Una traduzione marmorea

xEllariaSand

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    Poco fuori le barriere romane esistono varie frazioni cittadine dedicate ad abitazione decisamente sfarzose se non anche di alto lignaggio. La nobiltà di Caius è indiscussa, ma che Roma non abbia una storia legata alle famiglie patrizie o comunque influenti è qualcosa di ben lontano dalla realtà. Mesti dell'Argante era però un cognome che aleggiava nella nebbia, a differenza del sole bruciante che rinfrancava quella mattina particolare. Il maniero in cui si trovava Febo era in puro stile romano dell'epoca del sommo Giulio Cesare, con tanto di pinata principale a quadrato intorno al mastodontico impluvio centrale, da cui poi si diramavano tutte le varie sale e dislocazione dell'abitazione. C'è da dire che in termini di misure era scalato verso una grandezza superiore siccome contava più piani, giardini pensili e sopratutto un muraglione più similmente medioevale che definiva ettari e altri ettere del territorio a sud della capitale. Non era certo qualcosa che non poteva essere lasciato non visto man mano che l'autostrada in uscita dalla città si faceva minuta e sopratutto privata, e rappresentava l'unica via di accesso a quel sontuoso luogo. Quindi l'entrata non veniva abbracciata da un ingresso accogliente o al pian terreno verso la rotonda piazza finale prima della discesa dai veicoli, ma anzi aveva un cancello secondario di ingresso tortuosamente privo di una luce diretta verso la casa stessa, che richiedeva una decina di scalini per essere superato prima di dare sfogo a un disimpegno rettangolare di circa 30 metri di profondità per 50 di lunghezza. Un occhio critico poteva riconoscere che una stesura architettonica del genere era tipica delle casate che possedavano milizie private nei periodi medioevali se non vittoriani, ma non vi erano guardie a vista e verso il vero e proprio ingresso della magione si profilava solo una figura bianca e minuta con le mani dietro la schiena e con una posa molto marziale. Febo, un ragazzo di appena 16 anni, restava in piedi scrutando l'entrata in attesa dell'ospite di quel giorno, alternandosi nel guardare un orologio da taschino di argento con tanto di catenina di sicurezza agganciata al bavero della tasca opposta. Non sembrava particolarmente mosso da nessuna emozione se non da una tranquillissima attesa. Il programma di quel giorno era ospitare una esperta di arte straniera che a quanto pare era diventata prettamente famosa negli ultimi tempi, e per cui vi era una necessità in termini di abilità per apprezzare un recente arrivo all'interno della casa. Virgilio, il fratello di Febo, non era in città e quindi toccava al giovane padrone di casa occuparsi dell'evento.
     
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    Mesti dell'Argante.
    Un nome indubbiamente noto, specialmente per chi, come lei, ha un giro di conoscenze in ambito nobiliare abbastanza vasto da permetterle di tenere sempre sott'occhio i potenziali clienti appartenenti a quella singolare ma certamente proficua classe sociale.
    Infatti, non appena è stata contattata, si e no a poche ore dal suo arrivo a Roma, dalla Casata dell'Argante non ha esitato nemmeno un istante nel riconoscerne il nome e mettersi a disposizione per quel consulto. Tuttalpiù che il suo naturale e innato interesse per i manufatti artistici ignoti e misteriosi è stato giustamente stuzzicato dalla richiesta ricevuta, ossia quella di classificare e dare un nome e un origine a un oggetto d'arte pervenuto tra le mani del giovane Febo Mesti dell'Argante.
    È stato quindi senza esitazione alcuna che, presa la sua Lamborghini Huracan neo acquistata e nero inchiostro, si è immediatamente diretta verso la residenza dell'Argante.
    È quindi con perfetta e a dir poco impeccabile puntualità che l'avvenente mannara fa, dopo essere stata adeguatamente identificata come ospite, il proprio ingresso all'interno dell'ampia magione.
    Spinge silenziosamente la macchina a passo d'uomo, prendendosi qualche istante per apprezzare la singolare struttura architettonica della residenza e osservare gelidamente ammirata la struttura del giardino.
    Non ci mette molto a inquadrare il suo giovane cliente, e osservandolo per qualche istante da lontano, silenzioso e pacatamente in attesa del suo arrivo, non può fare a meno di lasciarsi sfuggire un lieve e inaspettatamente non troppo gelido sorriso. "Beh, se non altro questo giovane ha un'aria tutt'altro che simile a quella vergognosa quantità di spocchiosi signorotti che pretendono di sapere qualcosa di arte. E poi non sanno nemmeno distinguere un'opera di Monet da una di Degas. Si prospetta essere un incontro interessante.", riflette mentre, con eleganza totalmente naturale, apre infine la porta dell'auto palesandosi agli occhi del giovane.
    Per l'occasione la donna ha deciso di indossare una professionale ma elegante camicetta in seta blu lapislazzuli, in perfetta sintonia col colore degli occhi, accompagnata da un tailleur formato da una gonna nera che le arriva sino al ginocchio e da una giacchetta anch'essa nera. Per finire delle calze a maglia scure e delle ballerine dello stesso colore. La chioma color azzurro ghiaccio è invece raccolta in una crocchia elegante, con solo qualche ciuffo sporadico che le cade sul collo.
    Sorride gentilmente, avvicinandosi con passo deciso al giovane e porgendogli la mano, perfettamente curata: "Buongiorno, sono Selenya Von Sokolov. Se non erro mi ha contattata per una consulenza riguardo un particolare manufatto.", afferma, cordiale ma posata, aspettando il suo dire in silenzio.
     
