Un meritato caffè, dopo un difficile trasloco

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    Selenya ride, un suono caldo e incredibilmente avvolgente, mentre ascolta le parole di lui.
    Si sporge all'indietro, regalandogli una lunga e decisamente vogliosa leccata lungo tutta la guancia, per poi dire, con le membra ormai bollenti e in continua fermentazione per quell'intrusione tanto dolorosa quanto maledettamente piacevole: "Dubito che basti così poco a metterti al tappeto."
    Le iridi di lei sono un mare in tempesta, il corpo, imperlato da minuscole gocce di sudore, ancheggia sull'erezione di lui con l'eleganza di un cigno e l'irruenza di una tigre, in una danza sempre più serrata che vede le membra di lei contrarsi al ritmo con quei colpi che minacciano seriamente di farle perdere al testa. Tanto che ben presto i fremiti di fanno più forti, sintomo non più solo di un piacere dirompente ma anche del lento ma progressivo cedere di quei freni inibitori che solitamente le impediscono di assumere la sua vera forma. Una forma ben diversa da quella, ma certamente priva della sua freddezza, ben meno propensa ai compromessi e silenziosa seguace del piacere supremo e assoluto dato dall'armonia tra dolore e sesso.
    Ed è, infine, il modo con cui la mano di lui si protende sul suo seno, palpandolo e stringendolo fino a farla vedere le stelle dal dolore che rappresenta quell'ultima goccia destinata a far traboccare un vaso al limite ormai da tempo. I capezzoli di lei, come rispondendo a un silenzioso richiamo, diventano duri e turgidi sotto il tocco di lui, mentre i gemiti della mannara si fanno più caldi e intensi, spingendola a inarcare la schiena in preda al piacere e a stringere ancora di più i muscoli attorno a quella verga che, ora, finisce con lo strofinarsi proprio contro il suo punto più sensibile minacciando di farle perdere la testa.
    "Ahhh ... si ... io ... è fantastico. Lo adoro, e ne voglio ancora ... e ancora ... e ... ahhh!", chiude gli occhi, mentre il corpo viene scosso da un ultimo fremito, costringendola a piegarsi in due e a gridare, "Basta, non ce la faccio più. Sto per ..."
    E quello che affiora dalle sue labbra, ora, non è più un grido ma un nitrito potente, simile a un rombo di tuono che dilania il cielo.
    Si piega in avanti, il corpo scosso da fremiti sempre più consistenti mentre, attorno al cazzo di lui, le membra iniziano a mutare lentamente ma progressivamente.
    La carnagione diafana viene sostituita da una copertura di squame lucenti come raggi lunari, di un argento tanto magnifico quanto suggestivo, mentre il corpo si trasforma in quello di un possente unicorno. La peluria sul collo si estende, trasformandosi in una brillante criniera color perla che le copre il muso e il collo, per poi terminare in una soffice coda, ora alzata per permettere all'uomo di possederla come più preferisce, mentre il fisico suadente si trasforma in un altrettanto suggestivo ammasso di muscoli scattanti e possenti volti alle corse selvagge e agli accoppiamenti più estremi.
    Ben presto, di fronte a lui vi è il Kishin.
    Una creatura magnifica, i cui muscoli interni si avvolgono con una presa quasi possessiva attorno alla sua verga.
    Chinata di fronte a lui, in modo da permettergli di prenderla in quella che finirebbe con l'essere una monta a tutti gli effetti, vi è era una creatura tanto millenaria quanto ansiosa di essere soddisfatta, le froge dilatate e il respiro pesante mentre si volta verso di lui.
    "Prima che violenti qualcuno, sarà meglio che tu ci dia dentro.", osserva, semplicemente.
    Ed eccola qui, la vera forma di Selenya.
    Inutile dire che, di quel passo, se non dovesse essere soddisfatta potremo dire addio sia al locale che alla maggior parte degli esemplari senzienti del vicinato.
     
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    Il modo spontaneo con cui Selenya affrontava quella situazione era davvero incredibile, sembrava nata per affrontare quella prova, o almeno per il momento, visto che erano ben lungi dall'aver esaurito la passione. E Selenya sapeva dargliene prova, danzando nella loro passione in maniera crescente, senza mai tirarsi indietro e abbandonandosi lentamente alla perversione più totale. Thresh riusciva a percepire i suoi freni inibitori perdere qualsiasi significato, segno che oramai stava per cedere. Sarebbe finita così? Le aveva chiesto di trattenersi, eppure aveva ceduto tanto facilmente... un peccato imperdonabile ovviamente, che poteva tradursi solo in un modo...
    Devi trattenerti Selenya... o sarò costretto a punirti...
    Ma lui di certo non l'avrebbe aiutata a trattenersi, continuando a pulsare e spingere dentro di lei, impaziente di vedere fin dove l'avrebbe spinta. Poi all'improvviso, il fulgore: un potere intenso che cresceva nel corpo della donna arrivò fin oltre la sua pelle, che cambiò di colore e lucentezza accompagnandola nella mutazione in forme e dimensioni. Uno spettacolo che Thresh non vide semplicemente, non si trattava solo di poterlo ammirare, ma anche di sentirlo intorno a sé. i muscoli della carne di Selenya cingevano la sua verga, cambiando in forma, dimensioni e potenza, stringendolo in una morsa piacevole e quasi letale. Il professore accolse con entusiasmo l'evento, vedendosi costretto ad abbandonare la presa delle mani per allargare le braccia, inarcare la schiena e il collo all'indietro mentre lanciava un lungo e possente grido di piacere verso l'alto. Un verso profondo che accese il suo sguardo di un'oscurità intensa: non era più un bagliore e basta, ma un vero e proprio faro di tenebra che alimentava non solo la sua passione, ma anche il suo potere. La lanterna si accese più forte che mai, riempiendo la zona di fiamme verdastre che trasformarono quel piccolo angolo di quiete in un inferno di piacere. Thresh decise che a quel punto, lui non poteva essere da meno. la fiamma verde inizi òa ricoprire il suo corpo, mentre le mani, il petto e la faccia venivano ricoperti da una sostanza spettrale, simili a nere ossa che cambiarono il suo aspetto. Sotto c'era ancorai l non morto che Selenya aveva incontrato, ma fuori c'era uno spettro malefico che aveva risvegliato tutta la sua perversione.
    Sei bellissima... ma sei anche nei guai. Perché hai ceduto troppo velocemente e mi hai disubbidito... ora ti darò un assaggio del vero PIACERE.
    Scandì quell'ultima parola come un eco che sembrava dire piuttosto "DOLORE", e nello stesso istante la sua verga crebbe di colpo, diventando completamente dura ed eretta a differenza di un momento prima: Selenya lo aveva visto solo in parte eccitato, ora invece poteva sentire quella mazza mostruosa capace di mettere alla prova perfino un Kishin. Tutta la superficie del suo enorme cazzo era ricoperta di vene gonfie e non solo, quelle che prima erano solo escrescenze appena accennate divennero come delle callose punte ossee, incapaci di ferire internamente la carne della creatura ovviamente, ma sufficienti a stimolarla profondamente. Nello stesso istante, come se quella "semplice" erezione servisse solamente a toglierle le forze e metterla KO per un istante, il pavimento cambiò di nuovo: venne ricoperto da una superficie metallica che ricordava tantissimo un pavimento fatto interamente di teschi, al centro della quale ne risiedeva uno dalle fattezze caprine, enorme. Dalla superficie si sollevarono un gran numero di catene che afferrarono il Kishin per il corno, il collo e intorno alla testa, poi la coda, le zampe e perfino sul resto del corpo. Thresh l'aveva immobilizzata per poter avere il controllo totale su di lei... forse non era necessario, ma presto Selenya avrebbe scoperto il perché. Le parole del professore vennero precedute da un potente quanto lento affondo, mirato a far sparire tutto il suo cazzo dentro di lei, centimetro dopo centimetro, così da non lasciare neanche un lembo di carne fuori da quel culo mostruoso e meraviglioso, fino a spingere i massicci e bollenti testicoli del non morto contro quelli del Kishin e la sua intimità femminile.
    Per farti perdonare dovrai darmi qualcosa in cambio... e me lo prenderò in abbondanti dosi. Tu nel mentre dovrai imparare a sopportare in egual modo il dolore... e il piacere...
    Quando il suo cazzo sprofondò del tutto in quel caldo orifizio, con uno schiocco netto, sotto il ventre di Selenya comparve un'altra macchina della tortura, molto diversa dalle altre: simile ad una grossa sfera, o due molto vicine, al punto che ricordavano quasi le forme femminili di una donna piegata in avanti. Quelle forme non erano metalliche, sembravano quasi contenute in una morsa che le rendeva più morbide, e al loro centro c'era un profondo orifizio non dissimile dal pertugio che stava violando anche Thresh. Vista la posizione di Selenya, e la spinta di Thresh, fu impossibile alla creatura impedire la penetrazione: il suo grosso cazzo Equino sparì all'interno della macchina di Thresh, dando il via ad una penetrazione che niente aveva da invidiare a quella di un essere vivente normale: la macchina addirittura fremeva, impaziente, come se ne stesse chiedendo ancora, avvolgendo il cazzo equino di Selenya e aspettando che il tutto prendesse vita. Thresh non avrebbe ritardato quel momento, Afferrando il Kishin per la coda con la mano destra, stringendola saldamente, mentre la sinistra divaricava la natica di quella maestosa creatura, totalmente assoggettata al suo volere. Iniziò a tirare la coda col preciso intento di mettere alla prova il suo dolore e la sua resistenza, poi iniziò a pompare con forza dentro di lei: non era più Selenya a gestire la danza, Thresh stava scandendo il suo ritmo ed era profondo, lento ed inesorabile. Ogni volta che affondava dentro di lei diventava più forte e veloce. Scivolava solo per metà fuori dalla corolla di carne di quella bestia, gustandosi lo spettacolo impaziente di sentire altri gemiti di quella mostruosità. Le spinte di Thresh erano così forti e potenti che costringevano Selenya ad andare su e giù, scopandosi la carne di quella macchina della tortura che sembrava creata appositamente per lei. Chissà perché quella era a tutti gli effetti una macchina della tortura? Selenya lo avrebbe scoperto presto... lo spettacolo era appena iniziato.
     
