Un meritato caffè, dopo un difficile trasloco

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    Il locale in cui, infine, la mannara ha deciso di andare a rifugiarsi dopo l'ennesimo, a tristemente lungo, pomeriggio trascorso a litigare coi responsabili del trasloco è decisamente caldo e accogliente.
    Pareti scarlatte decorate, sui lati, da innumerevoli e decisamente singolari piante esotiche in grado di dare quella punta di verde in più all'ambiente e sposarsi perfettamente con i tavoli in metallo color inchiostro, sormontati da alcune lanterne verdi al neon. L'ingresso da direttamente accesso al bancone, vantante una discreta collezione sia di sandwich e toast che di brioche e pasticcini di vari generi e dimensioni; subito sui lati spiccano i tavolini neri e infine una saletta sul lato, con dei divanetti in pelle nera e dei tavolini più bassi ma ugualmente piacevoli coi loro centrotavola a forma di rose e orchidee.
    E Selenya siede proprio presso uno di questi, osservando il mondo scorrere indifferente oltre la vetrata che da all'esterno mentre cerca, per l'ennesima volta, di non pensare a tutti i possibili guai che quegli umani potrebbero causare con le SUE opere. Quadri che le sono costati ore e ore di lavoro, sculture i cui materiali valgono quanto la loro macchina e arazzi in grado di mozzare il fiato ... tutte cose che, da quando ha deciso di spostare il suo laboratorio in un locale che potesse ospitare anche una galleria, ora deve trovare un modo di trasferire senza che vengano danneggiate. E solo gli dei sanno cosa potrebbe far loro se ciò accadesse.
    "Mi piace Roma, è più calda della Russia. E decisamente più ricca di patrimonio culturale. Forse qui potrei trovare qualcuno che apprezzi la mia arte, forse.", i pensieri fluiscono ininterrotti, al punto che è solo lo schiarire di voce del cameriere giunto per l'ordinazione a farla riscuotere dalle proprie riflessioni. Lo sguardo gelidamente infastidito della mannara si conficca per un istante in quello del giovane, che impallidisce di botto cercando di dire, goffamente: "E-ehm ... la sua ordinazione?"
    Sospira appena, scuotendo il capo prima di dire, secca: "Un doppio caffè senza zucchero, con un goccio di vodka, e una brioche integrale."
    Quello annuisce appena, battendo rapidamente in ritirata e lasciandola finalmente sola.
    Le gambe elegantemente accavallate sul divanetto, osserva nuovamente l'esterno, sospirando appena.
    I capelli azzurro cielo sono raccolti in una crocchia elegante, con solo qualche ciuffo rado che le cade sulle spalle, mentre indossa un'elegante camicetta blu notte in seta con solo i primi bottoni aperti e le maniche raccolte fino ai gomiti oltre che dei pantaloni neri in piega. Al collo si può facilmente notare un pendente in oro bianco mentre sul polso porta un orologio in pelle nera, infine ai piedi dei semplici sandali neri con perline blu.
    Elegante, fredda e distaccata, osserva silenziosamente l'esterno in attesa della propria ordinazione.

    Edited by EllariaSand - 2/12/2018, 15:46
     
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    Molti pensano che il governo di Roma abbia occhi e orecchie ovunque, cosa relativamente vera ma decisamente troppo lusinghiera. Tenere d'occhio le informazioni è facile, ma prevedere cosa succederebbe con un licantropo fuori controllo è decisamente tutta un'altra cosa. Quasi sempre è meglio prevenire che curare e anche in assenza di buone motivazioni per stare sull'attenti, le informazioni passano comunque. Il caso volle che uno di quei fascicoli con poche informazioni dentro, se non nulla, contenesse anche qualcosa a proposito di un'artista. Proprio quello di cui Faust aveva bisogno per la sua prossima classe. Ovviamente il caro non morto non era il tipo da credere nel caso, ma dava i meriti di simili coincidenze unicamente alla sua divinità che benevolmente premiava sempre un servo devoto che la assecondava nella più fortuita delle sue forme. Dunque agli occhi del governo, Thresh era semplicemente il professore della sapienza incaricato di reclutare qualche nuovo insegnante per il corso d'arte che lui stesso stava preparando, quando in realtà era un esploratore che si stava avventurando verso l'ignoto. Thresh non aveva la minima idea che quella donna fosse un mostro, sapeva solamente il suo nome e che aveva un talento particolare, accompagnato da un'attitudine altrettanto peculiare. Sembrava proprio il suo tipo. Mise in spalla il suo fedele cappotto e senza attendere oltre si avviò verso l'indirizzo segnato sui documenti, lasciandoli ovviamente sulla sua scrivania. Una volta davanti all'edificio, i ganci attaccati alle trecce che contenevano i suoi capelli tintinnarono mentre lui alzava curioso lo sguardo. Non sembrava proprio l'abitazione di un'artista, cosa insolita vista la loro anima eccentrica. Non che lui fosse da meno, conciato in quel modo: con indosso soltanto un paio di pantaloni scuri e i suoi stivaletti neri, lucidi, con attaccati dei speroni vicinissimi al tacco. Il petto era nudo, coperto in parte solo dalla lunga e lacera giacca nera, decorata finemente con quel motivo tanto inquietante quanto perfetto nel complesso. Lo scuro dei suoi abiti metteva in evidenza il grigio della sua pelle e il vuoto dei suoi occhi: Thresh non nascondeva mai la sua vera natura, e anche di fronte all'evidenza le sue labbra restavano piegate in quel sorriso soddisfatto mentre si faceva avanti. Portò le mani dietro la schiena, avanzando all'interno del corridoio principale e guardandosi attorno: praticamente nessuna di quelle opere era stata sistemata ancora ma sicuramente destavano già l'interesse del professore. Appena arrivò davanti alle leccornie, immediatamente il suo sorriso guizzò verso l'alto con una certa soddisfazione. Mai disprezzato il cibo.
    Interessante... mi domando dove sia la padrona di casa.
    Era entrato senza invito e non voleva di certo indispettire chi di competenza, quindi decise che avrebbe atteso lì assieme a quel delizioso banchetto, visto che la sua immensa mole di sicuro non gli avrebbe permesso di passare inosservato. Stava già per favorire, quando un cameriere si avvicinò e senza nascondere una certa inquietudine davanti all'uomo, specialmente vista la lanterna che portava legata intorno alla vita. Gli chiese cosa poteva portargli e ovviamente Thresh rispose sorridendo.
    Una cioccolata calda, non troppo bollente mi raccomando. Con molto zucchero dentro e se c'è anche un pò di granella di cocco, mi fa impazzire...
    Mai visto un non morto goloso di cioccolata? Ecco Faust Carnovash.
     