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    La macchina sportiva della signorina Sokolov sarebbe arrivata puntuale facendosi strada fino all'ingresso con la dovuta accortezza e calma. Non le sarebbe scappata nemmeno una accellerazione per il solo gusto di far sentire la potenza del motore che albergava in quel manufatto moderno, e da questo punto di vista avrebbe ricevuto uno sguardo curioso in caso siccome Febo non è avezzo alla classificazione o al gaudio del possedere una tipologia di macchina simile a quella. Ma qualcosa che invece gli suscitò una reazione immediata fu la scelta del vestiario di lei che sprizzava professionalità da qualsiasi angolazione. Molte donne o anche uomini che curano le gallerie d'arte tendono a essere estremamente eclettici, se non esageratamente singolari, cosa che Febo non aggancia siccome è abituato a vestire con una attenta selezione di capi e accessori atti a dare messaggi chiari. Per esempio la semplicità del suo vestiario contornato solo dall'orologio da taschino era perfetto per fare da ospite alla neo giunta, che risultava una persona che quel giorno andava ascoltata e messa a suo agio per permetterle di lavorare. Diciamo che la logica dietro questo tipo di approccio è la stessa che si ha con un tutore privato che viene ad insegnare: non esiste nobiltà di fronte all'apprendimento della conoscenza o al riempimento di lacune su qualsiasi ambito. Febo avrebbe porto la propria mano per gingere quella di lei e accennare un mezzo inchino per sfiorare le labbra in segno di rispetto e saluto.
    Benvenuta nella magione, Miss Sokolov. E le confermo il necessario bisogno che avrei al momento di una persona esperta nel campo...
    Febo ha un tono di voce tipico di un ragazzo giovane, ma ritmo e posa sostengono una certa autorità che non manca di mantenere anche di fronte a un adulto sconosciuto.
    ...Ma prima è doveroso chiederle se preferisce rinfrescarsi con qualcosa di suo gradimento dopo il viaggio.
    Il ragazzo seguiva quindi un etichetta tipica dell'accoglienza mondana, e si sarebbe premurato di chiudere la portiera della macchian alle spalle della donna e con la mano destra invitarla cortesemente ad entrare in casa. La differenza di altezza era sonora, ma Febo non sembrava darne particolarmente conto e camminava circa due passi avanti a Selenya con fare molto disinvolto tenendo le braccia lungo il corpo assecondando i naturali passi di un camminata abbastanza sicura.
     
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    Stringe la mano del giovane sorridendo cordiale, annuendo appena alle sue parole.
    "Giovane ma indubbiamente più maturo ed educato dei suoi coetanei. E' certamente un valido membro della sua famiglia.", pensa silenziosamente, prendendosi un veloce e affatto inopportuno istante per apprezzarne i modi e l'abbigliamento indubbiamente elegante e fresco.
    "Certamente, anche se penso che mi accontenterò di un bicchiere di acqua frizzante. Inoltre, così potremo parlare ... prima di vedere il manufatto, sarei sinceramente interessata a sapere dove l'ha trovato e il motivo di tanta cura nell'individuarne le origini.", afferma, seguendolo silenziosamente, "Vede, al giorno d'oggi è raro essere contatta per un consulto. Sebbene provi sempre un sincero piacere, vista la mia naturale curiosità come artista ed esperta in materia, nell'essere chiamata da chi desidera sapere di più su qualche opera particolare la maggior parte dei miei clienti non è tanto interessata alle mie conoscenze, quanto piuttosto alla mia fama come artista. E' un peccato, condividere saperi è una cosa magnifica, specialmente verso giovani come lei.", termina il discorso con una leggera nota di malinconia, nonostante per tutto il tempo sia l'atteggiamento che i modi eleganti ma posati non siano mai svaniti del tutto.
    Ed effettivamente ha ragione.
    Nonostante fosse già a conoscenza della giovane età del suo illustre ospite, il piacere che aveva provato nel constatarne l'effettiva giovinezza l'aveva rallegrata non poco. Non era a conoscenza dei motivi che avevano spinto Febo Mesti a chiamarla, ma era ugualmente felice nel constatare come, tra le nuove generazioni, vi fosse comunque qualcuno di sinceramente interessato non tanto al suo lavoro e alle sue produzioni quanto alle sue conoscenze.
    Eppure, fatta eccezione per quella lieve nota di malinconia nella voce l'atteggiamento della giovane non sembra perdere nemmeno un frammento della proprie elegante freddezza, a dispetto del talento e delle competenze trapelate dalle sue parole.
     
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    Febo avrebbe ascoltato attentamente Selenya, socchiudendo gli occhi e sorridendo caldamente. Effettivamente il ragazzo era educato ma non austero, anzi il seguire l'etichetta e il comportamento posato potevano essere riferiti a un sincero sentimento di rispetto verso la donna e a un piacere nell'emanare la stessa bellezza che quella magione poteva imprimere su tutti coloro che la visitavano. Orgoglio è la parola più adatta.
    E acqua frizzante sia. Al riguardo dei suo contatti, mi dispiace che si concentrino su un ambito che non ritiene esprima al meglio i suoi interessi. Ho il lusso di vivere di curiosità, di ignoranza e di potenzialità; è quindi un piacere che siano motivi di impegno per lei per essere coinvolta nelle interazioni.
    Febo aveva un tono molto placido e gioviale, quasi allegro. Di sicuro non si riempiva il petto di pretese o false abilità, anzi quasi faceva sfoggio di ciò che gli mancava come un'ottimo terreno su cui investire. E non aveva il sapore di esagerata umiltà o ostentata consapevolezza. Avrebbero percorso tutto il disimpegno dell'ingresso passando su un pavimento marmoreo dal disegno geometrico ad archi ed elissoidi intrecciati, quasi come una labirintica e intricata trama di una sorta di ragno, dai colori rosso accesso e un contrastante bianco latte. Poi, attraverso un disimpegno laterale, sarebbe quindi arrivati a una sorta di serra vetrata che affacciava sull'impluvio interno della casa, assomigliante a un piccolo Eden in cui l'acqua vaporeggiava leggermente. Era probabile che sfruttasse lo stesso sistema di riscaldamento che usavano i romani nell'antichità attraverso dei canali all'interno del pavimento comunicanti con una caldaia dove il vapore faceva da naturale riscaldatore. C'era una tavolino intarsiato di argento dalla forma ovale con due sedie ai alti opposti pronti ad accoglierli.
    Si accomodi pure mentre recupero le bevande. Potremmo inziare a parlare appena sarò di ritorno.
    Febo quindi si sarebbe avviato in una stanza che affacciava alla serra a una decina di metri di distanza. Si sarebbero sentiti vari rumori tra bicchieri e bottiglie e non avrebbe fatto capolino prima di qualche minuto. Selenya era libera di guardarsi in giro.
     
