Innocenza... rosso cremisi

Per Doom

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    Un'altra crudele e provocante risata, alla netta risposta di quella piccoletta. Suo di diritto? Draghi immortali e imperatori caduti avevano meno boria di quella nanerottola, forse perché non era solo tanto altezzosa ma anche piccola e quindi l'abbondante superbia che la animava era concentrata e amplificata dunque. Non le rispose subito, sollevò il volto con aria di sfida, come a dirle "dovrei cosa?" senza però scandire una singola sillaba. Si comportava come un'animale, perché una sovrana dovrebbe essere superiore a qualsiasi bestia eppure lui, cane o maiale che fosse, la guardava dall'alto senza temerla e addirittura provocandola. Thresh non era un ingenuo, né uno sprovveduto, aveva coltivato i talenti di molti studenti, dai più disperati ai più promettenti, ora davanti a sé non aveva di certo l'ultima delle cavie ma se sperava di ricevere un trattamento di lustro solo perché aveva ingravidato sua madre si sbagliava di grosso. E anzi, quella sua discendenza sarebbe stata anche motivo di disfatta, se avesse anche solo osato dargli ragione, per questo la provocava, e quando vide quelle sclere farsi improvvisamente nere seppe per certo di aver toccato i tasti giusti. Non che avesse dubbi, ovviamente. L'oscurità si fece densa e pressante, lo sguardo di Thresh si alzò con curiosità come se qualcuno avesse appena suonato il campanello, ammirando con attenzione le pareti che si riempivano di quella sostanza terrificante che rapidamente invase anche il corpo di Joou, trasformandola e dandole la possibilità di liberare il suo potere. Balzò contro di lui evocando i Kywtora, quelle creature di solito erano neutrali e silenziose, mentre in quel momento sembravano rispecchiare la volontà di Joou e guardavano male Thresh, stupendolo e divertendolo al contempo. Non era poco ciò che stava vedendo. Tuttavia, non avrebbe mai permesso a quella piccoletta di mancargli di rispetto in quel modo, quindi Joou riuscì ad avvinghiarsi alla sua pelle con mani e piedi, ma la testa rimase a debita distanza, afferrata per il collo dalla possente mano del padre che iniziò a stringerla col preciso scopo di spezzarle il fiato. Oh, Joou probabilmente si aspettava che Thresh stesse per dichiarare amore eterno a Leben, rinnegando la sua bambina e rimettendola al suo posto, ma non era ciò che voleva. Faust desiderava ardentemente quel legame con lei, ma ciò che aveva davanti a quel punto non era una regina, ma solo una bambina che aveva ceduto ai suoi istinti, indegna di una vittoria. Quindi dopo essersi assicurato di averla presa saldamente, Thresh la avvicinò a sé con la mano destra, mentre con la sinistra passava sopra alla pelle nuda graffiata dalla piccola. Raccolse le piccole gocce di sangue scuro che sgorgavano da quelle ferite con le dita, e mentre la avvicinava a sé per parlare a quattrocchi, allungò verso le sue labbra l'indice e il medio della mancina, sporche del suo sangue e decise ad infilarsi nella sua bocca. Sapeva che non avrebbe resistito al richiamo di quel sangue, e anche se significava farsi mordere le dita o le nocche Thresh infilò quelle dita nella sua bocca, prima schiacciandole la lingua e poi infilandosi nella sua gola in modo da iniettare il suo stesso sangue direttamente nello stomaco di lei, senza troppi filtri, zittendola così da poterle parlare con il suo tono di voce basso e pacato, ma così cavernoso da sembrare che risuonasse da una galassia morente, lontana ed oscura.
    Ti vedo... e so benissimo chi sei... tu sei la mia bambina... il mio amore. Ma niente ti spetta di diritto, MAI... se vuoi conquistare il posto che pensi sia già tuo, fallo...
    La stava... incoraggiando? Piuttosto, stava cercando di canalizzare quella rabbia, inutilmente sfogata su di lui, verso il suo obbiettivo. Voleva prendere il posto di Leben? Uccidendola e umiliandola magari? Che lo facesse, perché no, che problema c'era? Tutto purché maturasse quel potere meraviglioso che gli aveva mostrato. Ma gridare come una scimmia impazzita sul ventre di suo padre era inutile, per questo più scandiva quelle sillabe, più Thresh infilava le dita nella sua gola, finché anche le nocche non iniziarono a sprofondare tra le sue labbra, spezzandole il fiato, strappandole conati e rendendole ostica la salivazione. Se era sadica la metà di quanto lo era suo padre, di sicuro quel trattamento on avrebbe fatto gocciolare solo la sua bocca, anche perché la presa sul collo non era una normale forza bruta: in risposta alla melma che aveva corrotto la sua bambina, Thresh stava lasciando fluire l'energia della sua di lanterna dentro di lei, scambiando con la piccolo Joou il suo potere. Una presa tanto dolorosa... quanto piacevole. Ecco finalmente il primo assaggio di una vera lanterna a quella piccola, la goccia iniziale di un Graal che doveva ancora conquistare, ma dalla quale poteva bere in abbondanza.
     
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    Joou si sentiva fuori controllo, qualcosa che non pensava di affrontare così presto. Aveva letto e visto svariate volte casi di umani o pseudo tali durante una "crisi di nervi", affannarsi e gridare come bestie prive d'intelletto nel vano tentativo di spiegare le proprie ragioni. Si era detta, guardando film, leggendo libri, o esaminando video tutorial di recitazione che fosse, che sembravano paragonabili a un qualunque primate, patetici ai suoi occhi. E nonostante non avesse mai fatto fatica a immedesimarsi in loro, "per gioco", riproducendo fedelmente ogni espressione, ogni frase o tono di voce, non si era certo mai aspettata di finire per comportarsi come loro. Si era considerata superiore, nonostante fosse così "acerba"... e ora eccola, a gettarsi contro il padre, una creatura che solo con la sua presenza riusciva a rendere pesante l'aria e intimorire il cuore dei più impavidi. Quando Thresh l'afferrò per il collo, fu come ricevere un secchio d'acqua gelata in faccia: si ritrovò a fissare le proprie unghie affondate nella sua carne, piene di sangue, leccandosi le labbra secche mentre si domandava che sapore avrebbe avuto un nettare così delizioso e potente. Non che lo avesse dimenticato, anzi, lo ricordava bene, ma era come se quella sensazione di potere che aveva provato non potesse ripetersi nella sua mente, come se fosse stata così potente da aver bisogno di viverla per capirla appieno. Poi si riprese quando sollevò lo sguardo, al suono della risata di suo padre: lo aveva attaccato? Davvero si era gettata su di lui senza alcuna forza fisica, pur sapendo che gli avrebbe fatto a malapena il solletico e che sarebbe servito solo a rendersi più ridicola? Aprì le labbra con l'intento di spiegarsi, di dire che non aveva idea di cosa fosse successo, che l'istinto aveva prevalso su di lei oltre ogni sua aspettativa... ma non avrebbe saputo da dove iniziare, né dire se davvero la cosa le dispiacesse. Il motivo per il quale non parlò non fu solo quello, tuttavia, bensì il fiato che le venne spezzato dalla presa sulla gola, spingendola dapprima a sgranare gli occhi e annaspare, dimenandosi tra le braccia di sua padre, iniziando poi lentamente ad arrendersi alla mancanza d'ossigeno: le palpebre si fecero pesanti mentre lentamente le sue braccia smettevano di muoversi, restando ancorate con i piccoli artigli ai pettorali di Thresh ma senza alcuna forza effettiva, sarebbe bastato un colpetto a staccarli.
    Nohn... non respiroh... Io non...
    Si sentì una sciocca, era inutile prendersi in giro. Troppo vicina a quegli umani dalle forti emozioni che aveva solo disprezzato in quel periodo di vita, eppure si sentì anche piena... piena di qualcosa come mai era stato prima. La sete che provava non scemò come la sua forza, anzi, sebbene le sue dita fossero meno salde, il suo sguardo rimase affamato e deciso mentre guardava suo padre negli occhi, o almeno ci provava. Cercò qualcosa da dire prima che aprisse lui la bocca e la colpisse con un ennesimo rifiuto, che certo si aspettava, perché in fondo un po' sentiva che avesse avuto ragione nelle sue critiche, solo alcune... ma quando la avvicinò a sé e raccolse il suo sangue con le dita della mano libera, i suoi occhioni violacei si sgranarono, mentre le pupille si assottigliavano ancor di più, fissandosi sul nettare divino che le veniva offerto. La presa degli artigli si fece nuovamente battagliera, ma non per respingerlo: portò entrambe le mani intorno a quel braccio mentre le dita le si infilavano in bocca, e accogliendole con un sospiro estasiato non riuscì a fare a meno di serrare le labbra. Aveva voglia di mostrarsi riluttante, di guardarlo male, ma quando ci provò i suoi occhi dissero una cosa mentre la sua bocca ne fece un'altra: l'istinto la portò a succhiare quelle grosse falangi come se fossero qualcos'altro, iniziando a leccarle con la lingua che vi si avvinghiò intorno come un serpente, ripulendole una per una. Di tanto in tanto era costretta a sottrarsi dalla presa per prendere fiato, ma a causa della stretta alla sua gola il risultato era altrettanto se non più osceno, con la saliva che colava dalla lingua penzolante, lo sguardo perso e soprattutto piccoli sbuffi d'aria che erano quasi visibili per quanto pesantemente era costretta ad affannare. La presa delle sue cosce sui fianchi del padre si fece marmorea, mentre cercava di capire se potesse realmente vincere quello scontro o dovesse arrendersi all'inevitabile umiliazione... Ciò che non si aspettava furono però le parole di Thresh, che invece che suonare ancora beffarde e derisorie, furono invece a dir poco incoraggianti... e non solo. Stava prendendo fiato e stringendo il suo braccio quasi potesse obbligarlo ad allentare la presa, ma non si aspettava l'avanzata di suo padre che infilò ancora più in fondo quelle dita, impedendole di respirare e iniziando a stimolare la sua gola per procurarle dei visibili conati. Gli occhi le si ribaltarono leggermente, ma quelle parole toccarono un tasto a lungo trascurato nelle profondità del suo corpo, portandola ad avventarsi nuovamente sulle sue dita, non solo succhiando le inesistenti tracce di sangue ormai ripulite, ma mordendolo nell'effettivo, affondando i suoi canini fino in fondo ella sua carne, tanto che se solo fossero stati più lunghi e lui meno imponente, gli avrebbe trapassato le nocche e il palmo. Peccato che una sua mano fosse in grado di circondarle il collo e non solo; probabilmente un suo palmo avrebbe potuto cingerle la testa quasi per intero. Con la gola ostruita da quella presa, la saliva iniziò a gocciolare dai lati della sua bocca, mentre gli occhi le diventavano lucidi e le pupille traballavano. A nulla servirono i colpi di tosse, presto strozzati: il suo corpo non poteva niente contro la forza dello zombie, e più l'esofago lottava per farsi spazio, più il corpo della ragazzina iniziava a tremare e a scaldarsi. Presto Joou iniziò a sentire la stessa meravigliosa sensazione di fame che aveva provato dentro la pancia di Leben, quando suo padre aveva strusciato la propria erezione contro la sua intimità per la prima volta. Sapeva a cosa servisse quella parte e si era informata visivamente anche in proposito, ma nulla l'aveva preparata a quella fame incontrollabile. La presa delle sue dita si fece semplicemente ferrea sul braccio dell'uomo, stringendolo quasi fosse ben altro mentre continuava a succhiarlo e bere da lui, anche a costo di strozzarsi, di lacrimare, così come stava silenziosamente facendo, o farsi distorcere l'espressione dai conati. Non le importava minimamente di apparire oscena, anzi, scoprì che c'erano casi in cui l'umiliazione poteva trasformarsi in una sensazione davvero stimolante ed era proprio ciò che stava succedendo in quel momento. Thresh avrebbe potuto leggere negli occhi di sua figlia quanto lo desiderasse e stesse effettivamente gocciolando altrove, non solo dalla bocca con rivoli e rivoli di saliva... ma avrebbe anche potuto vederlo, e sentirlo: la carapace di oscurità che faceva da barriera tra la sua vulva inviolata e i suoi addominali scolpiti si fece infatti morbida con quelle emozioni, schiudendosi leggermente e rivelando un altro paio di soffici labbra, completamente glabre e pulsanti, tanto che avrebbe potuto distinguerne le impercettibili contrazioni sulla sua pelle se solo si fosse concentrato. Joou iniziò ad ansimare in risposta a quel contatto, non aveva voluto espressamente ritirare la carapace ma quando lo fece iniziò a muovere il bacino. Solo che ne voleva ancora... così non era certo abbastanza! Presto i Kywtora intorno a loro cambiarono sguardo, tutti infatti abbassarono le palpebre e sembrarono guardare la scena con estremo interesse, rispecchiando inizialmente la dilatazione delle pupille della loro Padrona che poi assunsero tutte contemporaneamente la classica forma del cuore stilizzato, perfettamente a tema vista la scena e lo stato osceno in cui si trovava Joou. Una scena degna di un cartone animato... solo di quelli nient'affatto adatti ai bambini. Più cresceva il desiderio della giovane più le sue creature iniziavano a tremare e agitarsi, quasi volessero danzare intorno alla scena. Alla fine Joou spalancò ancor più la bocca e, trattenendo a stento un conato, ansimò mentre lasciava andare la carne di suo padre giusto il tempo di "aspirare" un Kywtora, che per l'occasione si fece di una consistenza simile alla melma che circondava la ragazza, finendo nelle profondità della sua gola direttamente dalla bocca spalancata. Il sangue scuro bagnava i denti della giovane e riempiva la sua lingua, e lei tornò a succhiarlo molto presto, spingendo la testa contro la mano di Thresh mentre cercava il suo sguardo. Piuttosto che scappare da quella mancanza d'ossigeno e dall'ovvio pericolo che ne seguiva, vi ci buttò contro per dimostrare allo zombie che non aveva paura... e non solo, iniziò letteralmente a muovere la testa così come aveva visto fare nei video più espliciti che avesse visionato, facendosi presto rossa, tremante, più simile a una di quelle attrici sconce che non a una regina. Ma andava bene così... andava bene anche perché una volta raggiunta la posizione il Kywtora fece ciò per cui l'aveva assorbito: gonfiò le piccole ali di cui nella sua forma vampirica era dotata e in breve tempo le fece letteralmente esplodere per lasciar spazio a due grosse braccia d'oscurità, mentre la sua lingua si allungava e iniziava lentamente ad avvolgersi intorno alle dita per poi uscire dalla sua bocca e cercare quella di Thresh. Non solo, visto che le sue mani erano occupate praticamente a scoparsi la gola con le dita del padre, facendo in modo che lui si beasse dello spettacolo e guardandolo tutte le volte che riusciva a tener ferme le pupille, le braccia create si diressero appunto verso il capo dello zombie, afferrandogli la testa e guidandolo verso la sua faccia. Ovviamente non sarebbe servito a nulla se lui non avesse voluto, ma Joou sperava che stesse facendo bene e che il suo sguardo supplicante lo convincesse a lasciarsi andare. Se così non fosse stato avrebbe di certo trovato un'alternativa, ma per il momento lo scopo delle braccia era di guidarlo verso il suo viso in modo che, una volta vicino, potessero baciarsi. Anche con le dita dentro la gola, se fosse stato necessario... non le importava. Ella avrebbe comunque provato a tirare indietro il braccio per poter prendere un profondo respiro e, nel caso, fiondarsi con la bocca libera e la lingua ancora penzolante nel suo primo, vero, bacio. Aveva pensato si trattasse di un gesto assurdamente inutile e superfluo, qualcosa che non aveva capito semplicemente guardandolo, ma si rese conto che non avrebbe trovato niente di più appagante in quel momento che succhiare la lingua di suo padre e perché no, magari, bere direttamente da lì...
    Pah-dh-eh...
    Doveva essere un "Padre". Aveva un tono così supplicante e osceno che era difficile non rimanerne affascinati, e proprio a testimoniare quanto effettivamente fosse ansiosa e affamata anche gli altri Kywtora che li circondavano, dopo essersi rifugiati nella melma sul "soffitto" e sul pavimento quasi fossero stati in fuga, mutarono in nuove braccia che iniziarono a circondare il corpo dello zombie prendendo a carezzarlo ovunque, senza risparmiare neppure un centimetro di muscoli: dalle gambe, alle cosce, alle natiche virili, finanche a ogni centimetro della schiena, tentando di circondare il torace, i pettorali, finanche il collo, se non le avesse bloccate. Il coro di voci a quel punto riprese a sibilare in quel modo onirico e surreale, dando l'idea che le voci risuonassero direttamente nelle orecchie di Thresh o dall'interno stesso dell'oscurità.
    Baciala... Baciala... Baciala. Baciala... Baciala... Baciala...
    Sembrava quasi una cantilena, con un ritmo vagamente conosciuto, questo perché la ragazzina stava pensando in quel momento alla scena di un vecchio cartone da lei visionato settimane e settimane prima, tra le tante altre cose. Un cartone con stupidi pesci cantanti e una sirena di mezzo, qualcosa che aveva trovato incredibilmente stupido e che, modestamente, stava rendendo decisamente migliore in quella versione grottesca e distorta. Per fortuna, probabilmente il padre non avrebbe mai colto la citazione. Eppure alla fine Joou si dimostrò comunque per ciò che era: solamente una... bambina?

