I MIEI PECCATI...

Per Bakemono <3

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    Se prima di prendere l'ambulanza come ogni giorno, le avessero detto che sarebbe finita in quelle condizioni, alla mercé di un folle gorgone, avrebbe preso l'interlocutore per pazzo. Non era solamente una situazione a cui LEI non era abituata, era semplicemente un avvenimento impossibile da prevedere. Come del resto l'era stato impossibile immaginare che quel veleno avrebbe agito così in fretta. A un certo punto aveva pensato che avrebbe potuto ricorrere alle sue capacità fisiche, per quanto disprezzasse farlo, per poter assumere una consistenza fluida e abbandonare l'abitacolo senza ulteriori sforzi, ma la paralisi cambiava tutto. Un piano del genere era troppo difficile e lento da applicare, il processo di mutazione sarebbe durato almeno 5 minuti se non 10, durante i quali lei avrebbe subito solamente un'ennesima umiliazione, poiché avrebbe scommesso la sua mano destra, sul fatto che quella creatura non si sarebbe fermata un solo istante durante interminabili minuti; figurarsi se l'avesse lasciata semplicemente andar via, sotto forma di melma, con la stessa velocità approssimativa di una testuggine. L'unica alternativa possibile era ora abbandonata a poca distanza da lei, sotto forma di un pezzo di vetro ricoperto di sangue rappreso, mentre lei, preda dell'afrodisiaco e delle emotossine in circolo, era finita con l'aggrapparsi al suo stesso aguzzino mentre questi la baciava. La mente di Gwen era ormai in completa confusione, si sentiva preda della vergogna per l'espressione oscena a cui la costringeva quella maschera di pelle sottile, che permetteva a quell'essere di osservare il suo naso forzatamente incurvato all'insù, come quello di uno stupido suino, così come i suoi lineamenti "congelati" in un'espressione a metà tra lo sgomento e il piacere. Eppure nonostante la vergogna, l'orrore, la rabbia e l'ansia che saliva, la dottoressa si ritrovò a mugolare, soffocata dalla lingua di lui, ipnotizzata dai suoi occhi ferini che fissò per tutto il tempo. Sì, perché sgranò gli occhi per i conati e poi non riuscì a chiuderli più, non solo per la paralisi in corso, ma anche e soprattutto perché le iridi di lui sembravano create appositamente per tenere le sue pupille fisse su esse. Forse era solo un vano tentativo di difendersi, inconsciamente la sua mente passò il rassegna le lezioni di zoologia sui serpenti e lei rammentò che la loro visione impediva di vedere oggetti immobili; quel semplice pensiero, così sciocco ed elementare per quanto inconscio, bastava a spiegare quanto fosse nel più completo pallone. Era molto chiaro che non servisse assolutamente a nulla restare immobili con una serpe così vicina, ammesso che quella creatura mantenesse le caratteristiche fisiche di un simile animale. Quando si staccò da lei, Gwen rimase per un momento immobile, ansimante, con la bocca forzatamente spalancata dalla maschera come un perverso glory hole vivente. Si sentì usata, sporca, e qualche lacrima che non era data solo dai conati appena avuti le scivolò sul viso. Il sapore del sangue di lui era ancora impresso nelle sue papille gustative, lo sentiva scivolare lentamente nella gola e impossessarsi anche dell'esofago che la sua lingua aveva appena attraversato lentamente, uscendo fuori da lei come una sorta di mostro vermiforme. Il grosso gozzo che aveva danzato a ritmo di quella perversa "estrazione" doveva essere stato uno spettacolo appagante per la creatura, cosa che fece montare ancora più rabbia nello sguardo di Gwen. Per questo, quando lo pseudo Snis si staccò da lei sollevandosi, i suoi occhi non erano fissi su quei meravigliosi addominali invitanti, bensì su quegli stessi occhi che l'avevano ipnotizzata. E il suo desiderio, visibile sui capezzoli completamente turgidi, sulle gote arrossate, le mani arricciate quando caddero per lasciare la presa... non raggiungeva quei due pozzi verdi senza fondo, che sembravano ardere di fiamme azzurre, calde e furiose come se avessero raggiunto e di gran lunga superato i 1400 gradi celsius. Quindi sì, forse per una creatura priva di una psiche umana quel discorso aveva senso, era "giusto"; che diamine, persino per la mente di lei, così ottenebrata dalla brama, poteva forse filare... ma rimaneva quel barlume di razionalità, a cui ella intendeva aggrapparsi con ogni forza per quanto una parte di lei avrebbe voluto rinunciarvi. Razionalità che la spingeva ancora a tentare di dimenarsi, di muoversi, ottenendo solamente degli spasmi che le facevano sussultare le dita e vibrare alla vista quei seni perfetti, rendendoli solo più invitanti. Forse col senno di poi avrebbe dato ragione a lui, perché smettere di lottare sarebbe stato realmente più semplice, la via più facile da prendere, ma come aveva sempre pensato, rinunciare a essere umani non era mai, mai la giusta scelta. E che fosse dannata se proprio allora, davanti al pericolo, alle minacce, a uno dei più spiacevoli momenti della sua vita, avesse cambiato idea solo perché era "facile". Quindi la serpe si erse in tutta la sua imponente figura, le ghignò in faccia le sue sicurezze, le si avvicinò minacciosa, e le pose la domanda più assurda del secolo: Cosa desideri? Ed ecco che d'improvviso Gwen venne catapultata in uno dei suoi romanzi di nuovo, non più un hentai di dubbio gusto (anche se in fondo c'erano ancora dentro), ma la scena epica dove il cattivo di turno fa la domanda distruggi-psiche all'eroe, ormai apparentemente sconfitto, e quello risponde puntualmente con frasi ad effetto e un lento rialzarsi. Ecco, nel caso di Gwen rialzarsi era scientificamente, clinicamente e materialmente impossibile, ma la furia dei suoi occhi si tradusse in un cambio d'espressione quando con i denti perfetti iniziò a fare forza sulla maschera di carne che le impediva di parlare normalmente, o serrare le labbra carnose. La stessa maschera che l'aveva costretta al bacio più profondo, intenso e sporco che avesse mai ricevuto... Ebbene, dopo un enorme sforzo che fece contrarre la mascella e mise a dura prova l'articolazione temporo-mandibolare, ecco quell'orrido e grottesco strumento frantumarsi sotto i suoi denti perfetti, sporchi di sangue e saliva. La schiacciò, la masticò appena e la sputò con tutta l'enfasi che poteva permettersi (ovvero decisamente poca, visto che la sua bocca e la lingua si muovevano lentissime). Nonostante sapesse di apparire ridicola, nonostante sapesse di non essere affatto come gli eroi dei suoi libri, decise che anche con la bocca impastata, la voce incerta, avrebbe sputato il suo veleno su quella creatura tanto quanto lui aveva riversato il proprio dentro di lei.