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    Lo segue in silenzio, prendendosi il suo tempo per osservarsi attorno senza tuttavia rallentare il loro procedere.
    Lo sguardo della donna fa trasparire un sincero apprezzamento per le scelte architettoniche compiute nel costruire la struttura, al punto che lo sguardo non può fare a meno di saettare da un lato all'altro facendola sorridere lievemente. Un sorriso che no, non tocca quasi mai i suoi occhi, ma che si palesa sempre quando si ritrova immersa in luoghi dal forte spirito artistico come quello, in grado di rappresentare un vero e proprio piacere per gli occhi.
    E quando sente le sue parole non può fare a meno di sentirsi piacevolmente soddisfatta.
    "Curiosità, ignoranza e potenzialità ... se accompagnate da una sincera voglia di apprendere sono le migliori doti che un giovane possa avere. E io sarò ben felice rispondere a tutto le sue domande, se si tratta di accompagnare un giovane educato e intelligente come lei nel cammino della conoscenza sono sempre lieta di essere disponibile.", afferma, sorridendo lievemente mentre raggiungono la sala.
    Si osserva velocemente intorno, lasciando spaziare lo sguardo fino all'esterno quando lo sente parlare.
    Annuisce appena: "Nessun problema, la aspetterò qui.", risponde, osservandolo allontanarsi per poi abbandonare la semplice borsa in pelle nera su una delle sedie, e iniziare quindi a osservarsi attorno.
    Con la calma naturale di chi è abituato a gustare in silenzio le bellezze architettoniche che lo circondano iniziare quindi a fare avanti e indietro, lo sguardo brillantemente interessato che spazia lungo tutta la grandezza dei giardini mentre un lieve ma spontaneo sorriso le affiora sulle labbra.
    "E' certamente una magnifica residenza, la sua famiglia ne deve andare fiera. E poi ... sembra essere stato cresciuto indubbiamente bene, nonostante le mie ricerche sul suo passato mi abbiano messa a conoscenza della triste fine dei genitori.", riflette, andando infine ad accomodarsi e accavallando elegantemente le gambe.
     
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    L'attesa non è lunga, e Febo torna con un vassoio con sopra due bicchieri di vetro cilindrici, ma con una rifinitura a base quadrata ottenuta da una struttura a trame intrecciate impressa nel materiale che facilitano di molto la presa sul bicchiere e lo rendono comodo da manipolare. Ovviamente anche una copiosa brocca d'acqua frizzante come richiesto da Selenya, con l'unica aggiunta di alcune scorze di limone a disposizione su un piattino d'argento con tanto di presina. Posato il vassoio a disposizione di lei, il ragazzo si sbottona la parte bassa del suo vestito per sedersi comodomante al lato dell'ospite mantenedo una posa rilassata allungando gli avambracci sui braccioli della sua sedia. Nell'attesa che l'ospite si serva, Febo decide di dare la prima nota alla conversazione.
    E' davvero indubbia la sua inclinazione per la condivisione delle sue nozioni, una curatrice d'arte in tutto e per tutto. O forse le si potrebbe indicare una nota da insegnante. A questo proposito magari approfondiremo fra le chiacchere questo suo aspetto, ma per prima cosa vorrei introdurla meglio a cosa ci ha portato oggi l'una di fronte all'altro. Come le ho accennato sono venuto recentemente in possesso di una composizione per cui avrei assoluto bisogno di un esperto per carpirne le qualità. La sua figura quindi.
    Febo avrebbe quindi approfittato per un pausa e per servirsi lui stesso dell'acqua a disposizione e assaporarne un goccio per tenere la bocca umida e poter proseguire.
    Al momento gli unici esponenti della famiglia siamo mio fratello Virgilio ed io. Il primo è al momento fuori città e non tornerà abbastanza presto in luce dell'urgenza attuale. Si tratta di una statua che ci è stata recapitata una settimana fa. Il mittente è un certo Baskerville, che ho appurato sia un cognome usato da una discendenza cadetta del lignaggio da parte di mia madre Penelope Mesti.
    Non vi è una sola nota alterata nel tono molto disponibile di Febo, come anche nella sua postura molto tranquilla alterata solo dalla mano destra che fa circolare il bicchiere d'acqua a disegnare un parabola da destra a sinistra a ritmo della propria esposizione. Gli occhi cremisi del ragazzo guardano dritti in quelli di Selenya in maniera molto piena e diretta, assicurandosi che l'attenzione della donna sia continua e che non vi siano dubbi sulla sua esposizione.
    La statua è stata spedita da Mosca, e stranamente la sua originaria posizione era San Pietroburgo. Dico stranamente siccome la zona baltica avrebbe sicuramente delle vie molto più dirette per raggiungere l'Europa che l'effettuare una sosta nella capitale. Potrei azzardare che la persona che la ha spedita era interessato ad averla per sè per un periodo di tempo prolungato prima di farla recapitare a noi. Riguardo alla leggittima proprietà, i registri riguardo le proprietà di mia madre sono chiari riguardo alla sua effettiva presenza, ma oltre il sapere di averne diritto come bene...
    Febo avrebbe guardato di lato un pò perso, un emozione adeguata per il continuo della frase.
    ...Non vi è assolutamente scritto altro, come se fosse a malapena una vettovaglia al pari di una tenda.
    Avrebbe preso un'altro sorso d'acqua prendendo la giusta pausa in attesa di eventuali domande di Selenya, solo per concludere con un piccolo appunto.
    Per questo ho aperto la ricerca su chi almeno potesse illuminarmi sulle sue caratteristiche. Qualsiasi analisi potrà fare del pezzo sarà ben accetta, siccome migliore del nulla che attualmente riempie le mie mani e i miei risultati.
     