    Edited by .Bakemono - 2/2/2020, 22:18
     
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    Per tutto il tempo in cui la strozzò, stimolandole conati con la punta delle dita e costringendola a succhiare la sua mano in quella maniera oscena, Thresh rimase in silenzio a fissarla con il languore di chi sta osservando un prelibato pasto e non può ancora addentarlo, anche se lo vorrebbe davvero. La sua bocca e la sua gola si riempirono gradualmente di saliva che non riusciva a controllare, né deglutire, voleva semplicemente guardare e lasciare che il potere di Joou si esprimesse. Le mani oscure non lo tangevano, erano come spettatori per lui, non erano loro ad avvicinarlo alla sua bambina, ma lui che la osservava, e più la guardava negli occhi più vedeva la sua stessa perversione incarnata in quella piccola creatura. Si eccitò, e approfittò di quelle mani per liberarsi dei pantaloni, così che la sua verga potesse troneggiare immensa alle spalle di Joou, pulsando impaziente di avere la sua parte, ma trattenendosi ancora. Non avevano ancora iniziato. La piccola voleva un bacio, ma prima di ogni altra cosa doveva sentire suo padre con lei, altrimenti non avrebbe compreso cosa davvero stavano condividendo. I loro volti si avvicinarono e quando le dita del non morto presero a scivolare fuori dalla sua gola, la mano destra di Thresh la afferrò per il capo, con quella mano immensa le piegò la testa all'indietro così che la bocca di Joou fosse rivolta verso l'alto, costretta a spalancarla dalla trazione del padre. Quando lo zombie spalancò la bocca la sua saliva immensamente accumulata tra le labbra si distese come una ragnatela, e lasciò uscire la sua lingua gonfia e piena di umidi umori in modo che colassero tra le labbra di lei, come un perverso banchetto. Non la toccò subito, lasciò che la sua saliva colasse direttamente nella gola di Joou solcandole le labbra e la lingua come un perverso pasto, e solo quando l'avrebbe sentita inghiottire senza esitazione allora si sarebbe avvicinato ancora, leccandole quella lingua assopita e quasi priva di forze per intrecciarla con la propria ed iniziare una danza che si chiuse con le loro labbra, animando un bacio perverso ed incestuoso che lo portò a stringerla a sé mentre le concedeva il resto della sua saliva. Non un pasto degno del suo sangue, ma che Joou non doveva permettersi di rifiutare. La baciò intensamente, facendo in modo che ogni singola traccia della sua passione si accendesse. Non voleva limitarsi a ricompensarla, voleva eccitarla come mai si era sentita prima così da risvegliare il suo lato più primordiale. Joou aveva imparato ad essere pragmatica, ma per farlo aveva assopito del tutto quel lato oscuro che ora Thresh voleva risvegliare, e insegnarle come le due parti potevano convivere. Quando riuscì a trasformare la sua vergine fica in un bagno spettacolare degno della sua bocca, il non morto si sentì soddisfatto e la lasciò finalmente respirare, staccandosi da lei con uno schiocco rumoroso, ancora uniti per qualche istante con un filo di bava impossibile da nascondere, ma che spezzò con un sorriso malefico stampato sulle proprie labbra. Joou si era completamente spogliata davanti a lui ora, e poteva ammirare quel corpo acerbo in tutta la sua bellezza, cogliendone le infinite possibilità.
    Quindi è così, Joou... vuoi scoparti tuo padre? E dimmi... lo farai per amore... o per dispetto verso tua madre?
    Non voleva darle subito ciò che desiderava, Thresh dopotutto amava la tortura e anche quello era un modo per farlo. Continuava a tenerla per il collo anche se con meno forza, sufficiente per farla parlare e respirare, ma non gli impediva di certo di fare pressione sui lividi che le aveva lasciato per accendere di nuovo le fitte di dolore. Se il bacio l'aveva sfiancata al punto giusto e le sue gambe avevano ceduto, Joou a quel punto si sarebbe ritrovata seduta sul cazzo di suo padre, come un perverso sellino che non perse vigore né la posizione un solo istante, marmoreo e possente quanto un altro braccio, pulsante in modo da far sentire alle sue parti più intime quanto fosse caldo e potente. L'unica mano libera si spostò a quel punto dal volto di Joou al suo petto, trasformandosi da un delicata carezza ad un pizzico molesto intorno al suo capezzolo, prima stuzzicandolo, per inturgidirlo, poi afferrandolo con forza, iniziando a torcerlo di molto, ma molto, molto lentamente, per scoprie quanto acuta poteva diventare la voce di Joou mentre rivelava i suoi desideri.
     
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    Se Joou avesse potuto scegliere una visione da rivivere in loop, proprio come di tanto in tanto riviveva momenti di una vita da regina che non era più la sua, di certo avrebbe scelto quel momento, il momento esatto in cui suo padre sbavò letteralmente nel guardarla negli occhi, toccarla, riversando quella stessa saliva nella sua gola. Sì, direttamente nella gola, perché la giovane non ebbe bisogno di grandi incoraggiamenti, bere la prova dell'interesse dello zombie nei suoi confronti, era per lei quasi paragonabile al sapore idilliaco del suo sangue. Per questo spalancò la bocca e tirò fuori la lingua dalle labbra come aveva visto fare a quella donnacce nei vari video "didattici" visionati, e nel momento stesso in cui la saliva densa, bollente, scivolò giù per il suo esofago, ella non ebbe più bisogno di recitare o imitare qualcuno: la sua gola si mosse frenetica, come se fosse assetata da giorni, la sua lingua si appiattì ancor più per trattenere ogni singola goccia di quel nettare divino e i suoi occhioni luminosi non smisero un solo istante di cercare quelli di suo padre. Solo stando vicino a lui si sentiva pervasa da una tale potenza, una tale soddisfazione, che nessun'altra vissuta prima sembrava poi così degna a confronto. Quando Thresh smise di versare i fluidi dentro di lei, non esitò un istante a chiudere la bocca per ingoiare ogni residuo, riaprendola subito dopo mentre iniziava letteralmente ad ansimare per la goduria. Joou era sicura di sé per essere una ragazzina, ed era anche sicura sarebbe diventata sempre più brava nel gestire le situazioni, aveva solo bisogno di tempo... ma in quel particolare momento si comportò esattamente come la verginella perversa che era: impaziente, affamata, ma soprattutto sorpresa di quanto piacere si potesse provare in un semplice bacio. Quando la sua lingua, resa più lunga dalla mutazione, si unì a quella oscura dello zombie ella gemette, soffocando a malapena i lamenti dentro la sua bocca e iniziando a muovere inconsulta l'organo intorno a quello di lui, succhiando, agitandosi, muovendosi con tutto il corpo e non solo per potersi fare più vicina, quasi volesse diventare ella stessa la sua melma nera e fondersi con lui. Le braccia oscure lo aiutarono a spogliarsi, strappandogli letteralmente di dosso i pantaloni, lacerandoli con gli artigli fino a ridurli in pezzi. Tutto il suo corpo cercava di strusciarsi, avvinghiarsi, mentre con le mani e i polpacci incrociati lungo la schiena lo carezzava come poteva, procurandosi un piacere estremo dato dalla semplice frizione della sua vulva, morbida e vergine, contro quegli incredibili addominali. Più le loro lingua si avvolgevano, più sentiva i loro fluidi fondersi insieme e, di rimando, gemeva e si dimenava come impazzita. E mentre le sue mani si perdevano tra la chioma di suo padre, avvolgendosi non solo con le dita ma con le intere braccia, tanto che finì per sollevarsi leggermente con la sola forza messa in quel bacio, le braccia oscure dei Kywtora lo carezzavano là dove lei non poteva, graffiandogli i pettorali, come se lo stesse accarezzando da dietro; la schiena, proprio come se fosse già pronta ad accoglierlo come un amante e volesse graffiarlo per lungo; le natiche, come se volesse spingerlo verso di sé, e persino le cosce muscolose che sognò di afferrare mentre prendeva in bocca la sua carne. Nella mente della giovane si affacciarono così tante immagini lussuriose che a un certo punto le venne quasi da gridare, e i suoi mugolii sembrarono disperati quando alla fine Faust si staccò dalla sua bocca con uno schiocco assordante, dato da lei che gli succhiava la lingua. Rimase inebetita per qualche tempo, le labbra schiuse e lo sguardo perso, un po' folle forse, puntato su di lui... Ma poi gli sorrise, a bocca aperta, con quei piccoli canini resi lunghi e affilati dalla fame. Eccitata? Non era semplicemente questo: si sentiva semplicemente euforica, rapita, bramosa; affamata di quelle sensazioni appena provate e di quelle che avrebbe potuto provare ancora. La sua vulva illibata non era semplicemente bagnata: era fradicia, letteralmente gocciolante, tanto che rivoli e rivoli di umori scivolavano dalle labbra al suo interno coscia come dalla fessura di una diga in procinto di esplodere. Voleva di più! Subito! Quando la vista smise di sembrarle annebbiata e tornò a mettere a fuoco il viso di Thresh, nonché la sua figura circondata dalle mani del suo potere, si rese conto anche del resto: la sua carapace si era scostata praticamente del tutto, lasciando libere ed esposte le sue zone erogene. Il seno gonfio dall'eccitazione, reso leggermente meno minuto dalla fusione con i Kywtora in corso e circondato da fili d'oscurità che apparivano come un perverso reggiseno di stringhe, ma soprattutto la vulva che oramai era completamente visibile, circondata da fili sottili di carapace oscura ma con le labbra, grandi e piccole, completamente aperte per lui, proprio come un fiore pronto da cogliere. L'impeto del momento aveva perso presa con le gambe, che deboli erano cadute lungo i fianchi e ora dondolavano ai lati di quella perversa sella che era la verga di suo padre. Essendosi in precedenza avvicinata a lui e dunque sollevata sul suo corpo, gli era letteralmente scivolata addosso lungo l'addome quando era tornata a quella posizione, e non poté fare a meno di chiedersi come avesse potuto evitare di cadere. Non capì subito cosa la trattenesse, invero, ma quando abbassò lo sguardo e sentì quella mastodontica erezione pulsarle contro la schiena e tra le natiche gonfie, non poté che sgranare gli occhi e sussultare, sinceramente colpita. Quello... quello era decisamente diverso rispetto ai video con cui aveva imparato cosa fosse il sesso! Ed era la cosa più spaventosa e bella al contempo che avesse mai visto, qualcosa che rimpianse di non essersi goduta appena nata. Era stata davvero debole e folle! Ingoiò la saliva che minacciò di colarle dalla bocca mentre lo osservava, leccandosi le labbra e soprattutto i canini che, sentendo il richiamo di quelle vene pulsanti, si tesero maggiormente. Come sarebbe stato succhiarlo e bere da lui al contempo? Avrebbe potuto farlo venire così? Sempre tenendosi alle sue spalle, venne distratta dalle sue parole e dalla mano che ancora le costringeva la gola. Le piaceva talmente essere afferrata lì che vi aveva quasi fatto l'abitudine, ma non abbastanza da non reagire alla stretta che lo zombie usò per guadagnarsi la sua attenzione. Senza rendersene conto aveva continuato a mugolare e ansimare inconsciamente, e quando Thresh la costrinse a guardarla negli occhi e rispondere a quella domanda non poté che sentirsi indifesa di fronte all'inevitabile verità. Parlare? Le sue corde vocali erano così provate che la voce uscì flebile, incredibilmente roca e ansimante. Come se non bastasse, quando iniziò a tirarle i capezzoli, lamenti decisamente osceni iniziarono a uscirle dalla bocca mentre tentava di spiegarsi, spingendola a sussultare, di tanto in tanto mordicchiarsi il labbro per la frustrazione, cercando comunque di darsi un contegno... che sentiva di aver perso da tempo.
    "Ah-amore"? Nhh-non ho ancora imparato il significato di questa parola. Mh-ah posso assicurarti... Che non mi importa nulla di lei, in questo momento.
    Non dovette pensare molto a cosa dire prima di parlare, perché sinceramente dare importanza a una figura come quella di sua "madre", che detestava (e invidiava) tanto, sarebbe equivalso anche a darle potere, a permetterle di privarla di quel momento che era solo suo e di suo padre. Per lei quella era una conquista, la SUA conquista, e non voleva certo ammettere che parte del suo godimento derivasse anche dall'emozione di aver sottratto una preda a quella... "quella", poiché non meritava neppure un epiteto. Era così soddisfatta di essere riuscita a ottenere un contatto con lui, che non aveva bisogno neppure di pensare agli svariati e complicati modi che avrebbe dovuto sfruttare per possederlo davvero... Senza contare che era troppo bramosa e insoddisfatta per elaborare pensieri tanto complicati. Voleva solo una cosa... e la pronunciò parlando contro la pelle di suo padre, gemendo e sussultando di tanto in tanto al tocco delle sue dita, un po' come se fosse uno strumento che egli stava suonando. E nonostante questo continuò a guardarlo, dal basso, con occhioni accesi di pura e semplice passione.
    Voglio solo che sazi questa -nh- fame che sento crescere dentro di me... E so che solo tu puo-ih farlo. Devi, essere tu.
    Sì. Era certa che solo lo zombie avrebbe potuto saziare la sete che egli stesso aveva risvegliato fin dal suo primo istante di vita, dandole un assaggio del nettare divino che gli scorreva nelle vene per poi strapparglielo via, proprio come se le avesse tolto il capezzolo materno, svezzandola precocemente. Thresh avrebbe perlomeno dovuto riconoscere quanto sincera fosse la sua volontà, poiché anche con le fitte di dolore che la sua stretta le procurava, anche con il collo tumefatto e il respiro difficile, Joou continuava a parlare... e cercò di dimostrare le sue parole persino con i fatti. Sì, perché tentò di far forza contro la presa dello zombie e al tempo stesso tirarsi su grazie alle sue ali e alle mani che tentava di tenergli sulla nuca, tanto che se lui le avesse concesso un minimo di margine l'avrebbe sentita muovere quel culetto sodo e vergine contro la sua asta, per poi inarcare la schiena e premere contro di lui anche la sua vulva bagnata. Lui poteva tirarla giù in qualsiasi momento, ma ella provò comunque a volare con quelle piccole ali oscure, che dall'angolazione neppure si vedevano, per poterlo sentire di più.
    Per cui sìh, voglio che mi scopi... papà. E ho bisogno che tu lo faccia ahdesso!
    Non solo, riuscì anche a guardarlo in modo sensuale, reso tale non tanto dalle sue abilità d'attrice quanto più dalla sua reale lussuria, un desiderio così forte da superare il dolore o la mancanza d'ossigeno, così come il volto che iniziava a farsi paonazzo o le macchie nere davanti agli occhi. Ciò che era certo, comunque, era che se suo padre l'avesse lasciata fare, accompagnandola magari con quella presa sul collo, lei si sarebbe letteralmente sollevata, con le piccole ali e persino con l'aiuto di un paio di mani oscure che le avrebbero afferrato le gambe da dietro le ginocchia, ma senza aprirle, tirandola su mentre ella tentava di "issarsi" reggendosi alle sue spalle con leggiadria degna di una ballerina, facendo poi in modo vista l'enorme differenza di dimensioni, che il suo fiore potesse alla fine raggiungere la sommità del suo cazzo... e se lo avesse fatto, si sarebbe letteralmente seduta sopra, senza riuscire purtroppo ad andare oltre, tanto da emettere un verso di fastidio e rivolgere a suo padre una versione decisamente incrinata e delusa dell'espressione sensuale con cui lo aveva guardato fino a quel momento. Era semplicemente immenso rispetto a lei, e suo malgrado avrebbe avuto bisogno di molto più che la semplice volontà, per poterlo accogliere dentro di sé.