    Ciò che vorrehi... è che l'uomo che ho incontrato questa mattinah, che ha detto di chiamarsi Snis... tornasseh qui a prenderti a calci nel culo. Perché sono certa che è lì, da qualche parte, e sta lottando contro di teh. Ciò che vorrei, è che ti ficcassi in quel brutto muso da bestia, che i tuoi propositih varranno anche per il mondo animale, ma qui siamo sulla terra, tra gli umani, ed esiste una cosa sacrosantah chiamata consenso. TU. NON HAI. IL MIO. Ciò che voglio, brutta bestia schifosah... è che ti fermi immediatamente, strisci fuori da questa ambulanza, e ti eviti una vita di sofferenza chiuso in una cella a marcire! Sono stata esaustivAH?!? GH!
    Quando ebbe finito si sentiva meglio, almeno nel cuore, ma quanto al suo status... Non solo la maschera di pelle che continuava a deformarle la faccia la faceva sembrare un pesciolino rinchiuso in un acquario di sangue, rendendola per altro ridicola, ma la sua bocca e la parlantina erano state così ansimanti, strascicate, da non suonare affatto incisive e decise com'erano suonate nella sua testa. E ancora, la cosa peggiore di tutte, fu che aveva chiuso gli occhi verso la fine, mentre quella serpe chiudeva le distanze, e la sua voce si era fatta sempre più incerta nel percepirlo, finché non aveva sentito la sua presenza e un odore acre e fortissimo fin troppo vicino, un odore che aveva se possibile triplicato i rivoli di saliva che già colavano dal suo labbro inferiore ai seni esposti e gonfi. C-c-cosa stai facendo?! Fermh-GH! Ah-allontanalo da me! Riaprire gli occhi fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, come se gli avesse letteralmente sbattuto in faccia la verità: perché nonostante il bel discorso e tutta la determinazione possibile, il suo fisico rispose più prepotentemente che mai a quella vista e controllare la lingua divenne difficile, come se stesse perdendo forza e consistenza. Tutto iniziò ad apparirle più grottesco, più deforme, mentre i contorni di ciò che vedeva mutavano. Le sembrò persino che quell'enorme verga si stesse sdoppiando, e pensò facesse parte del consiste attacco in corso. La sua sindrome era subdola, si presentava soprattutto quando si trovava sotto stress e quello era il peggior momento possibile per intensificarsi, perché perdere l'uso della vista così come la conosceva aiutò solo ad amplificare gli altri sensi. E mentre parlava e gli chiedeva che intenzioni avesse si mise in trappola da sola: scoprì nel modo più brutale possibile che almeno quella vista non era stata dettata dalla Sindrome di Todd, bensì da una mutazione reale e ben tangibile: mutazione che se da una parte aveva iniziato a strusciarglisi solamente sulla guancia, dall'altra poté invaderle anche la lingua e lei si ritrovò a leccare quella carne come se volesse realmente assaggiarla, per quando tentasse invano di voltare la testa o mutare espressione. Mugolò contro quel cazzo venoso, poi si sentì ribaltare e sgranò gli occhi, lasciandosi sfuggire un gridolino soffocato. Ci provò davvero a sottrarsi al tocco, a reggersi, a graffiarlo, a picchiarlo... ma la forza, il veleno... in breve si ritrovò docile, arresa sotto di lui, trasformata in un fascio di nervi sensibili che iniziarono a danzare al suo comando. Non voleva aprire la bocca, non voleva davvero, ma non si aspettava un attacco alla sua intimità, già fradicia è provata. Non sapeva come, ma nella confusione si era aspettata una penetrazione violenta, uno stupro deciso, anche solo che strappasse quel dildo di sangue solidificato dal suo retto e la penetrasse senza neanche sputarci sopra... Ma la lingua... la sensazione di una lingua sul clitoride non era qualcosa di solamente traumatico per una vergine come lei, fu come scoprire di avere dei punti sensibili rimasti inesplorati fino ad allora, punti che neanche l'anatomia più dettagliata poteva spiegare, terminazioni che anche se lei conosceva bene su carta, si sentì di non aver mai realmente appreso. Fu così che Gwen gridò, sancendo la sua rovina. Si ritrovò uno dei cazzi di quella creatura dentro la gola, gli occhi sgranati, le lacrime e i conati che piuttosto che donarle sensazioni sgradevoli, andarono ad alimentare l'afrodisiaco in circolo, duplicando il suo risultato. Quindi sì, alla fine inevitabilmente il suo corpo si arrese. Gli occhi le si ribaltarono, l'espressione divenne semplicemente oscena, attaccabile, il tutto mentre l'altra erezione, rimasta sola, si strusciava convulsamente sulla sua guancia, sul naso piegato, sulla maschera di pelle che ancora le tirava l'espressione. Per quanto provasse a chiudere gli occhi, a sottrarsi, si ritrovò con la gola violata, fottuta come nessuno aveva mai fatto, e non aveva mai pensato che la sua prima volta sarebbe iniziata con una 69 grottesca, al contrario, sotto un gorgone dai genitali multipli... ma così fu. Realizzò che quella era la sua prima esperienza sessuale dal vivo, realizzò che