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    "E-ecco il caffè ... e la brioche.", è con aria palesemente nervosa che il cameriere la raggiunge di nuovo, lanciando qualche occhiata occasionale e a dir poco intimorita al tavolo di fianco al proprio, su cui spicca un individuo dall'aria decisamente singolare.
    Difatti si affretta subito a prendere anche il suo, di ordine, per poi fuggire letteralmente dietro il bancone, affrettandosi a soddisfare la richiesta del cliente senza tuttavia accorgersi dei colleghi che, nella fretta, sta finendo immancabilmente con l'urtare.
    Selenya alza un sopracciglio, passando lo sguardo dal cameriere al nuovo arrivato e viceversa, per più di una volta. "Che diavolo ... ?", osserva ora palesemente incuriosita l'uomo, inclinando il capo quasi a chiedersi cosa abbia di così insolitamente minaccioso da mettere in allerta il cameriere. Non ha ancora notato le lanterne, ma non le sfugge il suo aspetto caratteristico ... e il fatto che abbia ordinato una merenda a base di calorie le fa affiorare un sorriso divertito. "Un non-morto amante del dolce. Questa mi è nuova ... comunque sia ora sono curiosa.", pensa, voltandosi quindi verso di lui.
    Si prende qualche istante, prima di dire, con un lieve sorriso che, per quanto indubbiamente avvenente, non arriva nemmeno minimamente a influenzare anche il suo sguardo: "Uno zombie amante del cioccolato. Sono sorpresa. Beh ... almeno non avete problemi nel mantenere la linea.", osserva, sorridendo appena e sporgendosi sul divanetto, così da osservarlo meglio, poi riprende, "Mi perdoni, io mi chiamo Selenya Von Sokolov. E il cameriere che avete appena fatto fuggire a gambe levate probabilmente si prenderà un infarto prima della fine del pomeriggio. Si può sapere che gli avete fatto?", chiede, sfacciata e diretta, ma fredda come suo solito.
    Sorseggia il proprio caffè in silenzio, senza smettere di osservarlo.
     
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    Prima ancora di rendersene conto, Thresh si stava già ingozzando. Non di certo come un bimbo annoiato alla festa di compleanno del compagno di scuola, ma appena finiva di masticare una leccornia ne prendeva subito un'altra, nell'attesa della sua ipercalorica tazza di benvenuto. Quando la padrona di casa si fece finalmente notare, il non morto si lasciò sfuggire una leggera risata mentre mandava giù il boccone, e passandosi un tovagliolo sulle labbra puliva l'eccesso cercando di ricomporsi.
    Più che dare spiegazioni dovrei scusarmi, purtroppo non sono molto bravo a passare inosservato e come se non bastasse ho una curiosità irrefrenabile, non ho saputo resistere. Siete la padrona di casa, non è così?
    Commentò mentre portava di nuovo le braccia dietro la schiena e si avvicinava a lei, ritrovandosi però bloccato dal cameriere che gli consegnava la sua specifica ordinazione. Prima di procedere, il non morto passò la tazza sotto il naso per poterne assaporare l'essenza, dopodiché si posizionò davanti a Selenya con una mano dietro la schiena e l'altra che invece sosteneva il piattino sulla quale era adagiata la tazza di cioccolata.
    Mi chiamo Faust Carnovash e prima di definirmi un professore mi piace definirmi un ammiratore di ogni forma d'arte. Qualsiasi cosa che esprima emozioni è arte, e l'arte è sentimento, quindi rientra perfettamente nel mio campo.
    Portò la mano da dietro la schiena alla tazza, per poterla sorseggiare con calma. Non aveva timore delle domande della donna davanti a sé, piuttosto fino a quel momento non gli aveva dato nessun tipo di vibrazione. Thresh ne aveva passate molte, era abituato ad avere a che fare con ogni tipo di creatura, di foggia e fattezza. Ma lei non sembrava così unica o speciale: se aveva qualcosa di unico o speciale lo nascondeva decisamente bene. Così bene da passare quasi inosservata. Ma Thresh sapeva di potersi sbagliare, per questo era deciso a provocarla il più possibile.
    Non voglio girarci troppo attorno... sto cercando una persona molto particolare per un mio progetto tutt'altro che personale. E' una cosa importante e non posso scegliere qualcuno che sia casuale. Deve essere una scelta ponderata... qualcosa che devo fare personalmente...
    Rimase in sospeso, volutamente. Voleva attirare la sua attenzione e la sua curiosità.
     
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    Lo sguardo della mannara si fa sempre più divertito, e non in modo perfido. Semplicemente, in tutti quegli anni trascorsi tra i mortali, quella è la prima volta in assoluto in cui si trova di fronte a una scena così genuinamente insolita e buffa ... tuttavia ci vuole ben di più per farla ridere, anzi diciamo pure che fin'ora nessuno ha mai avuto il piacere di assistere a tale spettacolo, e quindi non esita a ricomporsi e a tornare impassibile.
    Sorride affabile alle sue parole, annuendo appena per poi farsi improvvisamente più interessata.
    Lo osserva, calibrandone silenziosamente l'aspetto e i modi. Non è la prima volta che ha a che fare con qualcuno che si interessa d'arte, ma tra un mortale che pretende di conoscere i misteri del mondo e qualcuno in grado di comprendere la vera ed eterna essenza della sua arte vi è una bella differenza. E di idioti che pretendono di poter comprendere le sue opere ne ha incontrati anche troppi per farsi abbindolare di nuovo.
    "Ok, è affascinante e parla bene. Però questo lo sanno fare anche gli imbecilli e ... di che diamine sta parlando?", sono le sue ultime parole a fargli guadagnare tutta la sua attenzione. Lo osserva silenzio per qualche istante, prima di sospirare appena, scostandosi di lato per concedergli un po' di spazio e permettergli di accomodarsi sul divanetto al proprio fianco. "Quindi ... immagino non sia venuto sin qui per caso. Tuttavia, non vedo come una comune, sebbene certamente talentuosa, persona come me possa attirare il suo interesse.", osserva, senza perdersi nemmeno una delle sue reazioni e addentando silenziosamente un boccone di brioche. Lo osserva, calibrandone i modi per poi proseguire: "Comunque, non sono il tipo da tirarsi indietro di fronte a proposte simili. Ovviamente, forse è il caso che mi dia qualche informazione in più su questo suo ... progetto ... prima di chiedermi se sono disponibile.", afferma, sorseggiando con perfetta noncuranza il proprio caffè.
    Per la verità, la presenza inizialmente quasi parodistica dello zombie amante del cioccolato si è trasformata presto in qualcosa di diverso.
    Ha la netta sensazione di venire messa alla prova, e la cosa non può che infastidirla. E nonostante le sue capacità di autocontrollo sia nettamente superiori rispetto a quelle della media dei mannari non può non sentire un lieve formicolio al capo, un segno di allarme verso qualcosa di più grande di lei e che si, un essere del suo calibro non può fare a meno di odiare. Essere messa alle strette, per lei, abituata a essere considerata una leggenda, non è esattamente il genere di situazione che può apprezzare e infatti si ritrova a osservare gelidamente il proprio interlocutore cercando di mantenere il proprio controllo.
    Perchè non sarebbe carino trasformarsi nel mezzo del locale.
    Allora si che il cameriere ci ramarrebbe secco sul serio!
     
