Un passo alla volta

Per Chibi ♪ (Kira)

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Gli occhi con cui Lucia, la sua Padrona, lo guardavano andavano oltre la meraviglia, il bello e trascendevano in un sentimento, in un'emozione che rare volte Adam aveva potuto provare e mai, forse, con quell'intensità, con quell'interezza; era, infatti, come assistere da vicino a una tempesta, a un uragano o a un'eruzione vulcanica: spaventoso, certo, ma anche terribilmente affascinante. In quello sguardo, infatti, tra quegli splendidi Soli dorati screziati di rosso, lui poteva assistere a un tale scoppio di forza, di gioia, di vita che non poteva non sentirsi travolto e, allo stesso tempo, fondamentale, protagonista di quello spettacolo che in teoria lo vedeva semplice spettatore. Così come, infatti, tutta la forza primigenia, la bellezza feroce di una tempesta si disperde vanamente nell'aria se nessuno la guarda e ne rabbrividisce, così quel rinnovato desiderio di vita, di un'altra finalmente assaporata, finalmente abbracciata e ghermita non sarebbe stato possibile senza di lui, senza la sua adorazione, senza il sacrificio della sua volontà per quella di Lucia.
    Ma era davvero un sacrificio? Forse non si trattava nemmeno di immolare la sua volontà a quella di Lucia ma, semplicemente, di fondere le loro due: lei non voleva forse il suo cazzo dentro di lei e lui non voleva, con tutte le sue forze, essere dentro di lei? Gettarsi completamente in questo desiderio e affidarsi alla sua volontà sapendo che coincideva totalmente con la propria non era perdere la propria individualità ma armonizzarla alla sua, fare in modo che le due diverse melodie delle loro anime si unissero per creare un nuovo suono, una nuova musica. Per questo i suoi tre occhi, così grandi eppure apparentemente piccoli rispetto all'immensità di quel volto alieno (Seguendo le proporzioni estreme degli insetti, in un senso o nell'altro) erano fissi sui suoi, ipnotizzato da lei come un cobra dinnanzi al flauto del suo incantatore. Neppure la danza magnifica e sensuale dei suoi seni, adesso grandi e gonfi poteva sottrarre l'attenzione dal suo sguardo, sviare quello sguardo adorante. E probabilmente sarebbe rimasto a sprofondare sempre di più in quel senso del sublime che gli pervadeva l'anima se, semplicemente, la sua fame non fosse esplosa con l'urgenza di cercare in lei un'ancora maggiore unità, un'ancora maggiore fusione tra loro: forse era il suo istinto da tiranide, da maschio di tiranide che istintivamente consapevole della sua fine ventura, lo spronava a gettarsi in un accoppiamento folle, violentissimo e preludio a un'unione ancora più profonda e sanguinolenta con la femmina sua signora... o forse, più semplicemente, era la sua umanità, quel lato bestiale ed etereo assieme che lo portava a cercare un'unità mai davvero posseduta ma soltanto sognata, vagheggiata. Fatto sta che l'afferrò tra le sue mani mostruose, artigliate e la spinse su di sé, su quel cazzo colossale e gonfio solo per lei, con tutte le sue forze, come se ne andasse della sua stessa vita... e così certamente era, in quel momento, dopotutto che senso poteva avere la sua esistenza se non era consumata tra le sue cosce? In tal senso fu meraviglioso vedere quello sguardo così unico, così travolgente spezzarsi e sparire tra le palpebre spalancate grazie a lui, per una spinta particolarmente violenta e intensa, prima che Lucia si riprendesse e inarcasse all'indietro la schiena sorreggendosi con le mani sulle sue cosce enormi e ricoperte di carapace lucido, ancora la sua Padrona anche col cazzo conficcato nell'utero, anche col piacere conficcato nel cervello. Adorò ogni centimetro di quel corpo praticamente nudo, i cui rimasugli del body non facevano che alimentare la sua lussuria, lucido di sudore e teso, tramante per lo sforzo di cavalcare il suo cazzo, di cavalcare lui. Ancor di più, però, adorò il modo in cui Lucia afferrò la lingua della madre (In una maniera che era un po' il contrappasso di quanto aveva fatto Hazel parecchie ore prima, infilando le dita nella bocca della figlia) come se la tenesse per un perverso guinzaglio, mentre le sue proteste venivano distorte in un ordine che Adam stava già assolvendo da tempo: come non amare tutto quello che stavano condividendo? Come non amare loro? Tutto il suo gigantesco corpo scoppiava d'amore per loro, i muscoli tesi delle braccia che le imprigionavano, i cazzi immensi che le violavano o che presto l'avrebbero fatto, le palle rigonfie che desideravano liberarsi del loro copioso fardello... e tale "amore" carnale, fatto di carne e carapace, di sangue e seme, era lo specchio di un altro, più etereo, che travolgeva la sua anima, fatto di lussuria e adorazione, di terrore e gioia ed entrambi questi amori, questi desideri erano loro e lui glieli avrebbe restituiti fino a sentirsi completamente svuotato.
    Questo spiega la "dichiarazione" fatta ad Hazel e i cazzi che subito andarono a riempirla, a sconvolgerla poiché la demone aveva diritto ad attingere a entrambe le fonti dell'amore di Adam e lui non voleva, né poteva negargliene nessuna... ma ciò non spiega, invece, come mai lo sguardo adorante, perso che la tiranide aveva mostrato fino ad allora per Lucia si spostò su di lei, non appena la perfetta sicurezza del suo volto andò in mille, meravigliosi frantumi. Semplicemente la bellezza, l'assoluta perfezione di quel volto stravolto dal piacere, lavato da ogni maschera o segno (Orgoglio, determinazione, gelosia, ecc) che non fosse un puro, totale godimento fu abbagliante, inenarrabile e Adam ne fu invincibilmente attratto come una falena di fronte alla fiamma di una candela. Ma anziché bruciarsi, accese ancora di più l'incendio del suo desiderio, facendolo divampare oltre ogni limite e misura: - Sì, muori, muori! Muori e rinasci nel piacere, Hazel! Moriamo e rinasciamo tutti tutti! Ti amo, vi amo! Godete, godete di più! Rinasciamo insieme! - ruggì travolto da quello spettacolo indicibilmente intenso, da quel volto perso, dal sorriso stolido e magnifico assieme che comparve su quel volto annientato dal piacere e riportato a nuova vita, a nuovo splendore dallo stesso.
    Ovviamente non era abbastanza, non poteva essere abbastanza: Adam stava sperimentando il piacere (Distorto e amplificato milioni di volte) dell'artista durante la creazione ma, allo stesso tempo, anche la sua continua, costante insoddisfazione, per cui ogni opera non era che il gradino imperfetto verso un nuovo, vagheggiato e infine abbandonato capolavoro. Così il volto di Hazel poteva pure essere di una bellezza sconcertante, gli occhi di Lucia pura manifestazione del sublime... eppure non erano abbastanza, non lo sarebbero mai stati. Ringhiò di piacere, di puro piacere quando andò ad allargare con le dita l'ano di Lucia e lo sperma di Hazel gli colò addosso, caldo e abbondante prima che facesse lo stesso con il suo cazzo che, senza alcun tentennamento, costrinse Lucia a una doppia penetrazione del suo culo. Fu meraviglio e Adam si abbandonò a versi ferali di puro godimenti, ringhi e stridii alieni, da insetto mentre le fotteva, le possedeva con tutte le sue forze.
    Vi amo, vi amo!! Siete bellissime, siete bellissime rotte! Vi voglio rompere di più, di più! - non era più lucido da tempo e la sua mente aveva distorto il significato delle loro parole, ma di certo il desiderio dei loro corpi gli era arrivato intatto: con le lingue, infatti, che fino a quel momento avevano raccolto le loro lacrime, la loro saliva e gli umori vari, sperma compreso, si dedicò a un'esplorazione completa di quei corpi, a una loro totale, indissolubile unione. Quelle lingue immense, interminabili, le invasero completamente e presero a fotterle costantemente, nei recessi più profondi e nascosti dei loro corpi, di concerto a quei cazzi immensi che non facevano altro che sbattere e ribattere in quei buchi ormai slabbrati, voragini rigonfie e affamate di piacere, piacere che solo quelle colone di carne uncinata, bollente potevano dargli.
    Il bacio, poi, che le costrinse a consumare e in cui loro si perdettero in maniera tanto oscena quanto poetica, poi, fu la goccia che fece traboccare il vaso del suo desiderio: vederle stringersi, legarsi di loro volontà mentre i loro corpi apparivano oscenamente rigonfi di lui, quasi pronti a strapparsi, a ferirsi pur di accoglierlo tutto... non poté evitare di sentire l'orgasmo bussare in lui e dunque far loro quella richiesta e supplica insieme. Apparentemente erano perdute nel piacere, ingombre di cazzi e carne fin nella testa, eppure dal modo in cui mugolarono e presero a muoversi scoordinate, spasmodiche eppure perverse gli fece capire che lo avevano sentito e che gli stavano dando una risposta. Risposta che poi ripeterono attraverso la meravigliosa opera d'arte che era divenuta la driade, ormai specchio del loro legame, della loro connessione.
    Adam non poté più resistere e con un ruggito violentissimo, mostruoso si alzò e le premette brutalmente contro il pavimento, capovolgendo le loro posizioni, e conficcando gli enormi artigli sul parquet costoso, strappandolo, polverizzandolo senza alcuna pietà mentre le scopava con una furia mostruosa, disumana. Quell'immenso corpo, infatti, per loro simile a un incombente soffitto di cui le braccia erano le grosse colonne, prese a muoversi con violenza inaudita verso di loro, fottendole brutalmente e letteralmente schiacciando i loro corpi sul pavimento, sia con la sua forza inumana sia col suo peso ciclopico, senza farlo loro male, certo ma costringendole a un amplesso che sembrava quasi più il tentativo di distruggerle, di mandare i loro corpi in mille pezzi con quei cazzi immensi e quelle lingue impazzite, frenetiche. - VI DARO' TUTTO, TUTTO! TUTTO DI ME, TUTTO!!!! - il suo ruggito squarciò l'aria e dopo un'ultima, brutale spinta che avrebbe certamente ammazzato un'umana, esplose in un orgasmo inimmaginabile. Non vi furono fiotti né quegli immensi cazzi sussultarono ma, semplicemente, dopo una violenta pulsazione aprirono delle vere e proprie cateratte e sfogarono in loro un quantitativo disumano di sperma. Un flusso costante, immenso e violentissimo che già dopo pochi secondi le aveva colmate oltre ogni umana e non possibilità: i loro ventri oscenamente rigonfi, infatti, divennero ancora più gonfi e grandi, le loro gole si gonfiarono come se stessero per esplodere e così i loro seni... poi, appena una manciata di attimi dopo, esplosero da ogni orifizio disponibile. Dai capezzoli dilatati e violati, dal naso, dal culo, dalla fica, dalla bocca: non importava quanto fossero ingombri di carne, di cazzi, di lingue, il seme zampillò e fluì copiosissimo senza sosta, come se i loro corpi non fossero che un percorso obbligato per fluire chissà dove.
    Ovviamente in tutto questo, mentre i loro corpi venivano attraversati da un fiume violentissimo di sperma, Adam non smise di scoparle brutalmente, quasi non si fosse avveduto di star venendo e a ripetere ossessivamente quel "tutto" prima ruggito. Poi, improvvisamente, quel flusso di sperma venne a mancare e Adam ringhiò quasi sofferente, continuando a scoparle con tutta la brutalità mostrata fino ad allora: - NGHHH! T-TUTTO, T-TUTTO! - parlò a fatica ma tra una spinta e l'altra le donne avrebbero potuto percepire le basi di quegli immensi cazzi gonfiarsi ancora di più e poi, pian piano, questo gonfiore spostarsi verso l'alto, seguito subito da un altro e da un altro ancora. Era come se delle grosse sfere stessero risalendo quelle colossali verghe, sfere che venivano spinte verso l'alto e dunque dentro i corpi di Lucia e Hazel, da quel flusso impressionante di seme. Tale operazione evidentemente doveva recare tanto dolore quanto piacere ad Adam, data l'espressione sofferente eppure persa del suo volto e il modo in cui prese a sbavare, ricoprendo quei corpi ancora tesissimi di cazzi e sperma di saliva densa e calda. In ogni caso, le prime di quelle grosse sfere finalmente raggiunsero le enormi cappelle e, dilatando oltre immaginazione le uretre, furono dentro le donne, subito seguite da molte altre ancora, in una processione che non sembrava finire. Quelle sfere, che erano calde e decisamente grandi, avevano una consistenza gelatinosa e altro non erano che le uova che Adam stava producendo senza sosta. La specie, infatti, di cui faceva parte oltre allo sperma e alla propria vita, era solita dare i gusci in cui le enormi femmine avrebbero messo gli ovuli fecondati dal suo fortunato amante... ovviamente, dunque, quelle uova erano sterili ma ad Hazel e Lucia avrebbe importato poco di conoscere queste particolari mentre venivano ulteriormente riempite da decine e decine di quelle grosse uova bollenti, ognuna delle quali era accompagnata da un copiosissimo getto di sperma che serviva proprio ad espellerla.
    L'orgasmo di Adam si esaurì soltanto quando l'ultimo uovo venne deposto e, ritornando a mostrare uno sguardo non totalmente perso, le osservò semplicemente adorante, prima di sollevarsi (Sempre tenendo lingue e cazzi conficcati in loro) e ritornare sul letto devastato, mentre il pavimento distrutto dai suoi artigli veniva ricoperto da un vero e proprio strato di sperma candido e bollente. Lucia e Hazel, dunque, erano ancora impalate sui suoi immensi cazzi e ripiene di lingue, sperma e uova: lui le afferrò con le sue gigantesche mani, un po' come si fa con le bambole, e le sollevò fino a liberarle dei suoi cazzi e delle lingue che ritirò, prima di strizzare quegli enormi pancioni e provocare una vera e propria eruzione di sborra da tutti i loro orifizi... eruzione di sperma, certo, ma non di uova: quest'ultime, infatti, si mostrarono appiccicose e si saldarono sulle loro carni, non liberando i loro ventri e uteri sfatti, anzi reagirono facendosi ancora più calde e divenendo più consistenti, passando dalla gelatina alla consistenza della gomma. Erano sterili, non poteva essere altrimenti... o forse no?
    Ancora, Padrona... ancora Hazel... ne voglio ancora... - supplicò un Adam stravolto ma tutt'altro che appagato, mentre le teneva sollevate con le sue mani neppure fossero delle offerte sacrificali, con i cazzi mostruosi ancora perfettamente ritti e affamati di piacere tanto quanto prima.
     
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    Dietro di te OwO

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    Era strano dirlo per una morta e rinata più volte, ma tra le braccia di Adam, in quell'amplesso che rendeva difficile riconoscere dove iniziasse l'anima di ognuno di loro, Lucia sentì di poter morire ancora una volta. La tiranide sembrava decisa a distruggerla completamente, a riempire sia lei che sua madre di così tanta carne che presto o tardi i loro corpi avrebbero ceduto, esplodendo in coriandoli sanguinolenti, tra grida di piacere e dolore... Eppure, persino quella paura non riusciva a farla smettere. Semplicemente, non era mai arrivata con nessuno a quel punto. Adam l'aveva condotta a un traguardo che aveva inseguito per tanto tempo e che solo ora si sentiva di aver sfiorato, un momento finalmente per sé, così tangibile e vitale che neppure ricolma fino all'orlo, neppure rimettendo sperma dalla bocca e dal naso, si sentiva di essere succube della situazione. Perché voleva ogni singola cosa. Voleva essere scopata, distrutta, fottuta fin nel più recondito spazio della sua anima e voleva persino morire, se ciò fosse servito a godere ancora e sentirsi finalmente padrona della situazione, padrona di sé e di chi le stava intorno. Per una volta non si sentiva calpestata, bensì la Regina posta sul trono di carne fornito dai corpi che si contorcevano con e sotto di lei. E non importava che sentisse i suoi stessi anfratti così spalancati e allo stremo da essere in procinto di prolassare, non contava la gola ostruita da più protuberanze che le impedivano di respirare ribaltandole gli occhi... No, perché era stato lei a ordinarlo, a suggerirlo direttamente nella mente di Adam, e lui -nel più bello dei miracoli- aveva obbedito. Le grida, i lamenti, i pianti, i mugolii, o anche semplicemente il ritmico suono dei loro corpi che sbattevano violentemente l'uno contro l'altro... faceva tutto parte di una meravigliosa sinfonia che suonava solamente per lei, e che ogni fibra del suo corpo stava accogliendo con estrema bramosia. Sentiva che anche se si fosse rotta, anche se il suo corpo fosse stato distrutto fino ad esplodere, quel giorno ella sarebbe rinata più forte. Distruggere per poter ricreare... Non era forse una filosofia che aveva visto e sentito più volte applicare da Thresh? Quella stessa filosofia che aveva solo potuto ammirare da lontano, mai neppure sfiorare, e che ora si era ritrovata ella stessa ad applicare attraverso Adam, mostrandogli quelle immagini semplicemente oscene che erano stati i suoi desideri. Certo, aveva immaginato che Hazel sarebbe stata ridotta ai minimi termini, aveva immaginato di sovrastarla con l'aiuto del suo amante e vendicarsi una volta per tutte delle angherie subite, guadagnandosi finalmente il suo rispetto... ma si era ritrovata a propria volta inghiottita dalla sua stessa Eromanzia, dal suo stesso potere... con la differenza che finalmente, quella volta, le piaceva. Lo voleva. Andava dannatamente, bene così. Quindi anche quando i loro corpi vennero deformati così tanto da somigliare più a quelli della driade distrutta e sfatta dal piacere, anche quando i loro stomaci furono ricolmi di cosi tante lingue da lasciarle distinguere e poterne contare addirittura i bozzi e le curve... persino quando, in un'esplosione vera e propria di sperma all'interno dei loro stomaci, si ritrovò trasformata in una vera e propria fontana vivente di nettare osceno che prese schizzare e zampillare da ogni singolo orifizio disponibile... Lucia gridò, godette, pianse, ma solo di gioia e piacere più puro, mentre il suo sesso raggiungeva l'apice e ogni singolo anfratto, orribilmente slabbrato e abusato, anche senza quasi più elasticità muscolare, prese a pulsare e contorcersi stringendo la carne che l'aveva distrutto. Il risultato fu che per qualche istante, preziosissimo, lei e Hazel parvero due vere e proprie opere d'arte dinanzi ad Adam, il loro creatore, che poté godersi lo spettacolo dei loro corpi completamente deformati, distrutti, ma soprattutto delle loro espressioni: così sconvolte, terrorizzate, sofferenti persino... ma anche e soprattutto felici, libere; spogliate di qualsivoglia pudore, vergogna o limite umano per poter semplicemente perdersi nel piacere. Entrambe, raggiunsero un tale livello di perversione ed eromanzia nel sangue, che quando tentarono di parlare e dalle loro bocche poterono uscire solo bolle di sperma e gorgoglii, da chissà dove intorno a loro e soprattutto nella mente di Adam, le loro voci suonarono comunque quasi provenissero da altre due donne, poiché a guardarle, con gli occhi ribaltati, le mascelle slogate e spalancate, e le gole gonfie così come le guance con i lati della bocca colanti di sperma, era impossibile attribuirle a loro.
    S-se moriremo... Tu morirai con noi! Dacci ogni cosa Ahdam! Non è ahncora... abbastanza! Lasciati ahdare!
    E come se Adam l'avesse ascoltata ancora una volta, proprio in quel momento una Lucia già provata si ritrovò a spalancare gli occhi insieme ad Hazel, mentre i loro corpi già straziati dal più estremo amplesso che si fosse mai visto, iniziarono a contorcersi e ingrandirsi ancor più, mentre dozzine di uova di tiranide venivano riversate dentro di loro con la stessa potenza di una mitragliatrice. I loro ventri crebbero a dismisura, mentre entrambe venivano come mai erano venute in vita loro, sborrando copiosamente e irrimediabilmente dentro e fuori i loro corpi, gridando come mai e poi mai era capitato, in modo quasi lacerante, tagliente, tanto che avrebbero potuto facilmente sembrare maiali sgozzati vivi con la differenza che non stavano soffrendo affatto, fattore perfettamente visibile nei loro volti sconvolti. La minaccia di Lucia si concretizzò semplicemente attraverso la presa di entrambe: entrambe infatti superarono qualsivoglia fatica, imposizione e ostacolo per afferrare Adam, Lucia per la precisione gli cinse la nuca e lo costrinse a piegarsi più che poteva, tirando la sua enorme testa tra i propri seni che a differenza di quanto poteva pensare l'uomo, non avrebbero faticato ad accoglierlo e farlo sentire addirittura soffocare: sì, perché i seni delle donne crebbero con la stessa velocità e forza dei loro pancioni ricolmi di lui, da cui era possibile distinguere ogni singolo uovo al loro interno, divenendo così assurdamente grandi da essere quasi separate dal petto, cadenti, perdendo buona parte del loro aspetto sodo e alto ma raggiungendo un altro tipo di bellezza, qualcosa di ancora più osceno e lussurioso che ben si sposava con quell'assurda situazione. Adam si sarebbe dunque ritrovato scopato a propria volta, le due donne che tentavano invano di saltellare all'unisono su di lui dovendosi quasi mettere in piedi per poter percorrere anche solo un centimetro di quei cazzi enormi con le loro fiche e i loro culoni, qualcosa che comunque riuscirono in qualche modo a fare grazie a tutta la passione che vi impiegarono, e mentre lo facevano, i loro seni divenuti oramai abominevoli presero a sobbalzare con così tanta forza da schiaffeggiarlo e soffocarlo ritmicamente, quelli di Hazel accogliendo a propria volta la schiena della figlia e trasbordando dai lati del suo splendido nuovo corpo. Entrambe iniziarono a schizzare linfa anche da lì, similmente al latte materno, e se Adam avesse voluto assaggiarla vi avrebbe potuto riconoscere il sapore del più pregiato miele, qualcosa che doveva forse piacere a una tiranide come lui.
    Sì! SI'! S-sento le tue uova dentro di me, Ahdam! Le amo! E tu, madre? Le senti anche tu non è vero?! Di' al nostro Ahdam quanto ti piace, avanti! Nehl culoh... Mi stanno... facendo... godere! Ne voglio ahncora! DI PIÙ! Fottimi Ahadam! Uccidimi! Di più! Di più! DI PIÙ!
    Hazel era ormai un disco rotto, la sua espressione sorridente e lacrimante al contempo chiariva quanto fosse semplicemente persa in quel momento, e il tono acuto con cui quelle parole risuonavano sembrava quasi isterico, spiritato, bisognoso come non mai. Lucia invece appariva e suonava entusiasta come non mai, e la cosa davvero assurda era che non sembrava solamente persa o "folle", ma pareva persino fosse cosciente di ciò che diceva, in qualche modo... cosa ovviamente impossibile visto il suo carattere. L'Eromanzia aveva drogato entrambe, forse tutti in quella stanza, e il suo effetto devastante divenne ancora più tangibile e straordinario quando Adam liberò i loro corpi dalla sua presenza: come prevedibile, i loro anfratti esplosero in vere e proprie cascate di umori, saliva e linfa, che schizzò ovunque. Vomitarono letteralmente sperma, lo sputarono dalle narici mentre tossivano rosse in volto, dai seni persino, dagli occhi parve addirittura! Mentre i lo anfratti semplicemente si ribaltarono per quanto irrimediabilmente sfasciati, tanto da rimanere aperti, pulsanti e gocciolanti, con copiose quantità di seme che semplicemente gocciolarono rumorosamente sul "pavimento" che era divenuto il letto di quella stanza in enormi pozzanghere. Inizialmente rimasero ferme, ansimanti, i corpi molli e le bocche spalancate nel vano tentativo di riprendere fiato. Ma poi, nonostante fossero ridotte entrambe a due maschere di sperma, nonostante le loro espressioni fossero semplicemente distrutte e sfatte, nonostante i loro orifizi sembrassero quasi dei vasi del diametro di 20 cm ciascuno, e risultassero oscenamente gonfi... il loro desiderio fu immediato e palese: entrambe sollevarono le braccia tramanti, e con le dita tentarono di attirare quelle enormi verghe che le avevano distrutte dentro di loro, ignorando le innumerevoli uova che i loro corpi non erano riusciti a espellere e anzi, leccandosi le labbra e fissando con occhi spiritati dapprima le loro pance, poi i suoi cazzi, come se amassero l'idea di riceverle in quello stato. Stavolta la loro voce poté suonare dalle loro bocche, e il risultato fu assurdamente più osceno, strascicato e roco per via delle mascelle indolenzite e delle corde vocali contratte. Lucia aveva un'espressione languida e provata ma anche supplicante, perversa, di chi ne vuole ancora, mentre sua madre non riusciva a levarsi dalla faccia quel sorriso ebete con tanto di lingua penzolante. Erano uno spettacolo osceno senza precedenti.
    Ahncora... Ahdam? M-mhha è ovvioh... Cehrtamente... Nhnon puoi... fermartih! E questoh è un ordineh.
    Pensahvi dahvvero di avhermi sconfittoh così facilmente? Sono un fottutoh demoneh... folleh... ragazzinoh... E ora scopami ahncora, bastardo!
    Ebbene... non era poi tanto strano pensare che fossero due vere e proprie streghe in quel momento.
     