    Edited by .Bakemono - 5/2/2020, 22:14
     
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    Sentirla sussultare e mugolare mentre nel disperato tentativo di aggrapparsi a lui, Joou cercava di assaporare quel caos di stimoli che suo padre le suscitava, era uno spettacolo meraviglioso che Thresh ammirò come uno spettatore pagante, non perdendosi un solo dettagli ma soprattutto godendosi il suo posto in prima fila, pulsando con la sua verga sotto quelle carni grondanti e bollenti, strusciandosi su di lei e toccando la carne morbida di un infante come non faceva da molto, molto tempo. Era stato costretto a trattenersi perché nessuna creatura di tali dimensioni e minute e fattezze poteva sopportare la sua possanza ma Joou, almeno in quello, era senz'altro una regina, degna di suo padre e capace di farsi carico di una simile perversione. Lui lo sapeva e lei lo voleva, tant'è che non ci fu un solo istante in cui si fece indietro e anzi: ansimava, gemeva, ingoiava tutto ciò che suo padre le concedeva come non solo volesse compiacerlo ma anche non fosse mai sazia di ciò che gli donava. Era davvero una creatura meravigliosa capace di far sussultare il suo cuore da non morto. Neanche si rendeva conto di quanto era simile a sua madre, in questo, ma faceva parte del divertimento e pertanto Thresh si limitava a ghignare compiaciuto, impaziente. Le risposte di Joou non tardarono, e come doveva aspettarsi Thresh furono taglienti, lussuriose, irresistibili. Non tentò semplicemente di rispondergli a tono, ma addirittura di opporsi alla sua presa per farsi avanti, sollevarsi e guardarlo dritto negli occhi mentre la presa intorno al collo si faceva meno salda e lo sguardo del non morto diventava sempre più affascinato e rapito. Era meravigliosa non poteva negarlo, ma anche nella sua erotica perfezione, appena si sedette sulla sommità del suo cazzo pulsante, tutta quella sicurezza s'incrinò di colpo lasciando spazio solo a disperata insoddisfazione, visto che per lei non c'era modo di accogliere una cosa del genere. Era semplicemente troppo piccola e lui troppo immenso. Ma per loro fortuna, il labirinto non ha solo infinite porte... anche infiniti trucchi. Il non morto non le disse nulla, si limitò a stringerla saldamente per il collo il modo da assicurarsi che non sarebbe stata in grado di sottrarsi ad un nuovo e perverso, bacio, dove il padre infilò la lingua grossa e umida nella gola di sua figlia strappandole altri perversi gemiti senza possibilità di opporsi. La tirò verso il basso, in modo da sbatterla contro la sua scrivania con poca eleganza, non estrema violenza ma sufficiente per farle capire che quello era un dono che non doveva buttare. Poi, lentamente, la stretta della mano intorno al collo si sciolse e le carezzò delicatamente la gola, il petto e il ventre, un tocco leggero ma deciso, durante la quale Thresh non smise mai di fissarla negli occhi ma soprattutto iniziò ad impastare energia sulle sue mani. La lanterna prese a bruciare vistosamente, emettendo quel denso fumo verde che si riversava ai piedi della stanza e la avvolgeva del tutto come fumo e fiamme spettrali. I versi delle anime intrappolate al suo interno passarono da essere distanti e ovattate a qualcosa di più simile ad un coro, Joou poteva sentirle supplicare: ancora e ancora, stese a terra, arrampicarsi sui piedi della scrivania, sulle gambe del non morto e sulle pareti nel disperato tentativo di riceverne ancora, e le loro grida, il loro potere, si piegava al volere del labirinto per mezzo della mano del non morto che prima passò da una lenta carezza a duna decisa pressione, poi iniziò a fondersi con la melma oscura di Joou, melma terribile e potente che divenne una cosa sola con l'energia del padre, e ben presto iniziò a penetrare le ossa, la carne, gli organi e l'anima di Joou. La piccola poteva sentire distintamente la mano di suo padre sprofondare dentro di lei come se la stesse sviscerando, il migliore dei macellai oltre che il più temibile degli amanti, ma in quel tocco non c'era solo dolore, anche un piacere immenso che non poteva far altro che farla gridare. Quando la mano sparì del tutto e non rimase che il polso fuori dalla carne di Joou, la piccola ebbe la chiara sensazione che suo padre l'avesse penetrata da parte a parte per strapparla in due come aveva fatto con Leben quando le piccole erano nate, ma non fu così. Questione di un attimo, poi la mano del non morto uscì fuori rapidamente, riportando tutto alla normalità mentre le fiamme verdi si sollevavano come colonne di fuoco solenni al termine di un rituale unico. Le fiamme della lanterna si riflettevano nello sguardo tetro del non morto, che per quanto sorridente e malizioso fosse, non permetteva a nulla di uscire da quello sguardo, come buchi neri che divoravano ogni traccia di luce eccetto quella tenue fiamma verdai che gradualmente penetrò il corpo di Joou trasformandola. Nessun cambiamento apparente, ma fu più che sufficiente per farle capire che ora era pronta. La mancina si strinse intorno alla verga del padre che fino a quel momento si era semplicemente sfregata sulla sua intimità in attesa del momento giusto, poi allineata con l'entrata del fiore maturo della piccola il non morto prese a spingere senza eleganza, trascinato dagli umori che lo avevano reso un passaggio perfetto e irresistibile e che lui conquistò senza remora. Non fu una penetrazione improvvisa, fu graduale e Joou riuscì a sentire ogni singolo centimetro della sua carne che si spalancava al passaggio di quella mostruosità. Prese la sua verginità facendola a pezzi ma era talmente ingombrante che la piccola non ebbe modo nemmeno di sanguinare, per quanto era estrema quella penetrazione. Ma il suo imene fu l'unica cosa a spezzarsi e anzi, per quanto il ventre di Joou potesse gonfiarsi per quel mostro che la stava violando, non si spezzò: si deformò in maniera quasi oltraggiosa ma non si spezzò. Poteva vedere chiaramente la cappella di suo padre scavare fino in fondo e raggiungere l'entrata del suo utero, c'era ancora una quantità di carne immane che doveva penetrarla eppure era già così in fondo, e il suo corpo avrebbe resistito. Solo a quel punto il non morto si piegò di nuovo davanti a lei, sembrava impassibile e sorridente come al solito, ma a quel punto Joou lo vide tremare con lo sguardo e con le labbra, aprendole lentamente e liberando un gemito che aveva trattenuto fino a quel momento. Un gemito caldissimo non inferiore alla saliva che le aveva concesso un istante prima, sol oche invece di riversarsi solo nella bocca della piccola ora la avvolgeva completamente, come una colata di magma perverso che le invadeva tutto il corpo. Dopodiché le mani si sollevarono entrambe intorno al suo collo, deciso a riprendere quella stretta mostruosa e mortale mentre la fissava negli occhi. La voce era spezzata dal piacere ma ferma, cavernosa e mostruosa. Sembrava sul punto di assumere le fattezze di una belva da un momento all'altro.
    Ora hai la mia carne... mostrami come si gode dall'alto di una Regina, e ti donerò anche il mio sangue...
    Non la voleva come l'esile vittima di un aguzzino perverso, voleva scoparsi sua figlia e farlo con una degna erede di Leben. Quindi cosa stava aspettando Joou? Il padre le strinse il collo con forza, poi lentamente prese a muoversi dentro di lei, sollevandole quel ventre in maniera oscena mentre la sua verga si faceva spazio in un corpo troppo piccolo per poterla ospitare.
     