dopo quel giorno avrebbe dovuto farci i conti, ma più di tutto realizzò che... ne godeva. Mentre il glande della creatura le schiacciava l'ugola contro il palato e si faceva più in fondo dentro il suo esofago, una, due, più e più volte... il piacere non fece che crescere e mutare, mandando al diavolo tutte le belle parole, tutti i grandi sproloqui da "eroina" mancata, così come i tentativi di non venire, di sottrarsi quel piacere; ed eccoli tornare al manga hentai più spinto, alla vittima che finisce con la mente irrimediabilmente fottuta, ma soprattutto alla lingua del finto/folle Snis, profondamente infilata nel suo culo. Quella penetrazione multipla e inaspettata fu semplicemente troppo, unita soprattutto alla continua frizione sul suo clitoride: Gwen venne per la prima volta in compagnia di qualcuno, sulla lingua disgustosa di un mostro; le grida soffocate da un cazzo che la scopava, un secondo fallo che le sbatteva insistentemente sulla faccia come il più umiliante degli "schiaffi", e gli spasmi più potenti, intensi e irrimediabilmente sconvolgenti, che avesse mai vissuto. Il peggio? Se prima le sue più intime preghiere, il mantra che si era ripetuta costantemente per non impazzire, era stato "Ti prego fa che qualcuno lo fermi", mentre godeva divenne: "Ancora...".
     
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    Ciò che vorrehi... è che l'uomo che ho incontrato questa mattinah, che ha detto di chiamarsi Snis...
    Era la voce di Gwen, ne era certo! Anche nel più profondo abisso in cui si trovava non poteva confondere quella voce… ma perché stava facendo il suo nome… i ricordi erano sempre più offuscati, gli occhi cercavano anche il più flebile barlume di luce, e le sue mani tentavano invano di raggiungere un appiglio a cui aggrapparsi, ma più Snis provava a raggiungerla e più quella voce si faceva lontana e cupa…
    No Gwen! Dove sei?! Continua a parlarmi!
    Dei piccoli frammenti tornavano nella mente del ragazzo, il risveglio in ambulanza, il viso angelico della dottoressa appena sveglio… un bacio rubato… poi pian piano ogni ricordo si fece più veloce e cupo, ricordava il suo braccio sul pavimento, una rabbia mai provata prima e una spada… un pensiero, no! Un incubo iniziò ad invadergli la mente, Ira! Ira aveva preso possesso del suo corpo e commesso chissà quali atrocità…pensò subito alla dottoressa, cosa le era successo? Doveva svegliarsi e trovarla!
    Dottoressa maledizione! Sono io, sono Snis!
    sono certa che è lì, da qualche parte, e sta lottando contro di teh.
    Eccola di nuovo, ora sembrava più vicina, una piccola luce iniziò ad illuminare l’abisso, lei era lì come nel più bello dei sogni, era lì ed era viva… ma più l’immagine si avvicinava e più quello che sembrava un sogno si palesò per ciò che realmente era… vicino al corpo ricoperto di sangue della dottoressa non c’era Ira, qualcuno di molto più spaventoso era emerso questa volta…
    Non è possibile, non ti ho mai lasciato il completo controllo! Come osi tu bestia irriconoscente! Smettila subito o io ..!
    Due occhi enormi interruppero la visione della povera Gwen
    O tu cosa? Fa un piacere ad entrambi e torna a dormire…
    Dopodiché si sentì la gola irrigidirsi e stringersi come se stesse piano piano venendo compressa da una forza invisibile, e più lui cercava di liberarsi più la stretta si faceva forte e la testa diventava pesante… La luce sparì e non rimase nuovamente che l’abisso.
    Eccolo qui il grande guerriero del cazzo! Sei davvero forte sai? Lussuria non ci ha messo poi molto a farti fuori dalla tua cazzo di testa vero? E la vuoi sapere la cosa più fastidiosa? Ha preso il controllo mentre c’ero io! Quindi ora grandissimo figlio di puttana che non sei altro, tu riprenderai il controllo e spedirai quella sottoforma di cazzo con occhi e braccia di nuovo qui, così vedremo chi è facilmente controllabile...e non temere, per questa volta ti presto io un po’ di forza…
    Vuoto… stava precipitando, tutto d’un tratto lo spazio senza gravità stava prendendo consistenza, si trovò scaraventato a terra e d’avanti a lui c’era una porta enorme.
    Aprila…
    Si avvicinò all’enorme porta che sembrava fatta di un metallo alieno di un colore verde scintillante, non appena le si accostò sentì un enorme forza provenire dal suo interno… protese la mano verso essa e spinse, bastò uno spiraglio e un ruggito fuoriuscì seguito da un bagliore verde che lo attraversò insinuandosi in ogni più piccola cellula del suo corpo e mutandolo orribilmente.
    Una criniera di spine contornava il viso del ragazzo, due enormi ali troneggiavano sulla schiena che ormai aveva raddoppiato di volume… le braccia erano ricoperte da enormi placche draconiche che culminavano con degli artigli che spuntarono al posto delle mani, le gambe ed il bacino non avevano subito grossi cambiamenti se non un aumento intensivo dei muscoli e delle proporzioni.
