Risvegliarsi

x i cavalieri dell'apocalisse

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    Girarci troppo attorno non aveva senso ormai, se Krolia voleva evitare una reazione fin troppo esagerata da Evan non doveva nascondergli nulla: quello era il momento perfetto per parlarne. Da quel poco raccontato dall'amica questa Veronica non sembrava poi così male, aveva mandato lei a svegliarlo quindi sapeva rispettare le questioni che riguardavano solamente loro, questo mise una piccolissima radice di accettazione nel cuore del cavaliere, che iniziò a formare un'idea tutta sua di papessa in mente. Alta e maestosa con aria più da angelo che da umano, insomma tutto ciò che un santo avrebbe dovuto rappresentare, però da quanto potuto constatare da Krolia la nuova papessa era... incredibilmente adorabile e fanciullesca. Inoltre le novità e i problemi non erano ancora stati raccontati tutti, il volto di Evan che un attimo prima si era ammorbidito con la genuinità e il rossore dell'amica si sarebbe incupito a breve con la notizia che essa stava per dargli.
    Non dovrà aspettare molto, serve solamente un po' di tempo per svegliare Bowen e Abramo e assicurarci che stiano bene. Se hanno rivissuto per tutto il tempo il loro passato potrebbero essere spaventati o traumatizzati, non voglio che lo siano, non se lo meritano. Andremo tutti assieme a parlare con Veronica, discuteremo sul da farsi lì con lei, sempre se vorrà assumersi la responsabilità della cosa. Non sappiamo cosa sia successo nel frattempo dentro le mura del vaticano: se persino qui sono riusciti a uccidere Lucia non so dove potremmo essere al sicuro, ne di chi ci possiamo fidare.
    Mise molta enfasi sulla parola responsabilità, facendo intuire che per Veronica loro potrebbero essere solamente un peso e che avrebbe potuto semplicemente annullare il loro patto sbarazzandosene per i peccati passati. Un pensiero un po' da stronzo, probabilmente generato dal miscuglio di ricordi passati e presenti, ma che era pienamente giustificabile e per questo Evan sperava che almeno Krolia approvasse il suo atteggiamento molto sulla difensiva. Gli occhi di Evan, dopo aver messo in chiaro il suo pensiero, provarono a posarsi sull'uscio della porta come se volesse visitare le altre stanze anche solo con il pensiero. Fu interrotto dalla ragazza che si rannicchiò tra le proprie braccia in preda alla preoccupazione, come se avesse fatto uno sbaglio e temesse la sua reazione. Evan si irrigidì immediatamente, parlandole con il tono severo e secco di un padre.
    Sarà un pensiero che non ti abbandonerà mai, e onestamente spero che tu non provi nemmeno a dimenticare. Sei l'unica che ha un'ultimo ricordo di lei e per quanto terribile sia rimane un ricordo, custodiscilo gelosamente per te e per noi. La calma c'è solo nella disperazione e finché avremo anche solo un motivo per andare avanti nulla sarà perduto, quindi cogli ogni occasione che hai per dire ciò che pensi, se ciò può avvicinarci a scoprire chi ha ucciso Lucia.
    Krolia continuò, annunciandogli che lei sapeva chi aveva ucciso Lucia... Evan istintivamente poggiò le mani sopra le braccia di Krolia stringendogliele in modo che fosse costretta a guardarlo negli occhi e non potesse più scappare con lo sguardo, in quel momento non c'erano pieghe del lenzuolo che potessero distrarla. Sapere chi aveva ucciso Lucia aveva la priorità sopra ogni altra cosa, avrebbe messo in pericolo persino se stesso, e forse il vaticano stesso per riuscire a scoprirlo. Ma perché Krolia aveva così tanta paura di dirglielo? Il cavaliere non se lo spiegava, nemmeno potesse essere colpa sua visto che l'incantesimo aveva colpito anche lei, allora qual'era il dannato problema?
    L'uomo chinò il capo lasciando la presa sulla donna, poggiandosi indice e pollice della mano sinistra sulle palpebre per massaggiarsi gli occhi come in preda ad una terribile emicrania. Rimase alcuni secondi fermo così negando sottovoce e borbottando, senza avere alcuna reazione che potesse far intendere quale fosse il suo reale pensiero, poi però le sue labbra si schiusero mostrando i denti digrignati e la tensione che stava distendendo ogni angolo e ogni ruga del suo viso. Finalmente aveva capito perché Krolia sembrava così turbata nell'annunciare ciò che credeva di aver visto, ed effettivamente aveva ragione, poiché i nervi saldi di Evan vennero messi a dura prova fino a spezzarsi.
    E' stata Evelynn, altrimenti sarebbe rimasta qui e non sarebbe fuggita... Nessuno del vaticano ha mosso un dito pur sapendolo!? Oppure i loro "potentissimi" esorcisti non sono stati in grado nemmeno di rintracciarla? Era una nostra sorella, era una tua cara amica, stava con noi perché aveva giurato di farlo, stava con noi perché eravamo una squadra, AVEVA GIURATO DI PROTEGGERE LUCIA!
    Pochi attimi ci furono per Krolia di vedere gli occhi di Evan, ma in quel breve frangente avrebbe potuto percepire tutte le sensazioni che lo avevano avvolto. Krolia si sentiva vulnerabile, colma di tristezza, Evan invece si sentiva tradito due volte. Nei suoi occhi c'era lo sguardo di chi racchiudeva l'odio di tutto il mondo. Con un vigore generato da quella scarica d'emozioni si girò verso la sua sinistra, sferrando un pugno alla macchina che misurava i parametri vitali sfondandone lo schermo con la mano. Si lasciò andare ad un lungo e profondissimo respiro, fuoriuscendo la mano ustionata per l'elettricità e tagliata dalle innumerevoli schegge vetrose. La portò sopra la sua coscia macchiando il lenzuolo come se nulla fosse, era arrabbiato, ma si sentiva tremendamente in colpa per quella reazione.
    Non escluderò la possibilità che sia stata soggiogata da qualcuno o qualcosa che l'abbia costretta ad agire così, ma finché non lo scopriremo ci toccherà considerarla colpevole di alto tradimento, verso di noi e il vaticano. Ancora non ho parlato con Veronica ma ti consiglio fin da subito di vedere Evelynn come un nemico, la Papessa potrà impormi la sua scelta quando lo riterrà necessario, ma prima di tutto rimanete la mia squadra e se i miei ordini possono tenervi lontano dal pericolo... allora li seguirete. Adesso puoi gentilmente fasciarmi la mano? Vorrei evitare di sporcare tutto. Esclamò infine alzando la mano, aveva un leggero sorriso sul volto come se nulla di male fosse successo, la realtà era che dentro si sentiva terribilmente mortificato.
     
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    Evan cercò di rassicurarla di consolarla dicendole che infondo l'ultimo ricordo di Lucia ce l'aveva solo lei, in realtà Krolia avrebbe volentieri evitato di averne uno così terribile su di lei. Avrebbe preferito che l'ultimo ricordo di quella donna fosse il suo sorriso caritatevole nei suoi confronti. Non disse nulla, ma ripensò di nuovo a quel corpo martoriato, al sangue e agli occhi privi di vita di Lucia. Non poteva dimenticare, non avrebbe mai potuto dimenticarlo, era come se ogni volta che chiudesse gli occhi l'immagine si facesse nitida davanti ai suoi occhi. Non era solo l'ultimo ricordo di lei, ma era l'ultima cosa che aveva visto prima di finire in coma. Le mani di Evan riuscirono a ditoglierla da quelle immagini poiché si strinsero attorno alle sue braccia con forza. Krolia sollevò lo sguardo sull'uomo fra il sorpreso e l'intimorito, quasi come se si aspettasse una paternale, invece vide in lui il bisogno di sapere che aveva, la rabbia che gli infiammava gli occhi in attesa di scoprire chi fosse il nemico. Dopo averlo confessato, dopo averlo annunciato Evan sembrò spegnersi per un momento, immergendosi nei suoi pensieri. Krolia poteva immaginare che probabilmente stava faticando a crederci, perché dopotutto anche lui aveva conosciuto Evelynn e non c'era mai stato niente che avrebbe potuto far pensare che fosse una donna malvagia. Poi le sue parole furono pesanti come l'epigrafe di una lapide: era stata lei ecco perché era fuggita, altrimenti avrebbe lottato per dimostrare la sua innocenza. Krolia sapeva che aveva ragione, eppure non voleva accettare una cosa del genere. Avevano combattuto assieme, avevano dormito assieme, erano stati fianco fianco, le aveva affidato la sua vita in battaglia e lei si era affidata a loro. Allora perché? Non sembrava avere alcun senso. Non ebbe il tempo di poter dire qualcosa perché Evan si lasciò andare ad un impeto di rabbia, chiedendosi perché mai non fossero riusciti a fermarla, perché mai avesse fatto una cosa del genere dopo che assieme a loro aveva giurato di proteggere la papessa. Lo vide voltarsi e non riuscì a fare niente per impedirgli di dare un pugno contro lo schermo di uno dei macchinari rompendolo e ferendosi le nocche contro le schegge di vetro. Krolia si irriggidì sulla sedia fissando il pugno di Evan che usciva pieno di sangue dallo schermo, poi abbassò lo sguardo triste e mortificata.
    Lo so, ecco perché dobbiamo scoprire cosa sia successo. affermò per poi alzarsi dalla sedia ancora prima che Evan le chiedesse gentilmente di fasciarli la mano. Cercò delle bende e del disinfettante trovando tutto quando in un piccolo armadietto a muro. Tornò da Evano iniziando a ripulirlo dalle schegge di vetro per poi disinfettarlo con tocchi gentili e delicati.
    Evan... sollevò lo sguardo deciso verso gli occhi dell'uomo. Era pronta a tutto, si vedeva che era decisa ad andare infondo a quella storia, ma c'era qualcos'altro che le infiammava negli occhi.
    ... promettimi che non la ucciderai. Che la riporteremo viva al Vaticano e che impedirai anche agli altri di assassinarla. Dobbiamo scoprire la verità prima di tutto, non possiamo permetterci di farci prendere dai nostri sentimenti personali. fece parlando molto seriamente, stringendogli con una mano il polso.
    Promettimelo. chiese di nuovo, lasciando intendere benissimo che non avrebbe accettato un no come risposta.
     