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    Quando lo vede ritornare con l'acqua sorride appena, chinando lievemente il capo in segno di ringraziamento e iniziando a servirsi, senza tuttavia distogliere nemmeno per un istante la propria attenzione dalle parole di lui. Con i gesti precisi e delicati di chi è abituato a muoversi con grazia inizia quindi a versarsi l'acqua, alla quale aggiunge una delle scorze di limone e che fa girare per un istante all'interno del bicchiere, prima di voltarsi nuovamente verso di lui e sorseggiarla per qualche istante.
    Lo osserva silenziosamente, sorridendo alle sue parole compiaciuta di tale apprezzamento e ben intenzionata a ricambiarlo mettendogli a disposizione tutta la propria competenza e le sue conoscenze in tal ambito.
    Ascolta per un istante le sue parole, con le iridi color lapislazzuli che non sembrano perdersi nemmeno per un istante le sue reazioni e che si oscurano leggermente quando le sue parole si fanno più flebili. "E' un ragazzo incredibilmente intelligente ed educato, a vederle sembrerebbe quasi impossibile che sia stato costretto ad affrontare un passato tanto complesso a causa della perdita dei genitori. Inoltre, lui e suo fratello sono i soli superstiti della famiglia, ma ne parla con un calore che lascia intendere quanto vi sia legato e quanto tali avvenimenti non abbiano distrutto la loro relazione e stima reciproca. E' indubbiamente una personalità forte, mi chiedo cosa potrebbe fare con la giusta guida.", riflette, silenziosamente, fino a quando non lo sente terminare il discorso in attesa della sua risposta.
    "Si tratta certamente di una storia interessante, quantomeno per il lasso temporale che pare coprire.", afferma, appoggiando il piatto del bicchiere al palmo della propria mano, sul grembo, prima di proseguire, visibilmente riflessiva, "Innanzitutto, oltre alla valutazione diretta mi chiederei come mai il mittente abbia deciso di lasciare tale opera proprio a sua madre. Le famiglie Russe tendono a essere molto vaste, composte da innumerevoli rami e clan minori che mi spingono a chiedere come mai tale eredità non sia stata lasciata a un parente più vicino o a un amico di famiglia ... comunque sia, devo ammettere che è una fortuna. Questo genere di manufatti sono molto delicati, che sia arrivato sino a lei senza danni è un evento certamente fortuito.", termine, sorseggiando nuovamente dal bicchiere.
    "Quindi, oltre ai registri da lei consultati non esistono informazioni su tale manufatto. Confesso che questo mistero mi attrae assai, sono sicura che trarremo entrambi grande vantaggio da questa giornata. Sa qualcos'altro sui Baskerville? Potrebbe aiutarci a identificare l'oggetto. Alcune famiglie russe collezionano manufatti per vanto, ma conosco un paio di casate di mecenati il cui interesse accademico li spinge ad ampliare la propria collezione non tanto per vanità quanto per pura dedizione al sapere.", osserva.
     
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    Febo venne un pò preso contropiede dal vispo interessamento di Selenya, che a quanto pare aveva una mente molto aperta all'investigazione e dava enorme importanza ad una contestualizzazione più ampia di una ricerca così importante. Da un lato era qualcosa di positivo siccome si poteva sperare in un risultato più completo che non si racchiudesse solo a un parere artistico; dall'altro però non era facile per il ragazzo tenersi composto parlando della propria famiglia in maniera così particolareggiata. Una sensazione superficiale di invadenza si fece spazio nei pensieri del ragazzo che però avrebbe trovato ancora nello sguardo blu della donna: per quanto non fosse il suo essere adulto qualcosa che mettesse il ragazzo in difficoltà, il cristallino interesse che aveva stimolato con la sua esposizione lo rese quasi forte nel mantenersi disponibile e aperto nella comunione di informazioni che poteva elargire. C'è da dire che dal punto di vista di rapporti interpersonali Febo classifica ancora tutte le persone in termini di rapporti diretti, quindi dettagli come l'elelaganza di Selenya nel muoversi o nel porsi non scadono mai in nulla che esuli dall'apprazzamento genuino di qualcosa adeguatamente presentato. Virgilio forse essendo più maturo poteva trovare interesse anche nell'estetica della ospite, ma Febo non aveva la minima anticamera adeguata a tali pensieri.
    Tutto potrebbe avere molto più senso se apponiamo che la persona che aveva in custodia la statua era effettivamente un parente stretto di mia madre. "Baskerville" è l'appellativo della casata cadetta dei Mesti, ed è per logica il cognome che ottiene un fratello o una sorella per indicarne l'eventuale rapporto col primogenito. "Mesti" è una latinizzazione molto recente del nome Mensktaya, la bestia che una leggenda russa descrive come abitante delle terre gelate, non dissimile da un grosso volatile ma dallo scheletro a vista, forse un corvo per cui il colorito nero delle piume non differisce da quello nero del becco o degli artigli.
    Febo guardò verso il basso con lo sguardo per cercare di ordinare le idee ed esprimersi nella maniera più possibile riguardo a un mito così sconosciuto come il cognome della famiglia da parte di sua madre.
    Purtroppo e con estremo dispiacere non sono a conoscenza di nessun parente stretto di mia madre... E...
    Il giovane ragazzo fece un'altra pausa mantenendo lo sguardo basso in una sorta di realizzazione sul fatto che non si era mai presentato nessuno della sua famiglia escluso suo fratello dopo l'omicidio della madre. Era un fattore disturbante di per sè.
    ...E l'unico altro dettaglio che ho al riguardo è che Baskerville non a caso è il cognome scelto anche per il racconto omonimo riguardo al mastino. E' un piccolo vanto che abbia preso ispirazione dalla stessa leggenda che aleggia intorno alla mia famiglia, seppur non si fa mai nomina di un cane ma penso che l'allitterazione sia più riferita a dove sia la vera creatura mostruosa.
    Il viso del ragazzo si colorò leggermente di rosso di fronte a un certo imbarazzo su come aveva perso man mano il filo logico col discorso e con il tema di discussione. Per fortuna non si trattava di un monologo e prendendosi una pausa sorseggiando acqua, sperava vivamente che Selenya trovasse ispirazione per dare una aggiustata al timone.
     
