Fioritura infernale

x Hina&Amy

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    Rachel pensava bene: quelle feste erano sempre rigorosamente in maschera per permettere a Caius di mescolarsi tra di loro senza dare nell'occhio e concedersi qualche momento di svago evitando di attirare l'attenzione. Lo era stato anche l'ultima volta quindi non era difficile immaginare che per rivelare la sua identità avesse bisogno di stanze riservate. Ma questo Rachel lo sapeva già. Ciò che preoccupava di più Iwan era Vladimir che sembrava colta da una seconda giovinezza, un'entusiasmo che di solito esprimeva in maniera... no, a pensarci bene era sempre imprevedibile e pericolosa, ma stavolta in modo diverso e gli dava non poco da pensare. Tant'è che di fronte alla richiesta di darle altro vino, Iwan lo allontanò da lei fissandola dritta negli occhi, lasciandole intendere che non doveva esagerare. Ora che erano dentro, non doveva preoccuparsi troppo della maschera che portò all'altezza del collo per poter sorseggiare il vino che Rachel gli aveva offerto.
    Nel mio regno non ci sarebbe niente da esporre. I successi del passato nascono come esempi da seguire ma diventano allori su cui le nuove generazioni si adagiano indebolendosi e crogiolandosi in ciò che è stato, preoccupandosi poco di cosa sarà. L'unica cosa da esporre in un regno perfetto sono i cadaveri di chi non ha seguito con disciplina la perfezione, così che diventi un monito per tutti gli altri.
    Detto questo tornò a sorseggiare il vino. Iwan non aveva affatto mire di conquista, descriveva solo la sua idea di una società che tende a perfezionarsi piuttosto che a mettere toppe, quello che voleva era portare all'apice Rachel, sicuramente più creativa e predisposta al comando di lui. Tra le mura di quel luogo non c'erano solo pomposi buffoni pieni di sé, ma anche guerrieri di un certo calibro e non erano necessariamente delle guardie. Spiccò subito Zaborg, l'unico a portare una maschera minimale per essere riconosciuto subito ed attirare l'attenzione su di sé, sempre intento a tenere come alleati i più ricchi ed influenti invitati. Tra la folla c'erano anche molti altre fonti di energia non indifferenti, tra tutte spiccava una figura misteriosa che indossava una grossa maschera di ferro in un argento smorto. La maschera lo copriva perfettamente e non erano nemmeno visibili gli occhi, eppure Rachel avrebbe avuto la netta sensazione che il suo sguardo fosse rivolto verso di lei.
    Che giudizi severi, amici miei...
    Alle spalle di Iwan e Vladimir si mostrò una figura immensa, che portò le mani sulle spalle dei due invitati, così che il busto e lo sguardo fosse rivolto verso Rachel. La sua stazza e il suo sorriso diabolico erano impossibili da confondere, soprattutto quando un volto tanto gentile è solcato da una cicatrice così vistosa.
    I vostri regni sembrano promettenti, ma pensate davvero che un regno perfetto sia uno in cui solamente il sovrano ha ciò che vuole?
    Lo sguardo di Iwan era già puntato verso lo zombie, con un piccolo tentacolo appuntito pronto a colpirlo sulla mano. Realizzando che non era un ospite con cattive intenzioni però, abbassò la guardia tornando a sorseggiare il vino senza nascondere il fastidio che provava nei confronti di quel contatto.
    Carnovash... perché non sono sorpreso di vederti qui? Tu e tuo fratello vi date il cambio?
    Visto che le sue effusioni non sortivano l'effetto sperato, Thresh fece un passo indietro lasciandoli in pace, portando le braccia dietro la schiena assumendo una posizione più marziale, mettendo in mostra il suo abbigliamento: a differenza del solito, i capelli non erano intrecciati ma raccolti in un'elegante coda di cavallo tenuta da un fiocco nero. La bianca camicia pomposa copriva il corpo del non morto fino al collo, che culminava con un drappo più morbido poco sopra il petto. Sulla camicia un panciotto nero lucido con un motivo argentato molto elegante, coperto a sua volta da una giacca stile Regency a doppio petto munita di grossi bottoni in argento su entrambi i lati, il colletto largo e fasce di tessuto che si allungavano dietro e ai lati delle gambe, lasciando scoperto il ventre. Una grossa cinta scura teneva i pantaloni non troppo larghi in tessuto liscio, stretti all'altezza dei polpacci che si infilavano infine dentro un paio di stivali neri, molto lucidi e dalla forma tondeggiante, caratterizzati da altre cinture sulla loro superficie che li rifinivano. La sua reazione alla provocazione di Iwan non fece altro che divertirlo.
    Mi sopravvaluti. E' che amo questo vestito e le occasioni per indossarlo sono così poche... i ragazzi mi prenderebbero in giro a scuola, devo essere un buon esempio per loro.
    Continuò a ridacchiare, sfoggiando infine un calice vuoto. Un simbolo: una gentile richiesta, un invito a farlo partecipare a quella conversazione come se volesse in qualche modo aiutarli. Un invito che potevano certamente declinare.
     
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    La scelta dell'abbigliamento di Vladimir inizialmente aveva fatto storcere il naso a Rachel per la sua natura così provocante. A Rachel non piaceva mostrare il proprio corpo, perché era convinta che non doveva dimostrare a nessuno di poter essere affascinante, e non voleva di certo che degli sconosciuti sbavassero sulle sue curve, le dava fastidio sentirsi gli occhi addosso. Non disse nulla però quando pensò che infondo magari poteva distogliere l'attenzione della gente da sè ed Iwan, e magari attirare qualcuno su cui doveva usare il suo potere. Quindi non giudicò le sue scelte di stile pensando che in quel caso era la scelta migliore, quindi le lasciò fare come preferiva come al solito. Aveva evitato di avvertire Shyvana e Amygdala per quel piano, se gliel'avessero spiegato sarebbero andati a loro volta e magari avrebbero combinato qualche guaio. Quelle due assieme erano capaci di diffondere il terrore in pochin minuti e non dovevano assolutamente attirare l'attenzione. Non la preoccupò l'entusiasmo di Vladimir, se era tornata curiosa avrebbe solo permesso loro di farle assobire informazioni preziose da qualche pezzo grosso. Iwan si preoccupava troppo, infondo Vladimir non era stupida, non avrebbe fatto niente che avrebbe compromesso i loro piani. Ascoltò le risposte dei suoi due alleati più fidati compiaciuta da come avevano risposto. Vladimir aveva una linea di pensiero abbastanza simile alla sua: se qualcuno aveva da ridire doveva dimostrare di averne non solo le palle ma anche le forze e le risorse per far vincere le proprie ragioni. Iwan invece rispose con uno scenario molto più macabro e spietato che compiacque particolarmente Rachel, alla fine aveva scelto bene i suoi alleati dato che avevano una natura molto simile, entrambi credevano alla legge del più forte. Di quei tempi poi sembrava quasi una legge assoluta. Dopo le loro risposte Rachel sollevò il proprio calice per brindare con le loro idee e sorseggiò il vino senza fretta.
    Entrambi visioni interessanti... commentò prima di sentire su di sé uno sguardo penetrante. Era difficile spiegare come avesse fatto a percepire uno sguardo su di sé, ma era sicura che quel tizio con la maschera che copriva tutto il volto la stesse guardando. C'era gente attorno a loro e magari poteva sbagliarsi, tuttavia lo percepiva, come quando si percepiva l'energia bruciante di qualcuno. Guardò verso la misteriosa figura chiedendosi chi mai potesse essere. Infondo Zaborg era nella folla e salutava gli invitati: che fosse Caius? Vidoq? Doveva osservare meglio per cogliere qualche altro indizio, ma ancora una volta venne distratta da una voce che si frappose fra loro. Rachel si voltò verso la voce che riconobbe e si ritrovò l'immensa figura di Thresh che chiacchierava allegramente. Rachel assottigliò lo sguardo osservandolo perché ebbe la netta sensazione che fosse molto diverso rispetto a quando avevano collaborato durante la loro missione insieme. Sentiva che la sua presenza fosse molto più incombente, la sua aurea energetica molto più forte rispetto a quella volta. Sentiva che era diventato molto più forte e che la sua energia fosse leggermente diversa dal solito, sembrava perfino più gioviale e positivo del solito. Pensò che probabilmente fu solo una impressione data dal suo sorriso sinistro.
    Un regno perfetto è dove ognuno ha il posto giusto in cui stare. Il ruolo giusto da avere, dove non è il denaro ed il lusso a fare di te qualcuno che mertia di stare all'apice, ma valori molto diversi. commentò in risposta Rachel ghignando divertita dato che non aveva detto chiaramente cosa pensava di fare nel suo regno lasciandolo intuire a chi la conosceva bene. Fece un piccolo cenno ad Iwan quando Thresh allungò il suo calice vuoto.
    Sii gentile Iwan, riempi il calice del professore. fece con tono cordiale e gentile, infondo Rachel non aveva scordato le buone maniere di un tempo.
    Non credevo che invitassero anche semplici professori della sapienza ad eventi di questo genere. fece Rachel curiosa. Lo avevano invitato alla festa oppure anche lui si era imbucato come avevano fatto loro?
     
