Risvegliarsi

x i cavalieri dell'apocalisse

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    L'odore del sangue lo aveva imparato a conoscere fin troppo bene, era l'unico tipo di odore che non riusciva mai a lavare via del tutto. Perché conosceva bene quell'odore? Le sue dita erano piene di quel vischioso liquido vermiglio, Krolia fissava le sue mani inorridita, il respiro pesante il cuore che batteva all'impazzata nel petto. Il cervello che sembrava pompare troppo forte il sangue, gli occhi che bruciavano per il bisogno di piangere. Le mani si spostarono dalla sua visuale, a terra il corpo esanime di Lucia priva di vita, dietro il vetro della finestra la figura di Evelynn che si allontanava. Krolia era in ginocchio accanto al corpo esanime di Lucia, la papessa che aveva fatto così tanto per lei, e non era riuscita a proteggere e adesso quelle mani erano sporche del suo sangue che non avrebbe potuto lavare via facilmente perché penetrò nelle sue fibre con un profondo senso di colpa. Riconosceva quei segni sul corpo della donna, e non poteva crederci, non voleva crederci. Eppure le immagini che vedeva le stavano dicendo una cosa che le sembrava totalmente assurda. La bocca si spalancò per urlare, ma nessun suono uscì da essa come se la gola fosse stata svuotata, come se non avesse i polmoni per farlo. Un profondo senso di angoscia la pervase ed i suoi occhi si aprirono, con la stessa espressione di angoscia che aveva vissuto nel suo sogno. Ci mise qualche momento a capire che era stato solo un sogno e che non era nella sua stanza. Portò le mani sul volto toccando una mascherina di plastica che la aiutava a respirare, sul braccio destro aveva un ago infilato nel braccio che si collegava con un tubicino ad una flebo. Era nel letto di un ospedale, e lei non ricordava nulla dicome ci fosse finita. In ansia si tolse la mascherina dal volto, si accorse che aveva vari elettrodi attaccati sul petto e li staccò tutti quanti ad uno ad uno facendo bippare la macchina a cui erano attaccati. Si alzò in piedi sentendo le gambe deboli, una forte emicrania la costrinse a sedersi di nuovo sul letto. Immagini delle sue mani sporche di sangue ripresero a scorrere nei suoi ricordi. La sensazione di un coltello che affondava nella carne ed il calore del sangue che le colava adosso le tolse il respiro. Vide gli occhi sbarrati della sua prima vittima, e nel riflesso dei suoi occhi il proprio volto rigato di lacrime con i denti digrignati di disperazione.
    No... no.. si portò le mani sulla testa, premendoli forte come se avesse voluto frenare quell'afflusso di ricordi che iniziarono a tormentarla. Iniziò ad andare nel panico, respirava come se fosse stata troppo a lungo in apnea. Cercò di alzarsi di nuovo e barcollò cadendo in avanti. Fu raccolta dalle braccia di un infermiere. Aveva la testa così piena di immagini, le orecchie fischiavano nemmeno si rendeva conto di chi avesse attorno, ma fortunatamente erano giunti a soccorrerla.
    Lucia! Lucia! si lasciò andare ad un pianto dirotto, troppe emozioni affollavano il suo animo, si sentiva svenire.
     
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    Era passato molto tempo da quando li aveva visti per la prima volta: tutti li avevano descritti come dei guerrieri temibili, formidabili, eppure lei li aveva conosciuti solo come corpi privi di sensi, addolorati e prosciugati della loro forza, traumatizzati da quel singolo evento che aveva sconvolto il vaticano per intero. Veronica aveva scoperto che, utilizzando i suoi poteri, riusciva a stabilizzare i loro flussi energetici e in qualche modo, rimetteva assieme i pezzi di una mente altrimenti ridotta in brandelli. Era un processo lungo, lento, ma questo non l'aveva mai scoraggiata. Dopo che una di loro aveva iniziato a mostrare segni di miglioramento, le aveva fatto visita spessissimo cercando di farla risvegliare non solo con i suoi poteri ma anche iniziando a conversare con lei, come se sperasse che raccontare la sua giornata a qualcuno scacciasse via i brutti ricordi sostituendoli con qualcosa di piacevole e tranquillo. Sapeva che non l'avrebbero ascoltata, ma le piaceva pensare in maniera positiva. Quella notte stessa, era rimasta al fianco di Krolia per tutto il tempo, stringendola per le mani usando tutto il suo potere per aiutarla, finendo per addormentarsi sul suo ventre mentre le raccontava ancora una volta la sua giornata. Quando la combattente si risvegliò, non notò subito la giovane papessa che squittì spaventata, facendosi subito indietro, timorosa di averle dato fastidio. Krolia si dimenò e venne soccorsa da un infermiere, era in evidente stato di agitazione ma sveglia. Veronica non ebbe il tempo di concedersi un sorriso entusiasta però, visto che la donna non riusciva a tranquillizzarsi e anche se sveglia i ricordi di quel giorno buio la tormentavano ancora. Iniziò a spingere via l'infermiere facendogli male, l'uomo si preparò a sedarla ma la papessa sollevò la mano verso di lui, dandogli un singolo comando.
    No, aspetta! Lascia che ci pensi io... lasciaci sole.
    Non sapendo che risultati poteva ottenere con quello che voleva fare, prese la saggia decisione di allontanare l'infermiere dalla stanza. Rapidissima, si avvicinò a Krolia inginocchiandosi assieme a lei, prendendola per le mani e accendendo subito i segni luminosi sulle sue braccia, cercando di incrociare con lei il suo sguardo.
    Krolia... Krolia! Ascoltami, va tutto bene... ci sono io con te ok? Ascolta la mia voce... l'incubo è finito.
    Cercava di tranquillizzarla con un tono di voce calmo e pacato, dolce ed infantile. Le carezzava le mani con delicatezza mentre le sorrideva in maniera genuina. Krolia avrebbe visto nel suo sorriso innocente la serafica bontà di Lucia, anche se Veronica era molto, molto più piccola di lei. La ragazzina usò i suoi poteri per darle un effetto curativo, calmante, in modo che potesse tranquillizzare quell'energia agitata riordinare i ricordi e gestire meglio il panico. Doveva aver fatto un incubo interminabile, bruttissimo e doloroso, quindi Veronica fece tutto ciò che era in suo potere per aiutarla a riprendersi.
     