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    Adam era fuori di sé, inebriato di piacere e lussuria come mai in vita sua, consumato da un desiderio che non gli dava requie e che gli faceva contorcere l'anima dall'insoddisfazione, dalla brama di piacere anche durante l'orgasmo più intenso che avesse mai sperimentato. Soltanto durante l'amplesso con Hilda, drogato dalla sua maledizione, si era sentito così dilaniato dal desiderio, così bisognoso di godere e di farlo con sempre maggiore intensità ma, se allora era anche straziato dall'umiliazione, dalla rabbia e da un desiderio di rivalsa costantemente frustrato e domato, in quel momento percepiva soltanto piacere e gioia, una gioia intensissima direttamente scaturita dall'osservare il godimento che attraversava e sconvolgeva la sua Padrona, la sua Signora. Anche se il suo sguardo sfolgorante desiderio e potere, infatti, non si riversava più nei suoi occhi estasiati, anche se il suo volto perfetto non esprimeva più la totale certezza che lui le appartenesse ma, anzi, si era deformato in una maschera di puro godimento... lui continuava a sentirsi una sua proprietà, il suo schiavo e ciò non lo faceva sentire in alcun modo umiliato o calpestato nella sua individualità, perché era inciso nell'essenza più pura del suo essere questo bisogno di obbedire, di riversare la sua coscienza in qualcosa di più grande, di più bello per completarlo. E Lucia, piena dei suoi cazzi, del suo sperma, delle sue lingue (cioè di ) era finalmente completa, era finalmente la meraviglia senza pari che era sempre stata ma che non poteva mostrare senza di lui, senza la sua obbedienza, senza il suo piacere e la sua gioia. Non c'era più traccia della tristezza e della paura che, come gramigna, infestavano il suo volto quando si erano conosciuti, né vi era più nei suoi occhi il riflesso di quel segreto dolore, di quell'intensa disperazione di quando si era svegliata: vi era soltanto piacere e certezza, la certezza di essere finalmente se stessa, di essere finalmente completa.
    Adam percepiva tutto questo con l'istinto di una creatura che nasceva soltanto per immolarsi sull'altare del piacere e del rinnovamento, la cui esistenza concentrava tutto il suo significato, tutta la sua verità nell'atto di perdere se stesso, la propria vita per crearne di nuova... e per lui scoparla, anzi scoparle significava proprio questo, creare una nuova vita, una nuova bellezza. Per questo motivo quell'orgasmo violentissimo, interminabile non lo soddisfò minimamente, per questo si scoprì follemente bramoso di vedere ancora e ancora i loro ventri ricolmi del suo sperma, i loro occhi stravolti dal godimento e i loro orifizi morbidi e sfatti da quell'amplesso estremo, inumano, che pareva destinato a durare ancora per ore o giorni o eternità intere ripiegate su se stesse; come, d'altronde, dirsene pago? Come poter vivere senza sentire costantemente le loro urla di piacere alternate ai gorgoglii osceni dello sperma nelle loro gole, nelle loro bocche? Era chiaramente nato per quello, per scoparle, per renderle complete.
    Ruggì mentre il seme sgorgava senza sosta dai suoi cazzi enormi e sussultanti, dilagando nelle due donne e, da loro, per tutta la stanza, resa semplicemente irriconoscibile dalla loro perversione, spronato dalle parole di Lucia e Hazel a donarsi ancora di più, a svuotarsi non solo di ogni singola goccia di sperma che il suo corpo aveva prodotto per loro ma anche di ogni singola energia, di ogni singolo soffio vitale di cui poteva sottrarsi, perché tutto apparteneva a loro, la sua carne come la sua anima. Il ruggito divenne persino un verso rotto di piacere misto a gioia, quasi un mostruoso guaito quando Lucia gli cinse la nuca con le braccia per spingerlo tra i suoi enormi seni che, nel frattempo, erano sbocciati a una nuova, indicibile bellezza. Adam non si chiese come mai quei seni già grandi avessero assunto fattezze tanto inumane, quasi caricaturali, poiché l'unica emozione che lo investì nel vederli, nel sentirli tutti intorno a sé fu pura e semplice adorazione, pura e semplice gioia. - Padrona, Hazel! Sono vostro... vostro PER SEMPRE, PER SEMPRE!!! - ruggì ripetendo le ultime parole come un disco rotto, mentre le uova risalivano senza freno i suoi cazzi e riempivano ulteriormente i loro corpi, con lui che spalancava il più possibile le fauci nel tentativo di mordere, succhiare, adorare tutta la carne che Lucia gli offriva, tutta la bellezza di cui la sua Padrona gli faceva dono bevendone, al contempo, avidamente la linfa che ne fuoriusciva.
    Le loro parole continuarono a risuonare nella sua testa e in quell'aria satura di lussuria, di sesso mentre le riempiva senza sosta di sborra e uova, mentre sbavava dilaniato dal piacere e, al contempo, dalla frustrazione di non poterle scopare come davvero desiderava, di non possedere ancora più cazzi, ancora più lingue, ancora più carne con cui diventare un tutt'uno con loro. Ringhiò quasi di dolore quando l'ultimo, copiosissimo fiotto attraversò i suoi colossali cazzi, esaurendo quell'orgasmo semplicemente impossibile, semplicemente insostenibile e scoprendosi più eccitato e frustrato di prima. Rimase, però, interi secondi a osservare estasiato i loro volti stravolti, sporchi di lui, mentre cercavano vanamente di riprendere fiato prima di porre loro la sua supplica, aspettando fremente la loro volontà; un sorriso o una parvenza di questo si disegnò su quel suo muso mostruoso, alieno, mentre portava le sue immense braccia a cingere quei corpi meravigliosi, ora più che mai nell'essere sfatti dalla lussuria, premendo loro e quei seni enormi sul suo ampio torace muscoloso, in un abbraccio quasi dolce, da amante che viene vinto dalla tenerezza, mentre le sue mani colossali accarezzano eccitate e adoranti quelle forme più che mai perfette, quasi pregustando ciò che stava per accadere. - Siete bellissime... bellissime! - sussurrò estasiato, con le sue tre lingue che si prodigarono a passare su quei corpi gonfi ancora del suo sperma, delle sue uova, carezzandone e avvolgendone le forme, come a voler rendere il legame che si era stretto tra le loro anime anche fisico, anche corporeo, prima che allineasse i suoi cazzi mostruosi ai loro orifizi spalancati e, con un gemito di puro godimento tornasse dentro di loro. Le due donne, infatti, avrebbero potuto osservare Adam reclinare l'enorme testa all'indietro dal piacere, socchiudere i tre occhi ferini e rimanere fermo tra le loro carni morbide e accoglienti, coi cazzi colossali che pulsavano impazienti cercando di aggrappare gli aculei dove possibile e che, in realtà, si trovavano a spingere più intensamente le sue uova contro le pareti dell'utero o dell'intestino delle due donne. Era semplicemente meraviglioso, un piacere intensissimo che non sembrava tanto essere legato a quanto stava facendo ma con chi lo stava facendo; prese a muoversi con furia dentro di loro, facendo sbattere con violenza i loro bacini, deformando a ogni spinta quei corpi rigonfi di lui, delle sue uova che apparivano chiaramente ogni qual volta le sue aste li premevano contro i loro ventri e, improvvisamente, il piacere subì un'impennata inaspettata, violenta e si sentì pugnale dal godimento: non pensò minimamente di resistere, di fermarsi e liberò un secondo, copiosissimo orgasmo nei loro corpi, ringhiando e sbavando. Il fiume di sperma che attraversò le due donne non fu meno abbondante del primo, eppure entrambe avrebbero potuto constatare che questo non era ancora giunto a straripare dalle loro bocche, a perdersi in mille fiotti e schizzi dai loro orifizi meravigliosamente larghi ma che, incredibilmente, si limitava a infuocare e colmare i loro ventri. A risolvere il mistero ci pensarono, però, le uova dentro di loro che non soltanto divennero più calde ma, soprattutto, presero a ingrandirsi sempre di più, come se stessero assorbendo avidamente tutto lo sperma che Adam stava tanto abbondantemente dispensando.
    Ogni cosa di me è vostra, è vostra! - ruggì, mentre le uova, sazie e molto più grandi di prima, smettevano di assorbire lo sperma e questo, finalmente, poteva schizzare con forza dalle loro gole, fuggire dai loro buchi ricolmi di carne eppure deliziosamente aperti. Eppure, persino durante un evento così estremo come la piena di quell'orgasmo mostruoso, madre e figlia avrebbero potuto percepire qualcosa di tanto assurdo quando inquietante: le uova iniziarono a sussultare e qualcosa, in ognuna di quelle grosse sfere, aveva preso a muoversi.
    Non ebbero tempo di spaventarsi o di porsi qualsivoglia domanda, però, perché mentre il flusso di sperma si esauriva, delle creature squarciavano il guscio sottile e prendevano ad agitarsi dentro di loro, alla spasmodica ricerca di un'uscita. Miriadi di zampette e quelle che sembravano code o spire iniziarono ad agitarsi nei loro ventri rigonfi, nei loro uteri e preso le loro gole furono mantenute gonfie da questo alieno esercito in marcia.
    Era assolutamente assurdo, le uova di Adam non potevano dirsi neppure sterili perché, semplicemente, non erano che gusci gelatinosi... eppure, l'enorme quantità di eromanzia combinata aveva infuso la vita dentro quelle culle vuote, in attesa di un ospite, una vita il cui imperativo biologico era tanto chiaro quanto inflessibile. Quanto, infatti, zampettava e strisciava assieme nelle loro gole oppure - con maggiore difficoltà- cercava un'uscita negli orifizi ingombri dei suoi cazzi, non voleva guadagnare la "libertà" per nutrirsi o altro, nient'affatto. Non appena, infatti, le creature furono allo scoperto, si rivelarono essere delle creature assolutamente aliene, ricoperte del carapace nero del "padre" e dotate di otto zampe lunghe, non molto abili al movimento, però, dato che preferivano usare la loro lunga coda per spostarsi e che, apparentemente cieche e non senzienti, non fecero altro che ricercare gli orifizi delle loro "madri" per riempirli a loro volto con i loro peni tentacolari rossi che, proprio come per Adam, fuoriuscivano sia dal centro dei loro corpi che dalla punta delle code. Questi tentacoli non erano certamente colossali come i cazzi che già le riempivano ma erano molti, poiché molte erano le creature che Adam aveva generato e, soprattutto, non sembravano curarsi del fatto che mentre loro estendevano nelle gole, nei seni, nelle fiche e nei culi delle donne i loro tentacoli, vi erano ancora altri "fratelli" che cercavano di uscirne, di risalirli, quindi Hazel e Lucia si sarebbero sentite letteralmente invase e intrappolate da una prigione di carne rossa e pulsante che, da fuori e dentro di loro voleva fare una sola cosa: fotterle, scoparle come se fosse il motivo stesso della loro nascita e, tanto per quelle creature che per Adam, era assolutamente vero.
    Adam che, in un'altra situazione, si sarebbe spaventato a morte e sarebbe stato assolutamente disgustato non solo nel vedere una scena simile ma, soprattutto, nel percepire i peni tentacolari di quelle creature toccare i suoi di cazzi, in quel caso non fece una piega e continuò a scoparle con forza, guardando estasiato cosa stava accadendo al corpo della sua Padrona e a quello di sua madre. - Vi vogliono, vi desiderano così tanto... ma non è nulla rispetto a quanto vi voglio io! Ancora, ancora! Godete di più!!! - ringhiò, più in un'invocazione più che in un ordine, mentre le sue spinte si facevano feroci e la stretta delle sue braccia su quei corpi meravigliosi, invasi da lui e da quelle creature aliene, si fece ancora più intensa e ferrea. L'orgasmo eruppe con la sorpresa e la potenza di un tuono, mentre anche i suoi "figli" corrotti dall'eromanzia esplodevano in un denso, copiosissimo orgasmo che si sarebbe confuso con quello di Adam. - DI PIU', DI PIU'! - fu l'urlo che sgorgò dalle se fauci spalancate mentre le scopava e veniva dentro di loro senza freni, prima di afferrare con le enormi mani la testa delle due donne e spingere con furia tutta bestiale le sue lingue nelle loro gole già ingombre dei cazzi delle sue creature, col solo scopo di sentirsi ancora più unito, più strettamente legato a loro, totalmente disinteressato di sentire sulle sue lingue il sapore del suo sperma o dei suoi "figli".
    L'orgasmo durò ancora a lungo e quando, finalmente, terminò lasciando Hazel e Lucia ricolme oltre immaginazioni di cazzi, lingue e sborra... quest'ultime avrebbero scoperto che Adam non era ancora sazio e che ne voleva ancora e ancora.

    *****


    Era mattina inoltrata, quasi ora di pranzo, parecchie ore dopo che Adam era crollato finalmente esausto e appagato: delle oscene creature che aveva generato non c'era più traccia, si erano dissolte una volta terminata la perversa energia che le aveva fatto nascere, benché comunque la stanza si presentasse sotto molti aspetti completamente distrutta. Lui, però, dormiva saporitamente e con espressione soddisfatta nella sua forma umana, assolutamente ignaro di cos'aveva fatto la nottata precedente... almeno per il momento, s'intende. E come poteva essere altrimenti, vista la morbidezza che lo circondava? Non che, infatti, sapeva cosa fosse ma non soltanto la sua schiena premeva su qualcosa di meravigliosamente soffice ma anche le sue mani affondavano su qualcosa di morbidissimo, così come la sua bocca era impegnato a succhiare con piacere qualcosa di estremamente vellutato e tenero: forse un guanciale? In ogni caso, a lui non gli importava finché gli permetteva di continuare a dormire e a sognare qualcosa di così bello. Cosa stava sognando? Difficile dirlo, anche se un'indizio avrebbe potuto darlo l'erezione fiera e gonfia che, malgrado la nottata, sfoggiava...
     
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    Dietro di te OwO

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    Prima di quel giorno Lucia aveva sperimentato davvero tante cose assurde. Tanti amanti, la maggioranza non voluti; tanti rapporti, perlopiù malati; tanta violenza, perlopiù spintissima... Ma quello che non aveva ancora provato era un'assuefazione così totale per l'eromanzia, e di conseguenza per il cazzo (i cazzi, in questo caso) di qualcuno. La verità era che, avendo ottenuto da relativamente poco le proprie capacità belliche, prima di quel giorno non aveva ancora sperimentato, neppure con Thresh stesso, tutti possibili utilizzi del suo potere. E si stava rivelando decisamente un sogno... o un incubo a sfondo erotico, a seconda dei punti di vista. Semplicemente, così tanto seme da un'unica persona, così tanti falli, da un'unica persona... erano un evento tanto raro quanto estremo che non osava neppure immaginare come sarebbe potuto essere se il suo amante non fosse stato il premuroso e gentile (a suo modo) Adam, bensì il suo amato zombie sadico, estremamente potente e incredibilmente affamato di suo. Quello non era comunque il momento di pensarci. Anzi, non era proprio il momento di pensare a nulla, che non fossero gli affari che sbattevano ripetutamente dentro di lei e di conseguenza dentro Hazel, che oramai era sbavante, felice, ed estremamente persa, come se avesse finalmente accettato che sì, amava prenderlo dietro e no, non c'era niente di cui vergognarsi. I loro ventri erano ormai stracolmi di uova, ma ciò non sembrò impedire ad Adam di riversare ancora una volta e un'altra ancora, quantità di seme così elevate ed estreme da trasformare Lucia e Hazel in due fontane di sperma viventi. Le loro espressioni variavano continuamente dagli occhi ribaltati e la lingua penzoloni, al più estremo sgomento, finanche e soprattutto ai sorrisi persi a bocca aperta mentre sbuffi di vapore uscivano dalle loro bocche e narici insieme a fiotti di fluido candido e ancora caldo. Adam continuò a gridare i suoi sentimenti a Lucia che in risposta non poteva far altro che leccare, succhiare, ansimare con ancora più passione mentre nella follia dell'Eromanzia che l'aveva assuefatta desiderava che quel momento non finisse mai. Voleva solo più cazzi, più lingue, più spinte, più saliva e orgasmi finché il suo corpo e quello di sua madre non fossero stati completamente consumati e sommersi di seme; scene che in un altro contesto non si sarebbe neppure sognata di pensare, figurarsi desiderare con convinzione, e che pure in quell'istante diventarono i suoi più vividi desideri. Desideri che, in qualche modo, vennero anche soddisfatti, sebbene in modo diverso e fantasioso rispetto alla sua mente da pervertita. Adam sorprese entrambe non tanto con un nuovo orgasmo, quanto più con gli effetti che questo ebbe sui loro corpi, poiché oltre a gonfiarli con eccessiva potenza, finì per nutrire anche le uova dentro le loro pance, e entrambe furono costrette a sentirle crescere, e crescere, continuando a essere fottute mentre i loro occhi si facevano completamente bianchi e dalla bocca iniziava a schiumare sperma e saliva quasi avessero un attacco epilettico collettivo. I loro corpi frementi iniziarono letteralmente a tremare mentre orgasmi su orgasmi si susseguivano ormai da diverse spinte, e nonostante questo nulla fu paragonabile al piacere che provarono e alle grida che questo strappò loro quando le uova, schiudendosi, rivelarono creature enormi e inquietanti che iniziarono a muoversi al loro interno. Entrambe si sentirono come se stessero esplodendo, ma al tempo stesso non riuscissero né a farlo, sfogando finalmente tutto quel... piacere? Dolore? Difficile dirlo arrivate a quel punto... Né a liberarsi da quella stretta totale, da quella possessione senza remore, di ogni singolo centimetro dei loro corpi, esterno e interno. Ogni singola creatura iniziò a cercare di uscire da dentro di loro, fortunatamente non attraverso violenza o facendosi strada attraverso le loro carni come nei peggiori film horror di vecchia classe, ma anche così gonfiò le loro gole, i loro seni, le loro pance già abnormi e soprattutto i loro anfratti già abbondantemente occupati, ricoprendole di così tanti falli e protuberanze da far quasi sparire persino quei loro abominevoli seni completamente distorti dall'Eromanzia. Alla fine, Lucia e Hazel persero ogni capacità di parlare o pensare coerentemente... Finché Adam e le sue bestiole le scoparono con il preciso scopo di fottere persino i loro cervelli, diventarono due amebe capaci solo di mugolare, gemere, rigettare e bere seme, ma soprattutto godere come mai avevano fatto in vita loro. Di tanto in tanto, timidamente, le loro braccia cercavano di toccare, graffiare, le loro cosce di serrarsi intorno a qualcosa, di abbracciare, accogliere, ma i tentativi erano sempre così blandi da esser difficile quasi notarli in mezzo all'impeto dell'amplesso. Tutto fu possibile in quel quadro di perversione, e quasi tutto effettivamente avvenne, come un sogno erotico tra i più spinti possibili ma che invece ebbe luogo davvero. E persino quando tutto ebbe fine, molte ore dopo, il finale non poté che essere perverso oltre ogni dire, e si concluse con Lucia e Hazel che, ormai pancia sul "materasso" in una pozzanghera di fluidi tra i quali lo sperma era così tanto da aver bagnato gran parte del pavimento e gocciolare ancora, i loro ventri si svuotarono e i loro anfratti, sfatti, morbidissimi e larghi oltre ogni dire, iniziarono letteralmente a "sputare" fuori, con impeto degno di due pompe d'acqua, tutte quelle perverse ed enormi creature, che non fecero altro che finire di rompere i loro poveri buchi lasciandoli irrimediabilmente spalancati, probabilmente inservibile per molto, molto tempo se solo la magia non le avesse aiutate. Decisamente un amplesso che avrebbero ricordato entrambe per tempo immemore, non c'era ombra di dubbio. Soprattutto perché la battuta finale fu di Hazel, un demone in carne ed ossa, che con le corna abbassate come una sorta di gattino stanco e la lingua ancora fuori, riuscì a biascicare qualcosa tra una bolla di sperma e l'altra...
    Sei... decisamente... il migliore... Ahdam.
    E per lei lo era di sicuro.