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    Guardò stranita Iwan mentre il rosso delineava uno scenario Orwelliano visto solamente nei romanzi di fantascienza più nichilisti, fortunatamente a spezzare il discorso ci pensò quella montagna di morto vivente del professore che, avendoli riconosciuti, decise di accoglierli come si deve. Vlad si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito nel vederlo avvicinarsi, non soltanto non si tirò indietro ma anzi si avvicinò a lui quando si presentò, lasciando intendere che per lei la presenza del professore non era affatto sgradevole. Lui volle ammonirli, consigliando un punto di vista totalmente diverso, partendo dal presupposto che anche se deboli ed ininfluenti anche i sudditi sono parte integrante di un regno. E forse la visione di Rachel era quella che abbracciava meglio questo principio, mantenendosi comunque sulla lunghezza d'onda dei suoi alleati. Era evidente che quella donna sapeva molto bene come comandare, realizzazione che la portò ad ammutolirsi ingurgitando una grossa porzione del suo calice assaporandone la saggezza. Il piano prendeva forma.
    Andiamo ragazzi, non siate scortesi con il professore. In fondo ci ha aiutato in numerose occasioni e come non dimenticare il memorabile giorno in cui Shyvana ha partorito sotto le sue cure... avreste dovuto esserci.
    Commentò ridacchiando, posando una mano sul braccio di Thresh per attirare la sua attenzione, senza nascondere le forme generose e il sorriso entusiasta. Da un lato voleva rievocare il ricordo di qualcosa che non aveva condiviso con Iwan e Rachel, non le dispiaceva affatto farli ingelosire di quando in quanto. Dall'altro, voleva attirare l'attenzione del professore perché dei suoi segreti ne era semplicemente ghiotta e si domandava fin dove si estendesse il mistero di quell'uomo. Se lo domandava perché ovviamente quel segreto non era destinato a rimanere eterno di fronte a lei, e prima o poi avrebbe sbrogliato la matassa che riguardava Faust Carnovash, poco ma sicuro.
    Anzi forse la presenza del professore è provvidenziale, visto che stiamo cercando di scoprire il significato di un fiore molto particolare. Magari potrai darci un aiuto, no?
    Talmente era distratta dal professore che non prestò la minima attenzione alla figura mascherata che guardava verso Rachel. Non le interessava, e anche se l'avesse adocchiata era ben certa che in quel caso Rachel avrebbe preferito occuparsene personalmente. Non erano arrivati fin lì per fare comunella in un angolo dopotutto. Ma la notte era ancora giovane, forse era presto per dividersi e c'era spazio per sfruttare al meglio quella provvidenziale apparizione dalla stazza immane.
     
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    Iwan riempì il calice di Thresh con poco entusiasmo, restando in silenzio senza dire nulla. Aveva l'aria contrariata ma non si esprimeva nemmeno a gesti. Il non morto invece appariva del tutto rilassato, pacato come poche altre volte dove invece magari poteva sembrare curioso o super entusiasta, ora invece dava quasi l'idea di un lavoratore stanco finalmente sdraiato sul proprio divano intento solo a spegnere il cervello e gustarsi il suo programma preferito. Una pace dei sensi assai rara nella mente di un uomo, che venne arricchita senz'altro dalle attenzioni di Vladimir, intenta a spostare lo sguardo del non morto su di lei con gesti e parole. Ovviamente lo zombie non la privò delle attenzioni che desiderava, ma senza mancare di rispetto agli altri ospiti. La sua risposta quindi fu netta e rivolta non solo a Rachel. Una risposta che nella sua pacatezza sapeva essere anche tagliente.
    L'umiltà è un metallo nobile, mia cara, molto raro di questi tempi e che permette di coniare monete dal grande valore.
    Sorseggiò il bicchiere volgendo uno sguardo verso Iwan come a volerlo ringraziare. Lo avvicinò al proprio petto per poi assumere una postura più ferma e tenere il mento alto, una postura tanto fiera era difficile da vedere anche per gli uomini vestiti come lui, chiaramente Thresh sapeva come restare nel personaggio. Non senza autoironia.
    Ma purtroppo temo che nel mio caso si tratti di qualcosa di molto più banale: i piani alti non si fidano ancora di me e quindi amano tenermi sott'occhio. E chi sono io per impedirglielo, specialmente se queste feste sono poi così piacevoli...
    Ridacchiò con una nota di amarezza, concedendosi una seconda rapida sorsata, tornando allo stato di quiete precedente. Fece una piccola pausa, abbassando lo sguardo per far prendere aria al vino senza farlo cadere, lasciando che il brusio di sottofondo intorno a loro li confondesse nella folla, eccezione fatta per la maschera di ferro che restava fissa su Rachel, e che aveva oramai attirato anche l'attenzione di Iwan. La concentrazione su quella figura venne repentinamente interrotta da Thresh che riportò su di sé i loro sguardi, riprendendo il discorso tenendo un tono di voce piuttosto basso, ma che con la sua stazza e la sua nota particolarmente profonda somigliava di certo ad un tono seducente e cavernoso.
    Capisco... allora avete scoperto a cosa serve, e magari come funziona... ma non avete idea di come utilizzarlo, non è così? Non meravigliatevi... io stesso non ne ho compreso esattamente la reale natura, e Vidocq custodisce gelosamente il segreto di questa pianta, visto che dice di averne ottenuto i segreti con grande fatica. Mi indispettisce immensamente non ve lo nascondo, ma mi intriga. Vorrei darvi un indizio però, in amicizia: sappiate che ci sono delle cose che non si possono dimenticare... e che c'è una grande differenza tra cancellare e dimenticare.
    Enigmatico come sempre, il discorso di Thresh concesse alla maschera di ferro il tempo di distogliere lo sguardo e cambiare direzione, iniziando ad allontanarsi come a voler uscire di scena, voltandosi nelle gallerie d'arte e camminando a passo spedito.
     