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    Joou non poteva immaginare un momento della sua esistenza, futuro o passato, in cui avesse potuto sentire una bramosia altrettanto intensa, come quella che provava in quel momento. Si sentiva euforica, affamata, impaziente... come se tutto l'odio, la passione, l'amore perché no, la sete e la fame che non aveva mai provato prima, si fossero fuse in un'unica sensazione che era quella sete, quella voglia di possedere... Ed essere posseduta. Per questo la sua espressione quando capì di non riuscire a prendere ciò che voleva per colpa del suo stupido corpo fu più che irritata o affatica, era semplicemente incredula, come se si sentisse tradita da se stessa. Certo, avrebbe potuto usare il suo potere per deformare il proprio corpo e farlo crescere un po', ma sarebbe equivalso solo a mentire a se stessa. Voleva essere LEI ad accoglierlo, LEI a possederlo, senza stratagemmi di sorta almeno nel corpo. Sapeva di essere giusta, di essere la regina che lui chiedeva. Sentiva, anzi, di poterlo prendere tutto e lasciare persino spazio per il proprio sangue, quasi fosse nata per vivere quell'esatto momento. Il suo corpo poi, rispose a quei desideri esternandoli pienamente, poiché dalle sue piccole labbra e dall'interno della fessura schiusa, persino l'imene sembrava composto da piccolissimi tentacoli che iniziarono ad abbracciare la cappella di Thresh come se fossero tante piccole lingue, più simili nel loro insieme alla bocca mostruosa di una qualche creatura aliena. Mentre quelle morbide protuberante cercavano di "mordere" la sua carne, leccandola e lubrificandola ancora poiché grondavano umori esattamente come la sua vulva, Joou non poté fare a meno di commuoversi per la frustrazione, guardando il padre con un'aria supplicante che in altre circostanze le avrebbe dato il voltastomaco, ma che in quelle le sembrò l'unico modo per esternare il proprio desiderio. A nulla servì dimenarsi, agitare lentamente i fianchi, ondeggiare con il bacino o mugolare disperata... alla fine solo Thresh poté placare il suo tormento, soffocando quei lamenti infilandole la lingua in gola e facendola sospirare mentre prendeva a succhiarla, un po' come se fosse realmente una neonata e avesse ricevuto un delizioso ciuccio con cui calmarsi. Venir sbattuta sulla scrivania le procurò una fitta di dolore, che il suo corpo tradusse in eccitazione e piacere, facendola gemere. Presto afferrò la nuca del padre e si aggrappò ai suoi capelli per poter accompagnare il suo furioso attacco, a occhi chiusi, gemente, spalancandoli poi nel momento in cui sentì le anime iniziare a gridare, quasi potesse distinguerne le voci. Piuttosto che sentirsi spaventata, rimase incantata da ciò che avvenne successivamente, incapace di distogliere lo sguardo da suo padre che, guardandola negli occhi, iniziava ad accarezzarle la gola piuttosto che stringerla, facendola tornare a respirare. La carezza arrivò inaspettata ma più che benaccetta, spingendola a inarcare leggermente la schiena per permettere al suo corpicino di spingersi contro essa, ignara di ciò che stava per accadere. Forse proprio per quell'ignoranza, l'espressione sgomenta che le sfuggì insieme a un grido acutissimo quanto sospirato, nel momento in cui la mano dello zombie si fuse con la sua carne, fu qualcosa di assurdamente sentito: gli occhi sgranati, la bocca spalancata e grondante saliva, il corpo di tosse tipico di chi ha appena ricevuto un pugno nello stomaco, il tutto seguito dalle macchioline colorate che iniziarono ad annebbiarle la vista. A quel punto tutta la sua minuta figura iniziò a sussultare a ritmo dei suoi respiri, scomposti, altalenanti, difficili, come quelli di una creatura agonizzante... eppure non c'era solo dolore dietro le pupille che iniziarono a fluttuare frenetiche nelle sue sclere, nemmeno quando si ribaltarono completamente lasciando solo il nero, o ancora nelle mani che sbatterono repentinamente sulla scrivania, le braccia allargate di chi soffre, gli artigli infilati con forza nella superficie, incurante della durezza del materiale che tentavano di scavare. Iniziò a stringere le dita per sfogare la sensazione incredibile che provava, e gridava, gridava, mentre si dimenava come chi, nell'effettivo, sta venendo dilaniata... Quindi perché sorridere proprio in quel momento? Perché ansimare? Ridere? Thresh avrebbe potuto osservare tutta la sua sofferenza iniziale, ma via via che scavava con le dita dentro di lei, a metà della sua opera, avrebbe potuto sentirla fremere in ogni anfratto, persino nella vulva premuta contro la sua carne. Farfugliava frasi sconnesse a malapena comprensibili, che variavano da "Cosa mi stai facendo?" a "Fallo ancora". Giusto in un primo momento aveva tentato di protestare nel comprendere che lo zombie stava preparando il suo corpo alla penetrazione, pensando che anche in quel modo avrebbe "barato", magari deformandolo o rendendolo diverso... ma tutto era morto con quel piacere indicibile. Proprio come lei si agitava, anche le mani che prima avevano accarezzato il corpo dello zombie, graffiandolo e stringendolo a loro, si mossero di scatto a coppie, sbattendo su superfici invisibili nell'aria, iniziando a graffiare la melma e il nulla proprio come stava facendo la loro padrona. Quando alla fine finì, la vulva di Joou non era più semplicemente fradicia, era grondante, più schiusa, e tutte quelle piccole lingue sembravano molli, quasi stessero sbavando, spompate dall'esperienza. Quando gli occhi tornarono al proprio posto, lentamente, Joou aveva la lingua fuori e i canini più dritti che mai, e tutte le sue braccia oscure avevano abbandonato la presa sul nulla, pendendo verso il basso senza forze. Eppure, se anche i Kyowtora avevano sentito e assorbito il suo corpo rilassarsi, le sue reali braccia tornarono a stringere il padre mentre i suoi occhi, ora vigili, si spiritavano di nuovo.
    Forse... è questo... l'amore? NNNNH-GH!?
    Nemmeno lo sguardo così intenso e tetro del padre riuscì a scoraggiarla; rimase anzi sollevata col busto e le gambe spalancate e piegate, più che pronta e impaziente di essere presa... solo la penetrazione riuscì a incrinare leggermente quel faccino semplicemente euforico e perso, rendendolo solo ancor più grottesco e immotivato quando si contorse, inarcandosi e mugolando mentre finalmente lo accoglieva. Sì. Sì! Il suo corpo alla fine non l'aveva tradita, ma soprattutto la penetrazione fu così dolorosa e piacevole al contempo da strapparle ciò che sembrava molto vicino all'apice del piacere, almeno nella sua immaginazione... Non poteva certo sapere che quello non era che l'inizio. E proprio come se stesse rispondendo da sola alla sua precedente domanda, dopo l'iniziale e ovvio silenzio che venne coperto solo dai suoi lamenti, dalle grida e dai grugniti, mentre il cazzo di suo padre che scavava dentro di lei le bloccava il respiro, dalla sua boccuccia iniziarono a uscire diversi sospiri estasiati...
    Sì... sìh! SI!
    Se non era amore, era sicuramente l'emozione più forte che avesse mai provato e ne voleva semplicemente ancora. Mentre suo padre la teneva per il collo, lei gli offrì la gola con la faccia di chi, semplicemente, sarebbe disposta a farselo spezzare più di averne un altro pezzo, tanto che, per quanto stentatamente, sorrideva nel cercare il suo sguardo. E proprio mentre lui iniziava a muoversi, la sua intimità si rivelò per ciò che era: una vera e propria "bocca" extra, non tanto per la conformazione che non aveva niente da invidiare a una stretta fichetta vergine, quanto più per gli "accessori" che erano quei piccoli bulbi mobili che iniziarono ad avvolgerlo e massaggiarlo come se volessero leccarlo, mentre piccolissimi denti si agganciavano ad ogni singola vena facendole sentire distintamente il sangue che scorreva dentro le vene di quella carne magnifica. A quel punto le braccia si risvegliarono di colpo, e proprio come quelle principali di Joou erano aggrappate alle spalle dello zombie passando da sotto le sue, quelle oscure e più grosse cercavano di afferrarlo quasi volessero costringerlo (o per meglio dire, invitarlo) a seguire i loro movimenti e farsi trascinare verso l'alto. Se avesse voluto assecondare sua figlia si sarebbe ritrovato velocemente ribaltato, con la piccola che tentava di mettersi sopra di lui e impalarsi da sola per accoglierlo completamente, fino allo stomaco, ma anche se non avesse voluto e avrebbe preferito farla penare o supplicare per essere soddisfatta, Joou espresse il suo desiderio con un sorriso spiritato e folle stampato sul viso, così come il piacere che stava provando: la saliva che grondava dei lati delle sue labbra, la lingua che di tanto in tanto andava a leccarla via, il collo che fremeva sotto la sua stretta mentre lei tentava, invano o meno, di sollevarsi e morderlo, così come quegli irriverenti canini che sembravano addirittura più lunghi del normale, quasi si fossero protesi per raggiungerlo...
    Sì! Sarò la tua Regina, padre... e vh-voglio che il tuo gh-cazzo, sia il mio unico tronoh!
    Ovviamente quel "unico" suonava come una dichiarazione falsa, impossibile, erano solo le parole di una vergine che provava per la prima volta cosa significasse godere, ma effettivamente in quel momento nei suoi occhi brillava un desiderio così intenso e sincero da renderla cieca verso chiunque altro. Qualcosa di così potente che se solo Thresh l'avesse assecondata si sarebbe ritrovato sbattuto con poca delicatezza sulla scrivania da quelle enormi braccia demoniache, mentre osservava sua figlia, piccola e minuta sopra di lui, impalarsi letteralmente da sola, con tutta la fatica, le espressioni e i versi che ne conseguivano... ma anche se così non fosse stato, anche se non l'avesse assecondata, quell'immagine aleggiava nell'aria così come nei suoi occhioni, o nella sua stessa frase, o in ogni singolo, impacciato ma sincero movimento di bacino, mentre tentava di accoglierlo ancora più in fondo dentro di sé anche da sotto, nonostante probabilmente non avesse semplicemente altro spazio. E che quella fosse un'impresa degna di una regina o meno, sicuramente era degna di una creatura votata al Labirinto e alle forze -dolore e piacere- che lo governavano.
     
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    Intenso, stretto, caldissimo, il corpo di Joou si era rivelato una sorpresa perfino per Thresh che si sforzava immensamente per mantenere quell'aria di superiorità che gli serviva per non far credere a quella piccoletta di aver raggiunto una specie di risultato. Troppo presto, ovviamente, doveva ancora imparare. Riuscì ad accogliere la sua verga e perfino aggrapparsi a lui, oramai grondante e con quella carne che sembrava volerlo divorare dall'interno. Si, aveva la determinazione e la resistenza, ma Thresh non aveva intenzione di lasciarla andare via con una vittoria. Il suo obbiettivo era spezzarla e lo avrebbe fatto senza pensarci due volte, come piaceva a lui ovviamente. Di solito a quel punto avrebbe portato entrambe le mani sulle natiche della sua amante per stringerle e spingerle verso di sé, ma Joou era così minuta che bastava anche solo una mano per afferrarla quasi del tutto e godere della sua tenerezza, quindi l'altra mano, quella che stava sul suo collo, scivolò lentamente verso la bocca della ragazzina, carezzandole la guancia con le dita mentre il pollice lentamente si infilava nella sua boccuccia ansimante, carezzandole i canini con la nocca mentre il dito premeva sulla sua lingua, facendole pregustare il tanto agognato morso. Ora che la teneva in quella maniera brutale iniziò gradualmente ad uscire da dentro di lei, preparandosi ad un nuovo affondo, ma fu lento e placido, preoccupandosi che Joou riuscisse a sentire ogni singolo centimetro che stava deformando il suo ventre. Quando fu fuori per circa la metà della sua lunghezza, il cazzo del non morto iniziò a riempirsi di energia tetra e potente, attingendo a tutto il potere di Thresh per iniziare ad assumere fattezze mostruose: oltre che dalle vene, divenne attraversato da fasce muscolari verdastre particolarmente lucide e resistenti, sembrava essere diventato un arto possente e oltre ad aumentare il suo diametro iniziò a fare qualcosa di unico: prese a torcersi, come una spirale, girandosi gradualmente e per ogni centimetro che affondava dentro di lei, la sua base si torceva passando dalla parte più bassa fino alla più alta, fino a diventare una sorta di muscolosa vite pulsante. Nel processo l'intimità di Joou sarebbe stata messa a dura prova, perché forse poteva sostenere una semplice penetrazione, ma anche una torsione rischiava di far cedere la carne che stava dentro il suo utero e di portarla lentamente ad impazzire per il dolore, trasformandolo in un piacere immenso. Ma ovviamente, non era tutto qui. Appena la cappella di Thresh iniziò a spingere nell'entrata del suo utero, spalancando completamente ed iniziando a distruggere anche quella profonda intimità, la sua verga completò del tutto quella metamorfosi rivelando un piccolo dono fattogli da Hilda qualche tempo fa: l'intera massa di carne si riempì di spuntoni, non acuminati né metallici ma carnosi e attraversati da sangue energizzato pulsante. Quei spuntoni avrebbero reso la penetrazione incredibilmente più piacevole... e la torsione molto più dolorosa. Si perché proprio come quella spirale si era formata, ora si stava invece sciogliendo, seguendo il ritmo degli affondi di Thresh che aveva iniziato a scopare la sua figlioletta con velocità crescente, fissandola dritta negli occhi per assaporare il suo sguardo mentre la sua intimità veniva massacrata da una virilità semplicemente mostruosa ed esagerata. Più aumentava il ritmo delle penetrazioni, più la torsione che aveva creato quella vite di carne e spuntoni si velocizzava a girarsi, e ovviamente non ci sarebbe stato un culmine o un termine poiché sciolta tutta la torsione semplicemente il cazzo del non morto avrebbe preso a girarsi nel senso opposto fino a tendersi al limite e rincominciare da capo il procedimento. Il ventre di Joou sarebbe stata una testimonianza oculare di quel massacro blasfemo e perverso, non una goccia di sangue venne spillata dalla sua intimità ma venne provata a tal punto da trasformare il suo ventre in un palloncino e ogni volta che quella carne usciva da dentro di lei un sottile strato dell'intimità di Joou la seguiva come se dovesse cedere da un momento all'altro. Un continuo martellare la sua carne, sempre più forte e sempre più intenso, mentre quel pollice schiacciato contro la lingua la affamava col preciso scopo di farla impazzire. Joou sarebbe stata abbastanza forte da riuscire a morderlo, oppure avrebbe ceduto sotto i colpi esagerati di suo padre?
     
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    Chan si annoiava a leggere. Il "dizionario" che sua sorella le aveva consigliato di consultare appariva come un'enorme massa informe di informazioni inutili ai suoi occhi innocenti. Non che non riuscisse a memorizzarne il contenuto, anzi, aveva una memoria incredibile per certe cose, solo che semplicemente le sembravano completamente futili... e noiose. Il profumino che aveva sentito addosso alla sorella mentre pensava al papà, quello l'era piaciuto. Come del resto le piaceva sempre da pazzi quando percepiva lo zombie vagare per i corridoi. Lei non si avvicinava mai, però. La mamma era altrettanto profumata e deliziosa, ma aveva anche un'aria diversa, più accogliente, si sentiva bene con lei. Il papà invece... sembrava più simile a un grosso drago ai suoi occhi, una sorta di bestia sacra inavvicinabile che se solo avesse potuto avrebbe mordicchiato dalla mattina alla sera. Ma Chan si stava ancora ambientando; non poteva mirare a lui. Andare a caccia con la mamma era la parte della giornata che preferiva: inseguivano, facevano spuntini, giocavano persino a "nascondino"... o almeno lei aveva preso a chiamarlo così. In particolare, nascondevano cose dentro il cibo e il cibo dentro la pancia. Chan aveva assistito anche al papà che "nascondeva" cose nella pancia della mamma o la mamma che faceva da nascondiglio a parti fisiche di qualche preda prima di mangiarla (o proprio per farlo), ma non aveva capito bene cosa significasse. "Accoppiamento", le avevano detto che quel tipo di gioco si chiamava così. Poteva essere piacevole, doloroso, potevano nascere addirittura dei cuccioli... ma non aveva capito bene. I video che aveva visto con la sorella le avevano fatto agitare la pancia e sentire i gorgoglii, una fame strana che la costringeva a divorarsi almeno qualche animale, ma non aveva capito come calmarla in modo diverso. Finora si era divertita ad andare in giro in cerca di bestie randage, la più grande che aveva trovato era una sorta di "lupo" antropomorfo che la mamma le aveva lasciato cacciare perché non le serviva più... ma non l'era bastato. Con la pancina gonfia il gorgoglio era continuato, e quel giorno in particolare non aveva fatto che tormentarla per tutta la lettura. Che cos'era? Era iniziato da quando aveva capito cosa volesse fare Joou quel giorno. Voleva incontrare il papà, diceva. Il maiale che le aveva fatto cacciare era per lui... E lei non era stata invitata. Chan stava sempre indietro, questo la faceva infuriare. Ma ancor più la infastidiva quel gorgoglio che non cessava ogni volta che pensava al papà. Per questo dopo qualche tempo aveva deciso di buttare via il "coso" digitale noioso e aveva iniziato ad annusare l'aria, cercando tracce della sorella per poterle seguire. Nascosta nel buio, a quattro zampe e con la coda che pesantemente la seguiva strisciando, l'era occorso del tempo per poter individuare e isolare il suo "profumo", ma nell'istante in cui aveva sentito la prima goccia di sangue stillare fuori dalle labbra che la vampira si era morsa, aveva potuto riconoscerla e seguirne le tracce senza fatica. L'olfatto di Chan era particolare, più che avere un olfatto straordinario come quello di un segugio, era simile a uno squalo bianco: poteva perdere miriadi di odori nell'aria, ma riconosceva la minima goccia di sangue anche da distanze paurose. D'altra parte aveva una sorta di sesto senso per le creature bestiali, quasi potesse leggerne le intenzioni attraverso i ferormoni o qualche altra sostanza che non aveva avuto voglia di studiare, percependo dunque l'aggressività. Fu proprio questo suo istinto animale "confuso", che sembrava più un mix di tante nature diverse, a costringerla a fermarsi a svariati metri dalla stanza dove si stava svolgendo l'incontro da cui provenivano così tanti profumi diversi. Aveva percepito altri due odori vicino a quello di Joou, e si era fermata al piano superiore piuttosto che continuare, indecisa se sfidare la sorte o meno. Quando vide Dalamadur davanti alla porta, si nascose nell'angolo del corridoio, approfittando delle luci spente, tanto che solamente i suoi occhioni viola luminosi si distinguevano alla vista, questo perché come sempre indossava una felpa completamente nera con tanto di cappuccio calato fino alla fronte, e maniche così lunghe da nascondere perfettamente la pelle pallida delle sue manine. Rimase lì in guardia come un animale spaventato, fissando l'immensa figura davanti alla porta e pensando a cosa fare, non senza leccarsi l'enorme boccuccia per la fame che scatenava la vista del guardiano. Stava per decidere di lasciar perdere, visto che sentiva per istinto di non avere chance di vincere, quando un odore fortissimo e potente, di un sangue che aveva assaggiato solo una volta e di cui aveva un ricordo remoto nella mente, ma fin troppo vivido nel sangue, la colse impreparata, immobilizzandola e facendo tendere ogni singolo muscolo del suo corpicino. Si mise a quattro zampe, sentì l'adrenalina iniziare a scorrerle e invaderla ovunque e le pupille le si assottigliarono mentre la bocca iniziava a perdere quantità di saliva mai viste, neppure fosse un cane rabbioso. Non solo la bocca principale, anche la coda sembro quasi potersi aprire per sbavare copiosamente e la "testa" di quest'ultima iniziò a trascinare il suo corpo verso il corridoio, come se fosse guidata dal sangue stesso. Senza quasi volerlo si ritrovò trascinata dall'istinto, con un balzo si fiondò al centro del corridoio, posizione da combattimento simile a quella di un gatto intento a soffiare, coda piegata con il "muso" mostruoso puntato verso Dalamdur. La "bocca" di quella protuberanza che sembrava avere vita a sé, iniziò quasi a ringhiare, con la pelle che univa la mascella atrofizzata così sottile da apparire quasi stracciata in alcuni punti, quasi potesse spalancarsi da un momento all'altro, e proprio da quelle spaccature scivolavano copiosi rivoli di saliva. Chan sentiva l'acquolina e guardò il drago dritto negli occhi con fare minaccioso ma sicuro, cercando di non mostrarsi debole poiché sapeva per istinto cosa significasse nel mondo animale.
    Chan vuole andare da Joò e papà!
    Non lo stava chiedendo, si limitò a comunicarlo in una specie di sibilo quasi potesse spostare con il semplice atteggiamento quella massa enorme che era Dalamadur. Anche lui aveva un aspetto delizioso... da sbavare. E anche se sembrava pericoloso, questo non l'avrebbe fermata. L'odore del sangue di Thresh e Joou unito in un unico profumo non fece altro che farla sentire più forte ed affamata, ma furono le grida di sua sorella, a farla davvero impazzire, facendole sentire se non le cosiddette "campane", quantomeno una colonna sonora ritmata e spaventosa che le esplose nel cervello accendendola la brama come benzina. Quelle grida, sembravano terribilmente... estasiate.