    *****

    Il mattino dopo, i corpi di Lucia e Hazel erano tornati più o meno alla normalità, e la stanza era risanata nella sua interezza, almeno nell'aspetto, poiché non si poteva fare assolutamente nulla per il fortissimo odore di sesso che impregnava ogni angolo del pavimento, delle lenzuola o dell'aria stessa. La pianta era sparita, ma forse non prima di fare le pulizie di casa visto che tutto il nettare che aveva sporcato i muri sembrava essere stato assorbito da uno straccio formato gigante; quanto all'incantesimo fatto al letto era anch'esso venuto meno, lasciando spazio a un semplice materasso con cuscini annessi. Gli uccellini cinguettavano miracolosamente, fattore piuttosto comico per il vissuto dei tre che stavano beatamente spalmati sul letto. Sembrava passato un giorno intero di riposo, forse persino più, e di certo non sarebbe stato troppo strano se ne fossero passati tre, tale era il bisogno di riposare che sicuramente tutti in quella stanza avevano sicuramente provato. Comunque fosse, la scena era la seguente: mentre Lucia dormiva scomposta ma elegante e soave nell'espressione di sonno profondo, angelica quasi, Hazel non era solo in una posizione improbabile ma anche completamente presa dal sonno tanto che respirava rumorosamente, e di tanto in tanto sembrava addirittura grugnire brevemente. Il grosso corpo del demone, nonché le sue tettone, ancora parzialmente gonfie dall'eromanzia ma non più deformi, faceva da cuscino al capo di Adam, le gambe aperte così da ospitarlo al meglio, mentre lei stava dormendo semi-seduta, la schiena contro la testiera del letto (morbidissima), un cuscino incastrato tra questa e la sua nuca; quanto a Lucia... lei era sì bellissima, elegante, piccina, ma stava dormendo a pancia in giù esattamente sopra Adam, il corpicino leggero e che dunque non lo disturbava poi molto, le gambe aperte e piegate in un'espressione scomoda... ma il sedere e le splendide natiche intrappolate tra le sue mani umane ma non per questo meno gigantesche, mentre una di esse veniva succhiata e leccata di tanto in tanto, senza svegliarla per via del sonno profondo che la faceva respirare lentamente, il corpicino che si alzava e abbassava a ritmo di quello di Adam stesso. Aveva un'espressione beata e persa.... ma anche spaventata, a tratti le sopracciglia bionde si aggrottavano senza motivo e dalla sua boccuccia schiusa e leggermente umida di saliva uscivano mugolii via via più consistenti.
    Sognò Adam... e sognò Thresh. Entrambi si battevano per lei in uno scontro senza pari, ed ella -vestita come una vera principessa e affacciata all'unica finestra di un'altissima torre-, guardava senza poter far nulla... o tanto meno senza sapere chi tifare! Poi, cambio di scena: Adam era una bellissima "donna" tiradine, ma con il sesso maschile, e Thresh lo stava... stava facendo alcune cose col suo corpo, voltandosi alle volte verso di lei per sorriderle mentre il suo bacino si muoveva... un ghigno crudele, terrificante, ma anche il più sexy che avesse mai visto... un sorriso di quelli che le rendevano impossibile dire di no. Poi ecco, ancora, una gogna della tortura, palese opera di Thresh, e al suo interno lo stesso Adam ormai sconfitto e distrutto, mentre alunni, professori, alle volte persino lanterne come Gil, o Leben, facevano a turno pur di torturarne le carni e trarne piacere...
    Lucia si agitava, e si agitava nel sonno. A differenza dell'altro sogno, dell'incubo con Thresh, questo sembrava meno reale e non le aveva dato la stessa sensazione di terrore, ma servì, anche se decisamente non per ciò che avrebbe voluto Adam stesso, per farle sussurrare il suo nome nel sonno... e svegliarsi se non con un grido, quanto meno con un sussulto e il suo nome sospirato tra le labbra. Si alzò da lui con espressione spaventata, guardandosi intorno e sorreggendosi a un suo fianco pensando inizialmente fosse un cuscino. Era messa di sbieco, per cui una mano era sul materasso e l'altra sulla sua pelle, che però liberò subito trattenendo il respiro e un "ops" sentito. Si guardò intorno e capendo la situazione cercò di togliersi da lì senza svegliare nessuno. Il loro sonno era così profondo che dubitava avrebbe potuto svegliarlo con il semplice peso del suo corpo o qualche mugolio, ma la prudenza non era mai troppa. Scivolando lentamente sotto le sue dita per tentare di non svegliarlo, si ritrovò tra le sue gambe fin troppo facilmente, e lì la sua avanzata si interruppe a causa di un CONSISTENTE ostacolo dato dall'erezione mattutina di Adam. Santo cielo... Se si fosse svegliato proprio in quel momento si sarebbe ritrovato la guancia morbida di Lucia spalmata sul lato dell'asta mentre la poverina con sguardo mortificato cercava di giustificarsi togliendosi via immediatamente, anche se non troppo in fretta... E il fatto che si svegliasse sembrava essere esattamente ciò che il destino voleva per lui, poiché a un tratto, il suono di un campanello dal suono fin troppo sci-fi riempì la camera, mentre Lucia sussultava e si voltava a vedere di sbieco Adam con un sorriso mortificato, cercando di spostarsi per farlo passare... senza poter evitare assolutamente di sbandierare quel culetto nudo a lui e al vento... ma soprattutto, visibile quando si alzò, la sua intimità turgida dal mattino... e probabilmente dal tocco stesso della tiranide. Era tornata minuta e piccola, liscia come le sue gonadi, perfettamente "femminile" nonostante di fatto non lo fosse. Lucia era tornata la Lucia di sempre, anche se piuttosto che sussultare e scusarsi mille volte come avrebbe fatto in precedenza, si limitò a diventare dello stesso colore di un quadro all'angolo: completamente rossa.
    By-buongiorno, Adam! N-no è come sembra! Io... Ahhem... stavo... T-ti lascio andare ad aprire!
    Rotolò d'un lato con più grazia che potesse, mentre una Hazel piuttosto esibizionista sbadigliava come un orso alle loro spalle, stiracchiandosi fino a far ballare entrambi, poiché piegò le gambe e si sistemò con quel suo corpo consistente.
    Yaaahwww! Buongiorno bambini... Che bella nottata, vero? Non credere di passarla liscia...
    Iniziò a parlare tranquillamente, strofinandosi un occhio senza troppa grazia o dolcezza nonostante il gesto, ma alla fine della frase si avvicinò all'orecchio di Adam per rivolgersi solo a lui, mentre guardò sua figlia con una promessa di vendetta negli occhi, facendola sussultare per la... paura? Più leggera di quanto non fosse in passato, ma sì. Che situazione pittoresca...
    Nel frattempo il campanello continuò a suonare, e avrebbe continuato finché Adam non si fosse alzato ad aprire, con una certa insistenza per altro. Chi poteva mai essere poi? Lucia pensò che forse Adam aspettava qualcuno, Hazel che uno così bello e abile a letto dovesse avere per forza una moglie gelosa da qualche parte. La realtà era invece impensabile, per chiunque di loro in verità...

    *****

    Anf anf... Chi si sarebbe mai aspettato che camminare fosse così faticoso? Ahh... se solo avessi ancora le mie ali...
    Fuori dalla porta, una figura di due metri, prorompente almeno quanto Hazel ma di sicuro più morbida e ben meno minacciosa, se ne stava in piedi ben ritta fissando quell'affare che sapeva servire per "bussare" a un'abitazione terrestre; l'aveva visto fare parecchie volte ed era sulla Terra da abbastanza tempo da averlo imparato pienamente, anche se non si sarebbe mai abituata al suono acuto che produceva... Le mancava la sua foresta. Percependo la presenza della sua cara protetta dall'altra parte della stanza, l'impazienza era estrema! Tutto il suo corpo era felice di quell'evento... e ancora ricordava gli auguri della sua gente: "Amale! Amale come non hai potuto fare in questi anni!"; "Vai sorella Iris! Porta l'Amore nelle loro vite!". Irithiel respirò a fondo, un sorriso dolce visibile sotto l'ombra del suo copricapo cerimoniale. Come sempre, indossava il suo abito da sacerdotessa: un succinto completo a due pezzi, con copricapezzoli in oro, gioielli vari, e una gonna che lasciava poco del suo fisico invitante coperto, ogni cosa di lei esposta e spontaneamente offerta al prossimo. Era anch'esso, uno dei dettami della sua Dea amata, ed ella lo accettava e seguiva ciecamente, con profonda pace nel cuore.
    Permesso? Per favore cara creatura, amico delle mie adorate protette, fatemi entrare! Porto liete novelle per voi!
    Mh, i fratelli le avevano spiegato di non trascurare lo studio della lingua umana mentre adempiva ai suoi compiti... Ma era difficile tenersi aggiornati quando così tanti bisognosi percorrevano piedi e piedi di cammino per poterla incontrare! Non avrebbe mai potuto chiudere loro la porta in faccia... e questo era esattamente uno dei motivi per i quali il suo parlato si fermava, spesso e volentieri, alle regole di un tempo, cosa che la metteva spesso in ridicolo dinanzi agli abitanti del Pianeta. Non che la cosa potesse in alcun modo scoraggiarla, ovviamente... Erano altre le cose a interessarle, e per ogni insulto o presa in giro ricevuta, aveva sempre un abbraccio o un bacio da dare. La sua Dea la guidava...
    Peccato che la sua Dea non potesse farle sapere che, nel frattempo, all'udire quelle frasi una Lucia piuttosto confusa e incredula guardò sua madre, altrettanto sconvolta, senza sapere minimamente di cosa stesse parlando. Ma in fondo era perfettamente normale... peccato che ella fosse troppo occupata per farci caso. Dopotutto, attraversare l'intero Pianeta e fermarsi ad ogni bisognoso incontrato, non era certo un lavoro per tutti... se non per un ex angelo instancabile.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Il sonno lo vinse quasi improvvisamente ma prima che i suoi occhi si chiudessero per le successive ore, Adam si beò un'ultima volta dell'immagine meravigliosa e perversa di Lucia e Hazel, dello sconvolgimento dei loro corpi, dell'estremo godimento delle loro anime espresso dai volti persi e felici. Non lo fece col semplice intento di godere un'ultima volta della bellezza che aveva creato, della perversa perfezione che le figure della madre e della figlia, ridotte a quel modo, componevano, bensì con l'intento di trovare pace e sicurezza in quelle forme così tanto gustate e ancora bramate, come se il legame che quella notte li aveva stretti in qualche modo gli imponesse di cercare in loro un rifugio, una certezza di calore e presenza.
    Forse fu proprio grazie a quest'ultima occhiata devota e perversamente "affettuosa" che il suo sonno si poté dire non solo ristoratore ma anche pesante, sordo alle lusinghe di un Morfeo dispensatore di sogni... almeno fino a poco prima del risveglio che, vuoi per le sollecitazioni provenienti dall'esterno, vuoi per l'approssimarsi del naturale risveglio, fecero la loro comparsa. Non furono immagini chiare, non all'inizio, perlomeno: era proprio con Lucia e Hazel che le stringeva a sé, nude ma senza intenti perversi, erano semplicemente abbracci e baci affettuosi, delicati e sentiva di essere felice, di essere appagato da questo contatto sì intimo ma non venato di lussuria, di desiderio; impossibile dire quando l'idillio venne meno, sentì soltanto che la situazione era cambiata e una sensazione di sgradevole tensione gli strisciò addosso, proprio mentre Lucia e Hazel si abbassavano tra le sue gambe per prendersi cura del suo membro che, inspiegabilmente, rimase sordo e insensibile alle loro carezze. Ebbe modo di vedere le loro espressioni deluse, chi offesa e chi ferita, prima che entrambe svanissero e lasciassero il posto a... lei, Hilda, che lo guardava beffarda e allusiva, soddisfatta di quella vittoria che aveva conseguito senza fatica contro le due. Si agitò e cercò di ritrovare Lucia e Hazel, di giustificarsi con loro ma ovunque s'imbatteva nella vampira che, freneticamente, si avvicinava sempre di più a lui, quasi lo stesse accerchiando; alla fine, fu su di lui e sentì la sua mano calda sulla sua verga adesso turgida e i suoi canini sul suo collo: si risvegliò proprio in quel momento, percependo effettivamente qualcosa di morbido premere sulla sua erezione e con sguardo teso, spaventato lo cercò. Sbalordì nel trovare Lucia che premeva contro la sua asta la sua gota morbidissima, tanto che Adam rimase a guardarla con gli occhi sgranati e la bocca schiusa per lunghi attimi; a togliergli quell'espressione buffa dal volto ci pensò, prima ancora che l'imbarazzato ritrarsi da parte della ragazza, una veloce contrazione del suo cazzo che, a differenza dell'incubo da cui si era svegliato, era più che mai sensibile al fascino di Lucia. - Oh! - esclamò senza neppure lui sapere che dire, confuso e assalito da un imbarazzo che, in teoria, non gli apparteneva mentre la giovane poteva percepire non solo tutto il calore e il turgore di quella verga sì umana ma comunque enorme, ma anche l'aroma unico di cui era impregnata, un mix di profumi che comprendevano i suoi umori, quelli di sua madre e lo sperma di entrambi, qualcosa di tanto intenso quanto unico. Alla fine la piccina si ritrasse e Adam rimase nell'incertezza se rimanersene lì a mostrare quella fin troppo evidente erezione oppure provare a coprirla con le mani, al fine di ridurre l'imbarazzo della situazione... ma, insomma, dopo quanto avevano condiviso non era forse più imbarazzante coprirsi come se fossero dei completi sconosciuti? Mentre era sprofondato in questi dubbi esistenziali, il campanello prese a trillare e dietro di lui, il "cuscino" su cui poggiava la nuca prese a sobbalzare, rendendogli chiaro con suo stupore di trovarsi sopra Hazel e di non essersene accorto, tanto si era abituato nel sonno al suo tepore e alla piacevole consistenza delle sue forme!
    Ah! - nuovo monosillabo e nuovo imbarazzo, seguito dall'ormai consueta confusione: ritrarsi da quel confortevole (anche troppo) come un gatto colpito da uno schizzo d'acqua od ostentare una maggiore ma inesistente nonchalance? Come prima, non prese alcuna decisione, poiché Lucia si era appena voltata per alzarsi e gli aveva concesso una superba visione di quel culetto perfetto che gli azzerò, di colpo, ogni attività cerebrale. Fortunatamente, le parole di Lucia unite alla sussurrata ma non per questo meno inquietante "minaccia" di Hazel gli fecero recuperare un po' di senno e, di conseguenza, quel tanto di decisione sufficiente perché la demone potesse sentirlo irrigidirsi tutto alle sue parole come un verginello impacciato e alzarsi di scatto, dandole visione non solo della sua schiena muscolosa, dalle spalle ampie ma anche e soprattutto dei suoi glutei marmorei, perfettamente definiti. - B-buongiorno! Spero che abbiate ben riposato, io... - deglutì, accorgendosi di aver dato aria alla bocca in maniera piuttosto sciocca, data la natura del suo "giaciglio" (Che, per altro, era risultato meravigliosamente comodo). - ...io vado ad aprire, non so proprio chi possa essere! Voi fate pure come se foste a casa vostra! - continuò dissimulando il suo imbarazzo, aprendo un cassetto del comò e infilandosi il più in fretta possibile un paio di boxer neri, prima di correre alla porta: era imbarazzante e indecente andare ad aprire conciato in quel modo ma lo sconosciuto alla porta era troppo insistente e non poteva sopportare l'idea che quel trillo fastidioso continuasse ancora a lungo... e poi, a essere sinceri, sperava che uscire da quella stanza in cui vi erano ben due veneri nude lo avrebbe aiutato a calmare i bollori e a trovare un minimo di compostezza. - Arrivo, arrivo: un attimo di pazienza! - fece con voce alta e un po' lamentosa, aprendo proprio nell'esatto momento in cui la sconosciuta diceva tutte quelle cose strane. Ma a far impietrire Adam non fu tanto il fatto che la donna conoscesse Hazel e Lucia e che sapesse che erano lì (Oltre al fatto che doveva portare delle "liete novelle") quanto al fatto che... beh, si aspettava d'incontrare qualcuno di molto più basso di lui, quindi quando aprì la porta il suo sguardo venne letteralmente rapito da un décolleté che... non poteva neppure essere chiamato tale dato che i due meravigliosi, perfetti e giunonici seni che palesarono dinnanzi al suo sguardo stupito, erano a malapena coperti da dei copri-capezzoli minimali in oro! Adam rimase così, stupito e affascinato da quella visione color cioccolato e quando sollevò lo sguardo per guardare in faccia la donna, si ritrovò a fare questa domanda: - Eh? - beh, non proprio una domanda ma la sua confusione era evidente e, soprattutto, non fece che crescere nel constatare la bellezza (Oltre che i tratti palesemente non umani) dei lineamenti della donna e quel bizzarro copricapo che ne celava gli occhi.
    - Lei... desidera parlare con Hazel e Lucia? Ma... prego, allora, si accomodi. - disse confuso, scostandosi per lasciarla passare e facendo così una scoperta che lo gettò nel più assoluto imbarazzo: si era, sì, coperto con i boxer ma la fretta gli aveva fatto sottovalutare la sua erezione che, non solo puntava ostinatamente verso l'alto ma, soprattutto, era così grande che il tessuto dei boxer non bastava per contenerla, tanto che parte dell'asta era in bella vista, cappella compresa che premeva sui suoi addominali scolpiti! Sbiancò per quanto gli permetteva la sua pelle già pallida e, non sapendo che dire o fare, si portò le mani sul pube a coprire come poteva le sue vergogne. - G-giuro che posso spiegare! Davvero, mi creda! - esclamò disperato, terribilmente imbarazzato, senza sapere che fare e terrorizzato dall'idea che la poveretta potesse scambiarlo per un maniaco. Che figura! Chi lo avrebbe salvato?
     
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    Hem, certamente... prego!
    Anche Lucia fu più che felice dell'interruzione, non tanto perché quel fastidiosissimo suono le piacesse, anzi, ma perlomeno la aiutò a smaltire l'imbarazzo di essere stata colta in una così sconveniente posizione. Lasciò spazio ad Adam per farlo passare, mascherando con grazia il rossore e la punta di delusione che la colse per non averlo assaggiato ancora... ma subito si maledisse tra sé. Era certamente vero che dal giorno prima, Adam conosceva fin troppo bene la sua bocca e non solo, ma era altresì veritiero che senza l'eromanzia, senza il buio della notte e la perdita di senno dovuta alla lussuria, essere così disinibita le creava ancora qualche disagio, specie perché non le sembrava corretto approfittarsi di un uomo semi cosciente. In fondo, per quel che ne sapeva lei, la tiranide avrebbe potuto essere persino pentita della loro nottata di follie... pensiero che le procurava non poco dolore in effetti, e che preferì scacciare di getto. Ci pensò comunque sua madre a renderle difficile soffermarcisi, dal momento che col suo solito fare rozzo passò le braccia intorno alle spalle di Adam e gli "Infierì" una leccata lungo il collo prima che si alzasse di tutta fretta.
    Cosa c'è, Adam caro? Quasi non riconosco più il mostro maestro del sesso che ieri ci ha fottute come non mai... Sei andato avanti quasi tutta la notte se non erro, no? E l'idea di farci scopare a vicenda, non è forse stata tua? Eh dai, non scappare!
    Tutto quello sproloquio provocatorio venne pronunciato per la maggiore mentre l'uomo si vestiva di tutta fretta e si allontanava, cosa fatta appositamente per dargli poche chance di replica. Gli sibilò dietro persino un "Tsk, codardo", poco prima che quello splendido culo super virile e definito sparisse dietro la porta. Lucia si voltò verso la madre, fulminandola con lo sguardo... cosa che di rado aveva fatto prima di allora.
    Era proprio necessario, madre? Adam è stato gentile con noi! Sai benissimo che ciò che accaduto non è assolutamente colpa sua. A volte sei proprio una serpe velenosa e insopportabile, ecco!
    Un Hazel sconvolta aggrottò le sopracciglia e fissò sua figlia senza riconoscerla davvero...

    Nel frattempo, alla porta...

    Iris continuava a premere quel pulsante come se fosse qualcosa di rotto, quasi non credesse all'eventualità che al di là della porta non volessero aprirla. Aveva forse scelto un orario poco consono per le visite? Ricordava vagamente che sulla Terra certe cose fossero importanti, regolamentate da dogmi silenziosi che ella non aveva sinceramente mai compreso pienamente. Eppure l'impazienza era troppa, per questo non riusciva a trattenere le dita, come anche neppure il piede destro, cinto dalla scarpetta bianca il cui tacco continuava a battere ritmicamente sul pavimento. Impaziente ed entusiasta, così piena di felicità e speranze che via via persino la fatica le stava scivolando addosso, non si accorse quasi dello sgomento del gentile uomo che le aprì la porta, fissandolo nel bel viso e regalandogli un sorriso a dir poco radioso, un sorriso che letteralmente illuminò come un faro lui e anche un po' della stanza alle sue spalle. I suoi denti erano così bianchi che sembravano brillare di luce propria, candida e calorosa come l'aura che la circondava nonostante il suo corpo non appartenesse ormai più da tempo al Paradiso. La sua felicità nell'essere accolta fu così travolgente che ella non attese neppure che il caro amico delle sue protette la invitasse a entrare, semplicemente gli gettò le braccia al collo e lo strinse così forte da fargli sentire tutto il peso dei seni che a lungo aveva fissato.
    Oh, grazie! Grazie! Vi sono così grata per avermi accolta! Non dovete temere delle mie intenzioni, sono del tutto pacifiche!
    Detto ciò, come se ci fosse bisogno di annunciarlo, si fece strada dentro la casa, guardandosi intorno e sollevando le orecchie per sentire dove fossero Lucio e Hazel; i due organi, per l'appunto, ebbero un guizzo nel sentire alcuni schiamazzi provenire dalla camera da letto, eppure la sua bontà le impose, nonostante l'impazienza, di osservare l'uomo che le stava davanti senza capire invero cosa non andasse... Si stava scusando? E perché mai? Quando abbassò lo sguardo notando un'erezione così titanica da far invidia probabilmente alle creature più fantasiose della sua Dea, non poté che arrossire mentre la sua bocca si schiudeva in un "oh" muto, e la sua gola emetteva un piccolo gemito. Si portò il pugno davanti alle labbra con fare innocente e sorpreso al contempo, tanto da far sembrare per pochi istanti che ci fosse realmente del timore e dello sgomento nella sua reazione... ma ecco invece che tolta la mano il suo sorriso si fece di nuovo luminoso. Adam non doveva temere!
    Oh cielo... di cosa mai vi scusate, caro? Questo è il segno più sincero di cui la nostra Dea ci abbia fatto dono! Sarò anzi ben felice di porre sollievo alle vostre pene d'amore non-appena mi sarò ricongiunta con le mie protette! Per il momento: non siate timido, venite qui!
    E lì, Adam avrebbe dovuto porre molta resistenza poiché la nuova venuta gli afferrò le mani e le scosto con dolcezza, rannicchiando davanti ai suoi occhi tanto che per un istante parve quasi volesse praticargli della fellatio lì, sul posto, con la porta che neppure era stata chiusa alle loro spalle... I fatti furono fortunatamente (o sfortunatamente) diversi, anche se non di molto: ella posò un bacio sonoro e fin troppo "dolce" su quella cappella umida, e al contempo abbracciò letteralmente Adam dai fianchi, sollevandolo persino un pochino come se fosse un bambino intanto a subire lo sleale e zuccheroso attacco della zietta affettuosa appena giunta in visita. Dopo quel breve ma stranissimo saluto, durante il quale lo avrebbe letteralmente sollevato verso il soffitto se non si fosse ribellato, Irithiel lo posò nuovamente a terra e, rialzandosi, gli sorriso ancor più raggiante di prima. Fu proprio a quel punto che si udirono alcuni schiamazzi più consistenti provenire dalla stanza dove si trovavano Lucia e Hazel, e a quel punto la felicità di sentire ancora una volta la voce della sua mancata sorella, non permise a Irithiel di trattenere oltre l'entusiasmo: si lanciò in una corsa a perdifiato sperando che Adam l'avrebbe seguita.

