I MIEI PECCATI...

Per Bakemono <3

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    Era una delle prime giornate primaverili, una di quelle giornate in cui vieni svegliato nel cuore dalla notte dalla coperta ormai troppo calda per l'inizio della nuova stagione... o almeno per la gente normale, non per un vagabondo che è fortunato a trovare un riparo dalla pioggia un giorno si e l'altro no. Quella mattina però anche lui si lamentava del troppo caldo, nonostante ci fossero appena 13 gradi.
    Odio questo clima...Mi manca casa mia...
    Indossava jeans neri contornati da una cintura dello stesso colore ed una t shirt bianca molto trasandata, ma che stranamente conservava ancora il color bianco perlato come se fosse stata appena acquistata. Cosa assai strana visto che la sera prima aveva letteralmente riempito di pugni uno scippatore da quattro soldi che aveva aggredito una ragazzina. Le nocche erano forse messe peggio del mal capitato, Snis non era nuovo a questo tipo di serate, dove vagava per conciliare il sonno, e puntualmente si imbatteva in qualche rifiuto della società. Forse il mondo stava andando a puttane, o forse ancora era lui che cercava qualsiasi tipo di criminale per pestarlo di botte o per farsi pestare... in fondo così avrebbe sentito altro rispetto al dolore e al rifiuto che provava verso se stesso, in quelle fugaci occasioni in cui difendeva un povero malcapitato, si sentiva meno inutile... meno colpevole...
    Fatto sta che quella mattina si recò al solito bar della zona, conosceva bene il barista, ed il barista conosceva bene lui...
    Buon giorno! Fatto le ore piccole? Il solito caffè corretto in bicchiere da whisky con "poco" caffè vero?
    Era un signore sulla sessantina con dei folti baffi e gli occhi socchiusi dal peso dell'età che avanzava.
    Si grazie, però oggi mettici anche un po' di caffè, ho bisogno di svegliarmi...ah e aggiungici del ghiaccio per favore
    Lasciò appositamente senza risposta la domanda sulla notte precedente.
    Ecco a lei
    Snis iniziò a giocare con il ghiaccio all'interno del largo bicchiere da whisky, poi ne prese un cubetto e lo passo ad una ad una sulle nocche abrase finché non si sciolse completamente, anche se ci volle ben poco visto che il suo corpo era quasi sempre decisamente "molto più caldo " della gente comune... al che iniziò a bere il suo "caffè corretto".
    Cos'è questo schifo? Cosa ci hai messo dentro?
    Il proprietario del bar lo guardò con gli occhi ancor più cruciati del solito
    Caffè, ci ho aggiunto caffè...me lo hai detto tu ricordi?
    Snis guardo il bicchiere e poi fece un mezzo sorriso falso al Signore
    Ah è vero...ottimo
    Sorrise ancora e buttò giù tutto il bicchiere in un sorso, dopodiché estrasse dalla tasca delle banconote completamente sporche di sangue. In quell'istante dalla porta del bar entrò un ragazzino con gli abiti completamente rovinati
    Buongiorno, posso prendere le buste per favore?
    Disse chinando il capo verso il proprietario.
    Certo Gal! Sono li dietro il bancone
    Rispose, poi guardò il malloppo di soldi completamente sporchi
    Per niente sospetto eh? Oggi offre la casa "non sia mai finisca in qualche guaio prendendoli"
    Il ragazzino contento alzo la testa e con un sorriso a 36 denti prese le buste ed uscì correndo gridando grazie.
    Snis sobbalzò per un momento e guardo il ragazzo uscire
    Come hai detto che si chiama? Lavora qui?
    Chi? A il ragazzo? Si chiama Gal, è un povera...
    Guardò Snis impaurito e imbarazzato
    E' un ragazzo di strada Corresse il tiro... viene qui ogni mattina e mi getta le buste del giorno prima in cambio di una pasta per far colazione
    Snis rimase un attimo in silenzio, non si accorse neanche della gaf fatta dal vecchio, lasciò cadere i soldi che aveva ancora nel pugno sul bancone
    Voi servite anche a pranzo e a cena vero? Fai mangiare quel ragazzo, quando serviranno altri soldi fammi un fischio e te ne porterò degli altri
    Si alzò con lo sguardo perso e triste e uscì dal bar senza dire nient'altro. Il proprietario guardò i soldi e con un espressione scocciata pensò che sarebbe stata una seccatura accettare ogni volta i pagamenti con le "banconote" di Snis, però poi sorrise e guardo il ragazzo uscire
    "Fai tanto il duro e poi ti sciogli più in fretta di quel ghiaccio che avevi sulle nocche alla vista di un ragazzino..."
    Prese il bicchiere sorridendo e continuò a lavorare.
    Snis si diresse verso un vicolo che conosceva dove era solito riposare durante le ore più piene di gente al mattino, ma dopo qualche minuto fu raggiunto da un urlo e da una figura che correva dietro di lui.
    Ehiiii
    Non fece in tempo neanche a capire chi fosse che si voltò in guardia e gli parve davanti un ragazzino piegato in due dalla fatica
    G-grazie "anf anf " grazie per la..."anf anf
    Snis non lo fece finire e si limitò a dire semplicemente un freddo
    Figurati

    Per poi voltarsi e proseguire nel vicolo, il ragazzino però sorpreso dalla reazione lo seguì
    MI scusi vorrei almeno sapere il suo nomeee.
    A quel punto un urlo fermo il ragazzino che parve gelarsi all'istante, le gambe iniziarono tremargli quasi facendolo cadere, ed i suoi occhi che ormai avevano iniziato a grondare lacrime come se stesse provando un incredibile dolore, sì posarono istintivamente su Snis, quasi come a voler chiedere scusa per una colpa non sua, ma di cui inevitabilmente si sentiva il colpevole...
    Ma guarda un po'! La nostra fichetta ha trovato qualcun'altro con cui divertirsi! Ma dimmi, lui non è troppo grande per te? poi la figura si voltò verso Snis Ehi tu! Quella è la nostra fichetta! Gira a largo!
    Erano tre ragazzi probabilmente sui 18/20 anni, mentre parlavano lo sguardo di Snis si fece scuro, le pupille si spensero diventando opache, sembrava quasi come guardare gli occhi vitrei senza vita di un enorme squalo bianco. A quel punto Gal riprese a parlare balbettando intimorito
    V-vi prego, lui è solo un mio amico, stava andando via, vi prego non ho fatto nulla
    Uno dei tre ragazzi tentò di avvicinarsi a Gal con un fare barcollante ma deciso, sembrava quasi fosse ubriaco, ma più probabilmente era solo molto sicuro di sè...
    Eh eh eh...troppo tardi, dopo che ci saremo occupati di lui meriti una bella punizione
    A quel punto Snis con uno scatto quasi fulmineo si portò di fianco a Gal colpendo con una ginocchiata in pieno il ragazzo che si stava avvicinando in mezzo alle gambe, il ragazzo si piegò in avanti per il colpo preso, e a quel punto venne afferrato per i capelli e colpito da un'altra ginocchiata in pieno volto cadendo a terra privo di sensi. Il tutto fatto con una calma disumana, quasi come se fosse la routine, o la cosa più naturale del mondo.
    La scena fu quasi surreale, nessuno disse nulla...dopo qualche secondo di stupore uno dei due compagni si fece avanti
    Cosa cazzo hai fatto! chi diavolo sei?! Avanti facciamoli fuori entrambi!
    appena fini di pronunciare quelle parole estrasse dalla tasca un coltello a scatto e inizio ad avvicinarsi ai due, Gal era completamente terrorizzato ed immobilizzato, mentre l'altro ragazzo cacciando una pistola e la puntò verso Gal
    Questo non è un ragazzo normale, bisogna farli fuori velocemente sparò a Gal senza esitazione alcuna, a quel punto gli occhi di Snis tornarono normali per un istante No! Non ancora! Non permetterò che accada di nuovo! in quel momento ricordo suo fratello Galvan, si portò davanti al ragazzino e prese il colpo al suo posto, era stato colpito in pieno nella spalla destra ma non fece una smorfia, anzi gli occhi tornarono vitrei, il suo corpo pervaso ormai dall'ira iniziò a ricoprirsi di squame di un colore verde che rifletteva la poca luce che entrava nel vicolo...con un balzo arrivo di fianco al ragazzo con il coltello e il suo braccio cambiò forma diventando un enorme braccio draconico, con un semplice movimento lo spazzò via facendolo volare di almeno 4/5 metri. A quel punto il ragazzo con la pistola si accorse che quell'aggeggio non avrebbe potuto nulla contro quel mostro, allora corse verso il compagno che era stato steso per primo che ormai aveva quasi ripreso conoscenza e lo esultò a correre verso il malcapitato che aveva fatto preso il volo poco prima
    Alzati! Questo è un cazzo di mostro! Prendiamo quell'idiota e scappiamo!
    Si diressero velocemente verso il loro compagno, e solo allora dalla bocca che sorrideva in un modo spaventoso di Snis uscirono delle parole, parole che sembravano quasi più un ruggito
    COME SE VI LASCIASSI SCAPPARE...
    In quell'istante qualcosa in lui si ribellòfacendolo per un attimo tornare normale
    No! NON MI AVRETE ANCORA! QUESTO È IL MIO CORPO!!!
    Cadde atterra in preda a convulsioni, il suo aspetto cambiava continuamente forma in un vortice orrendo, sembrava quasi stesse per esplodere dall'interno, durante quella scena potevano sentirsi diverse voci provenire dal suo corpo "Usa me! No, usa me! Usa me! Usa meeee!" Solo a quel punto Snis si tolse la cintura e la lego intorno al collo, iniziò a stringere con forza e porto la mano che la teneva vicino alla spalla conficcandosi un dito nella spalla draconica ferita dal colpo di pistola e scavando
    Non avrete la meglio su di me, voi mi appartenete, io sono il vostro padrone
    Gli occhi si fecero pesanti per la mancanza di ossigeno, stava per svenire... A quel punto Gal incredulo e scioccato si precipitò verso Snis
    ti prego fermati, così ti ammazzi! Ora chiamo un ambulanza!
    Lui lo afferrò per il collo della maglia lasciando per un attimo la presa sulla cintura che che ormai era quasi entrata a forza nel suo collo
    Non chiamare nessuna caz...
    Gal dallo spavento afferrò il "guinzaglio" appena lasciato da Snis e balzò all'indietro per lo spavento non rendendosi conto di aver stretto ancor di più il cappio intorno al collo di Snis che svenne quasi all'istante...
    Cos- cosa?! Scusami non volevo! Ahhhh non ne combino una buona oggi, chiamo un ambulanza, fanculo! Pronto 118! C'è un emergenza, siamo nel vicolo adiacente al bar Lux vicino all'ospedale, c'è stata una sparatoria correte!
    Allentò la cinta intorno al collo e aspetto l'arrivo dell'ambulanza, poi si accertò che Snis venne portato a bordo e corse verso il bar in lacrime
    sopravvivi ti prego...devo ancora ringraziarti... disse fra se e se allontanandosi...

    Edited by Dark Law - 2/3/2019, 16:25
     
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    La vita di Gwen procedeva come al solito, lavoro quasi no-stop, svariati interventi sulle razze più disparate, quali difficili quali più semplici, e poche ore di sonno alle spalle che la rendevano particolarmente agitata e ricolma di così tanti zuccheri che un'umana comune (e non una modificata geneticamente per abbuffarsi come lei) sarebbe a quel punto sicuramente morta con il valore glicemico alle stelle. In quella settimana tutto era filato più o meno liscio, il caso più grave che l'era capitato era stato una tiranide con 4 zampe mozzate su 8 e un kaiju con un cuore in meno rispetto ai suoi 5, qualcosa che comunque non aveva intaccato di troppo la sua scala emotiva poiché nelle sue esperienze aveva visto sicuramente di peggio. Il peggio, però, si era presentato proprio quel "giorno", un sabato qualunque alle 2 di notte dove un uomo, umano, era giunto in ospedale dato già per morto con il cuore completamente asportato dal petto e un virus demoniaco in corso che era l'unica cosa a tenere i suoi algoritmi vitali ancora "vivi". Gwen era appena uscita da una doccia veloce con la quale si era lavata via il sangue giallastro di un silvano con una ferita non letale ma molto grossa, viste le sue dimensioni. Stava ancora asciugandosi le mani quando Iris e altri suoi colleghi erano svettati per i corridoi gridando al codice rosso in procinto di diventare nero. Vedendoli Gwen si era precipitata a sentire cosa fosse accaduto, ordinando che l'uomo venisse spostato d'urgenza nella sala operatorio deluxe (la più fornita e attrezzata di tutto l'ospedale) dove avrebbe avuto l'aiuto di braccia robotiche e androidi di ultima generazione per eseguire l'intervento. Cinque minuti dopo, il paziente era posizionato e mentre le macchine iniziava la scansione delle fasce vitali e del suo status per comprendere cosa gli fosse successo, Gwen si ritrovava davanti una Iris che le faceva la paternale perché, per lei (e per tutti gli altri), stava perdendo il suo tempo e sprecando minuti e macchinari preziosi. Nessuna delle proteste, ragionevoli o meno che fossero, era riuscita a smuoverla dalla volontà di salvarlo. Non importava quante parole o secondi sprecati per convincerla. Si era parlato anche dell'immenso pericolo nell'entrare in contatto con un virus di tale portata, l'eventualità di contagio e i potenziali effetti negativi su un corpo come il suo, già infettato a suo modo. Non era servito.
    A volte dovremmo imparare a lasciare che la natura e il fato facciano il proprio corso, Gwen. Non puoi salvare quell'uomo solo perché lo vuoi... Arrenditi.
    In risposta Iris ricevette il silenzio, almeno per diversi secondi, lunghi secondi in cui Gwen si limitò a guardarla negli occhi, con tale determinazione che persino una come lei finì per sentirsi intimidita. Solo quando all'albina venne voglia di rimangiarsi ogni singola parola semplicemente grazie alle iridi verdi che stava fissando, le labbra del suo capo si schiusero. E come succedeva ogni singola volta a lavoro, il timido topino di biblioteca si trasformò in un leone, un grosso animale che non aveva bisogno di ringhiare o alzare la voce per farsi sentire.
    Hai ragione su una cosa, Iris, ma sbagli sulla più importante: io non "voglio" semplicemente farlo; io lo farò.
    Dopodiché si voltò senza aggiungere altro, divenendo ancora più seria poiché aveva sprecato anche troppo tempo prezioso, con le sopracciglia rosse che si abbassavano sui suoi occhi come ombre. L'accompagnò il rumore del camice che, volteggiando nell'aria, sembrò quasi per un istante il mantello del supereroe di turno che si prepara a salvare il mondo. Una volta che le pesanti porte ipertecnologiche si chiusero dietro di lei, Iris potè solo fissarla dallo stretto spioncino della camera pre-operatoria, mentre -dopo aver indossato una maschera e una tuta protettiva molto aderente- veniva circondata da braccia meccaniche che procedevano a disinfettarla da capo a piedi prima che entrasse nella sala dove sarebbe avvenuto l'intervento. La Gwen verginella, impacciata, piena di tic e fisse da sfigata in quel momento non c'era più, non esisteva nemmeno probabilmente: c'era solo il chirurgo che con fare marziale poneva tutto se stesso nel proprio dovere. La vide sparire, non aveva accettato che qualcuno la seguisse lì dentro per non mettere in pericolo nessun altro, dopodiché con un sospiro sconsolato l'albina si prese la radice del naso tra due dita... e iniziò a pregare.