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    Selenya annuisce appena, ascoltando palesemente interessata le parole di lui.
    Nonostante l'apparenza fredda e distaccata, la naturale curiosità insita nel suo animo di artista la spinge ad apprezzare profondamente l'attenta disposizione di informazioni concessale dal giovane, non considerandola né un monologo né un'eccessiva perdita di tempo. Anzi ... la sua mente attenta raccoglie e assimila in fretta le sue parole, senza lasciarsi sfuggire, a dispetto del notevole contegno, quanto quell'argomento lo abbia reso nervoso.
    Decide quindi di chiudere, almeno per il momento, quel capitolo senza indagare oltre sulla madre ma soffermandosi invece sull'origine del nome della sua famiglia. Non appena sente parlare infatti del Mensktaya il suo sguardo sembra essere attraversato da una silenziosa luce di riconoscimento ... e in fondo come non potrebbe? La maggior parte degli esseri mitologici sono diventati tali partendo da creature effettivamente esistite, come nel caso della sua famiglia, e nel caso di quel particolare volatile lei sa fin troppo bene quanto la sua origine sia tutt'altro che una leggenda. Certo, che i Mensktaya fossero una tipologia di mannari da millenni in rivalità col suo clan il giovane non poteva saperlo, tuttavia ritrovare tale nome proprio in una situazione simile fu una sorpresa non indifferente. Se non altro perchè, da quel che sapeva, tali creature erano spesso solite unirsi alle donne umane. Che quel giovane non fosse che un discendente di tale stirpe? Lo osserva silenziosamente, per poi sorridere.
    "Confesso di essere sorpresa. Vede, anch'io sono originaria della Russia, per la precisione delle coste settentrionali, e conosco molto bene il mito dei Mensktaya. Che posso tuttavia assicurarti non essere propriamente un mito." , sorride appena, dopotutto, anche lei è considerata una creatura mitologica, "Spesso, alcune creature, come mannari dalla forma bestiale unica, tendono a possedere capacità così insolite da essere considerate quasi leggendarie. Il Mensktaya è una creatura indubbiamente potente, ma purtroppo composta da esemplari unicamente maschili che, si dice, trovino nelle donne umane fonte per generare una prole. Non mi stupirebbe sapere che la tua famiglia discende da uno di essi."
    Sorseggia silenziosamente dal bicchiere, facendosi assorta.
    Non aveva alcun motivo per dire al giovane tutta la verità, visto che, dopotutto, solo coloro che erano riusciti a entrare a far parte della sua vita erano riusciti a scoprire quali fossero le sue reali origini. Tuttavia non voleva nemmeno mantenerlo totalmente all'oscuro, anche perchè tutto sommato le faceva piacere sapere di ave ritrovato un pizzico delle sue origini, altrimenti dimenticate. Probabilmente, dandogli quelle informazioni il giovane sarebbe anche potuto risalire alla rivalità mitologica tra Mensktaya e Kishin, ma difficilmente avrebbe potuto immaginare di trovarsene realmente uno di fronte.
    "Ebbene, confesso di essere sempre più curiosa. Si tratta certamente di un manufatto unico, e se realmente fosse legato a tali creature anche di inestimabile valore.", posa delicatamente il bicchiere sul tavolo, per poi tornare a osservarlo, "Se non le dispiace, sarei sinceramente interessata a vederlo. Non mi capita tutti i giorni di trovare qualcosa di così legato alla mia terra natia e sono veramente curiosa di scoprire di cosa si tratti."
    Aspetta la sua risposta, rimanendo seduta al suo posto in attesa della sua iniziativa per poter quindi osservare finalmente il motivo di tanta e tale confusione.
     
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    Febo non rimane troppo perplesso dall'affermazione di Selenya riguardo all'esistenza del Mensktaya, anzi sembra illuminarsi in volto trovando una persona che abbia quel grado minimo di conoscenze per sapere bene quando il mondo sia già abitato da esseri magici e non. E' impossibili distaccarsi dal semplice fatto che nell'ultimo centinaio d'anni razze come angeli, demoni, draghi e a seguire si siano ormai fusi nell'intreccio della socetà odierna. Un semplice giorno alla Sapienza basterebbe a contare intere generazioni di numerosi esponenti delle razze non umane. Ma è curioso come Selenya ne vada a parlare quasi come degli stretti conoscenti, aggiungendo anche dettagli molto importanti riguardo alle abitudine sessuali di tale figura. Era sicuramente un discorso da approfondire siccome come indizio poteva anche rivelare già un possibile fratello di sua madre Penelope. Ma l'ospite pare sapere bene come non distrarsi in altre chiacchere e rimanere in gravitazione sul vero motivo della sua presenza.
    Oh, naturalmente. Lasci pure il bicchiere qui, me ne occuperò io dopo. Mi segua.
    Febo si alza in maniera molto fluida riabbotonandosi il giacchino e portando le mani dietro la schiena, aspettando Selenya stessa, per poi far strada fuori dalla serra intorno al perimetro dell'impluvio centrale. Si sarebbero diretti verso un portone di legno massiccio di colore nero, quasi come l'ossidiana e lucido al pari, intarsiato in maniera irregolare per raffigurare numerose radici che davano supporto a differenti scudi raffiguranti famose preotezioni come quello a specchio di Perseo, o anche l'Egida di Gallahad. Febo avrebbe poggiato le proprie mani su ambo i battenti e li avrebbe aperti senza apperente sforzo, dando quindi accesso a un'enorme sala dall'atmosfera leggermente lugubre. Di base si trattava di una sala a pinata rettangolare che spaziava di almeno 100 metri in profondità e altri 30 in ampiezza; il pavimento era un vero e proprio labirinto in marmo rosso e ossidiana che si districava in maniera incredibilmenmte intricata come pattern di tutta la base. Sul lato destro vi erano dei finestroni alti quasi 10 metri e ampi 2, coperti da tende vermiglie e alternati da colonne bianche decisamente spoglie di ogni altro dettaglio. Sul lato sinistro invece vi era una sorta di riproduzione di una platea di teatro divisa su 3 piani: al centro era visibile una sorta di prima fila d'onore con 5 posti a sedere a semicerchio intorno a un tavolino ovale nero ossidiana. Il colore principale delle platee era il rosso della stoffa dei sedili e dei tappeti nei vari passaggi e scalinate, mentre tutte le decorazioni e le rifiniture erano nero pece. Era un dettaglio interessante vedere che molte linee del pattern labirintico del pavimento andavano a congiungersi con i 5 posti della platea, ma non ne risultavano una uscita o una soluzione, ma più una "dipendenza". Ciò che però riempiva questo enorme spazio vuoto era un quantitavo davvero corposo di veli spessi e bianchi che coprivano altrettante sagome di oggetti di varie misure e fatture. Sembrava la tipica scena di una casa abbandonata dove molti mobili o decorazioni vengono radunate e coperte per non farle rovinare dalla polvere. Febo fece strada nello spazio centrale che risultava dalla posizione degli oggetti presenti, quasi come una via diretta verso l'altro lato della sala. Selenya poteva notare come Febo stesse puntando un velo in particolare, che copriva una sagoma alta almeno 4 metri, appuntita nella parte più alta.
    Dopo l'omicidio di mia madre e la scomparsa di mio padre, mio fratello ed io abbiamo cercato di rimettere più cose possibili in ordine e di occuparci della casa nella misura di quello che potevamo gestire. Durante le indagini molti oggetti sono stati radunati qui e la cosa migliore da fare era quella di coprirli, ma oggi ce ne interessa solo uno in particolare...
    Se Selenya avesse seguito Febo senza fare domande o senza farsi incuriosire da qualcosa in particolare, il ragazzo avrebbe messo mano al velo per tirarlo via con un gesto abbastanza secco e sbrigativo mostrando alla donna quello che vi era sotto: si trattava di una statua di donna, coperta da uno stuolo dalla testa al resto del corpo, con a vista solo il volto piangente e segnato dalla sofferenza e le braccia esili che sostenevano una sorta di clessidra, o una lanterna, di base cilindrica di circa 150 cm di altezza e 30 di spessore, vitrea e racchiusa tra due chiusure metalliche dorata ma di un colore cupo come se fossero di un materiale totalmente diverso dal pregiato appena nominato. All'interno della clessidra era visibile una sorte di luce di colore verde elettrico che sembrava muoversi come nebbia, ma sopratutto vi erano delle catene che trattenevano una lanterna decisamente più piccola, forse di appena 30 cm di altezza dallo stile gotico delle vecchissime lanterne che si usavano durante il medioevo. Quest'ultimo pezzo però era difficile da mettere a fuoco per colpa della luce verde stessa che vi alleggiava quasi vorticando a tratti intorno. Febo avrebbe aspettato le reazioni di Selenya con nascosta trepidazione.
     