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    Thresh accolse con entusiasmo la gentilezza della donna davanti a lui, chinando il capo con umile gratitudine prima di avvicinarsi alla poltrona, restando ad una discreta distanza ma non tanta da lasciar intendere che voleva mantenere le distanze, anzi tutt'altro: erano abbastanza vicini che sarebbe bastato allargare il mignolo della mano sinistra per poterla toccare immediatamente.
    Per caso? No, non credo. A dirla tutta un osservatore esterno potrebbe considerarlo un mero dono del fato, è vero, ma io sono fermamente convinto che niente accada per puro caso. Altrimenti non sarei qui a parlare con lei.
    Commentò, prima di concedersi un altro gustoso sorso di quella cioccolata calda, che si rivelò fin troppo abbondante e goloso visto che la tazza si svuotò del tutto, lasciando uno sguardo piuttosto deluso sul volto del non morto. Una maschera di genuinità per celare il fatto che era già stato colto sul fallo, visto che la sua interlocutrice pareva aver capito prematuramente di essere già sotto esame, cosa che probabilmente non aveva colto con entusiasmo. Stava perdendo colpi il buon vecchio non morto? No, molto più probabilmente aveva trovato qualcosa di interessante. Per quanto Thresh non temesse affatto un confronto diretto e che anzi, quello poteva forse rivelarsi un modo intrigante per conoscerla davvero, temeva che premendo troppo sull'acceleratore avrebbe inevitabilmente portato la loro conversazione ad un punto di rottura, e trovarla contrariata proprio dopo aver scoperto che era quella giusta sarebbe stata un'immane delusione per il buon professore. Chiuse gli occhi ed allargò un sorriso divertito, doveva proprio sciogliere quella glaciale tensione che si era creata.
    Sono un libro aperto, quindi? Ebbene... quello che faccio di solito prima di ingaggiare qualcuno non è mettere in dubbio la sua preparazione... tutti con la giusta passione possono diventare eruditi. Proprio come la potenza... tutti col giusto impegno possono diventare guerrieri. Ciò che valuto io è qualcosa che non può essere acquisito solo col mero allenamento, ma è una dote importante, a volte innata, a volte sudata. E visto che parliamo di una scuola, questa è la dote più importante. Parlo della capacità di relazionarsi con gli altri: che siano imperturbabili professori o malleabili giovani menti trapiantate nel corpo di ragazzi desiderosi di imparare.
    Solo a quel punto si sarebbe voltato verso la donna al suo fianco, allargando il braccio sinistro come se avesse voluto abbracciarla, limitandosi però a passare quell'enorme arto sullo schienale della poltrona, assumendo una posa forse più disordinata ma per lui senz'altro comoda, e che lo incoraggiava a guardare verso Selenya.
    Lungi da me mettere in dubbio la sua filantropia, mia signora, ma non vedo amici né invitati a questa festa, se non un petulante non morto che ha l'aria di poter divorare tutto prima che arrivino gli altri. Qui vedo solo servi e quadri. Ho bisogno di qualcuno che sappia relazionarsi col prossimo... oche voglia imparare a farlo. Il modo... questo non ha importanza.
    Il tono di voce del professore rallentò e si abbassò gradualmente, specialmente mentre parlava del "Modo", lasciando intendere che in quanto membri di una società piena di lussi e libertà, ci sono molti modi per apprendere lezioni e creare legami, specialmente in una scuola piena di giovani e fresche menti. Selenya era ancora sotto esame, cosa avrebbe risposto al professore?
     