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    Sembra quasi impossibile.
    Impossibile che, nascosta sotto quei fasci di muscoli contratti dal piacere e imperlati di sudore bollente, possa celarsi quella stessa e impassibile bellezza dalla chioma color ghiaccio che il professore aveva avuto modo di conoscere solo pochi minuti prima.
    Perchè ora, della bella e gelida mannara, non vi è che una fiera dalle froge frementi di aspettativa, mentre il respiro potente si trasmette nel rapido movimento dei fianchi ancora tremanti a causa dei residui della trasformazione e di quel piacere dirompente che la spinge a sbuffare e scalpitare come uno stallone di fronte a una giumenta in calore. La mannara scuote il collo, muovendo la criniera bianca come il latte e raspando con violenza il terreno, senza curarsi dei segni lasciati sulle mattonelle e osservando palesemente impaziente il professore: "Sei il primo, sai? Normalmente, quando mi trasformo nessun cazzo è in grado di soddisfarmi. Però questo ...", uno sbuffo di condensa le esce dalle narici, mentre in chiaro segno di apprezzamento i muscoli interni di lei, ora molto più caldi di prima, si contraggono attorno alla verga di lui.
    Sbuffa nuovamente, ansiosa di proseguire quando quelle parole, dette con quel tono di inaspettato rimprovero, la bloccano sul posto.
    "Punirmi?", lo osserva con la coda dell'occhio, l'espressione inizialmente preoccupata che si trasforma presto in un ghigno di aspettativa perversa. Ora che ha assunto la sua vera forma, è impossibile per lei trattenere la propria indole naturale: un'indole che di rado di fa mettere in ginocchio da estranei, tanto orgogliosa e indomita quanto incredibilmente succube del piacere tribale dettato dagli accoppiamenti più estremi e perversi. Difatti, la reazione di lei, a dispetto del possibile risultato che potrebbe farle ottenere, è tutt'altro che intimorita: "Beh, era ora! Iniziavo a temere che mi avessi scambiata per uno di quei giocattolini umani che si spezzano alla prima botta.", osserva, incurante del fatto che, così facendo, potrebbe finire col farlo irritare ancora di più e anzi ansiosa di vedere ciò che ne verrà fuori, "Forza, non sono ancora soddisfa ... ehi!"
    L'espressione divertita viene rapidamente sostituita da un lampo di rabbia ferale, mentre vede il terreno mutare nuovamente, questa volta evocando un gran numero di catene fin troppo spesse e resistenti che si avvolgono attorno al collo e alle gambe, impedendole di muoversi.
    E per una creatura come lei, non vi è affronto peggiore dell'essere costretta a terra, incatenata come un animale da circo.
    "L-liberami immediatamente. Oppure te lo sciolgo a suon di veleni!", grida, nitrendo e scalpitando come un leone in gabbia, senza tuttavia potersi muovere di un centimetro. Lo osserva, i fianchi contratti e le froge dilatate, fino a quando non sente l'erezione di lui crescere ancora ... e ancora ... e ancora. Ben presto, nemmeno il suo corpo equino sembra più in grado di contenere una simile mostruosità, le cui escrescenze ossee finiscono immancabilmente col stimolarle l'interno facendola nitrire e sbuffare con forza, gli occhi dilatati mentre quel misto di dolore e piacere le fa colare la verga di liquidi rendendola ancora più impaziente.
    "Ahhh ... dannazione ... così mi spaccherai in due. Maledetto ... aspetta solo che mi liberi e ti prosciugherò fino a quando non sarai morto sul serio!", impreca, alzando gli occhi al cielo mentre i muscoli si avvolgono attorno a lui, segno evidente di come, a dispetto di quelle parole volte a proteggere il proprio orgoglio, quel trattamento non le stia dispiacendo troppo, "N-non è giusto. S-smettila di ... ahhh!"
    Peccato che non sia ancora finita, quando infatti anche le sfere si aggiungono al pacchetto, la mannara non può fare a meno di nitrire con forza ancora maggiore. Stringe gli occhi, sbuffando furiosamente nel momento in cui la spinta di lui spedisce i propri fianchi in avanti costringendola a penetrare quella macchina della tortura che si avvolge come un maglio attorno alla verga di lei, facendola gemere di piacere.
    Rivoli di bava le cadono dal muso, mentre annaspa in cerca d'aria e tenta, sebbene con ben misero successo, di contenere quel piacere che, dirompente, le invade le vene. Non ne vuole sapere di venire, non dopo essere stata legata contro la sua volontà, e quindi si volta verso di lui, lanciandogli uno sguardo di sfida a dir poco palese; uno sguardo che avrebbe anche potuto essere preso sul serio, se con la spinta successiva non fosse stato seguito da un nitrito ancora più voglioso e da gemiti sempre più succubi.
     