    Direi che un 10% per il momento può bastare… ed ora permettimi di portarti da signor cazzo con le gambe
    Lo scenario cambiò in un istante, e si trovò in una realtà parallela dove c’era ogni tipo di comfort, a partire da un enorme letto a baldacchino, una vasca idromassaggio degna delle peggiori orge e moquette rossa su tutto il pavimento… una figura era distesa sul letto intenta a guardare un enorme schermo al plasma dietro le spalle di Snis.
    Tu che ci fai qui? E quelle ali? Oh capisco, la lucertola super dotata ti ci ha portato vero?
    Le scaglie del ragazzo iniziarono a vibrare a quelle parole
    E sentiamo cosa vorresti? Desideri prendere di nuovo il controllo? Troppo tardi mio caro, io e la dottoressa ormai abbiamo raggiunto… ehm come posso dire, un certo grado di intimità… se non ci credi voltati, stavo guardando proprio quello
    Una volta viste le condizioni in cui versava la dottoressa sapeva che non ci sarebbe voluto molto affinché quel maledetto finisse ciò che aveva iniziato, e lui non poteva di certo permetterglielo… non senza lottare.
    Con un poderoso battito d’ali scattò verso la gorgone lasciando un enorme solco sulla moquette sottostante, carico la gorgone a testa bassa utilizzando la criniera di spine come se volesse trafiggerlo.
    Forse dimentichi che qui siamo a casa mia, qui comando io!
    Con un movimento del braccio, migliaia di corde di pelle color nero petrolio bloccarono Snis a mezz’aria prima che potesse arrivare a colpire Lussuria, andando a creare una sorta di shibari che aveva l’unico scopo di ricoprire completamente il corpo del malcapitato.
    I lamenti della dottoressa dietro di lui iniziarono a farsi via via più frequenti, sapeva di doversi muovere, e ad un tratto l’aura verde che lo circondava iniziò a cambiare… divenne più fredda, non più come una bollente ondata d’ira, ma bensì come freddo odio che oltrepassa le carni ed arriva sino alle ossa… lo sguardo del ragazzo cambiò, quello che prima sembrava uno scontro con l’unico risultato di una vittoria che avrebbe portato alla sua rivalsa, adesso sembrava un voler ferocemente ed inesorabilmente prendere la vita del suo avversario.
    La stanza si riempì cosi velocemente di energia negativa che Lussuria stesso indietreggiò di qualche passo ritrovandosi ai piedi del letto a guardare l’orrenda scena che gli si palesava d’avanti… un orrendo mostro sembrava voler uscire dal corpo sempre meno visibile per via della folta rete di corde.
    S-se pensi possa bastare così poco a liberarti sbagli di grosso sai? Che c’è la lucertola ha imparato dei nuovi trucchetti?
    Ma lo spirito dell’ira non aveva alcuna colpa, qualcosa di più sinistro cercava di venir fuori, qualcosa di più malvagio… le corde iniziarono pian piano a sgretolarsi come se venissero bruciate da un fuoco etereo ed invisibile, da quel bozzolo nero fuoriuscivano grida inquietanti e fiumi di energia di un potere che pareva smisurato.
    Non puoi! Tu non puoi liberarti! E ormai è troppo tardi, guarda lì! Sto per riempire la tua adorata Gwen, lei mi desidera, lei ama me adesso! Tornatene da dove sei venuto!
    Forse cercava di scuotere la mente di Snis, ma più parlava e più le corde perdevano presa dal corpo oramai pervaso da energia e fiamme di un color blu notte che si era mescolato con l’aura verde smeraldo del drago, andando a formare una sorta di aurora boreale che riempiva l’intero spazio.
    Con un ultimo grido Snis ruppe tutte le corde che lo bloccavano, la sua espressione era mostruosa, non aveva nulla di umano né tantomeno di animalesco, come se il più brutto degli incubi prendesse vita e venisse a prenderti… altre corde cercarono di avvicinarsi al ragazzo per legarlo nuovamente, ma vennero carbonizzate quasi all'istante dopo essersi materializzate.
    Ci fu un attimo di silenzio ed uno scambio di sguardi tra i due, quando Snis scattò al doppio della velocità del precedente balzo, in un attimo afferrò la serpe al collo scaraventandola sul letto e finendo sopra di lei...gli artigli iniziarono a conficcarsi nel collo di Lussuria, il sangue iniziava a macchiare le candide lenzuola sotto di loro…
    Ehi che f-hai uno schizzo di sangue fuoriuscì dalla sua bocca a quelle parole finendo sul viso del ragazzo siamo legati ricordi?
    Lussuria parlava ma le sue parole rimbombavano senza senso per quello che doveva essere Snis
    E la dottoressa? Guarda che è ancora lì, non farai in tempo se resti qui ad uccidermi!
    Per un attimo gli occhi di Snis sembrarono riprendere vita, allentò la presa, la voce di Ira interruppe quella della serpe, non era decisa come al solito, sembrava quasi spaventata…
    Ha ragione, riprendi il controllo e lascia che qui ci pensi io… che fai dormi ancora?! Ancora?!

    Ancora...".

    La voce della dottoressa lo fece rinsavire del tutto, allentò completamente la presa e sollevandosi chiuse gli occhi.
    Questa volta te la sei vista davvero brutta…
    Ma che cosa cazzo è questo ragazzo… chissà come scopa…
    durante tutto il combattimento il tempo al di fuori scorreva normalmente ed inesorabilmente, ad ogni mossa del “combattimento” le spinte di Lussuria si facevano più forti, i due cazzi spingevano sempre con più foga, uno conficcato nella gola della ragazza ed uno si alternava spalmandosi sul suo viso ed in mezzo al seno di lei, tutto ciò mentre con la lingua lui continuava a penetrarle il retto frizionando con ogni spinta il clitoride della dottoressa.