    ***

    In effetti, "estasiata" era esattamente la parola giusta per capire come si sentisse Joou, mentre il cazzo di suo padre si faceva strada nelle sue interiore conquistando la sua verginità centimetro dopo centimetro. Ogni singolo antro di quel pertugio stretto e inviolato, di quella terra inesplorata, venne completamente invaso e fatto proprio, tanto che se solo fosse stata umana dubitava che la sua carne sarebbe mai potuta tornare normale, no, sarebbe rimasta esattamente così: modellata a forma e dimensione di quella di suo padre, esattamente come il sangue che le scorreva nelle vene era parte del suo, e viceversa. Quella stessa idea la eccitava immensamente, fantasticare su come le sue carni potessero rimanere spalancate su di lui, le labbra completamente divaricate, la fessura irrimediabilmente slabbrata. Fu contrariata dal fatto che preferì impedire alle sue braccia di spostarlo, ma non abbastanza da non ansimare e gemere sentendosi schiacciata dal suo peso. Si sentiva una gran puttana, se doveva essere sincera. Le sue reazioni era piuttosto similari alla creatura che più detestava ma che suo padre conosceva fin troppo bene, quando Joou si inarcava, sembrava infatti di rivedere Leben farlo, quando si leccava le labbra o le mordeva, c'era solo un sorriso a differenziarle, un sorriso e, ovviamente, quelle grida laceranti che per quanto tentasse di nascondere e trattenere, uscivano fuori sempre più forti, sempre più acute... sempre più oscene. Si sforzava di tenergli testa con ogni fibra di se stessa, e lottò davvero per potersi mettere sopra di lui e prendere il controllo dell'amplesso, ma finì semplicemente per rendersi più stretta, più accogliente, i muscoli tesi e le membra frementi per gli sforzi di muoversi. Quando la verga di Thresh mutò così improvvisamente Joou aveva appena trovato la forza di serrare le labbra, prima aperte per poter gridare, e iniziare a succhiare con ben poca grazia e fin troppa sete quel dito così invitante, pronta a infilarvi i canini dentro, pochi millimetri già a contatto con quella carne... ed ecco che subito arrivò un altro grido, quello stesso grido che risuonò talmente forte da far rabbrividire la sua gemella. Con il pancino ormai così pieno da sembrare in procinto di lacerarsi, gli occhi le si ribaltarono, le lacrime iniziarono ben presto a bagnare le sclere e lei si ritrovò a sbavare e tremare completamente neppure fosse nel bel mezzo di un attacco epilettico, tanto che le sue mani (tutte) iniziarono a graffiare la schiena del padre mentre lei gridava. Proprio quando il dolore incontrò il piacere nel loro picco massimo, qualcosa esplose dentro di lei, nel punto più profondo del suo corpo, e quasi la punta del cazzo che la violava le avesse raggiunto il cuore trafiggendolo, mentre si abbandonava al suo primo orgasmo, le sembrò di morire. Probabilmente Thresh aveva sentito un'infinità grida in vita sua, ma le grida di Joou erano semplicemente più acute, più forti, più sincere e risuonarono in ogni singolo angolo del Labirinto come se potessero rimbalzarci dentro, quasi ogni singolo Kywtora fungesse da catalizzatore per far vibrare il suono l'uno sull'altro e moltiplicarlo come una sorta di catena. Mentre la sua piccola fica iniziava a pulsare e le sue labbra a stringersi più forte contro di lui, con gli occhi ancora neri ribaltati, Joou affondò i denti dentro di lui. E se inizialmente l'inevitabile inarcarsi e dimenarsi del suo corpo la porto a piegarsi all'indietro e allontanarsi dal padre, raggiunto il primo picco i suoi artigli affondarono in lui, tutti insieme, dai più piccoli delle sue manine tenere ai più grandi del suo potere, finché anche i denti non penetrarono la carne con un suo sospiro estasiato di rimando. Non solo i canini, anche i piccoli denti che ricoprivano le sue pareti vaginali iniziarono ad allungarsi per mordere la carne dello zombie proprio quando la sua totale lunghezza fu dentro di lei, come se volessero intrappolarlo in quel preciso punto, e tutti insieme iniziarono a succhiare a ritmo della gola della giovane che, affamata, aveva iniziato a succhiare con la boccuccia insanguinata come un poppante al suo primo latte. Presto gli occhi tornarono al proprio posto, di scatto, quasi come se nel ribaltassero qualcuno avesse filmato la scena per poterla riavvolgere in seguito. Quando tornarono si puntarono subito su quelli dello zombie, li cercarono, guardandoli con estrema intensità e brillando molto più del dovuto. Erano pieni di lacrime, ma per nulla sconfitti, anzi, proprio come se la fatica dell'orgasmo non l'avesse affatto fiaccata ma nutrita, sembrava che il sangue stesse facendo crescere il suo corpo lentamente, il petto iniziò a sollevarsi lentamente, i seni a gonfiarti, le corna ad allungarsi, i lineamenti a farsi più pieni e marcati. Tanti piccoli occhi divennero visibili in mezzo al quella melma oscura che li circondava, e le sue pupille si fecero così profonde e devote che sembrava quasi di poterci distinguere un cuore. A quel punto, non le serviva la voce per trasmettergli ciò che pensava del piacere, del dolore, del sesso ma soprattutto del suo sapore... perché sembrava di poter sentire i suoi pensieri anche senza che muovesse le labbra, se non per succhiare quella carne deliziosa.
    Non potrò più farne a meno...
     
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    La piccola e affamata Chan stava rischiando grosso: Dalamadur non era esattamente una bestia che pensava prima a scopare e poi ad uccidere, senza contare che nei confronti delle figlie di Thresh smembrava provare un odio viscerale incontrollabile. Fortunatamente per lei però, prima che potesse avvicinarsi troppo, una mano le afferrò un lembo della giacca, tirandola a sé per farla calmare. Non rischiava di metterla sull'attenti, perché l''energia che emanava quella mano aveva la stessa impronta calda e accogliente di Thresh, qualcosa che le piccole potevano riconoscere distintamente e lasciarsi guidare. Dopo averla trascinata a sé, un'altra mano dalla carnagione violacea le mise una mano davanti alla bocca per non farle emettere nessun rumore, dopodiché la riportò di nuovo verso l'angolo in cui si era nascosta in origine, spingendola al proprio petto mentre se ne stava seduto a terra, iniziando ad abbracciarla a metà tra il protettivo e l'affettuoso. Subito le labbra di quella persona si avvicinarono all'orecchio di Chan, sussurrando le parole a duna voce bassissima, appena percettibile.
    Devi stare attenta, se ti avvicini a quel mostro mentre papà è distratto ti farà a pezzi. Lui non è come noi... lui vorrebbe ucciderci, non proteggerci.
    La mano del ragazzo era sul ventre di Chan, e sembrava sentire distintamente i gorgoglii di fame che venivano da lei. Quindi senza dirle nulla, per permetterle di tranquillizzarsi, sollevò la mano che teneva davanti alla sua faccia, mordendosi l'indice per permettere al sangue di uscire, per poi portarlo vicino alla bocca della piccola di nuovo, permettendole di nutrirsi. Quel sangue, sia nell'odore che nel sapore, rispecchiava la potenza impressionante ed unica di Thresh, anche se in maniera molto particolare e più acerba. Un banchetto irresistibile per Chan che il giovane le offrì molto volentieri, permettendole di succhiare quanto voleva, anche mordere se necessario, lui non si sarebbe tirato indietro, massaggiandole il ventre con fare affettuoso, quasi paterno... o fraterno.
    La carne di Joou aveva oramai raggiunto il punto di non ritorno e se non fosse stata la degna figlia di suo padre probabilmente a quel punto l'interezza della sua femminilità sarebbe stata ridotta in una poltiglia che penzolava dalle sue gambe senza alcun senso. Invece, da brava sfidante di Leben si teneva alla sua altezza e resisteva, contrattaccava per rispondere a tono a suo padre, non solo con quelle mani che laceravano la schiena del non morto facendogli perdere lunghe stille di sangue verso il basso, ma intonando anche quella perversa melodia con la sua voce. Ai sensi di Thresh, i suoi spasmi lussuriosi, le grida di dolore, erano una sinfonia perversa e irresistibile che faceva vibrare i circuiti magici del non morto e con essi le sue vene, i suoi muscoli, le sue ossa, tutto, ogni cosa. Mentre si univano in quella maniera perversa e violenta, Thresh si lasciò andare completamente permettendo alla sua energia di sfogarsi come un'oscura e perversa nebbia: allargò lentamente le braccia sollevandole assieme al suo capo, assaporando i movimenti della piccola su di lui e concedendole altre torsioni del suo cazzo mostruoso, possedendo quell'intimità come nessuno sarebbe mai stato capace di eguagliare. Il sangue che dapprima sgorgava dalla sua schiena verso l'alto iniziò invece a muoversi come scosso dal vento seguendo la melodia intonata dai loro versi lussuriosi, poi mescolandosi con la nube di fumo verde che fuoriusciva dalla lanterna e risaliva i loro corpi come un turbine. Fumo e sangue si mescolarono finché non avvolsero completamente i loro corpi e accesero un abbraccio perverso che permetteva al sesso e alle voci di rimbombare per plagiare le menti già provate dei due terrificanti mostri che si stavano unendo. La carne di Joou era irresistibile, ma venirle dentro significava farla esplodere a quel punto, Thresh no poteva fare questo alla sua bambina quindi decise di optare per un destino assai più piacevole. Nell'estasi del piacere sollevò entrambe le braccia, tese all'inverosimile al punto che il petto e le spalle sembrarono gonfiarsi mettendo in mostra tutta la sua muscolatura esagerata nel processo. Afferrò con le mani le corna di Joou, ora più lunghe e massicce a causa della metamorfosi generata dalla lanterna, quindi facili da agguantare. Iniziò a tirarla con forza verso l'alto, sarebbe stato difficile liberarsi da lei perché quei denti che avvolgevano la sua verga erano possenti, quindi finì inevitabilmente per solcare la sua immensa carne di lunghe ferite profonde che la riempirono di sangue. Insufficiente a minare la sua erezione, ma perfetto per rendere l'idea di quanto dolorosa fosse quella separazione. L'intimità di Joou era comunque tesa all'inverosimile quindi più quella mazza esagerata si lasciava andare, più la carne della piccola la seguiva come un perverso rivestimento che non voleva lasciarlo andare. Quando giunse al culmine, lo stacco fu tale che la piccola avrebbe potuto sentire un vuoto incolmabile nel suo corpo, nel suo cuore, nella sua anima, ma lo sguardo del padre fisso su di lei, soddisfatto di ciò che avevano creato e impaziente di premiarla con il giusto riguardo. La spinse verso il basso, violentemente, in modo da si ritrovasse in ginocchio davanti a lui. Non che servisse, ma se stava in piedi rischiava di perdersi il banchetto: la carne rigata e ferita di suo padre ora troneggiava sul suo volto affamato grondando di sangue e di umori. Una sola mano rimase sul corno di Joou, l'altra si portò sulla sua verga in modo da spingerla verso il basso, sicuramente la bocca della piccola sarebbe stata già spalancata per accogliere tutto il sangue che scivolava dal corpo del suo adorato padre. Ma non fu l'unica ricompensa. Thresh mosse la sua verga con decisione, masturbandosi su quello spettacolo osceno e perverso, beandosi degli occhi desiderosi di Joou e del massacro di umori che si era riversato a terra, ammirando il corpo deformato dall'oscurità e reso più prosperoso solo per lui. Doni meravigliosi che lui ricambiò con un intenso e possente orgasmo, La melma bianca e densa che uscì dalla sua verga schizzò subito sul volto di Joou, ricoprendole in parte il volto, i capelli e le corna. Poi iniziò a grondare, fiotto per fiotto nella sua bocca, così tanto da farlo traboccare e scivolare sul suo seno e sul suo ventre. Poi intervenne di nuovo il sangue, mischiandosi allo sperma per creare un mix assoluto, potente e immenso, non solo in termini di quantità ma anche di potere. E quando Joou avrebbe pensato che fosse abbastanza, o troppo, Thresh avrebbe spinto quella mazza informe e possente direttamente nella sua gola per farle sentire gli spasmi che emettevano gli ultimi fiotti e riversarli direttamente nel suo stomaco. Una quantità irrisoria rispetto al resto dell'orgasmo, ma più che sufficiente ad allargare il suo stomaco in maniera deforme ed esagerata, concedendole un bacchetto di seme e sangue unico nel suo genere. Le punte carnose che fuoriuscivano dalla sua verga pulsavano come la cappella, mentre i testicoli enormi ed esagerati del non morto spingevano contro la bocca della sua piccola, facendole sentire la virilità di suo padre mentre la gola orribilmente dilatata e la mascella prota a disarticolarsi accoglievano quella mostruosità che le arrivava facilmente fino allo stomaco. Poteva sentire ogni singolo muscolo del padre in tensione in quel momento, e ogni spasmo, ogni ansimo e gemito era rivolto verso di lei, dentro di lei, per offrirle un banchetto degno di quel nome.
     