    Nella camera, invece...

    Sai, figlio mio? Alla fin fine ti preferivo di gran lunga quando avevi la bocca piena di ben altro rispetto alla tua opinione... Passi stavolta, ma d'ora in poi cerca di ricordare che sono tua madre, quando ti rivolgi a me. Non è cambiato nulla in tal senso.
    Il demone le rivolse un ghigno così malizioso e odioso che fu chiaro, pur senza scendere ulteriormente nel volgare, a cosa si riferisse con quella frecciatina. Lucia rimase per un istante sbigottita, immobile, la schiena perfettamente dritta, fissandola negli occhi mentre sbatteva quelle folte ciglia bionde senza smettere di fissarla, senza tuttavia vederla davvero. Fu una pugnalata, e ciò che era peggio fu che arrivò veloce e inaspettata. Già solo rivolgersi nuovamente al maschile nei suoi confronti era quanto di più crudele e irrispettoso potesse esserci, ma quella frase poi... era una mera e semplice cattiveria. Quando Lucia tornò a vedere sua madre, lesse nei suoi occhi qualcosa di diverso dalla cattiveria tuttavia: aspettativa. E allora capì che quello era solo un ennesimo trucchetto da demone per educarla, per metterla alla prova... beh, che fosse dannata, almeno qualcosa finalmente l'aveva capita.
    Inizierò quando voi vi comporterete come tale, probabilmente... E forse neppure allora. Del resto, anche io vi preferisco quando avete la bocca piena... e non solo quella, direi.
    Ok... quell'ultima frase non avrebbe voluto pronunciarla ad alta voce, infatti si irrigidì e arrossì nuovamente, il mento ancora alto che cedette per un istante. L'immagine del ricordo più che vivido, fin troppo, ma al tempo stesso più simile a un film, del suo sesso dentro le grazie di Hazel le attraversò la mente saettando lungo la sua spina dorsale fino all'intimità citata come un fendente di spada. Sempre composta, con i pugni elegantemente disposti sulle cosce non accavallate e premute l'una contro l'altra, fu costretta a chiudere gli occhi per scacciare quell'immagine. Cosa che non poté avvenire tanto facilmente con il suo sesso, che oramai si sentì chiamato in causa abbastanza da sussultare appena. Quando riaprì gli occhi, temette sinceramente di ricevere uno schiaffo, un'occhiataccia, o quantomeno una risposta altrettanto tagliente... invece si ritrovò davanti al sorriso affilato più sincero e divertito che avesse mai visto sul volto di quel demone di sua madre. E non era tutto...
    AHAHAHAH!!! Sì! Sì! Così ti voglio ragazza mia! Vedrai, ora sì che faremo il culo a tutti quegli spocchiosi mostri che si credono degli dei! Non dico che avverrà oggi, certo... ma ci riprenderemo il nostro posto di Streghe e Donne VERE, ci puoi scommettere!
    Non era necessario essere ancor più diretta perché la sua totale convinzione riguardo il potere femminile fosse più chiara di così. Mentre esplodeva in quella sincera e profonda risata e gridava al "Girl Power", afferrò Lucia per il collo con una mano enorme e poi la spostò e le mise il braccio intorno alle spalle, lasciandolo cadere pesantemente e attirandola a sé, con una guancia che finì inevitabilmente per sprofondare lungo il suo seno. Mentre la teneva tristemente ferma in quella posa, con l'altra manona le iniziò a carezzare i capelli con tale vigore che la bellissima chioma di boccoli d'oro iniziò a esplodere in un groviglio sciolto semi-spettinato, ben distante dalle eleganti acconciature cui era solita farsi. E fu esattamente in quella posizione, entrambe sedute nude sul letto, con Hazel che rideva di gusto e Lucia che appariva mortificata ma al tempo stesso intenta a trattenere un timido sorriso impacciato abbracciata alla demone, che Irithiel e Adam le avrebbero ritrovate. Gli occhioni della nuova venuta si riempirono presto di lacrimoni di pura emozione, nascosti alla vista di tutti i presenti grazie al suo copricapo, ma presto quell'emozione fu visibile dai rivoli argentei che le scivolarono lungo le guance. A quanto pareva, in quanto angelo, la donna aveva un modo di piangere molto particolare... le sue lacrime sembravano infatti lucenti, brillanti, quasi fossero ricoperte di piccolissimi diamanti e composte da argento liquido. Dalla sua gola uscì un verso molto simile al canto di un usignolo, ma che doveva essere una sorta di "Awww" terribilmente melenso e fin troppo sentito. Ohh! Ma siete amanti?! Che deliziosa novella! Perché non l'hai detto subito, tesorino? Non avevo compreso! Così, con quel commento bizzarro e uno sguardo interrogativo verso Adam, accompagnato da un sorrisone enorme sul volto e le lacrime lungo le guance, Iris fece la sua entrata nella vita di Lucia e Hazel. Non attese neppure di presentarsi, o quantomeno essere invitata: lasciò il fianco del caro padrone di casa e corse velocemente verso il letto, cosa che la fece sembrare catapultata in una scena degna del soft porn meno elaborato, dal momento che la sua corsa, su quei tacchetti e l'abbigliamento succinto, era così ipnotica da sembrare a rallentatore: i seni enormi che dondolavano sbattendo ritmicamente sotto le costole, creando un rumore osceno, le cosce quasi unite per non perdere la "gonna" cerimoniale, la lunga chioma al vento e per finire le braccia piegate e strette ai lati del petto per poterlo in qualche modo contenere... un'impresa destinata ovviamente a fallire, poiché neppure un corpetto apposito e su misura avrebbe potuto farcela... Ella lo sapeva per esperienza.
    Sorella! Nipote! Ohh care... Sono così felice di vedervi in salute! Pensavo che ormai voi foste... Oh... Venite quiii! La sua voce soave era rotta dai singhiozzi, leggeri e dolci come l'aura che emanava. Adam avrebbe assistito a quel punto all'abbraccio più morbido (era il caso di dirlo) che fosse mai stato concepito, un'unione di forme giunoniche che serrarono il minuto corpicino di Lucia in una morsa dalla quale nessun amante del genere avrebbe mai voluto sottrarsi. Irithiel accolse entrambe tra le braccia, cingendole contemporaneamente e portandosele al petto, mentre una Hazel confusissima e una Lucia ancor peggio, cercavano di capirci qualcosa e ritrovare la parola mentre quelle enormità che quasi era difficile definire semplicemente "tette", strizzavano loro le guance e tentavano di soffocarle. Ebbero il tempo di divenire entrambe paonazze, poi Iris diede loro qualche istante di sosta quando si allontanò, con espressione confusa, toccando una delle corna della sorella, osservandole con curiosità e sgomento.
    Oh cielo cara... ma tu sei un demone! Quando è accaduto?! E tu tesoro... Breve pausa, in cui anche con la maschera fu possibile comprendere che stava osservando Lucia con altrettanta confusione (dopotutto, l'ultima volta che l'angelo l'aveva vista era un pargoletto con il pirulino al vento), tanto che la ragazza si irrigidì lievemente... salvò poi peggiorare ancora nel comprendere che sarebbe stata abbracciata in quella presa soffocante di nuovo. Oh... che importa?! Sei deliziosa! Venite qui!!!
    E così quella strana e misteriosa sconosciuta dall'aspetto e i modi a dir poco bizzarri, fece per accoglierle ancora contro i loro petti, salvo poi venir bloccata con fermezza dalla mano di Hazel che, posto il palmo poco sopra al suo cuore, la allontanò di una spanna (Facendo di tutto per evitare di palparla, ma era decisamente difficile).
    Ah-aspetta un momento, agnellino! Sorella?! Nipote?!? Anf Si può sapere chi diavolo sei?! E perché hai tentato di ucciderci con queste... queste assurde... hem... Insomma, chi cazzo sei?!
    Doveva davvero farsi problema a dirle quanto diavolo fossero spropositate? Erano più grandi delle sue! E lei era sempre andata enormemente piena delle sue dimensioni! Il demone era decisamente scontento, non solo prima l'attenzione di Adam era stata rapita da sua figlia, ben meno dotata di lei in più di un senso, ma ora questa sconosciuta che pareva conoscerla minacciava di mettersi in mezzo ancora una volta rovinandole la pista.
    Oh? Io? Ma certo! Come ho potuto essere tanto sbadata? Perdonatemi, adorate! E perdonami anche tu, gentilissimo amico!
    Adam. Si chiama Adam. Il ringhio che fuoriuscì dai denti stretti di Hazel sembrava quasi dire "E l'ho già puntato io", per non parlare delle sue pupille gialle che sembrarono quasi mandare piccoli lampi in mezzo al mare nero che erano le sue sclere.
    Oh... ma certo, perdonami Adam. Anzi, mi scuso con tutti voi per la confusione, carissimi. Avrei dovuto presentarmi, ma l'emozione nel rivedervi mi ha così... Uhm, perdonatemi! Non voglio ricominciare. Il suo tono sembrava realmente spezzato dalla commozione più sincera, cosa che fece sollevare gli occhi al cielo ad Hazel, che ebbe quasi un conato, mentre una Lucia fin troppo confusa cercò lo sguardo di Adam come a chiedere a lui una qualche spiegazione. Nel rivederlo, così bello, alto e virile... arrossì ancora, accennandogli un timido sorriso di cui si pentì subito, sentendosi sciocca. Fortunatamente ci pensò Irithiel a sconvolgere tutti riprendendo parola. Mi chiamo Irithiel, Iris nella vita che non ho mai avuto... E sono la gemella che non hai mai conosciuto, Hazel cara. Quella spiegazione suonava così surreale e ridicola che il demone non poté far altro che sbattere le palpebre per poi corrugare la fronte, sgomenta. E questo cosa dovrebbe significare? Iris sospirò, le spalle curve per il peso della fatica che sentì nell'istante in cui capì quanto indietro nel racconto sarebbe dovuta andare per spiegare tutto, probabilmente non sarebbero bastati anni. Hem, capisco possa essere strano, in effetti non è ciò che conta... Ti basti sapere che un tempo, quando ero ancora un angelo, mi sei stata affidata come protetta, e ho vegliato davvero a lungo sulla sua splendida vita... almeno finché non hai avuto Luci-... Lucia, e l'hai rinnegata per il suo sesso. Ero così furiosa con te che non ho potuto far a meno di chiedere di cambiare partito e badare a lei... ma come potete certamente vedere dall'assenza di ali, non è andata molto bene. Una volta ripresa vi ho cercati per anni, in ogni dove, ma neppure i secoli mi hanno permesso di ritrovarvi, tanto che temevo di avervi perse per sempre... A lungo ho pianto la vostra morte. (Al che Hazel si toccò ben poco femminilmente il "pacco" sigillato) Eccetto giorni fa! Ti ho finalmente percepita dopo più di due secoli... e non potevo non ricongiungermi a voi dopo averlo fatto! Ohhh, sorella mia! Vi amo così tanto! Ero così in pena per voi, e ora che vi ho qui semplicemente potrei esplodere per la gioia... Orsù, non impeditemi di stringervi! Vieni anche tu, Adam caro! Non posso fare a meno di-mhnmh?!
    Hazel la zittì prontamente, ponendole il palmo sulla bocca così da farla tacere senza troppa grazia.
    L'unica cosa che sta per esplodere qui sono le tue tette, quegli affari che hai lì sopra, per quanto d'oro, non reggeranno a lungo, stanne certa. Non so se ti rendi conto di quanto tutta questa assurda storia suoni ridicola e fuori da ogni senso logico... Fece una pausa, dove squadrò l'angelo da capo a piedi, da piedi a... beh, era impossibile non fissarle il petto, per cui dal petto alle labbra... e poi su, sopra i lineamenti che le sembrava di intravedere sotto al velo che li celava. Era innegabile dire che si somigliavano, fin troppo, abbastanza certo da poter essere quasi gemelle, e il fatto che tutto quell'assurdo racconto fosse irreale non faceva altro che renderlo credibile, visto che sia lei che Lucia avevano un passato ben più strano alle spalle. Di certo poi, ci sarebbe stato da comprendere perché la sventura fosse piombata nella sua vita perfetta ai tempi in cui ebbe Lucia, aveva pensato fosse la giovane a essere maledetta, ma quello era successo molto dopo alla sua nascita, per cui forse... Ed è proprio per questo che ti credo.
    Lucia stava annuendo, inizialmente, a occhi chiusi quasi volesse dar ragione alla madre ed esprimere quanto poco le suonasse bene quella storia, ma quando Hazel stessa pronunciò quella ultime parole, ella sgranò gli occhi e si voltò verso il demone guardandolo come se fosse stata folle.
    C-c-c-cosa?!
    La demone fece spallucce, continuando a impedire a Iris di parlare, ma anche solo di allungare le braccia verso di loro ancora una volta. L'angelo si voltò verso Adam come in cerca di aiuto. Le sembrava di capire che avrebbe avuto bisogno di un alleato in quella battaglia... peccato che Hazel non la pensasse così, e notando quella mossa si voltò a propria volta verso Adam, tirandolo in mezzo alla discussione e guardandolo come se solo lui avesse la risposta in tasca.
    Che c'è, zuccherino? Mi sembra chiaro che la sua storia è troppo assurda per essere inventata. Inoltre guardala... sembra la mia versione sputata, solo con un po' più ciccia e meno muscoli, e certo un po' meno bella... ma che ci vogliamo fare in fondo? È risaputo quanto io sia fantastica... non è vero, Adam?
    Per un attimo Adam avrebbe potuto sentire tutta la pressione di una simile domanda su di sé. Una sola risposta sbagliata lo avrebbe certo portato a uno scontro... non solo verbale, a giudicare dalle corna ritte del demone, ma per sua fortuna quel ghigno diabolico si allargò a dismisura solo dopo che proseguì la frase, non prima di averlo mantenuto qualche istante sulle spine, certo.
    Tu cosa pensi della nostra ospite? Le credi?
    Beh, non gli stava dunque chiedendo chi fosse più bella tra loro, se Angelo o Diavolo, ma certo la domanda non risultava meno scottante... e una Lucia a dir poco confusa e troppo sorpresa per aggiungere altro, finì per fissarlo a propria volta in attesa delle sue parole. Ebbene, quelle tre creature che sembravano rappresentare ogni più succosa sfumatura del cioccolato, pendevano dalle sue labbra... Anche se non ancora letteralmente, per suo sfortuna.