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    L'arrivo di Thresh sembrò entusiasmare particolarmente Vladimir che non ci pensò due volte a flirtare con l'uomo mostrandosi piacente verso di lui. Ovviamente il professore essendo un gentiluomo non avrebbe disdegnato le attenzioni della sua compagna, cosa che comunque fece piacere a Rachel dato che lei era totalmente negata a fingersi interessata in quel modo. Dopotutto faticava ancora a farsi toccare dal prossimo, quindi flirtare per lei diventava una faticaccia immonda. Era ben consapevole che l'arte della seduzione in certi contesti poteva essere molto utile ma se poteva evitarlo lo preferiva. Aveva fatto bene a portare con loro Vladimir, sicuramente avrebbe ottenuto molte più informazioni rispetto a lei dal misterioso professore. Quest'ultimo parlò di umiltà, una qualità che Rachel ovviamente non conosceva ma sapeva quando doveva rimanere nelle ombre e quando invece poteva sfoggiare la sua natura oscura e inquietante. L'umiltà non doveva fare parte di un conquistatore o non avrebbe mai raggiunto la vetta secondo lei. Thresh rivelò di essere stato invitato ed il motivo per cui lo avevano fatto diede un brutto colpa al orgoglio di Rachel. In un primo momento si sentì indispettita dal fatto che Caius non la considerasse affatto una minaccia, se teneva vicini i nemici lei non era nella lista a quanto pare, nonostante avessero condiviso un momento intimo e lui stesso aveva dichiarato di averla avvicinata poiché cercava il brivido della morte. In effetti per Rachel era stato troppo presto provare ad ucciderlo non ci sarebbe riuscita in quel momento, aveva invece finito per farci sesso. A ripensarci una gran rabbia le stava montando in corpo, cercò di sedarla bevendo un lungo sorso di vino, poi la ragione ebbe la meglio su di lei. Non tutto il male era andato per nuocere dato che aveva scoperto che il potere di Caius era particolare e conservava qualche segreto. Che lui non la temesse era solo un vantaggio per loro, il governo non doveva tenere gli occhi puntati su di loro come facevano con Thresh, o con Vidoq, altrimenti sarebbero stati ostacolati da troppe incombenze e le difficoltà si sarebbero moltiplicati. Se invece lo colpiva quando meno se lo aspettava il terrore che gli avrebbe trasmesso sarebbe stato molto più gustoso. Si consolò con quel pensiero tornando a guardare verso la misteriosa figura dalla maschera di ferro che continuava a fissarla. Rachel pensò di avvicinarlo, magari se era fortunata avrebbe beccato di nuovo Caius, ma prima di farlo Thresh parlò loro del loro, rivelando qualche altro piccolo segreto che lo riguardava. Rachel guardò incuriosita negli occhi Thresh, mentre mille domande stavano per affollare la sua mente. Qualche vaghissima idea ce l'aveva, non si poteva per esempio far dimenticare qualcosa con cui il tizio continuava ad averci a che fare. Poteva inondare di domande Thresh, ma Vladimir vicina a lui le fece ricordare che dovevano fare gioco di squadra e che non serviva accalcarsi tutti nello stesso posto, ed infondo anche Iwan poteva carpire meglio le sue informazioni dato che lo aveva sperimentato lui stesso. Restituì il suo bicchiere di vino ad Iwan, così che lo posasse con calma sul tavolino vicino.
    Vogliate scusarmi, l'argomento è molto interessante, ma ho la sensazione di dover salutare qualche vecchio amico, prima che se ne vada. disse con un ghigno malefico stampato sul volto.
    Professore la lascio in compagnia della mia amica Vladimir, e del mio fidato compagno Iwan, sono sicura che saprete deliziarvi. Con permesso... fece un lieve riverenza come si usava ai suoi tempi, poi si allontanò dal gruppo per cercare il misterioso figuro che l'aveva guardata tutto il tempo. Seguendolo con calma, fingendo di interessarsi alle opere esposte. Sperava che vedendola da sola si lasciasse avvicinare, infondo se la fissava insistentemente probabilmente voleva qualcosa da lei, infondo Rachel aveva notato che si era allontanato dopo che anche Iwan aveva notato il suo sguardo.
     
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    Umiltà, tenersi vicini gli amici e i nemici, tutte bellissime idee che Vladimir capiva perfettamente, come capiva altrettanto perfettamente che se Thresh si lasciava lusingare era perché anche lui si trovava lì per una ragione e di sicuro anche loro erano coinvolti. Il professore amava incredibilmente fingersi sciocco, infantile ed ingenuo, ma l'Unica Mente spogliata della sua natura è comunque una delle donne più intelligenti del mondo e questo era un fatto. Ma questo non la preoccupava affatto, si limitava a ripeterselo solamente per non dimenticare quale fosse il loro obbiettivo nella speranza di non lasciarsi abbindolare da quella montagna di zombie vestito in quel modo che le faceva un effetto strano. Mai avuto un debole per il genere ma evidentemente la sua mente non era ancora perfettamente riallocata. Doveva essere il fascino del potere che esercitava lo zombie... che ogni volta che lo vedeva diventava sempre più potente in maniera tutt'altro che distante da Rachel. Possibile che né Iwan né Rachel si fossero resi conti di quanto quell'essere poteva essere minaccioso. curioso e intrigante, evidentemente c'erano cose che non poteva capire nemmeno una delle menti eccelse della Umbrella, quindi perché non lasciarsi guidare? Rimase stupita dal fatto che perfino il professore non aveva decifrato a pieno il Loto, al punto che i suoi consigli erano nebulosi ed enigmatici come al solito. Di decifrare rompicapi, Vlad non ne aveva assolutamente voglia, iniziò quindi a pensare ad un modo per spingere il professore a sciogliere la lingua, nella speranza che Rachel non venisse infastidita dai suoi modi di fare... ma a quanto pareva, il fato sembrava essere dalla loro parte. Prima di continuare quel discorso, Rachel decise di farsi da parte per inseguire qualcun altro, Vlad capì subito, le bastò uno sguardo e il suo sorriso avrebbe detto a Rachel che si sarebbe occupata lei di Carnovash, non doveva preoccuparsi. Inevitabilmente, quando Rachel si fece da parte, Vlad spostò lo sguardo verso Iwan con un sorrisetto sornione e vagamente provocatorio. Gli stava dicendo che poteva leggergli la mente molto facilmente, e non esitò a renderlo evidente.
    Che fai... non vai?
    Rachel non era una bambina, certo, ma erano in territorio nemico e Vlad sapeva quanto Iwan fosse apprensivo nei suoi confronti. Come se non bastasse, l'alternativa era restare lì con lei, a guardarla mentre seduceva in maniera sempre più sfacciata il professore, prospetto che molto probabilmente a lui non interessava affatto. Avrebbe atteso che si facesse da parte anche lui, assolutamente certa di questo, per poi voltarsi verso il professore rendendo più entusiasta ed esplicito l'abbraccio che aveva già sigillato sul suo braccio.
    Cancellare e dimenticare... questa differenza sembra quasi un imbroglio legale piuttosto che una vera distinzione... forse un ballo potrebbe schiarirmi le idee?
    Sorrise al non morto, maliziosa, sollevando poi una mano per invitarlo a prenderla, con fare galante e posato. Il professore sapeva senz'altro come si rispetta una donna e coma la si invita a danzare. Nella musica e mescolati nel pubblico avrebbero dato meno nell'occhio, potevano confabulare con calma senza essere sentiti e in caso fosse stato necessario. Vlad poteva facilmente attirare l'attenzione di tutti. Un piano di emergenza nell'eventualità che Rachel od Iwan finissero nei guai...
     
