Rock Ferale

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    A quanto sembrava nessuno dei tre, in quel parco, si trovava in una posizione piacevole e, guarda caso, per entrambe le figure che lo accompagnavano in quel momento la persona a cui dare la colpa era Solomon. Sembrava incredibile quanto fosse propenso a causare guai e disordine, anche quando cercava di aiutare qualcuno. Inizialmente la strega, a cui non aveva accennato alcun passo di avvicinamento, sembrava aver frainteso il ruolo di Leonhart in quella situazione, dato che il ragazzo non aveva fatto nulla di male, si era solo trovato nel bel mezzo degli eventi, seguendo qualcuno che avrebbe fatto meglio ad ignorare. Il licantropo non avrebbe però aperto bocca nel cercare di difendere il giovane musicista, dato che in breve tempo la cosa sembrò letteralmente precipitare. Da un lato vi era Mercury che proponeva di catturarlo e portarlo al cospetto di chissà quali potenti streghe, segnando probabilmente il suo destino futuro, ma dando una svolta a tutto ciò che lo tormentava sino a quel momento. Dall'altra vi era Leonhart, decisamente innervosito dal modo di fare della donna, iniziando ad offenderla in modo ben poco velate. In una situazione come quella, tutt'altro che tranquilla, la tempra del licantropo veniva messa a dura prova, tanto che alcune saette avrebbero iniziato a percorre la folta chioma argentea, mentre le dita e le unghie di entrambe le mani si allungavano, quasi a formare dei veri e propri artigli. Sembrava essere sul punto di trasformarsi di nuovo, ma era palese che in qualche modo stava cercando di resistere. Forse lo faceva per Mercury...forse lo faceva solo per se stesso, nessuno avrebbe potuto dirlo con certezza. Lo sguardo irato di Solomon si posò sul ragazzo che aveva a fianco, mentre avrebbe allungato una mano cercando di prenderlo per la maglietta, sollevandolo da terra. Le pupille a taglio erano molto sottili ed i canini leggermente più lunghi del normale. La voce sembrava più profonda, quasi appartenesse ad un'altra creatura.
    Non ti azzardare ad offenderla, lurido chitarrista da quattro soldi. Se ci tieni a riuscire ancora a cantare con le tue corde vocali ti conviene moderare il linguaggio. Ed io non sono il cucciolone di nessuno, sono un servitore...o almeno lo ero e non mi pento di aver accettato un simile compito. QUINDI STA ZITTO!
    Avrebbe cercato di scaraventarlo a terra, non per ferirlo, ma comunque con assai poca delicatezza. La rabbia del licantropo non si placava affatto, sembrava ormai sull'orlo di esplodere mentre ora osservava Mercury dritta negli occhi, accennando solo ora a muovere qualche passo, con estrema calma, mentre alcune delle saette si scaricavano al suolo, creando una sorta di spettacolo pirotecnico assai impressionante. Arrivato a circa un metro e mezzo da lei si sarebbe fermato. La avrebbe fissata ancora ed ancora, in completo silenzio, e dopo alcuni attimi avrebbe accennato ad inchinarsi sul ginocchio destro, abbassando il capo.
    Non ho intenzione di oppormi a te, è l'ultima cosa che vorrei fare, quindi se puoi dare una soluzione alla mia attuale condizioni seguirò il tuo consiglio e mi farò catturare senza opporre resistenza...
    Ora avrebbe alzato il volto, leggermente meno deforme rispetto a prima, più umano, più in Solomon.
    Se posso non deluderti ulteriormente farò questo ed altro...Master...
    Era palese che il discorso di Leonhart avesse sortito poco effetto, ormai Solomon era completamente disperato e qualunque solievo alla sua attuale situazione era una opzione decisamente migliore rispetto a continuare a combattere una battaglia che da troppo tempo ormai non riusciva a vincere. Probabilmente Mercury sarebbe rimasta schifata da quell'atteggiamento, una belva fiera e feroce che abbassava la coda alle difficoltà che la vita le stava mettendo davanti. Forse però per lei era meno imbarazzante avere un servitore rassegnato piuttosto che un servitore privo di controllo ed assassino. In ogni caso, in ogni scelta, la prima cosa che Solomon stava cercando di preservare era lei, anche se forse non lo avrebbe mai capito. Ed andava bene anche così.
     
