Dolci... e amari ricordi

per Demi

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Questa role precede gli avvenimenti descritti qui.
    Narrato.
    Pensato.
    Parlato.


    La giornata era splendida, il Sole estivo non brillava con la violenza consueta, l'aria altrimenti afosa della Città Eterna veniva allietata da una brezza leggera e il cielo terso mostrava una sfumatura d'azzurro così brillante da sembrare dipinta: insomma, era la giornata migliore per una visita alla città, per passeggiare tra le sue strade vecchie di millenni e magari acquistare un gelato in uno dei tanti, invitanti bar che attorniavano il centro storico. Arky, ovviamente, non era più immune di altri alle delizie di una simile giornata né, tanto meno, a quelle dei suddetti bar e sedeva a un tavolino all'aperto, di fronte a una montagna di gelato, panna, cioccolato e cialda che pareva ancora più grande considerata la sua statura minuta e l'altezza stessa del tavolino che contribuiva a farlo ancora più piccino di quanto già non fosse. Per scalare tale cima ipercalorica aveva il solo ausilio di un cucchiaino da dessert anch'esso troppo piccolo per una tale enormità, tanto che chiunque vedendolo in mano a un simile scricciolo avrebbe pensato che mai e poi avrebbe potuto finirlo prima di farlo squagliare sotto i pur benevoli e miti raggi di quel Sole estivo.
    Questo chiunque, però... non avrebbe commesso alcun errore, poiché il draghetto si trovava con il cucchiaino colmo del primo carico di gelato, eppure non si decideva in alcun modo ad accoglierlo tra le sue labbra, anzi rimaneva a fissare quel delizioso incubo per nutrizionisti con sguardo assorto, se non dichiaratamente triste e, di tanto in tanto, a sospirare.
    Il perché di tanta tristezza era semplice, dato che quella gelateria gliel'aveva fatta conoscere Morgana, così come quel dolce improbo che non erano riusciti a finire neanche in due (forse anche ostacolati dal loro distrarsi di continuo, tipico dei piccioncini che preferiscono il tubare al resto del mondo) e, ormai, non vedeva Morgana da lungo tempo: sempre impegnata, sempre sfuggente, la vedeva attraversare i corridoi della scuola a passo spedito e con lo sguardo distante, il volto teso, irraggiungibile a lui, protetta da una barriera di desiderata solitudine che non osava tentare d'infrangere. Quel giorno era finito in quella gelateria, a ordinare il dolce di sempre con lo stesso istintivo masochismo di chi, avendo una pellicina sollevata in dito, non fa che stuzzicarsela fino a staccarsela e lasciare così una fastidiosa e ben più dolorosa ferita esposta: non era stato nulla di voluto o premeditato, semplicemente la bella giornata lo aveva invitato a passeggiare e i suoi passi, istintivamente, lo avevano guidato proprio lì e, alla fine, non aveva proprio resistito al richiamo della nostalgia, all'allargare la ferita giù ampia che la lontananza di Morgana gli aveva causato.
    All'inizio era stato quasi piacevole, con i ricordi dei loro primi incontri che gli fluivano davanti gli occhi, poi però i relitti dei giorni trascorsi senza di lei emersero da quella gioiosa corrente e l'arrestarono del tutto; prese a sospirare lamentevolmente e, in men che non si dica, i suoi occhioni azzurri si riempirono di grossi lacrimoni e quel corpicino minuto tremò sotto il gelo che l'assenza di Morgana aveva portato nella sua vita, mentre l'ombra lunga di Thresh sembrava allungarsi anche sulla dolce figura della sua Morgana.
    Mh... sniff... - trattenne a stento un singhiozzo, mentre si stropicciava gli occhi per nascondere le lacrime, chiunque l'avrebbe guardato avrebbe visto un tenero scricciolo, con dei bizzarri capelli rosa confetto acconciati in una coda, vestito semplicemente e in maniera quasi scialba con una maglietta bianca e i pantaloni grigi di una tuta, come se avesse paura a farsi notare, disperarsi mentre un gelato troppo grande per lui lentamente cedeva e si liquefaceva.
     
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