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    Il fare evasivo di Rachel non insospettì il professore che anzi, sembrava quasi aspettarsi una mossa del genere da un momento all'altro. I suoi enigmi non erano fatti per attirare l'attenzione dopotutto. Lo stesso non poteva dirsi di Iwan che, nel vederla agire così frettolosamente divenne subito apprensivo, fissandola mentre si allontanava sotto gli sguardi di Thresh e Vladimir che avevano capito chiaramente cosa stava per fare. Il professore non disse nulla, ci pensò l'Unica Mente ad interpretare il suo pensiero, e sebbene lo sguardo Iwan fosse poco entusiasta e anche molto scontroso per rispondere a quegli occhi, non disse nulla né negò, posando entrambi i bicchieri (il suo e quello di Rachel) dove li aveva trovati, per poi muoversi nella stessa direzione della sua padrona. Non voleva interferire, ma sentiva il bisogno di tenerla d'occhio, anche perché il pensiero che quel maiale imperiale dalla testa d'oro le mettesse di nuovo le mani addosso lo faceva impazzire di gelosia. Thresh da canto suo non era affatto deluso né meravigliato, anzi per quanto la sua espressione rimasse ferma e impassibile perlopiù, non poteva fare a meno di ammirare il tipo di amore che quel ragazzo provava nei confronti di Rachel. Non era unico, ma senz'altro spassionato, sicuramente nessuno di quei due ne avrebbe mai conosciuto il vero significato, ma Thresh lo identificava chiaramente come un sentimento fortissimo e ne era in parte geloso, ma solo in parte. A lui in fondo non mancava niente. L'attenzione del non morto invece si spostò subito su Vladimir che lo invitò senza troppi complimenti a danzare con lei, e rendere quel ballo interessante ampliando il discorso. Ancora una volta rimase in silenzio, lasciando parlare i gesti, afferrandole la mano e invitandola a danzare con fare solenne, compiendo un leggero inchino e portando la mano destra in avanti verso la sala da ballo. L'avrebbe accompagnata tenendola delicatamente per le dita e quando furono nella folla attesero che iniziasse una nuova sinfonia. Il professore rimase con la mano stretta alle dita di Vladimir, portando l'altra sui sui fianchi mentre col busto si voltava verso di lei, mantenendo una certa e rispettosa distanza senza ostacolare i movimenti della sua compagna. Restava comunque abbastanza vicino da non rendere quel ballo troppo asettico e distante, pur rimanendo immobile con la schiena, in una posizione statuaria di invidiabile precisione.
    Sono sempre molto sorpreso quando qualcuno non apprezza i miei giochi di parole o i miei enigmi. Cosa si aspettano di trovare? Una risposta chiara? Tu sei una donna di scienza mia cara, quindi forse posso chiederlo a te... se aprendo un libro di matematica vuoi sapere quanto fa due più due, nel libro troverai scritto semplicemente quattro, o perché fa quattro? Di solito sapere perché fa quattro non aiuta, serve esercizio per comprenderlo. E questo è logico... eppure, quando sono io ad invitare una riflessione personale, tutti si aspettano invece una lunga ed interminabile spiegazione, noiosa e soporifera, proprio come questa. Davvero pensi che Rachel lo troverebbe più divertente? Pensavo fosse una che amasse divertirsi con le sue prede, piuttosto che raggiungere direttamente il risultato...
    Ovviamente non si riferiva a Rachel nello specifico, quante altre volte lo avevano ignorato o bistrattato solo perché la sua sentenza risultava criptica o troppo complessa. Vivevano in una società addormentata con poca voglia di pensare, chiaramente.
    D'altro canto, Rachel seguiva il misterioso invitato: lo aveva perso di vista ma riusciva a seguire la sua traccia energetica, come un segugio con l'odore ben chiaro nel naso, era anche fin troppo evidente a dirla tutta e forse il sospetto che fosse un inseguimento voluto avrebbe anche potuto coglierla, ma che motivo aveva per non farsi avanti? Se era Caius, molto probabilmente l'aveva semplicemente riconosciuta e stava attirando la sua attenzione. Iwan restava a debita distanza, cercando di non attirare l'attenzione, perfettamente in grado di percepire Rachel anche molto lontano. Lei però non avrebbe dovuto attendere molto, visto che quel luogo era si grande, ma pieno di cunicoli e molti angoli, non ci volle molto prima di raggiungerne uno poco illuminato. Il corridoio era spoglio, e privo di persone, molte decorazioni ma il suono della musica era distante. Al centro del corridoio c'era la misteriosa maschera, ma essendo illuminato solo all'inizio e alla fine, il corridoio al centro risultava completamente buio e Rachel poteva distinguere solamente la sagoma di quel corpo. E ora che poteva vederlo un tantino meglio, non era di certo il corpo tonico e ben allenato di Caius: sembrava molto più magro, come se quel vestito fosse largo per lui, e la postura risultava leggermente incurvata.

    Perché mi segui fino a qui? Vuoi completare l'opera? Non ne hai abbastanza di mettermi i bastoni tra le ruote? Ora basta uno sguardo per farti fiutare la caccia... ma è giusto, pensandoci bene. Perché lasciare sparso in giro il seme di una famiglia che vuoi sterminare?
    Anche se annerito dalla maschera, il tono di voce colmo di disprezzo di quell'uomo suonava non poco familiare a Rachel.
     
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    Rachel era curiosa di capire chi fosse il misterioso individuo che la stava fissando. Era evidente che aveva riconosciuto qualcosa in lei, che la stava guardando per un motivo ben preciso, eppure le sembrò strano che non si era fatto avanti, a pensarci se fosse stato Caius, probabilmente si sarebbe avvicinato facendo anche il dongiovanni da strapazzo, visto che si sarebbe sentito in diritto dato che avevano giaciuto insieme. Il solo pensiero che sarebbe andato da lei a farle delle stupide battutine a doppio senso le faceva venire il nervoso. Non si arrese continu a seguire la misteriosa figura notando che si addentrò in posti più appartati e bui. Non riuscì a intuire se il motivo potesse essere perché voleva parlare in privato o se aveva tentato di sfuggirle ed alla fine decise di affrontarla e magari farla fuori senza che nessuno lo notasse. Una volta raggiunto e vedendolo fermo, Rachel gli si avvicinò con molta calma a passo lento, sia per non allarmarlo, sia per essere sicura di non essere finita in una stupida trappola. Il suo tacco echeggiava nel corridoio con un ritmo lento ma deciso, mentre i suoi occhi studiarono la figura nell'ombra notando che era diverso da Caius. Non era dritto e fiero come lui, e nemmeno robusto come lui, sembrava una versione più emaciata dell'imperatore e man mano che gli si avvicinava aveva la netta sensazione di riconoscere l'energia di quell'individuo. Non era ancora del tutto sicura di chi fosse ma quando iniziò a parlare riconobbe la sua voce: era il fratello di Caius, Rex. Ricordava che era riuscito a sconfiggerlo, ma non era riuscita a trovare il suo cadavere quella volta, troppi nemici fra i piedi, troppe incombenze che non le avevano permesso di accertarsi della sua morte. Per un lungo periodo era stato in ombra, probabilmente stava recuperando le forze. Di certo non si aspettava di rivederlo sano e salvo, forse "sano" non era la parola adatta, sembrava malaticcio. Ricordava perfettamente che era stato usato dai sgherri di Satana per i propri scopi, stranoche non lo avessero fatto fuori. Probabilmente non lo consideravano un possibile problema. Rachel però non voleva sottovalutarlo era potente, carismatico, chissà quanti alleati aveva in giro per la festa?
    Rex? chiese giusto per esserne sicura al cento per cento.
    Sei tornato a casa con la coda fra le gambe? Hai rinunciato al tuo posto che ti spetta di diritto? gli chiese con un ghino malefico stampato sul volto, consapevole che avrebbe provocato il suo orgoglio.
    Avremmo potuti essere alleati, unire le forze per schiacciare Caius. Non mi hai dato possibilità di scegliere, hai attaccato me ed i miei uomini. Non potevo permetterti di ostacolarci. Quindi dovevo eliminare possibili futuri avversari fin da subito. a mente fredda effettivamente Rachel avrebbe potuto sfruttare Rex e le sue risorse per il suo piano, arrivando magari a farlo salire davvero sul trono per poi usurparlo uccidendolo a tradimento. Rex sicuramente aveva già pensato a quel possibile risvolto ecco perché erano nemici e non alleati.
    Ammetto di essere stata impulsiva, ed arrogante, credendo di essere invincibile. Credo di non essere ancora sufficentemente potente per batterlo da sola, e credo che non lo sia nemmeno tu. esordì guardandolo dritto negli occhi, con uno sguardo affilato come un rasoio. Sembrava quasi volergli dare una scelta, come se fosse più chiaro che mai che gli era superiore in forza: non era lei che doveva negoziare con Rex per non finire nei guai. Per la mente di Rachel era lui che doveva negoziare con lei per non farsi eliminare come un verme.
     