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    Anche per una strega orgogliosa e noncurante come Mercury era difficile assistere ad uno spettacolo tanto patetico. Uno che si faceva rispettare a suon di insulti, l'altro che sembrava aver dedicato la sua esistenza all'auto-umiliazione. A quel punto l'apatia di Mercury era al massimo: nessuna delle parole di Leonhart riuscì a tangerla, non era assolutamente abituata ad abbandonarsi alle provocazioni e in quel preciso istante in particolare sembrava esserne proprio immune. Se avesse insultato qualcosa di più concreto magari avrebbe anche potuto reagire in maniera più soddisfacente, ma quel tipo sembrava semplicemente uscito dal fumetto sbagliato nella situazione sbagliatissima. Solomon poi che alternava momento di orgoglio a sottomissione totale, poteva solamente farla innervosire. Oramai non riconosceva più nulla della creatura fiera che aveva conosciuta e in nessun modo ne riconosceva una minima colpa, semplicemente Solomon aveva ricevuto la possibilità di ottenere ciò che voleva e forse proprio per paura di poterlo ottenere aveva rovinato tutto. Si perse in quei pensieri solo per un istante, poi si rese conto che in fondo non le importava davvero, né del destino di Leonhart, né di quanto fosse devoto Solomon. Aveva cercato una bestia da domare, non certo un cucciolo da salvare. Non era quello lo scopo di una strega di Umbra.
    Avete finito? Questo spettacolo è imbarazzante...
    Commentò priva di emozione, per poi dare le spalle ad entrambi senza dire nient'altro. Sollevò di nuovo la mano di prima, fiammeggiante, come se avesse voluto fare luce nella tenebra che avvolgeva la scuola, guidandoli al suo interno. Non si voltò mai, un pò come se non le importasse davvero se uno dei due avesse deciso di scappare via. Non le importava più di nulla se non ritornare il più veloce possibile ai suoi studi.
    Al momento il consiglio non è riunito, quindi dovrete accontentarvi del giudizio delle streghe che presidiano ora la scuola. Potrebbe volerci tempo ma...
    Non è compito tuo fare le veci del consiglio, giovane Malefica...
    Mercury si fermò di colpo. Il corridoio che stavano attraversando era piuttosto buio ed era difficile scandire cosa succedesse nell'ombra, come se i sensi dei presenti fossero ovattati. Quando quelle parole furono pronunciate però, sia Leonhart che Solomon grazie al suo fiuto sopraffino avrebbero potuto avvertire la presenza di una personalità estremamente più potente e pericolosa di Mercury, che si avvicinò dall'ombra rivelando attraverso il riflesso della fiamma della strega, delle fattezze dragoniche vistose. Era una bestia molto grande e dalla voce profonda, sebbene fosse chiarissima la sua natura femminile. Anche se tentò di rimanere impassibile, Mercury aveva chiari segni di timore e impazienza sulla sua pelle, come se fosse alla stesso tempo emozionata e terrorizzata da quell'incontro.
    Lady Nashandra... questi due hanno cercato di infiltrarsi nella scuola, li ho catturati e ho deciso di portarli all'attenzione del consiglio...
    Sei molto brava a mentire a te stessa Mercury, ma non molto a mentire a me. So bene cosa sai fare, se questi fossero tuoi prigionieri sarebbero messi molto, molto peggio.
    Mercury chinò il capo, mortificata dal fatto di aver mentito davanti ad una strega anziana. Il drago si fece avanti rivelando le sue maestose fattezze. Non ebbe fretta di dire quello che pensava, né timore nel farlo, tuttavia si concesse diverso tempo per esaminare i ragazzi che seguirono Mercury, cercando di capire chi realmente fossero e cosa suggeriva il loro sguardo... e il loro cuore.
    Vedo distintamente le vostre anime in questo momento... una è una fiamma intensa intrappolata dentro una gabbia d'oro, che vuole esprimere il suo potenziale ma è come se la realtà in cui si trova gli stia stretta. L'altra invece... è una brace che giace morente all'interno di un calderone immenso, che potrebbe ospitare una colossale magnificenza eppure è privo di qualsiasi volontà di ardere. Sarò io il vostro giudice, ma prima lasciate che sia questa fiamma a parlare mentre vi rivolgete a me.
    L'enorme drago nero sembrava deciso ad ascoltare ciò che Solomon e Leonhart avevano da dire, sempre che uno dei due non avesse deciso di darsela a gambe prima di arrivare fino a quel punto.
     
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    Nonostante Leonhart sputò quelle parole su Mercury, con la ragazza che risultò piuttosto immune come se ci fosse un grosso muro immaginario che la proteggeva dal cadere alla provocazione che gli aveva versato addosso il ragazzo.
    La cosa invece fù nettamente diversa per il cucciolotto in cerca di tornare fra le dolci braccia della sua padrona, infatti Solomon non prese affatto bene le parole che usò Leonhart per esprimersi verso Mercury mostrando evidentemente per qualche secondo una dose di attributi che forse ogni tanto era in grado di estrarre dal suo arsenale.
    Infatti il licantropo forse per rabbia o chissà cos’altro iniziò un piccolo processo di trasformazione che lo portò a raggiungere un confine molto labile frà la sua forma umana e la sua forma effettiva in licantropo. Con Leonhart che poco dopo venne letteralmente preso di peso e alzato da quella forma ibrida che aveva assunto Solomon, lasciando andare la presa dalla Moeru che cadde creando un piccolo rumore come fosse un leggero tonfo. Il tutto era molto spettacolare ma se credeva che quella forma lo avesse in qualche modo spaventato o fatto desistere, si stava sbagliando di grosso.

    Parole dure da parte di un cucciolone duro, ma che non ha le palle di affrontare realmente la situazione in cui si è infilato. Tu che dovresti essere una creatura più che orgogliosa ma ti ostini a calare il capo e farti sottomettere, chi dovrebbe stare zitto adesso? Eh?
    Disse quelle parole guardando le pupille non poi così tanto umane che aveva Solomon in quel momento, che forse Leonhart avesse colto nel segno proprio nella psiche del licantropo? Chi poteva dirlo, ma probabilmente dentro a quella manifestazione di rabbia per aver offeso la sua padrona forse c’era dell’altro, probabilmente….
    Il licantropo però più che dare una risposta effettiva preferì invece dare una spinta molto drastica scaraventando Leonhart a terra, col ragazzo che cadendo a terra andò ad impattare con la parte sinistra del volto con un sasso causandogli un taglio sulla guancia.
    Leonhart si alzò poco dopo da terra con un sapore di sangue abbastanza intenso, tanto che poco dopo sputò un piccolo grumo di saliva mista a sangue, segno che forse il danno subito era più serio del previsto. Impugnò di nuovo la Moeru con la mano destra, in quel momento avrebbe voluto colpire Solomon con tutta la forza che aveva in corpo, ma in un certo senso qualcosa dentro di lui gli stava dicendo di non farlo. Preferì quindi appoggiarsi nuovamente la Moeru sulla spalla destra con la cassa della chitarra rivolta verso l’alto e iniziando una camminata piuttosto veloce cercando di restare dietro a Mercury che in quel momento grazie alla sua fiamma stava illuminando la via.
    Quella scuola era stramaledettamente buia, forse per merito delle contromisure di cui fece menzione Mercury alcuni momenti prima? Non era affatto da escludere, ma grazie sia alla fiamma che a Mercury stessa ora si trovarono in un corridoio probabilmente ancora più buio rispetto a prima.
    Ma il buio probabilmente per quanto riguardava Leonhart sarebbe stato forse il minore dei problemi, c’era qualcosa di molto strano e il suo corpo evidentemente lo stava percependo in modo piuttosto importante.
    Infatti i suoi occhi si fecero più pesanti rispetto a prima con le orecchie che si tapparono impedendogli di avere un udito perfetto al 100%, misto a quello però c’era qualcosa di ancora più strano infatti iniziò a sentire il proprio corpo avvolto come da dai brividi. Cosa stava succedendo in quella scuola, ma soprattutto anche Mercury e Solomon stavano avendo quei problemi?