    Edited by .Bakemono - 23/1/2020, 22:43
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    La disposizione d'animo con cui Adam andò ad aprire la porta non era delle migliori e non solo perché stava andando ad aprire a chissà chi in mutande, lasciando in camera da letto due meravigliose veneri completamente nude senza ben sapere cosa fare con loro ma, soprattutto, perché le parole e i gesti di Hazel lo avevano particolarmente turbato: anche se la saliva della demone era evaporata quasi subito, infatti, sentiva ancora sul suo collo la piacevole sensazione della sua lingua, ancora sulla sua schiena correva il brivido intenso, gradevole che quel gesto malizioso gli aveva procurato e sentiva il suo membro contratto in un'erezione che non aveva nulla a che vedere con le naturali reazioni fisiologiche del mattino ma che pulsava al ricordo della magnifica e incredibile nottata appena trascorsa. Senza neppure accorgersene, l'uomo si morse il labbro inferiore, percependo con forza la fitta del desiderio che gli consigliava di mandare al diavolo il campanello, correre di nuovo nella camera da letto e rispondere alle provocazioni di Hazel con un bacio che le avrebbe tolto il respiro e ogni dubbio! Non fece quasi in tempo a formulare tale pensiero, però, che subito gli tornò in mente il volto imbarazzato di Lucia e tutta la sua baldanza si spense in una trepida insicurezza: la piccina era stata così impacciata, così imbarazzata con lui, al risveglio, come poteva costringerla a osservare una scena simile o, peggio ancora, coinvolgerla in un qualcosa che la metteva a disagio? Certo, Adam aveva compreso quanto Lucia fosse timida e quanti incredibili passi avanti aveva compiuto la notte del loro incontro, quindi non si aspettava di certo la malizia o l'impudenza di sua madre ma, ecco, si era aspettato un sorriso dolce e sereno, forse anche un delicato abbraccio e sentirla così distante per certi versi, oltre a imbarazzarlo di riflesso, lo aveva costretto a domandarsi se la piccina non provasse vergogna o, peggio, dispiacere per quanto avevano condiviso quella notte. Dopotutto, benché aveva dei ricordi assolutamente felici sia di quanto aveva vissuto che di loro, non era improbabile pensare che Lucia provasse vergogna al pensiero di aver consumato dell'incesto con sua madre (!) e di aver condiviso una così grande intimità, prima di tutto spirituale, con uno sconosciuto come lui. Certo, una parte consistente di lui lo rassicurava sul fatto che il legame che si era stretto quella notte era assolutamente buono e bello (E, a dirla tutta, lo rassicurava anche sul fatto dell'incesto) ma non poteva comunque evitare di sentirsi preoccupato e in colpa per l'eventuale turbamento della piccina.
    Tutti questi pensieri, però, vennero completamente spazzati via quando aprì la porta d'ingresso e si ritrovò dinnanzi... beh, a dei meravigliosi, immensi e impudici seni che attirarono la sua attenzione come un magnete con la polvere di ferro, tanto che per un lunghissimo attimo la mente dell'uomo fu letteralmente in apnea, come se non osasse formulare un solo pensiero per non spezzare l'incanto di quella magnifica vista. Poi, fortunatamente, rinsavì e rialzò lo sguardo non senza sentirsi imbarazzatissimo, ritrovandosi alle prese con un volto tanto splendido quanto inusuale, a partire dal suo copricapo e a finire con quei tratti non umani assolutamente deliziosi. Purtroppo non riuscì a dirle nulla di particolarmente intelligente (diciamo pure che buona parte dei suoi neuroni erano ancora impegnati a computare la grandezza e la perfezione di quelle strabordanti grazie) ma l'invitò a entrare e, letteralmente, la sconosciuta lo abbagliò con un sorriso bianchissimo, assai più luminoso e candido di quelli che si potevano vedere nelle pubblicità per dentifrici.
    Adam era ancora impegnato ad ammirare quello sfolgorante (nel vero senso della parola!) sorriso che la donna lo sorprese ancora, gettandogli le braccia al collo e donandogli uno degli abbracci più morbidi e piacevoli di sempre, tanto che il suo cervello ebbe un blackout momentaneo nel momento esatto in cui quelle perfette icone di femminilità gli si premettero sul torace. - Ah! M-ma s-signora! Lei...! - difficile affermare con certezza cosa volesse dire Adam, di certo dal modo in cui s'irrigidì e allontanò il più possibile il bacino dal ventre della donna, si può immaginare che lui non nutrisse alcun dubbio sul pacifismo delle intenzioni della donna ma, di certo, ne nutriva moltissime su quello della sua erezione che, al solo percepire tutta quella morbidezza, divenne pressoché marmorea. Quando la meravigliosa sconosciuta sciolse il suo abbraccio, Adam era così confuso e il suo povero cervello tanto impoverito di sangue che non fece neppure caso al fatto che la donna non si fosse accorta di nulla e si scusò per la sua erezione non dissimile da uno scolaretto trovato con i compiti per casa incompiuti. Il poveretto ebbe a malapena il coraggio di guarda negli "occhi" la donna e si sentì annientare da quell'espressione sorpresa, preoccupata che apparve sul suo volto per qualche attimo, tanto che abbassò lo sguardo istintivamente... prima di trovarsi nuovamente quel volto sorridente tra le sue gambe! - Eh? Cosa? M-ma c-che dice, n-noi n-non... Ah! Nhhg... - gemette in un sospiro dannatamente, quasi reclinando i capo all'indietro per la scarica di piacere improvviso, quando la donna - malgrado le sue proteste - gli appose un tenero bacio proprio sopra al suo glande sensibile, facendolo letteralmente sciogliere e dimenticare di tutto, compreso del fatto che l'uscio d'ingresso fosse ancora aperto e che, dunque, chiunque l'avrebbe potuto vedere in quella situazione equivoca. La donna stessa, tra l'altro, avrebbe avuto modo di percepire il modo in cui quella virilità "esultasse" a quel bacio pulsando festosamente e, soprattutto, scaricandole sulle labbra una piccolissima quantità di eromanzia che l'avrebbe fatta sentire come se, effettivamente, qualcuno avesse risposto a quel tenero bacio con altrettanto entusiasmo. Probabilmente Adam sarebbe rimasto imbambolato per parecchio più tempo se non si fosse sentito sollevare come una bambino e, spaventandosi all'idea di dare una testata al soffitto fattosi pericolosamente vicino, afferrò il capo della donna istintivamente, con l'unico risultato, però, di farla ritornare a premere le labbra su quella punta larga e rosea.
    Ma che...! Mi... insomma, signora, non...! - insomma, Adam sembrava destinato a non riuscire a completare una frase con quella donna, anche perché pochi attimi dopo quest'ultima lo rimise per terra e, sentendo degli schiamazzi provenire dalla camera da letto, vi si diresse seguita da un Adam preoccupato: sentiva le voce di Lucia e Hazel pericolosamente alte, possibile che stessero litigando? La sola possibilità lo turbò moltissimo e gli risvegliò, accrescendoli, tutti i precedenti sensi di colpa. Possibile che stessero litigando per lui? Non lo avrebbe mai sopportato, non dopo averle viste rinsaldare il proprio affetto per l'altra la notte prima! Fortunatamente, non appena varcò la soglia della stanza poté mettere a tacere i suoi timori e scoprire, con suo grande sollievo, che tutti quegli schiamazzi erano generate dal particolare concetto che aveva Hazel di "coccole materne"; per quanto, però, molto poco femminili quelle carezze e quelle manifestazioni di giubilo delle demone erano molto dolci e, soprattutto, Adam si intenerì profondamente nel vederle entrambe sorridenti e felici, più unite che mai.
    Assorbito dalla dolcezza di quella scena inaspettata, si ricordò della sua "ospite" soltanto quando questa emise un versetto acuto che attirò la sua attenzione e gli permise di vedere il suo volto rigato da quelle lacrime argentee, straordinariamente brillanti che lo sorpresero moltissimo; infatti le si avvicinò di un passo temendo che la donna potesse star male, ma le sue parole e il tono della sua voce lo rassicurarono molto in tal senso: erano lacrime di gioia quelle, non certo di tristezza! Avrebbe sicuramente commentato la cosa se, però, le domande rivoltegli dalla donna non fossero state sommamente... imbarazzanti! - Beh, e-ecco... come posso dire? Io... - ma davvero stava rispondendo a quell'assurda domanda sull'essere amanti?! - Cioè, un attimo: "tesorino"? Mi scusi ma... - ancora una volta Adam fece una pessima figura, senza riuscire a completare una sola frase poiché la donna si mise a correre di colpo verso le due, per stringerle un morbidissimo abbraccio. Inutile dire che ogni attività cerebrale di Adam morì nell'attimo in cui quelle meravigliose, giunoniche tette presero a sobbalzare ipnotiche e anche quando non gli fu possibile notarle perfettamente poiché la donna gli diede le spalle, il suo sguardo s'incollò a quel fondoschiena semplicemente mozzafiato, di una pienezza e di una perfezione semplicemente uniche; quanto all'abbraccio che, per l'appunto, ne seguì... Adam lo guardò perdendosi tra quei seni giunonici che si scontravano e si comprimevano con altri non meno degni di lode, trapelli scure di diverse sfumature che s'incontravano e si armonizzavano perfettamente, tanto che il suo viso assunse un'espressione da vero pesce lesso.
    In realtà, qualche centro ancora funzionante della sua mente formulò il pensiero che, insomma, quella poteva essere una qualche sorta di riunione famigliare e che avrebbe fatto meglio lasciare le tre alla loro intimità ma, inevitabilmente, questo pensiero attraversò la sua testa senza incontrare la benché minima resistenza e si perse chissà dove senza cambiare di un grado la direzione del suo sguardo. Fortunatamente, benché per le motivazioni sbagliate, fu la decisione giusta poiché né Hazel né Lucia sembravano conoscere quell'affettuosissima (E morbidissima) sconosciuta, come ben testimoniavano le loro espressioni confuse e sorprese; espressioni che Adam non notò neanche per sbaglio, in preda a un'estasi visiva tipica dell'età adolescenziale che lui, per ovvi motivi, non aveva potuto vivere ma, fortunatamente, la pronta reazione di un'Hazel quasi imbarazzata lo destò e gli fece comprendere che le cose non erano così semplici come credeva. Non che si sentì particolarmente allarmato da tale scoperta, dopotutto che la sconosciuta fosse innocua e armata soltanto delle più buone intenzioni possibili era pressoché lapalissiano, c'era soltanto da comprendere come mai lei le conoscesse, sebbene in quel modo parziale, come ben testimoniava il suo stupore dinnanzi alla natura demoniaca di Hazel.
    Oh, ma non si preoccupi, può... - rilassato e intenerito (Persino un po' illanguidito, a dirla tutta) com'era dallo spettacolo che aveva appena finito di osservare, si scoprì oltremodo bendisposto verso la sconosciuta e le stava dedicando un sorriso molto gentile quando una seccatissima Hazel, troncò di netto le sue parole e il suo sorriso. Il modo in cui la demone, infatti, rimarcò la sua gelosia nei suoi confronti lo imbarazzò un poco, senza neppure ben sapere lui il perché: forse perché c'era anche Lucia? O forse perché tale gelosia aveva causato una risposta non proprio educata verso la nuova arrivata? Ad ogni modo, quale fosse il motivo, la tiranide si ritrovò terminare ancora una volta anzitempo una frase e, per soprammercato, un vago rossore gli colorò le gote altrimenti nivee. Gelosia di Hazel a parte, però, la donna proseguì senza troppe difficoltà, arrestandosi soltanto un attimo per via della grande commozione che l'attanagliava, cosa che intenerì profondamente Adam e che l'avrebbe spinto ad abbracciarla o a posarle una mano sulla spalla se non fosse stata una perfetta sconosciuta (E se Hazel non fosse stata lì, pronta a fulminarli con lo sguardo e non solo) e che, invece, riversò ogni singola goccia di questa tenerezza e dolcezza nel sorriso che rivolse a una Lucia confusa che lo cercava con lo sguardo. Ovviamente non aveva risposte da darle ma, oltre a sorriderle, si portò la mano destra sul petto come a volerla rassicurare del fatto che lui era lì e che lei non aveva niente da temere; sperò di rassicurarla e allo stesso tempo non poté fare a meno di trovarla tanto bella quanto dolce, tanto che il desiderio di abbracciarla e di riempirla di baci si rifece vivo più forte che mai, fortunatamente scacciato via dalla presa di parola della sconosciuta che, nel frattempo, aveva vinto l'emozione.
    Il racconto che ne seguì fu... bizzarro, per non dire francamente incredibile: stando alle parole di Irithiel, infatti, lei era stata l'angelo custode di Hazel, almeno finché quest'ultima non si era trovata alle prese con il sesso biologico di Lucia e aveva avuto una cattiva reazione (Questo particolare fece aggrottare le sopracciglia di Adam in un'espressione pensierosa, poiché meglio spiegava dal suo punto di vista poiché madre e figlia, pur tanto affiatate, non avessero mai affrontato determinati argomenti prima d'incontrarlo), cosa che aveva spinto l'angelo a contravvenire i dettami divini e, quindi, a "cadere" dalla propria condizione angelica, anche se non totalmente come testimoniavano le lacrime e l'aura luminosa che emanava. A quanto pare, però, dopo l'esilio dal Paradiso aveva cambiato idea riguardo alla sua protetta e alla sua figlioletta ma non era più riuscita a ritrovarle, almeno fino ad allora. Oltre a questo racconto assolutamente sorprendente, c'era da aggiungere anche un discorso che non aveva ben capito sull'essere la sorella gemella di Hazel, ma a quel punto Adam era abbastanza sgomento per non farci troppo caso e guardare sorpreso le sue due... "amiche" mentre Irithiel manifestava la volontà di abbracciarle ancora, lui compreso. In quel momento nella mente (e nello spirito) di Adam si combatté una feroce battaglia tra il desiderio di assecondare una così tenera e piacevole richiesta e la decenza che gli imponeva un minimo di decoro, battaglia opportunamente interrotta da Hazel e dalle sue parole.
    La demone, infatti, manifestò tutta la sua incredulità per un racconto così semplicemente assurdo e fantasioso... a cui, però, sorprendentemente disse di credere! - Oh! - esclamò un Adam sorpreso seguendo il manifesto stupore di Lucia e incontrando lo sguardo bisognoso d'aiuto di Iris, da cui si sentì sciogliere all'istante. Forse fu per l'esclamazione, forse per lo sguardo della sorella gemella, fatto sta che Hazel si rivolse a lui facendo considerazioni molto interessanti... ma anche rivolgendoli domande assolutamente devastanti! Il povero ex homunculus, infatti, stava guardando con attenzione (E anche molto piacere!) il corpo di Irithiel proprio come la demone gli aveva richiesto, annuendo istintivamente alle sue considerazioni sulla loro somiglianza, quando se ne uscì con una domanda assolutamente incongruente che quasi lo fece sobbalzare! Come poteva chiedergli chi fosse più bella tra loro?! E, soprattutto, come poteva farlo mentre gli dava la sensazione che, alla prima risposta sbagliata, lo avrebbe aggredito? - Beh, i-indubbiamente tu s-sei... m-ma... - balbettò cercando di prendere tempo, nella speranza che trovasse una risposta capace di evitargli le ire di Hazel che la colpa d'infangare la bellezza di Iris, assolutamente sfolgorante (In più sensi!) come quella della gemella. Fortunatamente si rivelò tutto un suo "scherzo" per metterlo in difficoltà... ma ciò non toglieva che lui c'era davvero finito in difficoltà! Gli fu impossibile fare uno smorfia un po' irritata, per la verità un po' buffa e, una volta accortosi di quanto doveva essersi reso ridicolo, arrossire lievemente, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Hazel: gliela aveva fatta ancora!
    Le intenzioni della demone, però, non erano soltanto beffarde e gli chiese un parere serio sulle parole di Irithiel, mentre sia quest'ultima che Lucia lo guardavano speranzose come se da lui dovesse arrivare chissà quale intervento chiarificatore. Per un attimo si sentì del tutto incapace di dirimere un simile garbuglio e di soddisfare simili aspettative, poi prese un respiro e decise di affrontare lucidamente la questione: - Alla luce delle sole parole di Irithiel mi è impossibile stabilire dove sia la verità, né credo sia opportuno affidarmi un tale compito. Ciò detto, direi di prendere in considerazione tre aspetti estranei al suo racconto: il primo è proprio la somiglianza fatta notare da Hazel, il secondo la conoscenza indubitabile che ha delle vostre vicende più remote, coerentemente con la storia che ci ha raccontato... e il terzo, la sua palese sincerità! - qui spostò il suo sguardo, fino ad allora errante da Lucia ad Hazel, proprio verso Irithiel, rivolgendole inoltre un sorriso splendente e amichevole. - Certo, sincerità e buone intenzioni non rendono immuni dalla possibilità di incappare in un errore ma, per quanto... inusitato, il racconto di Irithiel, a mio avviso, ci offre svariate possibilità di metterlo alla prova. Ad esempio, riguardo all'essere sorelle: anche se di razze radicalmente diverse, tramite un semplice esame di laboratorio, tale legame di sangue dovrebbe risultare provabile. Inoltre, non sono un esperto, ma se Irithiel era davvero il tuo angelo custode, Hazel, anche questo legame dovrebbe poter essere riscontrabile indagando attraverso la connessione magica o spirituale che, stando alle sue parole, ancora intercorre tra voi. Infine, in quanto tuo ex angelo custode, dovrebbe essere essere in grado di riferirti eventi molto intimi della tua vita, che soltanto tu dovresti poter conoscere. Quindi, come vedete, c'è di che potervi accertare della verità. - concluse il suo ragionamento, sperando così di aver quantomeno schiarito le idee a Lucia e dato modo a Irithiel di presentare prove più consistenti rispetto che a un semplice racconto. Dopotutto, a parte l'esame del dna, il resto poteva essere affrontato abbastanza facilmente da loro, Irithiel avrebbe potuto riferire tutti gli eventi che ricordava e Hazel, che si definiva una strega, avrebbe potuto accertarsi dell'esistenza di un simile legame energetico o magico che fosse.
    Ma ragazze, se posso darvi un consiglio, non costringetevi a stabilire la verità su due piedi, prendetevi il vostro tempo per riflettere sulla faccenda e, intanto... vi inviterei a seguirmi in cucina: non potete certo pensare a stomaco vuoto! - affermò sorridendo allegro a tutte e tre, felice di essersi reso utile e speranzoso che quell'incontro famigliare fosse davvero tale, poiché quelle tre ne avevano passate davvero tante e meritavano di trovare un po' di pace e gioia l'una con l'altra. Così, preso dall'entusiasmo e deciso a comportarsi da bravo padrone di casa, si sarebbe sarebbe avviato in cucina se nessuna delle tre avrebbe sollevato obiezioni alla sua proposta. Avrebbe fatto strada lui senza neppure pensare che, a causa dei boxer decisamente attillati, le tre avrebbero avuto per tutto il breve tragitto un'ottima panoramica del suo culo scolpito, ultra definito.
    La cucina si sarebbe rivelata ampia ed elegante come il resto della casa, divisa tra l'area destinata all'effettiva cottura dei cibi e quella dedicata al loro consumo, con un grande tavolo da pranzo. Adam si sarebbe, dunque, avvicinato alla credenza e ne avrebbe iniziato a trarre tutto l'occorrente per preparare una buona colazione, dalle tazze ai pacchi di biscotti, prima di accorgersi che non sapeva cosa le tre donne desiderassero mangiare. - Mie care, cosa desiderate? Non sono uno chef stellato ma so cavarmela, sia che debba preparare dei pancake o delle uova strapazzate: chiedetemi pure tutto quello che volete! - affermò, voltandosi verso di loro con un sorriso gentile tenendo in una mano il bricco del latte e nell'altra un pacco di biscotti: in tutto questo si era dimenticato, però, di un particolare che faceva un'enorme differenza e cioè l'erezione a dir poco colossale e granitica che, per tutto quel tempo, aveva continuato a svettare indisturbata, tanto che la sua ultima frase poteva essere facilmente fraintesa.
     
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    Proprio come se avessero atteso il suo parere per decidere che fare della nuova venuta, Hazel e Lucia guardarono Adam mentre parlava, Lucia annuendo ammirata alle sue parole, sentendosi sempre più serena man mano che proseguiva, mentre il demone senza mostrare le proprie emozioni, ghignando tuttavia e squadrandolo di tanto in tanto per metterlo a disagio ma, soprattutto, mangiarselo con gli occhi. Vederlo balbettare l'aveva accesa così tanto che si sentiva gonfia tra le cosce! Non che il suo sigillo si fosse nuovamente spettato per così poco, ma il clitoride fremeva già tra le labbra, umide e pulsanti mentre ammirava la sua preda. Ormai vedeva Adam come questo: un succoso piatto da gustare al più presto, e non vedeva davvero l'ora di poterselo mangiare da sola, rifacendosi di tutto ciò che aveva passato per mani... anzi, zampe della tiranide, ma con gli interessi. Per quanto le fosse piaciuto, odiava mostrarsi in quelle condizioni precarie, e anche se era fiera di sua figlia, che comunque avrebbe punito più tardi, con l'uomo la situazione era molto diversa... La stuzzicava, risvegliando in lei quel senso di dominazione e sadismo che da tempo immemore non aveva sentito con qualcuno, non certo con i demoni grossi e puzzolenti dell'inferno! Né con quegli orribili zombie alla Sapienza... Figurarsi. Il massimo che potevano risvegliare in lei era la paura. Forse giusto quel tale, Gabriel, tempo prima... l'aveva appena stuzzicata, ma poi era nata un'antipatia tale tra di loro, da spegnere qualsivoglia interesse potesse trovare. Comunque fosse, Hazel aveva le labbra strette in una linea retta quando guardò Adam alla fine del suo discorso, senza lasciar trasparire cosa pensasse realmente. Con quella stessa espressione si alzò con fare marziale e guardò la presunta gemella da capo a piedi, avvicinandosi a lei talmente tanto che i loro abominevoli seni si scontrarono, schiacciandosi a vicenda. Da una parte la detestava per averle rubato la scena, ma d'altra parte sentiva una specie di affinità con lei... e non sapeva se le piacesse. Iniziò lentamente a spingerla attraverso quel contatto, un po' come fossero due combattenti di una versione erotica del Sumo: seno con seno a spingersi a vicenda verso il confine. Gli occhi ferini del demone erano ridotti a una fessura mentre guardava Iris, mentre l'angelo non mostrava emozioni essendo coperta per buona parte. Alla fine Hazel usò il polpastrello del dito indice per sollevarle il mento e guardarla ancora meglio.
    Mmmh... Questo lo leviamo, angioletto.
    Di scatto, senza che Irithiel potesse fare assolutamente nulla per impedirlo tale era la velocità del gesto, il demone le strappò dalla testa il copricapo e lo lanciò alle proprie spalle, senza volere verso Adam. Tutti i presenti si trovarono davanti agli occhioni più grandi, dolci e brillanti che il mondo avesse mai visto, l'uno dorato l'altro verdissimo, circondati dai lineamenti più teneri che potessero immaginarsi, qualcosa che andava in netto contrasto non solo con l'aspetto aggressivo di Hazel, ma anche e soprattutto con quel fisico prorompente che si ritrovava la strana creatura. La prima reazione di Hazel fu sollevare un sopracciglio e osservare la frangia verde e lunghissima che circondava la fronte della donna, scostandola per guardarla meglio. Vicine sembravano sì, molto simili, ma anche contrapposte di netto non solo dalla loro razza, ma dagli atteggiamenti completamente differenti.
    Che diavolo è questa faccia? Ti sembra che io abbia un faccino tanto patetico?! Non puoi certo essere la mia-NHM?!
    Peccato che avesse iniziato a parlare senza ascoltare minimamente Iris, figurarsi notare il fatto che dopo la sorpresa iniziale e le labbra schiuse per la sorpresa, non senza sbattere più volte le ciglia enormi che circondavano gli occhioni fin troppo espressivi, il suo sorriso si era nuovamente aperto abbagliandola... Inoltre, cosa assai peggiore: aveva ripreso a parlare nel momento stesso in cui anche il demone aveva aperto bocca.
    Sorella! Non pensavo fossi pronta a farti così vicina a me! Accoglierò il tuo amore con immensa gioia! Vieni, sarò ben felice di mostrarti la verità... Apri il tuo cuore!
    Risultato? Si ritrovò le labbra verdi di quel dannato angelo stampate sulle sue, non con un bacio passionale come quelli a cui era abituata: semplicemente un incontro di labbra, pelle morbida contro pelle morbida, ebano su marmo nero. Mentre l'angelo la teneva Hazel rimase ferma, sgranando leggermente gli occhi. Mentre l'angelo le mostrava tutto il suo vissuto, a lei sembrò quasi di sentirsi invadere da un mix contrastante di benessere e piacere, eccitazione e pace, che fece brillare il sigillo sopra al suo pube. Aveva pensato di metterle una mano sulla spalla e fare quell'incantesimo consigliato da Adam (Che mente brillante, Adam!) ma non servì perché quella dannata le rubò tutta la scena. Alla fine, quando capì che non c'era bisogno di alcun ulteriore esame, senza contare che quello del sangue non sarebbe servito (ma in fondo lei era troppo ignorante per saperlo con precisione), pose le mani sulle spalle dell'angelo e la staccò da sé in un'unico movimento, allontanandola di forza a scatti, prima sollevandola come fosse un fuscello, poi posandola a terra a un passo da lei. Quando il tutto finì la sua espressione appariva delusa, irritata, quasi disgustata... eppure c'era qualcosa nei suoi occhi ferini, una patina difficile da cogliere al primo sguardo, che sembrò inumidirle gli occhi per diversi istanti. Che si fosse... commossa? Iris che fu ancora unita a lei finché non staccò le mani dalle sue spalle, sorrise felice, ben conscia che ciò che aveva mostrato alla sorella, il dolore di sua madre nel perdere un bambino, il suo nascere come angelo e osservarla dall'alto, la sua furia nel vederla buttar via un dono così grande come Lucia, e in seguito la caduta... l'intera vita passata a cercarle... Il dolore, la rassegnazione, e la speranza ancora... Doveva essere stato molto da digerire anche per lei, un demone, soprattutto se racchiuso in una pillola di pochi secondi sparata nella mente dalla magia angelica. Un trucchetto che non avrebbe saputo ripetere probabilmente neppure Irithiel stessa, non con qualcun altro che non fosse lei di sicuro, ma che Hazel si premurò di inviare alla mente di Lucia collegando il flusso dei loro pensieri come facevano solitamente. Adam avrebbe dunque potuto vedere l'espressione di Lucia cambiare mentre le due si baciavano, gli occhioni aprirsi via via, riempirsi di lacrime... e poi ricacciarle indietro nel vedere Hazel staccarsi in quel modo. La giovane se le asciugò delicatamente con l'indice, mentre Hazel fu molto più brava a far finta non solo che non ci fossero mai state da parte sua, ma anche di essere del tutto apatica riguardo sua... sorella era sbagliato, no? Era più... non sapeva neppure cosa pensare, sinceramente, così preferì sbuffare e allontanarsi d'un passo ancora.
    Ssss-sì. Hem hem. A quanto pare questa... Sembrava stesse per sputare fuori un qualche insulto dei suoi ma si fermò, voltandosi verso Adam. Iris, è chi dice di essere. Non proprio mia gemella ma... diciamo che ci va vicina. Hai fatto centro, Adamuccio... Meriti un premio. Ehi, dove scappi?! L'unica cosa che ho voglia di mettere nello stomaco sei tu!
    Glielo gridò dietro, benché non ci fosse alcun bisogno. A quel punto il suo ghigno malefico tornò più largo che mai, aprendosi maggiormente quando, guardandogli il fondoschiena, ritrovò un luogo in cui rifugiarsi. Lo seguì in cucina prima di tutti, zampettandogli dietro, mentre una Lucia ancora confusa li seguiva con passo molto più elegante poco dopo, ma non prima di essersi opportunamente rivestita con un incantesimo veloce e impacciato: un abitino da giorno, che avrebbe dovuto essere bianco e fu azzurro, senza guanti e invece li aveva, molto sobrio dove invece ebbe il reggicalze in bella vista... ma soprattutto senza un ombrellino da passeggio decisamente all'antica, che invece ci fu e che per l'imbarazzo nascose in un angolo della stanza prima di proseguire. Hazel ovviamente se ne infischiò della propria nudità, rimanendo come madre natura l'aveva fatta e anzi, camminando con il petto in fuori così da mettersi in mostra. L'angelo le aveva certo più grosse... ma le sue stava su meglio! Ah! Iris? Iris fu l'ultima a unirsi alla festa, camminando con le mani incrociate sul grembo e un sorriso felicissimo ma lieve sulle labbra. Stava ancora piangendo... ma non asciugò le sue lacrime: le lasciò semplicemente scorrere come in quel momento sentiva scorrere nelle vene l'amore per le protette che aveva ritrovato.