    Non appena lei cedette il piacere per la piccola vittoria ottenuta fù immenso, sentiva il caldo seme scorrere lungo tutte le aste, ma quando arrivò al limite Snis riprese il controllo… La lunga lingua fuoriuscì sfregando i punti sensibili di lei al doppio se non al triplo della velocità e della forza che stava usando per spingere, ed il cazzo che le occupava la gola, fuoriuscì con un fortissimo schiocco una volta che il ritrovato Snis si sollevò rimanendo in ginocchio appena sopra di lei.
    Ma ormai era troppo tardi per fermarsi, tutto il seme che avrebbe dovuto almeno in parte finire nella bocca della Dottoressa, ora finì su tutto il suo corpo, il cazzo inferiore aveva appena lasciato la cavità rimanendo poggiato però su di essa, e se lei avesse avuto anche un centimetro di lingua fuori, avrebbe assaporato in parte ogni schizzo fuoriuscito… il corpo di lei era ricoperto di seme bollente che e colava ovunque, i seni ne trattenevano un po' nel loro mezzo, creando una pozza di sangue, veleno e sperma caldo, il ventre ne era completamente ricoperto, e più Snis veniva, più tutto il suo nettare colava verso l’intimità pulsante di lei. Dopo lo spettacolo a cui assistette inerme il “povero” Snis, le uniche parole che riuscì a pronunciare furono…
    Gwen... io...
     
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    INES

    Iris, vero nome Ines, bellezza albina russa, ex-studentessa modello alla Sapienza, perduta per anni nei meandri più oscuri del degrado umano tra droga e prostituzione, iscritta ai *E-N-A* (Ex-Ninfomani Anonimi), salvata in seguito da niente meno che Gwen Roy, attuale direttore di un ospedale intero della quale oggi, per suo estremo "onore", Ines era assistente nonché capo del team di ricerca, si trovava attualmente in una vera e propria situazione di merda. Una di quelle per le quali ti senti irrimediabilmente fottuto, senza se e senza ma; dove il primo piede con cui ti alzi la mattina lo vedi distintamente sprofondare nel marrone più scuro, e quando metti l'altro fuori dal letto... beh, affondi fino al collo anche tu. Riprese i sensi on questo pensiero, realizzandolo quasi subito, così come realizzò immediatamente il forte odore di sangue, o il fatto che la sua fronte fosse poggiata sul volante, da dove gocciolava quel liquido scarlatto facendo un rumore che le rimbombava in testa. Altra nota negativa: non c'era affatto un letto su cui posare il suo bellissimo didietro, ma un sedile fracassato sotto di lei. Con molta fatica, tante piccole macchioline colorate davanti agli occhi, neanche fosse un'intera costellazione di stelline da cartone animato, portò le dita a stringersi intorno al volante, cercando di tirarsi su tramite esse, stendendo le braccia. Quando, dopo un tempo relativamente infinito, ci riuscì, dovette sbattere le palpebre più volte per mettere a fuoco cosa avesse davanti: e cioè le sue braccia zuppe di sangue, il volante sporco anch'esso, i pantaloni grigi attillati che portava sul camice completamente imbrattati sulle cosce, neanche fossero così per un sesso ben fatto, e, ancor peggio, il sedile... irrimediabilmente imbrattato come tutto il resto.
    Cazzo... Cazzo, cazzo, cazzo! Iniziò a imprecare, poi le imprecazioni diventarono un lieve borbottio quando -individuando i rumori provenienti dal retro- si rese conto che non poteva permettersi di farsi sentire. Dando una rapida occhiata a ciò che rimaneva del monitor della telecamera che teneva d'occhio la parte anteriore del veicolo, Iris individuò una massa di carne e liquidi confusionaria in cui riuscì a distinguere una folta chioma di capelli rossi. Reggendosi la fronte sanguinante con una mano, portò l'altra ad aprire il cruscotto e cercare freneticamente e senza grazia ciò che le serviva: tirò fuori una "pistola" per iniezioni, già carica di una dose di sedativo talmente massiccia che avrebbe buttato giù non solo un cavallo, ma un kaiju o un drago come minimo. Era sempre a portata di mano per ogni evenienza, e quella di certo lo era!
    Ora ti faccio vedere io, brutto pezzo di merda...
    A quel punto non importava che la scena sul retro venisse direttamente da una delle sue innumerevoli fantasie ricorrenti, o che dal suo punto di vista non fosse poi così sconvolgente. Sempre borbottando, Iris scese dall'ambulanza barcollante ma agguerrita, reggendosi con una mano alla lamiera per poter avanzare verso le portiere. Era una pervertita, certo, ma anche una ninfomane senza freni inibitori come lei poteva provare affetto per qualcuno, e Gwen era quanto di più vicino a un'amica potesse esistere per lei; non importava che di fatto in passato l'avesse imbrogliata, dandole abilità che non aveva mai desiderato e facendo letteralmente esperimenti sul suo organismo a sua insaputa, o che ancora la spingesse costantemente verso la perdita della verginità: la rossa aveva detto no e quel maiale continuava. Meritava di certo una punizione colossale... Poi magari, se proprio aveva voglia di scopare, avrebbe "forse" potuto pensarci lei. Con queste premesse, date sicuramente dalla confusione di un probabile trauma cranico, la tempia sanguinante e gli occhi spiritati, Iris spalancò la portiera sul retro senza quasi far rumore e, avvicinandosi a tradimento, infilò senza troppi complimenti un ago grosso almeno 3 millimetri nel collo del gorgone, che per fortuna scelse quel momento per alzarsi e darle le spalle, iniettandogli il sedativo che lo avrebbe portato nell'arco di 2 secondi netti allo svenimento. Il tutto avvenne sfortunatamente mentre la creatura eiaculava sul viso languido e leggermente folle di Gwen, la cui vista mandò suo malgrado impulsi contrastanti tra le cosce di Ines. L'albina russa ebbe l'accortezza di sorreggerlo perché non cadesse verso sinistra, all'inizio... ma fu per abitudine, poiché rendendosi conto del gesto che lo stava accompagnando verso il pavimento, guardò il poverino con disgusto e mollò la presa, lasciando che cadesse a peso morto sul lato. Gwen emise un gridolino, allungando le braccia verso di lui con l'intento chiaro di "scattare" a recuperarlo... Ma, ridotta com'era, non riuscì a percorrere neppure un metro di quanto dovuto e, sbilanciandosi in avanti, Iris fu costretta a sorreggerla.