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    E' la prima volta.
    La prima volta che, osservando qualcuno, la maschera di gelida indifferenza sembra, infine, genuinamente intaccata da un sentimento sincero. Ironia? Divertimento? Tenerezza? Difficile dirlo, eppure, dal modo in cui osserva l'espressione imbronciata di lui di fronte all'esaurimento della propria bevanda è indubbiamente interessato. Che sia per la personalità di lui, o per i suoi modi un po' infantili nell'approccio con gli zuccheri è difficile dirlo.
    La sua reazione e le sue parole, poi, sembrano colpirla profondamente.
    Indipendentemente dal fatto che l'avesse pronunciato per allentare la tensione o meno, quelle parole erano le uniche in grado di far intendere come no, quell'individuo, chiunque fosse, non era assolutamente uno degli innumerevoli e indubbiamente noiosi mortali desiderosi di mostrare saperi che in realtà non possiedono nemmeno. No ... lui sapeva fin troppo bene ciò di cui si stava parlando, ed era giunto fin li per un motivo. Lei.
    "Ohhh ... beh, non so chi sia a da dove venga, ma certamente sa il fatto suo. Penso proprio che varrà la pena di ascoltarlo, ma sarà meglio fargli portare un'altra cioccolata, si prospetta una discussione decisamente interessante.", per con una punta di ironia la mannara, per poi sorridere, per la prima volta in modo sinceramente gentile. "Non posso che trovarmi d'accordo. Con la disciplina e la buona volontà chiunque può raggiungere i propri obiettivi, anche se indubbiamente, almeno in alcuni ambiti, anche il talenti e i mezzi economici fanno la loro giusta parte.", afferma, iniziando poco a poco a rilassarsi.
    Ora che le parti iniziano a essere chiarite sembra molto meno propensa a perdere le staffe. Anche perchè le dispiacerebbe non vedere più quel tenero broncio sul volto del non-morto. Infatti appena arriva il cameriere lo ferma, chiedendo: "Potrebbe portare un'altra cioccolata? Temo che il mio ospite abbia già terminato la propria.", afferma con un lieve sorriso, mentre quello annuisce e, veloce come un fulmine, si prepara a esaudire l'ordine.
    Torna quindi a osservarlo, inclinando il capo: "Quindi, è per un istituto che mi stava cercando? Confesso che, sebbene fino ad ora le mie lezioni si siano limitate solo a una ristretta cerchia di privati, l'idea di poter trasmettere la passione per l'arte alle nuove generazioni mi ha sempre attratta. Sono perfettamente consapevole di poter essere molto rigida sotto certi aspetti, ma sono altrettanto convinta dell'importanza, ai giorni nostri, di permettere alle giovani menti di crescere e perfezionarsi sotto la responsabile guida di qualcuno che sappia ciò che fa.", osserva, terminando la propria brioche e sorseggiando nuovamente il caffè, "Mi dica, lei dirige un istituto? Confesso che il motivo per cui mi stava cercando mi incuriosisce non poco."
    Lo osserva silenziosamente, in attesa.
     
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    Faust accettò di buon grado la gentilezza della padrona di casa, chinando il capo con fare umile davanti al cameriere che accolse la richiesta di portargli un altra deliziosa tazza di cioccolata, leccandosi già le labbra davanti alla possibilità di averne un altro assaggio. Per quanto, parlando di assaggi, il suo interesse era in realtà rapito da ben altro.
    Non posso rifiutare una gentilezza, ma non le conviene viziarmi miss, sono un pessimo ospite che si presenta sempre senza preavviso...
    La ammonì ridacchiando, aspettando la prossima tazza e la risposta della donna. Sembrava aver colto nel segno in quanto a professionalità, e per quanto ovvie da sottolineare, le parole di Selenya vennero accompagnate dal capo di Faust che annuiva compiaciuto. Conferme e scambi di punti di vista, per quanto scontati, erano importanti quando si cerca di comprendere qualcuno nel profondo. Solo perché vedi qualcuno vestito in maniera elegante non significa che non vuoi sentirlo rivolgersi a te con la giusta pacatezza. Arrivò anche la seconda tazza, che Thresh non esitò a sorseggiare prima di rispondere alla padrona di casa, stavolta però mantenendo il contatto visivo con lei per tutto il tempo.
    Io sono solo un umile insegnante che ha avuto l'onore di fare le veci della nostra saggia e lungimirante preside, vice è un titolo che mi sta decisamente troppo largo e non mi mette a mio agio. Sono un professore, e mi piace pensare personalmente ai miei collaboratori. Tutto qui.
    Si rese conto solo a quel punto di aver assunto un'aria buffa per via del cioccolato rimasto sulle sue labbra, che leccò via sorridendo divertito prima di riprendere il discorso. Facile immaginare il perché, sebbene il suo sguardo rimase enigmatico, tuttavia il professore si concesse una lappata decisamente più lenta del normale, come se il cioccolato rimasto sul suo viso fosse in qualche modo più gustoso, e meritava quindi di assere assaporato con la dovuta calma. Socchiuse gli occhi, tenendo la tazza all'altezza del petto così da poterne sentire l'aroma anche senza gustarla.
    A dirla tutta però, non stavo cercando lei. Non lei di preciso se non altro. Cercavo qualcuno che potesse condividere con me e i miei ragazzi la stessa passione che abbiamo noi in quello che facciamo. Insegnare ad una classe non è una questione di meri voti, è lasciare qualcosa a quei piccoli individui che crescendo diventeranno il nostro futuro. Anche un immortale conosce l'importanza di un simile obbiettivo e solo perché posso vivere a lungo non penso affatto che questo dettaglio andrebbe trascurato. Le scuole sono il futuro, e per il mio futuro e quello dei studenti voglio solo il meglio. Se quindi devo scegliere un'insegnante d'arte non voglio solo la più brava pittrice né il più preparato dei Vasari, mi serve un'artista che sappia esprimere la sua passione e al contempo trasmetterla anche agli altri.
    A quel punto si concesse un ultimo e lungo sorso di quella tazza calda. Thresh era un goloso, non lo nascose neanche per un istante, anzi lo esaltò facendo sparire quella cioccolata caldissima e piena di zuccheri come se fosse un semplice spuntino, macchiandosi ancora una volta le labbra e leccandole di nuovo con la stessa enfasi di prima. Come a voler enfatizzare la stessa passione che provava verso quella golosità, accentuandola per sottolineare il suo stesso discorso nonostante quello fosse un mero vizio, il non morto infilò il dito indice destro nella tazza che stringeva con la mancina, mescolando ciò che restava al suo interno per ricoprire del tutto l'indice, così da non lasciare neanche una goccia, deciso a portare quel dito sporco di cioccolato nelle sue stesse labbra. Infantile forse, ma una chiara dimostrazione di quello che lo definiva passione.
    Pensa di essere in grado di trasmettere passione, miss Selenya?
     