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    Metto i codici qui che ogni volta spreco tempo a trovarli.
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    Joou:#A4006D Chan:#00C3C3
    Chiedo venia per l'attesa anche qui. XD

    All'inizio Chan sussultò, cedendo quasi subito all'istinto di compiere un balzo sul posto e voltarsi subito verso la presenza alle sue spalle, sibilandovi contro, ma non aveva riflessi abbastanza repentini da stare al passo con quelli della figura. Si dimenò come poteva, soffiando, graffiando e mordendo dove poteva (e non poteva), ma per fortuna di entrambi si rilassò quasi subito grazie all'improvvisa sensazione di calore e al buon profumo che la invase, tranquillizzandola. Sapeva di buono tanto quanto suo padre, per questo non emise più un suono quando la bocca fu libera. Confusa, inizialmente il suo cervello non collegò le implicazioni racchiuse nelle parole del giovane; guardò prima la figura che le stava vicina, poi verso la porta la cui soglia era controllata dalla figura imponente del mostraccio di papà. Ma se papà era con Joou e lei era fuori dalla camera... chi era quella versione giovane e avvenente del genitore? Quando si sistemò meglio sopra di lui (per quanto potesse), mettendosi di lato così da poterlo guardare meglio, i suoi occhioni curiosi ed enormi si fissarono sui lineamenti del ragazzo come se potessero riconoscerlo, cosa che ovviamente non era. Il suo primo commento incerto fu infatti: ...Papà?
    La sua testolina si inclinò verso un lato, poi l'altro, mentre le palpebre sbattevano lentamente. Era visibilmente confusa. Di certo non si poteva dire che Chan fosse sveglia quanto la sorellina, anche perché non aveva ancora appreso pienamente la lingua parlata, non ancora perlomeno; si faceva capire molto meglio con il linguaggio del corpo e altrettanto apprendeva lei da esso. Forse proprio grazie a esso e alla carezza affettuosa del giovane, riuscì a calmarsi abbastanza da ragionare, tanto che persino lei riuscì a collegare in un secondo momento ciò che era stato detto: "mentre papà è distratto" e allora tutto il suo fisico iniziò a rilassarsi, se avesse avuto delle orecchie ferine si sarebbero abbassate e persino la sua coda assunse tutt'altra espressione, smettendo di tentare di liberare le fauci.
    No... Fratello?
    Sapeva di avere altri fratelli e sorelle sparsi per la scuola, anche non riconosciuti o di altre madri, ma quello in particolare non lo aveva mai incontrato. Era indecisa se rilassarsi del tutto o meno, le avevano detto che bisognava stare sempre attenti agli sconosciuti... ma valeva anche per il proprio sangue? Con l'innocenza che la caratterizzata, quando le venne offerto un pasto caldo proprio quando sentiva così tanta fame, abbassò qualsivoglia difesa e abbandonò il proprio timore, difficile dire se a ragione. Probabilmente aveva bisogno di qualche lezione sulla diffidenza, ma per ora non era disposta a pensare due volte davanti a un pasto offerto, specie se la figura davanti a lei aveva un profumo così buono e un'aria tanto invitante da farle assottigliare le pupille e arricciare gli artigli di mani e piedi. Per questo, spalancando la bocca tutt'altro che piccola, a differenza della sua stazza, Chan accettò quel dito con tutta l'intenzione di morderlo e trattenerlo tra i denti, iniziando lentamente a succhiare per poi aggrapparsi con gli artigli al pettorale di lui e acquistare via via maggior enfasi ed entusiasmo, tanto che presto le palpebre le si abbassarono e il suo corpo iniziò a emettere delle impercettibili vibrazioni che sarebbero quasi potute sembrare le fusa di un gattino, se ella non fosse stata un piccolo mostro in miniatura, quasi degno del ciclo di Cthulhu. Si ritrovò rannicchiata quasi, con le gambe piegate i cui piedini non fecero fatica ad ancorarsi a una sua coscia. La sua felpa era grande abbastanza da coprila fino al pube, ma finì per sollevarsi lungo le cosce mentre la base della coda iniziava a muoversi freneticamente, quasi volesse sollevarsi e scodinzolare, cosa impossibile visto il peso considerevole che la costringeva dunque a stare sul terreno, dove l'appendice si mosse lentamente creando una sorta di cerchio protettivo intorno a loro, quasi volesse abbracciare il nuovo arrivato... o stritolarlo come avrebbe fatto un serpente costrittore, difficile dirlo. Più succhiava, maggiore era la voglia di addentare l'intero dito, se non il braccio, tanto che il suo corpicino iniziò a sistemarsi sempre meglio sul grembo dell'uomo, fino ad afferrargli direttamente l'avambraccio con entrambe le mani. Curiosa per natura, man mano che quantomeno la sete si affievoliva, Chan recuperò anche la parola, parlando con la bocca piena e la lingua avvolta attorno al suo palmo. Imitò il tono basso di lui, con la stessa cadenza, come se le venisse automatico.
    Hai salvato Chan... perché?
    Se avesse voluto riprendersi la mano avrebbe dovuto farlo in fretta, perché la piccola non esitò a iniziare a ingoiarne sempre di più e mordicchiarla dove poteva, non abbastanza da fargli del male probabilmente, a giudicare dalla forza che scaturiva da lui, ma quanto bastava per riempirgli la pelle di graffi e piccole ferite, il tutto studiando il suo viso con attenzione tale che quasi le sue palpebre smisero di sbattere.

    ****

    Essere abbandonata dalla carne di suo padre non fu affatto una liberazione per Joou; se qualunque persona della sua stazza minuta, si sarebbe infatti contorta dal dolore nel ricevere un simile abominio, lei stava vivendo il momento più entusiasmante della sua breve vita, e per niente al mondo avrebbe voluto farne a meno, tanto che addirittura l'idea di esplodere in una cascata di membra, sangue e pelle, sarebbe stato preferibile a rinunciarvi. Così però non la pensava suo padre, per fortuna, perché strappandole quello strumento di puro piacere dal corpo le permise di godersi il resto... più simile al più proibito dei sogni per lei. Sentire il suo cazzo solcarsi in più punti grazie ai denti della sua intimità la fece gemere in ogni singolo anfratto, un po' come se la voce non potesse venir fuori solo dalla gola ma rimbombasse in ogni singolo angolo della stanza. Un coro impossibile da zittire che proseguì e crebbe di intensità man mano che ella veniva strappata via da lui, non senza combattere nell'impeto del momento, poiché con le unghie tentò di ancorarsi al suo petto, finendo per ferirlo anche lì. Alla vista di tutto quel sangue, i suoi occhi sgranati e pieni di lacrime sembravano riflettere lo spettacolo a cui assistevano, mentre dalla bocca colavano quantità di saliva mai viste, come se avesse perso ogni controllo delle sue funzioni. Avrebbe potuto farsela addosso per quanto era eccitata e probabilmente nella cascata di umori che schizzò fuori dalla sua intimità insieme a una grossa porzione di carne c'era anche quello, ma non importava a nessuno. Le corna, per quanto solide, sembrarono fremere e prendere vita sotto il tocco di Thresh, mentre lei gemeva, ansimava, gridava, pur di non perderlo. Quando anche la punta fu fuori il suo sesso si ritrovò suo malgrado ribaltato, le carni esposte e gli umori grondanti, ma la sua espressione non mutò in dolore neppure una volta, anzi, era semplicemente rapita. Per questo quando suo padre iniziò a masturbarsi sul suo viso lei aveva già la bocca spalancata e la aprì ancora di più, tirando fuori la lingua come poteva incapace tuttavia di farle imporre una qualche forza, non certo abbastanza da raggiungere l'asta sanguinante come invece moriva dalla voglia di fare. Fu costretta ad accettare ciò che le veniva offerto, ma la sua espressione valeva più di mille parole mentre tutto il seme si riversava su di lei, misto al liquido vermiglio che bramava. La sua faccia venne completamente imbrattata, con un certo ordine però, con schizzi sottili che lasciavano scoperti alcuni centimetri di pelle un po' come se la sua faccia e il suo petto fossero una tela pronta a ricevere il colore. Venne senza essere toccata anche mentre il nettare le schizzava addosso, e ancora una volta quando lo ingoiò lentamente, senza chiudere le labbra, come se fosse ella stessa una coppa su cui versarlo. Per via dello stato osceno in cui versava la sua intimità, era possibile distinguere ogni singola pulsazione non tanto dalla vulva quanto dalle sue interiora, e anche queste finirono per venir imbrattate a propria volta. E proprio mentre il liquido le riempiva lo stomaco e iniettava energia verso di lei, proprio quando recuperò addirittura la forza di sollevare le mani e la lingua per afferrare la verga da cui veniva tanta goduria, i suoi occhi si sgranarono nuovamente, ribaltandosi mentre tra uno spasmo e un conato anche la sua gola veniva conquistata. Improvvisamente ogni sua creatura cadde a terra sotto forma di melma, liquefacendosi e imbrattandole il corpo, la chioma argentea e persino suo padre, mentre ella veniva un'ennesima volta, come se quella melma simile a catrame fosse il suo, di seme. Godette così forte da perdere la forza di controllare i Kywtora, lentamente anche la sua pelle si svuotò dell'oscurità riprendendo un colore umano, ma anche se le sue braccia avevano ceduto, ciondolando lungo i suoi fianchi mentre la gola sussultava e lo stomaco, rigonfio, veniva premuto per permetterle di espellere nuovi fluidi, tutto il sangue che man mano iniziò a succhiare via la rinvigorì di colpo, permettendole di afferrare di scatto i fianchi di suoi padre, affondandoci le unghie e recuperando, man mano, un'espressione combattiva ed entusiasta. Poteva averne ancora... e non desiderava altro che banchettare con lui fino a che ogni singola goccia stillata dalla sua carne, che fosse sangue o seme, sarebbe stata sua.
     
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    Il giovane rimase immobile per tutto il tempo, lasciando che la piccoletta si abituasse alla sua presenza e capisse che non aveva niente da temere. Chan sembrò riconoscere la natura affine di quel ragazzo, forse diverso da lei ma sicuramente molto simile ad entrambe le gemelline. Condividevano l'origine, su questo non c'erano dubbi, e in parte anche l'energia. Per questo, mentre Chan leccava il suo sangue e si avvinghiava a lui succhiava le dita che il giovane le offriva, Lotor sentiva distintamente la sua carne sussultare, scuotersi, come mosso da una fame primordiale che normalmente non provava o sapeva perfettamente come tenere a bada. Ma con i suoi simili, con le figlie di quell'essere, diventava molto più difficile. Infatti, mentre Chan si stringeva a lui lasciandosi accogliere da quell'abbraccio Fraterno, Lotor si scaldava, e si eccitava al contempo, assuefatto dal calore che proveniva dalla bocca della piccola e che circondava le sue dita. Era una sensazione piacevole che non riuscì in alcun modo a trattenere, per questo i suoi pantaloni si riempirono ben presto di carne e il suo respiro si fece più profondo, ma mantenne la calma. Su questo non c'erano dubbi.
    Ti ho aiutata perché anche se non abbiamo la stessa mamma tu sei comunque la mia sorellina, è mio dovere proteggerti. E poi sei troppo carina per finire fatta a pezzi da quel mostro grottesco...
    Lotor era un grande amante di creature uniche e particolari, non studiava solo le civiltà antiche ma anche gli esseri che le avevano popolate. In un mondo normale, lui probabilmente sarebbe stato un archeologo appassionato di dinosauri e creature precambriane, in quel contesto invece poteva spingersi molto più a fondo. Le gemelline erano dunque per lui qualcosa di estremamente raro e prezioso, Joou non aveva bisogno di protezione se stava con Thresh, ma Chan era in pericolo senza di lui, in balia della sua fame che rischiava di esporla a dei pericoli e questo non poteva permetterlo. Non si tirò mai indietro, anche se significava farsi strappare pezzi di carne, voleva che Chan si sentisse al sicuro con lui, protetta ma soprattutto accettata, per questo non le fece sentire neanche una fitta di dolore provocata da quei morsi, anche perché la maggior parte di quelli non dolorosi invece di preoccuparlo lo eccitavano.
    Sei affamata... lo so, lo sento. Lo sono anche io... mi sono svegliato da poco e non mi sono ancora del tutto ripreso. Possiamo aiutarci a vicenda se vuoi, come un gioco tra fratelli... ma devi promettere che se vorrai mordere, non dovrai strappare, va bene? Io non mi rigenero facilmente come papà o la mamma. Ti darò qualcosa da mangiare, ma dovrai lasciarmela attaccata al corpo, va bene? In cambio, ti prometto un lauto pasto...
    Ben consapevole che probabilmente le parole con Chan sarebbero servite a poco, Lotor decise di mandare il messaggio attraverso i gesti, portando la mano che non stava offrendo a lei intorno alla sua vita, prima per abbracciarla calorosamente, poi per spingerla verso di sé, così che il bacino della minuta creatura sfiorasse il cavallo dei suoi pantaloni, permettendogli di farle sentire l'erezione che le pulsava addosso, caldissima e protetta solo da uno strato di vestiti. Lui ovviamente parlava ancora molto piano, così che Dalamadur non li sentisse.
    D'altro canto invece, Thresh e Joou non si preoccupavano minimamente che il loro crudele guardiano li sentisse, anzi Thresh ostentava i suoi gemiti come se volesse appositamente aizzare l'ira di quella creatura mentre si godeva la sua pargoletta in una perversione assolutamente irresistibile. Il non morto gemette forte durante tutta la durata dell'orgasmo, assaporando la perversa fattura che aveva raggiunto il corpo della sua bambina, oramai deformata dal piacere: il ventre gonfio, la pelle e il volto imbrattati di seme, la sua intimità totalmente ribaltata dall'estremo eccesso di vigore durante la perversione, e quello sguardo... quello sguardo irresistibile che gliene chiedeva ancora. Il non morto si separò da lei solo un istante per poter ammirare lo spettacolo da lontano: Joou l'avrebbe visto col suo fisico titanico, serrato in una muscolatura esagerata che la ammirava con adorazione, asciugandosi la bocca dalla saliva che stava perdendo mentre la sua verga ancora sporca di seme e sangue troneggiava di fronte a lei pulsando come se dovesse scatenare dei terremoti ad ogni colpo.