    Ma cosa?
    In quel momento Leonhart stava cercando di sopprimere la rabbia che prima lo aveva fatto conoscere in malo modo cercando di capire il motivo per cui si stava sentendo così, e soprattutto perchè iniziò a sentire non proprio distintamente Mercury conversare con qualcuno, o comunque qualcosa che sembrava avere una voce femminile profonda.
    Non ci volle molto prima che la fiamma di Mercury illuminò quello che era senza ombra di dubbio era una creatura piuttosto grande e sicuramente vistosa.
    Quando quella creatura si fece avanti Leonhart per un attimo cercò di sgranare gli occhi per quel che poteva, era un grande e maestoso drago quello con cui stava parlando Mercury. La cosa che però lo sorprese di più fù il notare che nonostante le dimensioni aveva un portamento notevolmente elegante. La cosa che però lo sorprese di più, non fù il fatto di trovarsi davanti un drago. Anche perchè avendo avuto contatto con donne spettro, esseri umani trasformati probabilmente contro la loro volontà in demoni e soprattutto dopo aver visto Solomon ci stava facendo il callo, ma un drago di quelle dimensioni destro ad una scuola fù qualcosa di inaspettato e assolutamente inusuale.
    I brividi sul suo corpo si fecero più persistenti e intensi, come se fossero in effetti causati dalla presenza di quel gigantesco drago nero. Che forse il suo corpo avesse capito di trovarsi davanti ad una creatura indubbiamente più forte di lui?
    Ascoltate le parole del drago nero evidentemente fece una cosa che molti avrebbero probabilmente ritenuto sciocca e molto idiota. Con ancora la chitarra sulla spalla destra decise di avvicinarsi in modo abbastanza drastico a quella colossale creatura, standole a circa due metri di distanza.
    Sollevò lo sguardo guardandola dritta in quei occhi di pura energia, forse era stato così stupido da avvicinarsi in quel modo a quella colossale creature? Bhe probabilmente altre persone, magari intelligenti, se la sarebbero svignata facendosela addosso dalla paura.

    Nashandra, giusto? Sicuramente un nome nobile, degno di un drago.
    Interessante come mi hai definito, probabilmente hai ragione. Non ho il tempo né materiale né fisico per potermi comportare come una fichetta in cerca di attenzioni e auto commiserazione se voglio ottenere ciò che voglio.
    Voglio che quell’uomo soffra tanto da desiderare di essere all’inferno, e per farlo non posso di certo chinare il capo alla prima difficoltà. Ma sono consapevole che quel tipo abbia un potere nettamente e di gran lunga superiore al mio, ecco perchè quando Solomon ha accennato ad un posto dove si poteva apprendere la magia il mio interesse è subito arrivato alle stelle….

    Interruppe per un attimo il discorso spostando il suo sguardo dagli occhi di Nashandra al palmo della sua mano sinistra, stringendola di forza in un pugno per poi tornare a guardarla dritto negli occhi.
    ...Perchè seppur con piccoli risultati, se qualcuno è in grado e ha la forza di poter migliorare questo mondo, ha il dovere categorico di farlo a qualsiasi costo. Pur rischiando di perdere la vita nel farlo, se dovesse essere necessario.
    Impedire che altri bambini subiscano una perdita come la mia, diventando come sono io ora.
    Poi questa sera il cucciolone quì presente si è lanciato letteralmente in modo iper mega rabbioso in mezzo ad una folla di gente uccidendo la madre di una bambina e mandando a farsi fottere, non solo una serata retribuita da parte mia ma pure rovinato lo spettacolo per i bambini che ci stavano guardando. E poi il resto della storia ci ha portati quì, a giudizio da te.

    Cercò di esporre al meglio la sua versione dei fatti, nonostante la diplomazia non fosse per nulla il suo forte.
    Forse anche il suo ideale quasi utopistico del voler rendere un modo migliore seppur non fosse nè un eroe nè un salvatore delle masse, voleva reclamare una vendetta percorsa per anni e anni e finalmente sapeva chi era il nome a cui doveva dare la caccia.
    Avrebbe fatto di tutto pur di rendere questo oscuro sogno una realtà, mentre lo sguardo era ancora fisso nel guardare dritto negli occhi l’enorme drago nero.
     