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    La donna sorride appena, continuando a osservare con una punta di divertimento l'approccio del non-morto con la cioccolata calda e ascoltando con un luccichio di sincera ilarità nello sguardo le parole di lui, alle quali segue: "Non mi dispiace ricevere visite inattese, se tali visite sanno intrattenermi con discorsi interessanti e gustare le pietanze che offro loro. E devo ammettere che non ho mai avuto modo di incontrare un non-morto con una passione per il cioccolato uguale alla sua.", afferma, e questa volta non sarà affatto difficile riconoscere, nel suo tono, un accenno di divertimento.
    Ascolta le sue parole in silenzio, immagazzinando in silenzio ogni possibile informazione che, successivamente, avrebbe potuto rivelarlesi utile e annuendo appena durante la sua spiegazione. Anche lo sguardo di lei è diretto, e non esita a reggere gli occhi di lui su di sé con la sicurezza tipica di chi è abituato a considerarsi, se non letteralmente superiore, quantomeno appartenente a un mondo ben diverso dagli altri e per questo differente. Non ha paura di dimostrare la propria sicurezza, tuttalpiù che quello scambio è tutt'altro che aggressivo e, anzi, da segno di apprezzare molto le parole di lui e condividerne appieno il pensiero e non risultare affatto disturbata dai suoi modi.
    Sorride quindi alle sue parole, mentre gli occhi abbandonano progressivamente la nota gelida per assumerne una più caldamente comprensiva, con una nota di stima dovuta specialmente a quell'ultima parte del suo discorso: "Confesso che è raro incontrare un professore che dimostri, non solo nelle parole ma anche nelle azioni, un tale e sincero interesse verso le nuove generazioni. Le fa veramente onore interessarsi di persona nella ricerca di qualcuno che non sia semplicemente qualificato nell'insegnare, ma che sia anche in grado di trasmettere passione e amore alle giovani menti, dopotutto, se non li entusiasmiamo ora quando potremmo farlo? Invecchiando si perde la voglia e la curiosità naturali necessarie ad apprendere le arti, e ogni cosa pare farsi più noiosa e ... vuota.", conclude quella frase con un leggero calo di tono, non voluto ma che lascia trapelare, forse, la sua consapevolezza personale di tale realtà. Dopotutto, se nessuno l'avesse interrotta lei stessa se ne sarebbe rimasta in letargo nel nord della Russia per secoli.
    Lo sguardo, che per un istante era parso quasi assorto, non esita tuttavia a tornare ben presente a sé stesso, mentre ascolta la sua ultima domanda in silenzio.
    Sorride, appena, depositando la tazza ormai vuota di fronte a sé prima di voltarsi meglio verso di lui e dire: "Per quanto non siano in pochi i clienti che potrebbero sostenere il contrario, le posso assicurare che, nonostante il mio aspetto, so dimostrarmi ben più appassionata, come dice lei, di quanto realmente non si direbbe. La passione è il nettare degli artisti, senza di essa nessuno di noi sarebbe in grado di mettere il proprio cuore in un'opera. E per quanto in molti fatichino a comprenderci o sarebbero restii nell'affidare i propri sentimenti a una tela, le assicuro che so bene come trasmettere i miei saperi ed entusiasmi alle persone con cui parlo.", afferma, sorridendo appena senza smettere, nemmeno per un istante, di seguire i movimenti di lui e il modo con cui si cura di ripulirsi le labbra dalle ultime gocce di cioccolato.
     
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    Dava quasi l'idea che stessero girando beatamente intorno al punto, ma non era così. Thresh stava prendendo tempo si, ma solo ed esclusivamente per dimostrare le sue parole e arricchirle con la giusta passione, mentre le dava modo di prendere l'iniziativa. Selenya però, sembrava del tutto priva di un simile dono, come se si aspettasse qualcosa di puramente dovuto, privo dalle responsabilità delle sue azioni. Thresh doveva chiaramente alzare la posta in gioco se voleva vederla reagire in qualche modo. Fece un piccolo saltello con le natiche, chiudendo le distanze tra di loro, a quel punto il braccio che prima era solamente sullo schienale, adesso stava quasi attorno alla donna, ma non osava avvicinarsi troppo. prima di parlare, Thresh ripulì a dovere il dito sporco di cioccolato, riprendendo il discorso come se non avesse fatto assolutamente nulla di sbagliato.
    Un animo più infantile le direbbe che a parole sono buoni tutti... ma io invece do un certo peso alle parole delle persone: mi fido di ciò che dicono e do per scontato che sia la verità... sta a loro poi dimostrarmi che non sono dei bugiardi.
    Allungò la mano che stringeva la tazza come se avesse voluto cederla alla donna, in realtà la scavalcò e basta, così da posare la tazza vicina alla poltrona, così da avere le mani libere. Non perse tempo, voleva portare il discorso avanti, voleva lasciarsi i convenevoli alle spalle e arrivare dritto al sodo. Indispettirla? Provocarla? Che importanza aveva. Thresh era in ballo e adorava ballare, sarebbe stato ben disposto ad accettare una reazione violenta da parte sua, oppure anche la più intrigata ed entusiasta possibile. Qualsiasi cosa accendesse l'animo ardente di quella donna a lui avrebbe fatto più che piacere, ma voleva vederla ardere: se di rabbia o di perversione non avrebbe avuto alcuna importanza.
    Ad esempio, io vedo dei quadri, ma non vedo l'artista che li dipinge. Sa miss? Anche io sono un'artista, e il solo fatto di non essere al lavoro al momento mi fa star male. Lei invece sembra a suo agio nella pacatezza... stiamo qui a discutere del più e del meno, quando invece dovremmo prendere l'iniziativa e dare una dimostrazione della nostra arte... non crede?
    La provocava, si, ma non voleva offenderla. Semplicemente si stava divertendo a conoscere quanto effettivamente avrebbe potuto tirare la corda prima di ottenere finalmente un qualche tipo di reazione. Essere offensivo e diretto non aveva senso, ma insinuare che un'artista si crogiola nell'ozio è sempre un buon modo per rendere un animo creativo irrequieto. Niente infastidisce un'artista di più dal mettere in dubbio la sua voglia di fare, anzi proprio quella volontà è perfino inferiore in quanto ad importanza al risultato stesso della sua opera. E Thresh non stava mentendo, affatto: ogni vittima del torturatore era un'opera d'arte per lui, qualsiasi risultato raggiunto dalle sue macchinazione era una composizione degna di qualsiasi opera teatrale, o degli affreschi più titanici della storia dell'uomo.
     