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    Rimase silenzioso mentre la donna gli fasciava la mano, ammirando il polso fermo e esperto che estraeva le schegge, aveva perso il conto di quante volte era già successo, eppure non sembrava abituarcisi mai. Il colorito violaceo del corpo di Krolia contrastava perfettamente quello pallido dell'uomo, facendogli balzare alla mente rapidi ricordi. Erano accadute parecchie cose per finire in quelle condizioni: Bowen bimbo e mezzo demone, Krolia blu, e Abramo beh... era semplicemente Abramo, l'unico che fosse entrato autonomamente nei Cavalieri senza passare prima da Evan, eppure dopo tutte queste cose erano riusciti a rimanere saldi come una roccia. Ma la cosa che sorprese maggiormente l'uomo non furono i nervi saldi mostrati da Krolia quella mattina per sopportare la notizia della morte di Lucia (come invece non era riuscito Evan), ma l'emozione che l'aveva spinta a dire quelle cose a difesa dell'amica. Una volta finita la fasciatura il cavaliere mosse un po' le dita soddisfatto per il lavoro, riprendendo immediatamente l'attenzione su Krolia non appena lei pronunciò il suo nome.
    Ti ringrazio, scusami davvero per prima ma mi sono lasciato prendere dalla rabbia. Anche se vedessi con i miei occhi ciò che hai visto tu, farei comunque fatica a crederci. Tutt'ora non sono sicuro se la mia rabbia sia giustificata o è semplicemente la frustrazione per non aver potuto fare nulla.
    Esclamò per poi deglutire pesantemente ritoccando la questione: sarebbe stato l'argomento centrale per i giorni avvenire eppure non voleva farci troppo l'abitudine. Krolia però sembrava avere un'altra cosa da dire, molto più importante e diretta, che avrebbe colpito Evan sia per la donna che aveva davanti sia per quella che voleva difendere. "Promettimi che non la ucciderai", una frase che lo spiazzò togliendogli il respiro e e che fece comparire sulla pelle della fronte, alcune gocce di sudore gelide. Non era paura, e nemmeno rabbia, era sorpresa e... meraviglia forse? Il fuoco che animava gli occhi di Krolia incendiò pure quelli del cavaliere, facendo entrare dentro di se il reale pensiero della donna, lei non avrebbe ucciso Evelynn, non provava odio, non l'avrebbe nemmeno combattuta se ne avesse avuta l'opportunità. Sapeva bene però che Evan non adorava adottare mezze misure con chi se lo meritava, ma dopo questa richiesta... anche il peggiore dei demoni avrebbe avuto una crisi di coscienza.
    Io... non so se ne avremo la possibilità, questo lo capisci vero? Non sappiamo ne di cosa è capace Evelynn ne di chi la stia controllando, sempre se lo sia. Ci sono troppi rischi in campo per te, per noi e persino per la nuova Papessa. Cosa succederebbe se riuscisse nuovamente ad infiltrarsi qua e attaccasse ancora? Avrebbe l'occasione di farci fuori uno ad uno. Potrebbe anche essere diventata più forte di quanto ricordiamo, più forte di tutti noi messi assieme. Inoltre la scelta non spetta solamente a noi, dopotutto noi siamo un affare del vaticano, il nostro volere dipende da loro e dal giudizio della papessa...
    Evan mise un po' di tensione verso la fine del suo discorso... per poi riprendere a parlare come se gli si fosse sciolto un nodo in gola, anzi, sembrava un padre che dopo un'improbabile richiesta di una figlia le dava comunque il permesso di fare ciò che desiderava.
    ... d'altro canto però, siamo l'arma segreta del vaticano. Guerrieri invincibili, con il nostro volere e la nostra forza abbiamo la capacità di richiamare l'Apocalisse ovunque si trovi il male, abbattendoci su di esso come il castigo divino che siamo diventati... Dannazione, che io sia maledetto se non riesco a far cambiare idea a qualche vecchio dei piani alti! Abramo e Bowen saranno un po' ostici da piegare visto il loro carattere giovane, ma sono sempre stato il loro esempio e seguiranno quasi certamente la mia scelta. Però avremo bisogno di diventare più forti se vuoi prendere Evelynn viva, sempre se sarà possibile.
    Evan iniziò a scuotere il capo su e giù portando le braccia conserte al petto. Per un attimo abbandonò il ruolo di leader inflessibile, assumendosi il rischio di possibili punizioni e ripercussioni per quella scelta presa lì su due piedi, che porca miseria non era nemmeno stata approvata dalla Papessa! Ma sapeva che almeno così avrebbe fatto stare bene Krolia e una volta difronte ad Evelyn, sarebbe stato il destino a decidere quale strada intraprendere, se punizione o perdono.
    Ti prometto che faremo tutto ciò che è in nostro potere per prendere Evelynn senza ferirla più del necessario, avrai la tua occasione di parlarle. Te lo prometto.
    Esclamò quasi con un sospiro, aspettandosi ogni possibile reazione da parte di Krolia.
     
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    Krolia fece un leggero segno con la testa di lasciar perdere ad Evan quando si scusò per la sua sfuriata, gli sorrise amaramente per fargli capire che in realtà capiva perfettamente i suoi sentimenti e che lo trovò più che naturale che avesse sfuriato in quel modo. Se al suo risveglio non fosse stata già nel panico probabilmente anche lei avrebbe sfuriato allo stesso modo quando Veronica le aveva confermato la notizia di quel ricordo orribile. Quel momento per fortuna era passato. Evan sembrò molto sorpreso quando Krolia fece la sua richiesta, riuscì a notare la sua espressione tesa ed iniziò a intuire che non se la sentiva di dirle di sì, difatti iniziò a farle presente che magari non sarebbe nemmeno dipeso da loro quale sarebbe stato il destino di Evelynn, ma Krolia non volle desistere continuò a fissare Evan dritto negli occhi dapprima seria, sembrava quasi in procinto di volerlo rimproverare e per un attimo il pensiero le passò per la mente ma si rese conto subito che farlo avrebbe ottenuto l'effetto inverso, quindi lo sguardo cambiò e divenne supplicante. Sembrava riuscisse a parlare da solo, sembrava gli stesse dicendo che solo lui poteva realmente dare un peso a ciò che aveva chiesto, che aveva bisogno di lui e del suo consenso. Probabilmente nemmeno da bambina era mai riuscita a fare uno sguardo come quello che stava rivolgendo ad Evan, non serviva nemmeno parlare per sentire il "ti prego" che brillava nei suoi occhi. Evan sembrava deciso a rifiutare ciò che aveva chiesto, anzi sembrava quasi intenzionato a farle cambiare idea, poi però il tono della sua voce cambiò e Krolia si fece più attenta, mentre lui sembrò accettare e capire. Lo sguardo che mostrava la supplica cambiò di nuovo riempendosi di gratitudine, mentre un sorriso dolce le apparve sul volto. Sapeva che avrebbe potuto contare su di lui, sapeva che insieme potevano farcela. Si sentì così sollevata, così felice ed ancora scossa dalle numerose emozioni che stava provando agì di istinto.
    Grazie! disse con la voce aspirata mentre tutto il suo corpo si fiondò contro quello di Evan per abbracciarlo, proprio come farebbe una bambina con suo padre da cui aveva ottenuto il permesso tanto desiderato. Lo strinse forte poggiando una guancia contro la spalla dell'uomo mentre le mani si stringevano sulla schiena, ed il petto di Krolia si schiacciava contro quello dell'uomo. Lo aveva fatto in modo totalmente naturale, voleva ringraziarlo e quello era l'unico modo più immediato che conoscesse. Quando si rese conto che aveva superato certi limiti si ritirò senza fretta con lo sguardo basso ed un poco imbarazzato. Di solito non era lei quella che si lasciava andare a gesti così spontanei.
    Scusami... fece spostandosi una ciocca di capelli dal viso per portarlo dietro l'orecchio.
    Grazie Evan, per me è importante, devo scoprire se Evelynn sia sempre stata una bugiarda o se le sia successo qualcosa che l'ha cambiata. Non avrei pace se non lo scoprissi. gli disse per poi alzarsi dalla sedia lentamente.
    Come ti senti? Vorrei andare a svegliare anche Bowen e Abramo, vieni con me?
     