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    La giovenca apprezzava le doti del professore, non di certo la sua punta di diamante né il suo vanto più grande, ma Thresh non aveva mai considerato le sue dimensioni, come uomo e come figura, un deficit oppure qualcosa di cui vergognarsi ma anzi: uno stendardo di cui andare fiero. E quando lo stendardo arriva fino in fondo e fa il suo lavoro, ricevere il giusto compenso in complimenti non è mai un male per chi ha un ego umile ma affamato. Satura di complimenti si, ma non succube del professore che sfida invece con quell'aria di egocentrismo che non guasta mai in una belva fiera e bella come lei, e che sembra pronta a rispondere stoccata dopo stoccata al suo non morto quanto vitale avversario. Per un attimo Selenya credette di essere stata sottovalutata dal professore, che invece le rispose con l'aria di chi si aspettava una simile affermazione... niente di più sbagliato, visto il modo in cui la conciò. Si dimostrò tutt'altro che collaborativa all'abbraccio delle catene di Thresh, e di certo visto che quella era una prova poteva aspettarsi una risposta diversa. Il professore aveva tutta l'intenzione di metterla in difficoltà e non esitò minimamente a farlo anche in maniera psicologica.
    Ma certo, prova pure... provali tutti i tuoi veleni. Io amo le mie opere, e farei di tutto purché resistano alla prova del tempo, dell'usura... e di chi non sa apprezzarle ovviamente. Non le distruggerai mai... sono più dure della tua volontà... ma ho in mente qualcosa di ancora più duro per te...
    Concluse quella frase piena di tono di sfida con una pulsazione assai più netta e violenta nel suo delizioso culo, lasciandole percepire ogni singola escrescenza a punta che costellava la sua massiccia e bollente verga, punzecchiandola letteralmente in più punti e più modi, spezzandole probabilmente il fiato o quantomeno le parole. Vedere una simile bestia che cede inevitabilmente alla potenza della sua lanterna e alla possanza della sua perversione sono uno spettacolo degno di qualsiasi altra opera d'arte, il professore lo stava assaporando con gli occhi perversi di chi sta facendo godere la sua amante, ma anche chi ha l'onore di sedersi di fronte ad un quadro magistrale: perversione e mostruosità. Anche se in quella situazione... era assai difficile sancire chi dei due era il vero mostro.
    Smetterla di fare cosa? Di farti nitrire come se fossi una bestia in calore? Non credo proprio... come ti ho già detto questa è una prova, e tu hai già fallito alla mia prima richiesta... hai ceduto troppo facilmente. Ti ho detto che verrai punita... pensavi che non avrei mantenuto fede alla parola data? Allora te ne darò una prova molto più tangibile...
    Mentre parla con la sua voce, profondissima e lenta come la melassa, come se farla attendere per una spiegazione facesse parte della tortura, Thresh aumentava gradualmente il ritmo e la potenza dei colpi, andando sempre più a fondo, serrando quella coda elegante e violando quella corolla di carne oramai stretta, nonostante le dimensioni della belva sotto di lui. La carne lo avvolgeva, ogni volta che lo tirava fuori il suo cazzo veniva avvolto dalle spire del Kishin come se la carne stessa di Selenya non volesse per nessuna ragione permettergli di andarsene, quando in realtà era semplicemente colpa della sua immensa mole e della violenza con cui la stava possedendo. C'era amore? Oh si, moltissimo, Thresh non era mai privo di passione, non voleva umiliarla di certo, ma doveva educarla a seguire i suoi comandi e scandire bene il ritmo, altrimenti non aveva senso cercare di imparare. Che senso ha insegnare se la lezione non viene appresa? Le spinte diventavano sempre più forti, la punta pulsava così a fondo da far vibrare le interiora di Selenya, la puledra l'avrebbe sentito scaldare perfino il suo stomaco, come se la sua gola non si stesse riempiendo di saliva ma del caldo seme del professore. E ogni spinta più forte rendeva anche il rapporto con la macchina a terra più violento. La cavalla anche senza desiderarlo si stava scopando la macchina di Thresh mentre il suo culo veniva riempito fino alle palle, lasciando che i testicoli del professore, caldissimi e turgidi, si schiacciassero contro il sacco prosperoso del Kishin e contro la sua intimità, continuando a torturarla come se quel grosso sesso mostruoso le stesse bisbigliando che presto sarebbe toccato anche a lei. E quella si che poteva considerarsi una minaccia. Le catene intorno al collo e al muso di Selenya si allentarono, ma solo perché il professore si stava piegando in avanti su di lei per rendere le penetrazioni più forti e decise. Così con una mano afferrò il suo muso, piegandolo di lato così da costringerla a guardarlo. Non temeva affatto il confronto con quella belva, non importava quanto fosse grossa e minacciosa.
    Vieni... non trattenerti... cedi al piacere e vieni copiosamente... se lo farai, allora verrò anche io dentro di te... ti darò un assaggio... ma devi ubbidirmi...
    Le parlò con quella voce capace di scavare nel profondo della sua mente, dentro la sua anima. Sembrava quasi che un altro grosso cazzo di puro spirito le stesse scivolando nel cervello, corrompendole tutta la mente di caldissimo seme colmo di spirito perverso, costringendola a cedere alle sue pulsioni ed accettare quella punizione come parte integrante della lezione. Quanto ancora avrebbe resistito? Di fronte a quella prospettiva poi?
     
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    Non era mai successo.
    Erano trascorsi ormai trecento anni dalla sua nascita, e sin da quando era uscita dall'uovo di sua madre, la mannara aveva sempre avuto una visione perfettamente limpida e cristallina di quale fosse il suo posto nel mondo: lei sopra, e tutti gli altri sotto. Era semplice, la sua natura leggendaria e il suo potere la innalzavano persino sopra i suoi simili, e il fatto che fosse cresciuta nel mezzo del timore e delle venerazione di essi non aveva fatto che alimentare la sua convinzione che il mondo non fosse che un misero parco giochi atto a soddisfare le sue voglie e a servire le sue perversioni.
    Il suo orgoglio, che in quel momento le impediva ostinatamente di ammettere, sia a lui che a sé stessa, quando quella monta barbarica la stesse facendo godere, era parte integrante del suo carattere e della sua personalità.
    Nessuno poteva opporsi a lei, e chiunque fosse così sventurato da trovarsi lungo il suo cammino non poteva che rassegnarsi nel farsi sottomettere dalla sua superiorità. Che fosse nella vita di tutti i giorni o sotto le coperte, la Kishin non aveva rivali di alcun genere: non esisteva creatura in grado di tenerle testa, figurarsi di darle del filo da torcere come, invece, si stava rivelando capace di fare quell'individuo conosciuto da poco.
    E a dispetto della voce incessante del proprio orgoglio, i nitriti focosi di lei non potevano negare quanto quella scoperta le stesse piacendo. Perchè si ... finalmente aveva trovato qualcuno di adatto, qualcuno di abbastanza forte da poterle imporre il proprio volere e far palesare i suoi istinti, al punto che la voce non ne voleva smettere di uscire, in gemiti e grida sempre più forti che rimbombavano nella stanza al ritmo dello schioccare di carne contro carne.
    Lo osservò, in un'espressione che era un misto tra sorpresa perenne, ammirazione e sfida, prima di dire, ansante: "Tu sei pazzo.", disse, semplicemente, con un tono che sembrava più simile a un complimento che altro. Tuttavia, perchè tirarsi indietro? Anche lei voleva vedere fino a che punto sarebbe stato capace di arrivare quel mostro di virilità e lussuria che la stava letteralmente aprendo in due, quindi non esitò ad accontentare la sua richiesta. Lasciò che i freni che normalmente regolavano l'emanazione dei suoi veleni si sciogliessero, permettendogli di fluire nel proprio ano ormai totalmente e brutalmente dilatato per spingere la loro densa e piccante consistenza contro la verga di lui.
    Sorrise, perversamente ansiosa di vedere ciò che ne sarebbe venuto fuori.
    Peccato che proprio in quel momento lui avesse deciso di prenderle il muso, costringendola a tirarsi indietro.
    Selenya dovette ricorrere a tutta la propria forza di volontà per non fargli vedere quanto in quel momento stesse godendo. Non voleva fargli capire come quelle spinte, sempre più profonde e piacevolmente dolorose, le stessero dando alla testa, facendole bruciare le membra e minacciando di corrompere seriamente la sua sanità mentale: le sentiva arrivarle dentro, quasi che da un momento all'altro avessero potuto risalire il suo apparato digestivo per arrivarle in gola. E come se non bastasse, i colpi potenti dei testicoli di lui contro la propria femminilità e i suoi la stava stimolando ancora di più, al punto che il suo corpo aveva già iniziato a produrre una notevole serie di uova, che premevano per uscire dal suo utero e riversarsi a terra.
    Doveva sforzarsi non poco per trattenersi, anche se quelle spinte continue non facevano che farla nitrire come non mai, scalpitando in cerca del piacere.
    Lo osservò, fieramente furiosa, anche se la bava sul muso comprometteva alquanto la serietà del momento: "Non mi farò dire su da quello che sembra un toro da monta in preda alla stagione degli amori! E comunque non contarci ... io ... non ... verrò.", seh ... basta osservare il modo in cui il suo cazzo freme, quasi sia sul punto di esplodere, o sentire il modo in cui l'ano si stringe attorno a lui per capire che no, è veramente al limite, "Tu si invece!"
    Non vuole dargliela vinta, sta per crollare, ma raduna le sue ultime forze.
    Asseconda senza volerlo le spinte di lui, ansando mentre le gambe iniziano a cederle mentre si piega in avanti, sbuffando e sbavando. Ha quasi le lacrime agli occhi, sia per il piacere, sia per il proprio orgoglio: "V-vieni ... maledetto ...", sembra quasi una supplica, mentre già le prime uova escono dalla sua femminilità cadendo a terra.
     