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    L'elettricità statica che circondava il corpo di Solomon era leggermente diminuita dopo quello sfogo nei confronti di Leonhart, per quanto questo non la volesse smettere di stuzzicare il licantropo, cercando quasi di farlo esplodere, facendogli perdere le staffe. Avrebbe potuto riuscirci se continuava con quelle parole, ma in verità ciò che sputava e sentenziava con quella bocca era in parte la verità e la cosa gli dava tremendamente fastidio. L'uomo avrebbe seguito la propria padrona, con lo sguardo leggermente basso ed a qualche metro di distanza, pensieroso e concentrato, cercando di valutare la situazione. Non sapeva cosa volesse intendere Mercury con "giudizio del cosiglio", sicuramente non sarebbe stata una cosa piacevole per lui. Sarebbe morto? Avrebbe perso la sua bestialità? Per quanto tale seconda opzione fosse allettante, dentro di sè il cuore di Solomon tremava terribilmente per una perdita di quella portata. Senza quella sua metà, senza quella appartenenza ferale, cosa sarebbe diventato? Ora come ora, per quanto fosse tormentato, sapeva di essere uno Zyn, una creatura magica ed, in un certo senso, maestosa, forte, orgogliosa. Senza si sarebbe sicuramente sentito vuoto ed ancora più privo di scopi. Ma valeva la pena essere così orgogliosi ed attaccati ad una cosa che poteva far soffrire chi gli stava attorno? Lo sguardo si sarebbe alzato per osservare la strega, guardandole i capelli e, quando poteva, sfiorandole il volto, serio, impassibile, come sempre. Sembrava quasi sul punto di dirle qualcosa, quando ad un tratto una strana presenza venne percepita dal licantropo, un odore particolare, tipico di una razza in particolare, oltre che ad una presenza molto potente. Avrebbe voluto scattare in avanti, per cercare di proteggere la Master da eventuali pericoli, ma a quanto sembrava le due donne si conoscevano. Un'altra strega dunque, ben più forte di Mercury, ben più importante di lei nella gerarchia di quella strana e particolare setta. Una strega che dopo alcuni attimi si rivelò essere un drago. Un connubio di nature decisamente unico ed estremo, visto che sangue dragonico e magia poteva generare qualcosa di veramente potente se unite insieme. Solomon avrebbe osservato quella creatura, restando fermo, fissandola negli occhi. Non voleva sfidare Nashandra, non ne aveva motivo, dato che probabilmente sarebbe stata lei a giudicarlo.
    L'unico colpevole qui sono io, il ragazzo, per quanto fastidioso, non c'entra nulla. E nemmeno lei ha colpe...
    Chissà se era vera o meno quest'ultima frase. Il licantropo avrebbe ascoltato il dire del drago, che avrebbe utilizzato due metafore per definire quegli estranei che avevano varcato dei confini che probabilmente ben pochi avevano visto. Si sarebbe riconosciuto maggiormente nella seconda descrizione, ovvero quella della fiammella morente nell'enorme calderone. Per un attimo gli occhi avrebbe distolto lo sguardo, come a mostrare un attimo di cedimento. Era così evidente la sua inadeguatezza alla proprua natura, al proprio essere? La cosa non faceva che rendere più pesante il tutto, ma Solomon avrebbe in ogni caso trovato la forza per parlare.
    Una fiamma che non trova alimentazione e sostegno è destinata a spegnersi, per quanto grande possa essere lo spazio in cui potrebbe divampare...e purtroppo gli unici sostegni che nel tempo sono riuscito a trovare gli ho eliminati io stessi, ma almeno questa volta non c'è stato sversamento di sangue. Questo è il mio unico solievo ora come ora.
    Già. Al contrario di Sephy, Mercury era ancora viva, non aveva ancora subito la maledizione della Luna Rossa e, seppure avesse rischiato la vita per colpa di Solomon, aveva delle amiche su cui poter fare affidamento. Era al sicuro e questo tranquillizzava il licantropo, che avrebbe riaperto bocca ancora una volta.
    Ora capisco perchè ambisci a diventare sempre più perfetta, Mercury. Ma non ti rendi conto che hai già il potenziale e la forza per diventare qualcosa di più e prendere il tuo posto a fianco di un essere come Nashandra. O almeno questo è quello che credo io, ma non sono che un licantropo che sta andando incontro alla sua fine...non è vero?
    Solo ora avrebbe abbassato lo sguardo, abbozzando un leggero sorriso, sentendo poi il discorso di Leonhart. Per quanto le sue parole suonassero come ingenue e utopistiche, al contrario di Solomon lui aveva ancora la forza di combattere per qualcosa, per qualcuno, sacrificando anche la propria vita. Tra i due il vero guerriero non era che il ragazzo, nessuno avrebbe potuto negarlo probabilmente. Ma Solomon aveva perso molto ed ora che Mercury, la sua Master, non lo guardava con altro che con uno sguardo di sdegno, aveva perso ancora di più.
     