    Qualche ora dopo...
    Il virus demoniaco, o meglio l'entità che sostava dentro al paziente, aveva cercato in tutti i modi di renderle l'impresa di operarlo impossibile. La via più veloce per salvare il paziente era stata quella di un trapianto di cuore sintetico, robotico in verità (poiché era l'unico modello compatibile già pronto) che già di norma richiedeva qualcosa come 8 ore minimo d'intervento che, grazie al dannatissimo virus, erano state 10. Il virus prendeva forma demoniaca e creava deboli campi di forza attorno al suo corpo, dando l'illusione che avesse una forma, per la precisione un'orribile aspetto scheletrico dagli occhi rossi e l'aura bluastra che di tanto in tanto spuntava fuori da parti del corpo del paziente per destabilizzarla/spaventarla/respingerla. Lo scopo era probabilmente quello di lasciare che il corpo morisse, così da poterne prendere possesso e sostituire il cuore con la rigenerazione demoniaca, probabilmente. Un caso davvero raro che Gwen non aveva ancora avuto modo di studiare vista la sua breve carriera ma che, era più che decisa, dopo quel giorno non avrebbe più dato problemi, fosse dannata se non ci riusciva. Dopo dieci ore in sala operatoria, con l'aiuto dei robot e del super computer che l'avevano assistita, il cuore era al proprio posto e le funzioni vitali del paziente più o meno ristabilite. Era stato spostato in una camera privata nella zona di quarantena poiché, se anche il trapianto era andato a buon fine dopo le varie peripezie, il virus non era ancora stato debellato del tutto e i farmaci erano serviti solo a renderlo dormiente. Una vera seccatura. Gwen si sentiva in pensiero per l'uomo. Non era questione di conoscenza, di affetto, ma per lei ogni singolo paziente era speciale, era un suo "problema", qualcosa che l'era stato affidato da un volere superiore e di cui dunque, ella, era responsabile. In quel momento si trovava al capezzale dell'uomo, attendendo che si svegliasse dal coma indotto, pregando con ogni fibra del corpo, tra sé e sé, che si svegliasse al meglio. Parlava, anche, tenendo stretta la mano di quello sfortunato sconosciuto come avrebbe fatto una mamma amorevole con il proprio bambino, o una qualsiasi persona con un proprio caro. Aveva bisogno che sentisse, che il suo organismo processasse quei segnali e li registrasse come input per reagire. La memoria del DNA serviva pur a qualcosa no? Dannato lui, era passato del tempo e ancora non si svegliava, questo la portò a parlargli vicino all'orecchio, con voce sommessa ma decisa.
    Sopravvivi, forza. Non vorrai rovinarmi la carriera, non è vero? Ti ho salvato la vita, me lo devi caspiterina! Me lo devi, hai sentito?
    Continuava così da parecchio, oramai. Lei fissava il suo corpo alla ricerca di cambiamenti, il monitor che mostrava tutti i suoi valori, dopodiché passava in rassegna ogni cosa potesse farlo reagire: musica, voce, carezze alla mano, tutto insomma. E fu proprio poco dopo quell'ultimo "hai sentito", che le dita del poveretto ebbero uno spasmo. Gwen si staccò con garbo, per non dire che schizzò sull'attenti con la schiena perfettamente dritta contro lo schienale, guardandolo come se stesse assistendo a un miracolo, nonostante intimamente non avesse fatto altro che aspettarsi esattamente quel risultato. Strabuzzò gli occhi, arrossendo leggermente poiché lo aveva toccato tutto il tempo, e quando anche le palpebre dell'uomo si schiusero, e poco dopo due pupille dal contorno azzurro si puntarono su di lei, il rossore non fece che diffondersi. Doveva essere un disastro: una massa di capelli spettinata, goccioline di sudore sparse sul vestito visibile al di sotto del camice e odore di disinfettante e sangue addosso. Si era cambiata il camice perlomeno, ora bianco e immacolato, prima scarlatto e completamente zuppo del suo sangue. Forse fu proprio quel bianco a spingere le labbra circondate da una barbetta incolta, a schiudersi per dire una frase a suo parere assurda.
    Sei un angelo?
    La voce era roca ma salda, non faceva pensare a danni cerebrali consistenti. Gwen dimenticò l'imbarazzo molto presto, sostituito dal sollievo che la portò a sospirare e abbassare il capo, rilassando le spalle improvvisamente.
    Sia lodato il Signore... Iniziò, quasi tra sé, per poi schiarirsi la voce e alzarsi di scatto, iniziando sistematicamente a controllarlo per bene, reazioni della pupilla, battito cardiaco, il tutto mentre parlava spiegando con voce leggermente tremante per l'emozione (anche se dal suo viso non traspariva nulla), la situazione. E no, Signor Allan - Nei suoi pantaloni avevano rinvenuto un cip d'identità, fortunatamente - Mi chiamo Gwen Roy, sono un medico - Cercava di parlare in modo meno formale e più sereno possibile così da non spaventarlo o confonderlo dopo il risveglio. Abbozzò un sorriso - E sono felice di informarla che sta bene. Presto potrà riabbracciare i suoi cari. Abbiamo informato i suoi famigliari e una volta che si sarà ripreso sarò ben felice di fornirgli più dettagli, ora la prego di riposar-
    JOHN! JOHN! Amore mio oh mio dio, grazie! Grazie! Ohhh...
    Fu un fulmine che neppure lei riuscì a fermare: una donnina piccola la metà del giovane uomo steso sul letto piombò come una furia dentro la sala e lei lanciò un'occhiata severa a Iris che, fuori dalla stanza, le sorrise di rimando. L'aveva condotta lì lei, non c'era altro modo. Sospirò, tornando a guardare la coppia in tempo per assistere a un abbraccio che sicuramente il paziente non avrebbe dovuto permettersi ma che, miracolosamente, accettò con a malapena una smorfia, schiudendo poi le labbra in un sorriso così felice che raggiunse i suoi occhi, accendendoli. Gwen non poté fare a meno di commuoversi, lasciando che il "Faccia attenzione" che stava pronunciando le morisse sulle labbra, sostituito da un sorriso chiuso ma felice. Il suo lavoro era finito, tutto di lei si rilassò, l'adrenalina in circolo calò di botto, e lei sentì il bisogno di una cioccolata fredda e un cuscino da abbracciare. Si congedò con un breve cenno del capo e un "Vi lascio soli" che nessuno dei due sentì, dopodiché uscì dalla stanza.
    Sei davvero incorreggibile, non era ancora orario di visita, lo sai. La ammonì severa, ma Iris la conosceva abbastanza da sorridere in risposta, certa che in realtà l'amica fosse ben felice del suo gesto. Lo so cara, ma non potevo rinunciare alla tua espressione soddisfatta nel vedere il risultato del tuo operato. Eccola lì, guarda che bel sorriso...E in effetti Gwen stava sorridendo, ma poco dopo sbuffò, senza riuscire tuttavia a smettere del tutto. Ah, smettila sciocca... Controlla che non lo strapazzi troppo, per favore. Io vado a stendermi qualche minuto, sono davvero a pezzi... E finito di dire ciò si avviò verso l'uscita, meta finale il suo ufficio, dove appena entrata si gettò di faccia sul divanetto piatto affondando la faccia sul cuscino. Il suo cerca persone vibrò, avvisandola di 3 nuovi messaggi. Due erano chiamate a cui aveva già risposto e provveduto, l'ultimo un messaggio personale che, per una rara volta, non dichiarava qualche emergenza.
    Baiken: Ehi Gwen, come va? Volevo sapere come andassero le cose all'ospedale. Scusa se non ti ho contattata prima, ho avuto varie cose da sbrigare. Non ti sento da un po', c'è bisogno di una mano? Anche solo per un caffè ci sono, lo sai...
    Gwen, con la guancia ancora ben infilata nel cuscino, sospirò, prendendo il proprio cellulare e accendendolo, pronta a scambiarsi qualche messaggio con la guardiana, almeno per ringraziarla della disponibilità. Fortunatamente l'ospedale era tranquillo, per il momento, per questo non aveva avuto bisogno dei suoi servizi. Ma Baiken si era rivelata una persona davvero piacevole, e non le sarebbe dispiaciuto creare un rapporto più solido con lei. Quella donna sapeva il fatto suo, le piaceva.
    Tu: Salve Baiken, qui le cose procedono per il meglio, lei come sta? Mi farebbe dav-|
    Il cerca-persone interruppe qualsiasi tentativo di iniziare una chat o svagarsi un minimo, a cinque minuti da quando si era stesa (era solita pensare davvero MOLTO prima di scrivere qualcosa per cercare di esprimere al meglio ciò che pensava), c'era un'emergenza ed era richiesta il suo intervento al più presto. Gwen sospirò, buttando all'aria il cellulare senza tener conto di dove fosse atterrato pronta a sfrecciare fuori dalla camera. E anche oggi... si socializza domani., borbottò tra sé, avviandosi.

    Neppure una mezz'ora dopo (le ambulanze di ultima generazione sapevano essere DAVVERO veloci, specie se guidate da stacanovista come lei), si trovava sul retro dell'ambulanza con il suo nuovo paziente steso su un lettino ultratecnologico mentre braccia robotiche si premuravano di controllare i danni. Non era grave, per fortuna, il foro di proiettile era uscito, non erano state toccate arterie portanti e l'osso era salvo. Ovviamente si era data il cambio con Iris per la guida (la stava assistendo), per poter tenere sotto controllo di persona il malcapitato. Sembrava trattarsi di un uomo giovane, massimo 30 anni; fisico allenato, probabilmente un guerriero o qualcosa di simile, visti i tempi, tuttavia i suoi parametri erano davvero... inconsueti, particolari. Non solo perché cambiavano con velocità impressionante, ma anche perché aveva assistito a qualche strano mutamento al suo braccio mentre era svenuto... o forse semplicemente avrebbe dovuto prendere più medicine per il morbo di Alice quel giorno, perché aveva le traveggole. Per quanto riguardava la perdita dei sensi, sembrava provocata da un tentativo di soffocamento, a giudicare dai segni che aveva sul collo, tuttavia non era stato portato a termine. Per aiutarlo a respirare meglio, in quel momento gli aveva applicato una maschera respiratoria sul viso, e osservava con attenzione il suo petto che si abbassava e sollevava ritmicamente, non c'era niente di meglio di quello per un medico come lei: osservare un paziente respirare, i suoi parametri riequilibrarsi, e tirare un sospiro di sollievo per il mancato pericolo. E no, ovviamente non c'entrava nulla l'avvenenza del paziente o del suo petto. Non era importante che per medicare la ferita da proiettile avesse dovuto tagliare via una delle maniche e parte della maglietta, né che ciò che essa nascondeva fosse incredibile. No, lei non si lasciava mai distrarre dai muscoli dei propri pazienti, neppure quando erano decisamente promettenti. Seppur fosse irrazionale e infondato, comunque, cominciò a preoccuparsi. Avrebbe dovuto essere già sveglio.
    Signore? Si chinò su di lui, avvicinandosi al suo viso quanto bastava per farsi sentire bene ma senza invadere il suo spazio vitale. Riesce a sentirmi?
    Sins si trovava steso sul lettino, circondato da braccia robotiche ormai ferme, con un monitor alla sua sinistra e Gwen, seduta sul "sedile" a fianco a lui, china a fissarlo con espressione seria e concentrata ma le sopracciglia rosse leggermente aggrottate per l'ansia. Indossava i suoi soliti occhiali dalla montatura verde, i capelli erano una massa di riccioli scarmigliati, e il camice aperto lasciava intravedere il suo vestito a quadri rossi e verdi. Indossava delle ciabatte traspiranti assolutamente ridicole, di un fucsia fluo particolarmente acceso, e per il resto niente lasciava pensare che si fosse soffermata allo specchio per più di qualche secondo quella mattina. Aveva due profonde occhiaie a testimoniare la sua stanchezza, eppure non pensò nemmeno una volta che aveva bisogno di dormire. Era troppo concentrata sul proprio paziente. Di nuovo.



    Edited by .Bakemono - 7/3/2019, 22:16
     
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    Buio.
    Tutto troppo buio per riuscire a distinguere qualsiasi cosa...all'improvviso una luce, debole, come una piccola lampadina che si accende nelle profondità degli abissi e che fatica a trapassare la fitta coltre d'oscurita presente in essi. Sembrava quasi servisse a far sembrare tutto il resto ancor più buio, quando all'improvviso guardando in basso...
    "una sedia... ma dove sono?..." c'era qualcuno seduto su quella sedia, aveva il viso scuro, i lineamenti erano confusi, si riusciva ad intravedere un unica cosa di quell'ombra irriconoscibile, seppur anche nel più remoto inconscio vagamente familiare... un sorriso sinistro da cui si potevano intravedere denti acuminati e bianchi come il latte. La figura iniziò a sorridere, sempre più forte, in modo sempre più folle e sfrenato! L'immagine di quella sedia si fece più vicina, il volto dell'essere si mostrava sempre più, ora era quasi riconoscibile in ogni suo piccolo dettaglio... le labbra che contornavano quei denti aguzzi erano leggermente carnose, salendo la penombra mostrava un fascio d'oscurita che copriva naso ed occhi, più su c'era una folta chioma bluastra che faceva da cornice ai lineamenti decisi del suo viso. La figura si avvicinava sempre più velocemente e sorridendo in un modo sempre più macabro e spaventoso, era legato, aveva le braccia dietro la schiena da cui fuoriusciva un enorme catena che continuava sulle sue caviglie, anch'esse cinte da enormi fasce metalliche che ne bloccavano i movimenti.
    "Chi sei tu? Dove sono io? Chi ci ha portati qui?"
    A quel punto quell' oscura sagoma si palesò alzando lo sguardo, la prima cosa che risaltò furono i suoi occhi, uno di un blu come la notte, è l'altro verde, quasi della stessa tonalità delle foglie di un ciliegio in primavera, ma molto più acceso.
    Ma come?! Hahahaha vuoi davvero dire che non mi riconosci? Hahaha...vuoi davvero dire che NON TI RICONOSCI?!"
    La prospettiva cambiò rapidamente, non era più di fronte a quella figura, ora era Snis legato a quella sedia, il sorriso che contraddistingueva il suo viso mutò in un espressione preoccupata ed incredula, la luce che lo ricopriva leggermente si espanse e mostrò altre sei figure...ormai era fin troppo chiaro, era dentro la sua dannata testa, in balia di ciò che egli temeva di più... se stesso.
    Un essere dalle fattezze di un vampiro molto elegante si fece avanti con aria sicura
    Sai Snis noi ti abbiamo sempre seguito in battaglia, molte volte anche contro il nostro volere, però...beh come dire...ah ecco, la mossa di sigillarci è stata una mossa del cazzo.
    disse sorridendo
    Forse dimentichi che tu non sei migliore di noi, anzi Hahaha, tu SEI noi, e noi siamo te. Anche noi abbiamo delle esigenze capisci? Alcuni di noi hanno fame
    Indicò una figura enorme fatta di melma
    Altri...

    Indicò un enorme zombie che prese parola
    Ci stai mettendo troppo! Dovremmo fargli il culo e prendere noi il controllo!
    Una voce sensuale interruppe quello sproloquio
    Si, e magari poi scopriamo che gli piace... non siate stupidi, se muore noi periremo con lui, e poi se facciamo i bravi ci da modi sempre più belli per "venire" alla luce... magari potremmo solo costringerlo a darci più libertà senza ucciderlo.
    Lo zombie capita tardi l'allusione del gorgone accennò un sorriso strascicato e lo colpì sulla spalla
    Questa è bella! In effetti potresti aver ragione, ora non c'è più nemmeno quel guastafeste di Galvan ad aiutarlo, questa scartina da allora si è decisamente rammollita...
    Calò il silenzio, l'aria si fece pesante e le enormi catene che bloccavano Snis iniziarono a tremare, i denti sfregavano l'uno contro l'altro dalla rabbia mentre versi demoniaci fuoriuscivano da quel ghigno che deformò il suo viso. A quel punto anche lo zombie capì di aver esagerato, alle spalle della sedia comparve un enorme drago demoniaco che afferrò le carni di Snis affondano i suoi enormi artigli nelle carni del ragazzo nel tentativo di quietarlo ma fu tutto inutile...
    Le catene si sgretolarono come se fossero state ricoperte da un acido super corrosivo, Snis afferrò le enormi zampe del drago alle sue spalle e le sollevò estraendo gli artigli e stringendole quasi fino a spezzarle. Il sangue grondò sul pavimento quasi a formare uno specchio di sangue sotto al drago, che aprì le sue fauci avvolgendo il ragazzo
    Io sono dalla tua parte, ma ora calmati o...
    Il vampiro scattò verso Snis nel tentativo di aiutare il dragone, ma venne afferrato per la gola e sbattuto a terra
    Sai non sono mai stato invidioso, probabilmente potrei anche fare a meno di te... credete davvero che mi sia rammollito? Un tempo eravamo compagni, sapete benissimo il dolore che provo da quel giorno, e sapete anche che non esiterei un istante a farvi fuori uno dopo l'altro!...Ma non è ciò che voglio, non siate miei schiavi perché non lo siete mai stai, siate miei fratelli come lo era lui...
    Nonostante il discorso non perse per neanche un secondo l'orribile smorfia di rabbia, le sei anime chinarono il capo come se avessero capito le intenzioni di Snis ed una ad una poggiarono le mani sulla sua schiena svanendo, il vampiro sorrise e svanì dalla presa.
    L'ultimo a svanire fu il drago che prima di farlo parlò ancora al ragazzo
    Non sarai sempre così fortunato lo sai vero? Non rimarranno per sempre così calmi, prima o poi dovrai affrontare il demone più oscuro che alberga in te
    Svanendo lasciò Snis di fronte all'enorme lago di sangue sotto di lui in modo che potesse specchiarsi e vedere il suo viso terrificante... Capì ciò che il drago voleva dirgli...
    Signore? Riesce a sentirmi?
    Una luce abbagliante, aprì gli occhi scattando in avanti ed afferrando con estrema forza il braccio della dottoressa
    Dove mi trovo? Chi è lei?
    Non si accorse subito di aver afferrato e di star stringendo troppo la ragazza, per un attimo si perse in quelli occhi verdi dietro gli spessi vetri degli occhiali, e in quei capelli che sembravano fiamme libere ed indomite, non era la tipica ragazzina viziata, era così fragile eppure sembrava forte come una delle migliori guerriere del suo ex clan...
    M-mi scusi
    Balbettò lasciando la presa... Non era davvero da lui reagire così, eppure per la prima volta dopo molto tempo lasciò anche se per un istante i suoi pensieri
     