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    Annuisce alle parole del giovane, lasciando quindi il bicchiere sul tavolo prima di seguirlo a pochi metri di distanza.
    I passi della donna sono silenziosi ed equilibrati, ascolta le parole del giovane senza perdersi nulla e, tuttavia, senza smettere di osservare leggermente ammirata la struttura architettonica della casa. Ogni dettaglio è per lei una vera scoperta, e quando le porte del salone vengono aperte non può fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso, seppur lieve, indubbiamente ammirato: nonostante abbia visitato ancora residenze di quella portata, non può fare a meno di notare quanto l'architetto che doveva aver progettato tale struttura sia decisamente superiore alla media e in possesso di un gusto alquanto singolare.
    Attraversa la stanza in silenzio, ascoltando le sue parole con un lieve velo di tristezza nello sguardo. Gli occhi, che spaziano sui mobili ammantati di bianco, sembrano quasi cercare di ricreare l'aspetto che dovevano aver avuto un tempo ... tuttavia non cerca di intrattenersi, è venuta li per un motivo e perdere tempo inutilmente avrebbe solo spinto il suo ospite a ripensare inutilmente al passato.
    "Avete fatto veramente un ottimo lavoro. La tenuta è bellissima, e devo ammettere che la cura nei dettagli di chi l'ha costruita mi ha piacevolmente sorpresa.", afferma, arrivando infine ad affiancarlo di fronte alla struttura.
    Quando poi il velo viene tolto, gli occhi della donna non possono fare a meno di illuminarsi.
    Si avvicina, sfiorando rapita la superficie perfettamente levigata della statua, per poi osservare il singolare bagliore emanato dalla lanterna. Una luce che conosce molto, molto bene. La rivalità tra Kishin e i Mensktaya deriva da una faida durata millenni, ma non erano stati rari i tentativi, sebbene vani, di creare un ponte di pace tra le due specie. E per fare ciò anche lei, in passato, aveva avuto l'onore di visitare la loro residenza, un castello situato all'interno di una regione sperduta della Russia settentrionale, edificato a picco sul mare e la cui sala principale, quella del loro signore, era decorata proprio da QUELLE statue.
    Per ogni Mensktaya una statua, in modo da ricordarne l'esistenza. E finchè la lanterna fosse stata accesa, ciò avrebbe significato che anche il Mensktaya era in vita.
    Ora, come spiegarlo al giovane il fatto che, essenzialmente, gli era capitato in mano un oggetto magico dalla forza incredibile, e indissolubilmente legato alla fonte vitale di una creatura leggendaria?
    Prende un respiro, per poi dire, esitante.
    "E' ... beh ... magnifica. Che io sappia, non ne esistono altre di simili. Fanno parte di una ristretta cerchia di oggetti magici, originariamente presenti nei templi dedicati ai Mensktaya. Secondo una leggenda, finchè la torcia brilla, il Mensktaya è ancora in vita e indissolubilmente legato a essa: il fatto che la torcia sia accesa significa che no, la razza che ha dato origine alla tua famiglia non è ancora estinta. Vive, forse lontana, forse dimenticata, ma vive.", sorride leggermente, tornando a osservare il giovane, "Il tempio di cui parlo è andato distrutto molto tempo fa, e si riteneva che le statue contenute all'interno fossero conseguentemente andate perdute. Questa deve essere l'ultima rimasta di una collezione di inestimabile valore, e non solo monetario. Per la tua famiglia, poi, rappresenta un cimelio ancora più importante."
    Torna a osservarla ammirata.
    Ha cercato di dirgli, per quanto possibile, la maggior parte della verità senza però uscire completamente allo scoperto. Starà al giovane scegliere se crederle o meno.
     