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    Krolia iniziò a sentire delle voci, la totale confusione che le ottenebrava la vista sembrò diradarsi gradualmente, come una luce che bucava una fitta nebbia, allo stesso modo la luce di Veronica sembrava diradare quella nebbia che non le lasciava vedere niente. Il cuore batteva ancora forte nel petto all'impazzata, un senso di forte nausea la colse ma si trattenne. Infine incrociò gli occhi dolcissimi di Veronica che attirarono l'attenzione di Krolia. Bastò quel semplice contatto fra le loro mani per portare Krolia al presente. Ancora molto confusa ma non più nel panico più totale. Battè le palpebre più volte mettendo a fuoco il dolce visetto di Veronica. Era così piccola, le man di Veronica sembravano così fragili sulle mani di Krolia. Si sentì chiamare per nome da lei e la guardò smarrita: non riusciva a ricordare il suo volto, non riusciva a ricordarsi di lei. Poco dopo notò la luce ed i tatuaggi luminosi ma stranamente non ne ebbe paura. C'era qualcosa di confortante in quella luce ed il tocco sembrava consolare il suo cuore in tumulto.
    Dove mi trovo? Io... che è successo? si portò una mano su una tempia per cercare di fermare il gran mal di testa che pulsava dolorosamente dentro al cervello. La piccola parlò di incubi, e Krolia si chiese se ciò che aveva visto non fosse davvero solo un incubo, ma più ci pensava più riusciva a capire che invece era successo davvero. Strizzò forte gli occhi digrignando i denti per non farsi più assalire dai terribili ricordi. Doveva capire cosa stava succedendo prima di tutto, doveva rimandare quel dolore che la soffocava a dopo. Cercò di tirarsi su, poggiandosi sul letto con un braccio, probabilmente aiutata anche da Veronica, tornò a sedersi sul letto. Si guardò attorno confusa alla ricerca dei suoi compagni d'arme non trovandoli. Tornò poi a guardare la giovane vicino a lei. Era giovanissima eppure i suoi occhi erano così determinati, non sembrava affatto una ragazzina spaurita tipica della sua età in situazioni del genere. Sembrava sapere cosa fare, come muoversi e cosa dirle. Era in un certo inquietante vedere tanta sicurezza in una fanciulla così giovane.
    Chi sei tu? Come fai a conoscere il mio nome? le chiese con un tono abbastanza sereno, non si sentiva minacciata da lei, ma non riusciva proprio a ricordare nulla di quella ragazzina. Perché si trovava in ospedale? Non doveva essere a scuola con i suoi compagnetti? Che razza di genitore la portava in un posto dove rischiava di ammalarsi? Alzò di nuovo lo sguardo alla ricerca dei possibili genitori della ragazza, magari i suoi potevano darle le risposte che cercava.
     
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    Krolia era sconvolta e confusa, ma per lo meno era calma. Veronica le diede tutto il sostegno di cui aveva bisogno aiutandola a rimettersi sul letto, così da raggiungere una posizione più comoda e magari aiutarla a riprendere completamente i sensi. Doveva essere ancora molto confusa, la giovane papessa avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla a stare meglio. Quando fu seduta sul letto, Krolia vide il sorriso di Veronica aprirsi ancora di più, fresca e genuina come niente in confronto a lei, l'animo cristallino di una ragazza così giovane era davvero unico nel suo genere.
    Non allarmarti... sei qui a Neo Venezia, nel vaticano... è casa tua questa!
    Mentre con la mancina carezzava ancora le mani di Krolia, Veronica si portò una mano sul petto per potersi presentare. Il suo tono era molto placido e accomodante, sembrava volerla mettere a suo agio a tutti i costi, anche perché forse non era pronta a ricevere quella lunga serie di brutte notizie che la aspettavano.
    Io sono Veronica, l'erede di Lucia, la papessa a cui hai giurato fedeltà assieme ai tuoi compagni di battaglia. Sono stata eletta poco dopo che voialtri finiste in un profondo sonno... è durato molto, ma sono contento che tu ti sia finalmente svegliata. Ero molto preoccupata per voi! Deve essere stato terribile, intrappolati in un lunghissimo incubo, stretti dagli orribili ricordi che eravate riusciti a dimenticare...
    Man mano che il discorso andava avanti, veronica abbassava lo sguardo e diventava triste. Il pensiero di un viaggio così crudele e doloroso l'aveva resa davvero molto fragile, non riusciva neanche a immaginare quale sofferenza aveva provato Korlia in quel tempo, così come tutti i suoi compagni. Gli occhi divennero lucidi, lo sguardo basso, la mano che sfiorava quella di Krolia finì con lo stringersi alle sue dita come se non potesse fare niente per aiutarla, ma fosse disposta a tutto pur di darle anche il minimo sollievo. Tirò timidamente su con il naso, cercando di riprendere la sua naturale freschezza, doveva essere solare se voleva trasmettere gioia e felicità agli altri, quindi si sforzò di sorridere anche se le sue labbra morbide e minute tremavano un pochino.
    Ho provato a svegliarvi per così tanto tempo... sono felice di non essere stata completamente inutile con voi.
    Per non cedere alla tristezza dovette asciugarsi le lacrime con le maniche dell'elegante vestito che portava, era oramai impossibile trattenere ma se non voleva fare la faccia della bimba frignona doveva asciugarle e continuare a sorridere. Il risveglio di Krolia era un segno di speranza per tutti loro, non poteva che esserne gioiosa.
     