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    Gwen osservava il paziente alla ricerca di ogni possibile mutamento, che fosse nei valori vitali documentati dal monitor al quale erano attaccati alcuni elettrodi posizionati sul suo petto o che si trattasse del suo corpo stesso, nel quale invero iniziarono ad apparire dei cambiamenti a cui non aveva mai assistito e che la misero in seria difficoltà. Mentre l'uomo si trovava in uno stato d'incoscienza infatti, il suo fisico scultoreo subì delle mutazioni che modificavano freneticamente il suo aspetto, dai lineamenti alla struttura stessa di ossa, arti e pelle. La dottoressa rimase affascinata da un simile spettacolo, sgranando leggermente gli occhi all'inizio, e avvicinandosi ancor più a lui. Era china quando una massa informe di serpi bluastre si diramò dalla chioma dell'uomo, per pochi istanti, tornando prontamente al loro posto ma non prima di averla fatta scattare sull'attenti sibilandole contro, costringendola a portare la schiena e il capo all'indietro fino a inarcarsi così tanto da sbattere il capo contro il metallo della vettura. L'ambulanza sfrecciava veloce in mezzo al traffico, che purtroppo quel giorno sembrava essere fin troppo, cosa che fece pregare Gwen affinché il suo paziente non si rivelasse più grave di quanto sembrasse. A prima occhiata, basandosi su ciò che poteva vedere e sui dati a disposizione, le mutazioni sembravano essere dettate da un'abilità intrinseca del corpo del ragazzo, che a questo punto personalmente stentava a riconoscere come umano. I parametri vitali facevano pensare che si trattasse di un comune uomo, era vero, ma qualcosa nel modo in cui questi crescevano per poi ristabilirsi prontamente ogniqualvolta egli si trasformava, faceva pensare che fosse piuttosto un mutaforma o qualcosa di simile, qualcuno con un fisico comunque abituato a cambiare. Gwen sospirò, rendendosi conto di non trovarsi davanti a un altro virus demoniaco e ringraziando la sua buona stella per questo. Ciò tuttavia non le impedì di preoccuparsi per la salute del suo paziente, cosa che la spinse a preparare una siringa di tranquillante, di quelle prive di ago e ipertecnologiche per evitare troppo dolore, così da quietare quella complessa reazione e magari donargli un riposo meno agitato in attesa che arrivassero all'ospedale. Ciò che la donna non poteva aspettarsi era che, proprio mentre abbassava la mano sul suo petto con l'intento di somministrargli il liquido trasparente, concentrata e china sul suo fisico, l'uomo si svegliò di soprassalto afferrandole il braccio con forza e tirandosi su, facendola sussultare di sorpresa. Non gridò, non era così tanto impreparata, tuttavia sgranò gli occhioni verde-acqua ritrovandosi a fissare un viso incredibilmente bello e due occhi dall'eterocromia completa che parvero quasi volerla inghiottire dentro di loro. Alzandosi, il giovane era finito a pochi centimetri dalla sua tempia, e quando ella si voltò verso di lui rimasero sospesi a una vicinanza davvero irrisoria per due sconosciuti, cosa che la portò ad arrossire leggermente nonostante la situazione prettamente professionale. Per pochi attimi furono così vicini che i loro respiri potevano confondersi l'un l'altro, e i rispettivi odori penetrare le narici di entrambi. Se fossero stati in uno dei libri che Gwen era solita leggere nelle rare e poche occasioni di tempo libero, quello sarebbe stato sicuramente uno scambio di sguardi da colpo di fulmine, il suo nuovo paziente era irrimediabilmente bello... ma fortunatamente -o sfortunatamente- per entrambi, quello non era proprio la situazione ideale. Il tocco dell'uomo la costrinse a schiudere le labbra e poi stringere i denti, in una lieve smorfia di dolore che prontamente cercò di contenere per non farlo spaventare, specie perché fu egli stesso a porre fine a quel contatto quando realizzò di trovarsi davanti a una donna e non a qualunque demone o amenità stesse combattendo nei suoi incubi. Supponeva questo dalla sua mutazione, perlomeno, e dall'espressività tormentata che aveva potuto osservare mentre era privo di sensi. La sua innata curiosità la portò a interessarsi davvero molto alla sua storia, così come le accadeva con ogni paziente, ma in quel caso qualcos'altro la colpì, e fu il segno rosso che la sua mano enorme lasciò sulla sua pelle delicata, segno su cui il suo sguardo si soffermò a lungo quando ella abbassò gli occhi per osservare le sue dita che si ritraevano. Non era la prima volta che un paziente violento o in stato confusionale rischiava di farle del male, ma quella volta il tocco deciso dell'uomo era stato più doloroso e particolare degli altri, come se degli artigli le avessero graffiato la pelle nonostante la sua mano, ora, apparisse normale. Le domande giunsero fin troppo tardi alle sue orecchie, distratta com'era dalla situazione, tuttavia si rimise dritta e si sistemò gli occhiali dalla montatura verde (che si erano abbassati sul suo naso minuto), riportandoli davanti agli occhi. Si schiarì la voce, assumendo una posa più tranquilla e soprattutto allontanando la siringa dal paziente, tenendola tuttavia al propria fianco, a portata di mano sul sedile... non si poteva mai sapere, dopotutto. Era chiaro che fosse in stato confusionale, appena uscito da una privazione dei sensi durata almeno 15 minuti, per questo Gwen si schiarì la voce e cercò di parlare il più chiaramente e lentamente possibile, guardandolo negli occhi nonostante per un attimo si era sentita a disagio per ciò che era successo.
    È tutto a posto, Signore. Sono un medico e lei si trova nell'ambulanza che la condurrà al Thanathos Hospital. Mi chiamo Gwen, Gwen Roy, e sono qui per aiutarla.
    Fatto questo posò i palmi delle mani, ora libere, sul suo braccio ferito, toccandolo poi solamente con le dita in punti specifici per poter osservare il comportamento di muscoli e nervi. Nel frattempo, riprese a parlare con voce professionale e calma, già dimentica di quel piccolo "incidente" intercorso tra loro pochi istanti prima. È stato trovato ferito vicino al Bar Lux, si ricorda cosa l'è successo? Il suo nome? Avrebbe atteso che egli rispondesse prima di aggiungere qualcosa, poiché voleva dargli il tempo di ragionare con calma, per questo ogni domanda era fatta con una pausa di qualche istante l'una dall'altra, in modo che non si sentisse sotto esame. Nel frattempo ella gli massaggiava e toccava delicatamente il braccio, girandolo per esaminarlo e controllando soprattutto la ferita vicino alla spalla. Come si sente? Noto che il braccio sembra funzionare; in una scala da uno a dieci, quanto dolore sente se faccio così? Ennesima pausa, mentre -sempre con molta delicatezza- lo visitava e rigirava, massaggiandolo. Così? ... Riesce a muovere tutte le dita?
    Voleva assicurarsi che non ci fossero danni permanenti, sebbene la ferita fosse ricucita e l'arto sembrasse in buono stato. Avrebbe sentito il suo parere anzitutto, era importante cosa provasse lui, non cosa pensasse lei... non importava che fosse un medico. Gwen avrebbe dunque atteso umilmente le sue risposte, annuendo di tanto in tanto e concentrandosi totalmente su di lui. Per il momento accantonò ulteriori domande, e soprattutto non fece menzione alle sue mutazioni. Non voleva spaventarlo o confonderlo ulteriormente e, sebbene sapesse che poteva essere pericoloso, non avendo pensato ad assaggiare la sua pelle e dunque non sapendo se fosse buono o malvagio, non voleva rischiare di offenderlo qualora si trattasse della prima ipotesi. Per quanto riguardava la seconda, invece... beh, aveva lasciato appositamente al suo fianco, lontano dalla portata dell'uomo (e dunque dalla parte a lui celata), la siringa ripiena di tranquillante. Anche se sperava vivamente di non doverla usare.
     
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    Snis si ritrovò a pochi centimentri dal viso della Dottoressa, la loro vicinanza fece si che con uno dei primi profondi respiri dopo l'essersi svegliato, inalò il suo profumo, era dolce ma allo stesso tempo fruttato come le caramelle che mangiava da piccolo rubandole con Galvan al capoclan di allora. Era un profumo di fragole e panna...per un attimo venne riportato alla sua infanzia e a suo fratello lasciandosi scappare perfino un sorrisetto da ebete innamorato.
    Per qualche istante i loro sguardi si incrociarono lasciando il ragazzo completamente impietrito, cosa assai insolita visto che il suo rapporto con le donne è sempre stato tutto fuorché un taboo... In altri casi quella situazione avrebbe sicuramente portato ad un bacio passionale e chissà a cos'altro, ma in quel momento Snis avrebbe solo voluto letteralmente bloccare il tempo. Non per chissà quale scopo romantico o cosa, non era un tipo da "colpo di fulmine", ma semplicemente voleva capire cosa si nascondeva dietro quelle lenti e quell'aria così professionale eppure così "familiare" cosa lo stava portando ad avere quel comportamento così insolito per lui?
    Di certo se il tempo si fosse davvero fermato non avrebbe disprezzato godersi anche il resto, ammettiamolo, era una ragazza davvero bellissima è con un fascino unico nel suo genere. Non era abituata a ricevere complimenti o ad altro, lo si evinceva dal modo dolce seppur buffo in cui nascondeva un neo vicino alla tempia destra, cosa che invece risultava assai piacevole agli occhi del ragazzo...Lussuria stava decisamente esagerando, anche se nello sguardo di Snis c'era ben'altro che lussuria in quel momento...
    Perso in quegli occhi e in quel dolce aroma, portò la mano sul viso di lei scostandole i rossi capelli dietro l'orecchio destro in modo da poter godere meglio della vista di quel neo e di un orecchietta un po' a sventola ma decisamente in simbiosi con la bellezza del resto, solo allora si accorse dell'evidente rossore dovuto all'imbarazzo della dottoressa e ritirò velocemente la mano. Evitò di proposito lo sguardo della dottoressa durante tutta la sua presentazione, solo quando ella posso le esili mani sul suo braccio messaggiando e facendo altre domande di rito rispose con voce roca tossendo o quasi "ruggendo" per schiarirla...
    Snis...è questo il mio nome
    Non staccò un attimo gli occhi dalle sue mani che ad un primo impatto sembravano esili, iniziarono invece a premere ritmicamente con forza scivolando tra le pieghe dei tricipiti e dei bicipiti. Tutto ciò era stranamente piacevole ed il suo corpo ancora evidentemente scosso e poco sotto il suo controllo ne diede conferma senza che Snis neanche lo notasse. Lei pose altre domande a cui lui non riuscì subito a dar risposta, pensò che non voleva mettere ulteriormente nei guai il ragazzino o comunque rimaner invischiato in pratiche e scartoffie burocratiche, rispose solo a ciò che lo riguardava direttamente
    Sto bene la ringrazio, se non le dispiace eviterei anche di andare in ospedale e di fare un rapporto sull'accaduto...
    Sapeva che probabilmente la Dottoressa aveva assistito alle trasformazioni, senza dimenticare il segno lasciato sul suo braccio... braccio che dopo queste parole afferrò con forza per via delle mani da guerriero ruvide e callose, ma in modo delicato per verificare l'entità dei danni subiti dalla ragazza... il pollice le sfiorava il nervo mediano mentre il resto della mano era sul dorso della sua mano, era evidentemente in imbarazzo per ciò che le aveva fatto.
    Con la mano di lei ancora nella sua alzo lo sguardo forse per scusarsi ulteriormente, ma rimase in silenzio, messaggiandole in polso nel vano tentativo di alleviare il dolore della ragazza... o forse anche il suo...

    Edited by Dark Law - 12/3/2019, 14:54
     
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    Gwen si ritrovò ancorata a quello scambio di sguardi molto più a lungo di quanto non le fosse sembrato in un primo momento, tanto che quando finì e lei prese le dovute distanze dal paziente, le sembrava fosse trascorso molto più tempo rispetto ai secondi in cui doveva essere durato quell'istante fugace. La vicinanza, e l'essere toccata con così tanta confidenza da uno sconosciuto, lanciarono sensazioni contrastanti al suo corpo. Se da una parte piacevoli brividi parvero diramarsi in tutto il suo sistema nervoso, dal cervello ad ogni recettore, come una sorta di intricata rete che dalla nuca lungo tutta la schiena arrivò a raggiungere persino un punto decisamente molto intimo e profondo tra le sue cosce, dall'altra parte la sua mente andò completamente in allarme, facendo sì che si ponesse innumerevoli problemi. Le sue dita che le scostarono la voluminosa chioma rossa per scoprirle l'orecchio furono le prima cosa a mandarla nel panico, facendola tingere di rosso non solo sui capelli, bensì su tutto il viso fino al collo, tanto che il rossore sembrò propagarsi anche al di sotto, là dove i suoi capezzoli si fecero dritti. Una reazione assolutamente esagerata, data sicuramente da un mix di panico, odore maschile decisamente troppo penetrante, inesperienza, ma soprattutto un contatto assolutamente inaspettato e se anche non totalmente sgradito, quantomeno ambiguo e pericoloso. Si tirò indietro come se scottasse, schiarendosi prontamente la voce con un pugno chiuso che portò alle labbra come se avesse bisogno di tossire, per poi sfogare tutta la difficoltà in quel minuzioso controllo del braccio dell'uomo, tornando seria, seppur ancora rossa. Il rossore andò via via sfumando mentre il suo paziente rispondeva alle sue domande. A quanto pareva ricordava il proprio nome e non sembravano esserci particolari danni al suo cervello, visto il modo fluente con cui parlava. La sua voce profonda nascondeva non troppo bene un accento straniero, forse nordico, sicuramente non italiano, fattore non troppo inconsueto visto che ella stessa aveva origini scozzesi. Cercò di concentrarsi il più possibile sulle domande, distaccandosi sempre di più da quello strano momento carico d'elettricità e attrazione intercorso tra i loro corpi. La scienza le avrebbe parlato di chimica per poterlo giustificare, lei avrebbe detto piuttosto che il suo paziente doveva essere o un donnaiolo molto esperto, o ancora decisamente spaesato. Ma c'era una terza opzione, che era il motivo per cui ella si irrigidì e si rizzò a sedere quando lui le afferrò il braccio che prima aveva trattenuto con forza, prendendo a esaminarlo a propria volta: poteva essere un maniaco, un predatore non umano, o -ancora- una creatura semplicemente pericolosa. Le trasformazioni alle quali aveva assistito lasciavano aperte tutte le possibilità, e non promettevano niente che l'avrebbe salvata se avesse perso il controllo in uno spazio ristretto come l'interno di un'ambulanza occupata per la maggiore da macchinari all'avanguardia. Dunque la sua mano libera andò lentamente, ma al tempo stesso con una certa urgenza, ad afferrare la siringa al suo fianco, stringendola e preparandola per ogni evenienza, spostandola senza che se ne rendesse conto in vista rispetto alla sua precedente posizione. Il suo sguardo scorse un movimento all'altezza del bacino del paziente, e quando i suoi profondi occhi verdi ci si fermarono sopra, si sgranarono prontamente, tornando imbarazzati ma analitici su di lui. Un'erezione? Perché? Avrebbe dovuto farle paura, razionalmente, ma c'era anche qualcos'altro... qualcosa che la fece sentire potente per aver provocato una simile reazione in un uomo così bello, che sapeva di "vissuto" anche solo semplicemente guardandolo, per quanto sembrasse di fatto giovane. Gwen cercò di ricomporsi, ad ogni modo, stringendo le cosce e sottraendo a quel piacevole esame la propria mano, cercando di non farlo in modo troppo repentino, bensì graduale, come se il suo non fosse un moto di paura, ma un gesto di semplice praticità per poter continuare a visitarlo. In realtà era anche un modo per recuperare completamente la propria prontezza mentale, visto che quel tocco sconosciuto la destabilizzava parecchio. Per mascherare ulteriormente il proprio nervosismo, riprese a parlare e sorrise forzatamente, sfilandosi gli occhiali e prendendo a pulirli con una porzione del camice che sollevò per l'occasione, così da mascherare le proprie reazioni. La paura non era contemplata nel suo lavoro, poteva mettere in allarme un paziente e farlo agitare, così come poteva provocare creature magari più subdole e complicate di un umano, predatori ad esempio, che avrebbero potuto vederla come un invito a tormentarla... e ciò, in quanto medico, non poteva permetterselo. Per questo e per mille altri motivi la ragazza sapeva bene come mascherare il proprio timore, ma in quel momento nascondeva un po' meno il disagio e l'imbarazzo, reso ovvio dal suo rossore che dopo la vista di quell'inaspettata erezione era, se possibile, aumentato, facendo sì che la sua pelle pallida facesse quasi un tutt'uno con la chioma. Eppure nonostante tutto ciò Gwen sorrideva, imbarazzata ma apparentemente serena, per poi abbassare lo sguardo e risistemarsi gli occhiali sul naso, in un gesto nervoso, tornando solo alla fine seria e professionale.
    La ringrazio per la premura, iniziò, riferendosi al tocco alla quale si era sottratta, e da una parte era sincera. Ma non dovrebbe preoccuparsi per me, Signor Snis. Sono un medico, non una fanciulla delicata. Le assicuro che non mi ha fatto male... può rilassarsi.
    Nonostante l'apparente calma, non riuscì più a guardarlo negli occhi, e con la mano più lontana dalla portata del paziente riprese in mano la siringa, stringendola.
    Per quanto riguarda l'ospedale, purtroppo la situazione richiederebbe un breve ricovero, almeno per gli esami di rito e controllare il suo status con macchinari più avanzati. Ci dovrebbe essere anche una breve chiacchierata con le autorità, sa, per sapere qualcosa su chi le ha sparato e compilare qualche scartoffia. Tuttavia, questa parte diventerebbe opzionale se mi spiega qui, cosa è successo e perché il ricovero non le sembra una buona idea... Solo a quel punto risollevò lo sguardo una volta per tutte, penetrando quegli occhi diversi e così belli con i propri, accesi di determinazione e curiosità prettamente professionale... o che perlomeno sperava vivamente sembrasse tale. In realtà, quel tipo l'affascinava, qualsiasi incognita può diventare estremamente interessante per una studiosa mossa da curiosità e sete di conoscenza, e lei lo era fin troppo di entrambe. C'è qualcosa che ha fatto, o che le hanno fatto, che vorrebbe confidarmi qui, in privato? Prometto che non uscirà da questo luogo, se mi spiega la sua situazione... Metto i miei pazienti al primo posto rispetto a tutto il resto, mentire alla polizia non sarebbe un problema per me. Può anche solo dirmi il motivo per il quale preferirebbe evitare tutto ciò... capirò, sicuramente.
    Quella era una piccola bugia bianca a fin di bene, ovviamente; se avesse ritenuto necessario parlare alle autorità lo avrebbe fatto, ma sperava vivamente di no perché comunque intimamente detestava venir meno alla parola data. Proprio come la migliore psicologia da "poliziotto buono", sperava di guadagnarsi la fiducia del suo paziente, e anche se stringeva con dita tremanti un tranquillante che sperava vivamente di non dover utilizzare, la paura e le paranoie non sarebbero state mai abbastanza forti per lasciarle ignorare il volere di qualcun altro o, ancora, per non tentare di ammansirlo come poteva. Non importava che si trattasse di un Kaiju bestiale in piena di crisi di rabbia, o di un ambiguo e bellissimo guerriero mutaforme che l'aveva guardata per pochi istanti come se volesse entrarle fin dentro l'anima...
    Forse si stava facendo troppi film? Non sei in uno dei tuoi romanzi, Gwen Roy... datti una calmata! Molto vero. Peccato che la loro realtà potesse essere decisamente più imprevedibile...
     