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    Mercury rimase in un religioso silenzio, accompagnato da un'espressione seppur non molto diversa dalla sua solita, comunque colma di rispetto nei confronti dell'enorme drago magico. Non era timore, era rispetto. E mai avrebbe permesso ad uno dei due di avvicinarsi a Nashandra senza un sentimento del genere nel cuore e nella bocca. Fu automatico infatti, quando vide Leonhart farsi così vicino, essere già pronta ad intercettarlo: sollevò il braccio fiammeggiante pronta a rispedirlo indietro, ma la coda di Nashandra si piegò intorno alla strega, facendola demordere con uno sguardo. La Principessa aveva concesso loro la possibilità di parlare, quindi avevano il diritto di farlo in qualsiasi modo avrebbero ritenuto più opportuno. A Mercury però non interessava affatto ascoltare Leonhart, visto che vide in lui il piagnisteo di un ragazzino. Sfortunato certo, ma come tanti altri prima di lui, con un sogno effimero ed inutile, inconcludente e sicuramente anche se si fosse realizzato una razza debole e volubile come quella umana non avrebbe perso tempo a rovinare quell'utopia nell'arco di tempo inferiore ad una decade. Per rispetto di Nashandra però, non disse nulla. Ciò che invece riuscì ad infiammarla furono invece le parole di Solomon. Era già rassegnato, rassegnato in qualsiasi cosa. Lo aveva conosciuto rassegnato alla sua condizione, lo aveva avvicinato rassegnato agli stereotipi che lo accompagnato, e perfino ora, alla fine di tutto, lo trovava rassegnato alla sua fine. Come un pesce possente che piuttosto che tentare di risalire la cascata si lasciava andare alla corrente convinto di non poter fare nulla. E anche se fosse stato... perché non provare? La rabbia risalì la schiena di Mercury finché non fu lei a mancare di rispetto a Nashandra, parlando per prima.
    Perché sei così... debole? Perché devi comportarti come se nulla ti importasse quando invece è chiaro che sei arrabbiato? Ti comporti come se quella rabbia dovesse essere rivolta a te stesso e ti crogioli in questa condizione come se fosse una giustificazione a chissà quale morbo depressivo. Il mostro che ti divora non è il licantropo violento che spegne il tuo cervello, ma il tuo cuore codardo e insignificante. E quello nessuna strega può incantarlo e domarlo Solomon...
    Fu spietata. Normalmente non ci avrebbe neanche provato: non che avesse peli sulla lingua anzi tutt'altro, ma non avrebbe mai sprecato fiato di fronte ad un essere tanto minuscolo da rassegnarsi perfino di fronte a qualcosa che non dipendeva da lui. Tuttavia, Solomon era davvero troppo debole: conoscendolo le aveva detto di voler imparare a controllare la sua vera natura ma la verità era completamente all'opposto. La bestia rispondeva alle pressioni di un cuore umano e codardo, arreso ed inutile, che non sembrava avere niente per cui valesse la pena combattere o vivere e anche avendolo, proprio per non contagiarlo con la sua miseria, preferiva starci lontano. Cos'era Mercury? Un'assistente sociale? Le streghe di Umbra non erano di certo un centro anziani o malati gravi. No, quello che aveva davanti non era un pericoloso Zyn che andava domato e che avrebbe potuto combattere al suo fianco. Quello che aveva davanti era uno struzzo mannaro, capace solo di abbassare la testa fin sotto il terreno quando esauriva le cose da dire. Le fauci di Nashandra emisero un leggero sbuffo, liberando delle fiamme nere ai lati della bocca mentre si voltava verso Mercury che subito tornò al silenzio, senza però abbassare lo sguardo. Lei non sarebbe stata così debole da rimangiarsi quelle parole o chiedere scusa. Ma Nashandra in realtà, non voleva sicuramente ammonirla. Il drago si voltò di nuovo verso i due, abbassando il capo senza però raggiungere mai le loro altezze, non perché si sentiva superiore ma per non perdere il suo ruolo di giudice.
    Ho saputo interpretare bene dunque il bagliore delle fiamme che vi portate nel petto. La fiamma del ragazzo è stretta in una gabbia troppo piccola per lui, ma deve stare attento perché se cresce troppo, quando si libererà rischierà di trasformarsi in un pericoloso incendio. Il tuo scopo è nobile perché altruistico, giovane fiamma, ma dovrai imparare a trasformarlo in un faro per le persone che vuoi aiutare, così da non trasformarlo in un inferno per i tuoi nemici. Il male non porta ad altro che male, se vuoi davvero sconfiggere i tuoi demoni devi superarli, non diventare come loro. Dovrai conoscere il tuo potenziale e io potrò aiutarti a farlo.
    Le parole di Nashandra lasciarono molto sorpresa Mercury che non si aspettava di assistere ad una cosa del genere: lo stava davvero accogliendo nel loro mondo? Forse aveva visto del potenziale in lui che se non attentamente incanalato poteva diventare un problema, addirittura finire con l'essere distruttivo, quindi piuttosto che estirparlo o cacciarlo, voleva coltivarlo sapientemente? La saggezza della strega era invidiabile agli occhi di Mercury, ma cosa doveva aspettarsi ora per Solomon?
    Per quanto riguarda te, Lupo, dici bene: una fiamma senza sostegno ed alimentazione non può far altro che spegnersi, ma non puoi aspettarti che qualcuno lo faccia se tu stesso calci via qualsiasi sostegno che i tuoi compagni potrebbero stringere con forza per tenerti su, o affogare la tua stessa fiamma nel mare di sentimenti oscuri che stai vivendo. Nel tuo cuore c'è solo colpa e ti sta soffocando. Devi domandarti cosa vuoi davvero da te stesso: vuoi che la tua condizione finisca, o vuoi essere tu a fare in modo che la tua condizione finisca? Non è una scelta difficile, devi solo scegliere se accettarla come una foglia nel vento, o come una montagna nell'uragano.
    Nashandra voleva illuminarlo su un punto focale della sua vicenda: Solomon sembrava aver perso al voglia di lottare perché davanti ad un gigantesco ostacolo che non riusciva a sormontare. La verità era che non aveva torto, e che la sua esistenza sarebbe stato un unico gigantesco ostacolo che probabilmente non avrebbe mai superato, mai neanche con tutto l'impegno del mondo. Quello che doveva scegliere era come affrontare quella tempesta: se fiero ed immobile come una nobile montagna, forse destinato a non fare un solo passo in più rispetto a dove si trovava ora, ma comunque capace di resistere anche all'ululato del vento più possente. Oppure poteva lasciarsi andare al vento, come una foglia secca destinata a perdere pezzi ad ogni scontro tra la tempesta e il suolo, fino a perdersi del tutto lasciando che di lui non restasse neanche il ricordo. Nashandra a quel punto sembrò sollevarsi e spalancando le ali, si preparò a librarsi in volo. Il battito della sua possente energia oscura però, non servì ad andarsene ma a sciogliere il sigillo di tenebra che ammantava la scuola come un sistema di sicurezza per costringere i trasgressori al buio. Ora invece potevano osservare uno dei corridoi secondari della scuola in tutta la sua magnificenza: ampie vetrate scure, quadri che sembravano vivi e immensi tappeto che solcavano tutti i corridoi. Ora Nashandra era perfettamente visibile in tutta la sua stazza e maestosità, e appena le ali iniziarono a richiudersi, la sua forma cambiò. Le scalgie sulla testa si trasformarono in lunghi capelli biondi, il ventre e il volto assunsero un olore più chiaro, mentre l'immenso drago lasciava spazio ad un'altissima e massiccia donna dalle forme imponenti e lo sguardo che nulla aveva da invidiare ad una mitologica belva. Tuttavia, sul suo volto era dipinto un enigmatico sorriso, non lontano da quello che caratterizza la Giocando: appena accennato, imperscrutabile, ma visibile.
    Il ragazzo verrà con me, mi occuperò io di lui. Mercury voglio affidare il Lupo a te. Ora entrambi sapete il motivo per cui siete qui. Non possiamo lasciarlo andare, è pericoloso per gli umani, ma non è una scelta che posso prendere io, né per te né per lui. Dovrai compierla tu e so che sarai abbastanza forte e matura per farlo.
    A quel punto, senza aggiungere altro, Nashandra diede le spalle ai due ragazzi voltandosi lentamente, lasciando che le ali e la coda facessero da lungo mantello al suo passo, iniziando a scandire la camminata verso il corridoio da cui era venuta. Si aspettava che Leonhart la seguisse, ma non disse nulla a tal proposito. Mercury invece rimase in silenzio, stupita da quella sentenza anche se non volle lasciarlo a vedere. Sarebbe rimasta immobile davanti a Solomon finché Leonhart non se ne fosse andato, poi avrebbe fatto cenno di seguirla in modo da raggiungere i piani più bassi della scuola, organizzati come se fossero le segrete di un castello. Il silenzio calò rapidamente in quel luogo, ma venne spezzato dalla Strega che voltandosi di colpo verso di lui avrebbe tentato di nuovo di innescare una reazione in quel lupo.
    Non hai niente da dire Solomon? Inizio ad invidiare le persone che ti hanno conosciuto prima di me... sono morte, certo, ma almeno hanno conosciuto la bestia che dovresti incarnare, non la tenera catena che mi ritrovo davanti...
    Quella non era lei, era la rabbia a parlare oramai, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere una maledetta scintilla che le desso torto, una sola. Possibile che in quel mostro non restasse altro che autocommiserazione?
     