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    Vlad si lasciò trasportare dal professore sulla pista da ballo, nascondendosi tra gli sguardi degli altri non curante di come potessero giudicarla, ben consapevole che dietro quegli occhi potevano esserci solo i sentimenti più prevedibili: invidia, lussuria, enigmi che aveva già risolto da tempo e che per quanto la divertissero comunque rimanevano un trastullo del passato. Quello che la intrigava davvero ora era il professore: un enigma impossibile da risolvere a quanto pareva, oscuro anche all'ingenuità di Shyvana, imperscrutabile nemmeno dalla sveltezza di Rachel o di Iwan, impenetrabile neanche da Vladimir stessa che per quanto cercasse di andare in fondo trovava sempre qualche muro concettuale tanto spesso da riportarla violentemente ad un'infanzia intellettuale che pensava di essersi lasciata alle spalle come gli sguardi delle persone comuni. E invece eccolo lì, a riportarla allo stesso livello di tutti gli altri, disposto ad insegnare come se fosse la cosa più naturale del mondo per lui. Stava davvero cercando di insegnarle qualcosa? Riuscendoci perfino... non poteva farsi trovare impreparata. Sorrise, abbassando il capo e assecondando i movimenti del non morto, cercando di rispondere a tono dicendo la sua.
    Pensavo che il caos fosse solo nel tuo labirinto professore, ma il vero inferno c'è nella tua testa a quanto pare. Sei uno di quelli che non smette mai di pensare, vero? Deve essere davvero strano per un non morto...
    Si divertì a stuzzicarlo, lasciandosi sfuggire una risatina impertinente mentre con gli occhi tornava su di lui, non voleva di certo metterlo troppo a suo agio, altrimenti quella conversazione non sarebbe stata affatto interessante. Come diceva lui, la mera risposta in sé non valeva niente di fronte alla possibilità di ottenerla con le proprie forze soltanto.
    Gli esseri umani esorcizzano la paura con le risposte. Il loro timore più grande è la paura dell'ignoto, e non è qualcosa che va ricercato in un profondo e distante orrore cosmico, alcuni sono terrorizzati anche solo all'idea di provare un cibo nuovo, o avventurarsi verso una strada che non hanno mai preso. Avere una risposta li fa sentire caldi, al sicuro. Ad esempio...
    Si avvicinò di colpo a Thresh, facendo aderire il suo prosperoso seno con il petto muscoloso del professore, ben percettibile anche attraverso il suo elegante vestito. Era curiosa di sentire di nuovo il suo battito, domandandosi se fosse qualcosa che potesse risvegliarsi solo nei momenti più intimi, lasciando spento il corpo dello zombie quando invece la sua passione è al minimo. Il sorriso di Vladimir, nel mentre, continuava ad allargarsi.
    Un abbraccio caldo, nel cuore della notte... esiste qualcosa di più piacevole? Eppure... cambia tutto in funzione di chi ti stringe. L'abbraccio di una madre è piacevole, ma quello di uno sconosciuto della quale non conosci né il nome né le intenzioni... quale orrore può essere per uno che si sveglia con una simile sensazione nel cuore della notte? E' normale cercare disperatamente una risposta... essere deboli fa parte della natura umana.
    Di certo non si aspettava che non li biasimasse, lei non avrebbe considerato una simile debolezza una giustificazione, ma visto che il non morto cercava una spiegazione, Vladimir sarebbe stata più che felice di fornirgliela a modo suo, lasciandogli anche intendere che quell'abbraccio tanto morbido e sensuale poteva essere quello di un'alleata, quanto quello di una nemica...
     
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    Ancora una volta aveva sottovalutato quella creatura, Vladimir era evidentemente molto superiore rispetto alle giovani menti che Thresh si ritrovava per i banchi ogni giorno. Lei aveva una risposta per tutto, e ogni risposta era una freccia dritta al cuore. Non era sorprendente che Rachel l'avesse tenuta vicina a sé, riuscendo ad affascinarla. era irresistibile da quel punto di vista e per uno come Thresh non era da poco. Certo lui non risparmiava mai i complimenti ma le frasi fatte non sono nulla in confronto al sincero stupore accompagnato da lunghi silenzi di riflessione. E in quel momento Vladimir lo aveva messo a tacere più che ampiamente. Stregato anche dal suo fascino e dal suo sorriso malizioso, il non morto ci mise un pò prima di rispondere a quel sorriso con soddisfazione, lasciandosi sfuggire una lieve risata tornando a concentrarsi sulla lentezza di quel ballo.
    Che giudizio spietato... non solo hai etichettato un'intera razza nella maniera più spregevole possibile, ma lo hai fatto come se stessi parlando di un topolino intrappolato dentro un labirinto... confesso di aver percepito un brivido lungo la schiena. Voi della Umbrella avete davvero rinunciato alla vostra umanità da molto tempo, spero sia stato un momento degno di un brindisi allora...
    Fece una breve pausa, durante la quale non smise un solo istante di fissarla dritta negli occhi, incalzandola subito con il resto del suo discorso.
    O forse è più corretto dire... rigettare la vostra umanità? Un gesto spontaneo, privo di esitazioni, quasi frettoloso, ecco come lo sto immaginando... forse sbaglio, ma temere di essere umani non è esattamente come la paura di un normale essere umano? Rifiutare con tanta facilità la propria razza ben consapevoli che non ci sono risvolti negativi, solo da guadagnarci... non è anche questa una paura maledettamente umana?
    A quel punto il braccio destro del professore strinse i fianchi di Vladimir, rendendo molto più intenso l'abbraccio che lei stessa aveva iniziato. Lo avrebbe percepito, quel cuore che tanto bramava, ma non era il battito passionale di un'amante focoso, nossignore, sembrava più il lento passo di una creatura che incombe nell'oscurità e lentamente lambisce la preda, ben consapevole di averla messa all'angolo. Un battito regolare, lentissimo, perfettamente scandito e ritmato senza un solo millisecondo di margine di errore, il tutto mentre gli occhi del professore si tingevano di un bagliore oscuro, tetro e malvagio. Il mondo non è fatto solo di vittime e carnefici, ma di pesci e pesci semplicemente più grossi.
    Nello stesso momento, Iwan si teneva a debita distanza da Rachel, concentrandosi al massimo per poter percepire alla perfezione ciò che stava succedendo intorno a lei. Non l'avrebbe lasciata da sola in un momento tanto delicato, specialmente ora che aveva davanti un potenziale pericolo. Le prime parole di Rachel riuscirono immediatamente a stringere il petto del suo interlocutore, che riuscì a non tentennare né ringhiare ma i muscoli delle dita che si stringevano rabbiosamente lo tradirono inequivocabilmente. Dio solo sa quanto è possente e fragile l'orgoglio di un reale diseredato. Iwan rimase sorpreso dal fatto che Rachel non lo stava provocando col preciso scopo di umiliarlo e magari ucciderlo lì, anzi stava considerando ancora la possibilità di sfruttarlo, una mossa degna di lei, di una sovrana che voleva raggiungere la vetta a qualsiasi costo. Purtroppo per lui, però, qualcosa non andò assolutamente come previsto e avvenne l'imprevedibile proprio di fronte a lui.

    Hey, rosso... dico a te.
    Talmente era immerso nel suo origliare Rachel che neanche si era accorto di quella figura mascherata davanti a lui. Non così più alto o possente di Iwan, eppure una presenza del genere avrebbe dovuto percepirla visto il modo in cui era concentrato, invece quel ciuffo biondo nascosto da una maschera veneziana completa divisa in due facce bianca e nera, era riuscito ad arrivargli di fronte come un fantasma, apparendo dal nulla. Iwan non riuscì a reagire immediatamente, troppo sorpreso per quell'evento inaspettato. Soprattutto, anche ora che lo aveva davanti, non riusciva a percepirlo chiaramente.
    Sei sordo? Ho bisogno di un'informazione... per caso hai visto una donna con i capelli neri passare da queste parti?
    La situazione era precipitata vertiginosamente tutta in un solo istante e per la prima volta in vita sua, gli ingranaggi di Iwan si erano incastrati. Lo stesso non poteva dirsi di Rex che dopo aver sfogato la sua rabbia con quei pugni stretti, sembrò ritrovare la calma necessaria per poter continuare quel discorso con Rachel.
    Nessuno su questa terra è forte abbastanza, donna... ma io avevo le risorse giuste. I mezzi giusti... un buon piano. Potevo sfruttare Satana in persona per questo mio progetto. L'unica cosa che non avevo considerato... era che una donna dal passato sarebbe tornata appositamente per mettermi i bastoni tra le ruote. Mio padre era convinto che il grande buio sarebbe stata la fine dell'Impero Romano, ma il fato non mi sta rendendo facile questo compito. La mia ossessione è sempre stata sconfiggere Caius, ma ora... la mia ossessione è capire chi cazzo sei tu, Rachel Frühling...
    Sembrava proprio che Rex avesse fatto i compiti dopo l'ultimo incontro. Aveva smesso di considerarla una mera pulce sul suo cammino, riconoscendo la pericolosità di Rachel e arrivando ad ottenere informazioni molto specifiche sul suo conto. Fin troppo specifiche.
    Sarei un perfetto idiota a fidarmi di te e ponderare un'alleanza... ma visto che siamo sulla stessa strada, almeno posso evitare di metterci reciprocamente i bastoni tra le ruote... a meno che tu non voglia escludere la concorrenza fin da subito. Sappi che al posto tuo non esiterei ad ucciderti, se fossi messa male e una preda facile.
    Rex conosceva bene la sua posizione, Rachel poteva percepire distintamente la posizione di vantaggio in cui si trovava, come il gatto con il topo. La differenza era che, Rex non sembrava provare la minima paura, come se in fondo fosse pronto a quel destino in qualsiasi momento, non avrebbe chiesto pietà né invocato perdono. Quell'uomo non era una mezza calzetta, semplicemente... il fato era stato molto crudele con lui.
     