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    Quella ragazzina aveva un visetto così dolce che Krolia si ritrovò ad osservarla mentre lei le sorrideva per cercare di metterla a sua agio. Difatti la rasserenò dicendole subito che si trovava a Neo Venezia, il che la fece calmare, ma non rispondeva alle molteplici domande che iniziarono ad affollarsi nella testa. Quindi guardò negli occhi la piccola per chiederle con lo sguardo più informazioni che non tardarono ad arrivare. La piccola si presentò come Veronica, dicendo di essere l'erede di Lucia. Non le disse che Lucia era deceduta, ma il solo fatto di aver detto che era stata eletta aveva reso più vero che mai il suo più orribile incubo. Distolse lo sguardo dalla piccola per fissare un punto vuoto davanti a lei mentre ingoiava a vuoto quel amaro groppone: quindi non era un incubo, Lucia era morta e forse era stata Evelynn ad ucciderla. La piccola Veronica le disse che era preoccupata per loro e tornò a guardarla sorpresa: lei preoccupata? Non si conoscevano nemmeno, perché mai avrebbe dovuto preoccuparsi di 4 sconosciuti? Inizialmente pensò che era giusto per gentilezza che lo stesse dicendo ma lo sguardo sempre più triste di Veronica colpì come un pugno allo stomaco Krolia. Improvvisamente come un istinto profondo e totalmente spontaneo le venne una gran voglia di stringerla, rassicurarla e proteggerla. Se fosse stata in confidenza probabilmente lo avrebbe fatto, ma quella piccola l'aveva appena conosciuta, quindi si limitò ad afferrarle le mani con gentilezza per attirare la sua attenzione. Le sorrise dolcemente.
    Adesso sono sveglia, è tutto passato. le disse facendo un enorme sforzo per reprimere la voglia di abbracciarla. Era così piccola, così dolce... scatenava tutto l'istinto materno di Krolia. Non voleva che fosse triste per lei, ormai era sveglia, si sentiva ancora debole per via del lungo sonno, ma tutto sommato era tutta intera.
    Se voi siete l'erede di Lucia, significa che siete la nuova papessa? fece più che altro per rimettere in moto il cervello più che per avere una risposta chiara.
    Siete così giovane... commentò preoccupata guardandola ancora, osservando quelle piccole manine tenere, quei occhioni grandi e sinceri. Così piccola e già con un peso enorme sulle spalle: chi erano i folli che avevano eletto una bambina come papessa? Si ritrovò a pensare che forse l'avevano scelta come simbolo, dopotutto con tutto ciò che stava passando la chiesa, avere una anima innocente a rappresentarla poteva riscattare i grandi peccati di cui si erano macchiati molti loro adepti. Era ingiusto per quella piccola, avrebbe dovuto vivere la sua vita serenamente, invece eccola lì che aveva tentato di svegliarla. Sì forse avere una guida così innocente poteva dare speranza, ed in effetti Krolia che aveva smesso di credere alla comunità della chiesa tempo prima riusicva a intuire quella scelta, ma le dispiaceva immensamente per lei.
    Ve l'hanno detto che sono stata io a trovare il corpo di Lucia? Io... credo... esitò, come poteva parlare di morte a quella piccola? Se tuttavia lei era la nuova papessa doveva saperlo, doveva informarli di ciò che sapeva. Forse avevano altre notizie, sperò vivamente che Veronica le dicesse che avevano già catturato l'assassino.
    Io, credo di aver visto il colpevole. disse infine fissando un punto vuoto sul pavimento, ma la speranza che si fosse sbagliata era forte in lei. Anche se non erano così intime con Evelynn ricordava perfettamente quella ragazza gentile, sempre sorridente. Possibile che avesse mentito tutto il tempo? Possibile che avesse recitato una parte tutto quel tempo che aveva passato con loro?
     
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    Quando Krolia cercò di rasserenarla con le sue parole gentili, Veronica alzò lo sguardo tornando sorridente e raggiante anche se con gli occhi lucidi. Era felice di vederla più tranquilla e forse le sue influenze positive stavano aiutando davvero! Krolia iniziò a rimettere assieme i pezzi, era ancora molto confusa e probabilmente doveva ancora metabolizzare tutte le notizie appena apprese, di sicuro non sarebbe stata felice di capire cos'era successo mentre i cavalieri erano rimasti incosciente Dopotutto erano dei guerrieri, quanto poteva essere umiliante e frustrante ritrovarsi stesi a terra senza poter fare niente mentre le catastrofi si susseguivano? Un groppo alla gola colse Veronica, non aveva il coraggio di dirle tutte le verità necessarie ma neanche voleva tirarsi indietro. Cercò di infonderle coraggio con una risposta ottimista, anche se la sua voce tremava si sforzava di sorridere con tutto il coraggio che aveva in corpo.
    S-si... io sono piccola ma ho tante persone che mi aiutano, non ho paura... mi piace l'idea di poter aiutare gli altri! E ti prego, non usare formule strane, non riesco ad abituarmi a tutti quelli che mi chiamano santità, o si riferiscono a me con il lei... io sono solo Veronica.
    Si fecero forza a vicenda, non rendendosi conto che entrambe erano mosse dal desiderio di proteggersi. Veronica sapeva che quelle persone erano state scelte per difenderla ed aiutarla, ma non era disposta a sacrificarle: erano la sua famiglia, i suoi amici, non avrebbe lasciato che si immolassero per lei. Poi, il discorso prese una piega triste e dolorosa, visto che Krolia sembrava ricordare gli ultimi momenti della precedente papessa. Nessuno aveva mai voluto raccontarle i dettagli di quello che era successo, ma il nome dell'assassina non era di certo un mistero. Krolia lo conosceva bene. Veronica abbassò lo sguardo e strinse le labbra, ma non rimase in silenzio.
    Purtroppo il colpevole non fa mistero della sua vera identità... e ha rubato molto più che la vita della papessa.
    Il pensiero di Veronica andava ai suoi amici che avevano visto la precedente papessa morire e temevano che succedesse la stessa cosa anche a lei, ma soprattutto pensava a Domino, che aveva trasformato la caccia ad Evelynn in una vera e propria ossessione, finendo con l'odiarla più di ogni altra cosa al mondo perché le aveva portato via una persona importante. Per il timore di perdere anche Veronica, Domino stava dando tutto per darle la caccia e proprio per questo Veronica sperava che i cavalieri dell'apocalisse si svegliassero. Alzò lo sguardo e prese saldamente le mani di Krolia, cercando di sembrare più coraggiosa ed autorevole, ma nei suoi occhi si distingueva chiaramente una supplica spassionata.
    Krolia... Evelynn ha ucciso la papessa ed ha rubato il suo cuore... io non so cosa questo possa significare, ma è importante recuperarla. Dopo molto tempo in cui non si è fatta viva, è tornata a farsi sentire. E' pericolosa e deve rispondere a tante domande. Nessuno la conosce bene come voi cavalieri dell'Apocalisse. Ti prego... ho bisogno del vostro aiuto per fermarla.
    Krolia avrebbe capito che Veronica non era di certo una cacciatrice che manda i suoi mastini allo sbaraglio, non aveva mai pensato o detto di uccidere Evelynn, dovevano fermarla si ma dovevano anche ottenere da lei risposte. Perché lo aveva fatto? E cosa stava cercando di dimostrare? Evelynn era comunque una di loro, se era stata presa dall'oscurità non lo avrebbero abbandonata. Veronica non aveva conosciuto la timida e dolce ragazza che era prima, eppure nonostante questo nutriva la speranza di ritrovarla, aiutarla e salvarla se possibile. Questo era il suo modo di fare, una via fatta unicamente di luce.
     