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    Il fatto di avvicinarsi in modo così drastico all’enorme drago nero non era di certo stato preso bene da parte di Mercury che si preparò immediatamente ad attaccare un Leonhart probabilmente fin troppo ignaro di chi aveva davanti.
    Rimase sorpreso nel vedere il drago nero far tornare al proprio posto Mercury, in effetti quella creatura era lì proprio per sentire quello che avevano da dire sia Leonhart che Solomon. Nonostante questo, era in un certo senso consapevole che magari il suo forte desiderio di vendetta e rivalsa contro Kun Lan poteva essere interpretato come il desiderio di un bambino ingenuo e petulante, ma senza ombra di dubbio un desiderio nettamente più forte di quello di Solomon.
    Non riusciva ancora a capacitarsi come quel licantropo in realtà fosse così sentimentalmente e soprattutto psicologicamente fin troppo debole e quella cosa lo faceva irritare dannatamente tanto, possibile che tutta la sua vita fosse un connubio di tristezza e rassegnazione? Non aveva veramente nessun obiettivo da rincorrere? In un certo senso in quel momento Leonhart si sentì stupido nell’essere l’unico dei due con un obiettivo fisso in mente.
    Un Solomon che probabilmente più che essere una brace morente in un calderone immenso per Leonhart invece non era nient’altro che invece una brace già spenta e che probabilmente non aveva più nulla di ulteriore da dare o comunque da rincorrere. Voleva controbattere per sbraitare un ennesima volta contro Solomon ma non fece in tempo, dato Mercury esplose molto prima in un chiaro impeto di rabbia verso il licantropo, ed in effetti aveva ragione. Paradossalmente la cosa che in quel momento poteva accomunare sia Leonhart che Mercury era il fatto che l’atteggiamento del cucciolone era fin troppo remissivo.
    Nonostante vedere Mercury dare quasi di matto prendendo Solomon a mal parole fosse una cosa che sotto sotto lo stava facendo divertire, c’era una questione molto importante da portare avanti, anche perchè a calmare gli animi irrequieti di Mercury ci pensò direttamente Nashandra.
    Infatti il fatidico momento era arrivato, il momento del giudizio del drago nero stava per fare capolino. Si iniziò a preparare al peggio e forse anche ad un probabile attacco da parte del drago nero ma non fu affatto così, infatti Nashandra lo sorprese con delle parole che non si sarebbe mai aspettato da chi in quel momento era il giudice supremo.
    Si lasciò andare ad un mezzo sorriso beffardo scuotendo la testa, in effetti quelle parole gli sembravano tanto quelle di una insegnante ai propri alunni oppure quelle di una madre al proprio bambino. Ma sicuramente su una cosa doveva ammettere che aveva ragione al 100%.
    Come detto dai Nashandra combattere il male col male non avrebbe fatto altro che aumentare la quantità di quest’ultimo ulteriormente e Leonhart poteva capirlo perfettamente, sicuramente le parole da parte del drago non erano altro che un grande e grosso insegnamento che magari avrebbero aiutato Leonhart in futuro? Bhe sicuramente, ma d'altronde ora come ora chi poteva saperlo?
    Ma sicuramente superare i propri demoni per Leonhart sarebbe stato un processo lungo e importante.

    EH????
    Si lasciò fuoriuscire quella affermazione in modo piuttosto forte e chiassoso, fu colpito come un fulmine a ciel sereno dalla presa di posizione del drago nero, tanto che lasciò Leonhart e soprattutto Mercury sorpresi. Cosa aveva in mente Nashandra? E soprattutto voleva veramente prendersi la briga di allevare il potenziale di Leonhart?
    Devo ammettere che la vita è una continua sorpresa, sia in bene che in male.
    Ma di certo poter diventare l’allievo di un drago…. Bhe sicuramente è una cosa singolare ed inaspettata

    Alla fine dei conti per quanto riguardava la pellaccia di Leonhart era più che salva e come ulteriore incentivo si sarebbe trovato come mentore un grande e grosso drago nero che voleva indirizzarlo per la strada giusta, ma ovviamente dopo Leonhart sarebbe arrivato il momento della sentenza anche per Solomon.
    Ascoltando anche le parole che Nashandra spese per Solomon era convinto che probabilmente anche il licantropo avrebbe dovuto farsi qualche conto in tasca e per la prima volta decidere di prendere una posizione effettiva e non effimera, come aveva sempre fatto.
    Essere così vicino a Nashandra permise a Leonhart di poterla vedere librarsi per un attimo in aria e quasi mimetizzandosi con l’oscurità che ormai albergava in quel luogo spalancando successivamente le sue imponenti ali, e dopo alcuni attimi l’oscurità che avvolgeva l’intero edificio iniziò ad affievolirsi sempre di più rendendo finalmente visibile il luogo in cui si trovavano. Sembrò anche che i sensi di Leonhart iniziarono lentamente a tornare attivi e funzionali, e pure quei strani brividi corporei che stava provando iniziarono ad affievolirsi. Segno che molto probabilmente quella situazione di strano malessere era causato dallo strapotere che aveva usato Nashandra per difendere quel posto.

    Woooo ma sei un esemplare di drago magnifico, e sei fottutamente dirompente!
    E’ la prima volta che vedo effettivamente un drago in carne ed ossa ma soprattutto a distanza ravvicinata. E anche questo posto ora è nettamente miglior….
    OHHHH cazzo, quel quadro si muove!!!! Fighissimo!!!

