitare nel cuore di Sheba. Non le piaceva sentirlo urlare così perché sapeva benissimo che quel incosciente avrebbe fatto di tutto per non dargli soddisfazione, quindi se urlava in quel modo doveva soffrire terribilmente al punto da non riuscire a trattenersi. Sheba si accorse che le tremavano le gambe per la paura, il loro nemico sembrava più terrificante di quanto non avrebbe mai immaginato. Si voltò verso Elimona in ansia, che le spiegò il piano da attuare. Sembrava rischioso, ma lei aveva tutta l'aria di sapere cosa stava per fare. Ovviamente ciò non aiutò Sheba a tranquilizzarsi, la situazione sembrava disperata.
    A-aspetta! Tu corri con noi giusto? Scappiamo insieme giusto? Promettimelo! fece in ansia, aveva tanta paura che Elimona potesse finire fra le grinfie di Nyarlatothep. Sembrava mostruosamente forte e non era sicura che Elimona potesse riuscire a tenerlo occupato e poi fuggire. E se Elimona si sarebbe fatta prendere per farla scappare? No, non se lo sarebbe mai perdonato.
    Promettimi che sarai subito dietro di me e che non farai pazzie! la guardava negli occhi, in ansia, non avrebbe accettato compromessi o tutti fuori o si cambiava il piano. Dopo essersi assicurata che Elimona avrebbe pensato a fuggire a sua volta, solo allora si sarebbe preparata per attuare il piano. Provando a materializzare Ariel ed assicurarsi di poter avere le armi a disposizione. Con tutta quella adrenalina in corpo dovevano essere passati i sintomi da intorpidimento dati dalla bomba di prima.
     
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    La risposta preoccupata di Sheba riuscì ad addolcire Elimona che le sorrise affettuosamente, carezzandole delicatamente il capo e la guancia alla sua destra. Era da tanto tempo che qualcuno non si preoccupava più per lei, e sentirla parlare in quel modo la faceva stare bene.
    Ma che dici, è ovvio no? Altrimenti chi preparerà la cena di Natale?
    Detto questo le portò quella mano dietro la nuca, avvicinandosi a lei prima con la fronte, poi le diede prova di avere davvero paura a sua volta e per non avere rimpianti le diede anche un bacio sulle labbra, breve ma passionale, che le diede il coraggio di farsi avanti. Nel mentre, Nyarlatothep continuava ad estrarre dolorosamente quella lancia dal petto di Kain, il drago non riusciva ad abituarsi al dolore e gli era impossibile replicare a quel punto. Una marea di pensieri e soprattutto insulti passavano nella sua mente a quel punto e non poteva fare altro che maledirsi per aver ceduto tanto facilmente al suo orgoglio e alla sua impulsività. Nyarlatothep invece restava impassibile a lui, al contrario più estraeva quella lancia più si faceva curioso verso la sua natura, iniziando ad esaminarla con la dovuta attenzione.
    Interessante... ero convinto che fosse alla base della tua follia questa maledizione, ma è troppo grande anche per te. Devi essere semplicemente stupido...
    A quel punto, Elimona iniziò a caricare come stabilito poco prima, attirando l'attenzione su di sé, gridando con tutto il fiato che aveva in corpo per poter caricare Nyarlatothep. Quest'ultimo la notò, e finendo di estrarre la lancia per poterla impugnare, si preparò ad intercettarla.
    ...e contagioso, a quanto vedo.
    Grossi tentacoli neri si lanciarono verso Elimona, lei riuscì a tranciarne un paio con estrema difficoltà ma i muscoli iniziavano a dolerle per la forza sfruttata per quell'azione, quindi i seguenti dovette deviarli con le sue armi, infilandosi in una bocca di tentacoli che era destinata a stringerla ed intrappolarla a sua volta. A quel punto sarebbe giunto il momento di Sheba, con un passo più forte degli altri Elimona le diede il segnale di farsi avanti. Se l'azione andava a buon fine, avrebbero avuto quell'istante di sorpresa per poter recuperare Kain e lanciarsi in una fuga disperata verso l'uscita. Era la loro sola possibilità.
     
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68 replies since 2/1/2020, 09:35   452 views
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