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    La piccola Veronica si stava mostrando coraggiosa, sembrava rendersi conto di essere giovane, ma diceva di non aver paura perché poteva contare su molte persone. Una cosa che poteva avere sia una chiave di lettura positiva che negativa. Potevano manipolarla sfruttando la sua inesperienza, sperava vivamente che era affiancata da persone fidate, ma era sicura che presto avrebbe scoperto molte altre cose. Sorrise intenerita quando Veronica le chiese di non rivolgersi a lei con epiteti solenni. In realtà chiamarla con il dovuto rispetto l'avrebbe aiutata a ricordarle quale fosse il suo ruolo. Se iniziava a chiamarla per nome era sicura che pian piano avrebbe iniziato a considerarla come una sorta di nipotina e presto o tardi avrebbe ceduto alla tentazione di coccolarla, o tirarle le guance morbide e rosate. I loro discorsi però iniziarono a diventare seri e Veronica le spiegò che l'identità dell'assassino della papessa non era un segreto e che ormai tutti sapevano che Evelynn aveva commesso quel grave peccato. Krolia fissò un punto vuoto sul pavimento mentre ascoltava le parole della piccola, chiedendosi che bisogno ci fosse di farle sapere anche particolari così cruenti come il fatto che le avessero strappato via il cuore dal corpo. Tornò a guardare negli occhi Veronica quando lei le afferrò le mani. Sembrava preoccupata e non vide nessuna traccia di odio o rabbia nei suoi occhi mentre le chiedeva di aiutarla a recuperare Evelynn. Krolia venne di nuovo invasa da una voglia matta di abbracciarla stretta a sé e rassicurarla. Deglutì a vuoto stringendole le mani con fermezza per scacciare in parte quella strana voglia di carezzarle i capelli. Dannazione perché i ragazzini le facevano quell'effetto? Forse perché si rivedeva in loro quando si era sentita in pericolo e impotente davanti alla società?
    Pericolosa? Evelynn? chiese come se le avessero detto la cosa più assurda del mondo. Si in effetti Evelynn era forte, ma era sempre stata una ragazza di buon cuore che aiutava tutti, che aveva un sorriso per tutti.
    Anche tu pensi che sia successo qualcosa ad Evelynn? Mi sembra una follia che sia stata proprio lei a farlo. fece aggrottando la fronte perplessa. C'era qualcosa sotto, c'era qualcosa di molto strano sotto e lei voleva scoprirlo. Voleva essere lei a trovare Evelynn perché sapeva che se fosse andato qualcun'altro non ci avrebbero pensato due volte a condannarla e ucciderla.
    Ma certo! Conta pure su di me, troverò Evelynn e scoprirò cosa sia successo. Eravamo amiche, mi deve molte spiegazioni. affermò risoluta. Era già pronta per darsi da fare quando le venne in mente che prima Veronica aveva parlato al plurarle quando parlava di volerli aiutare a svegliarsi.
    Prima hai detto che siamo caduti in un sonno profondo... gli altri cavalieri stanno bene? Si sono svegliati? chiese in apprensione.
     
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    Veronica sorrise quando Krolia le lasciò intendere che non poteva credere nel cuore malvagio di Evelynn, e che forse le era successo qualcosa di molto, molto brutto. Anche Krolia credeva quindi che doveva esserci una verità sotto, e che una traditrice non è tale se ha buoni sentimenti nei confronti di quella squadra. Forse ciò di cui aveva bisogno Evelynn era rivedere i suoi amici. Annuì, soffiando con il naso mentre si passava una manica sulla faccia per cercare di riprendere un minimo di compostezza. Anche se tentava di usare un tono serio, la sua voce giovanile rendeva squillante ed infantile quel discorso.
    Fisicamente stanno tutti bene, ma anche gli altri cavalieri hanno subito il tuo stesso destino... una trappola da incubo fatta di ricordi e di rimorsi che li ha tenuti sonnolenti fino a questo momento. Ho fatto di tutto, tutto ciò che era nelle mie forze per permettervi di ritrovare la quiete e risvegliarvi. Dopo molto tempo sono riuscita a placare i vostri incubi, ma tu sei l'unica che si è svegliata per ora, gli altri riposano ancora.
    Abbassò lo sguardo, sfoggiando il tipico volto che metteva quando si sentiva totalmente fuori posto: lei era troppo giovane ed inesperta per ricoprire un ruolo così importante, non capitava di rado che si sentisse tutt'altro che all'altezza del compito. Per questo le stava parlando col cuore in mano.
    Ho bisogno del tuo aiuto... vorrei che tentassi di risvegliarli, rimettere assieme la squadra. Io... ho visto la tua faccia, e non era la prima volta che qualcuno mi fissava così quando dicevo di essere la papessa. Ma tranquilla! Non è un problema, non mi offende, anzi solo il fatto che hai mostrato tanta pazienza con me mi lusinga... però se dobbiamo rimettere assieme una squadra serve un punto di riferimento, e non sono sicura di poter essere io. Potrebbero non credermi, o pensare che sai tutto un inganno. Vorrei che fossi tu a risvegliarli e convincerli della situazione, facendo loro capire che abbiamo ancora bisogno della squadra al completo. Puoi aiutarmi, Krolia?
    Al termine di quel discorso, le piccole mani minute di Veronica si unirono in posizione di preghiera, mentre lo sguardo si sollevò verso Krolia come una tacita supplica. Lei sapeva di non essere degna né all'altezza, ma aveva disperatamente bisogno di loro, del loro aiuto, della loro esperienza per poter mettere fine a quella storia e magari incominciare un nuovo capitolo. La fede e la speranza di Veronica era votata completamente a loro.
     