    La prima cosa che vide dopo che il posto tornò luminoso naturalmente fu la maestosa e regale figura di Nashandra in tutto il suo splendore, come detto dal ragazzo non ebbe mai avuto in vita sua il piacere di vedere un vero e proprio drago ed ora ne aveva uno li, davanti ai suoi occhi! Quasi come se un sogno recondito si fosse in un certo senso realizzato.
    Anche perché in quel momento Leonhart sembrò come un bambino la prima volta che entrava in un negozio di dolciumi, dove sicuramente spiccava più di tutti la figura fiera ed elegante dell’enorme drago nero. Il tutto contornato da delle ampie vetrate scure e soprattutto da una cosa che gli fece staccare gli occhi da Nashandra, infatti sulla sua destra vide per un attimo la figura del quadro muoversi. In effetti era una cosa assai inusuale vedere le figure dentro ad un quadro muoversi, tanto che si chiese se stava sognando oppure no. Ma fortunatamente per lui non era così, era la pura realtà!
    Quando tornò a guardare in direzione di Nashandra si accorse che il maestoso e colossale drago nel chiudere le ali iniziò a cambiare forma, un pò come probabilmente era in grado di fare Solomon passando da cucciolone iper mega arrabbiato a sembianze umanoidi con mai una gioia in corpo.
    Il drago nero lasciò invece spazio ad una altrettanto colossale e prorompente donna dalle forme notevolmente slanciate, nonostante avesse raggiunto la sua forma umanoide risultava assolutamente più alta di Leonhart e di un bel pò. Con tanto di una chioma bionda cinta da quella che sembrava essere una coroncina di scaglie nere.
    In quel momento per il ragazzo fu come trovarsi davanti ad una figura eterea e dalla bellezza quasi artificiale, ed era per la prima volta che vedeva una donna così singolarmente bella con però uno strano sorriso il volto.
    Una Nashandra che impartì a Mercury di occuparsi ancora una volta del caso Solomon, mentre lei si sarebbe infine occupata di Leonhart, segno che forse quello era un invito da parte di Nashandra nel seguirla? Probabilmente era così.
    Nashandra che si voltò lentamente per poi incamminarsi probabilmente dalla direzione in cui era venuta, ma Leonhart aveva ancora qualcosa da dire al licantropo prima di seguire la sua nuova mentore.

    Hei cucciolone, ritieniti fortunato ad avere una donna che si arrabbia per te e che ti continua a spronare, seppur con mezzi poco convenzionali. Non è una cosa da sottovalutare e la tua fiamma morente potrebbe trarne giovamento dallo stato in cui si trova Mercury.
    Permetti alle tue esperienze passate di funzionare da monito, così da permetterti di risorgere come l’araba fenic…. vabbè fare la muta diciamo, dato il tuo caso.
    E non abbatterti per ogni minima cosa, anzi combatti con tutte le tue forze per ottenere ciò che vuoi….

    Rimase lì fermo senza voltarsi minimamente nel dire quel discorso, e non era sicuro che quel discorso avesse raggiunto quella zucca vuota e senza speranza di nome Solomon, ma sperava che almeno qualcosa lo avesse recepito. Dette quelle ultime parole con ancora la Moeru sulla spalla destra si incamminò nella direzione nella quale si era allontanata Nashandra cercando di affrettare il passo, portandosi ad una distanza minima di circa tre metri da lei. Dov’era diretta? Anche perchè per Leonhart quella era la prima volta che si addentra ufficialmente ad una scuola come quella di Oxford.
    Nashandra, di preciso, dove saremmo diretti?
    Gli pose una semplice e diretta domanda, senza usare appellativi strani come: “lady o signorina” non di certo per mancare di rispetto, ma proprio perché non era il tipo adatto da perdersi in simili formalità. C’era però una cosa che sotto sotto lo infastidiva in quel momento mentre la seguiva, l’essere molto più basso di lei in un certo senso lo metteva anche a disagio.
     
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    Solomon non ebbe il coraggio di aggiungere altro alle parole sentenziose e apparentemente sagge del drago che casualmente ebbero la fortuna di incontrare. Non vi era alcun dubbio che avesse ragione, esattamente come avevano ragione Mercury e Leonhart nel loro nel lamentarsi del suo atteggiamento, del suo essere debole, del suo essere codardo. Parole che dette dalla propria Master suonavano ancora più pesanti e dolorose, per quanto il legame tra loro fosse ancora tutt'altro che profondo visti gli ultimi sviluppi. Ma Solomon non rispose, non disse nulla, restando un po' indietro al gruppo, osservando distrattamente le pareti dei corridoi della scuola delle streghe. Se fosse arrivato lì in uno stato d'animo differente probabilmente avrebbe reagito come Leonhart, stupito ed incuriosito da quell'ambiente. Ma in quel momento aveva ben altri pensieri per la testa, ben altri problemi. Problemi che, a quanto sembrava, Mercury voleva forse risolvere lì, in quel momento. Da quel poco che aveva capito di lei gli era saltato subito all'occhio che faticava a creare legami, per lo più perchè probabilmente non riteneva di aver bisogno di nessuno. Perchè allora, in quel momento, sembrava così presa da come si comportava il licantropo? Solomon la avrebbe osservata, sentendo le sue parole, appartati in quel momento e separati da Leonhart e Nashandra. Rimase per un po' in silenzio, quasi evitando lo sguardo di lei, per poi fissarla, restando fermo, immobile. Gli occhi dorati sembrava quasi avere un leggera fiamma al loro interno, cosa che forse la strega aveva potuto intravedere al loro primo incontro.
    Invidi le persone che hanno conosciuto il vecchio me nonostante siano morte? Vuoi veramente sapere il perchè sono così debole, così codardo, così...insignificante? Il fatto che io mi trasformi in una belva feroce non significa che mi vada a genio uccidere chiunque si metta davanti a me. Potrei accettarlo in parte se dimenticassi ciò che faccio, se non rivedessi ogni notte volti spenti, se non sentissi voci colme di terrore e di sofferenza. Affrontare tutto questo forse a voi sembra facile, ma col tempo ogni amico, ogni conoscente, ogni amo...ho perso tutto. Vuoi vedere il vecchio me? Vuoi conoscere quello che ero? Posso mostrartelo se vuoi, posso essere quello che mi stai chiedendo. Ma arriverà il momento in cui anche a te succederà qualcosa, o a Leonhart o a chissà chi altri, e chi ci sarà ad aiutarvi se non siete abbastanza forti? Se sai cosa sono gli Zyn sai anche il motivo per cui non siamo più asserviti a nessuno. Perchè chi ci comanda rischia la vita ogni volta che una luna rosso sangue illumina la notte. Io so che sei potente Mercury, so che arriverai a fare grandi cose e che probabilmente salirai allo stesso gradino su cui ora si trova Nashandra, se non più alto...ma ora saresti in grado di fermarmi se fosse necessario?
    Non le stava dando della debole o della incompetente, non la conosceva abbastanza per arrivare a simili conclusioni. Solomon sapeva però cosa comportava quella maledizione e la forza che acquisiva in quella sorta di stato ferale profondo. In un certo senso il licantropo la stava sfidando, voleva che si mettesse alla prova come Master, che dimostrasse la sua capacità di domare uno Zyn. La avrebbe fissata, serio, in attesa di una risposta, una qualsiasi, la avrebbe accettata in ogni caso. Uno schiaffo, una offesa, un rimprovero, tutto, non si sarebbe opposto. Certo è che dare la certezza o quasi a Solomon in quanto Malefica era più forte e potente di quanto il lupo pensasse avrebbe di certo appianato molti dei dubbi dello stesso. Perchè Solomon non voleva uccidere, non più. E se chi lo affiancava non era in grado di fermarlo, allora ogni cosa era inutile. Non perchè fungesse da balia, ma perchè sarebbe morto inutilmente. Chissà però se l'orgoglio e la pragmaticità di Mercury sarebbero riuscite a digerire una simile argomentazione.
    Io non voglio che nessuno percorra per me la strada che devo seguire. Non lascerò che qualcun'altro soffra, combatta e sudi per me. Come ha detto Nashandra devo essere io a governare il mio cambiamento. Ma se voglio che qualcuno mi accompagni in questo percorso devo sapere per certo che quella persona è in grado di resistermi e domarmi quando sarà necessario. Ed anche se pensi non abbia fiducia in te ti sbagli, altrimenti non avrei stretto il legame che ci unisce. Voglio però che ora mi dimostri le tue capacità sino al tuo apice, sino a piegarmi, sino a marchiare sul mio corpo, sulla mia mente, che tu mi puoi fermare...Master.
    Una richiesta chiara ed assai poco fraintendibile. Sembrava quasi fosse il servitore a dare degli ordini, ma se si voleva sbloccare qualcosa quella era probabilmente l'occasione adatta per farlo, oltre che una eventuale opportunità per la strega per sfogare un po' di rabbia nei confronti di quello stupido lupo.
     