    Iris... Sei qui...
    Sembrò metterla a fuoco solo in quel momento. E a quel punto, abbracciando l'amica, la dottoressa scoppiò a piangere tutte le lacrime che non aveva versato fino a quel momento.

    GWEN


    La stava soffocando. Non c'era altro modo per descrivere la sensazione di oppressione al petto, la mancanza d'ossigeno che mostrava sempre più i propri effetti (spasmi involontari dell'esofago, disperati tentativi dell'organismo di riprendere il controllo, panico, volto paonazzo, macchie scure che invadevano il campo visivo) o le reazioni violente date dall'adrenalina che la costringevano a graffiare, spingere, tirare la carne che riusciva ad afferrare, tra cui le natiche squamose di quell'animale. La cosa più triste in tutto ciò era l'effetto che la sostanza afrodisiaca aveva su di lei insieme al veleno, così forte da sorpassare leggermente la paralisi stessa e permetterle di muoversi e lottare, sebbene non fosse chiaro se per liberarsi davvero o soddisfare disperatamente quella supplica che l'era sfuggita dalle labbra poco prima che il fallo marmoreo dell'uomo si infilasse forzatamente nel suo esofago per poterlo possedere. Gli spasmi dei conati a quel punto erano stati incontrollabili, la gola gonfia, gli occhi ribaltati con le iridi che tremolavano ai margini della sclera. Doveva essere uno spettacolo degno del sadismo che caratterizzava una creatura come la serpe, ma la cosa peggiore era la vergogna che Gwen si aspettava di provare dopo quell'esperienza... Sì, dopo, perché per il momento c'era solo un piacere così forte da farla venire una volta ancora dopo il primo orgasmo e, infine, un'altra quando improvvisamente il cazzo della creatura che si rifiutava di riconoscere come Snis uscì dalla sua gola mentre l'altro suo gemello smetteva di premerle insistentemente contro il collo e il viso, imbrattandola completamente. Ciò che non si aspettava non era solo l'orgasmo, che alla vista di quei muscoli guizzanti, quei due falli pulsanti che torreggiavano sopra di lei e soprattutto i copiosi schizzi di seme che le sporcarono il viso, il seno e il collo, facendole sentire tutto il proprio calore, fu istantaneo ed estremo, seppur la lingua dell'uomo lasciò la sua intimità e il suo culo con uno schiocco, facendo zampillare fuori tutti gli umori a malapena trattenuti. Non fu nemmeno realizzare che la sua reazione entusiasta non sembrava minimamente sconvolta dall'esterno, bensì languida ed estasiata. No. Fu l'espressione del "uomo" quando ella sollevò il viso, dagli occhi socchiusi, le palpebre pesanti, le lacrime e gli schizzi di seme a ornarle le gote rosse e le labbra carnose dischiuse: un'espressione sì, deformata dall'apice del piacere che anche lui provava, ma anche... diversa, priva di quel sadismo che ella aveva distinto in precedenza, come se fosse semplicemente un'altra persona. L'istinto a quel punto fu più forte di qualsivoglia studio di psicologia fatto, e quando Snis pronunciò quelle parole, Gwen realizzò che aveva vinto la propria battaglia interiore, qualsiasi fosse stata, tornando da lei per salvarla... o più precisamente per riversarle sopra di lei tutto il seme bollente a lungo trattenuto. Fu quasi comico ciò che venne dopo, o almeno lo sarebbe stato agli occhi di un narratore più freddo e distaccato, che non avesse preso in considerazione la violenza appena consumata o il semplice fatto che Gwen fosse drogata da un veleno viperino e che la "vipera" umanoide che l'aveva drogata, la guardò con estremo pentimento mentre consumava il proprio desiderio sopra di lei.
    S-Snis? Sei... UH!
    Avrebbe voluto chiedere dire "tu", ma la sua amica nonché collega più fidata arrivò in suo soccorso proprio quando il suo istinto di medico, momentaneamente risvegliato, le intimava di approfondire cosa fosse successo. Non fece in tempo a soccorrere Snis: vide il suo corpo cadere inerme d'un lato, sporco di liquido seminale a tratti sul pube, almeno quanto era sporca lei, e quando si guardò per appurare questo, ritrovandosi tra le braccia dell'amica, si concesse di soddisfare quell'estremo bisogno di piangere che sentì montarle nel petto, sfogando quel grosso masso che sentiva risalirle la gola e iniziando a singhiozzare come una bambina, liberando tutto lo stress e lo shock accumulati. Non era una mente delicata che avrebbe subito ripercussioni troppo gravi da quell'esperienza, si disse, ma non trovò un solo motivo per non concedersi quell'unico, lungo, momento di debolezza.