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    Krolia non avrebbe mai rimproverato a quella dolcissima ragazza la sua emotività. Sarebbe stato preoccupante se Veronica fosse stata totalmente apatica a tutto quanto. Vederla così genuina con i propri sentimenti rincuorò Krolia perché le fece capire che non avevano ucciso la sua fanciullezza con il peso dei doveri e del suo ruolo. Chissà magari qualche volta l'avrebbe trovata a giocare con una palla, o con qualche amichetta della sua età. Magari l'avrebbe trovata a giocare con i trucchi e avrebbe potuto sentire la sua risata che era sicura fosse dolcissima. Per lo meno chi aveva deciso di aiutarla si preoccupavano di non sopprimere la sua personalità, ne fu molto sollevata. Veronica le spiegò che i cavalieri stavano bene ma che come lei erano piombati in un sonno colmo di incubi e vecchi ricordi che li aveva tenuti dormienti, probabilmente in coma. Krolia iniziò a ricordare che era stata Lucia a dare loro la grazia dell'oblio ma probabilmente dopo la sua dipartita era ripiombato tutto su di loro in una volta non dando al corpo il modo di abituarsi di nuovo a quella mole di informazioni. Guardò la piccola Veronica un pizzico preoccupata quando le confessò che per molto tempo aveva cercato di aiutarli e calmare i loro incubi e fu in quel momento che si rese conto che in effetti la voce di Veronica le era suonata familiare, così come l'energia che sentiva da lei. Quel piccolo scricciolo l'aveva assistitia chissà per quanto tempo, invece di giocare con gli altri, invece di studiare o divertirsi era stata con lei e con gli altri a tentare di salvarli. Il cuore di Krolia si riempì di gratitudine e tenerezza. Quella non era solo la loro papessa, era un piccolo angelo che continuava a tormentare la sua voglia di stringerla e coccolarla fino a stressarla, ma al solo pensiero di contaminarla con la sua lordura d'animo la faceva desistere dal lasciarsi andare.
    Io vi... ti ringrazio, se mi sono svegliata è sicuramente merito tuo. le disse per poi zittirsi quando la vide incerta e con quella tipica espressione di chi voleva chiedere qualcosa ad un adulto ma temeva un rifiuto. Le chiese di aiutarla, di andare lei a risvegliare i suoi compagni così da rimettere insieme la squadra, spiegandole che era consapevole del fatto che vedendola non le avrebbero dato molto credito per via della sua giovane età. Si sentì terribilmente in colpa poiché disse che la sua faccia aveva parlato chiaro quando le aveva detto chi fosse. Krolia si agitò sul posto mortificata: non voleva di certo offenderla o farla sentire sminuita, non era di certo di lei che dubitava.
    M-ma no, è che non mi aspettavo... non credevo... non sapeva come giustificarsi senza rischiare di dire altre cose offensive, così si morse il labbro per zittirsi, poi sospirò e tornò a sorridere a Veronica.
    Ma certo che ti aiuto, puoi chiedermi tutto ciò che ti serve! Ho giurato di difendere e servire la papessa, e adesso che ti ho conosciuta il mio desiderio è più forte di prima. disse frettolosamente, reprimendo di nuovo a forza la voglia di abbracciarla. Dannazione! Perché era così carina e tenera? Era una continua tentazione! Se Veronica faceva quell'effetto a lei, come avrebbero reagito i suoi compagni davanti ad una cosa così bella, tenera ed innocente? Non riuscì a trovare scenari tranquilli nella sua mente. Non avrebbe mai permesso a quel depravato di Bowen di metterle un dito addosso, e non avrebbe permesso che lei con il suo candore li toccasse ancora come aveva fatto con lei. Metti che non avrebbero resistito alla tentazione di carezzarle la testa? O peggio ancora di abbracciarla? GIAMMAI! Dovevano passare sul suo cadavere.
    Anzi, vorrei andare subito da loro. Potete accompagnarmi ai loro alloggi? chiese tornando di nuovo a dare del "voi" a Veronica. Era più forte di lei, avrebbe spesso formalizzato il modo di rivolgersi a lei, probabilmente più per deviazione professionale che un vero e proprio motivo di distacco di ruoli.
     