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    Basta quel braccio, del tutto inatteso e decisamente non richiesto, e il suo relativo spostamento a far scomparire in meno di pochi istanti l'accenno di intenerito divertimento presente negli occhi di lei, spingendola a passare lo sguardo dall'arto sopracitato al suo proprietario quasi si chiedesse quandomai avesse lasciato intendere che una maggiore vicinanza fisica le fosse gradita.
    E potrebbe anche costringersi a ignorare la cosa e proseguire la discussione come se nulla fosse, se non fosse stato per quelle ultime parole.
    Parole la cui allusione le è tutt'altro che sfuggita e che bastano da sole a minacciare, anche se solo per un istante, di farle abbandonare quella studiata e ormai naturale parvenza di intoccabilità per passare a una forma ben più aggressiva e decisamente meno disposta al dialogo. Dilata le narici, in un modo che, a un occhio attento, non sarebbe risultato poi molto diverso da quello di un toro pronto alla carica, mentre un lieve tic le colpisce il sopracciglio e un sorriso palesemente affilato le compare sul volto.
    Cerca di prendere il braccio di lui, riposizionandolo senza nemmeno troppe cerimonie nella sua posizione precedente prima di protendersi appena verso di lui, gli occhi blu che sembrano quasi avvolti nelle fiamme, e non c'è fiamma peggiore di chi ha conosciuto il vero gelo, quello di un letargo che sarebbe potuto durare secoli: "Quindi anche lei è un artista? Pensavo insegnasse un altra materia, visto che, almeno fin'ora, la sola cosa di anche solo vagamente simile a un'opera d'arte è stato il suo decisamente buffo e alquanto bambinesco modo di esaurire le mie scorte di cioccolato.", afferma. Affilata come una lama e decisamente ironica.
    E' inutile specificare che si, il non-morto ha appena toccato un tasto molto dolente.
    Sembrerebbe sul punto di aggiungere altro, forse cercando di sfoderare qualche altra carta, quando si ritrae, quasi si fosse improvvisamente annoiata o avesse compreso quanto fosse inutile stare li a rimbeccarsi a vicenza. Tutta apparenza, perchè si prende appena il tempo di accavallare le gambe che osserva, senza nemmeno guardarlo negli occhi: "E il suo aspetto, per gli amanti del macabro anche quello potrebbe risultare artistico.", stock, colpo finale.
    Continua a osservare la sua reazione con la coda dell'occhio, quindi si alza.
    Lo osserva per qualche istante, come se fosse combattuta sull'aggiungere altro o meno, quindi sospira.
    "Desidera vedermi all'opera? Ebbene, vedrò di accontentarla, ma la avverto che questa mia piccole operetta non è propriamente adatta agli stomaci deboli.", gli occhi della donna brillano, come se non vedesse l'ora di godersi una reazione che già prevede essere quantomeno sorpresa, quindi armeggia per qualche istante con la borsa da lavoro posta al fianco del proprio divanetto. "Ha mai sentito parlare di Rouge De La Croix? Alcuni anni fa il suo nome era molto noto tra i ghetti di Parigi, si diceva che squartasse le sue vittime, le sottoponesse a salinizzazione e ne usasse i corpi per delle sculture.", afferma, prima di estrarre un singolare contenitore metallico.
    Grande si e no quanto una palla da bowling, pare contenere della normale acqua e quello che, inizialmente, potrebbe apparire come un semplice e piccolo mappamondo marrone. Tuttavia non sarà difficile vedere i guanti in pelle che va a indossare, prima di estrarlo e mostrare l'oggetto in tutta la sua macabra bellezza: ogni continente sembra essere ricavato dalle pelli scuoiate di animali differenti, mentre aprendolo all'interno sarà possibile notare una perfetta riproduzione in osso di un cuore umano.
    "Alcune opere e tecniche richiedono tempo per essere perfezionate. Questi materiali sono molto delicati e vanno trattati con il giusto tatto. Mi dica, da intenditore del macabro lei cosa ne pensa? Cosa trasmette? Passione, oppure una triste ma diretta rappresentazione di come il nostro mondo non sia che un ammasso di organi che potrebbe svanire da un momento all'altro?", chiede, sorridendo silenziosamente senza smettere di osservarne la reazione.
     
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    Divenne rosso, Thresh, non perché fosse imbarazzato, ma perché si trasformò nel bersaglio diletto della bestia cornuta sovrana dell'arena ispanica. Aveva chiaramente toccato le corde giuste, era evidente, ma mai si sarebbe aspettato un risultato del genere: tanto piacevole quanto decisivo. Il gesto di allontanare il suo braccio fu emblematico, e proprio come un corpo senza vita, il non morto lo abbandonò alla presa della donna, lasciando che dicesse la sua senza troppi complimenti. Chi provoca deve anche saper accettare una risposta netta. Anche se quel modo di rispedire le frecce al mittente aveva un che di infantile...
    Sono bravo anche nei vizi, si. Non l'ho di certo negato... ma criticare il mio aspetto è quasi pretestuoso... ma non gliene faccio una colpa miss, l'arte non è per tutti. Dovrebbe saperlo no?
    Si aspettava di impressionarlo con frasi taglienti? Thresh non era di certo un tipo impressionabile, tanto meno incline all'ira, neanche toccando ogni singola sfaccettatura del suo aspetto o del suo carattere la donna sarebbe riuscita ad intaccare quel sornione sorriso che sembrava volerla accattivare e provocare allo stesso tempo. L'unico rimpianto era non avere una tazza da sorseggiarle in faccia, come a volerla sbeffeggiare e provocare ancora: puoi fare di più, che aspetti? Eppure nulla, non una risposta soddisfacente. Thresh fu costretto a vederla mantenere la calma, come se nulla fosse successo. Davvero? Possibile che si sarebbe accontentata di allontanarlo e rispondergli in quel modo? Deludente, troppo deludente, non poteva crederci. E difatti, il professore si sbagliava. E di grosso. Affilò lo sguardo quando realizzò che Selenya stava per mostrargli qualcosa... qualcosa di prezioso, a giudicare dal modo in cui lo maneggiava. Il volto del professore rimase serio e compatto per tutto il tempo, ma quando vide quel macabro globo di pelle e carne mummificata, il suo sguardo ebbe un sussulto inatteso. Lo osservò con la stessa cura con cui un esperto si avvicina ad una tela, avvicinando le dita ma senza osare neanche solo sfiorarlo, più in segno di devozione che di esame. Gli occhi del professore esibirono involontariamente qualcosa che non sarebbe dovuto sfuggire a Selenya: un tetro bagliore, luminoso eppure vuoto, come la luce che tenta disperatamente di sfuggire ad un buco nero pronto a divorarla. Fu solo un istante, e nello stesso istante anche i continenti scanditi sul mappamondo illuminarono le loro estremità di quel tetro bagliore, proprio come le ossa al loro interno, come se stessero rispondendo ad un richiamo. Probabilmente la padrona di quell'oggetto non aveva la minima idea di cosa avesse tra le mani, né a chi fosse realmente appartenuto quello strumento, altrimenti la conversazione si sarebbe mossa in tutt'altra direzione.
    Oh, mia cara miss... questa non è una rappresentazione. Questo è un dono. Non voleva esprimere la sua passione verso il mondo, ritraendone una sua visione, né tanto meno voleva condannarlo dandogli forma attraverso una visione distorta. No. Il mondo è ciò che lo circonda, tutto quello che rappresenta il suo essere: il dolore, la morte, la perfezione della tecnica, tutto ciò che circonda la sua vera essenza, il suo cuore: il centro del mondo che ha creato per sé stesso, la sua anima, tutto racchiuso all'interno di una scatola regalo. Un regalo che avrebbe donato alla persona che amava. Questo è il messaggio dietro una simile opera d'arte... amore. E non c'è niente a questo mondo di più potente dell'amore...
    L'amore, in ogni sua forma, anche il più distorto. Lo sguardo del professore rimase inchiodato verso quello strumento per tutto il tempo, come ipnotizzato: lo sollevò verso la donna solo quando iniziò a parlare di amore, e le fece notare l'immane passione che traspariva dalle sue parole in quel preciso, singolo momento. Selenya aveva tra le mani quello che restava di una lanterna, o che un tempo lo era stata, devota alla luce che illumina il cammino verso la passione ed il piacere. Una lanterna può racchiudere le anime delle proprie vittime, ma anche il cuore stesso di chi la impugna, e chi aveva creato quello strumento aveva racchiuso in esso il suo stesso cuore, la sua anima, per donarla alla persona amata. Thresh riconosceva immediatamente il lavoro di un suo simile, specialmente se erano stati così vicini. Ma questo Selenya non poteva saperlo... poteva solo scoprirlo facendo la domanda giusta al professore. E lui l'avrebbe attesa, fissandola dritta negli occhi senza aggiungere altro.
     