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    Rachel era concentrata su Rex, non si curò di cosa stessero facendo Valdimir ed Iwan, dando per scontato che stessero facendo per bene il loro lavoro, quindi Rachel poteva rilassarsi e godersi il suo curioso incontro con uno dei suoi nemici. In passato probabilmente avrebbe attaccato, ubriacata dal proprio istinto omicida e la propria sete di potere. In quella lunga avventura però era maturata ed aveva imparato a misurare le sue mosse senza lasciarsi andare alla sua follia. Si compiaque moltissimo nel vedere i pugni dell'uomo stringersi con rabbia attorno al suo bastone. Aveva colpito duramente il suo orgoglio, le piaceva stuzzicarlo, forse perché infondo un poco le ricordava suo padre così austero ed orgoglioso che ostinato non voleva ammettere di essere terrorizzato da lei. Non si rendeva conto che stava proiettando su di lui quel rapporto deviato e strano che aveva avuto in passato con suo padre. Rex non cedette alla provocazione, mostrandosi molto saggio e controllato, la ascoltò e le rispose a tono. A dirla tutta si stupì nel sentire Rex usare una parolaccia mentre parlava con lei, evidentemente la faccenda lo irritava molto più di quanto non volesse ammettere. Forse infondo lo spaventava pure. Si stupì nel sentirsi chiamare per nome, non sapeva se fosse una cosa buona che si fosse interessato a lei, ma immaginava che non era poi così strano, infondo gli aveva rovinato i piani più di una volta. Non era stupido non poteva ostinarsi a non considerarla una minaccia. Ciò che la sorprese di più però non fu tanto che avesse scoperto il suo nome e quindi la sua identità, ma il fatto che avesse capito che proveniva da un lontano passato. Lo sguardo di Rachel si fece più serio e affilato.
    Come fai a saperlo? chiese perdendo del tutto il suo sorriso beffardo. Perfino per lei era un mistero il fatto che avesse dormito così a lungo senza morire, non ne parlava quasi mai con nessuno, erano davvero in pochi a saperlo, ma Rex sapeva che non era di quell'epoca. Quella notizia non le piaceva affatto, significava che la rete di informazioni su di lei era più vicina alla sua famiglia di quanto pensasse. Doveva tenere bene gli occhi aperti e sopratutto doveva avvisare i suoi uomini che occhi e orecchie indiscrete si erano intrufolate nella sua casa. Rex continuò però a parlare aprendo una possibilità a cui effettivamente Rachel aveva pensato, ma che non credeva sarebbe stata accettata da Rex.
    Mi duole affermare che sono perfettamente in accordo con te. Le mie sole forze probabilmente non sono sufficenti per abbattere Caius, quindi non ti metterò più i bastoni fra le ruote. Potremmo definirlo una tregua, io non nuocerò ai tuoi piani e tu non lo farai con i miei. si avvicinò a passi lenti all'uomo seria, solenne.
    Rimanderemo la nostra rivalità a dopo. Potrebbe essere vantagioso per entrambi. Anche io ho qualche buona freccia all'arco potremmo darci una dritta per facilitarci il compito. affermò continuando a fissare l'uomo con occhi da predatrice, era chiaro come il sole che entrambi avevano le stesse intenzioni, una volta abbattuto Caius chi sarebbe stato debole e messo male sarebbe morto. Entrambi potevano essere abbastanza arroganti da pensare che non sarebbero stati loro quelli deboli alla fine della battaglia contro Caius, aprendosi un varco alla loro personale vendetta nel momento giusto.
    Per quanto riguarda chi sono io... tornò a sorridere in modo inquietante, sollevando la testa guardandolo dall'alto in basso mentre le fibre nere iniziarono a manifestarsi sotto al suo vestito, espandendo in modo controllato l'aurea di terrore che erano in grado di emettere, l'oscurità che sembrava voler divorare anche le fioche luci che illumanavno le opere in mostra lampeggiando come se l'elettricità avesse dei cali di tensione. Dai suoi capelli sembravano vedersi piccoli riflessi di luce di piccoli occhi inquietanti che si muovevano come immersi in un liquido.
    ... sono colei che porterà il mondo nel caos. Puoi considerarmi come la figlia della morte e del terrore. E' stata la morte a scegliermi ridestandomi, ed io l'ho fatta mia. fece parlando come se raccontasse una famosa leggenda. Era evidente che Rachel non era con le rotelle al posto giusto. Si fermò a pochi metri davanti all'uomo rilassando totalmente il suo potere e tornando alla normalità come se fosse una normalissima donna. Si voltò a guardare verso una delle opere esposte come se niente fosse.
    Forse dovresti ragguagliarmi sui piani che non devo rovinare. Devo pur riconoscrere in qualche modo le tue opere giusto?
     
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    Conversare danzando era qualcosa di estremamente piacevole, quasi terapeuti, il ballo e le parole vanno di pari passo e rendono tutto più intenso e preciso, come le note di diversi strumenti che si intrecciano alla perfezione formando una sinfonia. E in quel momento si sentiva proprio come una di quelle sinfonie perfette, pronta a sbocciare di nuovo in tutto il suo potere, ben consapevole che presto lo avrebbe riacquistato. Eppure, per un istante, quella sinfonia stonò rumorosamente, facendola tentennare in maniera vistosa al punto che se il professore non fosse stato lì a guidarla l'avrebbe probabilmente vista fermarsi di colpo. I suoi occhi sgranati, la sua espressione persa in un pensiero che aveva seppellito molto tempo fa dietro i cadaveri che aveva iniziato a sollevare intorno all'Unica Mente, ma che ora riaffiorava più forte che mai, una volta distrutta quella barriera di corpi... il professore sapeva bene dove colpire. Esitò... perché Thresh aveva ragione. La facilità con cui si erano liberati della loro umanità era, paradossalmente, un simbolo di quanto debole fosse in realtà la loro natura. Certo, non era un sentimento puramente umano, qualsiasi essere vivente teme tra tutte le forze più oscure la propria paura in cima alle altre, eppure risultava maledettamente difficile da mandare giù, come se un'ammissione di colpa fosse a tutti gli effetti una sconfitta. Si, era un controsenso dopotutto, volevano la battaglia tra i più forti eppure i più violenti e brutali sono in realtà i più deboli... l'istinto naturale, la legge della giungla, è mossa dal puro istinto e l'istinto è mosso dall paura. Era questo che cercava di dirle i professore? Non poteva in alcun modo dargli torto, per questo tentennava e rimaneva zitta. Almeno fino a che non pensò ad una risposta.
    E' vero... la paura è una grande livellatrice. Siamo tutti uguali al suo cospetto, e anche e soprattutto quelli che tentano di sfuggirle ne sono le più facili vittime...
    Questa prima frase le uscì dal gozzo quasi tremando, un sibilo che lasciava perfettamente intendere quanto fosse difficile per lei accettare una simile realtà, ma la verità era che dopotutto, una verità l'aveva già raggiunta da molto tempo. Sollevò il capo ritrovando il suo sorriso malizioso, osservando gli occhi del professore soddisfatti. Faceva bene a godere di quelle parole, ma lei di certo non poteva lasciarsi abbindolare. O meglio, poteva eccome... semplicemente quella era la natura che anche lei aveva accettato e abbracciato in ogni sua forma.
    Ma la paura è anche il segreto dell'evoluzione, non solo della sopravvivenza. La paura fa parte della nostra esistenza, non va cancellata né combattuta, va adottata... va scelta come un nuovo senso da percepire, da studiare e da imparare ad usare. forse abbandonare la propria natura umana è come accettare una sconfitta dalla paura, può essere, ma non puoi vincere se non sei mai stato vinto. Il successo senza fallimenti precedenti è vuoto... è come fare un esperimento una volta sola. Può riuscirti, certo, ma quali controprove hai? Come puoi dirti soddisfatto di un risultato che hai raggiunto senza il minimo sforzo? Senza... tremare un solo istante temendo per il risultato... non fa parte anche questo di un'esistenza degna di essere vissuta?
    Si strinse ulteriormente col professore, stavolta non cercava affatto di nascondere nulla, anzi fece in modo che il bacino toccasse il ventre del non morto, impaziente di scoprire se in qualche modo lo aveva stuzzicato. La sua voce si fece più squillante di prima.
    Che storia... sei riuscito anche a psicanalizzare la nostra compagnia. Hai un talento naturale professore... ma adesso tocca a te raccontarne una. Ad esempio... io non ho la più pallida idea di quanto questo aspetto ti tormenti... quanti sono? Anni? Decenni? Secoli? Devi aver vissuto molto, mi domando cosa tu abbia visto... mi domando se anche tu, come questo impero, hai visto nascere il grande buio...
    Ecco dove voleva arrivare. Grazie a questa domanda Vlad non avrebbe solo capito quanto Thresh sapeva dei principi fratelli, ma soprattutto avrebbe capito da quanto tempo le sue gambe non morte battevano quel mondo, alla ricerca di una risposta anche per sé... cosa voleva davvero quel non morto enigmatico?
     