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    La gratitudine dell'amica non aveva prezzo, il viso di Krolia si illuminò come quella di una bambina contenta, per poi fiondarsi di colpo sul cavaliere per un abbraccio di ringraziamento. Evan però si sorprese, una reazione così esagerata era troppo anche per lei, al punto che non trovò come comportarsi. Avere una piccola promessa da mantenere non è considerabile un peso certe volte, e quella testa calda di Evan faceva bene a distrarsi dandosi qualche punto fisso da seguire, ma ci sono distrazioni... e distrazioni. Essendo seduto e col busto ruotato verso destra si trovava in una posizione leggermente più alta rispetto a quella di Krolia, ma non troppo da rendere difficile l'abbraccio, la vera difficoltà fu riuscire a concentrarsi per non fare figuracce di alcun tipo che avrebbero fatto finire la situazione in qualcosa di terribilmente imbarazzante.
    Non c'è bisogno di ring...
    L'entusiasmo della donna era talmente tanto che spezzò la frase dell'uomo appena poggiò il viso contro una delle sue spalle. Evan d'istinto allargò le braccia quanto più poteva per riuscire a stringere a se la donna, e finì per richiuderle lentamente e a brevi tratti, come se si fosse arrugginito di colpo. Dopotutto erano le cose più semplici che stupivano di più, e Evan sembrò ricordarsi solamente in quel momento che prima di essere un'amica, una compagna e un'abilissima guerriera, Krolia rimaneva prima di tutto una donna, e che donna! Istintivamente chiuse le braccia intorno al lei per farla sentire più vicina premendola contro il suo petto, muovendo la mano destra delicatamente su e giù accarezzandole con affetto la schiena. Il particolare del vestiario sembrò essere trascurato da entrambi, e trovandosi dalla parte "svantaggiata" toccò ad Evan percepire per prima il problema. Quei "vestitini" medici che indossavano oltre ad essere di una stoffa incredibilmente leggera, e quindi con poca distanza tra il dentro e il fuori, erano persino scoperti dietro, e quando Evan riuscì a sentire la pelle di Krolia contro le dita... la situazione si complicò non poco.
    Possono passare gli anni, ma rimani splendida come quando ti ho incontrata, forse anche di più...
    Quello che voleva essere un tenero complimento sussurrato il più piano possibile risuonò invece come la più intensa delle avance, questo perché Evan preso dalla situazione non aveva calcolato bene la distanza dell'avere l'orecchio di Krolia ad appena una manciata di centimetri dalla bocca. Si guardò attorno un po' imbarazzato, e per tagliare l'abbraccio aspettandosi che la donna facesse lo stesso si irrigidì con la schiena come per avere l'intenzione di muoversi, ma ciò permise al petto di Evan di schiacciarsi maggiormente contro quello della donna. Caldo, soffice, terribilmente invitante... assurdo come in certe situazioni controllare un demone sanguinario fosse molto più facile di controllare i propri istinti, in quanto l'unico pensiero del cavaliere in quel momento fu completamente rivolto al suo seno. Non c'era imbarazzo nel farsi vedere attratto dal corpo di una donna, quello non era un problema per Evan, ma piuttosto dalla situazione che si sarebbe andata a creare. Già riusciva a sentire le voci che avrebbero messo in imbarazzo Krolia, erano quei due piccoletti di Bowen e Abramo: "Evan, sei felice di vederci o hai Aatrox nei pantaloni?". Simpatico sì, adeguato alla situazione non proprio. Accorgendosene pure lei si staccò subito, ritornando al suo posto un pochino imbarazzata. Evan non riuscì a trattenersi dal sorridere sotto i baffi, dopo tutti questi anni c'era ancora imbarazzo tra loro, che carini.
    Avremo tutto il tempo per cercare Evelynn, adesso dobbiamo solamente preoccuparci di tornare in forze. Ricordati che lei non è l'unico nemico che abbiamo, quindi dopo vi porto a fare colazione.
    Evan si scoprì al volo dal lenzuolo girandosi e sporgendo le gambe dal letto. Si stiracchiò un po' alzando le braccia, producendo il classico scricchiolio di ossa, poi scese di colpo poggiandosi finalmente sul pavimento. Sentendo il gelo del pavimento si rese conto di non avere nessuno dei suoi comfort, ne anelli, ne vestiti, nemmeno le pantofole, e guardare tutto poggiato su una sedia gli fece dolere un po' il cuore. Preferì fare un cenno con la testa a Krolia indicandole la porta, era tempo di andare a svegliare i ragazzi, poi si avviò verso l'uscita.
    Mi sono ripreso abbastanza da poter camminare. Ti seguo, se sai dove sono le loro stanze.
     