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    Vedere il non-morto assumere quel lieve rossore fu, per la mannara, una vera e propria soddisfazione, al punto che nemmeno lei poté farsi sfuggire un lieve sogghigno a fior di labbra. Un sogghigno che, se possibile, avrebbe potuto far sembrare quasi la sua bellezza altrimenti gelida ... come dire ... carina?
    Asseconda le parole di lui facendo un lieve sospiro e alzando le spalle, per concedere: "Ammetto di essere stata un po' sleale, ma anche lei sa come battersi.", afferma, sorridendo appena, almeno fino a quando la luce oscura nel suo sguardo non la spinge e zittirsi, osservandola in silenzio e lasciando cadere quasi involontariamente lo sguardo sulla reazione causata dall'oggetto.
    E' improvvisamente nervosa la mannara, il brivido a lei ormai famigliare che, come gelida adrenalina, le percorre le membra è una sensazione a lei ben nota e che le fa intuire in modo quasi naturale il legame che, per qualche motivo, sembra unire quell'uomo alla sfera. E quella che sente è una sensazione che non provava da molto, moltissimo tempo, la sensazione di riconoscimento istintivo che ogni creatura antica prova nei confronti di una forza altrettanto oscura e potente, il flebile ma adrenalinico istante in cui entità ataviche si incontrano creando un'armonia incomprensibile per i semplici mortali.
    Una sensazione che cresce, poco a poco, fino a scatenare la sua più sincera e quasi febbrile curiosità. Curiosità alimentata dalle parole di lui, parole provenienti da un mondo a lei sconosciuto ma che lui sembra comprendere come si comprende una parte di sé stessi e la cui visione macabra ma allo stesso tempo tremendamente viva riesce a toccare le corde dell'animo di lei. Abbastanza da farla rimanere, per la prima volta, quasi senza parole.
    Quando poi alza lo sguardo, parlando di quel sentimento, non può non mordersi il labbro, per poi osservare, improvvisamente tetra: "Confesso di essere sorpresa. Sembra che conosciate molto profondamente quest'opera ... e devo ammettere che è raro trovare qualcuno che ne capisca l'essenza. Lo conoscevate? L'artista ... perchè sebbene a distanza ho seguito molto le sue azioni e confesso di averle trovate ... interessanti.", guarda appena di lato. Si, e fosse tutto qui sarebbe semplice. Per la verità ha avuto modo di vedere di persona le opere macabre dell'uomo, e dire che avevano riscosso il suo interesse sarebbe stato un ben misero eufemismo. Chiunque fosse, era in grado di afferrare la realtà più cruda e riplasmarla poichè tutti potessero vederla. Senza filtri, senza vergogne.
    E lei lo aveva compreso, per quanto tutti lo avessero sempre bollato come un pazzo.
    Tuttavia, almeno per ora, si limita a quello. Starà al professore intendere se, dietro a quel semplice interesse, vi è anche una sintonia ben più profonda.
     