    ****
    Poco più tardi, durante il tragitto in ambulanza per portare il "paziente" svenuto (e saldamente legato sulla brandina semi distrutta nel retro del veicolo), Gwen e Ines ebbero una strana conversazione. La dottoressa, avvolta in una coperta e con un caffè auto-riscaldante tra le mani (sebbene forse le sarebbe stata più di conforto una tisana rilassante), aveva preso le sue pillole e superato l'attacco della sua sindrome senza troppi drammi, se non lo shock per ciò che lo aveva scatenato e accompagnato. Parlandone, tuttavia, ciò su cui volle concentrarsi era tutt'altro che il SUO momento di "dramma" e shock, quanto più i motivi e i problemi più o meno evidenti che avevano portato Snis a compiere un simile gesto. Gwen sentiva di aver riconosciuto il suo sguardo nell'ultimo istante, poco prima che Iris lo sedasse, e dai pochi dati raccolti optava per un Disturbo dissociativo di identità, questo ovviamente se esami più specifici e accurati che intendeva sicuramente fargli, non avessero portato alla luce qualche altro tipo di problema. Ovviamente questi erano i suoi pensieri razionali, quelli che si mischiavano freneticamente nel suo cervello insieme allo shock, ma il suo modo di esporli all'amica fu suo malgrado, molto meno professionale e ben più confuso di quanto fosse di solito. La sua parlantina da medico venne messa momentaneamente da parte per causa di forza maggiore. Non era un robot, purtroppo.
    Non saprei come spiegarlo, m-ma... Era diverso. Il suo sguardo verso la... verso la fine, è cambiato. Penso che... penso che non fosse più pericoloso.
    Oh beh, avresti forse preferito che lo lasciassi sveglio per scoprire se avessi ragione?
    No, certo che no. È solo che... sono sicura che non fosse in sé, Iris. Dobbiamo aiutarlo... Devo aiutarlo.
    Iris, che la conosceva fin troppo bene, non poté che alzare gli occhi al cielo, sebbene dal suo punto di vista la violenza psicologica e fisica che la dottoressa aveva subito fosse leggera, sapeva che in verità era molto più grave di quanto pensasse, e il fatto che Gwen mettesse la salute di un folle prima della sua non riusciva proprio ad accettarlo.
    Ti rendi conto che sei ancora sotto shock e che, se anche non fosse, solo una come te potrebbe pensare di "aiutare" chi le ha fatto violenza, volontariamente o meno che fosse, piuttosto che ammazzarlo o quantomeno scavargli le palle con un cucchiaino? Anzi, sono certa che insieme potremmo trovare metodi ancora più fantasiosi e dolorosi, per farlo. Dopotutto hai studiato chirurgia per un motivo...
    Sì, sciocca, per aiutare gli altri! So che non mi segui ma io... Ci fu una lunga pausa, dove Gwen fissò un punto imprecisato dinanzi a sé, nella strada che scorreva veloce sotto al alle ruote dell'ambulanza. Sentiva la testa leggera e, benché avesse preso un antidoto per neutralizzare le neurotossine della creatura, aveva ancora i postumi dell'afrodisiaco in corpo, senza contare che l'odore di sesso che aveva addosso non l'aiutava a concentrarsi. Aveva bisogno di una doccia, dunque serrò le labbra e riprese un'espressione presente e decisa. Guardò l'amica che stava guidando, dando un'altra occhiata alla ferita sulla tempia che, anche sotto shock e mezza paralizzata, le aveva medicato. Non lo so, forse hai ragione, sono solo confusa. Portiamolo nella stanza 304, nell'area per i soggetti pericolosi. Tu vai a farti vedere la ferita da Serenax, non sono certa di escludere un ematoma interno, io andrò a ripulirmi e farò sedare Snis per ogni evenienza. Andrò a visitarlo più tardi, tu vai a riposare. Non voglio vederti in giro per l'ospedale prima di domani, intesi?
    Tipico di lei: così come riusciva a dare ordini anche dopo 28 ore di lavoro no stop, senza dormire e mangiando poco, riuscì a dettar legge anche dopo un trauma del genere. Iris scosse la testa, ma non riuscì a non sorridere durante il resto del tragitto. Agli ordini, capo.

    Thanathos Hospital

    In piedi con la schiena a contatto con il marmo freddo del piano doccia, Gwen si guardò tra le gambe trovando il suo clitoride gonfio tra le labbra. Sospirò, digrignando i denti e scuotendo la testa, mentre si voltava contro il muro ripetendo a se stessa che non doveva, che era sbagliato. I palmi contro il marmo, sbatté il pugno posto di lato ed emise un lamento, a metà tra il grido e il ringhio di un animale ferito. La sua vulva non la smetteva di pulsare, il suo ano era ancora in un status dilatato, gli spasmi e le contrazioni dei muscoli proseguivano incontrollate, e lei sentiva il profondo bisogno di infilarci dentro le dita e... togliere ogni residuo di quella sostanza venefica che aveva involontariamente assorbito. Sì, era quello il motivo, o almeno così si disse, e continuò a ripeterselo anche mentre la sua mano viaggiava sul suo fianco, poi dietro la schiena, sulla natica... infilandosi finalmente tra le sue natiche, dove prima un dito poi l'altro sparirono, ingoiati dal suo retto. Doveva essere un'operazione che le avrebbe dovuto risparmiare l'imbarazzo di farsi asportare la materia venefica con le pinze, questo si disse ancora... Ma quando inizio a "scavare", armeggiando per trovare i residui solidi di quel sangue grazie al quale la serpe l'aveva tenuta in pugno, si perse nella sensazione di piacere inevitabile per il suo organismo. Non si accorse neppure quando, ma in breve l'altra sua mano premeva sul clitoride, le dita si muovevano frenetiche per tutt'altro scopo rispetto al liberarsi del problema, e in ancor meno tempo si mossero solamente le dita infilate a fondo nel suo retto, mentre l'altra si bloccava lasciando che fossero quelle sensazioni a trascinarla. Venne da dietro senza ulteriori aiuti, trattenendo un lamento consistente mentre l'arcata dei denti superiore incontrava quella inferiore. Quando finì e gli spasmi esplosero in un violento orgasmo, sfogandosi, lasciò la presa e l'ano rimase a pulsare, spalancato per qualche secondo. Il suo respiro divenne presto vapore, l'acqua ormai fredda, la chioma rossa che le copriva l'espressione oscena e il viso pallido arrossato, quasi quella massa di capelli rossi fosse una tenda che potesse separarla dal resto del mondo. Purtroppo, però, non poteva allontanarla dalla vergogna...