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    Le era venuto spontaneo abbracciarlo perché aveva creduto che non avesse acconsentito alla sua richiesta, anzi era convinta che avrebbe cercato di dissuaderla e magari se vedeva di non riuscirci, aveva quasi dato per scontato che le avesse ordinato di fare qualcosa che non voleva. Invece era stato comprensivo e ciò aveva scaldato il cuore di Krolia che dopo tutto quei orribili ricordi aveva sentito il bisogno di sentire qualcuno vicino. Qualcuno che riuscisse a comprendere i suoi sentimenti. Di fatti non si era ritirata subito nemmeno quando Evan ricambiò l'abbraccio sentendo le sue grandi mani contro di lei, ed il suo corpo saldo e forte nonostante i numerosi anni passati in coma. I suoi compagni dopotutto erano gli unici che riuscissero a toccarla senza farla chiudere come un riccio. Dopo le sue orribili esperienze da bambina Krolia aveva enormi difficoltà con il contatto fisico, sopratutto con gli uomini, ma con i suoi compagni aveva sviluppato una fiducia profonda per cui non si sentiva a disagio quando la toccavano. Quindi rimase qualche altro momento prima di sentire la voce profonda di Evan che le disse che era splendida. A quelle parole arrossì vistosamente, ma fortunatamente aveva il viso poggiato contro la sua spalla quindi si sentì rincuorata del fatto che lui non poteva accorgersene. Si irriggidì un pochino perché non aveva la più pallida idea di cosa rispondergli, avrebbe dovuto ringraziarlo, avrebbe dovuto magari rispondergli scherzosamente ma si sentiva così in imbarazzo che aveva il terrore che aprire la bocca l'avrebbe fatta balbettare come una scolaretta davanti al suo divo. Ecco perché poco dopo si ritirò dall'abbraccio scusandosi, quasi come se avesse fatto qualcosa che non doveva. Difatti non riuscì a sollevare lo sguardo verso di lui, e sperava vivamente che i suoi capelli nascondessero il rossore sul suo volto. Fortunatamente Evan era decisamente più abituato di lei in situazioni così "intime" e prese subito le redini della situazione facendole presente che dovevano rimettersi in forze e darsi da fare. Krolia si sentì sollevata per il cambio di discorso, non avrebbe sopportato altre avance da parte di Evan, sarbbe morta dalla vergogna ne era sicura. Buffo che la agitasse di più pensare a certe cose che impugnare le armi e combattere. Quel cambio di argomento le sembrò quasi una ancora di salvezza perché si ci aggrappò alzandosi in piedi dritta e rigida, unendo le caviglie come se stesse per fare il saluto del soldato.
    Sì hai ragione in effetti sento un certo appetito. disse un pizzico tesa prima di vedere Evan alzarsi in piedi. Vide le natiche dell'uomo esposte dalla stoffa di quella sorta di camice medico, due chiappe bianchissime e pallide con sopra i segni rosati delle pieghe del lenzuolo e sebbene a primo impatto le venne da sorridere per quella buffa immagine, realizzò solo in quel momento che anche lei stava indossando il medesimo abbigliamento. Preoccupata andò subito a tastare dietro di lei per controllare e quando toccò la pelle delle sue natiche divenne paonazza per l'imbarazzo. Trasalì quando Evan le chiese di farle strada, come se fosse stata colta con le mani nel sacco che stava derubando. Doveva fargli strada? Ma se andava avanti lei lui avrebbe visto le sue natiche nude. Cercò di stringere con le mani la stoffa il più possibile, fortuna che era di costituzione magra ma si sarebbe intravisto comunque qualcosina.
    Sì, andiamo è qui nella stanza accanto, quella subito dopo a sinistra. gli disse incamminandosi verso l'uscita ma rivolgendo sempre la parte frontale verso Evan, o al massimo di fianco, risultando piuttosto strana visto che camminava all'indietro o lateralmente, non tanto il modo di camminare ma la sua faccia seria e tesa la rendeva estremamente buffa. Fortuna che non dovettero fare molta strada e arrivarono davanti alla porta dove riposava Bowen. Krolia bussò alla porta, pensando che magari come Evan era già sveglio ma in ogni caso avrebbe fatto cenno ad Evan di entrare anche se non avessero ricevuto risposta.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Quanti segreti, rimorsi, paure e dolori può raccogliere un uomo in trent'anni? Quanti volti di persone tradite, giudicate, odiate può credere di aver dimenticato e che pure, però, continuano a scorrere nel fiume carsico della memoria, ben lontani dalla sua consapevolezza, almeno finché non il fiume non si fa troppo gonfio e non investe tutto con la sua furia? Troppi, era questa la risposta che balbettava, di tanto in tanto, la mente stremata del cavaliere, sentendo tutto il peso di quella vita che non riconosceva più come sua e che, anzi, gli pesava come un'armatura troppo grande per lui. Ad occhi sgranati, puntati verso il soffitto di quella stanza grigia, osservava l'avvicendarsi e l'accavallarsi delle più disparate vicende della sua vita senza soluzione di continuità, senza un ordine o un senso: il volto di sua madre, i primi, dolci ricordi infantili subito si trasfiguravano nella furia brutale di un duello e poi in una delle ultime, liete serate passate in compagnia con i suoi compagni prima che tutto venisse affogato dal sangue dei moribondi, l'udito squarciato dalle urla di un nemico sconfitto a cui bisognava dare il colpo di grazia. Gli si dava il tempo di vedere il volto esangue, i lineamenti contratti dal dolore, dal terrore, gli occhi sgranati e stupiti come quelli di un bambino, prima di passare di nuovo ad altro e mentre le immagini di un ricordo più o meno antico gli vorticavano ancora davanti gli occhi, ecco che nelle sue orecchie risuonavano le parole, le frasi, i suoni di un altro, in un folle valzer, in una danza che lo stremava e lo gettava a volte in un terrore violento, a volte in uno sgomento distaccato, freddo, come se stesse osservando la vita di qualcun altro.
    Talvolta la grigia, squallida realtà di tutti i giorni si faceva più vivida e riusciva a emergere per qualche minuto od ora dal mare confuso dei ricordi, lasciandolo a fissare perplesso, quasi vacuo gli infermieri che si avvicendavano per lavarlo, nutrirlo, controllarlo mentre il tempo veniva scandito dal monotono rumore dei macchinari che monitoravano le sue condizioni, privo di volti cari da guardare, gettato in una stanza di ospedale senza neppure sapere perché. Spesso confondeva la realtà con i ricordi e con le allucinazioni provocate dalla sua mente instabile, così gli infermieri prendevano le sembianze di vecchi nemici o di conoscenti, così la stanza si riempiva di una folla cangiante, facendosi teatro di un viavai incessante, di un avvicendarsi di uomini e donne ognuno latore di un ricordo, di una sensazione, di un'emozione che, di colpo, fiorivano in lui tutte in una volta, trafiggendolo con un'intensità, una violenza che lo costringeva a urlare mentre inarcava il corpo minuto e irrigidiva i muscoli, sopraffatto da quella marea che contemporaneamente si abbatteva su di lui ed erompeva da lui, lasciandolo stremato, spesso a trovare ristoro in un sonno oscuro e vischioso, in cui si impantanava senza alcun desiderio di tirarsene fuori, perché gli donava un po' di quell'inconsapevolezza che tanto agognava.
    Ultimamente, però, aveva iniziato a notare e a sentire un certo cambiamento nella sua poco invidiabile condizione: i ricordi si erano fatti meno caotici e, talvolta, poteva osservare ampie parti della sua vita procedere in maniera cronologica e non sconnessa, violenta, come prima; vi era anche un altro indizio che gli aveva suggerito che un cambiamento si avvicinava: aveva iniziato a vedere sempre più spesso Lucia I che lo guardava e gli sorrideva dolcemente com'era solita fare con lui, con tutti. Non sapeva dire se fosse un ricordo specifico o la somma, l'unione di tutti i ricordi che aveva di lei, sapeva soltanto che osservare il suo volto gentile, il suo sguardo puro e luminoso, lo faceva stare bene e gli ricordava perché l'avesse seguita nella sua pazza, nobile impresa di rendere il mondo un posto migliore, perché avesse giurato insieme ai suoi compagni di proteggerla. Tuttavia, quando questo questo ricordo o visione perdeva di realtà e stava per venire meno, sentiva un brivido freddo corrergli lungo la schiena e la paura colargli sul cuore, mentre il volto della papessa si faceva appena più triste, finché non sembrava accomiatarsi da lui. Tale visione, quel giorno, si era riprodotta più volte ed era stanco, affranto e spaventato quando... percepì un lieve battito vicino a lui: non il bussare di Krolia alla porta bensì proprio il battito del suo cuore, un suono caldo, morbido che gli infuse una piacevole sensazione di calma, di dolcezza. I loro corpi erano legati in maniera indissolubile, in un mondo che trascendeva la mera materia o al pura magia, al punto che adesso poteva sentirla vicina a sé anche se ancora non era al suo fianco.
    K-krolia... Krolia! - esclamò irrigidendosi nel letto, mentre corrugava le sopracciglia ancora con gli occhi chiusi, ancora in preda alle sue allucinazioni, ai suoi ricordi, ai suoi fantasmi. Come lo avrebbe sottratto a essi la sua amata compagna?
     
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    Dal momento in cui Evan mise piede per terra Krolia iniziò a sprofondare in un piccolo tormento tutto suo. Lo stiracchiarsi dell'uomo fece svolazzare un po' il camice a destra e sinistra permettendo ad una leggera brezza di passarci attraverso, ricordandogli immediatamente di essere completamente nudo al di sotto di esso. Girò la testa dandosi una rapida occhiata alla schiena e poté vedere bene la stoffa che si apriva partendo dal suo fondo schiena. Non era raro che stesse nudo quindi l'imbarazzo lo colpì poco, se non per niente, però la povera Krolia poteva avere tutt'altra opinione, cercò quindi di comportarsi con classica normalità. Finito di constatare di essere effettivamente nudo rigirò il capo battendo le mani emettendo un piccolo schiocco, iniziando poi a strusciarsele mostrando la gioiosa impazienza di vedere gli altri suoi compagni.
    Su Krolia! Andiamo oppure...?
    La fissò con espressione sorpresa quando vide il volto di Krolia completamente rosso e terribilmente tesa: Evan iniziò a chiedersi nella sua mente se era bastato davvero così poco per imbarazzarla, dopotutto non la ricordava mica una ragazzina di 15 anni. Il cavaliere poteva millantarsi di avere chissà quale saggezza strepitosa, ma quando si possiedono capacità emotive di un albero difficilmente riesci a migliorare certe situazioni. Evan alzò un sopracciglio inclinando un po' il capo per osservarla meglio.
    Hai un calo di pressione? Vuoi che ti porto io in braccio? Sono pochi passi dopotutto.
    Si offri volentieri di portarla in braccio, ma la cosa non fece nient'altro che peggiorare il rossore nel viso di Krolia che provò a guidare Evan per quei pochi metri fuori dalla stanza di Bowen. L'uomo rimase rigido e la seguì senza dire nulla ma si poteva benissimo notare il sospetto nei suoi occhi, occhi che la squadravano ripetutamente aspettandosi chissà cosa, quando in realtà la risposta era piuttosto semplice... e violacea. Si grattò un po' il mento cercando di non farci caso, la ragazza si muoveva a fatica in quei strani movimenti impacciati, perché diavolo stava facendo così? Sembrava letteralmente un gambero, e l'immagine di un gambero viola con la faccia di Krolia era qualcosa di buffo e terrificante allo stesso tempo, fatto sta che arrivarono davanti alla stanza di Bowen. Allungò la mano verso la maniglia poggiandoci a malapena due dita sopra, prontissimo ad aprirla e vedere come stava il ragazzo, ma appena sentì la piccola voce di Bowen aldilà della porta si accorse della sua scortesia. Il ragazzo stava chiaramente chiamando lei, loro erano legati da un legame di sangue e questo legame poteva avvicinarli come fargli condividere le stesse sensazioni e emozioni. Era un piccolo filo rosso del destino tutto loro. Con gentilezza Evan si allontanò dalla porta indicandola con la mano, sorridendo dolcemente a Krolia.
    Il ragazzo ti sta chiamando Krolia, è meglio se entri prima tu.
    Si avvicinò di soppiatto con il volto all'orecchio di Krolia per sussurrale una frase prima che entrasse, una frase che era un po' una piccola presa in giro e una punizione per la sua timidezza. Se Krolia avesse avuto il potere di leggere il pensiero di Evan lo avrebbe sicuramente sentito sghignazzare, purtroppo però le avrebbe fatto intuire pure che una rapida occhiatina alle sue forme glie le aveva data volentieri non appena lei si era distratta un attimo per aprire la porta.
    E se volevi coprirti un po' di più bastava dirlo, ti avrei dato volentieri la mia giacca.
    Ora però rimaneva solamente una cosa a cui pensare: occuparsi del caro Bowen.
     