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    Thresh non disse nulla, né rimase impassibile, accolse la risposta di Vladimir con entusiasmo. Non si aspettava di certo di sconvolgerla e la cosa non gli diede alcuna soddisfazione, si aspettava una reazione del genere ma della stessa misura, si aspettava anche una risposta degna. La Umbrella non aveva accettato la paura, aveva scelto di ignorarla, di questo ne era convinto, soffocandola dietro quel richiamo animale che non chiamavano istinto, ma supremazia. La loro convinzione era tuttavia senz'altro degna di lode, ben distante dal capriccio di un bimbo ma pieno della fermezza che accompagna la gioventù di un individuo. Inutile dire che lei, come i suoi capi, avevano smesso di crescere nel senso positivo del genere, vedendo nella scienza e nella supremazia una risposta degna di un supereroe, o un superuomo. Affascinante. Thresh rimase in silenzio, annuendo col capo come se volesse confermare la giustezza di quella risposta, anche se in realtà non c'era assolutamente bisogno di farlo. Gli piaceva però immaginare che, assecondandola, potesse rendere quell'abbraccio ancora più netto ed intenso, sentendosi avvolgere dalla calda carne dell'Unica mente, una creatura che certamente sapeva come stupire il suo partner. Lui, in tutta risposta, non la fece attendere. Perché una signora non si fa mai attendere.
    Mi piacerebbe di poter dire che non sono geloso del mio passato, sembra un pensiero così infantile ed egoistico cercare di tenerlo nascosto a tutti i costi, eppure per me è così... forse la consapevolezza di avere l'eternità davanti mi spinge ad attaccarmi a ciò che c'è già stato così disperatamente da renderlo un mistero, magari nella speranza che qualcuno lo scopra. Oh, non fraintendermi Vladimir, non ti ritengo indegna, semplicemente sono troppo narcisista per accontentarmi di ogni creatura che ti compone, non posso illudermi che ognuna di esse ami me e me soltanto. Sono uno molto romantico, anche se non si direbbe.
    Non si limitò ad incalzarla con il ballo, spingendola all'indietro ma tenendola in equilibrio con le sue braccia possenti. Le fece anche sentire esattamente quello che stava cercando: una verga forte, calda e pulsante, intrappolata sotto gli abiti che lei con tanta perizia aveva stuzzicato a dovere, non ancora perfettamente in tiro ma ben disposta ad accogliere attenzioni. Se Vlad voleva scavare a fondo era libera di farlo, dopotutto Thresh non glielo avrebbe impedito. Di contro, non l'avrebbe comunque aiutata.
    Ma se vogliamo parlare di ciò che ho visto da non morto, allora potrebbe sorprenderti scoprire che non ho vissuto in realtà così tanto, forse neanche un secolo a dirla tutta. Ricordo bene che il grande buio è sempre esistito da che ho memoria, man on è mai stato un culto, né un timore. Il buon vecchio imperatore era forte e astuto, ma molto superstizioso. Ciò che non ho mai capito è come mai abbia scelto proprio Rex come erede da rinnegare. Dopotutto, i poteri di Caius non sono di certo più luminosi.
    Enigmatico, ma ben consapevole che in quel modo avrebbe attratto l'attenzione di Vladimir, il professore tornò a ballare ad un ritmo più serrato, sfoggiando lui ora un sorriso furbesco e compiaciuto. Nello stesso momento. Iwan e l'Imperatore erano faccia a faccia, l'abito di quest'ultimo era molto sfarzoso ed elegante, di un viola scuro decorato in argento, simile ad una divisa militare, in netto contrasto con l'abito del rosso che invece a confronto sembrava un bandito.
    Una donna... con i capelli neri?
    Cercò di prendere tempo, assai timoroso. Caius non sembrava sospettoso ma immaginare che fosse uno stolto era troppo ingenuo per Iwan, indegno di lui. Dire che non aveva visto nessuno era sciocco, se Caius aveva buoni occhi e buoni sensi Rachel non era passata inosservata, doveva essere più furbo, o meglio più credibile.
    L'ho vista andare di là...
    Commentò, indicando una direzione totalmente sbagliata. Caius si voltò lentamente con fare sospettoso, e fu lì che Iwan giocò d'astuzia e d'anticipo. Si fece avanti, assumendo un'aria meno confusa e risoluta.
    Scusa... magari mi sbaglio ma... ho la sensazione di aver già sentito la tua voce. Ci conosciamo forse?
    Chi non conosce la voce di Caius? Ovviamente chiunque. Probabilmente l'imperatore temeva e non poco di essere riconosciuto, specialmente se andava a caccia di una donna. Contava di mettergli fretta, nella speranza che timoroso di venire scoperto decidesse di seguire frettolosamente il consiglio errato di Iwan. Per un istante Caius tentennò, probabilmente pronto ad assecondare i piani del rosso, ma proprio in quel momento Rachel allargò la sua aura mostruosa, attirando subito l'attenzione di entrambi e facendo inveire mentalmente il suo servitore diletto, temendo che quella mossa avventata avesse rovinato tutto. Di certo non fu ininfluente per Rex che pur restando immobile non riuscì a trattenere le dita, che si strinsero tremando intorno al bastone, rendendosi conto di quanto maledettamente forte fosse diventata quella donna. Ma lui stesso aveva ancora qualche riserva e mentre la sentiva parlare come se oramai lui non fosse più un problema, decise che non le avrebbe concesso altri affronti. Probabilmente Rachel non se lo aspettava, visto il modo in cui era ridotto Rex, ma se lo ritrovò davanti con una mano intorno al collo, che la spingeva contro il quadro che aveva scelto per ignorarlo, costringendola a guardare nelle fessure della maschera di ferro, dritto nei suoi occhi.
    Non osare... io ho perso ma ho combattuto... l'eco delle mie azioni non si spegnerà tanto facilmente. Questa non è una tregua, è una semplice ammissione che sei una degna rivale e sprecare risorse contro di te sarebbe un piano stupido. Ma non devi sottovalutarmi... ho ancora molti assi nella manica, maledizione e tu...
    Fissandolo negli occhi, Rachel avrebbe potuto notare che non avevano più niente di umano: non erano nemmeno solo due. Un grosso occhio, quello di destra, sembrava un uovo spappolato che si era frammentato in tante piccole pupille immerso in un'iride frastagliata e corrotta. L'altro occhio invece, era circondato da occhi più piccoli. Ogni occhio aveva colori diversi, tutti tetri, e alcuni non sembravano guardarla. La mano che Rachel aveva intorno al collo era fasciata, ma in malo modo, e le bende ingiallite rivelarono una mano praticamente consumata, sembrava la mano spoglia di un manichino di anatomia, con i muscoli in vista, la differenza era che i capillari erano di un verdastro scuro, i muscoli invece neri, come se fossero marciti, sebbene si muovessero chiaramente, si gonfiassero in maniera forzuta in netto contrasto col corpo esile di Rex. E mentre lui parlava, la stringeva per il collo e quegli occhi la fissavano, quel corpo diventava instabile, dando l'idea come se dovesse gonfiarsi ancora, mentre perfino dalle fasce dei muscoli della mano spuntavano dei piccoli occhi dallo sguardo vacuo. Ora che la toccava, Rachel poteva sentire distintamente quanto quel potere fosse simile a quello di Caius, se non identico... la stessa malaugurata e immortale possanza dei Rexmundi, una discendenza tanto dannata quanto potente, e lei poteva saggiarla direttamente sulla sua pelle.
    ...tu sei solo un imprevisto mal calcolato. Non sei la morte... né caos... tu sei uno sbaglio...
     