    Nel frattempo, in cucina, Hazel ammirava Adam davanti ai fornelli, e per quanto le sarebbe piaciuto vederlo a lavoro, decise che era il caso di dirgli la verità... benché strada-facendo, guardando i suoi muscoli, il marmo solido (e non solo del piano da cucina)... le venne improvvisamente un certo languorino.
    Beh... ora che ci siamo conosciti meglio, biblicamente direi... Lo disse guardando di sottecchi Iris sperando di farla scomporre, e invece ricevette un ennesimo sorriso! Neppure i modi di dire pseudo blasfemi riuscivano a tangerla e anzi, allargavano nel suo bellissimo, odioso faccino, quel ghigno splendente?! Ringhiò tra sé, prima di proseguire guardando Adam e tornando a sorridergli, più maliziosa ma al tempo stesso irritata che mai. Possiamo dirtelo: io e Lucia siamo unite dalla maledizione dei Dioscuri, un tempo detta "Dark Riders"... Prima di ciò eravamo due anime fuggite dall'Inferno, quindi capirai che abbiamo ripreso a mangiare solamente da poco... a dirla tutta viviamo bene anche senza. Fece una pausa, picchiettandosi il mento con l'indice ed espressione pensante. Anche se devo dire che a ben pensarci... avrei proprio voglia... di un po' di carne. Me la offriresti? Man mano che pronunciava quella parole si avvicinò con passi lenti e felini, la coda che ondeggiava sensualmente alle sue spalle, quasi si preparasse a un attacco, mentre la mano passava sul piano della cucina come una lenta carezza, fino a raggiungere quella di Adam e afferrargli il dorso, graffiandolo appena. Veniva da sé che anche tutto il suo corpo fu più vicino, e mentre una Lucia sconvolta osservava la scena senza sapere come togliere Adam da quel pasticcio, sua madre gli sussurrò all'orecchio quella richiesta come se fosse qualcosa di estremamente provocante e sconcio, tutt'altro che una richiesta di cibo. Con l'altra mano gli afferrò con forza una natica virile, strizzandola mentre le labbra gli finirono fin troppo vicino all'orecchio, mordicchiandogli il lobo quasi volesse mangiare lui stesso. Voleva farlo rabbrividire... voleva vederlo imbarazzato com'era riuscito a imbarazzarlo poco prima (si rifiutava di pensare fosse stato l'angioletto, a strappargli una reazione tanto invitante!) e soprattutto sentirlo balbettare così vicino, tanto che per godersi meglio le vibrazioni provenienti dal suo corpo gli posò le labbra sulla gola mentre aspettava.
    M-madre! Non penso che Adam gradisca simili attenzioni in pieno giorno... Soprattutto con un'ospite come la... zia? Iris sussultò, guardando sua nipote nuovamente commossa e lanciandosi su di lei, che iniziò ad allontanarsi usando il bancone come "ostacolo" e iniziando a gesticolare. V-v-v-voglio dire! Hem, certamente Iri... Irithiel non gradirebbe vedere voi due che amoreggiate! Inoltre Adam sarà stanco... non è vero? E noi... noi dovremmo andare, no? A scuola ci staranno già cercando!
    Cercando? Oh, ma certo... "Pensi che quel tuo zombie sia in pena per te, magari? Illusa..." Perlomeno ebbe la decenza di chiudere fuori i presenti da quella frecciatina così intima, frecciatina che arrivò dritta al cuore di Lucia facendola sussultare, sebbene in effetti avrebbe dovuto soffermarsi più sul ragionamento inverso: lei aveva forse pensato a Faust la notte prima? Un brivido le corse lungo la schiena a quel pensiero. Non osava immaginare cosa potesse essere accaduto in così tante ore alla Sapienza! Quanto era passato? Un giorno intero? Due, forse? In quel luogo e per le creature ad esso legate il tempo era una questione talmente arbitraria che sarebbe potuto benissimo succedere di tutto in così breve tempo. Magari Leben aveva partorito, magari Faust si era sposato con una strega, magari ancora l'aveva già dimenticata... Sospirò, scacciando quei pensieri e cercando di tornare al presente, mentre sua madre spostava l'attenzione su di sé, mascherando la propria uscita, e la zia metteva Lucia ancora più in difficoltà. I tuoi studenti, giusto? Beh, sono certa che per un giorno di malattia, una che come te non si prende neppure un'ora di ferie... Sperava di aver colto solo lei il doppio senso che la fece arrossire, lo sguardo del demone diceva chiaro che si riferisse anche e soprattutto alle innumerevoli volte che si ritrovava a intrattenere Faust o chiunque fosse. Non dovrebbe certo essere un problema perdonarti!
    Oh cara! Ma io sono estremamente felice di ritrovarvi così affiatate! Anzi, sono talmente fiera di voi e di tutto l'amore che avete donato a questo baldo giovane che non ho certo paura di guardarvi mentre lo condividete! Intendeva l'amore, ovviamente... ma dal suo punto di vista non era assolutamente visibile il doppio senso che invece fece arrossire Lucia e ridacchiare Hazel stessa, poiché quell'uscita suonava tanto come se volesse guardare mentre si condividevano la tiranide stessa. Se l'angelo reagiva così a qualunque effusione, anche la più sconcia, Lucia rabbrividì al pensiero di ciò che sarebbe successo se fosse stata con loro la notte prima... Si sarebbe unita a loro?! E lei si sarebbe ritrovata magari non solo a compiere incesto con sua madre, ma addirittura con un angelo che avrebbe dovuto essere sua zia in vita?! Aveva bisogno decisamente di una pausa... sì. Una pausa da tutto quel sesso, da tutta quella forza erotica, dalla vista del corpo scultoreo e più bello che mai di Adam, la cui bellezza di prima mattina era ancora più radiosa, e soprattutto doveva recuperare un minimo del pudore abbandonato la notte prima e quella mattina stessa. Subito!!! Lo pensò e se lo ripeté più volte... Poi però ricordò la sensazione provata il giorno prima, pensò al suo Thresh e al fatto che ancora non avesse imparato nulla, in fondo, per essere più degna di lui, si soffermò sulla vista di Adam e di sua madre insieme e non seppe neppure dire se si sentisse gelosa o meno per quello spettacolo... Doveva davvero scappare, ancora una volta? O forse quello, più che mai, era il momento giusto per rimanere? Se rimanere avesse significato gettarsi nuovamente in un amplesso di gruppo sfrenato... sentiva di non potercela fare. Non importava quanto il suo sesso la pensasse diversamente! Si schiarì sonoramente la voce per attirare l'attenzione di tutto i presenti, pensando di aver trovato, scavando nei suoi pensieri e ragionamenti (certo fin troppo vaghi e poco razionali) una soluzione all'intero problema...
    A-Adam! C-che ne pensi se... Voglio dire, tu saresti disposto magari a... Ad allenarci tutti insieme, dopo la colazione? Io e Hazel eravamo uscite per poterci allenare l'altra sera... Invece non abbiamo fatto alcun progresso... Sbaglio, madre?
    Forse non aveva senso, anzi, sicuramente non ne aveva nessuno... Eppure fu l'unica cosa che le venne da dire per evitare una situazione che altrimenti, n'era sicura... l'avrebbe come minimo uccisa!
    "Allenarci", cara? Ad amare? Hazel sollevò gli occhi al cielo, sbuffando. È l'unica cosa a cui riesci a pensare, zucchero?!
    Peccato che l'incredulità delle presenti non l'aiutò di certo a sentirsi meno stupida dopo averlo detto, purtroppo!
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    L'uditorio a cui Adam si stava rivolgendo era unico sia come aspetto che, soprattutto, per le espressioni che i suoi singoli componenti avevano preso: se, infatti, il volto di Iris risultava parzialmente nascosto dal suo copricapo, dalla dolce piega delle sue labbra e dalla mimica del suo corpo non era difficile immaginare un'espressione dolce, materna e intrisa di quella serafica placidità che sembrava esserle propria, soprattutto adesso che quella famiglia perduta, tanto agognata era stata finalmente ritrovata; Lucia, invece, lo guardava ammirata e sempre più serena, come se davvero le sue parole la stessero aiutando a fare chiarezza nella sua mente confusa e, nel solo vedere quel faccino più tranquillo, Adam si sentì avvampare di tenerezza verso di lei e, addirittura, di orgoglio per essere riuscito in una così nobile impresa; infine... vi era Hazel e su di lei gli occhi azzurri di Adam arrischiavano soltanto veloci, imbarazzate sortite, non solo perché il suo volto era quello di una sfinge e gli era impossibile comprendere cosa pensasse delle sue parole ma perché, soprattutto, quando i suoi occhi s'illuminavano di un'intenzione, di un pensiero manifesto, questo sembrava sempre quello di divorarlo e ciò lo metteva non poco a disagio. Come diamine faceva quella donna a farlo sentire così?! Insomma, lui non era mai stato un tipo timido o da imbarazzo facile, eppure Hazel riusciva a farlo tendere come una corda di violino con un solo sguardo, senza neanche dir nulla! Anche perché, a dirla tutta, quando parlava era molto peggio... possibile che fosse "colpa" di Lucia e, in questo caso, anche di Iris? Magari la loro presenza, dolci e tenere com'erano, lo rendevano ipersensibile a certi modi di fare di Hazel e, in qualche modo, anticipava il loro imbarazzo dentro di sé. Una teoria indubbiamente interessante ma per essere provata bisognava intraprendere un passo non di poco conto: trovarsi da solo con lei e, per quanto la cosa gli risultasse conturbante, non poteva non ammettere che lo intimidiva anche un po'.
    Scacciò, però, questi pensieri molesti al fare di Hazel che, sempre con quell'espressione indecifrabile sul viso, si diresse verso la presunta sorella alla fine del suo discorso: Adam non seppe il perché ma sentì l'aria caricarsi di aspettativa ed elettricità, mentre la demone studiava Iris e quei seni meravigliosi si scontravano in un maniera che, in altre circostanze, avrebbe assorbito tutta la sua attenzione. Fortunatamente aveva compreso l'importanza di quel momento e mostrò il decoro necessario mentre un'Hazel assorta scopriva il volto dell'angelo (Lanciandogli persino quell'atipico copricapo che, per fortuna, riuscì ad afferrare al volo) che, semplicemente, mostrava di possedere una bellezza... sfolgorante, in tutti i sensi possibili. Certo, visto il suo legame di sangue con la demone e l'aspetto del suo corpo era facile immaginare che possedesse anche un bel viso ma, un conto era aspettarsi un'ipotetica bellezza, un conto era vedere coi propri occhi quel visetto perfetto e dolcissimo, che sembrava essere l'opera di un pittore innamorato e riuscire a metterlo in relazione con quel corpo altrimenti perverso, dall'abbondanza pressoché straripante. Adam osservò ammirato quei lineamenti teneri, perdendosi in quegli occhioni eterocromi che davvero potevano fare concorrenza a quei seni giunonici; l'estasi e lo stupore del suo sguardo, però, furono nulla a confronto del bacio improvviso che seguì quella situazione, un bacio che colse di sorpresa tanto Hazel che gli altri astanti e che pure, però, non aveva in sé alcuna traccia di malizia o di perversione: per quanto la demone fosse nuda e Iris vestita in quel modo semplicemente osceno, per quanto la loro bellezza fosse sconvolgente e per quanto Adam stesse osservando uno dei più bei baci saffici della sua vita (Non che ne avesse visti molti, anzi quelli condivisi tra Hazel e Lucia erano i primi in assoluto che vedeva ma, insomma, non si poteva negare che risultassero comunque meravigliosi!), non sentì avvamparsi né di imbarazzo né di dolcezza, bensì dilagò in lui una quiete dolcezza, una serena tenerezza verso le tre donne che aveva di fronte. Quando vide gli occhioni di Lucia sgranarsi e riempirsi di lacrime capì che con quel bacio, Iris, non trasmetteva soltanto la sua gioia di aver ritrovato la sorella scomparsa o ristabiliva un legame da troppo tempo strappato, bensì stesse comunicando tutta se stessa, tutta la sua storia e, dunque, anche la loro. Ovviamente Adam non poteva sapere cosa si fossero scambiate e non l'avrebbe chiesto: riguardava soltanto loro e per lui era un onore già sufficientemente grande poter osservare quel prodigio e il ricostruirsi di una famiglia che non sapeva di essere tale. Poggiò delicatamente una mano sulla spalla di Lucia, in una carezza leggera e, se la piccina si fosse voltata a guardarla, lo avrebbe visto sorriderle dolcemente e guardare lei, Iris e Hazel con gli occhi innegabilmente un po' lucidi. Non arrivò a commuoversi davvero né disse nulla, semplicemente comunicò loro con l'espressione del volto che era felice per loro e che augurava ogni bene a tutte e tre, anche se non era altro che un estraneo. Ma lo era, poi, davvero?
    Ne sono felicissimo! Prima di intuirlo con la mente, Iris, l'ho sentito col cuore: che la vostra famiglia non possa più essere spezzata. - augurò loro, con voce calda e dolce, riconsegnando il copricapo alla legittima proprietaria con un sorriso davvero raggiante sul volto. - E, come premio, esigo che... voi facciate una colazione completa e abbondante! - sentenziò rivolgendo un occhiolino quasi... dispettoso ad Hazel: che la gioia o la tenerezza lo rendessero baldanzoso? Ad ogni modo, in cucina venne seguito volenti o nolenti da tutte e tre quelle straordinarie bellezze, a cui chiese tutto raggiante cosa gradissero da mangiare, non aspettandosi la davvero sorprendente risposta datagli da Hazel; gli occhi cerulei del giovane si sgranarono, infatti, nell'apprendere che madre e figlia fossero due dioscuri, due anime dannate fuggite dagli inferi! Le guardò stupito e, poco dopo, nuovamente intenerito, anche troppo per chi ha scoperto di avere a che fare con due redivive fuggite dall'Inferno... ma come poterle giudicare? Non sapeva molte cose di loro, è vero, ma la loro bontà la conosceva e sapeva che difficilmente avrebbe potuto incontrare due animi più buoni, anche se Hazel forse non si sarebbe mostrata d'accordo a questa sua opinione. - Oh, questo spiega molte cose! Beh, ovviamente non voglio forzarvi ma, se gradite mangiare anche soltanto un boccone, io sarei ben lieto di... oh. - non finì la frase perché un'Hazel incredibilmente felina e sensuale gli si avvicinava inesorabile, nuda e perfetta, facendogli morire ogni singola parola sulle sue labbra. Non riuscì ancora a parlare quando si sentì afferrare la mano, né emise un suono quando Hazel gli sussurrò nell'orecchio quella richiesta terribilmente maliziosa, semplicemente sgranò gli occhi azzurri e rabbrividì facendo tendere ogni singolo muscolo di quel suo corpo statuario, col volto che acquisiva un colorito finalmente normale a causa dell'imbarazzo. - I-io, e-ecco... non penso c-che... mhh! - mugugnò, sussultando appena nel sentirsi stringere in quel modo la sua natica scolpita, e reclinando lievemente il capo da un lato quasi a offrire il collo e l'orecchio alle labbra di Hazel. - Hazel... - sussurrò, socchiudendo gli occhi perché travolto dal languore che il morso al lobo gli aveva suscitato, coi muscoli contratti e, soprattutto, il membro pienamente eretto che fremette violentemente e sembro farsi ancora più enorme di quanto non fosse già. Probabilmente alla demone sarebbe bastato far scivolare la mano dalla natica al membro per farlo perdere in un attimo nella lussuria, se non fosse stato per l'intervento di Lucia che ebbe l'effetto di una secchiata di acqua gelida su di un gatto: Adam quasi saltò sul posto e si allontanò immediatamente di un passo dalla demone, avvampando (Che, nel suo caso, si traduceva in una timida spruzzata di rossore sul suo volto) e guardando un po' tutte le presenti sorpreso e mortificato, nemmeno avesse appena compiuto un qualche crimine. - Eh? - esclamò confuso nei confronti di una Lucia che cercava di trarlo d'impiccio. - C-cioè, certo! Assolutamente, i-insomma... bisogna darsi un contegno! E poi s-sono... e-esausto e (Qua, a onor del vero, bisogna dire che la sua erezione sussultò violentemente come a voler obiettare a quell'affermazione)... e dovete andare via?! - chiese sorpreso e, dal tono della voce, anche evidentemente dispiaciuto per quell'improvvisa partenza... che improvvisa non era affatto! Non aveva assolutamente idea di quante ore fossero passate dal loro incontro ma, insomma, potevano essere passate agevolmente più di dodici ore, era ovvio che dovessero tornare alle loro vite! - Cioè, certo che dobbiate andare via, è logico... se volete vi chiamo un taxi o vi accompagno con la mia auto. - continuò, decisamente imbarazzato per aver mostrato in maniera così evidente il suo dispiacere, poco prima, tanto che arrossì ancora e abbassò lo sguardo senza ben sapere che altro aggiungere; era davvero così stupida l'idea che, insomma, si fosse un po' affezionato a loro? Sesso a parte, infatti, avevano condiviso così tanto ed era stato tutto così intenso! Era davvero sbagliato sperare che non uscissero completamente dalla sua vita, che divenissero soltanto un bellissimo, stupendo ma anche irrimediabilmente passato ricordo?
    Immerso com'era nel suo imbarazzo (E, perché no, nell'improvvisa consapevolezza di quanto fosse solitaria la sua vita) non si accorse del doppio senso di Hazel né dell'affermazione ingenua di Irithiel, anzi ne venne riscosso soltanto dalla proposta di Lucia; subito, infatti, rialzò il capo e la guardò interrogativo, confuso, poi una luce di consapevolezza e gioia illuminò i suoi occhi. - Allenare? Ma certo ovviamente, sarò lietissimo di aiutarvi! Dopotutto anch'io sono un po' arrugginito e bisognoso di allenamento, magnifica idea, Lucia! - si complimentò cercando di non far trapelare (vanamente) il suo entusiasmo, mentre si avvicinava a passi veloci proprio alla piccina, nuovamente dimentico di essere praticamente nudo a parte per i boxer che, comunque, non coprivano alcunché. - Anzi, se me lo consentite e non volete proprio nulla per colazione, corro a vestirmi e poi andiamo tutti insieme a trovare un luogo adeguato per allenarsi! - chiese il permesso di andarsi a preparare e lo chiese essenzialmente a Lucia, sua "complice" nel tentativo forse fin troppo puerile di prolungare la loro compagnia, mentre ormai era vicinissimo a lei, tanto che Lucia avrebbe potuto osservare ogni singolo dettaglio di quella pelle lattea, priva di imperfezioni e, soprattutto, perfettamente modellata su quei muscoli definiti, sodi e invitanti; ça va sans dire, avrebbe potuto osservare anche la sua granitica ed enorme erezione, più gonfia e vigorosa che mai.
    Se Lucia, dunque, gli avesse concesso il permesso per (momentaneamente, per fortuna!) congedarsi da loro e prepararsi, Adam non se ne sarebbe andato subito ma, circondatele la vita sottile con entrambe le braccia, l'avrebbe attirata a sé per... apporle un bel bacio su quelle gote morbidissime! - Sei bellissima, sai? - le sussurrò piano all'orecchio, più caldo e sensuale di quanto volesse lui per primo risultare. Soddisfatta quest'ormai antica tentazione, avrebbe sciolto l'abbraccio e sarebbe andato a prepararsi. In tutto questo, però, un pensiero molesto lo avrebbe assillato: come diavolo si allena qualcuno?!
     
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    Dietro di te OwO

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    Hazel era così presa dalle reazioni di Adam che non si rese quasi conto di ciò che aveva detto sua figlia. Lei era la prima ad averla incoraggiata a uscire da quel """buco""" di edificio per poter ampliare le proprie capacità e prendere dimestichezza col suo potere; la prima ad averla istigata a sedurre un uomo che le piacesse e portarselo a letto perché poteva, perché doveva avere fiducia in se stessa in quanto donna e strega... Eppure nulla di tutto ciò le passò in mente mentre strizzava la natica più dura e virile che avesse mai toccato e al tempo stesso saggiava la carne della tiranide. Cos'era esattamente a piacerle così tanto di lui? Forse quel suo balbettare come uno sciocco, nonostante a letto fosse una bestia senza eguali? Forse appunto il fatto stesso che l'avesse scopata come nessun'altra creatura, neppure all'Inferno, aveva mai fatto? O magari ancora era quel mix di contraddizioni che rappresentava? La bellezza noiosa, scultorea, angelica quasi, che presentava da umano, contrapposta alla "bruttezza", a quella forma mostruosa, orrenda e così incredibilmente sexy che aveva sfoggiato portandole a letto? Quale che fosse il motivo, Hazel smise di chiederselo e si disse che semplicemente aveva una voglia di matta di spolparlo fino all'osso e lasciare solo uno scheletro talmente tanto ci avrebbero dato dentro una volta che lo avesse avuto tra le mani. Aveva così tante cose da fargli scontare che poteva star certo che non lo avrebbe fatto alzare per ore... giorni, anzi... settimane, ancor meglio! Un filo di saliva stava giust'appunto facendo capolino dalle sue belle labbra, ancora incollate al collo di lui, quando sua figlia rovinò ogni cosa. Nel sentire il commento di Adam, e la sua erezione venir quasi meno proprio quando lei l'aveva afferrata, emise un verso di disappunto. Purtroppo se lo aspettava... non aveva certo pensato di poterlo avere lì, davanti a Lucia (che certo ne sarebbe rimasta gelosa) e a... quell'angelo che doveva ancora capire se considerare una sorella mancata. Avere tutte quelle visioni, così intime e profonde, dell'esistenza di quella creatura, le aveva fatto sentire una sensazione fastidiosa al cuore che purtroppo, suo malgrado, persino un demone come lei conosceva: affetto. Un affetto che non capiva neppure come potesse risvegliarsi in così breve tempo, ma con il quale sapeva che avrebbe dovuto imparare a convivere fin troppo presto, poiché Iris non sembrava certo averle ritrovate per poterle lasciare. Alla fine tutti quei pensieri e lo stesso Adam, che le sfuggì dalle braccia, le fecero fare un passo indietro mentre sbuffava scontenta. Avrebbe avuto la sua occasione con lui, n'era sicura. Solo... non adesso, a quanto pareva. Osservò scontenta la sua figura mentre si allontanava, sussultando e fremendo di fastidio quando la vide avvicinarsi a sua figlia e sussurrargli chissà cosa all'orecchio, con successivo rossore da parte di quest'ultima, trattenendosi dal dire alcunché... ma quando subito dietro Adam vide una Lucia fin troppo sospetta "zampettare" con quei suoi tacchetti e quel passo signorile, si sentì decisamente presa in giro. Eh no, per tutti i demoni dell'inferno! Voleva fregarglielo ancora?! Quella smorfiosetta adorabile aveva già avuto la sua occasione, e per quanto Hazel stessa fosse felice di vederla con quel caratterino vagamente risvegliato, non poteva concederle ancora più margine sulla SUA preda! Chi poteva rammentarle che inizialmente, la preda era sempre e solo stata di Lucia?
    Ehi, dove credi di andare, dopo aver lanciato una bomba simile e avermi interrotta brutalmente?! Lucia!!! Torna qui!
    Hazel fece un passo infuriato e deciso verso i due, pronta ad andare dietro alle gonne ballonzolanti di sua figlia, ma non andò più avanti di così. Fu Irithiel, quella che teoricamente avrebbe dovuto conoscere meno la situazione, a fermare il demone, portando il braccio in avanti e posandole delicatamente la mano sull'addome per poter trattenere la sua avanzata. Non disse nulla, si limitò semplicemente a muovere il capo a destra e sinistra in silenzio, lo sguardo coperto dal copricapo, l'atteggiamento proprio di chi ha la saggezza e competenza per dire la propria, come se sapesse già tutto e avesse capito prima della sua stessa madre quanto Lucia avesse bisogno di quel consulto privato... Come se fosse già una dei loro (Cosa che per altro era vera). Hazel sbuffò, realizzando cosa ciò avrebbe significato per lei e Lucia. Non era sicura che quella "famiglia" le piacesse... ma decise di ascoltare l'angelo e si lasciò cadere pesantemente su uno sgabello, sedendosi in una posa da vero maschiaccio con le braccia indietro sul bancone. Iris le sorrise, lei evitò il suo sguardo, voltandosi con sdegno dall'altra parte... mentre l'angelo di rimando faceva il giro e, con una grazia molto simile a quella di Lucia, si sedette davanti a lei, rivolgendole un dolcissimo sorriso a labbra chiuse.
    Sono davvero felice di averti ritrovata... Sorella.
    Ti rendi conto che non lo siamo davvero, giusto? Non faccio parte della tua vita. Neppure come angelo, oramai.
    Ti sbagli, cara. Tu SEI la mia vita. Voi, lo siete.
    L'angelo mise una mano sulla coscia del demone, leggera e dolce, stringendo appena come segno d'affetto... ma andò un po' troppo vicino alle zone erogene di Hazel, che di rimando, lasciandosi sfuggire una specie di grugnito, incrociò le gambe dalla parte opposta, trattenendo un gemito di... fastidio? Sembrava vagamente imbarazzata, ma lo mascherava fin troppo bene.
    Sei una vera pervertita, angioletto. Te ne rendi conto, perlomeno?
    Ricevette un sorriso in risposta, e portò gli occhi al cielo sfogando la sua rabbia in una specie di ringhio, seguito da un tono di voce decisamente troppo alto per essere casuale: voleva che quei due la sentissero, e la sentissero bene!
    ARGH! E va bene! Speriamo almeno CHE SI MUOVANO, LÀ DENTRO!