    Sei uno spettacolo meraviglioso, Joou... un'opera d'arte di cui vado particolarmente fiero. Ma questo è niente, lo sai vero? Visto il tuo potere, ho intenzione di darti una lezione su come puoi usarlo... non sei contenta? Questa è la tua prima lezione avendo tuo padre come maestro. Non vedevo l'ora di avere un'allieva come te...
    Mentre le parlava, la mano destra del non morto si avvicinava a lei, carezzandole le piccole gambe, il ventre e il petto, raggiungendole infine il volto ancora sporco di umori, lacrime e saliva, così da poterle afferrare la testa tra le guance, con forza, avvicinarla a sé neanche un perverso banchetto, per poi leccarle il volto dal mento alla fronte con la sua lingua, lunga, enorme, massiccia e calda, che le ripulì la faccia il più possibile raccogliendo tutto ciò che poteva, per poi infilarla nella sua bocca e darle un perverso quanto fugace bacio così da farla rinsavire. Con le dita della mancina invece, tre per la precisione, afferrò la carne che era uscita dalla sua intimità così da rimetterla al suo posto, dopodiché le spalancò in modo da far uscire tutto il seme in eccesso e riportarla ad una forma più naturale. A quel punto le concesse il tempo per riprendere fiato, mentre lui organizzava la prima lezione. Schioccò le dita rumorosamente e ai lati della stanza iniziarono ad uscire delle grosse macchine della tortura. Avevano tutte la forma di grosse vergini di ferro, di forme e dimensioni diverse, utilizzate probabilmente per poter custodire qualcosa. Appena le vergini comparvero, delle grosse catene spuntarono fuori dalla cattedra sulla quale giaceva Joou, che si agganciarono alle macchine per poi iniziare a trascinarle verso di lei. Emettevano un suono stridulo e più avanzavano, più i versi delle creature intrappolate al loro interno diventavano evidenti: gridavano ed emettevano versi che somigliavano senza ombra di dubbio alla perfetta via di mezzo tra un dolore lancinante e un piacere estasiante. Qualcosa di difficile da comprendere ma che alle orecchie di Joou sarebbe stato naturale come il suono della pioggia che cade fuori dalla finestra. Appena furono vicini, una piccola bocchetta metallica si aprì al centro delle varie vergini, permettendo a delle escrescenze carnose di uscire. Erano senza ombra di dubbio dei mostruosi cazzi dalle fattezze enormi e caratterizzati da alcuni elementi inconfondibili.
    Vediamo prima di tutto se riesci ad indovinare... si tratta di quattro creature di razze molto specifiche che ho trasformato in opere d'arte, la loro passione è inimitabile. Riusciresti a capire di che razze si tratta semplicemente da ciò che vedi e senti?
    Le vergini di ferro si piazzarono intorno a lei, occludendo ogni via di scampo e rinchiudendola in uno spazio dove l'unica via d'uscita era bloccata da Thresh. le quattro verghe che uscivano dalle vergini di ferro erano terrificanti e neanche una sembrava più minuta di quella di Thresh. Una aveva una consistenza meno uniforme delle altre, somigliava ad un tentacolo irto di piccoli fori simili a ventose dalla quale fuoriusciva un liquido lubrificante dall'odore intenso e dolce, sicuramente un afrodisiaco. La seconda verga era invece massiccia, nodosa, sembrava un pezzo di marmo e la superficie era vagamente ruvida, il colorito di un grigio scuro come carbone appena bruciato ed era caratterizzato da venature sottili dalla quale fuoriusciva un liquido che seppur fluido appariva denso e ambrato. La terza verga era forse la più normale, caratterizzata da un colorito roseo e una forma più appuntita delle altre. La sua particolarità era che intorno alla verga c'erano numerosi "anelli" di carne bruciata, sembrava essere stato marchiato e quelle marchiature emettevano un bollore radiante che lo rendeva semplicemente irresistibile. L'ultima verga era la più massiccia di tutte, rigonfia al centro e caratterizzata da un colore blu che si sfumava nel viola sulla punta, acuminata piuttosto che arrotondata. Dalla base nodosa di quell'ultima verga fuoriusciva un liquido verdastro dalla temperatura incandescente che quando colava a terra emetteva scintille. Una prima lezione decisamente inusuale.
     
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    Chan inclinò il capo, studiando Lotor senza sbattere le palpebre, con un particolare interesse per le sue labbra che si muovevano, non come una giovane innamorata ma come un gatto che fissa i movimenti di un topolino. Non riuscì a capire il significato di "Carina" ma in qualche modo sapeva che sarebbe dovuta essere una parola gentile, di cui essere contenta, e per questo leccò il dito appena mordicchiato, un inconsueto modo di ringraziarlo del complimento. Proprio mentre continuava a fissargli le labbra e mordicchiargli le dita, nel cambiare angolazione mentre i suoi denti aguzzi lambivano quella carne, i suoi grandi occhioni violacei virarono verso un nuovo movimento, ben più evidente e interessante delle labbra del giovane: i suoi pantaloni si gonfiarono improvvisamente, a lei venne una fitta di fame quasi istantanea, un po' come se immaginasse che là sotto ci fosse chissà quale ricco boccone con cui sfamarsi. Come darle torto, del resto? Per quanto Lotor avesse delle mani di tutto rispetto, non c'era possibilità che mordicchiare un dito ossuto potesse saziare l'appetito che sentiva crescere dentro lo stomaco... e non solo in quello. L'attenzione di Chan virò dunque verso quel particolare anatomico del fratello, rendendo il resto del discorso ancora più osceno. E sebbene lei non capisse del tutto le implicazioni racchiuse nelle parole del fratello, il suo corpicino e i segnali che le mandavano le dicevano tutto ciò che c'era da sapere: lei voleva quella parte di lui, e la voleva da morirci. Quindi si leccò le labbra, in modo fin troppo ampio per apparire sensuale (quanto più inquietante) e lasciò la presa sul braccio di lui mentre egli la stringeva, sentendo una pulsazione negli anfratti che possedeva. Nel suo caso erano ben tre diversi: un'intimità decisamente particolare e mostruosa là dove in una comune umana vi sarebbe stata la vulva, il buchino inviolato tra le sue natiche poco sotto e, più in basso ancora, una vera e propria vulva liscissima e visibilmente fradicia, come rivelò il contatto col bacino dell'uomo. Chan non portava biancheria, non tanto perché avesse preso le abitudini della madre (anche se in molti casi era proprio così), bensì per la semplice impossibilità fisica di un indumento che potesse contenere quell'enorme coda coprendole al tempo stesso qualcosa che poi, dal canto suo, non aveva alcun senso coprire. Guardò i loro corpi uniti e percependo una pulsazione sotto i pantaloni di lui, portò le mani ad afferrare di scatto qualunque cosa vi fosse sotto, stringendola senza volere mentre sollevava lo sguardo verso il fratello. Aveva un'espressione a metà tra l'innocente e il famelico/spiritato.
    A Chan piaci. Molto di più di Joou. Ma ha anche tanta fame... Fame, proprio qui... Nel dire "qui", in una vocina più simile a rantolo sibilante, spinse col sedere verso il suo bacino, emettendo un mugolio ferino quando i suoi sessi premettero contro di lui. Davvero puoi aiutare Chan a sentirsi meglio? E Chan può... assaggiare?
    Lo chiese, col tono di chi considerasse il semplice assaggiare una specie di parolaccia, ma invece che aspettare la risposta scivolò velocemente verso il basso, tastando a due mani la consistenza della carne che sentiva ergersi sotto quei pantaloni. Chan non aveva idea di cosa richiedesse una situazione simile, quindi il suo fu più un vero e proprio attacco che un preliminare sexy: strappò con gli artigli i pantaloni di Lotor, non senza guardali male nel tentare di slacciarli prima, e poi sgranò gli occhi quando si trovò di fronte al pezzo di carne più invitante che le fosse capitato davanti nella sua brevissima vita. Ricordò vagamente a cosa servisse, le noiosissime lezioni d'accoppiamento del computer riecheggiarono nella sua testa, ma fu fin troppo facile ignorarle davanti alle vene che pulsavano sull'sta eretta. Il primo istinto fu uno solo: spalancò la bocca che divenne così grande da sembrare che la sua testa si stesse aprendo e prese il membro fino in gola senza remore, del tutto decisa a strapparlo via... ma poi, proprio arrivata alla base e con le punte dei canini a contatto con la carne, riuscì a fermarsi e ricominciare, incerta ma non dimentica della gentilezza del giovane. Decise che fosse più saggio usare la lingua, per essere certa di accontentare il fratello e non strappargli via l'organo sconosciuto. Certo, era ancora confusa sull'utilità di un pasto del genere e la sua lingua fu goffa nel proseguire, ma quando si attorcigliò completamente all'enorme affare come un serpente al ramo, si rese conto che dalla punta usciva un buon sapore e sgranò gli occhi sorpresa. Le palpebre si socchiusero subito e lei iniziò a succhiare forte per averne di più, iniziando a produrre suoni ritmici e osceni dalla gola che pulsava ad ogni movimento della lingua. Il fatto che quel grosso palo le ostruisse la gola impedendole di respirare non sembrò turbarla, probabilmente perché in verità riusciva perfettamente a prendere aria grazie alle branchie nascoste sotto alle sue orecchie, o forse ancora perché il suo esofago sembrava possedere un'elasticità degna di una vipera. Scoprire quelle cose del suo corpo le piacque, molto, ma non fu niente a paragone del sapore che la prese così tanto da spingerla a scattare con le bracca e afferrare con forse troppa forza la base del fallo e soprattutto le gonadi intorno ad essa, strizzandole e prendendo a "impastare" similmente a come avrebbe fatto un felino, ma con l'aspetto di un cane rabbioso ben deciso a non lasciar andare il proprio osso. Il fatto che guardasse dritto negli occhi Lotor mentre faceva tutto ciò rese tutto più lussurioso senza che lei ne avesse una reale intenzione, ma a quel punto l'istinto la guidava più della fame... e per istinto intendeva quel calore e desiderio che sentiva crescere tra le cosce, tra le quali sentiva colare un liquido vischioso. Avrebbe dovuto seguire con più attenzione le spiegazioni di anatomia e sessualità della mamma, altrimenti non sarebbe stata tanto confusa e sarebbe riuscita a spiegarsi perché la coda, nel bel mezzo della sua eccitazione che cresceva, iniziò a sollevarsi con facilità come se improvvisamente lei fosse diventata più forte, spalancando le fauci con tale forza da stracciare la pelle che teneva le labbra chiuse e dirigendosi a cercare la faccia del fratello neanche volesse strappargliela. L'enorme "testa" ringhiò in faccia a Loro a bocca spalancata, con filamenti di saliva che andavano da palato a denti affilati e da denti affilati a palato, volando poi tra le labbra assenti e lubrificando così l'asta che Chan stava succhiando con tanta fame. Sembrava una scena raccapricciante, spaventosa, ma dopo quell'entrata in scena che non lasciava presagire niente di buono, la bocca della ragazza si comportò come se fosse mossa semplicemente da un desiderio della piccolina e spalancando le fauci tiro fuori la lingua cercando un vero e proprio bacio alla francese dal fratello, con il piccolo particolare che per farlo dovette circondargli la testa come sarebbe accaduto nel baciare un grosso coccodrillo. Il fratello poteva rimetterla a posto quando voleva, ma era difficile capire se un'eventuale rifiuto avrebbe sancito il piacevole proseguo del loro rapporto o la completa disfatta, specie perché Chan, senza rendersene conto, tra un risucchio, una leccata e un profondo mugolio, cominciava a usare i denti... E appena solo sfiorava l'odore vago del sangue dato dai canini stretti intorno all'asta, iniziava a gemere nel sentire ogni pulsazione perfettamente vivida di quella carne, che le faceva agitare lo stomaco come non mai. La stretta sempre più decisa delle sue mani e i "lamenti" sempre più forti, erano l'unico sintomo di quanto in realtà stesse godendo di quella prima (strana) esperienza sessuale, e non volesse invero divorare l'organo che le stava dando tante emozioni... O almeno c'era da sperarlo.
    B-uh-ohno. Sibilò senza staccare la lingua e massaggiandolo dunque con la gola. Sssssshei buhono.
    Inutile dire che più lo assaggiava, più dimenticava di fare silenzio...
    ***
    L'unica paura di Joou verso la furia di Dalamadur, era che riuscisse malauguratamente a liberarsi, non tanto perché avrebbe potuto divorarla, figurarsi! Quanto più perché avrebbe rovinato il momento idilliaco che era finalmente riuscita a strappare a suo padre. Non solo si stava rivelando finalmente suo complice, ma Joou era sempre più convinta che insieme avrebbero potuto diventare i sovrani della scuola... anzi, dell'intero universo. Dopotutto n'era certa, complice anche la sua arroganza estrema: lo zombie non avrebbe potuto fottere nessuno così bene come aveva fatto con lei. Manie d'onnipotenza, forse? Beh, difficile farglielo capire. Era così estasiata da quanto aveva appena vissuto, che neppure il lento regredire alla sua condizione ""umana"" la preoccupò minimamente, anzi, vide nei corpi dei kywtora che li circondavano inermi, un ennesima testimonianza del godimento appena provato. E così come suo padre l'aveva fatta piombare in quello stato quasi catatonico di piacere, solo lui poteva farla uscire dal torpore che, per quanto piacevole, le avrebbe impedito di goderne ancora. Lo osservò mentre si ergeva su di lei in tutta la sua imponenza, le palpebre ancora pesanti che ricordava di sbattere di tanto in tanto, perché non voleva perdersi neppure un dettaglio del fisico scultoreo del genitore. Il sangue del padre era vera e propria droga... nettare divino del quale sentiva già la mancanza a neppure pochi secondi dal distacco subito. Aveva la vista annebbiata e si sentiva completamente indolenzita, come se ogni centimetro del suo corpo fosse stato impastato e ricreato da zero... ma nonostante questo riuscì a sorridere delle parole del padre, soddisfatta e gongolante per quanto la sua espressione fosse sconvolta dal piacere. Rispondere fu un altro paio di maniche; quando provò a parlare dalla sua gola uscirono gorgoglii incomprensibili e solo il bacio di Thresh risvegliò al sua voce, facendola mugolare mentre beveva tutto ciò che lo zombie aveva leccato via dal suo viso. Il resto aiutò non poco a destarla del tutto: il suo sesso, ormai decisamente non vergine, pulsò come non mai mentre veniva rimesso a posto, strappandole un nuovo orgasmo, per quanto incompleto e più simile a una fitta di puro dolore, piuttosto che piacere... Che ormai non erano forse la stessa cosa? Attualmente faticava a separare i due concetti. Una volta "ricomposta" dall'interno, riuscì a fare lo stesso nel proprio aspetto, per quanto fosse possibile: tornò infatti completamente normale, il caschetto viola al proprio posto e la bocca funzionante, che si pulì come poteva con gli artigli. Quando Thresh si allontanò, anche se di poco, le sembrò di sentire una scarica di energia attraversarla, probabilmente perché, dopo tanto piacere, vederlo allontanarsi anche solo di mezzo metro quando avrebbe voluto invece afferrarlo e possederlo di nuovo, era una tortura. Quindi si alzò, nel modo più elegante e "regale" che le concedessero le gambe stanche, aiutandosi con una spinta della "melma" che erano diventati i suoi piccoli servitori. Le gambe tremarono giusto un pochino, ma quando fu "in piedi", anche dal basso della sua statura che le impediva di torreggiare sul padre o sulle misteriose creature intorno a lei nonostante fosse eretta sulla cattedra, sollevò il mento come se fosse perfettamente padrona della situazione. Se qualsiasi altra si sarebbe inquietata dinanzi a tanta carne, fin troppo lodevole nelle dimensioni, ella osservò l'operato del padre con lo sguardo ci chi ha tutta l'intenzione di carpire ogni segreto: dopotutto sapeva che, nell'arte della tortura e dei segreti del Labirinto, da cui provenivano i suoi piccoli schiavi, non avrebbe potuto avere maestro migliore. Nonostante la bellezza che la circondava, assunse uno sguardo serio, analitico, quasi indifferente, nello studiare ogni singola verga lì intorno. Cercando di non mostrare il cedimento delle sue membra, si rannicchiò sulle ginocchia per poterne sfiorare qualcuna, perlomeno quelle che non sembravano tizzoni ardenti... ma i suoi occhi erano ancorati a quelli di Thresh anche mentre lo faceva, e l'espressione quando guardava lui cambiava da studiosa a maliziosa. Non si preoccupò della propria posa, anzi, si mise appositamente in quel modo per dar sfoggiò della sua intimità e dei suoi capezzoli ancora turgidi e gonfi, che si premurò di nascondere con la propria "carapace" di oscurità proprio se e quando lo sguardo di Thresh vi si fosse posato sopra. Di tanto in tanto gettava uno sguardo alla sua, di verga, leccandosi le labbra per fargli capire che non considerava nessuna delle sue "opere", degne di quella tra le sue gambe. Quando ebbe sfruttato il silenzio per riprendere del tutto fiato, dovette schiarirsi la voce prima di parlare, e nonostante questo suonò terribilmente roca a causa del rapporto appena consumato. La sua presunzione sembrò tornare perfettamente al proprio posto, nonostante il suo minuto corpicino fosse appena stato abusato in più di un modo. Un'impresa degna della progenie di Faust e Leben.
    Sono onorata che tu voglia mostrarmi la via, padre... Ma temo di non essere ferrata quanto... Leben, in materia di verghe maschili.
    Lo disse con un disprezzo tale da non celare l'insulto. Dare della meretrice alla madre in un mondo come il loro -dove un simile insulto a dir poco ridicolo- era una caduta di stile persino per lei, ma non riuscì a trattenersi. Si riprese concentrandosi sul fallo che sembrava il più appetitoso, nonché il più "normale", se non fosse stato per quelle dolorose cicatrici. Lo sollevò con un artiglio ben attenta a non toccarla oltre, squadrandola.
    Mi sembra di riconoscere della carne... Umana, forse? E... un leviatano, uhm?
    Fece lo stesso con l'altra mano verso il fallo più simile a un tentacolo, ma li mollò subito entrambi cercando invece di afferrare la sua, con un sorrisetto perfido. Per quanto l'avesse intrappolata e bloccasse l'unica via d'uscita... lei non aveva alcuna voglia di fuggire.
    Lasciami comunque dire che, l'unico cazzo che vorrei vedere ridotto così... è il tuo. Mi permetterai di esercitarmi su di lui, magari?
    Lo sfidò senza paura negli occhi, con un ardore ben poco nascosto che diceva quasi che anzi, avrebbe gradito ogni punizione. Impudente e sfrontata, ma del resto non sarebbe stato divertente se non lo avesse sfidato un po'.