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    Snis imbambolato nel vedere quell'incantevole ragazza imporporarsi sempre più sino a dove gli era negata la vista (purtroppo), sembrava stregato da quel viso ormai carminio e da quella voce soave, tanto quasi da essere...in imbarazzo??! Lui lo spietato guerriero, colui che aveva dominato le anime di alcuni dei demoni più spietati mai esistiti e distrutto interi clan, ora chinava la testa di fronte ad una sconosciuta... cosa di cui ben presto non si pentì di aver fatto, abbassato lo sguardo vide icapezzoli della dottoressa sporgersi così tanto da quella tutina rossa e verde quasi a volerlo toccare.
    La sua erezione crebbe ancora, questa volta però ne era consapevolmente compiaciuto, finché lo sguardo chino non mostrò al ragazzo ciò che lo fece tornare in se, la dottoressa stringeva una siringa di tranquillante.
    Inizialmente tentò di imbrogliare se stesso, pensando che in fondo era un comportamento sensato, poco prima la aveva quasi aggredita lasciandole addirittura un segno sul braccio, era pur sempre uno sconosciuto e...e...non se ne capacitava, era stato così "docile" con lei, poche potevano vantare di aver ricevuto un simile comportamento da parte sua.
    Non capiva, la dottoressa sembrava così presa da lui, allora perché quel gesto? Poi un pensiero emerse sugli altri Snis di cosa ti meravigli, sei un mostro, un ANIMALE da controllare! Nessuno si fiderà mai più di te
    In fondo la dottoressa stava solo prendendo delle precauzioni, ma chissà quale bastardo nella sua testa si spacciava per un pensiero, fece in modo che il ragazzo non fosse tanto lucido da ragionare razionalmente, era solo amareggiato in quel momento dalle continue delusioni ogni qualvolta cercava di relazionarsi con qualcuno, e quella ne era l'ennesima prova...
    Snis si alzò dal lettino e con fare tranquillo e rilassato si avvicinò lentamente alla dottoressa iniziando a parlare accentuando la prima parola, che si riferiva all'occupazione della ragazza, in modo sensuale e deciso.
    Dottoressa... non credo ci sia molto da raccontare in realtà, ho cercato di salvare un povero ragazzino da dei pervertiti pedofili, però come diceva, ci terrei davvero tanto che questa cosa rimanga tra me e lei...
    Si avvicinò così tanto da spingere la dottoressa ad appoggiarsi al macchinario che aveva alle spalle, la vicinanza era tale da far in modo che la sua erezione si adagiasse sulla coscia di lei in modo che la sentisse, e la distrasse tanto da poter muovere le sue mani in modo sensuale dalle spalle (per non destare sospetti) sino ai suoi polsi ed afferrare saldamente quello con il tranquillante. Fatto ciò la dottoressa sembrava imobilizzata, con il suo membro e il bacino che le bloccavano la parte inferiore del corpo, troppo vicina per poter sferrare anche solo una ginocchiata, che in quel caso sarebbe servita solo a strusciare la sua coscia con la sua erezione, il suo enorme petto premuto contro i suoi seni dai quali poteva sentire i capezzoli quasi pungerlo e le sue mani che le bloccavano i polsi.
    Solo a quel punto sicuro della sua posizione, avvicinò la testa all'orecchio della ragazza.
    Cara la mia dottoressa, non è corretto usare certi giochini, la facevo più tipa da "sottomissione" disse con aria strafottente strusciandosi sulla ragazza Non so se mentre ero svenuto ha avuto modo di vedere "il mio vero io" però mi creda, non le piacerebbe se perdessi il controllo...potrebbe conoscere nel modo più brutale la mia parte bestiale...
    A quest'ultima frase la sua voce si fece cupa e il suo respiro più pesante, dopodiché strappò via la siringa dalla mano della dottoressa per lasciarla cadere e schiacciata con il piede, allontanò la testa guardandola negli occhi.
    A quel punto l'ambulanza frenò di colpo facendo in modo che le distanze fra i due si accorciassero ulteriormente e che le loro labbra si incrociassero per errore, si, era un "bacio" inaspettato, ma comunque piacevole...solo allora si accorse di un particolare...i suoi sensi più sviluppati rispetto ad un semplice umano lo fecero rinsanire.
    Il suo dolce profumo che tanto lo aveva rapito all'inizio non mostrava intenti aggressivi da parte della ragazza, ciò che traspariva era un pizzico di lussuria, curiosità...e preoccupazione...
    Sei un idiota, non voleva farti del male, aveva solo un timore più che giustificato di ciò che avresti potuto farle...e che stavi per fare...
    Ciononostante non si lasciò sfuggire quell'occasione, la lingua divenne lunga ed affusolata come quella di una serpe, o per meglio dire sembrava una serpe, che si dimenava nella sua bocca alla ricerca della lingua di lei per saggiarne il sapore.
    La porta dell'ambulanza si spalancò all'improvviso e quel "bacio" fu interrotto sul più bello, la testa di Snis si distacco dalla dottoressa all'istante, non prima di morderle il labbro come se non volesse lasciarla andare...o come se ne volesse tenere un pezzo per se...
     
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    Snis era un turbine di emozioni che si prendevano a pugni l'una con l'altra. Non solamente perché le provocava a lei, gettandola in quello strano mix di diffidenza e attrazione, bensì perché LUI sembrava mosso da forze invisibili che dovevano far pace tra loro. Un po' come se fili sorreggessero la sua persona e più marionettisti ne tenessero i legnetti tra le dita, guidandoli a destra e a manca senza una logica unica. Gwen poté quasi percepire il sapore dolciastro ma acre dell'imbarazzo dopo quel loro scambio di sguardi, lo percepì dal suo odore, come quando ti sembra di sentire il sapore di un buon dolce sulla lingua dopo averne colto semplicemente il profumo. Poi arrivò la punta piccante della lussuria... e in seguito furono troppo lontani perché potesse cogliere il sapore aspro del fastidio, ma avrebbe giurato di poterlo distinguere in quegli occhi profondi, asimmetrici nella loro eterocromia, mentre lui la fissava. Quando si mise seduto sul letto, intenzionato ad alzarsi, Gwen iniziò a irrigidirsi, indietreggiando fino ad andare in contro alla lamiera temperata del veicolo. Via via lo spazio tra loro si fece ancora più inesistente, fino ad apparire claustrofobico, come se la sua vicinanza potesse privarla di tutto l'ossigeno. Eppure lei rimase lì, impalata a guardarlo negli occhi mentre la sua voce profonda risuonava, un po' come una lepre pietrificata dinanzi ai fari dell'auto che si apprestava a travolgerla. E fu proprio così che si sentì: travolta. Non tanto dalle sue parole quanto dalla sua inopportuna vicinanza, molto più marcata che in precedenza, specie per il contatto assolutamente inaspettato e fin troppo rude della sua erezione con la sua coscia. Quasi in un moto di difesa, ella strinse ancor più le cosce l'una contro l'altra ponendo le gambe di lato, un po' come se fosse un'antica dama intenta a cavalcare all'amazzone. Così facendo purtroppo si mise all'angolo da sola tuttavia, rendendosi impossibile sferrare una ginocchiata ad esempio, o comunque agire in propria difesa in caso la situazione si fosse fatta davvero pericolosa. Da lì le parole del suo interlocutore, che si fece sempre più eloquente, da prima la rassicurarono -quando parlò del ragazzino che a suo dire aveva salvato- per poi farla ancor più preoccupare, nel momento in cui finì praticamente per minacciarla. Gwen ingoiò la propria saliva a vuoto, cercando di farsi coraggio e assumere un'espressione sicura nonostante, intimamente, tremasse.
    Ha tutta l'aria di essere una minaccia, Signor Snis... devo dedurre che la gratitudine non faccia parte di questo suo "vero io"? Sono qui per aiutarla... speravo lo avesse capito. Piccola pausa, pregna di incertezze, e poi... P-per il resto, ciò che preferisco o non preferisco a livello di "giochi" non è affar suo, c-comunque...
    Nonostante cercasse di mantenere quell'apparenza professionale, così vicina a lui, i petti a contatto e i respiri che si mescolavano, era davvero difficile pensare razionalmente. La sua balbuzie nervosa trapelò appena nonostante il tono di voce fermo. Il suo organismo confuso riusciva solo a rispondere "Pericolo" agli stimoli che stava ricevendo. A quel punto il primo istinto fu dunque quello di stringere la siringa e far per sollevarla così da infilargli l'ago nella carne, ma -inutile dirlo- finì distratta a tal punto da quel contatto che per l'uomo fu fin troppo facile afferrarle il polso e privarla di quell'unica difesa, che finì a terra, presto distrutta dal piede di Snis in un rumore di vetri rotti che, per quanto flebile date le dimensioni dell'oggetto, risuonò nelle sue orecchie come se si trattasse di un enorme pavimento di specchi. Nella sua testa suonò esattamente come le proprie speranze appena infrante, per quell'istante in cui si sentì davvero in pericolo... ma per fortuna passò subito, sebbene il motivo per il quale ciò avvenne fu assurdo quanto devastante. Iris, che fosse dannata in quel momento, scelse di frenare di botto per chissà quale arcano motivo, probabilmente traffico (anche se dati i suoni attutiti dell'esterno grazie alle pareti insonorizzate non era possibile appurarlo dall'interno), e il brusco inchiodare dell'ambulanza fece sì che Snis piombasse praticamente addosso a Gwen. Da lì, non sapeva neppure bene ella come, si ritrovò con la sua lingua infilata in bocca, gli occhi sgranati per lo stupore e il cuore sobbalzante nel petto per quel mix di paura, lussuria e sorpresa. Di scatto la sua prima reazione oltre all'espressione sbigottita fu piegare le braccia e porle tra i loro corpi, i palmi piazzati sui pettorali di Snins per tentare di spingerlo via... man mano che egli cercava di approfondire quell'effusione, la sua protesta fisica si fece sempre più debole finché le dita non si strinsero sui suoi indumenti, come a volervici aggrappare. Le sfuggì un gemito di cedimento, persa per un lungo indimenticabile istante... poi il rumore del portellone che si apriva e la voce inconfondibile di Iris la riportò bruscamente alla realtà con più violenza del previsto.
    Abbiamo bucato in mezzo al nulla G-... Gwen?
    In quel momento il corpo di Gwen si mosse ben prima che ella potesse pensare a qualcosa. Riuscì solo a elaborare che uno sconosciuto l'aveva avvicinata con un subdolo pretesto, distratta con la propria prestanza, per privarla dell'unica difesa disponibile strappandole infine un bacio appassionato che, per quanto intimamente e ben poco razionalmente le fosse piaciuto, era del tutto rubato. Era stanca di quel tipo di esperienze. Qualcosa di represso in lei scattò e, come detto, si mosse precocemente, giusto in tempo per menare uno schiaffo nella direzione della faccia di Snis, più forte che ella poteva. Ovviamente la ragazza non era affatto una guerriera, per cui se anche avesse preso in piena faccia il proprio paziente come sperava non gli avrebbe di sicuro procurato più che un rossore, senza contare che i suoi riflessi non erano di certo degni di un combattente. Ad ogni modo però, che lo prendesse o meno, Gwen si riportò la mano al petto, non prima di averla guardata con stupore. Si leccò dal labbro una piccola porzione di sangue che l'era uscito a causa del morso di Snins, e solo allora si voltò verso Iris in tempo per vedere la sua espressione assolutamente basita. Ecco, per una come lei, che conosceva la dottoressa da così tanto tempo, quella era decisamente una scena alla quale pensava non avrebbe mai assistito. Del resto, Iris non era un tipo normale, quindi piuttosto che sconvolgersi e dare di matto a danno di Snis, dopo un attimo di sbigottimento un sorrisetto compiaciuto e comprensivo si dipinse sul suo viso da albina.
    Ahehm... non pensavo di interrompere qualcosa. Proseguite pure...
    E così richiuse gli enormi sportelli mentre ridacchiava, facendo piombare entrambi nel buio... e Gwen nell'imbarazzo. Arrossì, schiarendosi la voce dopo un breve momento e rimanendo con il viso rivolto verso l'uscita chiusa. Senza guardarlo, parlò con voce lievemente tremante.
    ... Se desidera andarsene suppongo che questo sia il momento giusto per farlo...
    Cercò di ricomporsi come poteva, lisciandosi il camice come se fosse sicura di avere qualcosa fuori posto, semplicemente perché considerava impossibile che un'esperienza così passionale la lasciasse ordinata. Doveva per forza apparire sconvolta quanto si sentiva, le sembrava logico in quel momento. Addirittura fece per sistemarsi i capelli, cosa di cui non l'era mai importato.
    Non sapeva assolutamente come altro reagire, soprattutto perché in mezzo a tutto lo sgomento e l'indignazione, rimaneva la consapevolezza che, per quanto assurdo, per quanto assolutamente inappropriato... quel bacio l'era piaciuto. Persino troppo.

    Edited by .Bakemono - 12/5/2019, 19:24
     
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    Snis lo capì non appena le sue labbra entrarono in contatto con quelle di lei... Quell'unico bacio, un bacio all'apparenza così insignificante per uno come lui, si rivelò deliziosamente piacevole, forse il più strano e bello che abbia mai provato da...anni. Quella carne così vellutata e morbida, sembrava quasi di aver posato le labbra su un dolce marshmallow, quelli che non vedi l'ora di mordere...
    Ma purtroppo per lui e probabilmente anche per i presenti, non fu quello che capì...
    Non appena saggiò il sapore di lei, nel suo corpo qualcosa iniziò a cambiare
    Com'è possibile, è solo un bacio, non sono così debole da cedere per un bacio! Forse il combattimento, o qualche anestetico ch-...
    Non fece in tempo a finire il pensiero che un'altra voce nella sua testa prese il sopravvento, era una voce sottile, sinuosa ma allo stesso tempo profonda mi dispiace... si fermo per un attimo, fu più breve di una frazione di secondo, la pausa fu quasi impercettibile, per poi riprendere a parlare... sembrava quasi di sentire un predatore che si prepara all'ultimo passo silenzioso prima di assaltare la sua preda, la voce si fece più forte, come lo scatto di un cobra pronto ad iniettare il suo veleno nell'ignara preda... TROPPO TARDI!!! .
    La sua pelle iniziò a cambiare divenendo più dura e simile a squame, i suoi occhi che sembravano sempre così calmi, quasi spenti, ora iniziavano a brillare di un rosso scarlatto molto intenso; le pupille si fecero via via più sottili e i capelli parvero vivi mentre si accorpavano gli uni agli altri mutando in un blu notte, sembrando sempre più piccole serpi.
    I suoi sensi si fecero più accurati, e grazie ad essi sentì lo schiaffo che stava per arrivare dalla dottoressa. La ragazza che aprì le porte non lo turbò più di tanto, per quanto riguardava l'orrendo essere che stava per diventare, una volta finito lì sarebbe probabilmente toccato anche a lei, e non sarebbe piaciuto a nessuna delle due... Forse.
    Ed eccolo, sentì arrivare lo schiaffo, lo lesse, lo vide arrivare quasi in slow motion... Ma... Non fece nulla. Voleva forse carpire da lei quell'ultima goccia che avrebbe fatto di lui il mostro in cui stava mutando. Nella sua mente tutto si fece scuro, apparve un lago colmo e ribollente, come se ci fosse un terremoto sotto di esso pronto a rigettare litri di acqua da un momento all'altro, aspettava quell'unica goccia prima di erodere completamente i suoi bordi e travolgere tutto! Sino a... Lo schiaffo... Tutto si bloccò, fu come quando si lancia un sasso in acqua, ma invece di creare ulteriori increspature, eliminò quelle già presenti. Le nubi mutarono in un cielo azzurro e terso, il ago si quietò, le acque si fecero sempre più cristalline mentre e al loro interno vi si poteva scorgere una figura, era Snis ed era allibito, immobile...ma calmo, forse come non lo era mai stato, cullato dalle acque calme della sua nuova ragione ritrovata.
    Le porte dell'ambulanza si chiusero facendo così piombare l'oscurità, la dottoressa allora non avrebbe potuto non notare quegli occhi rossi come il fuoco spegnersi pian piano e tornare normali...
    Snis riuscì incredulo a dire soltanto poche parole chi sei tu, tutto questo non è possibile! non poteva fidarsi di qualcuno con un potere simile su di lui!, pensò un attimo prima prima di voltarsi e afferrare la maniglia delle porte chiuse da poco, per spalancare e balzare fuori. La luce improvvisa gli fece aggrottare gli occhi, ma quando finalmente riuscì a mettere a fuoco, la prima cosa che vide fu la gomma bucata... Non era solo una, erano tutte bucate, e se questo non fosse abbastanza strano, forse gli enormi squarci su di esse lo erano... Cosa poteva essere stato? I suoi sensi stavano mandando molteplici segnali di pericolo al suo corpo. Intravide con la coda dell'occhio una figura muoversi ad una velocità altamente anomala anche probabilmente per lui, ma non riuscì a riconoscerne i tratti somatici. Il suo primo pensiero fu di fuggire da quel luogo e trovare quella "creatura", non per spirito di eroismo o cosa, solo perché le sfide lo eccitavano, quella cosa sembrava più veloce di lui, non poteva accettarlo. Piego le gambe come quasi per spiccare il volo e sul suo viso comparve un ghigno che gli deformò la guancia... Un lieve quasi impercettibile dolore lo fermò. Si ricordò dello schiaffo, della dottoressa... Si volto verso la vettura e sopratutto verso di lei guardandola...
    Sembrò un momento infinito, chi era quella donna. Forse dovrei rimanere con lei, potrebbe essere in pericolo... Oppure potrebbe essere un esca perfetta la sua mente non ragionava del tutto liberamente, ma nonostante tutto decise di tornare indietro risalendo sulla vettura e parlando alla dottoressa Non so chi cazzo sei o come diamine hai fatto, ma se vuoi conservare quel bel faccino che ti ritrovi tutto integro, forse per te è meglio che restiamo ancora un po insieme... Ed ora di alla tua galoppina di darmi delle ruote di ricambio per filarcela alla svelta da questo posto durante tutto il parlato quasi non incrociò mai i suoi occhi, fingendo di guardare l'esterno nel tentativo di scorgere qualcosa. Era tutto troppo strano, e presto o tardi avrebbero fatto i conti con la realtà.
     