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    Lei non lo aveva conosciuto, Thresh invece si. Molto, molto intimamente. Non a caso era stato il non morto ad incoraggiarlo ad abbracciare quel sentimento così forte, capace di consumarti. Incredibile come un sentimento tanto spontaneo fosse al di sopra delle capacità umane, come se l'entità creatrice di quel cosmo avesse volutamente deciso di concedere un fardello troppo pesante per delle membra tanto deboli e una mente così limitata. ma col giusto sforzo e altrettanta anima è possibile andare oltre i limiti umani, non a caso quel prezioso dono, quell'inestimabile dono, ne era la prova più viva e tangibile che Thresh riuscisse ad immaginare. Faust allargò un sorriso divertito, riportando all'attenzione della ragazza un dettaglio che sembrava aver perso improvvisamente di vista.
    Lo abbiamo messo agli atti fin da subito, non è così? Non passo inosservato perché non sono vivo... e non lo sono da molto, molto tempo.
    Non una risposta chiara, ma le lasciò intendere che poteva essere abbastanza vecchio da aver conosciuto non solo quell'individuo pittoresco, ma anche molti altri nella sua esistenza. E chissà che Selenya non fosse oramai ad un passo dal diventare uno di loro? Si fece indietro, lasciandole intendere che non avrebbe osato toccare quel suo prezioso cimelio, tuttavia quel duello di stoccate non era affatto finito.
    Devo dire che sono piuttosto deluso però, mia cara miss. Pensavo mi avresti deliziato con un'opera degna del nome di cui ti vesti, ma hai tentato di impressionarmi con qualcosa di... certo, inestimabile, ma che non le appartiene affatto. Forse si aspettava che facessi io un primo passo avanti?
    Volle scoprire le sue carte, perché no dopotutto? Lei stessa, per prima, aveva mostrato una "lanterna" agli occhi di un legittimo possessore di un simile strumento. La differenza tra quella che aveva sfoggiato lei con orgoglio, e quella che stava per sollevare Thresh, era sostanziale. Quella del non morto aveva una funzione assai più chiara ed incisiva. La mano destra del professore si sollevò, tenendo il palmo della mano spalancato, lasciando che la lanterna che portava legata alla sua vita si sollevasse prendendo vita da sola. Si accese di una tenue fiamma verde, densa come il fumo di una ciminiera eppure candida come se non potesse emettere la minima sensazione. Ascoltando attentamente, cosa non difficile per un licantropo, era possibile sentire il lamento delle anime chiuse al suo interno. Un grido di giubilo incoerente, colmo di sofferenza... ma anche di gioia. Le anime intrappolate al suo interno, se di queste si trattava, erano perfettamente in equilibrio tra il dolore ed il piacere, tant'è che il loro grido somigliava più ad un canto di passione, che non di agonia. La lanterna si posizionò sotto il palmo di Thresh, senza che nulla le collegasse. La fiamma si fece più densa e il fumo iniziò a traboccare dal suo interno. Coprì una parte del pavimento, e Thresh le diede una dimostrazione di cosa potesse creare. L'arte di Thresh erano le sue macchine della tortura, e se si parla di pelli allora nulla viene prima di Seath il Senzascaglie. L'opera non vivente più maestosa di Thresh. Al centro della sala comparve una grossa macchina della tortura con le fattezze di un drago sofferente, privo di ogni singola scaglia, un fantoccio cucito con le pelli di draghi e altre bestie mostruose che avevano tentato di resistere al piacere di Apocrypha. La statua era immobile, urlante ma silente, eppure nonostante questo ammantata da una sensazione di potente sentimento, come se incarnasse alla perfezione la gioia e la sofferenza delle anime che la componevano. Il leggero fumo che se ne stava ai suoi piedi sembrava quasi volerla risalire, come se le anime disperate alla ricerca di sollievo stessero risalendo le belve che costituivano la statua desiderose di ritrovare il sentimento che tanto le affamava. All'ombra di quella costruzione, Thresh riprese a fissare la donna dritta negli occhi, come a volerle dimostrare che quel ninnolo di pelle e ossa umane era una bella opera, ma una mera imitazione del capolavoro realizzato tempo prima da Faust Carnovash, il carceriere folle che si fa chiamare Thresh.
    Ho la sensazione che tu sia di fronte alla porta di una stanza... appena appena dischiusa, a stento è visibile il suo interno. Vuoi vedere cosa c'è dentro, ma non hai mai osato spingere quella porta... vuoi scoprire questo nuovo tipo di arte, ma hai bisogno di qualcuno che ti accompagni. Dimmi... pensi ancora che questo incontro sia un mero caso?
    Eccola, finalmente, la domanda giusta: pura retorica.
     
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    Sorride lievemente nel sentire la sua risposta, inclinando appena il capo nel sentire le sue ultime parole.
    Molto tempo ... quindi anche lui era un essere antico, forse persino più di lei.
    Torna tuttavia a farsi attenta nel momento in cui lo sente pronunciare quelle parole, estraendo quindi la lanterna e mostrandogliela in silenzio.
    Le iridi della mannara brillano, come due fiaccole, anzi, due lanterne. Risvegliate da quel canto in perfetto e armonico equilibrio tra piacere e dolore, come un atavico richiamo della terra, una melodia soave in grado di irretire i sensi e rapire gli animi ... quegli stessi animi che vede rinchiusi in quel semplice oggetto e i cui lamenti vanno a toccare le corde più profonde del suo animo, risvegliando i suoi istinti sopiti e i ricordi vecchi di secoli.
    E infine il fumo, e quell'opera. Non UN opera, L'Opera. Una creazione la cui viste le toglie letteralmente il fiato.
    "Cosa ... ?", la osserva, e per la prima volta la maschera di gelida indifferenza cade del tutto. Sorpresa, interesse, ammirazione ... e ancora quel luccichio negli occhi, il luccichio di chi ha assaggiato la follia e la vede reincarnata, riconoscendola come parte di sé. E infine commozione. Commozione per aver trovato una libertà di espressione che fino ad allora lei non si era mai permessa di ottenere, non di fronte alle altre persone. Violenze e torture non le sono nuove, ma trasformarle in arte?
    Nemmeno lei era mai riuscita a fare tanto.
    Si alza, come rapita, e senza timore cerca di avvicinarsi.
    "E' ... beh ... la definizione di sublime.", si lascia sfuggire, per poi mordersi il labbro.
    Si avvolge in un abbraccio solitario, mentre le spalle vengono scosse da un lieve fremito. Sente il proprio animo ferale riscuotersi, come richiamato da una melodia ben nota, e quando si volta verso di lui le iridi sembrano come brillare, brillare di una luce profonda e ancestrale ... la luce di una creatura che ha assaggiato il sangue e ne ha tratto piacere.
    Sorride, chiudendo appena gli occhi, prima di dire: "No ... non è stato un caso. Io credo nella sinfonia delle anime, quella scia di destini che spinge gli spiriti affini a venirsi incontro ... non sempre spontaneamente, ma come spinti da una delicata corrente che fa in modo che essi si incontrino. E lei ...", scuote il capo, come se non trovasse le parole, quindi lo sguardo si fa improvvisamente triste, "... senta, so che non le sembra ma anch'io ho avuto modo di conoscere le acque profonde del peccato. Però ... mostrarlo, in questo modo ... non so se potrei tornare indietro."
    Sembra quasi una creatura indifesa, cosa ben lungi dalla realtà, eppure da come le tremano le spalle e dalla luce nello sguardo è chiaro che non è il giudizio altrui a temere, quanto piuttosto la consapevolezza di quanto potrebbe spingersi in la se si lasciasse andare.
    Poi però pare calmarsi, e quando torna a osservarlo è con determinazione: "Mi mostri cosa c'è oltre la soglia.", afferma.
    Diretta, concisa.
    Ha fatto il suo passo, e ora non tornerà indietro.
     
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