    ***

    Lucia non seppe neppure quale pensiero l'avesse spinta a pronunciare quelle parole. Forse i pensieri che veloci si erano come moltiplicati nella sua mente, o forse ancora fu Adam... Il dolce Adam, sì. Lucia, che lo aveva osservato quasi tutto il tempo, anche mentre egli stesso osservava sua madre e Iris "baciarsi" e scambiarsi pensieri, anche mentre questi ultimi tentavano di distrarla e la trascinavano in un mondo commovente e pieno d'amore, lei lo aveva osservato. E l'istante in cui aveva parlato di andarsene via gli era sembrato così... così triste, che il cuore le si era stretto in una morsa dolorosissima. Era inutile, per quanto potesse cambiare, darsi da fare, prendere coscienza dei propri desideri o pensare a un modo per conquistare il suo uomo, il suo cuore era troppo tenero per ferire qualcuno... E se proprio doveva essere sincera, era soprattutto troppo tenero per ferire lui. Adam era stato così dolce con lei, così prezioso, che nell'impeto del momento non era riuscita a pensare a nessun'altro che potesse aiutarla ad allenarsi. Il ché era in effetti comprensibile, dal momento che fino a quel momento le uniche figure che l'avevano aiutata un minimo a prendere dimestichezza con quel mondo tutto nuovo per lei, che era la magia a scopi bellici, erano stati sua madre, Thresh stesso per fini tutt'altro che nobili e... Gil, che a ricordare le sue lezioni la facevano semplicemente rabbrividire, difficile dire se soltanto d'orrore o anche di cupidigia. Ingoiava ogni volta che ci pensava, quasi potesse ricordare il sapore del sangue di lui sulla lingua. Ma in quel momento per fortuna non aveva ancora troppo tempo per inseguire pensieri frenetici e confusi: quando vide Adam avvicinarsi, si irrigidì, sentendosi esattamente come il primo istante in cui l'aveva guardato: con la luce che dalle sue spalle filtrava dalla finestra ingrandendosi sulla sua figura di marmo, la chioma candida sciolta, gli occhi ipnotici fissi su di lei capaci di procurarle una sensazione di vuoto allo stomaco. Dovette torcersi la gonna al centro della sua figura, ringraziando che fosse gonfia e non potesse rivelare il gonfiore creato da quella vicinanza... ma quando arrivò quel bacio tenero, dolce, donato senza alcun fine che non fosse l'affetto, non poté che chiudere gli occhi e sospirare, rimanendo irrimediabilmente imbambolata. Quando riaprì gli occhi per guardarlo, l'uomo si era già voltato e vedendolo allontanarsi, dopo aver cambiato nuovamente espressione ed essere tornato felice, Lucia non poté che chiudere gli occhi, fare un gran bel respiro, e raccogliere le gonne per poterlo seguire. Perché? Perché semplicemente sentiva di doverlo fare... anzi, sentiva di VOLERLO fare. Non voleva che Adam rimanesse una cometa nella sua vita, ma non voleva neppure che restasse scottato dall'oscuro mondo in cui ella viveva. L'era bastata l'esperienza con Gabriel per capire: amare una creatura potente e particolare come Thresh, significava rinunciare a una parte importante della propria anima, una scelta che ella era forse disposta a fare per se stessa, ma non avrebbe mai potuto fare per lui. Quindi ignorò sua madre, ignorò gli schiamazzi alle sue spalle, ignorò qualsivoglia altro pensiero, scacciandolo come meglio poteva, e prese in mano la sua decisione... cercando disperatamente di ignorare quel sedere marmoreo che si muoveva a malapena davanti a lei. Ingoiò la saliva che la vista le procurò, respirando ancora una volta, fino a quando si trovò davanti alla porta socchiusa. Era così spedita che si dimenticò di bussare, piombando delicata dentro la porta ma al tempo stesso, incosciente della proprio invadenza. Ebbe almeno la decenza (che poi decenza non era), di entrare a capo chino, chiedendo la porta alle spalle con una delicatezza tale che non fece alcun rumore, accompagnandola con entrambe le mani e posandovi contro la schiena una volta chiusa, come se lì e solo lì, si sentisse al sicuro. Una volta dentro avvampò per il discorso che si apprestava a fare, un discorso fin troppo articolato per lei e che magari non sarebbe stato neppure gradito, o necessario... ma le parole sgorgarono fuori da sole, come solo quelle che partono direttamente dal cuore possono fare.
    Adam... Io... Devo dirvi... Devo dirti una cosa.
    A quel punto lo guardò, voltandosi poi velocemente ricordando che fosse praticamente nudo, e coprendosi la bocca con la mano coperta dal guanto per poter soffocare un piccolo gemito. Sembrava realmente una dama d'altri tempi. Per continuare, guardò altrove... poi non contenta iniziò a giocare con le dita, lasciando cadere le mani sul grembo e iniziando a torcersi i guanti. Di tanto in tanto prendeva grandi respiri, per farsi coraggio, ripetendosi le motivazioni per le quali era giusto trovarsi lì. In primis... si rese conto che in tutti i romanzi rosa che avesse mai letto da quando si trovava in quel nuovo mondo, l'amore era sempre un qualcosa di fulmineo, di semplice. Qualcosa che proprio come il loro incontro, ti colpisce come un fulmine e ti lascia a terra se non stecchito, cotto a puntino. Ebbene, lei sapeva che tra loro le cose non erano assolutamente così, ovviamente... giusto? Ma si rese anche conto che nei libri da lei letti, nei "film", quelle magie, visionate alle volte... se la fanciulla era fidanzata avvisava il giovanotto di turno e sempre, sempre dichiarava il suo status. E in fondo, per quanto poco ella avesse vissuto da umana, anche nella vita di secoli prima la sincerità era una cosa gradita... qualcosa in cui lei non era mai stata brava ma che sentiva di dover... Oh, insomma. Espirò, buttando via l'aria insieme a tutti gli sproloqui mentali, e finalmente il suo sguardo si sollevò, deciso ma anche terrorizzato, sulla figura di Adam, cercando di focalizzarsi sugli occhi.
    S-spero che non mi giudicherai male, per ciò che sto per dire... N-non sono neppure sicura che possa servire, probabilmente mi renderò solo ridicola ma... ma ne sento il bisogno.
    A volte la sua voce veniva meno, come se l'imbarazzo la portasse ad abbassare così tanto il tono di voce da non riuscire a farsi sentire, per poi risollevarsi di colpo, ma mai troppo in alto da non essere flebile come suo solito.
    Io... io ho una relazione. Annuì, una sola volta, come per convincere se stessa che quelle parole erano la realtà, non solamente un suo desiderio. Non servì. O meglio, amo... Solo dirlo a voce alta la faceva sentire stupida, specie perché sapeva bene di CHI fosse innamorata, eppure non poteva negarlo. Lei amava Faust, lo amava talmente che le mancava anche quando faceva male, anche quando sentiva dolore, anche quando abbandonava il suo corpo stanco e abusato sopra a un orinatoio moderno pieno del suo seme... Quindi lo ripeté, a se stessa più che a lui, alzando leggermente la voce e cercando di ignorare il tremore che la colse, punzecchiandole le corde vocali. Non voleva piangere... perché mai avrebbe dovuto, poi? Abbassò nuovamente lo sguardo sulle proprie mani. Sì, ecco, amo qualcuno. Anche se non sono certa di essere ricambiata, non come vorrei comunque. Ad ogni modo... Nel mio mondo non funziona come nei romanzi, io non sono l'unica per lui... E lui non... cioè... lui sì, ma, insomma... Ciò che voglio dire è che...
    Respiro profondo. Chiuse gli occhi e scosse la testa.
    I-i-insomma, ciò che c'è stato tra noi, Adam, è stato qualcosa di nuovo per me. U-unico, anzi. E lo custodirò nel cuore per sempre, come il più meraviglioso e dolce dei ricordi... Ma, ecco... Proprio per tale motivo, v-vorrei che fossi al corrente della mia situazione, perché credo sia giusto e... E... Come avrebbe dovuto spiegarlo? Cosa doveva dire? Sorrise, sentendosi patetica e ridicola oltre ogni modo, prendendo coraggio e sollevando gli occhi verso di lui. Era una vera sciocca. Mi dispiace, io... mi sento una stupida adesso. N-non so come funzionino queste cose, in verità. Tutto questo... è nuovo per me. Allargò le braccia, indicando con le mani tutta la stanza, lei stessa, lui... un po' come se stesse indicando però l'intera situazione, la vita anzi. A essere sincera ho passato diverso tempo rinchiusa in un mondo a parte, dentro quattro grandi mura con il mio piccolo universo da seguire... E la verità è che non so ancora comportarmi nel... Avrebbe voluto dire il "vostro" mondo, ma si rese conto che era esattamente ciò che avrebbe fatto la vecchia Lucia, quella debole e arresa all'Inferno, perché quel mondo era anche suo, era suo più che mai. In questo mondo. Nel mondo vero, ecco.
    Si mise a ridere, lieve, breve, un po' commossa senza sapere neppure lei perché. Sentendosi ancora più sciocca, si portò l'indice al lato dell'occhio che lacrimava e si scusò ancora per la propria goffaggine, dimenticandosi però di dirlo ad alta voce.
    E-Ecco, hem... se dopo questa mia dichiarazione tu non vorrai più vedermi o saperne di me, tanto meno uscire da questa stanza per andare ad allenarci insieme c-come n-nulla fosse, l-l-lo capirò. Ma volevo che sapessi che... s-s-se dovessi essere io a decidere, vorrei che ci vedessimo ancora. O meglio, che ci sentissimo, almeno. E sarebbe un vero onore... un vero onore essere tua amica.
    Continuava a sorridere e perdere fluidi dagli occhi al contempo, senza sapere perché. Probabilmente perché invero, non aveva mai avuto un amico che non fosse Gabriel, finito nel peggiore dei modi? Perché nessuno l'aveva mai voluta, a parte sua madre? Perché si sentì così sola e patetica nel dire quella parole... ma non demorse. Non poteva. Guardando sempre verso le sue mani, si sfilò i guanti neri e, reggendosi con la destra, disegnò un cerchio magico luminoso sul palmo della sinistra, dal quale uscì un piccolo seme nero, dalla punta rossa, che appena nato si accese di una forte luce scarlatta, che poi si affievolì, fino a spegnersi. Glielo porse senza riuscire a guardarlo, tenendosi lontana col corpicino e chinandosi leggermente, quasi stesse facendo una riverenza, mentre con entrambe le mani glielo porgeva.
    V-vorrei che prendessi questo, se puoi accettarlo...
    Iniziò a spiegarsi prima ancora che lui lo facesse, incapace di guardarlo.
    È uno dei miei s-semi... Arrossì, rendendosi conto che, visti i loro precedenti, potesse suonare veramente male. V-v-vi ho tolto quel tipo di energia, o-ovviamente! Una volta che deciderai di applicarlo... SE deciderai, potrai semplicemente posarlo sulla tua pelle e prenderà la forma di un piccolo tatuaggio, n-niente di doloroso. Quando vorrai comunicare con me mi troverai dall'altra parte, non importa l'ora o il giorno. P-purtroppo non ho nessuno di quegli strani oggetti del futuro, con tutti quei tasti e quelle scritte luminose, per cui mi sembrava che... ecco, magari potesse esserci utile qualora... Pensi di poter accettare questo mio dono? Si rese conto che dopo quello sproloquio, invero lui avrebbe potuto benissimo cambiare del tutto idea sul suo conto, magari considerarla una meretrice e scacciarla. Ricacciò indietro le lacrime che sentì improvvisamente pungerle gli occhi, di nuovo. O-o-ovviamente capirò se invece non ricambi! Uhm, forse dovrei semplicemente andare e lasciarti vestire...
    Fece per cambiare idea e prendere il bocciolo, ma se Adam l'avesse fermata in qualche modo, se magari lo avesse accettato, a quel punto avrebbe potuto sentire Lucia parlargli... ma più che parlare erano i suoi pensieri che poteva ascoltare, una porta che nell'impeto non pensò neppure di chiudere. Il bocciolo serviva infatti per comunicare telepaticamente con i suoi alleati, era qualcosa che poteva essere sfruttato anche e soprattutto per coordinarsi durante una battaglia magari, ma in quel momento, per Lucia, era tutt'altro... una finestra verso qualcuno che non voleva già perdere.
    Tuttavia... se lo prendesse? Dovrei chiedergli di non cercarmi se non attraverso il seme? Non voglio che veda dove vivo... e soprattutto non vorrei... non voglio che gli accada nulla. Non posso certo permettergli di venire a scuola!... Ma magari non vorrebbe neppure cercarmi, no? Perché dovrebbe? Sono una sciocca... Una vile idiota! Mi starà guardando come se fossi completamente fuori di senno... e farebbe bene, santi numi! - Con i pensieri, sentì anche le azioni che avrebbe tanto voluto compiere. Presto, corpo mio, voltati e scappa... ti prego! Eppure eccola lì, tremante e immobilizzata davanti ai suoi occhi come un pulcino spaurito.
    Infine, in modo molto più profondo e ben meno udibile da Adam, o dallo stesso seme di Lucia, ella visualizzò il viso di Thresh e lo vide distintamente sorridere... un sorriso strano, malvagio, di chi ha qualcosa in serbo per te ma non vuole farti sapere quando arriverà. Il suo corpo si riempì di brividi che le percorsero la schiena... accendendo la sua lussuria come niente era capace di fare, e lasciandola irrimediabilmente lì, sospesa. Si maledì tra sé. Sarebbe stato così facile... Così facile innamorarsi del bravo ragazzo, scappare insieme e non lasciarsi più andare... ma purtroppo, se anche quelle non fossero state le fantasticherie di un animo romantico come il suo, se anche Adam avesse avuto un interesse più profondo per lei, che non fosse l'ovvio affetto scaturito da una notte senza eguali... lei per prima lo sapeva fin troppo bene: l'amore non si sceglie. Al massimo sceglie te, si annida nelle profondità nel tuo animo e non ti lascia più andare... soprattutto se sei tu a volerlo; figurarsi per lei che, suo malgrado, per qualche motivo sconosciuto persino a se stessa: non lo voleva affatto.