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    Non era la prima volta che le veniva strappato un bacio contro la sua volontà, il suo stesso datore di lavoro, o perlomeno colui che l'aveva ingaggiata per diventare direttrice del suo ospedale, le aveva strappato un'effusione al loro primo incontro... Eppure, questa volta era diverso. Per quanto quell'uomo fosse stato inquietante e sicuramente uno degli uomini (?) più potenti che le si fossero mai parati davanti, Snis dalla sua non aveva solo l'aspetto pauroso, il fisico da guerriero, i modi decisamente poco consoni, ma anche l'avvenenza che sembrava riuscire ad attrarla nonostante si trovasse davanti a un individuo palesemente problematico, forse persino più pericoloso di ciò che avrebbe potuto pensare. Non solo perché aveva appena annientato l'unica garanzia che le fosse concessa riguardo la propria incolumità, ma anche e soprattutto per ciò che accade dopo lasciandola completamente sconcertata... Era già successo che quell'uomo le desse la sensazione di non essere umano e di non saper controllare le proprie capacità fisiche al meglio, ma ne ebbe la prova tangibile quando, nella frazione di pochi istanti, la sua faccia minacciò di mutare insieme ai suoi capelli. Le parve di sentire un sibilo, avrebbe giurato di vedere persino una serpe bluastra scattare verso di lei mentre menava quello schiaffo, tanto che chiuse forte gli occhi distanziandosi con il viso, eppure quando li riaprì e il sordo schiocco dello schiaffo rimbombò lungo le pareti, la faccia che a malapena si voltò per la forza che aveva impiegato in quel "colpo" era di nuovo umana, la mascella volitiva perfettamente visibile e "normale" davanti ai suoi occhi. Fu così veloce che pensò quasi di esserselo sognato, ma per sua esperienza 2 anomalie su 2 nell'arco di così breve tempo, significavano una percentuale molto alta di probabilità che ci fosse un problema reale. Gwen era un medico, ma come tale era anche una donna di scienza e un caso così particolare risvegliò la sua curiosità nonostante sapesse, ora più che mai, che si trattava di un individuo pericoloso. La sua premura sarebbe stata dunque quella di condurlo all'ospedale e ricoverarlo per un periodo di accertamenti, in modo da capire di cosa si trattasse esattamente e se fosse in grado di controllarsi, ma probabilmente la situazione non le permetteva tale privilegio. Per questo lo aveva informato che quello sarebbe stato il giusto momento per andarsene, perché -a parte l'ovvia inquietudine per la propria salute- era certa che restando si sarebbe sentita in dovere di portarlo all'ospedale nonostante le sue ragioni, e quell'evenienza la spaventava per una serie di motivazioni piuttosto lunga: la sua reazione, la PROPRIO reazione, unita a tutte le possibili implicazioni che avrebbe comportato avere un tizio del genere sotto le proprie cure. A quanto pareva ad ogni modo non ci sarebbero stati problemi, o almeno sembrò così in primo momento nel quale Snis, dopo averla guardata come se fosse una specie aliena che non aveva mai visto, facendola per altro arrossire e spingendola a distogliere nervosamente lo sguardo mentre si agitava compostamente sulla sedia, spalancò le portiere dell'ambulanza che Iris aveva chiuso, guardando fuori accovacciato come un animale che fosse pronto a balzare via.
    C-chi sono io? Chi è lei, piuttosto! Si renda conto di ciò che sta facendo... Mi spaventa!
    Gwen aveva già iniziato a rispondere quando si rese conto che invero, all'uomo non interessava ricevere una risposta. Lo fissò dunque inebetita, la schiena virile e delineata che si contraeva ad ogni respiro. Di nuovo sentì il calore lambirle le guance e punti ben meno consoni tra le cosce, ma il cervello di pari passo rammentò la situazione raffreddandola di rimando. Snis si guardò intorno e Gwen si preparò a uscire a propria volta, più che decisa ad allontanarsi da lui, strusciando lentamente lungo i sedili in modo di trovarsi davanti all'uscita quando fosse andato via, o almeno lo fece finché non si bloccò, rendendosi conto nell'osservarlo (poiché certo non lo perse di vista un solo istante) di quanto sembrasse irrequieto e guardingo. Inclinando il capo, per cercare di guardare oltre la figura di Snis, il suo sguardo cadde là dove l'uomo sembrava aver notato qualcosa e presto fu chiaro: non si era trattato di una ruota bucata, purtroppo... quello aveva tutta l'aria di essere un tentativo bello e buono di sabotaggio, qualcosa che non prometteva nulla di buono se non una bella imboscata in piena regola. A quel punto i pensieri di Gwen si affollarono. Era lì per lui? Che facesse parte di una qualche banda di delinquenti pronti a liberarlo? Era tutto uno stratagemma per rubare... cosa? L'ambulanza? Sacche di sangue? Non c'era fine alla follia in quel periodo storico, lo sapeva, ma addirittura questo... Via via, ricordando anche l'umore di Snis e quanto fosse sembrato guardingo, passò a pensieri più razionali ed escluse quasi certamente un suo coinvolgimento, riacquistando un minimo del suo rossore che, fino a quel momento, era stato sostituito dal pallore di un lenzuolo vista la sua preoccupazione. Si alzò dunque, avvicinandosi all'uomo come poteva, visto lo spazio ristretto del veicolo, ma prima che potesse pronunciare qualcosa per tranquillizzarlo e cercare di riportarlo dentro, poiché si sentiva decisamente poco al sicuro con le portiere aperte, intravide una figura sfrecciare e sparire alla vista. Il timore montò. Le sembrò di sentire una presenza esterna circondarli, le forme intorno a lei si fecero indistinte, in mutamento, segno inequivocabile che stava per avere un attacco. Chiuse gli occhi immediatamente, inspirando ed espirando come l'era stato spiegato dallo psichiatra per potersi concentrare meglio, cercando di escludere tutti gli input esterni. In pochi secondi, quando riaprì gli occhi, le forme e le proporzioni intorno a lei tornarono regolari, in tempo per ritrovarsi un ingiustificatamente furioso Snis urlarle contro. Lo ascoltò basita, mentre le sue labbra si schiudevano appena e la sua mente riusciva solo a domandarsi cosa avesse in testa quell'uomo... o creatura, qualunque cosa potesse definirsi. A un certo punto sbatté le palpebre più volte, cercando di capacitarsi del significato di simili parole e della rabbia ingiustificata che le veniva riversata addosso... ma non riuscì a venire a capo di un simile quesito. Non seppe neppure come interpretare quell'uscita sul suo "faccino": se una minaccia o una semplice constatazione riguardo ciò che sembrava esserci là fuori. Cercò davvero di mantenere la calma, ma inizialmente la sua risposta fu indignata, mentre se ne stava "in piedi", quasi ritta al centro del veicolo, con i pugni tremanti stretti lungo i fianchi e la braccia rigide, distese e protese leggermente verso l'esterno, segno di quanto si stesse sforzando. Voltandosi, Snis si sarebbe reso conto che non sarebbe potuto tornare a sedersi senza sbatterle addosso, cosa che per altro sarebbe successa senz'altro se si fosse voltato con troppa enfasi, rischiando di finirle sopra.
    Come ho fatto? Io?! Le occorse tutto il suo autocontrollo per non rispondere per le rime a quel bruto e mantenere un linguaggio formale e professionale dopo quella prima domanda. Come si permetteva di apostrofarla in quel modo dopo che LUI le aveva rubato un bacio contro la sua... sì beh, d'improvviso ecco, minacciando poi di trasformarsi in chissà quale mostro che solo per un istante non l'aveva azzannata. Sospirò, sistemandosi gli occhi sul naso con l'indice delicato cercando di smascherare i suoi occhi verdi, che in quel momento sarebbero stati perfettamente in grado di incenerirlo. Doveva mantenere la calma, specie perché si trattava di un individuo altamente instabile, si disse, ormai era chiaro. Mi ascolti bene... Signor Snis. IO sono solo un medico, Gwen Roy, ricorda? E come le ho già detto: o resta e si fa portare in ospedale, o se ne va ora stesso. È evidente che lei abbia dei problemi a gestire... hem, le emozioni. Personalmente le consiglio caldamente di venire con noi all'ospedale, posso sicuramente aiutarla con qualsiasi problema l'attanagli. Quando al loro attuale problema... Quanto al nostro attuale problema... le gomme possono essere cambiate attraverso il sistema robotico e automatizzato apposito, non ci resta dunque che aspettare pazientemente all'interno della vettura così che il veicolo faccia il proprio lavoro. Le assicuro che saremo più al sicuro qui dentro che non con le portiere spalancate, esposti ad ulteriori ed eventuali attacchi. Quindi la prego... mi lasci passare così che possa chiudere le portiere o ci pensi lei. Quando si metteva in testa qualcosa, Gwen era capace di diventare decisamente sicura, determinata ma anche austera nel modo di esporsi. Per quanto fosse rossa in viso e si sentisse in difficoltà, non una volta la sua voce cedette o il suo tono sfarfallò, solo il suo corpo sussulto appena quando, nel farsi avanti, portò involontariamente una mano a stringersi intorno al bicipite dell'uomo, stringendo come se avesse bisogno di sottolineare le proprie parole con un qualche tipo di sfogo fisico per poter mantenere la calma. La ritrasse immediatamente, come ovvio, ma ciò non bastò a quietare la scossa che le sembrò di prendere a quel contatto. Presto, la prego.
     
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    Effettivamente l'ambulanza era il posto più sicuro dove stare al momento, quantomeno avrebbe avuto una sola entrata da dove loro sarebbero stati pronti ad affrontare un eventuale attacco. Snis chiuse le porte dietro di sé con velocità, continuando sempre a guardare al di fuori di esse, una volta che l'apertura fu praticamente un filo sullo scenario esterno, la velocità diminuí, come se volesse dare un ultimo sguardo attento prima di piombare nel tepore delle luci del veicolo.
    Si fidi dottoressa, in questo momento non è di me che deve aver paura, non appena le ruote saranno riparate, la seguirò ovunque, l'importante è andarcene di qui...e alla svelta anche
    Era stranamente inquieto...Sentii il rumore delle ruote che si auto riparavano, girandosi di fretta complice il cambio di luminosità, l'unica cosa su cui si focalizzo il suo sguardo, furono gl occhi adritati ma semplicemnte perfetti della dottoressa, di un verde che nonostante lanimo di lei, ispiravano solo fiducia e calma. Non poté quindi fare a meno di finirle contro inavvertitamente, spostando tutto il peso su di essa e cadendo con lei verso il suolo dell'ambulanza.
    Prima che la schiena della dottoressa potesse toccare il pavimento, con un movimento quasi inumano, né cinse la vita con un braccio, e con uno sforzo immane posò l'altro a terra, e nel farlo contrasse tutti i muscoli dell'arto, nonché quelli della spalla. Da quell'angolazione la dottoressa avrebbe potuto distinguere con molta facilità il bicipite, il tricipite e il deltoide al lato del suo viso, e guardando più in su, la conformazione perfetta del trapezio che univa quel possente braccio ad un collo saturo di vene pulsanti e gonfie per lo sforzo improvviso.
    Purtroppo la vita della dottoressa era a stretto contatto con quella di lui, fatto che mostrò un'altra cosa che di lì in poi avrebbe iniziato a gonfiarsi sempre più e praticamente all'istante...
    Sa forse ha ragione, forse dovrei starle ancora un po più vicino

    disse sollevandole il bacino e stringendola ancor più verso il suo corpo e la sua erezione, le loro labbra furono quasi riunite dopo pochissimo tempo dall'ultima volta...
    Forse ho bisogno delle sue attenzioni più di quanto io potessi immaginare
    socchiuse gli occhi e sollevandola sempre più, le dita della mano che li sorreggeva strinsero il pavimento del veicolo con una tale forza da creare nei solchi nel metallo, la lingua lasciò la sua bocca come a voler andare per prima in avanscoperta verso quella di lei, quando ad un tratto un rumore sordo lì interruppe.
    Il portellone dell'ambulanza si apri di botto, Snis si volto con uno sguardo ferino consapevole del pericolo che li attendeva, mentre con il corpo si mise a protezione di Gwen stringendola ancor più a lui per quanto possibile fosse, ma... La porta spalancata mostrava solo la strada! Eppure c'era qualcosa di strano, non vi era una macchina, nessun pedone o qualsiasi altra cosa che prima di chiudere le porte Snis vide... La città era come deserta, solo una lunga distesa di asfalto e nulla più.
    Chi aveva aperto con quella forza il veicolo? sarebbe dovuto uscire ad affrontarlo/i o sarebbe dovuto rimanere con la dottoressa... I pensieri si arrovigliavano, le emozioni erano contrastanti e... Troppe per quell'unico giorno, ma la decisione ben presto capì che non sarebbe spettata a lui.
    Dal soffitto dell'ambulanza una sagoma gli piombò addosso, caricando ancor più l'unico braccio che reggeva lui e la dottoressa.
    Non fece in tempo a guardare cosa li avesse colpiti che sentí un calore immenso attraversargli il fianco, e da lì anche l'addome e parte della gamba che iniziò a gocciolare... Sangue! Lì si accorse cosa era accaduto, l'essere sopra di lui lo aveva trafitto al fianco talmente veloce e con una lama così affilata, da non fargli sentire alcun dolore mentre lo trapassava, quasi come quando ci si taglia con una scheggia di vetro.
    Il primo istinto fu quello di reagire e alzarsi, ma prima di farlo cercò di controllare il corpo della dottoressa, che ad un primo sguardo sembro non aver subito alcun danno, accertatosi delle condizioni di Gwen, fece per adagiarla sul pavimento, quando chi li aveva attaccati sferrò un attacco sul suo viso!
    Snis la lasciò cadere e con il braccio ora libero si mise a protezione di lei, riuscendo a bloccare il colpo lasciandola illesa per quel che poteva vedere.
    tiro quasi un sospiro di sollievo nell'essere riuscito a non permettere al loro assalitore di ferirla, ma quel momento di felicità effimera si tramutò nello stesso calore che aveva avvertito sul fianco, per sfociare questa volta in un dolore lancinante, che culminò vedendo il braccio che aveva usato per parare il colpo, cadere a pochi centimetri dal viso di Gwen, il taglio era netto e preciso, come se un gigantesco bisturi lo avesse attraversato!
    Aaaaaaah tu sia dannato! Figlio di puttana!
    Il dolore era immenso, ma in quel momento sentì qualcosa di più forte attraversargli il corpo e la mente... i suoi muscoli iniziarono a definirsi sempre più, come se fossero attraversati da mille scariche elettriche che li pompavano ad ogni passaggio, gli occhi persero la loro eterocromia ed ogni altra traccia di pigmentazione divenendo completamente bianchi...
    Si mise in ginocchio portandosi l'unica mano rimasta al petto, stringendo così forte da farlo sanguinare
    Me la pagherai, oh si se me la pagherai!
    L'uomo balzò attaccandosi alla parete dell'ambulanza che si trovava alle sue spalle.
    ma guarda guarda, vengo qui per un po di sangue e per una bella scopata ed invece mi ritrovo un mostro megalomane che crede di potermi spaventare HAHAHAHAHAHAHAHA che maleducato, mi presento! Sono Draghster, ma potete chiamarmi Dragh! Beh di certo non lo farete per molto visto che vi ucciderò dopo essermi scopato questa bellezza e la sua amica... Non di preciso in quest'ordine hahaha
    Snis sembrava non aver capito nulla di tutto il discorso, era solo in preda all'ira più irrefrenabile, e il suo corpo continuava a farsi sempre più massiccio, la tonalità della sua pelle sembrò voler mutare in un verde smeraldo acceso, ma tutto il suo corpo divenne invece via via prima verde e poi pi scuro, come se in un bicchiere pieno di menta ghiacciata vi si immergesse una piccola goccia di inchiostro, che irrimediabilmente ne contaminava il contenuto. La venatura nera si espandeva a macchia d'olio ricoprendo tutto ciò che era alla vista, arrivando ai suoi occhi, e parve davvero infilzarli, colorando l'iride di un verde acceso e terminando in una pupilla simile a quella di un drago. Solo il braccio che era stato amputato alla radice rimase normale, seppur parve anch'esso di voler mutare ma senza riuscirci.
    Cosa c'è, ti sei arrabbiato talmente tanto da diventare verde di invidia ma non riesci a farti ricrescere il braccio? Poverino hahahaha sai io ho la spada più tagliente del mondo, forse la conosci e la M-A-S-A-M-U-N-E è una spada antichissima forg-.
    A quelle parole un ghigno comparve sulla bocca di Snis che interruppe l'uomo,
    Oltre ad essere logorroico sei anche un bugiardo eh? Come ben saprai la Masamune scomparve molti anni orsono, il suo nome originale era Honjo... Ho forse dovrei dire... È Honjo
    La sua voce sembrava piùprofonda, e dal moncherino fuoriuscì l'acciaio di una lama, nera come la pece e con il filo di un verde così acceso che sembrava quasi surreale, che iniziò ad alternarsi con i muscoli del suo nuovo braccio, creando un groviglio orrendo di carne e freddo acciaio.
    l'espressione di Snis si furibonda, mosse la lama ad una lentezza ipnotica verso l'uomo, per poi accelerare all'ultimo sfoderando un fendente che andò a creare un finissimo taglio della larghezza di un capello sul muro dell'ambulanza, quasi colpendo Dragh, che se non si fosse spostato avrebbe di sicuro subito non pochi danni.
    Forse ho mentito, e forse a giudicare dal taglio così preciso della tua lama hai davvero una Masamune, ma la miglior lama se mossa da istinti puramente animaleschi diventa inutilizzabile!
    Con un balzo scattò verso Snis, che nel tentativo furioso di colpire l'uomo, portò il fianco della sua lama d'avanti al suo stesso viso, facendoselo sbattere in piena faccia quando Dragh entro in contatto con esso. il colpo fu talmente forte e preciso, da farlo cadere all'indietro e picchiare così violentemente la testa da svenire sul colpo.
    Ops, forse ci ho messo troppa forza hahaha, questo si mette fuori gioco da solo... vabbè a te penserò dopo, ora sarà meglio portare le mie attenzioni all'obiettivo primario della missione
    si voltò verso Gwen
    Dimmi mia cara dottoressa, prima ho detto che stavo cercando delle sacche di sangue...ma...sai quanto vale il tuo se fresco, al mercato nero? la sacca che cercavo sei tu! il mio cliente ha chiesto di portarti viva, però non ha detto nulla sul divertirmi prima con te...
    sbottonandosi i pantaloni si avvicinò alla donna, mostrando un membro degno di nota che puntava dritto verso di lei
    Inizierò con lo scoparti quella bella boccuccia, ho sentito che sai di dolce, chissà se riesco ad assaporarti anche così
    la verga di Draghster si avvicinava sempre più alla bocca della dottoressa, e quando fu praticamente ad un passo da essa, l'uomo si fermò, e il suo cazzo iniziò a crescere e a gonfiarsi sempre più sotto gli occhi sbalorditi dei due... Divenne esageratamente grosso, e quando fu ad un centimetro dalla sua bocca... Esplose! La faccia di Gwen era ricoperta di sangue, e a posto di quella verga esplosa, vi era un ago sottilissimo al suo posto, collegato ad una lunga coda di un colore blu notte che si allungava fino al corpo di... Snis?
    Io l'ho sempre detto che con la violenza non si raggiunge nulla... O almeno non quella che intendeva lui hahaha beh, però questo cretino mi ha aiutato molto devo dire. Ha risvegliato ira, e lui è molto più facile da controllare del nostro caro e vecchio Snis, vero dottoressa? Lui è troppo buono per far ciò che davvero desidera... Ma io fortunatamente no
    Il braccio era completamente ricresciuto, ed il suo corpo era del tutto diverso... Più magro ma forse più muscoloso, dvenne leggermente più alto e aveva una pelle squamosa di un color blu notte, che si sposava alla perfezione con i suoi nuovi occhi rosso sangue.
    La coda si ritirò velocemente lasciando cadere il corpo ormai esanime dello sfidante, Snis o quello che ora era diventato si alzò lentamente e con fare sinuoso incamminandosi verso la dottoressa. Il braccio vicino a lei cambiò prendendo le sembianze di una serpe, e se la dottoressa non se ne fosse accorta in tempo, le avrebbe legato le braccia dietro la schiena e avvolto il collo gonfiandosi sotto di esso, facendole così sollevare la testa verso l'alto.
    dopodichè mosse una mano per sollevare ancor piu il mento della dottoressa.
    Finalmente siamo soli, e questa volta non ci sarà nessuno a interromperci...
     