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    Thresh poteva dirsi senz'altro soddisfatto quando riusciva a mostrare agli altri delle novità che davano assolutamente per scontate o improbabili. Nel caso di Selenya, la possibilità che qualcuno fosse in grado di domare quella belva tanto maestosa quanto potente. Alla fine di una simile lezione, non ci sarebbe stato nessun banale "adesso mi appartieni" o altre stronzate da dominatori poco lungimiranti, no di certo: il professore non era lì per privarla della sua libertà né tanto meno per sottometterla e trasformarla in una schiava sessuale senza arte né parte. Quella era una prova, una prova che poteva diventare estremamente dolorosa come immensamente piacevole, l'obbiettivo era toccare entrambi i picchi e il non morto sapeva di essere sulla giusta strada. Selenya parve accogliere la sfida del professore che ben presto si ritrovò avvolto dall'essenza stessa del suo potere, come se lei stessa avesse versato su quell'orifizio delizioso e perverso un contenitore intero di lubrificante capace di mandare a fuoco le loro carni. Le reazioni non tardarono ad arrivare, e mentre il fisico statuario del professore si comprimeva, mettendo in mostra i muscoli serrati dallo sforzo e dalla perversione, la sua espressione si deformava in un lungo e cavernoso gemito mentre la verga si riempiva di venature sempre più scure e dure, mentre le punte carnose vibravano incandescenti e la cappella iniziava a pompare come un martello pneumatico nelle interiora del Kishin. L'espressione della puledra era decisamente appagante: tentava disperatamente di resistere ma Thresh poteva vedere nei suoi occhi quanto perversa fosse in quel momento e anche senza ulteriori indizi, il professore percepiva chiaramente l'utero dall'altra parte rispetto al suo cazzo che la stava violando profondamente, riempirsi di uova comprimendo sempre di più le pareti della sua intimità. Uno spettacolo osceno, per gli occhi e per i sensi, e il professore non poteva chiedere di meglio. Le labbra del professore si deformarono in un perverso ghigno soddisfatto nel vederla comunque rispondergli a tono, cercando di trattenersi in ogni modo pur di non dare soddisfazioni al suo aguzzino, decisa a tenere alta quella sfida fino all'ultimo istante assecondando i movimenti del professore e facendogli sentire il vigore di un simile mostro.
    Capisco... vuoi venire insieme a me allora? D'accordo... lo faremo insieme...
    Iniziò a ridacchiare soddisfatto, ma non era affatto una risata di scherno, no, era un fiato compiaciuto e bollente, non dissimile dai spasmi di passione dedicati unicamente alla propria amante. Il fiato del professore a quel punto era così caldo da poter ricadere sulla pelle del Kishin e farla vibrare per l'intensa perversione di quei gemiti. Nonostante la corolla di carne di Selenya lo avesse stretto saldamente, il ritmo del professore non smise un solo istante di aumentare e anzi, fu abbastanza lucido da riprendere la sua letale e perversa mossa: quando la cappella arrivava all'altezza della prostata di Selenya, questa pulsava fortissimo, allargandosi e gonfiandosi come un palloncino col preciso scopo di frantumare la sua resistenza, per poi affondare completamente dentro di lei, spingendo i testicoli contro le sue grandi labbra come se avesse voluto penetrarla anche con quelle, lasciando che i suoi fluidi materni e le uova che stava perdendo man mano che scopavano avvolgessero la sua carne, inumidendola col sapore di quella belva e assaporando la consistenza delle uova di Selenya a diretto contatto con le SUE, di uova. Thresh avrebbe aumentato il ritmo con violenza crescente, senza mai fermarsi, tenendo saldamente il muso della puledra con entrambe le mani, spingendola verso di sé per farle sentire addosso il suo respiro bollente. Thresh avrebbe continuato a muoversi con tutta la forza che aveva in corpo, anche a costo di farle male, facendo schioccare quei fianchi diamantini e muscolosi contro le sue enormi natiche di cavallo, sculacciandola al ritmo di quella penetrazione anale. Non si sarebbe mai fermato, sempre più duro e sempre più forte, fino a che non l'avrebbe sentita cedere. E solo se avesse ceduto assieme a lui, allora le avrebbe concesso un sospiro più bollente e profondo, accompagnando quell'ultima penetrazione fino alle palle, dove queste ultime avrebbero pompato come una macchina perfetta, gonfiandosi e sgonfiandosi stando attaccate alla sua femminilità, mentre quel grosso cazzo si riempiva di seme bollente e lo riversava direttamente nello stomaco della puledra. Il cazzo di Thresh era semplicemente troppo gonfi oed ingombrante per permettere ad una singola goccia di seme di stillare fuori da quella morbida e serrata corolla di carne, quindi Selenya lo avrebbe preso tutto dentro di sé, fino all'ultima goccia, fiotto dopo fiotto. L'orgasmo di Thresh fu abbondante, mostruoso quanto il suo cazzo, sufficiente a gonfiare lo stomaco di un Kishin, anche una belva così grossa cedeva di fronte alla possanza del professore che si abbandonò a quantità esagerate, come se la puledra fosse stata realmente messa incinta. Una finzione... almeno per ora...
     