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    Krolia cercò in tutti i modi di sembrare naturale, e ignorò anche i tentativi di Evan di provocarla ancora, rifiutando gentilmente la sua offerta di portarla in braccio, dicendogli che stava benissimo. Non voleva che capisse ciò che la stava imbarazzando, anche perché cedere alle sue provocazioni avrebbe fatto ammettere a Krolia che aveva un problemino di coperture e lei non voleva che lui se ne accorgesse. Difatti inizialmente sembrava perplesso e la guardava stranito quando gli camminava di fianco o all'indietro, ma lei continuava a sorridergli, anche un poco forzata per far sembrare che fosse tutto normale, sperando che magari potesse pensare che era felice di aver ritrovato i suoi compagni, come una scolaretta che quindi adesso camminava in quel modo strano. Arrivati alla porta di Bowen si sentì la voce del ragazzo che invocava il nome di Krolia. La ragazza rimase un attimo ferma e imbambolata chiedendosi se per caso stesse vivendo come in un incubo ciò che era successo loro tempo fa quando aveva rischiato di lasciarci le penne in un combattimento. Esitò un momento, aspettando che Evan aprisse la porta ma si fece indietro invitando lei a precederlo dato che la stava chiamando. Krolia battè le palpebre più volte confusa, poi però annuì portando la mano sulla maniglia della porta, scordandosi per un attimo che andare avanti l'avrebbe esposta davanti agli occhi di Evan. Fortuna che fu lui a ricordarglielo, e di nuovo Krolia arrossì vistosamente voltandosi per fissare un punto vuoto sulla porta, sperando vivamente che Evan non vedesse il rossore e l'estremo imbarazzo nei suoi occhi, cosa che comunque sarebbe stata impossibile non notare, sopratutto quando si ci conosceva bene.
    Me ne sono accorta dopo del problema. confessò un poco agitata, mentre si portava le mani sulle natiche per coprirsi in qualche modo tirando la stoffa ed usando le mani.
    Oh accidenti! Beh tu non guardare, ci pensiamo dopo a renderci presentabili. fece un poco stizzita, ma non perché fosse arrabbiata con lui ma perché era davvero imbarazzata e tesa. Aprì la porta e si addentrò nella stanza coprendosi con le mani, ma quando vide Bowen sul letto con un espressione sofferente sembrò dimenticarsi di tutto perché si avvicinò a lui in ansia con passo veloce, lasciando quindi vedere le natiche violacee all'uomo che l'avrebbe seguita, anche se al momento lei poneva fiducia nel loro leader sapendo che non avrebbe fatto il maniaco. Povera ingenua fanciulla: non aveva idea che "l'occhiata" per gli uomini era impossibile da evitare. Krolia però in quel momento aveva altro a cui pensare, sentiva le paure di Bowen, il dolore che stringeva alla gola. Da quando avevano avuto quell'incidente Krolia riusciva a percepire i suoi stati d'animo come una specie di sesto senso, difficile da spiegare e che spesso diventava un problema. Cercò di non farsi influenzare da quelle sensazioni e si affrettò ad afferrare una mano del ragazzo stringendogliela in ansia.
    Bowen... sono qui. fece portando poi l'altra mano sulla fronte del ragazzo carezzandolo amorevolmente come se stesse carezzando un caro parente, come una sorta di nipote.
    Bowen... svegliati, è solo un incubo.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    L'aveva chiamata ma Krolia ancora non veniva, il suo nome gli riecheggiava nelle orecchie, gli occhi gli si riempivano dei ricordi che condivideva con lei ma del suo sorriso dolce, delle sue mani piccole e affusolate, non vi era alcuna traccia. Aveva bisogno di sentire il suo calore, il suo profumo, di stringerla e allontanarsi dagli sbagli del suo passato. Non furono che pochi secondi d'attesa, eppure li visse come se fossero stati millenni, prima che una presa morbida e calda gli stringesse la mano destra e una carezza gli alleggerisse la fronte: Krolia era lì e stavolta per davvero, lo seppe prima ancora che lei aprisse bocca perché glielo comunicò il suo sangue, già fattosi più caldo per la sua semplice vicinanza.
    Però, anche se sapeva che lei era lì, aspettò comunque ad aprire gli occhi poiché voleva sentire la sua voce e anche questo desiderio venne esaudito, poiché la giovane lo chiamò dolcemente e lui, finalmente aprì le palpebre e fisso i suoi occhi circondati da due iridi su quelli decisamente meno bizzarri della giovane, osservandola per qualche attimo tra lo stupito e l'estatico prima di far affiorare sulle labbra blu un lieve, dolce sorriso. Davvero in quel momento sarebbe potuto sembrare un giovinetto che, in preda a un incubo, era stato soccorso da una sorella maggiore particolarmente premurosa, al punto la sua espressione irraggiava soltanto una gioia piena e candida. Allungò la mano sinistra, un po' più piccola di quella della donna, a carezzarle i capelli dolcemente e un po' timorosa di vedersela svanire come fumo tra le dita, mentre inspirava con respiri profondi il profumo dolce della sua pelle. - Krolia... sei... - sussurrò e probabilmente la giovane avrebbe completato quella frase con un "sei davvero tu?", poiché questa sembrava essere la domanda che aleggiava nel suo sguardo brillante ma, chissà, forse temeva la sua risposta e non riusciva a chiederglielo. Si alzò un poco sulle spalle, avvicinando i loro volti come se, nella maggiore vicinanza, cercava il coraggio per completare la frase.
    Le sue labbra si schiusero appena mentre si avvicinavano a lei come se fossero in procinto di liberare ciò che avevano trattenuto... peccato che la mano che le carezzava i capelli divenne una presa decisa e le sue labbra non liberarono che un bel bacio, proprio sopra alle sue. Un bacio a stampo, certo, ma non fulmineo dato che si prese tutto il tempo per saggiare la morbidezza delle labbra della ragazza e permetterle di apprezzare la sua, assolutamente fantastica e inumana, dato che le sue labbra blu non erano soltanto morbidissime ma avevano anche una consistenza e una solidità pressoché uniche. Ovviamente tenne gli occhi ben aperti per gustarsi ogni reazione della giovane e quando giudicò che l'effetto sorpresa stava per finire, si staccò ridacchiando soddisfatto per poi subito schermirsi con le mani, preoccupato che potesse arrivare un indignato ceffone a "premiare" la sua recitazione da Oscar. - ...sei davvero un'imbranata, non sai che gli addormentati si svegliano così? Soprattutto quelli belli come il sottoscritto! - completò la frase ben lieto di aggravare ulteriormente la sua situazione, mentre si metteva seduto sul letto per rivolgere uno sguardo divertito e decisamente birbante sia a Krolia che, adesso si accorgeva della sua presenza, a Evan.
    Ah, ma guarda, c'è pure il nonnetto! Eh beh, certo, dopotutto gli ospedali sono l'habitat naturale di voi anziani, no? Ma tranquillo, non affrettarti a fare questi due metri, non vorrei ti rompessi anche l'altra anca! - questo fu il saluto che rivolse al suo maturo mentore, nonché la cosa più vicina a una figura paterna che abbia mai avuto, che si trovava ancora un po' distante dal suo letto: in realtà gli voleva un gran bene e lo ammirava molto ma era anche certo che a tutti servisse un "memento mori" (Meno che a lui, certo), inoltre era bene ricordargli che aveva i capelli bianchi o, di sicuro, avrebbe combinato qualche sciocchezza! Tipo piegare di scatto la schiena per allacciarsi una scarpa o mangiato una mela cruda, d'altronde si sa: gli anziani sono usi a simili pazzie.
    Ad ogni modo, la sua attenzione si spostò ben presto sulla grigia e squallida stanza dove si trovava, sui macchinari che monitoravano le sue funzioni vitali e sulla minimale "divisa" da ospedale che entrambi indossavano: com'erano finiti ricoverati? Perché non ricordava nulla, possibile che avesse dimenticato l'accaduto? - Certo che dovevano essere davvero in tanti se ci hanno mandati tutti e tre all'ospedale: voi ricordate niente? Io niente di niente... - chiese con un tono più serio, assottigliando lo sguardo nello sforzo di ricordare o, comunque, comprendere meglio quella situazione sebbene, quasi immediatamente, ritornò a sgranare quegli strani occhioni dorati e azzurri mentre un sorriso divertito gli disegnava sul volto: - Ma Abramo? Non ditemi che è in ospedale anche lui! Oppure se l'è fatta franca e ci sta per fare visita? Cazzo, spero che non sia da solo: lo sapete, non sa aprire le porte con scritto "spingere". - malgrado la battuta voleva bene ad Abramo e non aveva (troppe) riserve sulle sue capacità intellettive ma si sentiva allegro per essersi svegliato e star vedendo i suoi due amici, che frenare la lingua gli era impossibile. - E, a proposito di cose su cui mi piacerebbe spingere... ma Evelynn? Ho una gran voglia di salutarla e... abbracciarla, sì. - la piega famelica, più che beffarda, che prese il suo sorriso ben indicava che avrebbe avuto davvero una gran voglia di abbracciare Evelyn... e le sue tette, decisamente più prosperose di quelle della cara Krolia (Non che queste ultime gli andassero male, eh).
    Malgrado tutte queste prese in giro (E le iniziative poco ortodosse che avrebbe voluto intraprendere alla volta delle forme delle sue compagne), però, era davvero felice di rivederli e lo sguardo che rivolse a Krolia ed Evan, dietro l'abbondante dose di monelleria che vi riluceva, era felice e soprattutto desideroso di rivedere i due compagni rimanenti.
     