    Poco tempo dopo, aveva preso coraggio e si era rivestita, asciugando i capelli rossi e lasciandoli sciolti e arruffati, come suo solito, cosa che diede loro ancora più volume, arricciandoli leggermente. Si era infilata nel suo solito vestito a quadri, il suo preferito, poi si era guardata le gambe nude e si era sentita in qualche modo troppo esposta, per restare così. Si era dunque cambiata, optando per un dolcevita senza maniche con una fantasia molto simile a quella verde e rossa che era solita utilizzare, dei pantaloni neri "comodi" dal taglio quasi maschile, che risultavano molto morbidi al tocco, e le immancabili crocs fucsia che le davano un'aria assolutamente poco sensuale e comoda, nascondendo piuttosto bene il rossore che le colorava le gote e rendendo pressoché impossibile intuire la confusione e le emozioni che l'avevano portata a consumare una sporca masturbazione nella doccia, dedicando suo malgrado i propri pensieri a Snis; che nelle sue fantasie non era stato il mostro serpentino, bensì l'uomo sensuale, dall'aria pericolosa e misteriosa che aveva ricevuto una pallottola nel braccio, nella sua fantasia per salvare qualcuno. Davanti allo specchio, Gwen sospirò, guardandosi un'ultima volta per poi posizionarsi gli occhiali sul naso, raddrizzandoli come poteva. Erano leggermente storti essendo stati compromessi durante l'esperienza nell'ambulanza, ma con qualche pezzo di scotch che attualmente spiccava sulla montatura, era riuscita a sistemarli. Si cucì addosso un'espressione seria e severa, e dovette ripetersi come un mantra "Andrà tutto bene", "Tu sei Gwen Roy, un medico affermato, una professionista", elencandosi una ad una le imprese portate a termine nel corso degli anni prima di poter scacciare via dalla mente immagini che non c'entravano nulla con la sua professione. Quando ci riuscì, si diresse nella stanza pattuita con Iris a passo spedito, mento alto, spalle dritte e il fare professionale che la caratterizzava, senza lasciar trasparire alcuno shock o remora per ciò che era successo. Per assurdo, riuscì a recitare davvero bene, un po' come se avesse effettivamente indossato una maschera. Pensare al caso in sé l'aiutava moltissimo: si trattava di un disturbo dissociativo d'identità? Possessione? Maleficio? Arte Occulta o Magica? Avrebbe forse dovuto chiedere a Baiken, Custode del sapere che di tanto in tanto l'aiutava quando c'era bisogno di un aiuto bellico (fortunatamente molto di rado) nell'ospedale, ma il pensiero di dover raccontare la situazione a qualcuno oltre Iris la metteva terribilmente a disagio, senza contare che con la sua testardaggine, voleva semplicemente cavarsela da sola. Dunque eccola lì, rigida e seria, con un portamento quasi marziale, una cartella digitale in mano, sulla quale appuntava velocemente dei dati con una stylus mentre guardava il paziente sul letto: se e quando Snis si fosse svegliato si sarebbe trovato legato da delle fasce metalliche molto resistenti a un massiccio letto d'ospedale, molto più grande del suo corpo poiché sembrava pensato per ospitare creature ben più massicce di un semplice umano; le fasce erano posizionate in orizzontale lungo 5 punti cardine del suo corpo: intorno al collo, intorno a braccia e torace ad altezza pettorali e bicipiti, intorno ai polsi, alle ginocchia e alle caviglie. La dottoressa era in piedi vicino al letto, apparentemente sicura della resistenza delle fasce e perfettamente a proprio agio, a eccezione di una piccola, quasi impercettibile perla di sudore che cominciava a formarsi lungo la sua tempia sinistra, nonché al rossore tipico delle sue guance. Diversi monitor a cui erano attaccati degli elettrodi che finivano sul suo corpo, monitoravano costantemente i segnali vitali, e non solo; pressione arteriosa, battito cardiaco, adrenalina nel sangue, c'erano una lunghissima lista di fattori che in quel momento le macchine stavano registrando, e Gwen li passava in rassegna uno ad uno, raccogliendo e appuntando dati, stilando teorie e studiando come poteva il caso senza farsi prendere dai ricordi. Era decisa a essere il più distaccata possibile, per questo la sua voce era molto dura quando si decise a parlare, controllando che Snis si stesse svegliando e potesse sentirla.
    Voglio parlare con Snis. Pensate che sia possibile?
    Usì il plurale per diversi motivi: provocazione, qualora non si trattasse affatto di un disturbo ed ella avesse completamente frainteso il comportamento dell'uomo; test, qualora effettivamente ci fosse una dissociazione della personalità che in quel caso avrebbe portato alla personalità primaria di farsi avanti, com'era successo in ambulanza quando aveva pronunciato il suo nome e come avveniva solitamente in casi similari e, infine, finta cortesia qualora dentro quell'uomo giacessero effettivamente più entità, indotte da fattori a lei sconosciuti. Cercò di guardarlo con freddezza, passando in rassegna il suo corpo nudo, coperto solamente da un lenzuolo che gli raggiungeva il pube, lasciando fuoriuscire la live peluria della zona. Avrebbe davvero voluto guardare quel corpo con il semplice spirito di analisi che aveva sempre usato in simili situazioni, lasciando trasparire la freddezza che cercava di mimare con gli occhi; ma per quanto potesse essere brava a nascondere il proprio tormento e dai suoi occhi verde acqua non trasparisse in effetti nulla se non estrema serietà e forse una lieve amarezza, scavando a fondo c'era ancora la paura, la rabbia... e un'attrazione decisamente indesiderata.
     
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