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    Krolia era ancora spaesata, era evidente, tuttavia non mancava affatto di solennità e fermezza. Veronica aveva scelto bene di chi fidarsi per prima, lei sarebbe stata indubbiamente un faro per tutta la squadra, quindi il suo cuore si riempì di gioia e fu subito sorridente e raggiante come la più dolce delle fanciulle. Veronica era fatta così: le bastava poco per pensare positivo ed immaginare lo scenario migliore possibile, lei certamente non si sarebbe tirata indietro davanti a nessuna sfida e responsabilità, sarebbe stata al fianco dei Cavalieri e della loro missione ma soprattutto li avrebbe assistiti nel momento del bisogno più grande: il loro risveglio. Annuì, decisa a non perdere ulteriore tempo.
    Anche se resterò in disparte, starò al tuo fianco Krolia, non sarai da sola in questa missione che ti ho affidato.
    Balzò in piedi, più energica che mai, se Krolia avesse prestato la giusta attenzione, avrebbe notato che la piccoletta camminava sulle punte dei piedi per sembrare più alta e autoritaria, cosa assolutamente inutile vista la sua statura assolutamente troppo minuta rispetto alla giunonica guerriera che aveva davanti. Non per questo fu meno impettita, e i gomiti alti lasciavano intendere che fosse in marcia verso una missione solenne.
    Non c'è molto da camminare, in origine vi avevano distribuiti in delle celle sotterranee, timorosi che il vostro potesse essere un brusco risveglio per colpa di Evelynn, io però ho voluto che veniste spostati in questa ala medica riservata a voi. Tutti gli altri cavalieri sono su questo piano, ognuno in un corridoio diverso. Dei guerrieri fedeli non vanno trattati come bestie ammalate, ma come soldati feriti che necessitano di sollievo. Spero che un risveglio portato avanti da te, Krolia, possa essere un buon modo per tornare alla lucidità.
    L'avrebbe accompagnata a passo fiero verso l'uscita della stanza, non c'era praticamente nessuno in giro e quei pochi medici che erano rimasti a guardia avrebbero lasciato lo spazio a Krolia di agire da sola, senza disturbarli. Veronica sarebbe stata vicina, rimanendo fuori dalla stanza senza origliare o spiare se non fosse stato necessario, decisa a lasciare tutto nelle mani di Krolia, concedendole un ultimo monito, rivolto però a sé stessa:
    E sappi che in futuro mi prenderò tutte le responsabilità di quello che riguarda questa struttura e l'intera alleanza che ci riguarda. Sono solo una bambina e non posso fare molto, ma tutti contano su di me e farò in modo di non deludere nessuno!
    Nei suoi occhi non c'era traccia di esitazione. Nonostante la sua età, il suo esile corpo e la sua innocenza, Veronica aveva il coraggio di un leader e l'atteggiamento di chi non lascerebbe mai nessuno indietro.
     
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    Veronica ispirava davvero tanta voglia di fare, allegria, era un piccolo raggio di sole in quella sua vita oscura e buia. Le trasmetteva serenità, speranza e ovviamente una incredibile tenerezza sopratutto quando la vide mettersi sulle punte dei piedi per sembrare più alta. Si lasciò guidare nei corridoi dell'edificio ascoltando la piccola interessata, si indignò un pochino nel sentirle dire che avevano voluto rinchiuderli in celle sotterranee come se fossero stati dei criminali. Certo forse per ciò che avevano fatto in passato se lo sarebbero meritati, ma non trovava adeguato mettere dei malati in posti del genere per quanto potevano essere confortevoli. La preoccupò però che l'idea di chiuderli era dovuta ad una preoccupazione per Evelynn. Cosa aveva fatto quella donna nel tempo in cui lei aveva dormito? Era davvero diventata così pericolosa da portarli a pensare di doverli mettere al sicuro?
    Vi... Ti ringrazio Veronica, immagino sarebbe stato più traumatico risvegliarsi in una cella. Avere un volto amico vicino al momento del risveglio è sicuramente molto più confortante che ritrovarsi in un posto sconosciuto con persone sconosciute. Lascia fare a me, dopotutto abbiamo condiviso molte cose, si fidano di me. Forse non posso fare molto ma sicuramente non daranno di matto pensando di essere in pericolo. fece sicura di sè, pronta a darsi da fare. Ovviamente non aveva la minima idea di come doveva fare per svegliare i suoi compagni ma ci avrebbe provato in qualche modo. Arrivarono davanti alla prima camera dove Krolia esitò un momento prima di entrare. Erano successe così tante cose in così poco tempo che non aveva ancora avuto modo di rifletterci sopra, non aveva avuto nemmeno il tempo di piangere Lucia. Quello però non era il momento di lasciarsi andare allo sconforto, doveva raccogliere di nuovo i suoi compagni e insieme lottare ancora di nuovo contro tutto ciò che vuole uccidere la speranza. Veronica le lasciò un monito prima di entrare, anche se in realtà le sembrò più una sorta di promessa. Le rivolse di nuovo un sorriso amorevole.
    Hai già fatto tanto. le disse con un tono così colmo di gratitudine che poteva sembrare quasi fuori luogo, in realtà Krolia pensava che le bastava anche solo la sua presenza per rendere tutto migliore. Le sarebbe bastato vederla sorridere, vedere i suoi occhi colmi di gioia e speranza per sentirsi meglio, per sapere che tutto ciò per cui aveva lottato, tutto ciò per cui aveva peccato era valso a qualcosa.
    Con il tuo permesso... disse aprendo la maniglia della porta. Spalancò la porta lentamente poi si inoltro nella stanza per avvicinarsi al letto dove avrebbe trovato Evan.
     