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    Come suggeritole Krolia fu la prima ad entrare in stanza, anzi entrare era un vero e proprio diminutivo, perché si precipitò letteralmente verso il letto del ragazzo avvicinandosi e poggiandogli amorevolmente una mano in fronte. Evan poté entrare lentamente subito dopo di lei socchiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle, non voleva che ci fosse nessuno a disturbarli e neppure che qualcuno potesse ascoltarli. Dentro la stanza si sarebbe trovato poco più indietro di Krolia e vantando di un'altezza maggiore rispetto a lei poté assistere alla scena senza sembrare troppo presente. Per un breve attimo quando Bowen riaprì gli occhi Evan sussultò su se stesso per la gioia rischiando di sbattere contro Krolia: quegli occhietti azzurri e quel sorriso che per tanti anni lo avevano infastidito adesso erano il sollievo più potente che ci fosse. Come se qualcosa di talmente semplice e piccolo potesse far sparire dalla mente il peggiore dei turbamenti, ma non era forse così? Sembrava che tutti si fossero dimenticati della tempesta di cattive notizie che si era abbattuta su di loro. Purtroppo Evan dovette immediatamente ricredersi su questo suo pensiero quando percepì la preoccupazione e l'affetto di Krolia. In quel momento il Cavaliere della Guerra non vide due suoi compagni di squadra che si riunivano dopo tanto tempo, ma la scena di una sorella preoccupata per il fratello minore, o di una madre che si ricongiunge al figlio adorato. Il loro legame era forte e non solo per il sangue, si volevano davvero bene e in un certo senso Evan si era domandato più volte se provava invidia verso di loro, ma la risposta non la sapeva nemmeno lui. Comunque, il ragazzo reagì immediatamente alla presenza della donna, mostrando la paura che lei potesse sfuggirgli dal palmo della mano nuovamente, avvicinandosi sempre di più, sempre di più con il suo piccolo volto e la sua manina per poi... baciarla. Se Bowen sperava di poter concentrarsi solamente su di lei si sbagliava di grosso: semplicemente spostando lo sguardo di qualche centimetro avrebbe visto due belle sopracciglia bianche aggrottatissime e gli occhi strabuzzati e infuocati del suo mentore.
    Cough, cough! COUGH COUGH!
    Quel disgraziato! Evan non riuscì a trattenersi e si poggiò un pugno chiuso davanti alla bocca, iniziando a tossire in maniera lieve, ma più notava che la cosa era sfuggita al controllo più i colpi di tosse si faceva intensi e rumorosi, erano un vero e proprio rimprovero, non solo per Bowen ma anche per Krolia che poverina non aveva fatto nulla di male ma che in quel momento si doveva comunque subire un cazziatone, oltre alla vergogna. Dopo essersi assicurato di essere diventato visibile ad entrambi si mise composto con le braccia conserte al petto, avvicinandosi al letto mettendosi al fianco della donna. In quel momento gli avrebbe voluto dare un scappellotto talmente forte da farlo volare via dal letto e farlo ritornare in coma, ma non se lo meritava... non ancora almeno, Krolia invece si guadagnò un'occhiataccia bruciante di sbieco. Non aveva ancora imparato tutti i suoi trucchetti? Sciocca ragazza.
    Vedo che il sonno non ti ha fatto di certo imparare le buone maniere, Bowen. Comunque sono davvero felice di vederti sveglio e in salute, ma sopratutto di notare che non hai perso il tuo spirito e la tua linguaccia. Ammetto che un po' mi è mancato.
    Quello che inizialmente voleva essere un rimprovero non riuscì a reggere si trasformò in una semplice quanto dolce ammissione d'affetto. Evan voleva un bene terribile a Bowen e lo allenava per farlo diventare educato e composto come lo era lui, anche se... si poteva considerare un piano disperato. Il demonietto si mise Immediatamente in moto iniziando a sputare domande una dopo l'altra, le cui risposte avrebbe avuto divise in due parti. Non perché ci fosse molto da raccontare, ma perché certi argomenti era meglio che venissero spiegati da Krolia, lei aveva più tatto diciamo.
    Piano con le domande, una cosa per volta. Ci siamo svegliati anche noi pochi minuti fa in due stanze separate, a me ha chiamato lei, quindi sono ancora confuso quanto te, però mi ha spiegato quel poco che è riuscita a ricordare... Non siamo stati attaccati da nessuno, siamo stati vittime di un incantesimo, lo stesso che la papessa Lucia ha lanciato per sigillare i nostri ricordi. Sembra che ci sia ritorto contro.
    Evitò volontariamente le parti più brutte, riguardanti la morte della papessa e il suo assassino, sapeva bene che se Krolia si fosse agitata sentendo le sue parole l'agitazione si sarebbe trasferita anche al povero ragazzo. Evan girò lo sguardo verso Krolia poggiandole una mano dietro la schiena cercando un po' di complicità in quella situazione, poi riprese a parlare.
    Tranquillo, Abramo sta bene, è nella stanza affianco che riposa, probabilmente sarà già sveglio anche lui e non vedrà l'ora di rivederci. Di Evelyn invece non abbiamo notizia, se avessimo avuto anche solo un piccolo indizio sulla sua posizione sarei andato io di persona a cercarla, ma la situazione è più complessa di quanto non sembri... raccontagli il resto Krolia.
    Infine, invitò la sua amica a dare le brutte notizie al piccolo Bowen, che per quanto fosse un depravato non era di certo scemo, e aveva il diritto come loro di sapere.
     
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    Krolia attese in ansia il completo risveglio di Bowen, pazientemente attese che aprisse gli occhi e la mettesse a fuoco. Cercò di sorridergli dolcemente mentre la guardava, sebbene non era riuscita a cancellare del tutto una punta di preoccupazione dalla sua espressione del viso. Pensò che la papessa era stata saggia a mandare lei a risvegliare i suoi compagni, il suo volto famigliare aveva dato loro un risveglio meno traumatico rispetto al suo e ne ebbe la conferma quando vide il ragazzo sorridergli e allungare una mano verso i suoi capelli come se avesse voluto sincerarsi che non stesse ancora sognando. Ineguamente pensava che fosse ancora intontito dal risveglio dal coma e non avrebbe mai immaginato che Bowen avesse avuto intenzioni di farlo lo stupido baciandola sulle labbra. Pensò che voleva abbracciarla magari per dirle qualcosa, invece le sue labbra si posarono contro le sue. Krolia fu colta impreparata e fu così sorpresa che non ebbe nemmeno la forza di ritirarsi come invece avrebbe voluto fare. Difatti gli occhi di Krolia si spalancarono scioccati da quel gesto improvviso, grazie al tossire imbarazzato di Evan riuscì a tornare in sé, battè le palpebre più volte e posò una mano contro il petto minuto di Bowen spingendolo indietro mentre le loro labbra si separarono con uno schiocco.
    Bowen! lo rimproverò arrossendo di nuovo, ed ovviamente non rimase ferma andando subito a dargli uno scappellotto indispettito. Un gesto istintivo guidato molto dal suo senso di imbarazzo, non era proprio il caso di fare quei scherzi in un momento così serio. Bowen iniziò subito a parlare nel suo solito modo birbante e vivace, prendendo in giro Evan chiamandolo "nonnetto", rincuorando Krolia dato che se si comportava in quel modo significava che in fondo si sentiva bene. Perfino Evan sembrò sollevato nel sentirlo parlare in quel modo, ma di certo gli rispose per le rime, facendo annuire Korlia che incrociò le braccia al petto guardandolo con aria di rimprovero, tipico di una sorellona che voleva rimetterlo al suo posto. Ci pensò subito Evan a spiegare al ragazzo cosa fosse successo, e Krolia non riuscì a non sentire un tuffo al cuore quando sentì Bowen chiedere di Evelynn dicendo che voleva riabbracciarla. Il suo sguardo si abbassò divenendo infinitamente più triste. Sospirò quando Evan le chiese di raccontargli il resto, sollevò lo sguardo verso il loro leader cercando in lui un sostegno prima di rivolgersi a Bowen. Gli si sedette vicino e andò ad afferrargli una mano, esattamente come aveva fatto prima con Evan.
    Ascolta Bowen, sono successe molte cose prima che noi perdessimo i sensi finendo in coma. Credo che l'incantesimo che avrebbe dovuto farci dimenticare il nostro oscuro passato si sia spezzato perché è successa una cosa molto brutta. esitò ancora, cercò un modo per dirlo in qualche modo meno triste ma non esisteva, non si poteva indorare una pillola così brutta e amara, quindi lasciò che la notizia uscisse di getto in un soffio triste.
    Lucia è morta, sono stata io a trovarla prima di perdere i sensi. E.. ecco... Evelyn sta bene, ma... sentì un nodo stringerle la gola mentre il ricordo di ciò che aveva visto la assalì di nuovo facendole diventare gli occhi lucidi. Strinse la mano di Bowen fissando un punto vuoto davanti a lei sul pavimento.
    Io non so cosa sia successo di preciso, ma è stata lei a... a ... ad la sua voce tremava, non le piaceva dirlo ma doveva farlo.
    .. ad ucciderla. Dicono che sia stata lei e che le abbia rubato il cuore. quando finì di dirlo strinse più forte la mano di Bowen come se avesse voluto bloccare la sua rabbia, la sua tristezza la sua incredulità o qualsiasi altro sentimento che avrebbe scatenato con quella notizia.
     