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    Febo ascolta le parole di Selenya con fame di conoscenza per rimanere negativamente perplesso quando arrivano alla loro conclusione in quella maniera. Se volesse averla voluta descrivere gli aveva dato un sensazione di sufficienza e sopratutto un tentativo di rendere sbrigativa la faccenda. Ma il ragazzo si prese un secondo per portare un braccio sotto al petto per incrociarlo nell'incavo dell'altro, portando quindi la mano libera al di sotto del mento per poggiarsi l'indice sul labbro e perdere lo sguardo sui dettagli della statua. Si sarebbe focalizzato ovviamente sul bagliore della lanterna principale che comunque gli era apparso sempre sinistro, e l'informazione che fosse collegato a una storia riguardante il sangue non lo sosprendeva. Era un dettaglio che dava contesto al massimo.
    Andiamo per ordine. La sua conoscenza dei Mensktaya è così vivida che sembra più un ricordo recente che uno studio fatto a terze parti.
    Il giovane padrone di casa si sarebbe rivolto a Selenya con sguardo inquisitorio, ma mantenendo un tono assolutamente curioso, e volendo si potrebbe dire che aveva recepito l'esposizione dell'esperta come una sorta di base per fare domande. Questo voleva dire che non si sarebbe trattenuto nel farle, contrariamente magari alla possibile linea difensiva che voleva mantenere la donna. Da un lato quindi Febo avrebbe agito ignaro, ma stava a lei decidere quanto poteva stare a quel gioco e se davvero il segreto che custodiva meritava un attento scrutinio più che magari una attenta valutazione di quanto si poteva fidare del ragazzo stesso. Un segreto non è solo qualcosa da tenere nascosto, ma anche una base solida per creare rapporti.
    Penso che al mondo ci siano poche persone che possano ricordare a menadito un tema escludendo una assoluta specializzazione nello stesso. Quante possibilità ci sono che una statua ignota che arriva ad uno sconosciuto suscitino tanta chiarezza di nozioni? Al riguardo le faccio i miei complimenti per avere una capacità di collezione e di richiamo così vivida. Coinvolge vividamente la mia attenzione come se fossi lì nelle terre gelide...
    Febo era quindi stato molto retorico nel suo incidere al primo approccio. Ma la sua giovane età era da considerarsi una buona prova per reputarlo innocente? Un interlocutore più attento poteva sospettare che quella fosse la tipica tesi giuridica, una apposizione da cui non prescindere mai fino a prova contraria. Era come obbligare l'interlocutore in una scatola che si rimpicciolava pian piano se la verità non era stata esposta nel suo completo. Ma Selenya era di un'altra risma ed esperienza, quindi un tale pensiero poteva benissimo sapere che ha validità solo dopo una lunga chiaccherata. Era un gioco scottante seppur dedicato alla pura arte del dare fiato alla bocca.
    Se non le dispiace, potrebbe indicarmi nei dettagli della statua, comprese anche le sue parti costituenti, cosa è "tipico" o riconoscibile dello stile dedicato ai Mensktaya?
    Febo si sarebbe fatto da parte per dare palcoscenico a Selenya e vederla un pò all'opera di fronte a qualcosa che le sarebbe risultato molto semplice. Era interessante come non volendo avesse anche la possibilità di mettere in atto una vera e proprio lezione di arte di fronte a uno studente curioso.
     
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    Effettivamente avrebbe dovuto aspettarsi che il giovane, di cui aveva già precedentemente inquadrato sia la notevole curiosità che il non indifferente intelletto, non avrebbe faticato troppo nel notare come, nella sua spiegazione, vi fossero indubbiamente delle informazioni che un normale esperto d'arte estraneo alla cosa non potrebbe possedere.
    E se da una parte l'idea di trovarsi di fronte a un giovane dall'intelletto e dalla capacità intuitiva così sviluppata non può che farle piacere, dall'altro quel bisogno per lei naturale di edificare un muro molto chiaro tra la propria vita privata e il mondo esterno le impedisce di rivelare la verità. Sin da quando la sua stirpe si era lentamente ma progressivamente estinta, il cuore della mannara si era come spento: sebbene avesse deciso di entrare a far parte del mondo evoluto ormai da tempo, non era mai riuscita a ricreare quei rapporti persi, limitandosi a seguire il proprio percorso in parallelo alle vite degli altri senza mai permettere loro di conoscerla veramente. Che fosse per la paura di perdere nuovamente le persone amate, per una sua propensione naturale o per diffidenza verso i mortali è difficile dirlo, fatto sta che, specialmente vista la pessima fama dei mannari, almeno per ora vorrebbe evitare di parlare a un perfetto estraneo delle proprie singolari origini. Tuttalpiù considerato che, solitamente, odiava vedere come gli atteggiamenti delle persone potevano cambiare di fronte a un Antico.
    Quindi, a dispetto del piacere che le aveva dato vederlo compiere quei ragionamento solitamente complessi per un giovane della sua età, doveva trovare un modo per convincerlo delle proprie parole.
    Decise dunque di raccontare solo una parte della propria verità.
    "Vede, come le ho già accennato, la mia famiglia ha le proprie radici nella Russia settentrionale. Radici a noi molto care sebbene, ormai, io sia l'ultime esponente della mia casata ...", questa volta è la sua, di voce, a mostrare un tono lievemente incrinato, come se quello fosse un tasto particolarmente dolente, ... e sin dall'antichità il mio clan, composto da una particolare specie di mannari, è stato in perenne rivalità con i seguaci dei Mensktaya. Il nostro amore per la tradizione ci ha permesso di mantenere i nostri archivi intatti, e quindi tutto ciò che i nostri antenati avevano visto o sentito su di loro, comprese le loro tradizioni, era contenuto in tali documenti. Ovviamente, i tentativi di conciliazione furono molti, e in alcuni casi i miei avi vennero invitati in tale tempio, sebbene ora come ora la sua locazione sia ignota, e riuscirono quindi a ottenere preziose informazioni su queste statue e sulla loro singolare funzione.", spiega, osservando assorta la statua.
    Sorride leggermente al giovane, proseguendo: "Un po' a causa delle mie origini, e un po' per interesse personale ho iniziato con gli anni a fare molte ricerche sulle creature mitologiche. In particolare, era mia intenzione scoprire quanti e quali miti fossero reali e non, e ciò mi ha portata a sviluppare un ampio bagaglio di conoscenze in proposito ... la stupirebbe sapere quanto storie solitamente ritenute semplici leggende siano in realtà vere e vive. Per lo più si tratta di mannari dalle forme insolite, ma non si escludono nemmeno leviatani, kaiju e demoni. Comunque, si avvicini, le mostro una cosa.", si appropinqua silenziosamente alla statua, sfiorandone la superficie.
    "Tocchi ... sente come è liscia la superficie? A un primo sguardo, potrebbe sembrare normale pietra. Tuttavia, fatta eccezione per pochi materiali, nessuna roccia è in grado di raggiungere un livello di levigazione e lucentezza simile. Questo perchè, almeno secondo i miei avi, ogni Mensktaya nasce con una propria lanterna, ma edifica la propria statua da solo utilizzando il becco incredibilmente affilato e l'alito, caldo e in grado di donarle questa lucentezza unica.", spiega, con un luccichio negli occhi. Si vede che è nel proprio elemento, e la consapevolezza di avere a propria disposizione un giovane di così sviluppato talento la alletta non poco. "Nessuno sa con esattezza se utilizzino roccia comune o meno, servirebbe un testi chimico per capirlo, ma a giudicare dalle fattezze sembrerebbe derivare dalle terre della Russia settentrionale, presso le coste. Inoltre, è necessario osservare le vesti della donna. Ogni Mensktaya edifica una statua che ne rappresenti la forma non ferale, ma le norme di abbigliamento sono le stesse e prevedono l'utilizzo per le donne del velo tipico del loro popolo. I maschi invece solitamente sono raffigurati in armatura.", spiega, per poi osservarlo con un lieve sorriso.
     