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    Vedere la paura del suo paziente le procurò una sensazione di ansia crescente che minacciò di opprimerle il petto. Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non premere il tasto d'emergenza posto in un quadro di comando poco lontano da lei. Il sistema automatizzato per il cambio delle gomme stava svolgendo il suo lavoro con efficienza, ma in quanto a velocità non si poteva dire fosse tra i migliori. Mentre il veicolo si sollevava da solo per cambiare le ruote posteriori, destabilizzandosi non poco, Gwen cercò di mantenere la calma e annuì alle constatazioni del suo paziente per non seminare inutile panico. Ebbene, dal suo punto di vista sentirsi così agitata e dover calmare qualcun altro faceva parte del suo lavoro tanto quanto curarlo, per cui mise da parte le varie incomprensioni, le ansie e gli attriti, per mettere un palmo sulla spalla dell'uomo e stringerlo appena. Ritenne un enorme passo avanti il fatto che ora fosse disposto a seguirla all'Ospedale una volta che fossero usciti da quella brutta situazione, per cui il suo tono si addolcì leggermente rispetto a quello severo usato in precedenza.
    Cerchiamo di mantenere la calma. La nostra ambulanza è pensata per resistere a parecchi attacchi convenzionali ed è a prova di ordigno, finché restiamo qui non c'è niente da teme- re?
    E fu proprio allora che, complice anche il sollevamento improvviso e conseguente inclinazione del veicolo, Snis le cadde praticamente addosso dando sfoggiò di una prontezza di riflessi particolarmente sviluppata. Si ritrovò a lasciarsi sfuggire un gridolino di sorpresa e paura per l'improvvisa perdita d'equilibrio, ma prima che potesse cadere all'indietro e sbattere la testa chissà dove, magari proprio contro il lettino su cui prima era stato adagiato l'uomo, Snis bloccò la sua caduta afferrandola per la vita con un braccio, ed ella allacciò istintivamente le proprie alla sua nuca. Si ritrovò così sospesa a pochi centimetri dal "pavimento" dell'ambulanza, gli occhi sgranati, gli occhiali leggermente pendenti a destra e le labbra schiuse mentre sbatteva le palpebre più volte, fissando sbigottita il suo paziente. Quello... era decisamente tra i soccorsi più strani e movimentati che le fosse mai capitato di perpetrare. I loro petti a contatto e il suo respiro agitato, resero quella specie di abbraccio ancora più strano. Un contatto così intimo e al tempo stesso tanto inadeguato da farla sentire a disagio e imporporare in men che non dicesse le sue guance.
    D-dovrebbe gentilmente posarmi, adesso...
    E invece non lo fece. Anzi, quel bruto ne approfittò per provocarla ancora una volta, stavolta senza tentare minimamente di mascherare il proprio desiderio. Quell'uomo era così ricco di contraddizioni e comportamenti anomali da risultare un vero e proprio rebus per lei, qualcosa che non era neppure certa di voler risolvere poiché intravedeva una risposta oscura proprio al di là delle apparenze. Aveva un corpo magnifico, era innegabile. L'attrazione tra loro era palpabile, rendeva l'aria tra loro quasi elettrica ed era difficile da sopportare per una come lei, così poco abituata a rapporti più intimi col prossimo. Sicuramente se fossero stati due individui normali, incontrati casualmente in un pub o in un luogo di ritrovo, non si sarebbero fatti troppi problemi a cercare un posto appartato dove accoppiarsi. Ma lei era una vergine psicologicamente instabile la cui unica cosa buona che le venisse bene era guarda-caso fare il medico, mentre lui era un guerriero avvenente il cui tratto principale sembrava per l'appunto la totale incapacità di controllare appieno se stesso o le proprie reazioni. Decisamente non una coppia affiatata. Riuscì solo a fissarlo e nel sentire le sue parole e percepire ancora una volta l'insensato effetto che aveva su di lui contro il corpo, il suo intero organismo quasi si ridestò per ricambiare simili richiami, con la stessa prontezza e voglia della verginella inesperta e frustrata che era in realtà. Eppure, la ragione la spinse a porre ancora una volta le mani tra i loro corpi, sui suoi pettorali, tentando di spingere Snis a lasciarla andare, conscia che perdere la presa le avrebbe fatto sbattere la testa poco dopo una delle sue mani andò al pavimento aspettandosi di cadere, cosa che non avvenne. Non solo ignorò la sua "richiesta", ma parve quasi voler ripetere quell'effusione assolutamente indesiderata (circa) avuto in precedenza, con la differenza che ora non vi era proprio nulla di accidentale e che lei dovette dunque volgere il capo e allungare il viso all'indietro per tentare di tardare il più possibile quel momento. Ciò non impedì comunque ai loro bacini di incontrarsi, questo fece sì che -nonostante le cosce serrate- l'erezione dell'uomo venne a contatto fin troppo saldamente con la sua biancheria, degli semplici slip bianchi che iniziarono a rendere perfettamente visibile la forma della sua vulva sotto al suo solito vestito. Non era proprio schifata, ahilei, anzi... ma non poteva semplicemente concedere simili libertà a un paziente, specie se quest'ultimo aveva tutta l'aria di essere psicolabile.
    N-no! Si ferm-NH! Oddio! Cosa è stato?
    Il fato volle che qualcosa li interrompesse, ma sfortunatamente per lei non fu né Iris che da quando li aveva interrotti si era fatta stranamente silenziosa, né il segnale che dava loro il via libera per allontanarsi di fretta da lì. Snis aveva avuto ragione: stare lì era pericoloso e in men che non si dicesse divenne chiaro cosa avessero entrambi sentito poco prima, qualcuno si aggirava nei pressi del veicolo.... e non sembrava essere lì per semplice compagnia. Gwen rimase basita nella reazione di Snis, che piuttosto che lanciarla via per potersi difendere sembrò preoccuparsi per la sua incolumità, questo le disse che il suo animo non doveva essere poi così crudele come poteva sembrare, ma non per questo abbassò la guardia. L'idea di farsi difendere come una donzella in pericolo non le piaceva particolarmente, specie da un paziente ferito e convalescente, ma non aveva più con sé neppure il calmante per poter fronteggiare qualcuno, quindi cercò di non ostacolare l'uomo nei movimenti.
    Se vuole combattere mi lasci! Subito! Non farò che intralciarla!
    Il resto fu così veloce che ella faticò a seguire tutti gli avvenimenti: un attimo prima il portellone si spalancava ed entrambi si voltavano a guardare fuori trovando il vuoto, un attimo dopo l'odore del sangue iniziò a invaderle le narici più potente di qualsiasi solvente chimico. Sgranò gli occhi, abbassando lo sguardo per osservare impotente la ferita di Snis: il fianco era perforato, per fortuna la milza non era a portata dell'affondo, forse avrebbero potuto cavarsela con una ventina di punti, ma doveva assolutamente agire subito! Il suo primo istinto fu staccarsi da lui almeno con le braccia per premergli prontamente sulla ferita, usando ciò che trovò a portata di mano ovvero il suo stesso camice, ma non fece in tempo a porre altre medicazioni perché si rese conto ancor prima di Snis stesso del terribile errore compiuto dal guerriero: si stava preoccupando più per lei che per se stesso! Lo disse chiaro il modo in cui sondò il suo corpo alla ricerca di possibili danni, notando che la spada si era inclinata in un modo che l'aveva a malapena sfiorata, lacerando il tessuto del suo vestito su un fianco e parte del camice stesso, ma senza fare alcun danno a lei.
    Cosa sta facendo?! Non si preoccupi per me! ATTENTO!
    Il braccio di Snis cadde a terra in un tonfo orribile di carne morta, tanto che ella dovette portarsi entrambe le mani alla bocca soffocando un lamento di orrore. Non era il sangue ovviamente a farle impressione, né tanto la ferita che avrebbe potuto curare facilmente se solo avesse avuto il tempo... quanto più rendersi conto appunto di non averne neppure un briciolo. In breve si ritrovò nel bel mezzo di un combattimento, con il loro assalitore che dichiarò a gran voce i propri intenti, facendola immobilizzare per il terrore: voleva ucciderli tutti, ma non prima di aver stuprato lei e Iris... Iris il cui silenzio doveva essere sicuramente dovuto a una perdita di sensi! A giudicare dalle parole del "mostro" (poiché uomo non poteva dirsi) doveva essere viva, sperava solo non fosse ferita gravemente. Gwen doveva fare qualcosa, avrebbe dovuto, lo sapeva... ma non riuscì a muoversi per diversi tempo. Benché sapesse perfettamente quali fossero i motivi scatenanti dei "sintomi" che stava provando, le spiegazioni scientifiche non le servivano a nulla in quel momento. Era perfettamente in grado di spiegare la paura razionalmente, ma parlare dell'attivazione dell'amigdala in risposta agli stimoli terrorizzanti che stava ricevendo, citare la risposta a livello motorio, ormonale e del sistema nervoso simpatico, le conseguenti reazioni corporee involontarie... non le serviva assolutamente a nulla. Il cervello si fece iperattivo, le pupille e i bronchi si dilatarono, respiro e battito cardiaco diventarono più frequenti come se un tamburo stesse iniziando a suonarle nel petto, facendo sussultare i suoi seni come nel bel mezzo di un amplesso movimentato, cosa che la fece sembrare più un animaletto spaurito. Sentiva persino la pressione sanguigna aumentare, ma ancora una volta, conoscere nel dettaglio tutti quei meccanismi fisici non significava saperli gestire. Per questo la sua mente riusciva solo a pensare al terribile groppo alla gola che sentiva, alla salivazione che minacciava di seccarle persino l'interno dell'esofago talmente rara si fece, così come il bisogno di piangere che cercò in ogni modo di trattenere, mantenendosi invece seria e respirando lentamente per tentare, invano, di regolarizzare l'affanno. Una volta ritrovato un minimo di istinto di sopravvivenza che la fece muovere, cercò di allontanarsi il più possibile dai due, strisciando di schiena all'indietro senza mai dare le spalle alla scena per evitare di esporsi e osservare le loro mosse, ma presto la sua schiena raggiunse la base della "barella" e vi rimase dunque bloccata. Lo spazio era troppo stretto per infilarsi lì dentro e le ruote erano bloccate a terra da un sistema automatico. Il rumore delle ruote che si ancora cambiavano era quasi assordante, eppure in quel preciso momento le sembrava paragonabile al fruscio di una foglia, in confronto al cuore che minacciava di saltarle fuori dal petto. I seni sussultavano ad ogni suo respiro, le braccia tremavano come non mai... ma piuttosto che alzarsi come avrebbe dovuto fare e sentiva di dover fare, si portò le ginocchia al petto e rimase inebetita come una dannata idiota, tastando alla cieca il terreno alla ricerca della siringa infranta da cui avrebbe potuto recuperare qualche pezzo di vetro acuminato. Ne trovò uno, e lo afferrò senza paura di tagliarsi, stringendolo fino a sanguinare e preparandosi a combattere... Cosa che il suo corpo non sembrava comunque deciso a lasciarle fare. Era paralizzata. L'emicrania fu una conseguenza più che ovvia della paura, non si era mai trovava di fronte a un attacco diretto senza una protezione fidata al proprio fianco, e lo sconvolgimento emotivo che stava subendo le impedì di reagire. Poté dunque fissare inerme ciò che avvenne, seguire maldestramente i discorsi di Snis e il delinquente malato di cui si rifiutò di memorizzare il nome. Poté soltanto vedere il corpo di Snis cambiare, ancora una volta, in qualcosa che pareva minacciare di diventare un enorme drago ma che rimase piuttosto un'enorme ombra sopra alla sua figura umana, un ibrido bestiale che le fece una paura fottuta. Che cos'era esattamente quell'uomo? Assistette al combattimento inerme e agitata, pregando intimamente per la vittoria del suo paziente, pronta a soccorrerlo quando fosse servito, ma riusciva a malapena a seguire i loro movimenti. Sembravano entrambi combattenti pronti, ma in breve tempo Snis ebbe la peggio e cadde a terra svenuto, lasciando Gwen nel più totale shock. No... non poteva arrendersi! Piuttosto che rimanere immobile, lo shock servì a farla reagire: si alzò e con decisione e uno scatto del corpo tentò di allungare le braccia verso il pannello di emergenza, inciampando quasi su se stessa ma facendo in tempo a sfiorare il pulsante, prima di essere afferrata per la caviglia e trascinata nuovamente a terra con uno strattone, sbattendo la testa con abbastanza forza da rimanere intontita per un po'. Gli occhiali si storsero sulla sua faccia levandole la vista da lontano in un occhio, rendendo la figura di Snis a terra confusa, presto coperta dall'orribile aspetto del suo aguzzino. Non riuscì bene a capire le sue parole, il mal di testa iniziò a farsi sempre più forte, finché lo shock, la paura e il colpo alla testa, non risvegliarono i sintomi della sua malattia: in breve i contorni dei lineamenti di quel mostro si distorsero, la sua testa si fece enorme e iniziò a ondeggiarle davanti agli occhi, il suo ghigno malefico si contorse come una serpe e i suoi occhi divennero l'uno grande, l'altro piccolo, in un'allucinazione terrificante ancor più della realtà stessa. Nonostante il fischio alla testa, simile al sibilo di una bomba appena esplosa, Gwen riuscì a sollevare le braccia quasi a porli a protezione del proprio corpo, per tentare di respingerlo con tutto ciò che aveva. Lui si rivelò tuttavia più lontano di quanto ella riuscisse a percepire a causa della Sindrome di Alice, quindi le sue mani andarono alla cieca mentre lui si denudava e faceva per avvicinarsi. Cercò le forze per ricorrere alla sua trasformazione, nonostante detestasse farlo, ma era troppo debole e sconvolta per riuscirci, quindi iniziò a menare le mani a vuoto sperando di colpirgli le gonadi e procurargli abbastanza dolore per distrarlo! Sentendo quella carne orrenda sfiorarla chiuse gli occhi, trattenendo un conato, pronta a respingere la sensazione di disgusto per caricare un nuovo colpo...
    Stai lontano da me, mostro! Ho premuto il pulsante di emergenza, presto piomberanno qui la polizia, le mie guardie e persino la mia equipe, stanne certo!
    Ma non sentì mai la risposta a quella frase: una doccia calda, orrenda, la investì in piena faccia, sporcandole il viso, il petto, le braccia tese e persino i capelli, rendendo il suo camice completamente tinto di rosso e appiccicandole gli indumenti addosso quasi avesse fatto un bagno vestita. Quando riaprì gli occhi, lo spettacolo che si ritrovò davanti era a dir poco grottesco e terrificante. L'uomo che aveva minacciato di stuprarla era letteralmente esploso davanti a lei, mentre una figura che somigliava solo vagamente a Snis e che non si dichiarò come lui, le si parò davanti con l'aspetto di un gorgone dai capelli serpentini. Anche la sua figura blu era completamente coperta di sangue... ma la cosa che davvero la rese sconvolta fu ciò che disse... Qualcosa di così incomprensibile per la sua mente già provata da quanto accaduto, che la lasciò interdetta ponendo immediatamente fine all'attacco che aveva avuto. Non ebbe bisogno di prendere le proprie medicine, né si mise a vomitare nonostante avesse avuto inizialmente il bisogno di farlo. Un uomo era appena morto davanti ai suoi occhi... per una come lei era qualcosa di assolutamente inaccettabile, nonostante la natura malefica di un simile mostro... ma la cosa sconvolgente era che il suo paziente, quello che era svenuto per proteggerla e che aveva tentato di sedurla senza alcuna motivazione valida, ora era un'altra creatura, qualcosa che sprigionava energia erotica e perfida da ogni squama e che risvegliò il lei un senso di disgusto grande quasi quanto quello provato per il delinquente che li aveva assaliti. Con la velocità e i riflessi che la situazione concedeva, prese una parte inferiore del camice (che era rimasta miracolosamente pulita) e la portò a pulirsi la faccia, dando una veloce sistemata agli occhiali mentre tentava di riprendere la calma. Era una cosa quasi impensabile... Non poteva neppure provare un minimo di sollievo per il fatto che Snis si fosse rigenerato, o che fosse vivo... perché quello dinanzi a lei non era affatto lui. Con una calma che neppure lei riuscì a comprendere pienamente, fece per alzarsi, ma vedendo saettare verso di lei una serpe che cercò di schivare, lanciò un ennesimo grido, ritrovandosi presto afferrata e strattonata verso di lui. Cercando di dimenarsi, a quel punto dovette puntare sulla strategia... con il pezzo di vetro ancora nascosto e stretto tra nella mano che non aveva usato per pulirsi, mano che portò insieme all'altra a stringersi intorno al "braccio" della creatura.
    C-cosa sei tu? Ciò che ho detto a quel... a quell'uomo era vero. Presto saranno qui in massa per soccorrerci. Ti conviene lasciar perdere.
    Solo il balbettio tradì il terrore che ancora la divorava, ma che aveva lasciato spazio all'adrenalina per poter reagire. E mentre la serpe ascoltava, ella caricò il proprio colpo sollevando le mani verso la carne che le avvolgeva il collo come se volesse semplicemente afferrarla per tentare liberarsi, un gesto naturale che davanti a una mente sadica e megalomane poteva venir facilmente ignorato e reputato addirittura eccitante, fattore che magari le avrebbe permesso di adempire al suo vero scopo: caricare tutta la forza che aveva per infilzare la lama nella carne che la stringeva prima che potesse raggiungerle le braccia e impedirglielo, tirando verso il basso una volta affondata l'arma improvvisata così da tentare di procurargli una profonda lacerazione. Ma sarebbe servito?