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    Tutto andò secondo i piani del demonietto e le labbra di Krolia erano saldamente premute sulle proprie, morbide e dolci come ricordava (Va da sé che quello non era il primo bacio che riusciva a "rubare" alla ragazza, dato che tormentarla era il suo passatempo preferito) e inoltre, poiché era riuscito a coglierla di sorpresa, non dovette preoccuparsi di venir respinto con malagrazia o di beccarsi un furibondo ceffone, tanto che si godette con gioia quel bacio tutto sommato innocente e già pensava di aggiungerci un po' di pepe facendo apparire la sua lingua quando il tossicchiare indignato di Evan riscosse lui e, quel che era peggio, anche la giovane che lo allontanò di tutta fretta. Per un attimo pensò di metter su un broncio offeso ma era così contento di rivederli, di assaporare l'imbarazzo di Krolia e il pudore offeso di Evan che proprio non gli riuscì di nascondere quel sorriso divertito e birichino che aleggiava sulle sue labbra. Scomparve soltanto per un attimo, quando ricevette un debole scappellotto da parte della sua compagna, ma dopo che l'ebbe guardata (fintamente) offeso questo ritornò prepotentemente, mentre quel vecchio bacchettone di Evan lo "accoglieva" con una bella ramanzina.
    Ma certo che ti è mancato: dev'essere stata dura passare le giornate rivedendo le repliche dell'Ispettore Derrick e mangiando mela cotta, mh? - ribatté intoccato dalle parole del suo mentore, guardandolo con un tale divertimento che, probabilmente, non avrebbe riservato neanche a un pagliaccio del circo. In realtà, benché si fosse dimostrato "insofferente" ai giusti rimproveri di Evan, era felice di rivederlo e lo intenerì, sia pure soltanto in piccola parte, notare come la sua ramanzina si trasformò velocemente in una manifestazione d'affetto. Dopotutto quei combattenti, quei dimenticati erano la sua famiglia, l'unica che abbia mai avuto, l'unica di cui sentiva il bisogno e, sebbene non perdesse occasione per prenderli in giro, voleva a ognuno di loro un bene intenso, viscerale quasi. - E tranquilla, tesoro, appena il nonnetto va a fare il riposino pomeridiano, noi due continuiamo quel discorso di prima... - pensò bene di rivolgere a una Krolia ancora paonazza e incapace di proferir verbo tranne che il suo nome, un bell'occhiolino da vero birbante, sorridendole nella stessa maniera poco raccomandabile del lupo delle favole.
    Subito dopo questo simpatico (Quantomeno per lui, s'intende) scambio di battute, non gli fu più possibile trattenere la curiosità ed esplose in una vera e propria mitraglia di domande a cui Evan, dopo qualche attimo di silenzio, decise di rispondere in maniera parziale. - Un... incantesimo, dici? Come quelli delle fiabe? Allora ho fatto bene a baciarti, Krolia! E... non mi dire: vecchio marpione! Attento, però, che alla tua età certe "emozioni" possono esserti fatali. - insinuò assolutamente consapevole dell'assoluta impossibilità dell'avvenimento, dato che quei due erano più casti di un'anziana beghina di campagna. Non aveva capito, però, bene cosa significasse quel riferimento all'incantesimo della Papessa: qualcuno aveva trovato il modo di spezzarlo o di ritorcerlo contro di loro? Gli sembrava assolutamente assurdo però fu un sollievo sapere che anche Abramo stava bene, sebbene stesse facendo come loro la "bella" (Nel suo caso non tanto) addormentata, mentre la risposta che diede il suo maestro riguardo a Evelynn non gli piacque affatto: - In che senso non si hanno notizie? E' stata rapita da qualcuno? E noi stiamo ancora qui? - chiese non celando una certa severità e impazienza, mentre riportava il suo sguardo su quello di Krolia, non più gli occhi spensierati e affettuosi di un demonietto pestifero, bensì quelli preoccupati e gravi di un guerriero teso per il destino di una sua amica, di una sua sorella.
    La sua giovane amica si sedette sul letto, chiaramente schiacciata dal compito che si apprestava a svolgere, così terribilmente triste che il cuore di Bowen si strinse istintivamente nella paura; gli afferrò la mano e lui gliela strinse a sua volta con dolcezza, carezzandole il dorso con il palmo dell'altra per dimostrarle che lui non l'aveva abbandonata, che il suo fardello era anche il suo. Fu un gesto spontaneo che, in un'altra occasione, non avrebbe mai fatto, non con quella dolcezza ma Krolia sembrava annientata. All'inizio non comprese cosa volesse dirgli la donna, dopotutto non riusciva a immaginare qualcosa che potesse spezzare l'incantesimo di Lucia I... poi, di colpo, la giovane lasciò esplodere la verità e Bowen sgranò gli occhi, prima sorpreso, poi colmo di orrore e, infine, di rabbia: la Papessa uccisa! La donna che aveva donato loro una nuova vita, una nuova speranza, che gli aveva mostrato un obiettivo da raggiungere... assassinata!
    All'improvviso l'immagine di Lucia I che, durante le sue allucinazioni, gli sorrideva dolcemente e sembrava volersi accomiatare da lui gli ritornò in mente con straziante vividezza mentre un gelo profondo attanagliava la sua anima: lui aveva smesso da tempo di credere all'autorità, al potere, agli Dei e agli ideali... ma a Lucia credeva. Non perché era la Papessa, non perché li aveva risparmiati ma perché era stata capace di illuminare, con la sua luce, le loro tenebre, di dare loro una speranza quando erano pronti ad abbracciare la morte. E ora, quella donna eccezionale, era morta! Strinse con forza la mano della donna e gli occhi gli si fecero lucidi, appena coperti da un sottilissimo velo di lacrime... almeno finché Krolia non continuò.
    Evelynn??! - chiese con lo sguardo che si fece duro e la voce quasi arrabbiata, neanche fosse colpa di Krolia. - Evelynn, dicono? - aggiunse, ancora, strattonando bruscamente la mano di Krolia affinché lo guardasse negli occhi: dicevano che era stata Evelynn e lei, loro gli credevano? Possibile una simile follia, possibile che non ricordassero, che non sapessero che ragazza dolce, buona e assolutamente innocente fosse Evelynn? Era un'assassina come loro, è vero, ma in lei aveva sempre visto una bestiolina spaventata da proteggere prima ancora che da spaventare, una ragazza la cui arrendevolezza e dolcezza lo avevano sempre sorpreso... una ragazza che adorava al limite dell'idolatria la Papessa! E loro, i suoi fratelli, le sue sorelle, loro la credevano l'assassina della sua salvatrice perché... così gli aveva detto qualcuno?! Non sentì o non volle sentire la stretta di Krolia che lo invitava alla calma ed esplose in tutta la sua rabbia, la sua incredulità: - Ma dite sul serio?! Cazzo, ma avete capito di chi stiamo parlando?! Di Evelynn, cazzo! Quella che non riusciva a risponderti male anche se gliene dicevi di cotte e di crude, la ragazza che stravedeva per la Papessa e che ha sempre avuto dei pensieri gentili per noi! E voi la tradite così, credendo a delle... voci?! - il disprezzo nella sua parola era palpabile, così come la sua rabbia. Mollò di colpo la mano di Krolia e cercò di fretta, anche se aveva le gambe malferme per la lunga inattività, di alzarsi. - Idioti... possibile che non ci siete arrivati? E' stata rapita! O qualcuno la ricattava, magari Lucia stessa si è offerta in sacrificio pur di salvarle la vita! O... cazzo, qualcuno si è impossessato di lei! Ma non è stata lei, è impossibile, IMPOSSIBILE! - gridò, quasi, alzandosi di botto e barcollando vacillante, prima di appoggiarsi al muro con una mano e liberare tutto il dolore che sentiva dentro: - Voi non credete davvero che sia stata lei, vero? Siamo i suoi compagni, la sua famiglia, cazzo! Dobbiamo trovarla, capire cos'è successo... e proteggerla! E' sicuramente vittima di qualcuno, non c'è altra spiegazione... cazzo, strappare il cuore di Lucia, la donna che ammirava come una Dea in terra! Ma vi sembra possibile? Qualcun altro ha ucciso la Papessa, qualcuno che le sta dando la colpa! Non è vero? Evan? Krolia? Non è vero??? - chiese, guardandoli a metà tra il disperato e l'infuriato, incapace di credere che quelli che considerava alla stregua di un a padre e di una sorella potessero davvero considerare Evelynn, la loro Evelynn, l'artefice di un così tremendo delitto. Per lui era inconcepibile che già qualche infame bastardo abbia ucciso forse l'unica persona al mondo che avrebbe potuto dare una speranza, un futuro nuovo, di pace alla Terra tutta e che il suo cadavere fosse stato oltraggiato privandola di quel cuore puro e luminoso... ma non poteva credere che fosse stata Evelynn, mai e poi mai. Tremava leggermente dallo shock, dalla violenza delle emozioni che gli si agitavano nel petto, mentre nel suo sguardo si combattevano la disperazione per quella morte e la rabbia furiosa quel sangue versato impunemente, per la sua Evelynn creduta artefice di un crimine a cui mai, mai avrebbe potuto partecipare.
     