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    Che la resistenza della mannara sia agli sgoccioli è ormai più che chiaro.
    Le membra equine della femmina non vogliono smetterla di tremare, in preda a una febbre e a una fame sempre crescente che minaccia seriamente di farla impazzire, e come se non bastasse le gambe, che hanno ceduto da un pezzo, riescono a stento a reggere quella monta crudelmente barbarica ma allo stesso tempo tremendamente eccitante. Sbuffi di fumo escono dalle froge dilatata della creatura, mentre i fianchi si alzano e si abbassano in un respiro sempre più affannoso, sintomo della fatica compiuta nel contenere quella verga mostruosa dentro di sé, a dispetto della testardaggine mostrata nel tenergli testa.
    Così, quando sente quelle parole, la Kishin non può fare a meno di sentirsi sollevata.
    Ansima, riuscendo a malapena a sussurrare un decisamente vago e caldo: "V-va bene ... insieme ...", prima di lasciarsi sfuggire l'ennesimo, e ancora più forte, nitrito, sbuffando al limite.
    Priva di qualsiasi motivo che possa spingerla a trattenersi oltre, la mannara si lascia andare.
    Scuote la criniere furiosa, i fianchi che sembrano ribollire di piacere mentre, nello stesso istante in cui lo sente affondare, con un ultima e possente spinta, dentro di lei, l'orgasmo la travolge con la forza di un uragano: spinge istintivamente i fianchi in avanti, chiudendo gli occhi mentre sente il proprio seme risalirle potente lungo l'erezione, fino a schizzare abbondantemente a terra, in una serie di fiotti lunghi e decisamente densi, subito accompagnati dall'esplosione di uova che, ormai prive di freni, le escono dalla femminilità facendola nitrire con forza.
    Viene, con una potenza che non avrebbe mai creduto possibile, e nello stesso istante sgrana gli occhi, sentendo quel carico di sperma inondarle letteralmente gli intestini come un fiume in piena. "Grazie al cielo mi sono trasformata, altrimenti a quest'ora sarei mor ... ahhh!", pensa, incredula. Perchè no ... una quantità simile non è nemmeno remotamente immaginabile, e mentre il professore continua a svuotarsi dietro di lei come se non ne avesse mai abbastanza il corpo della mannara viene travolto da un secondo e potente orgasmo, che la fa collassare completamente a terra, in mezzo al proprio seme a cui se ne aggiunge altro.
    I fianchi si gonfiano, quasi che qualcosa di vivo vi sia dentro, al punto che parrebbe realmente incinta mentre sente le proprie interiora bruciare come non mai in una perfetta armonia di dolore e piacere che le fa salire le lacrime agli occhi.
    "Ahhh ... oddio ... sto bruciando!", grida, prima di osservarlo, lo sguardo pieno di un insolito mix di gratitudine e passione, ammirazione e una punta di amore a dir poco perverso. Perchè si, a dispetto dell'orgoglio mostrato, non può negare come quell'uomo così singolare sia stato in grado di stravolgerle letteralmente l'esistenza, facendole conoscere le vette di un piacere che nemmeno sapeva potesse esistere realmente.
    Coi fianchi ancora tremanti, la mannara lascia cadere il muso a terra, ansando nel tentativo di riprendere fiato prima di dire, in un sussurro: "Sai ... sei il non-morto più vivo che abbia mai conosciuto."
     
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    Thresh poteva dirsi soddisfatto del risultato: non tanto per il seme della creatura che riempì fino a traboccare la sua macchina, coprendo il terreno di quel pungente odore di seme caldo, ma soprattutto per i suoi versi bestiali. Mai aveva sentito dei nitriti così perversi e piacevoli, stava decisamente rivalutando la funzione sessuale di quegli animali e nonostante una punta di vergogna, non poteva negare a sé stesso che quel genere di sesso era decisamente su tutto un altro livello a quello normale degli esseri umani. Eccetto quelli molto speciali, s'intende. Il professore si assicurò che il Kishin sotto di lui sfogasse fino all'ultimo dei suoi orgasmi, beandosi delle uova e dei fluidi femminili che attraversavano quelle gonfie e turgide palle attaccate alla sua femminilità, una sensazione piacevole tanto quanto il resto dell'orgasmo che Thresh assaporò socchiudendo gli occhi e alzando il mento in un lento susseguirsi di mugugni sempre più profondi. Poi, lentamente, iniziò ad uscire da dentro di lei, e Selenya avrebbe potuto sentire distintamente la differenza, come se ogni centimetro di quel cazzo immenso le stesse strappando parti del suo corpo lasciandole un vuoto immenso man mano che usciva. Visto che non erano molto distanti, poté osservare con i suoi occhi cosa uscì fuori da quel buco caldissimo e delizioso, che probabilmente avrebbe eccitato le sue fantasie tanto quanto il professore era eccitato da quella corolla di carne spalancata, tremante e traboccante del suo seme. La mazza di Thresh era ancora perfettamente eretta, piena di seme maschile e degli umori della creatura. Totalmente sporca, resa scura dai suoi veleni ma tutt'altro che provata, anzi, sembrava perfino più vigorosa di prima! Turgida e non sporca, bensì decorata dal frutto della loro passione perversa e travolgente, un mix irresistibile anche per la più casta delle belve. Il professore non fu spietato e senza dire nulla si avvicinò allo sguardo di lei, cambiando totalmente posizione e fermandosi in piedi davanti al muso di Selenya piuttosto che stare dietro di lei. Nonostante Selenya fosse una creatura maestosa ed enorme, in quel momento la figura possente del professore la eclissava del tutto con la sua possanza e la virilità, ma soprattutto quell'enorme cazzo che sovrastava il muso di Selenya era una spada di Damocle spietata e irresistibile, con la cappella a così pochi centimetri dal suo muso che l'odore pungente e mascolino che la attanagliava sarebbe entrato nel cervello della donna violentemente quanto il membro di Thresh l'aveva violata fino a quel momento.
    Non male come inizio... è stato un piacevole antipasto, te lo concedo. Quindi prima di proseguire ti concederò una piccola pausa... ma tu in cambio dovrai pulire il disastro che hai fatto su di me. Non vorrai mica che io vada avanti in queste condizioni, vero? Fammi vedere cosa sa fare la bocca di un Kishin... e magari deciderò di liberarti...
    Tutt'altro che stanco, il professore non aveva perso neanche un grammo di vigore, anzi sembrava perfino più eccitato di prima: era talmente potente da risultare instancabile e Selenya ne avrebbe avuto una dimostrazione chiarissima durante quel loro intenso incontro. Come se non bastasse, quell'affare pulsava vigorosamente davanti a lei e ogni tanto vibrava così forte che un brevissimo fiotto di seme bollente zampillava in avanti, sfiorando il volto del Kishin e cadendo a terra: Thresh aveva così tanto seme da darle che Selenya si sarebbe ritrovata sommersa alla fine di quell'incontro, ma prima di tutto doveva imparare ad assecondare il gioco, anche davanti ad un nemico così piccolo e apparentemente insignificante.
     
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    La Kishin sta ancora ansando, i residui di quell'orgasmo che le fanno fremere le membra.
    Socchiude gli occhi, muovendo la coda piacevolmente soddisfatta e apparentemente incurante di come, nel momento in cui, sotto il peso di lui, i propri muscoli hanno ceduto completamente abbia finito con l'accasciarsi praticamente nel bel mezzo della pozza di seme azzurro acceso causata dal proprio orgasmo.
    Sbuffa appena, cercando di rilassarsi, quando improvvisamente non sente la verga di lui iniziare a retrocedere, presagio inconfondibile di ciò che il professore pare ora intenzionato a fare. Sgrana gli occhi, alzando il capo improvvisamente vigile e dicendo, allarmata: "A-aspetta ... così usci ... ahhh!", peccato che, nelle condizioni in cui pare vertere il suo corpo in quel momento, non possa fare assolutamente nulla per opporsi alla volontà di lui. Chiude gli occhi, ansimando nel tentativo di tenere quella quantità a dir poco mostruosa di seme dentro di sé, cosa che purtroppo non le riesce affatto: non ci vogliono che pochi secondi prima che il suo sfintere ceda completamente, facendola nitrire con forza nel momento in cui i muscoli del suo ano si contraggono sparando letteralmente fuori una quantità di sperma a dir poco inverosimile. Ansima, il corpo stravolto dalla fatica e dal sudore, sbuffando nuvole di fumo mentre, con lentezza sfiancante, il suo intestino termina di svuotarsi per poi lasciarla improvvisamente sfinita e distrutta.
    Lascia andare il capo a terra, cercando di riprendere fiato quando lo vede spostarsi, chinandosi di fronte al suo muso e facendole sgranare gli occhi.
    "C-cosa ... come diamine ... possibile che ne abbia ancora?", non può fare a meno di pensare, mentre le froge fremono di fronte all'odore di lui, un aroma così virile e intenso che le manda una scarica di adrenalina pura nel corpo. Nonostante, dopo quell'orgasmo a dir poco disarmante, la verga di lei si sia ammorbidita notevolmente, quell'odore non può lasciarla indifferente al punto che il solo sentirlo a un soffio dal proprio muso la fa sussultare leggermente, come in risposta a un antico richiamo.
    Deglutisce con forza, per poi sbuffare: "Non è colpa mia se mi hai fatto sporcare in giro, ma di questo bastone al limite del paranormale che ti trovi tra le gambe.", osserva, per poi cercare quantomeno di sollevare il collo. Avvicina il muso alla verga di lui, sbuffando fiato bollente sulla sua cappella, per poi osservarlo in silenzio: "E comunque non devi certo chiedermelo, io non spreco liquidi così preziosi.", afferma regalandogli quindi una lunga e decisamente lussuriosa lappata.
    Socchiude gli occhi, assaporando il mix perfetto dato dal seme di lui e dai propri veleni, che ancora ricoprono la sua asta, per poi percorrerla con tutta la lingua e, infine, prenderla in bocca. Nonostante la sua nuova forma, riesce a malapena a prenderne metà, tuttavia non pare demoralizzarsi e, anzi, inizia a succhiare con forza sempre maggiore, muovendo la lingua in circolo attorno al corpo di lui per gustarsi appieno il sapore forte e maschio del partner.
    Poco a poco, la stanchezza pare scivolarle via, mentre quell'odore carico di virilità le da alla testa rendendo i suoi movimenti sempre più passionali e insistenti, facendola alzare nuovamente la coda e sbuffare a ogni succhiata.
     