    Edited by .Bakemono - 22/11/2019, 22:25
     
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    La visione di quel viso semplicemente perfetto, sporco di sangue e che ancora denotava sgomento, era un richiamo troppo forte per la sua natura da "predatore", Snis senti una vampata di calore attraversarlo a partire dal basso ventre che non fece altro che gonfiarsi costringendo sempre più i suoi indumenti, la sua lingua sembrava non riuscire a rimanere all'interno della bocca, quasi volesse lasciarla e trovare nuova dimora nella bocca o chissà quale altra cavità di lei... Complici questi fattori, anche se per uno come lui sarebbe stato dura ammetterlo, vide in ritardo la lama improvvisata che si accingeva a colpire quello che una volta era il suo braccio.
    Il movimento che la dottoressa usò per sferrare il fendente, fu rapido e preciso, come se sapesse esattamente quale punto andare a recidere per liberarsi dalla presa. Era pur sempre una dottoressa in fondo, e a giudicare dalla fama che la precedeva, e dalle evidenti abilità che stava dimostrando, era anche brava...il colpo fu netto e profondo, andò a colpire ciò che adesso era lo stomaco del serpente, aprendolo di fatto a metà e facendone riversare i liquidi sul corpo di lei. Ciò che ne uscì colò come una cascata di un color verde fluo misto al colore rosso acceso del sangue, a partire dal suo collo (rendendolo invero incredibilmente vellutato e sexy agli occhi di lui), sino ad arrivare all'altezza del suo seno, che con il camice bagnato era adesso in bella mostra, in tutto il suo splendore...
    Sai mi sono sempre piaciute le "prede" combattive, come dire, l'amore non è bello se non è litigarello vero? E la precisione con cui maneggi una lama... È così eccitante, ti prego non arrenderti subito mi raccomando, voglio vedere se sei brava in tutto con quelle mani
    si lasciò sfuggire una risatina
    Però mia cara e bellissima "Gwen", sarai anche un medico dalle infinite conoscenze, ma di me non sai quasi nulla in realtà... Come ad esempio che all'interno del mio corpo non c'è solo sangue, quelle venature verdi che vedi infatti, sono emotossine sapeva che gwen non aveva bisogno di certo delle sue spiegazioni a riguardo, ma continuò comunque a parlargliene, forse per dimostrare che non era una bestia ignorante come si poteva pensare, forse ancora voleva semplicemente vantarsi...o prendere abbastanza tempo affinché il suo veleno facesse effetto...
    è un veleno che punta direttamente ai globuli rossi, una emotossina! La mia è talmente forte da agire già attraverso l'epidermide, per lasciarsi dolcemente trasportare dal tuo delizioso sangue... Una volta arrivato dove voglio, cambia, muta... Divenendo ad esempio una potente neurotossina che in base alle "nostre esigenze" può paralizzati o renderti difficile respirare... E ovviamente in tutto ciò, per ogni grammo di veleno, 3/4 di esso sono un potentissimo afrodisiaco
    Mentre parlava, il veleno che tanto stava vantando aveva già iniziato ad agire... Trapelò nella gola della donna espandendosi da lì in tutto il corpo, e le reazioni si sarebbero a breve palesate. Le emotossine iniziarono a far mutare la protrombina in trombina (cof cof) che legando con la fibrina, creavano dei coaguli di sangue innoqui per l'organismo, ma dalle molteplici utilità. La prima parte colpita fu il seno, che pieno di sangue coagulato iniziò ad ingrossarsi dall'interno, come se milioni di esseri lo stessero riempiendo. In pochi attimi sotto gli occhi entusiasti di Snis, divenne enorme, i capezzoli erano quasi schiusi tanto si stavano gonfiando (In effetti sembrava davvero la reazione al morso di un cobra reale, o di un crotalo). La mutazione non solo rese enorme quel meraviglioso seno, lo rese anche iper sensibile, infatti la dottoressa avrebbe potuto sentire ogni centimetro che la riempiva dall'interno e che ne deformava le carni... Ma mentre le trasformazioni avvenivano in un modo lento, piacevole e a tratti anche doloroso, come una lenta agonia, altrettanto lento il sangue misto al veleno, scendeva sempre più sul suo ventre... arrivato praticamente alla base del pube e attraversando completamente gli indumenti di lei, iniziò a bagnare anche la sua intimità. Lì le reazioni furono leggermente diverse, il veleno iniziò a coaugulare con lo stesso sangue di snis, tentando di prendere una qualche sorta di strana forma, quando ad un certo punto sembrò fermarsi. Come se il tempo e le leggi della fisica non contassero più nulla, quel fiume di liquidi blocco la sua ascesa, e sul volto dell'uomo comparve un ghigno che sembrava estendersi da parte a parte del suo viso...
    Mia cara dottoressa, lei è piena di sorprese a quanto pare! Non mi aveva detto che sarei stato il suo primo amore La sua espressione divertita diveniva via via sempre più inquietante, come se nella sua mente questo nuovo risvolto non facesse che aprire nuovi scenari perversi oltre a quelli che ailei già attendevano la poverina...
    Oh ma non preoccuparti, io sono un perfetto gentiluomo, ti porterò al ballo della scuola e sarò dolce come non mai!
    Mentre l'irresistibile nuova scoperta si faceva spazio nella testa di Snis, anche tra le cosce della dottoressa, qualcos'altro stava cercando di farsi strada...
    Il sangue ormai coagulato sulla vulva di lei andò a formare come un tappo, senza che neanche una goccia vi entrasse, quel piacere spettava solo a lui! ma tutto quel liquido doveva pur finire da qualche parte... Continuando a prendere forma, segui tutta l'intimità della ragazza sino ad arrivare in mezzo alle sue natiche così morbide e deliziosamente perfette... Una volta lì Iniziò a scivolare sulla corolla del piccolo ano che orneggiava quella meraviglia, come se fosse un diamante all'interno di uno splendido gioiello A proposito di ballo, la nostra limousine è arrivata, farai meglio a metterti comoda, il viaggio sarà lungo ed accidentato... Io ovviamente prendo il posto "di dietro"
    Il sangue che delicatamente carezzava il delizioso anfratto della dottoressa, inizio a scorrere vorticosamente all'interno del suo ano, prendeva consistenza e forma dilatando le pareti della dottoressa sino a formare quello che in tutto e per tutto sarebbe sembrato un membro di un color verde acceso con venature rosso sangue, le cui dimensioni erano di un fallo umano ben dotato. Una volta completanente formato, iniziò a vibrare riproducendo un suono identico ai sonagli di un crotalo, e stimolando il clitoride di lei in una maniera violenta quasi volesse farla venire solo così, e iniettando al contempo potenti dosi di afrodisiaco anche dall'interno del suo bellissimo culetto. Gwen avrebbe potuto sentire il gigantesco cazzo più morbido del normale, crescerle dentro in un modo sensuale ed ipnotico, come un massaggio che però veniva spezzato dalla forte vibrazione che aveva lo scopo di portarla quasi ad un orgasmo, dopodiché si sarebbe bloccata di colpo, riducendo anche le dimensioni del plug e bloccando di fatto anche l'orgasmo della dottoressa, come una lunga e piacevole tortura.
    Ma che maleducato! Preso dalle belle notizie non ho risposto alla tua domanda... mia cara, io sono Snis! io e lui siamo una cosa sola, semplicemente in questo momento lui non è abbastanza lucido per condurre i giochi, ma per tua fortuna ci sono io qui... E per i rinforzi...beh è eccitante sapere che possiamo essere scoperti da un nomento all'altro non credi? Quando sarà il momento vedremo come divertirci anche con chi verrà, non temere
    Le sue parole avevano sin dall'inizio il solo scopo di temporeggiare, abbastanza da far attivare ogni singola reazione del suo veleno. L'ultimo step erano le neurotossine che avevano il compito di rallentare la dottoressa per prepararla a quello che stava per accadere, e se avessero avuto effetto, la dottoressa avrebbe potuto sentire inerme, la serpe squarciata sotto la sua gola ribaltarsi al contrario a partire dal taglio che lei stessa le aveva inflitto, finendo sulla sua faccia come un enorme maschera di pelle, la cui consistenza però cambiava velocemente, sino a diventare completamente trasparente in modo che vi si potesse vederci attraverso. La maschera avrebbe aderito al viso perfetto della dottoressa lasciando libera solo la bocca, che avrebbe tentato di schiudere tenemdola oscenamente aperta e alla mercé di Snis, e due piccoli fori per le narici in modo che potesse respirare. Nonostante ciò, ogni centimetro della sua faccia, seppur compresso dalla maschera, rimaneva sensibile anche al più piccolo stimolo.
    Solo a quel punto Snis si avvicinò di più a Gwen, apri la bocca e fece penzolare la sua lunga lingua sul suo viso, la accarezzo in un modo lento ed ipnotico, ma allo stesso tempo macabro, come quando un predatore assapora il suo pasto... E con uno scatto seroentesco, quella lunga lingua avrebbe cercato di entrare dentro la sua bocca, che se fosse stata schiusa per via della maschera, non avrebbe trovato nessun ostacolo avvighiandosi alla lingua di lei e facendola roteare mentre le riempiva la bocca. In tutto ciò c'era qualcosa di ben più grande della sua lingua all'altezza della gola di Gwen, che cresceva vistosamente alla vista di quel corpo perfetto che veniva pian piano stimolato dal veleno, se Gwen avesse degludito, il rigonfiamento sul suo collo avrebbe sicuramente incontrato la verga di Snis... Era una scena totalmente assurda e quasi grottesca, ma non era solo che l'inizio...