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    " Molto Male "

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    Il piccolo Bowen non aveva tutti i torti ad essere confuso e sentirsi preso in giro, era impossibile credere che la persona che tutti immaginavano un santo fosse in realtà l'assassino più spietato, eppure tutti gli indizi e le evidenze confermavano la cosa. Nemmeno Evan era del tutto convinto, nella discussione con Krolia aveva potuto dimostrare tutto il suo disappunto e la sua rabbia, era riuscito a non dare di matto per la promessa fatta all'amica, promessa che rimaneva comunque fragile e sofferta. La maggior frustrazione nasceva dal non saper la verità finché non prendevano Evelyn, e vista la situazione non si sarebbe fatta raggiungere tanto presto, cosa dovevano fare nel frattempo? Stare con le mani in mano è terribile, ma era l'unica strada che avevano. Mentre Krolia finiva di spiegare a Bowen, Evan rimase un po' con la sguardo cupo e perso nei suoi pensieri, più sentiva quella storia più sembrava strana, ma pian piano ci faceva inspiegabilmente l'abitudine. La mano sulla spalla di Krolia si strinse, facendole sentire di più il suo calore e la sua vicinanza, sapeva che se i suoi nervi fossero crollati lei le si sarebbe fiondata contro in lacrime, per non parlare del ragazzo...
    Posso confermartelo Bowen, Evelynn non lo avrebbe mai fatto, nemmeno sotto tortura. Per questo non abbiamo fatto giudizi affrettati, non la stiamo incolpando ufficialmente di nulla, però Lucia è morta ed Evelyn non c'è. Il ricordo confuso di Krolia ci conferma che lei era lì: finché non le avremo parlato... dovrai considerarla tua nemica, e questo è un ordine.
    Quella frase era pesante, pesante da pensare e da dire, volò come un sasso dalle sue labbra poggiandosi di colpo sopra il cuore del ragazzo, che probabilmente sarebbe finito schiacciato come la sua sicurezza e la sua fiducia. Quegli occhi lucidi lo fecero titubare un attimo sulla risposta, era stato troppo schietto? Troppo diretto? Dopotutto c'era abituato, Evan non era famoso per essere uno che faceva giri di parole. La mano si alzò quasi istintivamente avvicinandosi al ragazzo per confortarlo, come se quella di Krolia non fosse già il conforto migliore che potevano dargli, e considerando il loro legame di sangue l'avrebbe sentita più vicina, ma il ragazzo sbottò di colpo in un impeto di rabbia. Iniziò a sputare parole su qualcosa che non doveva nemmeno nominare in presenza dell'uomo che primo di tutto li aveva accolti e li aveva aiutati, famiglia. Evan aveva quasi il doppio della loro età e persino Krolia sembrava una ragazzina rispetto a lui, spesso si dimenticavano che loro non erano i primi Cavalieri originali della squadra, ne aveva visti innumerevoli morire, affezionarcisi e poi vederli morire nel peggiore dei modi, per poi essere sostituiti ancora e ancora, davvero Bowen credeva che i suoi compagni volessero sputare sentenze così su due piedi? Quando Bowen spinse via il braccio di Krolia, Evan non ci vide più e sentì il suo sangue ribollire.
    Dannazione, lo vuoi capire che lo stiamo facendo per il suo bene e per il nostro?! Non abbiamo nemmeno idea se Evelyn sia cosciente di ciò che ha fatto, in questo momento potrebbe essere dispersa da qualche parte senza ricordi esattamente come noi o peggio... Potrebbe star strappando il cuore a persone innocenti com'eravamo abituati a fare un tempo. Hai detto che siamo la sua famiglia e per questo dobbiamo fermarla. Vuoi aspettare che torni qui e ci saluti come se nulla fosse? Probabilmente non era in se, probabilmente... ma non possiamo permettere che la cosa si ripeta, per questo ti chiedo di essere lucido e di pensare con il tuo cervello piuttosto che con il tuo cuore. Anche io appena saputa la notizia avrei voluta sventrarla... sventrarla con le mie mani, ma ho cambiato idea... Krolia mi ha fatto cambiare idea, quindi chiedile immediatamente scusa.
    Evan afferrò immediatamente il braccio di Bowen piantandolo con forza sul letto puntandogli il suo sguardo furente sopra, lo sguardo di Evan faceva parecchio paura da arrabbiato, probabilmente quello l'avrebbe tenuto più saldo della presa sul braccio. Quando Bowen non provò nemmeno ad ascoltare le sue parole alzandosi di fretta dal letto, Evan si piegò immediatamente sotto il suo braccio per tenerlo, poggiandolo un po' sopra la sua spalla. Come diavolo faceva ad avere tutto quello spirito? Dannazione, lo aveva appena rimproverato, non doveva dargli una mano. Lo sguardo preoccupato di Krolia fece ripensare un po' alle parole appena dette, Evan l'aveva davvero perdonata Evelynn? Non ancora, eppure non voleva spezzare la promessa con Krolia, era comprensibile che un ragazzo così giovane non riuscisse a trovare pace nella sua testa. Senza chiedere nulla alla donna o al ragazzo, afferrò entrambi tirandoli contro di se e stringendoli in un silenzioso abbraccio di rispetto, fregandosene anche dell'abbigliamento.
    Per adesso fate finta che Evelynn non esista, nemmeno il più piccolo pensiero. Dobbiamo preoccuparci solamente di rimetterci in piedi e di conoscere la nuova papessa, e di onorare le memorie di Lucia... Se io morissi, non vorrei che voi perdeste tempo ribollendo di vendetta, ma preferirei vedervi spenderne un po' per dimostrare rispetto alla mia memoria e al tempo passato insieme. Questo dobbiamo fare adesso per Lucia.
    Se Gandhi fosse stato ancora vivo, si sarebbe tolto i sandali in onore di cotanta saggezza.
     
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    Krolia aveva temuto fin dall'inizio la reazione di Bowen, nel gruppo era quello più emotivo e diretto, sapeva che la notizia lo avrebbe turbato moltissimo, poteva sentirlo e inizialmente non riuscì a dire nulla. Si portò una mano sul petto stringendo la stoffa ed allontanandola dalla pelle perché le sembrava di soffocare. Bowen si era risvegliato così bene, era il solito Bowen di sempre, ma dopo la notizia vide chiaramente nei suoi occhi qualcosa spezzarsi, e Krolia se ne addolorò. Da una parte avrebbe desiderato non dirgli nulla, per non spegnere quel sorriso da monello che lo aveva sempre distinto dal gruppo. Tuttavia la faccenda era troppo grave per tacerla e doveva sapere. Quando Bowen la strattonò per la mano per chiederle conferma, Krolia rispose con uno sguardo tristissimo, un pizzico colpevole.
    Bowen... pronunciò il suo nome come una madre che cercava di rassicurare il figlio, un tono che chiedeva di darle ascolto, ma le emozioni strariparono dal giovane che iniziò a strillare ed accusarli come se lei ed Evan avessero creduto a quelle accuse senza pensare minimamente ad Evelyn e ciò che c'era stato insieme a lei. Krolia si morse il labbro inferiore per la rabbia, dopotutto erano anche i suoi pensieri, condivideva i suoi sentimenti, anche lei avrebbe voluto strillare a quella maniera e dire alla papessa e tutti quelli che le davano la caccia che erano pazzi, ma non aveva potuto perché Krolia l'aveva vista. Non sapeva ancora cosa avesse visto di preciso, non voleva dare giudizi solo in base a immagini confuse nella sua testa. Ci pensò Evan a dare un freno alla rabbia di Bowen spiegandogli a grandi linee che non la stavano già colpevolizzando e che avevano forti dubbi in proposito. Krolia cercò di dare man forte al loro leader avvicinandosi a sua volta per parlare al ragazzo.
    Io l'ho vista Bowen, con i miei occhi. Ho visto Lucia... morta... le si spezzò la voce mentre i suoi occhi si fecero lucidi mentre pronunciava quella orribile parola, mentre alla sua mente affacciava come un incubo l'immagine di Lucia in un lago di sangue.
    C'erano tracce del potere di Evelynn, e poi ho visto lei che fuggiva via. Non ricordo bene perché credo che poi io sia svenuta, ma so che non sono solo voci. Dicono che sia pericolosa. La papessa però mi ha ascoltato. riuscì a dire prima che Evan tirasse sia lei che Bowen per abbracciarli entrambi. I suoi occhi si fecero lucidi ancora più lucidi, ricolmi di lacrime che continuava testarda a frenare. Non poteva lasciarsi andare al dolore di ciò che aveva visto, doveva essere forte per Evan, per Bowen e per Abram. Si aggrappò all'uomo trovando in lui un sostegno morale forte: sapeva che le sarebbe stata vicino e sapeva che poteva contare su di lui.
    Evan ha ragione, dobbiamo pensare a rimetterci in forze, dobbiamo mostrarci in grado di poter prendere in mano questo caso e occuparcene noi. Anche la papessa crede che sia assurdo un evento del genere, anche lei ha pensato che forse sia successo qualcosa ad Evelynn che l'abbia fatta agire in quel modo. Non sappiamo cosa sia successo, e dobbiamo scoprirlo. si allontanò dall'abbraccio dei due ragazzi per poterli guardare negli occhi seria e risoluta.
    Voglio che insieme scopriamo cosa sia successo, voglio scoprire se Evelyn sia stata posseduta da qualche entità malvagia o se sia lei il vero mostro. E voglio salvarla o condannarla, ma voglio che siamo noi a farlo perché lei era parte della nostra famiglia. Non voglio che siano gli altri a darle la caccia. guardò prima uno e poi l'altro attendendo una loro conferma.
     
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