    Edited by .Bakemono - 28/10/2020, 20:54
     
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    Le espressioni e gli sguardi di Chan non erano esattamente incoraggianti e anzi, forse una persona normale e meno preparata avrebbe colto i segnali di pericolo facendo retromarcia e scappando il più velocemente possibile. Ma questo non era il caso di Lotor che sapeva bene come gestire una creatura del genere, o almeno era determinato a provarci. Le piccole dilette di Thresh erano senza ombra di dubbio un buon modo per prendere la mano con i suoi poteri, se poi con quella esercitazione poteva evitare che una delle sue sorellastre finisse sotto le grinfie del feroce Dalamadur allora tanto meglio. Come c'era da aspettarselo, nonostante risultasse ingenua, infantile e quasi bestiale, Chan era comunque alimentata da una natura incredibilmente perversa, che a differenza di Lotor e di Joou non riusciva a celare o contenere, diventando fin troppo espansiva e diretta. Per il giovane non era di certo un difetto quello, ma doveva agire con cautela e soprattutto con calma, perché quei piccoli gesti perversi mentre afferrava e si sfregava contro il suo sesso potevano renderlo molto impaziente. Cercando di trattenere versi troppo chiari, Lotor si limitò ad assecondare i suoi movimenti, lasciandole afferrare il suo cazzo mentre questo pulsava assaporando la sua morbida carne, mentre il giovane si limitava ad abbracciarla e carezzarla, incoraggiandola in modo che non si sentisse in pericolo o respinta.
    Certo che puoi, te l'ho detto... devi solo stare attenta a non esagerare, non solo perché potresti farmi male, ma perché Dalamadur potrebbe sentirci...
    Lotor sapeva bene che mettere del sale in zucca a Chan era un lavoro ingrato e inutile, ma poteva senz'altro abituarla a seguire i suoi consigli. Se la faceva affezionare a lui e le insegnava a fare ciò che gli diceva poteva diventare senza dubbio una preziosissima alleata, e potersi fidare della sua sorellina sarebbe stato fantastico anche per lui. Certo farsi strappare i pantaloni in quel modo non era proprio nel suo stile, ma doveva ammettere che era piacevole sentirsi stringere la verga da qualcun oche ha la tua stessa energia, e Chan per quanto irruenta aveva senza ombra di dubbio una natura affine, bastò il tocco per far sussultare e indurire ancora di più quella mazza di carne, abbastanza grande da risultare impossibile per la piccola da stringere con entrambe le sue mani. Se Lotor aveva ereditato qualcosa da suo padre, era senz'altro la prestanza maschile. Se le mani di Chan erano inadatte, però, la sua bocca sicuramente poteva risolverei l problema, spalancandosi in un modo che faceva onore a sua madre riuscendo facilmente a prendere in gola tutta quella carne mastodontica, priva di qualsiasi esitazione e anzi, forse anche pronta a divorarla in un solo boccone. Lotor a quel punto strinse i denti, per timore e per piacere, ma il risultato finale si rivelò decisamente positivo, tanto che quando si rilassò la lingua della sorellina riuscì a strappargli un lungo gemito di piacere, e la pazienza della piccola venne ricompensata visto che evitando il morso aveva permesso all'energia perversa del ragazzo di riprendere a circolare nella sua carne, impregnando anche la sua virilità di quella tenebra deliziosa che la lingua di Chan avrebbe senz'altro apprezzato. Come un delizioso lecca lecca, era molto meglio gustarlo leccata dopo leccata piuttosto che frantumarlo tra i denti e perdere ogni sapore. Non ci volle molto prima che quel semplice assaggio si trasformasse in un pasto completo, la mente di Lotor si perse come il suo sguardo verso l'alto, portandolo a sigillare la bocca per trattenerei gemiti mentre ogni vena della sua verga pulsava al ritmo di quelle ampie lappate, che tanto lo facevano stare bene. Se Chan aveva gradito il primo assaggio guizzato per sbaglio fuori dalla cappella del fratello, si sarebbe compiaciuta nello scoprire che la sua tecnica avrebbe distillato altre gustose gocce di presperma impregnate dell'oscuro potere del giovane, cosa che li avrebbe resi sempre più gustosi man mano che Chan lo eccitava in quella maniera poco ortodossa ma senz'altro efficace, usando le mani per stuzzicare la base e i testicoli del fratello, certamente in maniera irruenta ma che il ragazzo poteva sopportare e lasciarsi eccitare da esso. Come se la situazione on fosse già abbastanza strana (e rischiosa) la coda di Chan si fece avanti, rivelando la sua natura mostruosa che il ragazzo accolse senza diffidenza e anzi, se non fosse stato impegnato a trattenere gli spasmi probabilmente l'avrebbe anche esaminata con la giusta attenzione. Tuttavia, in quella situazione la foga stava prendendo il sopravvento e quando le fauci di quella creatura si spalancarono verso Lotor, il ragazzo non ci pensò due volte a piegare la testa di lato per poter ricambiare quel bacio, lasciandosi prendere dalle fauci e intrecciando la propria lingua con quella della creatura, mostrandole che anche lui era piuttosto dotato rispetto ad un umano normale, in quel modo avrebbero potuto consumare l'effusione senza problemi, assaporandone la perversione, mentre Chan gustava quel grosso fallo mostrando sempre più denti e soprattutto esprimendo il suo apprezzamento. Lotor poteva sentire lo stomaco della sorellina gorgogliare, ma ciò che lo preoccupava non erano tanto i suoi morsi quanto più il rumore che potevano fare. Senza interrompere quel perverso bacio, Lotor decise di prendere l 'iniziativa e afferrò quindi con entrambe le mani il capo di Chan, costringendola a sprofondare fino alla fine, così che le sue fauci sarebbero state troppo impegnate a mordicchiare i testicoli turgidi del giovane e il suo pube allenato piuttosto che la sua mazza, più facile da danneggiare. Inoltre con la gola completamente occupata da una carne tanto turgida e bollente le sarebbe stato difficile parlare o emettere suoni troppo forti. Infine, quel momento coincise anche col culmine della sua eccitazione, troppa da trattenere e arrivata al massimo per via della gola di Chan, maledettamente più accogliente del previsto. Quindi la piccola si sarebbe stata il primo dei pasti che Lotor le aveva promesso, un orgasmo molto lento ma tutt'altro che pacato e contenuto: i fiotti si sarebbero riversati dentro di lei in abbondanza, caldissimi, e il ragazzo fu molto attento ad impedirle di perdersene anche uno solo, visto che comunque non sembrava vere problemi a respirare. Le riempì lo stomaco con la sua energia perversa che rese il suo succo molto più denso e caldo del normale, la riempì fino all'orlo tanto che la sua bocca iniziò a traboccare e riempirsi di quel pungente sapore intriso di perverso piacere. Era solo l'inizio e Lotor era già ben oltre la sua soglia, nel senso che non sapeva ancora quanto poteva mantenere la calma, visto che nonostante un orgasmo tanto abbondante il suo cazzo era ancora turgido e se possibile anche più grosso di prima, tanto che la gola di Chan sarebbe stata dilatata, fiotto dopo fiotto, spinta a mettere alla prova la sua resistenza con una quantità di carne e di seme assolutamente inattesa.
    Nello stesso momento, una ripresa Joou stava ammirando la lezione che suo padre aveva preparato per lei, lo sguardo di ammirazione negli occhi della piccola riempiva di orgoglio e soddisfazione il non morto, che anche se non lo espresse chiaramente non riuscì a trattenere dei battiti del cuore di pura gioia, eventi rarissimi nella sua natura di zombie che non potevano far altro che commuoverlo. Se avesse avuto lacrime negli occhi sarebbe stato anche capace di piangere, ma in quel momento i suoi fluidi corporei erano ammassati in grande quantità tutti nel suo cazzo, impaziente di farne dono alla sua promettente pargoletta. Lei studiò la situazione senza fretta e senza rinunciare alla possibilità di tentare il buon padre, che pur rimanendo freddo e inossidabile manteneva la sua verga eretta come se fosse pronto a stuprarla di nuovo con la stessa terrificante furia di prima, un deterrente che di sicuro a Joou non sarebbe dispiaciuto. Ogni volta che sfiorava, anche solo con lo sguardo quelle mazze, esse perdevano liquidi e sussultavano verso l'alto, come impazienti di potersi finalmente sfogare. Chissà da quanto quei cazzi non violavano un caldo pertugio? Di sicuro nel riuscirci lo avrebbero fatto con tutta la violenza che le torture di Thresh aveva fatto maturare nei loro corpi mostruosi. La piccoletta si dimostrò preparata, tanto da trattare quelle calde verghe con sufficienza, come se non fossero degne delle sue attenzioni. La cosa strappò un sorriso compiaciuto sul volto di Thresh, non tanto perché fosse lusingato dai suoi apprezzamenti, quanto più perché era sinceramente divertito dalle parole di Joou. Davvero oltre ogni ragionevole dubbio sua degna figlia, una candidata alla pari di Lotor.

    Sei intraprendente, e anche molto impudente... ma chi ti dice che ti farò assaggiare esattamente ciò che desideri? Senza contare che la tua risposta è stata decisamente incompleta... ne hai indovinati due su quattro, ma non mi accontenterò di certo di una risposta tanto marginale... voglio che tu mi dica cosa si nasconde davvero dentro quelle bare...
    Con quelle parole, Thresh le lasciò intendere che non voleva un semplice esame, voleva farle scoprire di più su di loro, un pò come se assaggiando le loro verghe Joou potesse comprendere quali indicibili sofferenze Thresh aveva impartito loro, ed era esattamente ciò che il non morto si aspettava. Per incoraggiarla, Faust afferrò la sua verga e la sollevò verso l'alto, trovandosi già tra le gambe di Joou il risultato fu che quell'enorme mazza venosa e gonfia prese a scivolare sulla sua calda intimità, tirandosi verso l'alto finché non guizzò sul ventre e sul petto della pargoletta, lasciando che la punta guizzasse davanti ai suoi occhi, pulsante e con dei grossi grumi di sperma che grondavano dall'uretra, come se stesse ancora, lentamente, venendo.
    Per ogni risposta corretta che mi darai ti concederò un dono... e scoprirai la natura di questi doni solo quando te li concederò. Avanti, non essere timida, farò in modo che ne varrà la pena... partecipa alla lezione di tuo padre e verrai ricompensata...
    I doni, ovviamente, erano perverse fantasie che Thresh non vedeva l'ora di condividere con lei, e lei soltanto. E come ultimo incentivo, si assicurò di dirle qualcosa che di sicuro l'avrebbe accesa come nient'altro.
    I doni che ti farò non li ho concessi neanche a tua madre... quindi saresti la prima a riceverli.
    Inutile dire che Thresh sapeva perfettamente come prenderla... in tutti i sensi.
     
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