    Edited by Dark Law - 5/12/2019, 09:10
     
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    Una giornata che era iniziata come tante altre, si stava rivelando decisamente assurda, se non a dir poco surreale viste le abitudini di Gwen. Nel corso degli anni aveva avuto a che fare con davvero tanti individui delle più disparate razze, persino qualche succubus o incubus per di più, eppure nessuno di loro era mai andato oltre al semplice "provarci", alla battuta sconcia, e via discorrendo. Era naturale, in fondo, cercare di portare rispetto per colei che li stava curando, se non per bontà d'animo, quantomeno per convenienza: chi si metterebbe contro a una che ha letteralmente in mano la propria vita? Ebbene, Snis, che certo non era parso uno stolto inizialmente, si stava rivelando uno degli essere più meschini che avesse mai incontrato, e per quanto il loro bacio le fosse piaciuto, tutto ciò che pensava di provare, ovvero quell'attrazione chimica così marcata, rischiò di sciogliersi come neve al sole davanti a quella trasformazione, mentre ella entrava nel più totale sgomento. Era dunque quella, la sua vera natura? Un ibrido per metà serpente, velenoso e infido ancor più della sua controparte animale, che invero aveva tutta la simpatia di Gwen stessa? Con il senno di poi, se avesse saputo prima che non si trattava del vero Snis di sicuro avrebbe provato un po' meno odio per ciò che stava succedendo; non che sapere che si trattava di una vera e propria entità a parte facesse la minima differenza su ciò che stava per accadere, ma almeno poteva lasciar da parte i ricordi di lei che per un momento, sebbene uno solo, si era rilassata tra le sue braccia per quel profondo bacio rubato. Ricordi che non poterono che riempirle la mente e far gridare alla sua coscienza un atroce "te la sei cercate!", che ovviamente la ragione smentiva prontamente, perché in fondo chi avrebbe potuto prevedere che sarebbe finita così? L'odore del sangue le stava dando alla testa. Era abituata a sentirlo, ma così tanto sangue addosso non l'aveva mai avuto, neppure durante le operazioni improvvisate più cruente. Cercò di ribellarsi in ogni modo, e provò una certa soddisfazione quando la lama premette la carne, tirando davvero fino in basso, con una tale foga che senza volere squarciò il centro del suo vestito, ad altezza petto, finendo per creare un buco in mezzo ai seni così vicino a quello sinistro che c'era da ringraziare che non si fosse ferita. I seni erano già esposti dalla trasparenza del vestito, che seppur lo tingesse di rosso rendeva perfettamente aderente il tessuto, rivelando così i capezzoli inturgiditi della dottoressa. Per colpa di quel taglio tuttavia, i seni vennero fuori a loro volta, completamente esposti e privati del reggiseno una volta bianco che si aprì sul davanti; al che la forza di gravità fece pendere quelle due grosse colline di carne leggermente verso il basso, donandogli una forma vagamente allungata. L'incidente non fece altro che peggiorare la sua situazione, non solo perché la mise in una posizione più imbarazzante, benché non fosse particolarmente pudica si sentiva ancora più inerme mezza nuda com'era, ma anche e soprattutto perché i seni vennero completamente ricoperti di una sostanza verde sconosciuta che non aveva l'aria di essere acqua fresca, senza contare che così, privo di un sostegno, il suo petto risultavana parecchio scomodo per muoversi e attaccare. Una cosa, "attaccare", che intendeva fare immediatamente, tanto che quando Snis... o chiunque fosse, pronunciò quelle sue prime parole, ella lo stava già fulminando con lo sguardo, stringendo i denti e ringhiando quasi mentre tentava ancora una volta una volta di infliggerli un danno: più precisamente un colpo ai suoi genitali, che mirava a infliggergli col minor sforzo possibile il più alto livello di dolore possibile non che procurargli un'emorragia consistente. Purtroppo, ciò che presto le venne spiegato iniziò a far effetto già da quel primo contatto con la sua pelle, e lei si ritrovò con gli occhi sgranati mentre fissava la sua mano ferma a mezz'aria, tremante, che ancora per poco stringeva il frammento di vetro... Si rese conto di essere impotente ancor prima che la spiegazione finisse; sapeva bene come funzionasse quel tipo di sostanza e sapeva anche di non aver alcuna chance di privarsene, non senza un apposito antidoto comunque, quindi fu costretta ad assistere impotente dapprima alle sue dita che perdevano presa, lasciando cadere l'unica arma a sua disposizione, poi alle sue braccia che semplicemente caddero, con lentezza disarmante, verso il pavimento, rimanendo molli lunghi i suoi fianchi. Avrebbe dovuto cadere anche lei ma che fossero i serpenti a tenerla dritta o la semplice fortuna, rimase invece in ginocchio, le ginocchia che scivolarono sul sangue dell'uomo che Snis aveva ucciso, facendole così aprire ancor più le cosce che rimasero irrimediabilmente schiuse fino alla loro massima capacità, con la sua vulva coperta solo delle mutandine non più bianche a non più di 10 centimetri dal pavimento.
    Stai pur certo che non la passerai liscia. Il mio consiglio rimane quello di fermarti adesso. Sei già ferito, hai il braccio malandato, la vena recisa ti procurerà un'ulteriore emorragia... è probabile che sarai tu stesso a perdere i sensi quando... cosa...?
    E lì, proprio mentre parlava, la sua voce iniziò a suonare alle sue stesse orecchie sempre più biascicata, mentre le dita perdevano per l'appunto presa e iniziava a sentire la temperatura corporea crescere sensibilmente. Il rosso si diffuse ovunque, sulle gote, sulle labbra, persino sul collo e sui suoi seni, già incredibilmente sporchi e ancora gocciolanti di fluidi. Quando abbassò lo sguardo, poté osservare il suo stesso corpo mutare, i capezzoli erano diventati semplicemente esagerati, lievemente schiusi nel logo gonfiore, mentre i seni stavano crescendo di almeno tre... forse quattro taglie. Il petto si mosse dapprima convulsamente, su e giù, come quello di un animaletto spaventato, ma più le emotossine facevano effetto più iniziava a rallentare, perché la paralisi si diramava lungo tutto il corpo... e proprio come una perversa metafora, se lentamente il suo cuore si tranquillizzava, velocemente la sua libido veniva stimolata, aumentando sensibilmente e forzatamente a causa delle misteriose sostanze afrodisiache. Non l'era mai capitato un paziente con simili capacità, e se l'aveva fatto di certo non le aveva mostrate a lei, per sua fortuna o sfortuna, dunque si ritrovò per una volta completamente impreparata e impossibilitata a reagire. Sperava vivamente che Iris stesse bene, sperava che in mezzo al nulla qualcuno potesse sentirla... Avrebbe dovuto urlare quando aveva potuto farlo nel pieno delle sue facoltà! Ma... aspetta... perché non l'aveva ancora fatto? Aveva sfiorato il pulsante, certo, ma se non fosse bastato? A quel punto la corsa contro il tempo era decisamente ardua, perché ogni secondo alla mercé di quel mostro poteva significare la sua rovina... Intimamente era anche lei lussuriosa, certo; ricorreva all'eutoerotismo tantissimo, quasi all'eccesso, e a volte cedeva al richiamo della socialità e dava spettacolo in cam mostrando il suo corpo a qualche sconosciuto... ma di certo, per quanto i suoi più reconditi e mostruosi sogni erotici non fossero affatto casti e somigliassero quasi a quella situazione, non aveva aspettato 28 anni per ritrovarsi l'imene lacerato da una serpe umanoide psicopatica. Prese una lunga boccata d'aria, riempendo i polmoni, decisa a dare tutta se stessa in un grido che svuotò con forza quel petto prosperoso di tutta l'aria che poteva contenere, ma per quanto inizialmente fu quasi credibile, via via la sua voce iniziò a tremare, affievolirsi, e presto addirittura... a cambiare.
    AIUTO! AIUTATEMI, PRESTO! AHIuto! Aiuto... ah... Qualcunh-o... Gh-nnh... ah-iuh...ahnf...
    Presto iniziò ad ansimare, la voce roca e provata... ma non per le grida. Strinse gli occhi, gli occhiali erano completamente sporchi e storti sul viso, dunque non vedeva oltre il metro di distanza, perché il resto era sfocato. Sentì il seno crescere e diventare più sensibile, tanto che il solo fruscio del vento che entrava di tanto in tanto nell'ambulanza, bastava a procurarle un sussulto e un ansito incontrollato. Le sembrava di perdere ogni controllo di sé, dal respiro, al battito del cuore, finanche e soprattutto alle reazione inconsulte delle sue zone erogene... non solo i capezzoli fuori controllo e oscenamente turgidi, ma anche e soprattutto la vulva ricoperta di sangue i cui umori presero ben presto a inzuppare le mutandine, impregnandole completamente della sua essenza, il clitoride completamente turgido e in evidenza tra le grandi labbra. A quel punto la sua figura era ridotta a una scena che sembrava uscita da un film splatter ed erotico insieme: in ginocchio, completamente bagnata di sangue, gli occhiali sorti sull'espressione debole, stanca, ma anche eccitata, con le palpebre socchiuse e le labbra leggermente schiuse. L'unica cosa rimasta bianca nella sua figura, a parte qualche sprazzo di pelle, erano i denti candidi che si intravedevano dalla bella bocca semi-aperta. Quando sentì il sangue e quella strana sostanza scivolare come se avesse vita propria tra le sue cosce, superando facilmente la minigonna del vestito e infilandocisi sotto, il suo corpo riprese a dimenarsi, sebbene molto più lentamente di prima a causa della mezza paralisi. Iniziò a scuotere la testa visibilmente intenzionata a sollevare le mani per respingere o trattenere quella sostanza, ma non riuscì a muovere altro che un paio di dita, mentre quella robaccia si insinuava nelle sue mutandine e la faceva sussultare e tremare, se non fremere nel profondo addirittura. Seppur il suo corpo reagisse all'afrodisiaco tuttavia, lei si irrigidì sensibilmente sentendo qualcosa iniziare a prendere forma sulla sua intimità, schiusa e fradicia certo, ma comunque inviolata e dunque stretta come un pugno. Sentiva che se solo avesse provato a infilarci qualcosa avrebbe gridato nonostante la fatica, e per la disperazione le venne voglia di piangere... cosa che si impedì di fare. Come sempre, preferiva non mostrarsi debole davanti a un individuo del genere, certa che la cosa avrebbe potuto agire come benzina sul fuoco del suo sadismo. Quel bastardo parve fermare il suo sangue... che razza di potere era quello, poi? Riusciva a muoverlo a piacere? E iniziò a prendersi gioco di lei per la verginità che evidentemente, in qualche modo, aveva percepito... Che fosse maledetto! Gwen digrignò i denti, tentando di fulminarlo con lo sguardo e stringendo le dita intorpidite in due pugni sulle sue cosce aperte.
    Devi fermarti... E devi farlo subito. Ti assicuro che quando la mia equipe ci troverà... nessuno di loro sarà clemente con te se mi trova in questo stato! Non so chi ti creda di essere, ma non sei certo immune alla legge e ti sei appena messo contro uno dei più importanti ospe-GHA!? Nh-nhon... tohgliolo! Togliolo subito da dentro di meh! GHNHH!!!
    Se anche la sua intimità venne risparmiata, non avvenne lo stesso per il suo retto... Non era la prima volta che riceveva qualcosa lì, odiava ammettere che a volte aveva provato qualche giocattolo, tuttavia quello era... era assolutamente degradante, umiliante e osceno. Lacrime d'odio e di piacere misto insieme iniziarono a farsi strada sulle sue guance, creando rivoli trasparenti che trascinarono con essi del sangue, pulendole vagamente il viso. Ella cercò comunque di mantenere un'espressione infuriata, per quanto distorta dal piacere. Non faceva che cercare contatto visivo con Snis, voleva che vedesse il suo odio, che se ne nutrisse pure... purché ci si strozzasse! L'adrenalina le permise di iniziare a muoversi, dapprima fu un breve tentativo, ma quando la sua faccia si ritrovò intrappolata le sue mani riuscirono a saettare contro quella membrana rivoltante, afferrando le squame dagli angoli e cercando, purtroppo invano, di liberarsene. All'inizio faticò a respirare... poi delle aperture le permisero di prendere un'ampia boccata d'aria, mentre spalancava la bocca... inizialmente per propria volontà, poi gridando in modo ridicolo per via della membrana che la costrinse a tenerla spalancata, con la lingua lievemente penzolante e gli occhi increduli puntati contro Snis. Cercò di liberarsi con ogni forza, davvero, ma ovunque tirasse quella pelle sembrava essersi attaccata ai suoi lineamenti, e dove tirava tirava anche la sua pelle deformandole l'espressione, ora disperata... ma anche folle. Temeva che lentamente sarebbe impazzita, perché sentiva distintamente l'effetto dell'afrodisiaco aumentare e aumentare, tanto che quando i fluidi si indurirono del tutto dentro di lei e contro la sua vulva, prendendo forma e consistenza, ella iniziò a sbavare copiosamente, mentre umori su umori iniziarono a unirsi a tutto quel sangue e alle sostanze venefiche di Snis... che non era Snis, a quanto pareva. Gwen dovette ricredersi dunque, perché non era affatto di consolazione saperlo, anzi... la fece ancor più infuriare, tanto che si dimenò mentre invano tentava di dire qualcosa, costretta oramai a pronunciare solamente parole incomprensibili e ridicole, a bocca spalancata.
    EH-Ah-ahehahi! HA AHehai he hesshto!
    Che sarebbe dovuto essere un "Me la pagherai! La pagherai per questo!", presto soffocato dalla lingua di Snis che le si infilò in gola, interrompendo qualsivoglia grido o movimento, ma non i lamenti che semplicemente si soffocarono, facendosi tuttavia più forti e sentiti, come se volesse respingerlo con la sola potenza di essi. L'orgasmo montò veloce facendola arrossire ovunque, là dove il sangue tingeva già ogni cosa, e proprio quando il suo clitoride ebbe uno spasmo e fu in procinto di mandare gli impulsi finali al suo cervello... ecco che si bloccò di colpo, lasciandola debole e fremente, immobile e piagnucolante contro quella bocca sconosciuta. La lingua biforcuta le penetrò la gola come avrebbe fatto un sesso maschile, facendole sentire i conati, così come un senso di soffocamento che la costrinse ad afferrare le spalle dell'uomo. Voleva disperatamente scacciarlo, allontanarlo... per questo le aveva afferrate... ma lentamente, senza che quasi se ne rendesse conto... la stretta si trasformò in qualcosa di diverso, in un semplice aggrapparsi a lui mentre le grida diventavano mugolii, e i mugolii suppliche... Il suo corpo gridava a gran voce di essere soddisfatto, lei diventò violenta e strinse le spalle del mutaforma come se volesse graffiarle, strappargli la carne, i muscoli e tutti gli strati di adipe possibili... ma non avvenne nulla di tutto ciò. Semplicemente, si ritrovò avvinghiata a lui e costretta a quel bacio insensato e disgustoso, a cui purtroppo il suo corpo non reagì come avrebbe dovuto. E se anche qualche conato riportò a galla qualcosa, non fu bile ma sangue ingurgitato erroneamente, che prese a scivolare in inquietanti rivoli dai lati delle sue labbra, direttamente sulla sua pelle e nella bocca della serpe, che chissà come mai temeva avrebbe solamente apprezzato. Tentò davvero di ribellarsi, di dimenarsi, di spingerlo via... ma allora perché in verità lo trascinò a sé in modo che riempisse più a fondo la gola?
    Si era totalmente sbagliata. In precedenza si era detta di calmare i bollenti spiriti perché quello non era uno dei suoi romanzi rosa... Ebbene, si rese conto di non essere affatto all'interno di un romanzo rosa o fantascientifico... No. Quello era un assurdo Manga Hentai! Un sogno erotico di quelli pazzi che ogni tanto le capitava di fare! E a differenza delle sue notti solitarie passate con se stessa, quella volta desiderò fortemente di svegliarsi al più presto...
     
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    Non era tipo da emozioni, non sembrava potersi innamorare o cose simili... Eppure, alla vista di quella stupenda creatura, che versava in quelle condizioni al di fuori di ogni più perversa e recondita situazione o immaginazione, stava suscitando in lui qualcosa di molto simile seppur totalmente diverso al classico "amore" . Provava voglia, voleva averne di più, e non si sarebbe arreso finché non lo avrebbe avuto!
    Bramava ogni centimetro della dottoressa, voleva fondersi completamente con lei, e ovviamente non in senso lato...no, lui voleva inghiottirla, nella più perversa, eccitante e straziante spirale che ella avesse mai solo potuto immaginare. Ripensandoci non aveva nulla a che vedere con l'amore, o forse, se ci si sofferma ancora meglio, era esattamente la forma "perfetta" di quel sentimento...
    Un sentimento antico come la terra, un sentimento che solo gli uomini hanno definito tale, un sentimento che prima era solo un mero bisogno, un istinto primordiale che ogni bestia ha dentro sin dalla nascita...e che adesso lui sentiva scorrere in ogni fibra del suo corpo, facendogli letteralmente ribollire qualsiasi fluido corporeo potesse avere dentro.
    Con lentezza fece scivolare la lingua dalla quella deliziosa bocca ormai quasi deformata, cercando in tutti i modi di trascinare all'esterno anche quella di lei, lasciandola in una posizione allo strenuo dell'osceno. Dai lati delle labbra le cadevano rivoli di sangue, Snis li accolse uno ad uno spalmandoli sulla lingua della dottoressa prima di ingerirli, come a voler condividere un pasto con la sua compagna. Lei avrebbe potuto sentire il sapore ferruginoso del sangue, misto al sapido dovuto dalle sue stesse lacrime e dalla saliva dell'uomo (?), nonché il calore proveniente da quell'organo che oramai era quasi rovente. La figura di lui iniziò a farsi leggermente più lontana man mano che il suo viso si alzava ad osservare il meraviglioso capolavoro che stavano creando, lei avrebbe potuto osservare i marmorei addominali che portavano a dei pettorali decisamente più muscolosi di un normale essere umano, ma dalla forma più a punta, quasi volessero terminargli dietro la schiena in qualche strana armatura...Il sorriso sul suo volto non si spense neppure per un secondo, a maggior ragione quando si accorse che lei lo odiava! lo odiava eppure lo desiderava, voleva la soddisfazione che la tortura al suo bellissimo culo le stava negando! e di certo lui non la avrebbe fatta attendere ancora a lungo...
    Dottoressa! oh al diavolo, sto per portarla al ballo! Mia "cara" Gwen...credevo fossi la mia santarellina verginella alla prima cotta...eppure nei tuoi occhi riesco ad intravedere chiaramente un desiderio.
    Si avvicinò nuovamente al suo viso, chinandosi e portando i loro occhi a pochi centimetri di distanza. Ora le loro pupille avrebbero potuto specchiarsi a vicenda, e Snis la guardò intensamente iniziando a parlare senza distogliere mai lo sguardo.
    Dimmi mia cara, cosa desideri? a me puoi dirlo, non uscirà da questa ambulanza...ma probabilmente non lo farai neanche tu! ghignò Se non vuoi dirmelo posso provare ad indovinare, magari ci divertiremo un po' di più così, non credi?
    Il suo viso si allontanò nuovamente, lasciando spazio a qualcosa di diverso dai suoi addominali, forse però addirittura più duro...un erezione enorme si palesò a pochi centimetri da lei, che forse avrebbe creduto di avere le visioni dovute al troppo veleno presente nel suo corpo, ma l'enorme cazzo dell'uomo si sarebbe sdoppiato davanti ai suoi occhi come una serpe che muta e abbandona la vecchia pelle, solo che nessuno dei due membri sembrava meno dell'altro.
    Dimmi, è questo che desideri?
    Disse spostandosi di lato alla dottoressa, dopodiché diresse le enormi erezioni verso il lato del suo viso, una si sarebbe fermata premendo l'enorme cappella contro la guancia della ragazza quasi sfondandola, mentre la seconda sottostante si sarebbe posata sulla lingua a penzoloni di lei, continuando a spingere come se volesse venire solo così.
    Continui a parlare di leggi, di aiuti che non vedo ancora e di “normalità”...ma adesso dimmi, perché tutto questo non dovrebbe essere considerato normale? Solo perché una società creata da boriosi burocrati dice così? Chi ci vieta di possederci l’un l’altra finché i nostri corpi non cadranno esanimi al suolo?! Di certo io non mi faccio dire cosa fare… e a quanto vedo dalle tue mutandine, non lo vorresti neanche tu…
    Fece roteare la dottoressa su se stessa portandola di spalle a lui, poi la adagiò con una certa velocità al suolo portandosi su di lei e finendo inevitabilmente con la bocca sulla sua intimità coperta solo dai pochi indumenti che le restavano, ed i due enormi cazzi a pochi centimetri dal suo viso.
    Io adesso inizierò a fare ciò che voglio, tu potresti fare lo stesso e goderti il momento, oppure continuare a frignare come la società corrotta in cui hai sempre vissuto ti ha imposto! Il mio...pardon, i miei cazzi sono lì che ti aspettano
    Abbassò la testa verso la sua intimità pulsante, con i denti strappò letteralmente la poca biancheria, e fece penzolare la lingua sul clitoride della dottoressa, respirando affannosamente sempre su di essa. Se la dottoressa fosse stata particolarmente recettiva (e probabilmente per via del veleno e della situazione lo era ) avrebbe potuto sentire il suo respiro, quasi come fossero delle dita che premevano a ritmo.
    Sperava che lei si lasciasse andare, ma nel frattempo non si precluse di aiutarla almeno un minimo...la lunga lingua iniziò a strisciare come un lungo cobra sulla sua coscia, mentre la vicinanza con la sua vulva faceva sì che ogni centimetro le strusciava sul clitoride mentre le circondava la coscia spostandosi verso il suo delizioso culetto. Qui il sangue che prima la riempiva, fece spazio alla lunga lingua, raddoppiando come se fosse necessario, le dimensioni della stessa, che velocemente penetrò il suo retto roteando vorticosamente dentro e fuori...ad ogni affondo il clitoride di Gwen sarebbe stato stimolato sempre di più, e le erezioni di Snis le avrebbero strisciato sul viso in contemporanea, arrivando sempre alla base della sua bocca, bocca che se solo lei avesse aperto leggermente, avrebbero profanato in una perversa 69 inversa.
    Tra una spinta e l’altra si fece sfuggire solo un ultima frase…
    A te la scelta…
    Certo non era il comportamento dell’animale che fino a poco fa aveva di fronte, sembrava addirittura...“gentile?” Forse era davvero rapito dalla ragazza, o forse ancora voleva infliggerle un umiliazione ancora più grande, dimostrandole che tutto il suo mondo fatto di leggi, fiocchi e nastrini, si sarebbe potuto facilmente sgretolare sotto il peso del suo bellissimo culo.
    Quel che era certo, era che nessuno avrebbe garantito la sua resa ad un eventuale rifiuto, anzi...probabilmente avrebbe portato la situazione a diventare ancor più cruda e spiacevole...se lei non l’avesse desiderata ovviamente.
     
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17 replies since 2/3/2019, 12:10   661 views
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