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    La rabbia di Rex era palpabile, Rachel riusciva a sentirla nell'aria. Era incredibile come senza volerlo stava stuzzicando la pazienza di Rex portando il suo scatto d'ira a proprio vantaggio. Si irriggidì parecchio quando si sentì toccare dall'uomo. Non sopportava essere toccata da chiunque sopratutto quando lei non dava il permesso di farlo. Quindi istintivamente la mano di Rachel si fiondò sul polso di Rex stringendolo con forza per fargli capire che se non toglieva quella manaccia da lì se la sarebbe vista brutta. Tuttavia prima di rispondere a quell'attacco si accorse di altri dettagli che prima non aveva potuto notare vista la scarsa illuminazione. Rex era conciato male, e i suoi occhi non sembravano più umani. Sembrava che avesse cercato di rimediare ai danni subiti usando qualcosa di non umano che lo avevano ridotto a quel modo. Difatti Rachel lo guardò stupita, ma la sopresa fu ancora più grande quando si accorse che ciò che sentiva provenire da Rex era praticamente la stessa cosa che aveva sentito provenire da Caius. I suoi occhi si allargarono stupiti e divenne più curiosa che mai. I suoi capelli diedero forma a dei serpenti che iniziarono a strisciare lungo il braccio di Rex circondandoglielo come in una spirale morbida e calda. L'altra mano andò ad afferrargli la maglia sul petto per spingerlo e tenere lontano da sé quel corpo malridotto, ed un altro serpente ancora si allungò con la sua bocca all'altezza del collo di Rex, ma non lo attaccò rimase lì a fissarlo come se lo stesse mettendo in guardia. Il cervello di Rachel iniziò a macinare idee e ipotesi. Iniziò a pensare alle notizie del passato che avevano diseredato Rex perché il vecchio imperatore pensava che potesse essere lui il portatore del grande buio. Eppure ciò che sentiva provenire da Rex era identico della stessa natura di ciò che proveniva da Caius. L'unica differenza sembrava che Caius potesse rigenerarsi all'infinito, mentre Rex no, per come era conciato era evidente che non vantava di un potere simile. Le sembrò di aver recuperato un pezzo importante di un puzzle, e quella sensazione la fece sorridere in modo affilato, non era però un sorriso che voleva deriderlo o metterlo in ridicolo. No Rex avrebbe potuto vedere che quel sorriso non aveva niente di sano, era un sorriso folle di chi nonostante la paura cercasse di combatterla uscendo dagli schemi. Rex aveva detto una frase in paritcolare che l'aveva toccata nel profondo, una frase che aveva sentito dire dalla voce di suo padre, ed una volta di sua madre. Una parola che poteva portarla facilmente alla follia e sentiva di nuovo la natura del proprio potere fare leva sul suo odio, sulla sua rabbia e tentavano di corromperla.
    Uno sbaglio? fece con la voce sibilante di rabbia, poi però Rachel sembrò mettere a tacere con la forza i suoi sentimenti, i suoi impulsi domandoli a forza anche se il suo corpo continuava a subire le emozioni che la stavano scombussolando.
    Continua pure a considerarmi tale, pensa pure che sono un imprevisto. Non farai altro che confermare ciò che neghi. gli disse per poi tirare via la mano di Rex dal proprio collo, mettendoci anche molta forza. Non gli avrebbe permesso di metterle ancora le mani addosso. Infondo Rachel voleva che la sottovalutasse perché solo quando si perdeva il controllo di tutto si aveva la sensazione di essere incappato nel caos.
    Che vuoi fare Rex? Iniziare una battaglia proprio qui? Dove la squadra nera ti sarà addosso in un baleno? Dove il tuo amato fratellino potrebbe riconoscerti subito? gli chiese tornando seria iniziando a stringere con il serpente attorno al braccio per fargli capire che forse non gli conveniva rovinare tutto per orgoglio.
    Non ti stavo prendendo in giro sono disposta ad una tregua, ma ciò non significa che se proverai a fregarmi non ti toglierò di mezzo con tutte le mie forze. Una tregua è tale se è rispettata da entrambe le parti. affermò guardandolo dritto negli occhi. Allentò la presa dei serpenti, ritirando quello che lo minacciava alla gola, ma continuò a tirare via la mano che aveva sul collo.
    Toglimi le mani di dosso! scandì per bene ogni parola, facendogli capire che non le piaceva essere toccata da lui, e che non nutriva alcun rispetto verso la sua figura. Nobile o meno, erede al trono o meno al momento era solo un lurido uomo che la stava toccando senza il suo permesso.
     
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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Il professore sembrava apprezzare quel suo modo di fare prepotente, quasi invadente, di solito trovava resistenza quando agiva in quel modo, anche sfruttando tutta la sua seduzione, invece Thresh ne sembrava del tutto immune, anzi era più che lieto di lasciarsi coinvolgere in quel modo, come se lasciarsi ungere non fosse per lui una vergogna o un problema, ma una scelta. Essere alleati di un tipo del genere non era per niente facile, ma sentire i suoi mascolini istinti era per Vlad non solo una risposta positiva, ma anche uno stimolo invitante, ben consapevole che il professore conoscesse molti modi per usare le sue doti… si domandava però, come avrebbe potuto fare di più in una stanza piena di gente, gente importante e che non poteva essere ignorata. La risposta l’avrebbe trovata continuando a stuzzicarlo, sfregandosi col bacino contro la sua erezione, tenendo lo sguardo fisso su di lui, tenendo il ritmo di quella perversa danza senza distogliere mai lo sguardo, né nascondere la sua sorpresa.
    Modesto anche nell’esperienza, professore? Non sono ingenua, riesco a leggere tra le righe… vuoi forse farmi capire che conosci il potere di Caius?
    La nota dispregiativa in quelle parole non era affatto celata, se erano alleati e lui conosceva una simile informazione, perché non l’aveva rivelata? Vlad voleva farlo saltare subito sulla difensiva, così da spillargli quante più informazioni possibili. In realtà non temeva che il professore potesse fare doppiogioco, o più semplicemente tirarsi indietro. Chissà qual era la verità? Stava davvero cercando di rendere le cose più difficili solo per divertimento, oppure celava una risposta tanto definitiva da scoraggiare anche il più impavido dei cospiratori? Vladimir non era così stupida da pensare di poter uccidere qualsiasi forma di vita nell’universo, non senza la dovuta preparazione, ed era impossibile immaginare che tale preparazione fosse da poco nel caso di un pezzo grosso come l’imperatore della superpotenza numero uno al mondo. Forse, piuttosto, era una questione di tempismo? Così come la sua curiosità cresceva, allo stesso tempo cresceva anche la sua eccitazione, così che mentre il professore la teneva in sospeso, lei si sfregava sempre più energicamente su di lui, stuzzicandolo ed invitandolo ad andare avanti, in tutte e due le direzioni.
    Oppure vuoi tenerlo nascosto in una spirale di enigmi come piace a te? Non sempre una donna ama aspettare, professore… dovresti saperlo…
     
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