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    Non sarebbero serviti grandi sforzi per tirare su il cavaliere, poiché era già sveglio. Con gli occhi semi aperti guardava il soffitto da ciò che erano minuti e forse ore, come se il lungo sonno lo avesse intorpidito più nella mente che nel corpo. La stanza in cui era stato accolto era esattamente quella che avrebbe richiesto lui: enorme e spaziosa, con grandi tende bianche a coprire le finestre e un grosso letto posto al centro della parete frontale all'entrata. Ai lati del letto i macchinari facevano suoni ritmici e continui, mentre il respiro di Evan nella mascherina rimaneva costante e lieve, e lo sguardo toccava tutto ciò che poteva raggiungere. C'erano anche alcune sedie disposte in file laterali con sopra i vestiti puliti del cavaliere nel caso si fosse svegliato, ma a giudicare dall'ordine e della tranquillità di tutto l'ambiente, Evan doveva essersi svegliato fuori dalla presenza dei suoi custodi. Gli incubi, erano realtà o ricordi risaliti a galla per qualche sconosciuta ragione? Forse un incidente, o una punizione divina... Non sapeva ne dove si trovava, ne perché era in un letto, ne come stessero gli altri. Sentendo la porta aprirsi l'uomo esclamò un semplice e flebile Avanti incurante persino di chi potesse entrare. Trovandosi in un letto di ricovero difficilmente avrebbe potuto reagire ad un possibile attacco, ma che serviva se non riusciva a distinguere i sogni dalla realtà? I capelli brizzolati ricadevano poggiandosi sopra le spalle, ma sembravano parecchio più fragili e delicati, come tutto l'uomo d'altronde. Il viso spigoloso era diventato ancora più asciutto e scavato sulle guance facendo sporgere gli zigomi, e la mascherina posta sul volto gli dava un'aspetto più macabro di quanto non volesse. Vedendo entrare Krolia, Evan alzò lo sguardo lentamente soffermandosi intensamente sulla donna. Ci fu un attimo di silenzio durato secondi, in cui il respiro di Evan si bloccò per poi ripartire nuovamente con la stessa intensità, interrogando la donna con una secca domanda.
    Sono forse morto e questo è l'Inferno? Non mi aspettavo di vedere anche te qua sotto, Krolia...
    Si rivolse a Krolia con tono soffocato dalla mascherina, ma dava evidenti segni di diffidenza, non avendo la forza per esprimersi al meglio parlò come un delirante in preda alla febbre. Il dubbio si era insinuato in lui, non sapeva se i suoi compagni avessero subito lo stesso tormento, cercò con quella domanda di avere conferma ai suoi dubbi. Una voce familiare per rimettere insieme qualche pezzo ammaccato della situazione, e chi migliore se non Krolia? Non volendo farsi vedere in quelle condizioni dai più giovani, fu quasi un segno del destino che fosse stata lei la prima ad entrare nella sua stanza.
    Cosa mi è successo... cosa ci è successo? Lo sguardo dell'uomo rimbalzò dagli occhi di Krolia per tutto il suo corpo, intuendo facilmente che anche lei aveva avuto forse lo stesso spiacevole incidente.
     
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    Krolia in realtà non aveva bussato dando quasi per scontato di trovare Evan che dormiva. Difatti quando iniziò ad aprire la porta e sentì la sua voce che la invitava a farsi avanti non esità un momento di più. Indossava come Evan una di quelle casacche mediche che si mettevano ai pazienti molto leggeri usa e getta e tenuti legati dietro la schiena da dei fili semplici. Ai piedi aveva le ciabatte sottili anch'essi dati in dotazione per la degenza. Sorrise all'uomo avvicinandosi a lui con passo lento ma deciso. Afferrò una sedia vicina e si sedette su di essa piazzandosi al fianco del letto vicino all'uomo.
    Ma cosa dici? Non ti sembra troppo confortevole per essere l'inferno? scherzò dando una rapida occhiata ai macchinari medici che stavano di fronte a lei sul lato opposto del letto. Notò che i prarametri erano tutti regolari, quindi non c'era niente di allarmante sul momento. Evan chiese subito spiegazioni su ciò che era successo, evidentemente anche lui si sentiva molto smarrito. Si chiedeva se anche lui avesse recuperato i ricordi che Lucia aveva tentato di cancellare dalla loro memoria.
    Sono successe un mucchio di cose a quanto pare. Io, te ed i ragazzi siamo caduti in una sorta di coma da quando... esitò, gli occhi si fecero lucidi. Deglutì a vuoto per cacciare via la voglia di piangere e la tristezza che la stava assalendo. Allungò una mano per afferrare quella di Evan con un gesto affettuoso di un'amica che doveva dirgli qualcosa di molto importante, e che era molto difficile dirgliela. Glielo si leggeva in faccia, ma si fece forza.
    Lucia è morta. Con la sua morte il suo incantesimo per scacciare via i nostri ricordi orribili si è ritorto contro di noi facendoci piombare in un sonno profondo. La nuova papessa ci ha fatto ricoverare in questa clinica privata e ci ha assistito tutto il tempo in attesa che ci risvegliassimo. quando disse che Lucia era morte gli strinse la mano più forte, cercando in lui una sorta di conforto, ed allo stesso tempo cercava di trasmettergli forza. Sapeva che anche lui si era legato a Lucia e non sapeva come avrebbe preso la notizia.
    Mi sono risvegliata da poco anche io, e tornata in forze sono venuta a cercarvi. Ho conosciuto la nuova papessa, lei si chiama Veronica. Da quanto tempo sei sveglio? gli chiese infine iniziando a pensare che forse il suo risveglio seguito da quello di Evano non era solo una coincidenza.
     
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    La donna che aveva davanti non era solo un'abilissima guerriera, più di tutto la distingueva la sua capacità di dire le cose con gentilezza, e proprio per questo Evan la teneva in gran considerazione nei tempi difficili. Quello era uno di quei momenti. La conferma di Krolia fece sorridere l'uomo con metà bocca, trovando la forza di alzarsi con la schiena leggermente bloccata portandosi retto per rimuovendo la mascherina che gli copriva il volto. Respirò intensamente l'aria della stanza, sentendo un'odore diverso da quello del puro ossigeno, oltre al buon profumo della donna. Per la sua coscienza sembrava passato davvero poco tempo, eppure quelle piccole sensazioni sembravano più preziose adesso di allora, sopratutto l'interazione con qualcuno di piacevole come uno dei suoi cari compagni. Evan non volendo interrompere la donna iniziò a staccarsi i vari cavetti e sonde che erano incollate nelle sue braccia, ma smise immediatamente appena Krolia ricominciò a parlare.
    Quindi non ho dormito solo io, lo abbiamo fatto tutti. Il tempo ha continuato a scorrere portando con se tutti i suoi problemi... dì quello che devi dirmi Krolia...
    Erano davvero pronti alla notizia che stava per ricevere? Come avrebbe reagito? Strinse immediatamente la mano della donna nella sua, senza farle male, facendole sentire il suo calore che seppur lieve poteva darle conforto, poi alzò il viso senza esitazione fissandola negli occhi. La notizia colpì l'uomo come un tir in pieno petto, lasciandolo disorientato e privo di sicurezze, aveva intuito che le cose andassero male, ma non poteva mai immaginare così tanto.
    Com'è potuto accadere...? Noi eravamo qui, noi eravamo sempre vicino a lei, è impossibile che sia morta! Dannazione, dannazione. Devo... pensare, dobbiamo pensare a... qualcosa, al futuro, non possiamo farci prendere così impreparati dalla notizia. Non ci siamo mai fatti trovare impreparati, non inizieremo adesso.
    Evan cercò di apparire il più risoluto possibile anche se l'agitazione era palpabile nelle sue parole, se non ci fosse stata Krolia a fare gli occhioni tremolanti da bimba e il singhiozzio, si sarebbe lasciato andare all'ira prendendo i macchinari vicino a se e lanciandoli contro le pareti, ma adesso non poteva. Con il capo chinato avvicinò l'altra mano a quella della donna stringendola tra le sue, per poi alzarla e avvicinarcisi lentamente lasciandosi dare ad un elegante, quanto inaspettato bacio. Erano amici, erano guerrieri, erano fratelli, ma sopratutto erano rispettosi gli uni degli altri, e Evan che si considerava il più anziano e saggio doveva dare il maggior esempio di stoicità. Rialzando il viso le lasciò la mano tornando serio.