    Edited by .Bakemono - 4/2/2020, 20:52
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Adam era così felice che non si avvide di quanto stesse accadendo intorno a lui, di come Lucia avesse deciso di seguirlo o della reazione di Hazel a tale scelta, semplicemente provava l'inusitata sensazione di star camminando a tre metri da terra e che quest'ultima, immersa com'era in un'atmosfera rarefatta di lucidità, non potesse far altro che pensare a com'era contenta del fatto che Lucia, Hazel e adesso anche Iris non se ne sarebbero andate così presto. Già, ma perché questa notizia lo aveva reso così felice? Ovviamente non era una domanda che poteva prendere in considerazione in quel momento, non coscientemente perlomeno, ma l'incessante razionalità propria degli homunculus e che in lui si era mantenuta, sia pure come un nascosto e silenzioso meccanismo della sua mente sempre più umana, aveva già preso in considerazione il problema e stava computando un'esatta quanto dolorosa spiegazione: si sentiva solo, tremendamente solo. Non che la consapevolezza della solitudine o della sua incapacità sempre più grave di tollerarla fosse venuta con Lucia, anzi era dall'incontro con Domino e la Papessa, nell'aver avuto la dimostrazione che vi possono essere ideali puri e nobili per cui spendere la propria vita, che tale fiamma non è destinata a spegnersi nella meschinità e nell'inutilità e che, al contempo, si possono stringere legami affettivi autentici, profondi come quello tra la Papessa e la sua guardia del corpo, che aveva reso evidente ai suoi occhi quanto la vita che aveva condotto fino ad allora fosse vuota, vuota di significato, di affetti e di bellezza.
    Ma tale consapevolezza non era bastata a smuoverlo dalla sua indecisione, a fargli abbandonare i suoi timori per abbracciare davvero quell'esistenza che aveva ricevuto per caso, ancora sedotto, ancora legato dai ricordi della sua vita passata, di quand'era una creatura di puro spirito che bastava a se stessa... poi era arrivata Hilda e aveva piantato in lui i semi della sporcizia, dell'imperfezione morale prima che ancora fisica o intellettiva, poiché non si era limitata a batterlo o farlo precipitare in una pozza di degradazione, di avvilimento ma gli aveva fatto desiderare di rivoltarsi, di immergersi e di perdersi in quella mota purulenta, di diventare un tutt'uno con quell'umiliazione che lo aveva completamente avvinto, sedotto. Poi la vampira se n'era andata, lasciando in lui l'onta, la vergogna e un segreto desiderio di averne ancora, di crogiolarsi ancora in quella sconfitta totale, senza possibilità di cambiamento o rivincita.
    Tutto questo lo aveva sconvolto e aveva reso ancora più intensa la sua solitudine, ancora più soffocante la prigione di paure e colpe che, mattone dopo mattone, si stava costruendo intorno a sé: per questo motivo aveva cercato sollievo e oblio nell'alcool o in un qualche incontro occasionale, finché in quella notte memorabile, Lucia era venuta da lui. Erano accadute molte cose in quelle quarantotto ore, moltissime assurde, inspiegabilmente intense, sicuramente anche straordinariamente perverse ma, malgrado tutto questo, Adam sentiva che la cosa più assurda di tutte era anche la più normale, la più semplice: in quelle poche ore si era sentito compreso e, allo stesso tempo, aveva sentito di comprendere l'altro. Nel fiume travolgente della lussuria aveva trovato le pagliuzze d'oro dell'affetto, della comprensione... e quante ne aveva trovate! Abbastanza da comprare il desiderio che quella bizzarra, eppure meravigliosa famigliola non se ne andasse più dalla sua vita.
    Era strano ma, per lui che non aveva avuto infanzia né, tanto meno, una vera e propria nascita, che era comparso nel mondo sapendo già tutto quello che c'era da sapere e che il suo primo sguardo verso la realtà che lo circondava, verso se stesso non era stato di meraviglia o di sorpresa, bensì di noia, di tormento come chi è costretto a rivedere ancora una volta una pièce teatrale mal scritta e mal recitata, adesso che iniziava ad apprezzare di più la vita e i begli incontri che gli permetteva di fare, non solo la noia o il fastidio sparivano dal suo sguardo, ma anche la consapevolezza di star assistendo a qualcosa che ben conosceva: più, infatti, sentiva che il suo dissidio interiore si stava risolvendo verso un pieno abbraccio a quell'esistenza tanto tremenda eppure così meravigliosa, più si accorgeva che non sapeva come comportarsi, che pensare poiché scopriva di non avere ricordi dentro di sé, di non avere giudizi. Che stesse irrimediabilmente dimenticando la sua passata esistenza, il bagaglio di giudizi e di consapevolezza che pure, però, lo aveva guidato nei suoi primi passi nel mondo? Questo spiegherebbe perché dinnanzi ad Hazel fosse tanto disarmato, come se fosse un ragazzino alla sua prima esperienza, o perché la semplice vista di Lucia lo infiammasse dalla tenerezza e dalla voglia di ricoprirla di baci: si stava pienamente immergendo nel flusso della vita e lì, tra quei flutti tumultuosi, non ci si può mettere in disparte a osservare e a giudicare ma si deve nuotare, nuotare incessantemente verso una meta che non si conosce, verso una meta che mai è davvero raggiunta. Era come se dimenticasse per poter vivere davvero, come se stesse provando un'esistenza al contrario, in cui più andava avanti meno sapeva e più il suo animo era giovane, fresco e meravigliato.
    Per questo corse nella sua stanza da letto, ancora intrisa dall'odore della loro lussuria, con la stessa urgenza di una ragazzina che deve prepararsi per un appuntamento improvviso col ragazzo dei suoi sogni, tant'è vero che spalancò le ante dell'armadio e vi trasse il primo paio di pantaloni che vide, indossandoli di fretta e furia per imbattersi in un problema che, fino a quel momento, era stato completamente o quasi ignorato: la sua granitica erezione che, non soltanto non ne voleva sapere di andar giù ma, soprattutto, di permettergli di abbottonare quei benedetti pantaloni, tanto che quando la giovane entrò di colpo nella stanza, lui l'aveva afferrata e stava cercando, in maniera alquanto fraintendibile, di costringerla in una posizione sì scomoda ma che almeno gli consentisse di vestirsi. - L-lucia! - esclamò, sorpreso e imbarazzato di venir trovato, beh, a stringersi l'asta in un gesto assolutamente equivoco, prima di nasconderla dietro alle sue mani, in un gesto dalla pudicizia inutile, visto cos'avevano condiviso fino alle prime luci di quello stesso giorno. Nell'osservare, però, la reazione assolutamente deliziosa di Lucia a quella vista, il suo tenero imbarazzo, ogni traccia di vergogna che era in lui si sciolse in un attimo e rimase soltanto la voglia intensa, forte di stringerla e apporre a quelle gote un po' rosse dei baci dolci, che la rassicurassero. Il suo atteggiamento cambiò senza che quasi se ne avvedesse, tanto che rilassò i muscoli contratti e ritornò a scoprire quella virilità ostinata, come se si fosse appena accorto che non vi fosse nulla di male nel condividere con lei, in quel momento, quel lato di sé, quella parziale nudità. - Dimmi pure tutto quello che vuoi: sono qui per te, Lucia. - non voleva propriamente dirle questo, voleva farle capire che lui voleva aiutarla, che con lui poteva aprirsi se ne sentiva la necessità... ma gli uscì in quel modo strano e, però, anche più sincero. Le rivolse, dunque, il sorriso più dolce che sapesse fare (E, bisognava dirlo, aveva imparato a farli soltanto da quando aveva conosciuto Lucia) e si avvicinò un po' a lei, non troppo da farla sentire sotto pressione ma abbastanza perché si dimostrasse disponibile e aperto a qualunque cosa volesse comunicargli.
    L'osservò, dunque, mentre l'imbarazzo, la reticenza e il bisogno di parlare si davano battaglia dentro di lei, sentendosi sempre più intenerito da tutti quei sospiri, da tutta titubanza che avrebbe voluto sciogliere a suo di abbracci e di carezze. - A me puoi dire tutto quello che vuoi. - la rassicurò ancora una volta, guardandola con quegli occhi azzurri che scintillavano del casto desiderio di stringerla, di coccolarla mentre la piccina sembrava aver afferrato il coraggio che le bisognava per iniziare a parlare: la prima, brevissima frase lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Non tanto per l'informazione in sé, dopotutto che Lucia avesse una qualche relazione lo aveva assodato da tempo, grazie al nome che lei stessa aveva gridato mentre dormiva e per le parole di Hazel, quand'era esplosa in quell'emozionato (Ed emozionante) monologo, ma per le implicazioni che aver pronunciato tale informazione sollevava: che. infatti, Lucia fosse impegnata sentimentalmente era stato un po' il loro "convitato di pietra", presente fin dall'inizio ma fino ad allora silente, quasi nascosto ma rivelarlo... cosa voleva dire? Adam si sentì stringere il cuore e non seppe nemmeno lui perché e di cosa aver paura, se dell'eventualità che Lucia non se la sentisse più di frequentarsi di lui o che il loro rapporto, pur continuando, perdesse l'autenticità, la bellezza e l'intensità che lo avevano caratterizzato fino a quel momento. Fatto sta che il suo viso si tese, le sue labbra pallide si serrarono e i suoi occhi, da dolci, divennero malinconici, come se già presagissero l'addio che stava per arrivare. Come poterle dare torto, dopotutto? Lei amava qualcuno e anche se questo qualcuno era problematico, forse la persona non più adatta a un animo con il suo, in qualche modo la ricambiava... perché rischiare di mettere tutto questo in bilico per lui, uno sconosciuto? Uno sconosciuto che non l'amava, che semplicemente la voleva nella sua vita e che, magari, scambiava tenerezza per affetto e l'egoismo per tenerezza! Perché certo, lui la voleva nella sua vita ma cosa poteva offrirle? Confusione, gioia infantile e quel sesso sfrenato che, giustamente, doveva metterla a disagio? Era giusto che Lucia ponesse una distanza, una fine a ciò che poteva e doveva rimanere un bellissimo ricordo, anziché correre il rischio che quanto avessero condiviso quella notte si usurasse, si consumasse tra i loro dubbi, tra i suoi difetti.
    Eppure, mentre si diceva ciò, non poté fare a meno di tendersi come una corda di violino quando Lucia lasciò in sospeso la frase, senza chiarirgli le sue intenzioni riguardo al loro rapporto, a quel neonato legame che si era stabilito tra loro. Adam, dunque, l'ascoltò sentendosi il cuore in gola e trattenendo il respiro quando, improvvisamente, la piccina dichiarò che voleva essere sua amica, che non voleva sparire dalla sua vita ma che, anzi, teneva particolarmente a rimanerci! Adam quasi trasalì e i suoi occhi si sgranarono dalla gioia, prima che un sorriso largo, gioioso si disegnasse sulle sue labbra e i suoi muscoli si tesero non di timore, non per prepararsi a una fuga impossibile da un dolore che l'avrebbe raggiunto in ogni caso, bensì di una scoppiettante felicità, dal desiderio ardente di comunicarle la sua gioia con un abbraccio, con mille e più baci apposti in quel graziosissimo visetto. - Lucia... - esordì con la voce ammorbidita e un po' arrochita dalla tenerezza, prima che la giovane lo interrompesse porgendogli un dono sorprendente e bellissimo. Adam sgranò gli occhi dalla sorpresa e non seppe se essere più deliziato da quel dono o dal modo i cui glielo stava porgendo, neppure fosse una dama di corte che porgeva un omaggio al suo Re. Sorrise intenerito e allungò la mano destra verso la sua, toccando quel seme con la punta delle dita e ricevendo così gli echi dei suoi pensieri, pensieri che lo intenerirono ulteriormente e, allo stesso tempo, lo impensierirono un poco: cosa c'era di così terribile, di così pericoloso nella sua scuola? Che quel Faust fosse un tipo violento? A giudicare dalle parole sfuggite a Hazel la sera prima e dal timore che grondavano quei pensieri in Lucia ci doveva essere molto di più...
    Decise, però, di mettere da parte queste pericolose domande e di fare un gesto che potesse, in un attimo, spazzare via tutte le insicurezze di Lucia riguardo a lui: portò anche l'altro mano su quella della piccina e la strinse con entrambe, portandosela al petto, lì dove c'era il cuore. Fece il modo che il palmo della piccina e, dunque, il seme fosse a contatto con la sua pelle, cosicché quest'ultimo potesse entrare in lui, nel suo cuore e trasformarsi nel piccolo tatuaggio che la piccina aveva detto, in una simbologia assolutamente lampante. - E' qui che voglio serbare il tuo ricordo. E' qui che voglio pensarti. E' qui dove voglio parlarti. - avrebbe premuto dolcemente la manina di Lucia sul suo petto muscoloso, affinché percepisse il quieto e grato battito del suo cuore, mentre la guardava con occhi sfavillanti di tenerezza e dolcezza, con un sorriso quasi commosso a curvargli le labbra perfette. - Lucia, non sei la sola ad aver vissuto un'esistenza discosta, solitaria. Tu... sei la mia prima amica. Anzi, di più: sei il primo legame autentico, intenso che riesco a stringere. E di questo non ti sarò mai abbastanza grato. - continuò, comprendendo benissimo le parole della ragazza riguardo al vivere tra quattro mura, assorbita dalla propria quotidianità che poco a che vedere col gran vortice del mondo, una condizione che lui percepiva vicinissima alla sua, a quel suo auto esiliarsi in una torre d'avorio che, fino ad allora, lo aveva privato di incontri simili, di legami simili... ma non voleva più fare quell'errore. Sciolse la presa sulla sua mano per poterle cingere i fianchi e, in un attimo, la piccina si sarebbe ritrovata stretta dalle sue braccia possenti, premuta dolcemente al suo petto muscoloso, quasi a voler confondere e unire in una sola melodia, il battito dei loro cuori.
    Forse sono uno stupido o un folle a dire una cosa simile ma... ti voglio bene, Lucia. - le rivelò, con gli occhi velati da una gioiosa commozione, con voce arrochita dall'emozione, mentre la mano destra saliva per carezzarle dolcemente i capelli dorati e farle sollevare di poco il capo. - Ti sarò vicino finché lo vorrai. - le promise in un sussurro, avvicinando pericolosamente le sue labbra alle sue, affinché ogni singola parola di quella solenne promessa le carezzasse il volto, le vezzeggiasse le labbra. E lì, con gli occhi azzurri incatenati ai suoi, annullò ogni distanza e unì le loro labbra in un bacio delicatissimo, quasi più una casta carezza, in cui volle comunicarle non desiderio o lussuria ma vicinanza e affetto, non brama ma dolcezza, tenerezza. Lo sciolse un attimo dopo e rimase così, vicinissimo a lei, a guardarla con un volto serio e rapito assieme finché, quasi di colpo, le sue labbra non sbocciarono in sorriso gioioso e, semplicemente, non la tempestò di baci su gote e fronte, riempiendola di tutte quelle coccole e tenerezza che fino a quel momento si era trattenuto dal donarle. - Adesso, Lucia, è meglio che io finisca di vestirmi... ma, se vuoi, puoi rimanere qui. - le disse fermando il flusso incessante di quei candidi baci ma senza sciogliere l'abbraccio, anzi rivolgendole un occhiolino che sembrava aggiungere un "a guardarmi" assolutamente malizioso... o dispettoso, a seconda delle interpretazioni. Ciò che non era affatto soggetto a interpretazioni di sorta, però, era che il suo membro non soltanto non era stato fiaccato da tutta quella dolcezza ma, anzi, Lucia avrebbe potuto sentirlo premere su quasi tutto il suo addome, assieme ai perfetti muscoli di Adam che sembravano far di tutto per renderle quell'abbraccio caldo, piacevole e assolutamente desiderabile...
     
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    Dietro di te OwO

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    Avrebbe voluto che le grida di sua madre spezzassero l'imbarazzo (o per meglio dire, dal suo punto di vista, l'incanto) di trovare Adam intento a domare la propria erezione, ma così non fu. Rimase semplicemente imbambolata a fissarlo per poi abbassare velocemente gli occhi e, da lì in poi, tentare di parlare dimenticando quell'immagine assolutamente invitante e sensuale, un'immagine che certo non giovò al suo sesso sensibile, facendolo fremere sotto le sue gonne. In qualche modo però, più parlava, svuotandosi di tutto ciò che le agitava la mente, più la semplice avvenenza di Adam passava in secondo piano di fronte al suo sguardo, quello sguardo che incontrò nel momento in cui finalmente ebbe il coraggio di guardarlo: uno sguardo sincero, attento, malinconico persino... non certo lo sguardo di chi era pronto a sputarle in faccia o riversare disprezzo sulla sua minuta figura. Ci fu un momento, un solo momento, in cui pensò di aver rovinato ogni cosa, che il "mostro" che stava dietro ogni creatura che aveva conosciuto, stesse per uscire fuori anche da lui e avrebbe rovinato quel buono di lui che aveva visto... ma così non fu. No. Il sorriso che si accese sul volto angelico della tiranide non fece altro che illuminare la stanza e il suo cuore ombrato dalla paura, portando la luce dove tentava di annidarsi l'oscurità, con altrettanta se non più facilità di quello della stessa Iris, che angelo era stata davvero. E proprio come qualcosa di contagioso, ma non in modo cupo, bensì gioioso, benaccetto, come l'acqua di un fiume che al proprio passaggio lascia terreno fertile per la vegetazione, anche sul voltò di Lucia lentamente si aprì un sorriso che si schiuse insieme a quello di lui, con la commozione di entrambi. Fu buffo perché, non sapeva neppure cosa lui volesse dire o avrebbe detto, eppure le venne da ridere come una completa sciocca e, invero, quasi non ricordava il resto del proprio discorso. Seppe solo delle mani che afferrarono la sua, portandola al petto di lui; seppe della pelle che sentì fremere sotto le proprie dita, delle pulsazioni poco sotto essa, ma soprattutto del calore che la invase, riempendole le gote e il cuore. Non era solo imbarazzo, ma pura e semplice felicità, mista a sollievo, qualcosa di così raro per lei che tutto della sua figura si rilassò mentre veniva accompagnata tra le sue braccia e, invero, quasi vi ci si rifugiava contro, ormai commossa dalle sue parole. Sentirgliele pronunciare le tolse letteralmente il respiro, facendola inspirare per la sorpresa. I suoi occhioni erano pregni di lacrime ma la sua bocca non smise mai di sorridere lieve, mentre a contatto con la sua pelle, il seme attecchiva sul cuore di Adam, venendo completamente assorbito dalla carne fino a prendere le sembianze di un fiore molto particolare, che rimase su di lui come un marchio. Per una volta ci fu semplicemente quello: un abbraccio, una stretta, la carezza di un contatto sincero che non aveva assolutamente niente di lussurioso o ingiusto, neppure quando le loro labbra si sfiorarono delicatamente, o quando anche al loro distacco lei sospirò rapita.
    Oh Ahdam...
    E fu proprio per quel suo perdersi, abbandonandosi completamente a lui e alla sua stretta, che Lucia si sorprese particolarmente in un secondo momento, quando si accorse che, sebbene la sua mente e il suo cuore la rendessero così felice e languida, soddisfatta dalle semplici parole, la sua intimità fremette contro il ventre di Adam come richiamata da qualcosa... qualcosa che non era affatto casto e puro ma che la fece tremare al semplice contatto. Erano entrambi... eccitati?! L'incanto del momento lasciò imbambolata la giovane fino a che le labbra della tiranide non la abbandonarono, spingendola a sospirare e perdersi in versetti decisamente rilassati, sentiti, che cessarono solamente quando si ritrovò con gli occhi socchiusi, a guardare Adam negli occhi con le labbra schiuse, recuperando solo allora quel sorriso languido e pronunciando il suo nome sospirato. Quando abbassò lo sguardo tuttavia, sussultò appena, non tanto per la vicinanza, quanto più per la vista dell'enorme membro di lui che non solo spingeva il suo, ben più minuto, spiegando la sua eccitazione, ma premeva anche su quasi tutto il suo pancino facendo passare in secondo piano l'immane gioia provata per le sue parole. Lucia si dimenticò persino di rispondere a quella dichiarazione d'affetto... quella che l'aveva lasciata sorpresa tanto quanto era stato raro e sorprendente ricevere una dichiarazione d'amore da Faust. Iniziò a farfugliare qualcosa, continuando a fissarlo in modo imbarazzante, umettandosi le labbra quasi volesse leccare ben altro in quel momento e assumendo via via un'espressione tutt'altro che dolce, che fece sfumare lentamente quel tenero sorriso. Si accorse solo dopo di essersi lasciata trascinare dal desiderio, o comunque di stare per cedervi, e iniziò a balbettare le proprie scuse, tentando di staccarsi da lui ma senza alcuna forza nella spinta, quasi volesse tenerlo in realtà stretto a sé.
    I-in realtà i-io d-dovrei... Ah-hem... IH!?
    Prima che finisse di parlare, o tanto meno ricordasse cosa volesse dire, prima ancora che riuscisse persino a liberare quel "Grazie" sentito che quasi minacciava di esploderle in gola, o allungare le dita che non sapeva neppure perché, stava dirigendo all'orlo della biancheria di Adam, una Hazel decisamente infuriata entrò nella camera come un toro, con la stessa furia e violenza. Lucia sussultò, emettendo un urletto per lo spavento, voltandosi subito a guardare la nuova venuta...
    Un tempismo davvero perfetto.

    ***

    Con la guancia spiaccicata sulle nocche del proprio pugno e l'espressione annoiata, Hazel sbuffò sonoramente, sbadigliando benché non avesse affatto sonno. Guardò di sbieco l'angelo al suo fianco da sotto le ciglia, cercando di non dare a vedere la propria curiosità, sentendosi sempre più annoiata. Iris se ne stava composta, in modo molto simile al portamento di Lucia quando si sedeva, ma resa meno aggraziata dal suo abbigliamento. Sorrideva con quei suoi denti bianchissimi e brillanti, voltandosi di tanto in tanto verso di lei. Aveva tentato di abbracciarla più volte in quei pochi minuti, ma il demone era così scontento che si era limitata a subire passivamente e, infine, respingerla. Il fatto era che aveva guardato sua figlia sparire e si era sentita piuttosto infastidita dalla cosa, quasi dovesse importarle che stesse sola con Adam... e in effetti imbestialiva all'idea. Lucia aveva già avuto un gran pezzo di lui, mentre a lei non era toccato nulla! E questo era inconcepibile per una come lei. Farsi fregare la preda dalla ragazzina impacciata, piatta, e non proprio "inA" era assolutamente inconcepibile. Eppure aveva lasciato che si avviasse. Non tanto per il consiglio di quel fastidio angelo del malaugurio (?) quanto più perché non poteva che sentirsi fiera di quei passi avanti compiuti dalla figlia. Quindi ecco, sì, da brava madre aveva atteso con estrema pazienza, limitandosi a picchiettare con un piede sul pavimento, gambe larghe e posizione nient'affatto composta come quella di sua "sorella". Un minuto, due... al secondo era già scattata in piedi e aveva deciso di distrarsi col cibo che l'era stato offerto in precedenza, non tanto per se stessa, che come detto non aveva poi così tanto bisogno di mangiare, quanto più per l'unico essere non ultraterreno presente in quella casa... E solo Bael poteva sapere per quale arcano motivo le importasse. Le tiranidi mangiavano, giusto? Allenarsi a stomaco vuoto non era poi una grande idea! Si giustificò così, mentre (dopo aver litigato pesantemente con i comandi della cucina, maledicendo la tecnologia umana) friggeva direttamente sul fuoco delle grosse fette di bacon, continuando a contare i minuti tra sé. A otto, una montagna di pancetta croccante giaceva intonsa sul bancone della cucina, mentre lei se ne stava seduta davanti a esso, appoggiata alla propria mano e di nuovo scocciata. Ancora un minuto... poi due. Sgranocchiando una fettina di bacon particolarmente ben cotta, masticando rumorosamente e senza minimamente curarsi di chiudere la bocca, Hazel decise che dieci minuti erano decisamente troppi da concedere a quei due, specie perché ben sapeva quanto Lucia fosse facilmente suscettibile alla prestanza maschile... hem, presenza maschile, presenza!
    Basta angioletto, mi sono stancata. E tu non sei nessuno per fermarmi!
    Iris, che invero non ci aveva neanche provato (non fisicamente perlomeno) la guardò, limitandosi a sorridere e annuire appena. Sbattendo i palmi sul bancone, talmente forte da far saltare letteralmente sul piatto la pancetta, il demone si alzò di scatto e si diresse a lunghe e pesanti falcate verso la camera chiusa, senza pensare neppure di aprire la porta: no, figurarsi, proprio come un toro cocciuto, senza neanche curarsi che fosse chiusa a chiave, la spalancò con un pestone ben assestato, danneggiandola probabilmente... per ritrovarsi davanti a una Lucia sussultante che si voltò a guardarla con occhioni sgranati da cucciolo spaventato, le manine protese verso una Signora erezione tra le gambe di Adam. Ah! BECCATI!
    Allora? Non penserete di poter continuare la festa senza di me!
    Li guardò entrambi, sorprendendosi persino lei della propria furia, ma senza ovviamente accennare a scusarsi. Beh, perlomeno Adam aveva ancora i pantaloni... in parte. Hazel portò le mani sui fianchi e assunse una posa sicura, sollevando il mento e coprendo il proprio "imbarazzo" con un ghigno malizioso e una mezza risata... piuttosto sgraziata, in verità.
    Ah! E così pensavi di lasciare tua madre lì ad aspettare i vostri comodi? Non credo proprio, signorinella!
    Si rivolse a Lucia, e con altre quattro falcate fu già davanti a lei che la afferrava per la nuca e la trascinava fuori, con una forza tale che a nulla servì da parte della giovane tentare di calmarla. Lucia si voltò verso Adam mentre sua madre continuava la propria "sfuriata" solitaria, aggiungendo: "Ora io e te andiamo di là e aspettiamo che Adam si vesta, così potremo andare a cercare un posto dove fare questo "allenamento" a cui TU tieni tanto". Mentre la madre annunciava quella decisione, non senza qualche frecciatina rivolta a lei, la giovane rivolse nuovamente la propria attenzione alla tiranide, guardandola tutto il tempo, rivolgendogli un lieve sorriso di scuse mentre veniva trascinata via, un sorriso dispiaciuto ma anche affettuoso, tanto che con un cenno del capo, abbassato una sola volta ma con un impeto tangibile, lo guardò dritto negli occhi dicendogli tacitamente (ma non troppo), ciò che per l'emozione aveva taciuto: Grazie. E avrebbe voluto continuare, con grazie, grazie, e grazie ancora, ma cercò di non aggiungere altro perché invero quell'unica parola racchiudeva così tanto sentimento che probabilmente anche all'uomo sarebbe parso di sentirlo scoppiare nella sua mente... e ora poteva davvero sentirlo.
    Sì, non temere Hazel. Io e Adam avevamo finito...
    Non seppe neppure come fece a parlare dopo quell'esplosione sentita che avvenne solo nelle loro teste. Il resto lo lasciò sospeso nelle sue precedenti dichiarazioni, che solo lui poteva conoscere. Prima di quell'intrusione l'era sembrata comunque una "pessima" idea restare, perché sapeva bene cosa quella scelta avrebbe significato... dove anzi, li stava già portando. Era ancora troppo debole, a quanto pareva, dunque le sembrò piuttosto calzante che il loro momento si fermasse lì, almeno stavolta. Entrambi avevano già dato ampio sfogo alle proprie pulsioni, più e più volte... non le sembrava certo il caso di ripetere un'ennesima volta, mentre per l'appunto Hazel e la sua improvvisata "zia" acquisita li attendevano a poche pareti di distanza. Quindi con quel cenno lo salutò, senza riuscire a voltarsi abbastanza in fretta da nascondere il rossore che la colse subito dopo, né tanto meno quel sorriso che da chiuso, iniziò ad aprirsi ancora mentre si girava. Dovette asciugarsi una lacrimuccia con l'indice mentre usciva dalla stanza, felice di ciò che aveva appena vissuto, ancora provata e incredula. Non sapeva molto su cosa fosse l'amicizia o come potesse nascere, aveva così poca esperienza se non per letto o visto accadere che non poteva certo dirsi un'esperta, né tanto meno sapeva spiegarsi come potesse nascere dalla cupidigia... eppure era davvero felice di com'erano andate le cose. Per quanto riguardava il sesso che, tra le sue cosce, non faceva altro che fremere... sperò soltanto che si riprendesse presto e cercò infatti di smettere di pensare ad Adam o al suo corpo scultoreo, cercando di concentrarsi su ciò che aveva maldestramente proposto e ora si apprestavano a fare. Non aveva certo messo in conto che, se davvero volevano "allenarsi" con i rispettivi poteri, lei non aveva altro che offrire se non un'immensa, perversa, imprevedibile Arte della Lussuria; con tutto ciò che la cosa avrebbe potuto comportare.
    Cosa c'è, bambina? Sorridi perché sai già che allenarci con lui ci condurrà di nuovo tra le sue zampe? Ora ho capito qual era il tuo piano! Sei davvero un'inguaribile pervertita, ahahah!
    E rendendosene conto, cominciò a crederlo anche lei. Non si poteva dire lo stesso del terzo incomodo che le aspettava a braccia congiunte sul grembo, in piedi davanti alla cucina a fissarle da sotto quel misterioso copricapo, con quel perenne sorriso di chi sa tutto sul volto.
    Non c'è niente di perverso nell'amore, sorella mia.
    Peccato non la pensassero tutte allo stesso modo.
    Ohrgh! Taci! O sarà un miracolo se non ti ucciderò prima di domani! Dove diamine dovremmo metterti, poi?!
    Quella sì che era una bella domanda...

    Role conclusa. Mi accingo ad aprire il "Combattimento" che poi linkerò qui stesso per eventuali lettori. xD
    Utilizzo l'anima fiera:
    CITAZIONE
    Premium: Bonus SP Hardcore
    Acquistabile solo ed esclusivamente con gli HF Credit. Questa particolare abilità può essere consumata alla fine di una qualsiasi role per poter triplicare il premio in SP che vi frutterebbe, ma solo se la rolata è stata a sfondo hentai e con un PG di livello 3 o superiore! Nella lista segnate quanti di questi strumenti avete, toglietene uno ogni volta che li usate alla fine della role e scrivete nella cronologia quando li sfruttate!

    Grazie della bellissima role!
     
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56 replies since 8/3/2019, 15:58   2330 views
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