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    Selenya non stava di certo ignorando i colpi subiti, anzi ne era certamente provata, e questo le dava ancora più meriti quando si sforzava di andare avanti e abbandonarsi comunque alla lussuria: proprio perché era stanca, il suo tributo aveva ancora più valore. Meravigliosa creatura, mossa non dall'onnipotenza ma dalla boria di esserlo, dall'arroganza di essere superiori a chiunque altro. Thresh non disprezzava quel genere di arroganza, anzi nonostante la parola negativa per lui era un complimento: una simile pienezza di sé è dannosa solo quando porta alla pigrizia o all'autodistruzione, ma gli orgogliosi come Selenya non usavano di certo quella scusa per adagiarsi sugli allori, ma bensì per fare sempre di più: proprio perché dovevano essere superiori agli altri si impegnavano al massimo. E questo Thresh lo rispettava profondamente, e glielo dimostrò facendo in modo di non ostacolarla affatto mentre si gustava quella grossa verga tra le sue fauci. In fondo era un premio, no? Portò in un primo momento le mani dietro la schiena, così che Selenya potesse concentrarsi esclusivamente sul suo enorme cazzo, avvolgendolo tra le sue fauci e leccandolo con quella morbida e caldissima coda. Anche lei evidentemente si lasciava trascinare dai suoi stessi veleni piuttosto che esserne totalmente immune, proprio come Thresh faceva con le sue macchine. Mentre socchiudeva gli occhi gustandosi quella bellissima sensazione, rispondendole con quella verga ricoperta di vene che pulsava entusiasta ad ogni suo passaggio, Thresh iniziò a domandarsi se con il suo aiuto sarebbero stati capaci di distillare quel veleno e trasformarlo in una droga con la quale corrompere le manti dei persi o degli ignoranti, tanto bisognosi di una guida quanto di un divertimento. Più la conosceva, più le possibilità aumentavano e quei pensieri lo eccitavano tanto quanto il trattamento che stava subendo la sua virilità in quel momento. Non riuscì a trattenersi, e tra uno spasmo e l'altro le concedeva un brevissimo fiotto di seme caldo per la sua gola: avrebbe potuto assaggiare direttamente quello che la sua corolla di carne aveva trattenuto tanto avidamente fino a quel momento, un sapore intenso, pungente e soprattutto colmo di un'energia immensa. Thresh era un tipo umile, ma in realtà estremamente potente.
    Delizioso... anche in questa forma hai la passione dalla tua, riesco a sentire quanto ti piace... so che ti ho promesso una ricompensa, ma non riesco proprio a trattenermi... voglio omaggiare il tuo talento...
    Mentre parlava, la mano destra del professore scivolò lentamente sul suo muso, proprio come la sinistra, ma a differenza di quest'ultima la presa finì intorno al corno del Kishin, una presa salda neanche fosse una sorta di maniglia per tenerla ferma. In una situazione diversa l'avrebbe presa per i capelli, ma quello era decisamente più perverso ed interessante. Inoltre, non sapeva perché, ma quel corno emanava un'energia intensa, come se facesse parte a pieno titolo dell'essenza di Selenya, quindi poteva percepire da esso tutta la sua perversione. Incapace di trattenersi oltre, il professore iniziò a rispondere alle lappate e ai risucchi di Selenya con movimenti decisi del suo bacino, più lenti della precedente sessione anale ma sicuramente non meno profondi. Spingeva la sua verga in gola a quella creatura, violandola fino in fondo con quella mazza che rendeva evidente ogni solco del suo passaggio: una cappella rovente, delle vene gonfie e pulsanti, e quelle escrescenze appuntite capaci di graffiare anche l'animo più casto di questo mondo. Teneva saldamente il corno spingendolo verso di sé per tenerla ferma ed impedirle di sottrarsi, probabilmente anche in quella forma sarebbe stato un grosso sforzo per Selenya, ma quel calore e quella virilità sarebbero stati infinitamente piacevoli per lei. Anche perché, più si avvicinava, più il professore le permetteva di sentire il suo calore. Thresh stava cercando di accenderla di nuovo, concedendole un trattamento estremo e perverso, privandola anche del respiro se necessario. Voleva scoparsi la gola di un Kishin e non esitò ad andare fino in fondo, concedendole ancora altri piccoli fiotti di seme fortuito per non lasciarla mai a bocca asciutta. Si sarebbe opposta? Oppure lo avrebbe lasciato correre per poter gustare un altro delizioso orgasmo direttamente dentro la sua gola?
     
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    Aveva avuto modo di comprendere quanto quell'uomo fosse incredibilmente potente già da un po'.
    Per la precisione, si era resa conto della sua natura nel momento stesso in cui, per la prima volta, aveva guidato quella sua enorme verga tra i propri seni e nella propria bocca gustandone il sapore e comprendendo all'istante quanto potere fosse realmente celato in quella creatura così dannatamente simile a lei. Una creatura che non si faceva problemi nell'essere ciò che era, nell'assecondare i propri istinti più barbarici e perversi pur di perseguire un piacere che nessun altro avrebbe mai potuto comprendere ... una creatura che le aveva offerto la propria mano, permettendole di risalire il baratro in cui era finita.
    E ora, mentre può gustare appieno quella verga, seppur ancora troppo grande per essere contenuta totalmente nella sua bocca, gli occhi della mannara non smettono di brillare di delizia e piacere. I fiotti di seme denso e gustoso che il professore rilascia nella sua bocca vengono puntualmente gustati e ingoiati, con la delizia di un affamato di fronte a un banchetto natalizio colmo di ogni genere di pietanza, mentre la lingua ne lambisce la punta regalandogli un piacere ben diverso da quello di una bocca umana.
    L'antro della mannara è infatti ben diverso, decisamente più caldo di quello di un essere umano, quasi bollente, e quella lingua grande e più lunga del normale sembra essere stata creata apposta per dare piacere, avvolgendosi possessiva sulla sua verga e donandogli un piacere pari a pochi altri.
    Selenya sbuffa, gli occhi che si alzano verso i suoi, ricchi di un messaggio di puro piacere e lussuria impossibile da ignorare, eppure pieni di quella fierezza che la spinge ancora una volta a dare il massimo.
    Quando poi lui le afferra il corno, gli occhi di lei si sgranano.
    Nitrisce con forza, chiudendo gli occhi mentre quel contatto estraneo le afferra possessivamente quel punto che, in situazioni simili, diventa per la mannara una vera e propria zona erogena a tutti gli effetti: leggermente umida ma, sopratutto, tremendamente sensibile. Così sensibile che la verga di lei, che fino ad allora, ancora stanca per l'orgasmo appena superato, si era limitata a sussultare ogni tanto, torna ora completamente dura e sull'attenti colando gocce di seme a terra e facendole sbuffare.
    La Kishin scalpita, non cercando di ribellarsi ma ansiosa di ricevere il tanto agognato premio, decidendo invece di assecondare i movimenti di lui senza opporsi. Ormai totalmente presa da quel trattamento di tutto rispetto, non si cura di nulla se non di quella verga enorme e bollente nella propria gola e delle mani di lui sul proprio corno, muovendo il capo sia per assecondare le sue spinte potenti sia per far frizionare il corno contro la sua mano. Frizione che pare causarle spasmi di sincero piacere, i fianchi che si alzano e si abbassano ansanti e la fessura che torna a colare caldi umori a terra.
     