    Mi sono svegliato pochi minuti prima che tu entrassi, almeno, la mia mente lo era: sentivo delle presenza intorno a me ma non riuscivo ad aprire gli occhi ne a muovermi. Ho ripreso poco a poco il controllo del mio corpo, come puoi vedere sono ancora un po' addormentato. Il tuo risveglio è stato migliore? Ti ha aiutato... la nuova Papessa a venire fin da me?
    Chiese con imbarazzo, era strano parlare di una Papessa che non fosse la dolce Lucia.
     
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    Per paura di rendere troppo vera la notizia glielo aveva detto in fretta, aveva subito fatto domande, come se non avesse voluto dare il tempo ad Evan di elaborare la cosa, ma fu tutto inutile e se ne rese conto quando sentì che le strinse la mano a sua volta. Anche Krolia pensava che era impossibile che potesse accadere una cosa del genere, dato che stavano sempre insieme a lei in un modo o nell'altro. Abbassò lo sguardo mentre nella sua mente riaffioravano i ricordi di quando aveva trovato Lucia, di cosa aveva visto. Non ricordava nemmeno quando era stato il momento in cui aveva perso i sensi, era tutto così strano tutto così ovattato e confuso. Strinse la mano di Evan più forte mentre lui imprecava e cercava di riprendere le redini della situazione invitandola a non perdere la calma e non farsi trovare impreparati. Krolia però sapeva come era potuto succedere e cercò le forze per dirglielo, per spiegargli come era potuto accadere ma non ci riuscì subito. Si portò l'altra mano sulla fronte massaggiandola prima davanti e poi sulle tempie.
    Io.. credo... iniziò ma Evan la fece distrarre portando l'altra mano su quella di Krolia per poi baciargliela prendendola totalmente alla sprovvista. Arrossì leggermente guardando sorpresa l'uomo davanti a lei. Solitamente aveva sempre un atteggiamento da leader, non le era mai capitato di vederlo così affettuoso con lei e ciò la imbarazzò, ma allo stesso tempo glielo fece sentire più vicino: erano insieme in quella sciagura e insieme potevano risolvere il problema. Evan le spiegò che si era risvegliato da poco, che inizialmente non era riuscito a muoversi ma sembrava aver recuperato un pochino le forze dato che si era tirato su da solo nel letto.
    Diciamo che non ci ho fatto una bella figura al mio risveglio, è stato più caotico del tuo. Però sì, c'era Veronica ad avermi aiutata e mi ha poi guidata da te. Mi ha chiesto di cercarvi, consapevole che ci conosciamo bene e che siamo stati insieme nelle battaglie. Insomma invece di ritrovarvi una faccia nuova ha voluto che fossi io ad aiutarvi a svegliarvi. Ma vuole conoscervi anche lei, quando siete tutti in forze la potrete conoscere anche tu e gli altri. affermò per poi incrociare le braccia sotto al petto vicino allo stomaco mentre distoglieva di nuovo lo sguardo puntandolo in un area vuota della stanza.
    Evan, io ... so una cosa. iniziò titubante. I suoi occhi si fecero di nuovo lucidi, deglutì a vuoto ancora una volta serrando la mascella alla ricerca del coraggio per dire la notizia più terribile. Aveva paura che potesse fraintendere, aveva paura che potesse impazzire dalla rabbia. Evan però era sempre stato la loro guida, doveva dirglielo. Quindi si disse che forse le sue paure erano infondate, forse poteva aiutarla a dare la terribile notizia agli altri due più giovani della squadra.
    Evan, sono stata io a trovare il corpo di Lucia. gli disse in un soffio, portò le mani sopra le proprie cosce, afferrandosi le ginocchia con forza fissando un punto sul materasso dove era ancora poggiato l'uomo, senza avere il coraggio di incrociare lo sguardo dell'uomo. Quasi come se temesse che guardandola negli occhi potesse vedere a sua volta l'orribile immagine di Evelynn ed il corpo esanime di Lucia.
    So chi è stato, o meglio ormai anche i piani alti sanno chi è stato. Però ecco, mi sembra impossibile, mi sembra una cosa totalmente assurda. Deve essere successo qualcosa... qualcosa di strano, deve esserle successo qulalcosa di brutto, qualcosa che l'ha spinta a fare quel gesto. Magari è stata posseduta, magari è stata corrotta in qualche modo da qualche strano potere... io non posso credere in ciò che ho visto. fece portandosi le braccia attorno al proprio corpo, afferrandosi le braccia come se cercasse di abbracciarsi da sola, sentendosi vulnerabile.
    Io ho visto Evelynn... confessò finalmente alzando lo sguardo verso di lui, mostrandogli i suoi occhi colmi di tristezza, cercava in lui un punto fermo in tutto quel caos. Forse era ingiusto ma infondo Evan era sempre stato il loro punto di riferimento.
    Tutti pensano che sia stata lei, dicono che ha rubato il cuore di Lucia. concluse aspettando poi in silenzio la reazione di Evan, preparandosi a qualsiasi tipo di reazione.
     
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