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    Selenya pareva aver deciso di optare per un approccio più completo alla sua spiegazione, arricchito per giunta da un pò del suo privato background riguardo alla sua stirpe e a come si fosse interessata alle creature mitologiche. Febo si sentì leggermente in imbarazzo nel trovarsi in una posizione molto simile alla donna, dato che lui stesso stava facendo approfondite ricerche sul mondo magico, e la statua che stavano analizzando ora era solo la punta dell'icebrg di numerose vie che il ragazzo aveva cominciato a intraprendere. Riguardo alla stirpe, suo fratello Virgilio e sopratutto suo padre Claudio erano ancora vivi, e se davvero questa statua rappresentava la prova tangibile che un Mensktaya, o meglio un Baskerville, era vivo, più che stirpe in declino si trattava di un caso di un numero basso di esponenti. In questa prospettiva il ragazzo provò un senso di leggera tristezza nei confronti di Selenya, ma anche un profondo rispetto che non doveva occludere che la donna fosse sia matura che nelle perfette capacità di poter sopperire alla sua situazione. Non era lì per chiedere aiuto, siccome aveva risposto alla chiamata di Febo per analizzare qualcosa per cui lui non aveva nessuna risposta, quindi non doveva cadere nel puerile tranello della generica rettitudine del provare compassione per il prossimo senza un segno tangibile di tale necessità. Il flusso di pensieri si interruppe quando Selenya gli chiese di toccare la statua, e con fare molto sicuro il ragazzo ne avrebbe saggiato con la mano destra la superficie liscia ed effettivamente la consistenza simile alla roccia ma decisamente troppo singolare per risultare un materiale di quel genere.
    Sono... Confuso.
    Febo avrebbe esordito con un tono molto placido, quindi non inquisitorio o di protesta, ma anzi catturato dal flusso del discorso che man mano che proseguiva apriva tante vie da poter saggiare e approfondire. Avrebbe riportato la mano sotto il mento portando lo sguardo alla base della statua in un punto vuoto, in chiaro comportamente di concentrazione verso l'ordinare i pensieri nella propria mente che cominciavano a ribollire come tante pentole sul fuoco. Selenya dando informazioni poteva anche rendersi conto come il carattere estremamente personale della ricerca provocava in Febo la necessità di aggrapparsi a qualsiasi brandello di nozione gli si sarebbe porto, ma anche come il ragazzo sembrasse saper trattenere bene la propria foga con un contegno molto bilanciato. Evidentemente suo fratello Virgilio lo aveva ben istruito sull'indirizzare i propri pensieri a risultati effettivi, e a non confondere le speranze con i possibili risultati di una investigazione. Un opzione fredda, certo, ma che permetteva al ragazzo di avere solide basi per andare avanti e non affogare in un pozzo di tristezza e debolezza.
    Se mettiamo come punto di vista la mia attuale posizione, il mio sangue è solo per metà Mesti. Ed escluso Virgilio che ha sempre vissuto con me, ed è l'unico purosangue di quella linea, è chiaro che vi sia un'altro esponente di quel ramo SE la statua rappresenta l'attuale vitalità di un Mensktaya. Da parte di mio padre, gli Argante hanno sempre avuto a che fare con la magia, sopratutto per quanto riguarda dei momenti storici in cui "eroi" a vario titolo si fregiavano di armi dai poteri superiori per poter abbattere delle minacce o anche per raggiungere leggendari risultati.
    Febo avrebbe riportato il proprio sguardo cremisi in quello azzurro di Selenya.
    Dal punto di vista invece della sua stirpe che significato avrebbe questa notizia? Cosa potrebbe interessarle del fatto che un Mensktaya sia ancora in vita? Mi ha detto che il loro tempio è ormai distrutto o comunque perso nelle lande ghiacciate. E' per caso una faida ancora aperta? O magari potrebbe essere qualcosa di positivo?
    Le domande vennero esposte con un sincero tono di curiosità e propositività. Febo era relamente intenzionato a coinvolgere Selenya al riguardo, e sopratutto si poteva anche percepire una sorta di tentativo di creare un legame con la donna.
     
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