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    Sarebbe stato capace di scommettere sulla sua coda, ma sul corno... decisamente no. Quella reazione si rivelò una sorpresa sotto ogni punto di vista, una gradita sorpresa ovviamente, che fece sgranare lo sguardo del professore con entusiasmo mentre la fissava e si lasciava trascinare dalla passione ardente del Kishin, deciso a ricambiare quelle abili movenze con tutto il suo vigore. Strinse più forte il corno, come a voler osare, mentre i fianchi affondavano sempre più forte nella profonda gola di Selenya: non importava quanto fosse massiccia e mostruosa, erano sullo stesso piano in quel momento, livellati da una cosa chiamata lussuria, alla quale dei due sembrava capace di resistere. la cappella scalpitava come un cavallo imbizzarrito, pulsava su tutta la superficie che colpiva e dava quasi l'idea che volesse farla esplodere dall'interno. Selenya poteva sentire le vene gonfie di quel grosso cazzo bollente solcarle ogni centimetro delle sue fauci e della sua gola, sembrava impaziente di diventare una cosa sola con lei, come se sfregandosi potesse ottenere a tutti gli effetti il calore necessario per sciogliere il proprio corpo e mischiarsi a quello del Kishin, dando vita ad un essere id nuova carne. Fortunatamente per questo non serviva necessariamente sacrificare i loro corpi: bastava unirli, e quello era il prossimo passo. L'ultimo passaggio di quella lezione tanto severa quanto piacevole che avrebbe messo in chiaro una volta per tutte cosa cercava Thresh, e cosa avrebbe fatto pur di ottenerlo. Per questo pulsava, spingeva, la teneva saldamente a sé per impedirle di sottrarsi anche solo per un istante: neanche un respiro, neanche un rigurgito, non un conato le sarebbe stato concesso fino al prossimo orgasmo. Quando sopraggiunse, il non morto non lo nascose: il suo respiro si fece sempre più intenso e caldo, così vistoso che sembrava quasi che i suoi polmoni potessero uscire da quel petto scolpito e possente, come se neanche i suoi muscoli fossero capaci di contenerlo. Poi affondò con forza, tenendo il corno di Selenya con entrambe le mani, stringendolo e portandolo il più vicino possibile a sé, mentre affondava con la sua carne il più possibile. Voleva che Selenya sentisse la sua mazza completamente dentro di lei, che percepisse ogni singolo spasmo, facendola ritrovare con i grossi testicoli gonfi e pulsanti tra le labbra, mentre la mazza spingeva a fondo, vibrando e pulsando con forza crescente. I fiotti che ne uscirono non avevano niente a che vedere con gli "antipasti" che le aveva concesso fino a quel momento: erano un lungo susseguirsi di intense e caldissime eruzioni, che finalmente poteva assaporare direttamente nella sua gola. Poteva percepire distintamente quel caldo seme attraversare tutta la mazza del professore incagliata nella sua gola, per poi traboccare dall'uretra del non morto per invaderle di nuovo tutto lo stomaco. Fu abbondante, non di meno rispetto al primo orgasmo, ma soprattutto fu irruento. Neanche a quel punto le concesse un respiro, e perfino quando iniziò ad indietreggiare non aveva ancora finito di venire, continuando a spruzzare quel liquido caldissimo e colmo di potere nella sua gola, poi tra le sue fauci e infine sul suo volto, assicurandosi di ricoprire a dovere sia la faccia che il corno, concedendo anche ad un punto tanto sensibile il premio di un calore tanto puro ed avvolgente. Non disse nulla, si limitò a venirle davanti agli occhi con l'espressione soddisfatta di chi non ha ancora perso un colpo, e nonostante fossero vistosi gli spasmi di quella verga capace di venire come un vero e proprio idrante, il professore non era né stanco, né tanto meno privato della sua passione. Le catene intorno a Selenya si sciolsero, lasciandola libera, come a volerle concedere una scelta, mentre lui riportava le mani dietro la schiena senza però nascondere il suo membro: avvolto del tutto dal suo stesso seme e dalla saliva del Kishin, avrebbe atteso che Selenya facesse la prossima mossa, così da giudicarla in base alle sue azioni...
     
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    La Kishin sente la propria gola ardere ... eppure, non sembra preoccuparsene molto.
    Anzi ... la passionalità con cui le spinte di lui continuano a scoparla la bocca con forza sempre maggiore sembra piuttosto eccitarla sempre di più, al punto che la verga di lei inizia a perdere rivoli sempre più consistenti di seme azzurrino e la sua femminilità non fa altro che pulsare ansiosa mentre l'utero ricomincia a produrre spontaneamente una consistente dose di uova che premono per poter uscire.
    Con gli occhi ormai completamente oscurati dal desiderio e dal bisogno di sentire il sapore di lui nella propria bocca, la mannara osserva lasciva il professore, fino a quando questo non si tende andando a rilasciare tutto il suo seme nella gola di lei.
    Si tratta da un orgasmo incredibilmente lungo e intenso, in cui una serie di schizzi decisamente abbondanti le inondano la bocca senza darle via di scampo ... eppure, a dispetto dell'istintivo bisogno di rigettarli indietro, la femmina si costringe a inghiottirli, goccia dopo goccia, fermamente determinata a non lasciarsene sfuggire nemmeno un po'. Ignora il bruciore nella gola, o il bisogno disperato di riprendere fiato, e in un modo o nell'altro riesce infine nel proprio intento, ritraendosi quindi soddisfatta e schioccando le labbra ... la lingua equina va a raccogliere alcune ultime gocce dalla verga di lui, lappandola silenziosamente prima di dire: "Non male, professore ma ... io ho ancora un piccolo problema.", accenna evidentemente al proprio membro, ancora duro, "Quindi ... che ne diresti di lasciare a me le redini?"
    Gli occhi di lei brillano, mentre lentamente riassume le sue normali sembianze.
    Il corpo perde di massa, ritrasformandosi nell'avvenente russa dai capelli color ghiaccio e la carnagione bianca come il latte ... eppure, vi è qualcosa di diverso in lei, come se non avesse ancora abbandonato del tutto la furia e la passionalità proprio della sua forma ferale, rendendola sua e accettandola. Gli occhi di lei brillano infatti di malizia, mentre si avvicina a gattoni a lui con la grazia di una pantera di fronte alla propria preda, per poi cercare di spingerlo delicatamente posandogli le mani sul petto imponente e spingendolo a sdraiarsi.
    "Ho ancora parecchie uova ... e sarei immensamente felice se fossi tu a fecondarle.", afferma, mordendoli possessivamente il collo e costringendolo sotto di sé mentre cerca di guidare la sua erezione contro la propria femminilità già umida, sorridendo leggermente.
     
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    Vederla ingoiare ogni singola goccia di quel potente orgasmo fu uno spettacolo impagabile, forse anche più piacevole del semplice sbatterle quel grosso cazzo in gola per tutto il tempo, mettendo una firma delicata anche su quell'atto di una simile composizione, l'opera d'arte di Thresh stava prendendo forma, ma qualcosa ancora non la completava. Lo sguardo della mannara infatti, proprio mentre si gustava gli ultimi frammenti di quel pasto perverso, lasciavano intendere che fosse ancora ben lungi dal dirsi soddisfatta e che anzi, pretendesse dal professore qualcosa in più. Thresh non disse nulla, né fece nulla, si limitò a fissarla con un sorrisetto compiaciuto, lasciandole la possibilità di prendere l'iniziativa e ritrovandosi ben presto spinto a terra dalla Kishin mentre riprendeva le sue sembianze umane. Non per questo meno avvenente, ovviamente, anzi Thresh riusciva ad apprezzare le sue forme come due facce della stessa, deliziosa medaglia. Non fece nulla se non posare le mani a terra per ottenere sostegno, lasciando che quel cazzo marmoreo e gigantesco si posizionasse verso l'alto, proprio sotto le gambe di Selenya che non esitò un solo istante a chinarsi su di lui, già pronta a passare all'atto finale. Il professore voleva sentirglielo dire spontaneamente e quando percepì la possibilità di fecondare le sue uova, un brivido gli percorse la schiena trasformando il suo grosso cazzo in un nodo di nervi e capillari, mentre lui chiudeva gli occhi con l'aria soddisfatta di chi ha raggiunto una grande meta.
    Che proposta meravigliosa... tu si che sai rendere felice un uomo mia cara...
    Nella sua semplicità, quel momento era forse il più perverso di tutti, poiché non si stavano limitando ad unirsi nella carne, no, stavano per dare vita a qualcosa di nuovo. Il risultato della loro lussuria non sarebbe sfociato in semplici parole, grida e liquidi, ma anche in una nuova vita. Una vita che Selenya avrebbe portato dentro di sé, come un don oda parte di Thresh per suggellare la loro importante conoscenza, e mettere un chiaro inizio a quel suo viaggio verso un sentiero altrimenti tenebroso. Il professore l'avrebbe portata per mano, aiutandola a trovare la sua lanterna per proseguire in qualsiasi modo volesse. Il cammino verso la luce sarebbe stato solamente suo, ma prima di ogni altra cosa, la vide posizionarsi sulla sua cappella, indirizzandola verso il pertugio più importante con un movimento delle mani che sembrava assolutamente naturale. Thresh al vide in tutta la sua bellezza, sensualità, e anche volgarità visto che Selenya sfoggiava una verga degna di quel nome, ma anche la volgarità e la blasfemia fanno parte del processo creativo e Thresh sapeva perfettamente come sfruttare anche quell'elemento per il risultato finale.
    Come potrei mai rifiutare?
    Non attese che fosse lei a prendere l'iniziativa, ma lui stesso sollevò il bacino per poter affondare i primi centimetri di quella grossa mazza dentro di lei. Pulsò così forte che misto alla sua mole oscena di sicuro Selenya avrebbe avuto importanti difficoltà a restare impassibile, di sicuro sarebbe crollata lasciandosi impalare da sola, finendo col ritrovarsi quel grosso cazzo che le attraversava il ventre e lo gonfiava vistosamente anche da fuori, viste le sue dimensioni. Il professore pulsò intensamente centimetro dopo centimetro che iniziava a possederla, facendola letteralmente sua e assaporando liquidi e uova che avvolgevano la sua carne mentre scavava dentro di lei. Quali segreti nascondeva ancora quella bollente intimità? Era impaziente di averla... e conoscerla fin nei suoi più profondi anfratti...
     
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    Un lieve sorriso increspa le labbra della mannara.
    Un sorriso apparentemente sintomo di pura e semplice ilarità, ma che, nel momento in cui si estese anche ai suoi occhi, viene attraversato da una scintilla d'inconfondibile malizia. Malizia dovuta nel sapere, forse perchè, in fondo, i loro animi non erano poi così differenti, quanto quelle parole tutt'altro che casuali abbiano eccitato il non-morto la cui verga freme ora contro la femminilità di lei, indurendosi e pulsando ansiosa di assecondare quell'unico e semplice desiderio.
    "Mmmhhh ... bene ... eccola che entra-ahhh!", il rapido movimento di bacino di lui le mozza il fiato, mentre sente la sua verga iniziare a penetrarla la dove sino ad allora non aveva mai smesso di desiderarlo.
    Non per un solo istante infatti, da quando lui le aveva proposto quella prova di piacere e perversione, la femminilità di lei aveva smesso di desiderarlo. Aveva continuato a pulsare tristemente insoddisfatta per tutto il lungo, e decisamente unico, amplesso anale che lui aveva deciso di concederle, per poi surriscaldarsi a livelli tali che, nel momento in cui l'avrebbe penetrata, il non-morto non avrebbe faticato di certo nel trovarla decisamente più calda della media comune ma sopratutto maledettamente umida.
    Così umida, in effetti, che, ma qui probabilmente anche la sua punta di masochismo latente faceva la sua buona parte, la mannara non esita più un solo istante e, a dispetto del dolore, cerca di farlo affondare dentro di sè fino al limite del possibile. Sgrana gli occhi, mordendosi le labbra e mugolando a ogni centimetro guadagnato, per poi sospirare e, non senza una punta di soddisfazione, posarsi una mano sul rigonfiamento tutt'altro che esiguo che va ora a delineare le forma di lui nel suo ventre: "Ahhh ... dannazione, non riesco proprio a prenderlo tutto. Non importa, abbiamo tutto il tempo per lavorarci.", afferma, osservandolo provocante e iniziando quindi ad ancheggiare, con forza evidente, sul corpo di lui.
    I gemiti della mannara sono ormai incontrollati, mentre inizia a cavalcarlo ansimando a ogni affondo. I fianchi di lei danzano sul suo corpo, con la fierezza di uno stallone e l'irruenza di un uragano, al punto che, se già le gote arrossate e le iridi umide e scure non lo permettevano, basta osservare i suoi movimenti per capire quanto il bisogno di riceverlo anche LI fosse per lei una vera tortura, quasi come ne derivasse una questione di vita o di morte.
    La fessura di lei è umida, anzi, praticamente fradicia, e si stringe ansiosa contro la sua verga, pulsando e contraendosi a ogni spinta mentre la mannara di piega sul corpo di lui aggredendogli selvaggia il collo: vi si avventa contro con la fame di un prigioniero, mordicchiando e leccandolo con delizia, strusciando il seno contro il petto di lui al ritmo delle spinte per poi risalire sul suo volto fino a trovarsi a un soffio dalle sue labbra.
    Ormai, il corpo di lei non porta più solo con sè l'aroma ti abete tipico delle sue terre, ma anche una nota decisamente più calda e perversa, un mix di sudore e sesso che si riflette sul suo volto mentre mormora, a fior di labbra: "Allora professore ... ho superato la tua prova? O devo ancora ... darmi da fare?", chiede, sottolineando quelle ultime parole con la mano che si insinua tra i loro corpi afferrandogli i testicoli e strizzandoli divertita. Una stretta abbastanza forte, e che sicuramente dimostra un pizzico della sua indole sadica, ma anche dannatamente e tremendamente provocante.
    Sorride, catturando le labbra di lui in un bacio umido e ansioso, mentre le braccia gli cingono il capo e continua a muoversi sul suo corpo. La lingua della mannara è ora decisamente audace, provocante, al punto che cerca quella di lui e la stuzzica, con tanto di piccoli ma teneri morsetti alle labbra mentre gli accarezza il petto col proprio seno.
     
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