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    Deva, ho pensato sarebbe più comodo dividere questa role, così qui continuiamo io e Ghirados, mentre con te possiamo proseguire in un'altra role. Ecco il link: https://hentai.forumcommunity.net/?t=61021250

    Non volle interromperlo, forse nella speranza che quelle parole sfociassero finalmente in qualcosa di sensato, che Solomon si rendesse conto di quanto miserabilmente si stava lasciando andare a quella sorta di depressione remissiva, priva di qualsiasi intuizione, di qualsiasi sbocco, incapace di giungere ad un punto di realizzazione o anche solo semplicemente rialzarsi dalle stesse braci di quell'animo consumato lentamente da una fiamma che a stento aveva bruciato come si deve. Le braccia della strega crollarono in un sospiro amareggiato, sembrò quasi ridacchiare ma quello che pendeva dalle labbra di Mercury era un verso di disappunto, privo di soddisfazione.
    Ci risiamo... ancora giustificazioni... ancora e ancora. C'è sempre una spiegazione deprimente e pragmatica per te non è vero? Quanto vecchio pensi di essere? Quante persone pensi che servano prima di poter dire "sono un mostro" o "ne ho abbastanza". Cosa ti rende diverso dagli altri? Niente. Non sono le colpe a renderti diverso dagli altri, né i tuoi problemi, né le tue noie, Solomon!
    i voltò di colpo, verso di lui, alzando lo sguardo in modo che il cappello non lo nascondesse, tenendo i pugni serrati all'altezza dei fianchi e lo sguardo brillante verso quello del licantropo. Non l'avrebbe impressionata, perché anche i suoi di occhi in quel momento ribollivano di rabbia, non una rabbia stremata e disperata, ma una rabbia incapace di arrendersi, piena di determinazione.
    Io non voglio una bestia che ha paura di uccidere qualcuno... io ne voglio una che abbia paura di deludere ME. Perché a me ha dedicato tutta la sua essenza. Essere Servant e Master non significa fare tutto ciò che il master vuole ed ubbidire chinando il capo. Essere un Servant significa prendere sulle spalle tutti i problemi del master, non importa quali sono, e assicurarsi che nessuno di questi diventi mai una minaccia, anche a costo di morire, dimenticando i propri di problemi. Perché quello diventano del Master. Ecco cosa significa creare un legame del genere, ecco cosa devo fare io: IO devo risolvere il tuo problema, IO devo assumermi la responsabilità delle tue azioni, IO devo assicurarmi di farti fare cose talmente grandiose da cancellare ogni tua colpa appartenente al passato. IO soltanto, Solomon! E tu invece devi restare a testa alta, per ME. Tu devi rappresentare la mia determinazione e agire come se ogni tuo errore, come se ogni mossa falsa, come se ogni maledettissima persona che uccidi lo fai per ME e me soltanto. Sarò io poi a fare i conti con le conseguenze, ma se tu tieni chino il capo, allora non stai tenendo alta la bandiera della tua padrona. E questo è... inaccettabile!
    Le mani di Mercury si accesero improvvisamente, spalancando le dita e avvolgendosi di una fiamma viola molto intensa, così come il suo sguardo che si fece ancora più determinato e bollente.
    Tu non capisci... sembri aver perso la volontà di combattere e di accettare il tuo destino. Questo non è il servant che io voglio! Il servant che voglio non è una minaccia per gli altri, ma una minaccia per me! Mi farò io carico del tuo problema e non dormirò una singola notte se so di essere la tua preda, lo farò per certo e ti punirò severamente per questo... non temere. Te lo proverò, qui ed ora. Io sono molto, molto più potente di te, e ci sono creature MOLTO più potenti di me, quindi tu non sei una minaccia per nessuno! L'unica minaccia in questa stanza è il tu cuore che sembra incapace di provare il minimo orgoglio per quello che siamo diventati quando ci siamo conosciuti. Quindi se vuoi una prova, se vuoi assaggiare le mie fiamme per una dimostrazione che sono in grado di domarti, allora fatti avanti! Ma ti avverto... spegnerò queste fiamme solo quando avrò un servitore degno di questo nome... o un cadavere tra le mani!
    Determinata come non mai a dimostrare realmente le sue capacità, Mercury aveva intenzione di rimettere in riga una volta per tutte quel maledetto licantropo, o giustiziarlo se non fosse rimasto niente di lui, se non una belva deprimente capace di pensare solo al male che può fare agli altri. Solomon non aveva capito che dovevano diventare una squadra e scambiarsi i pesi sulle loro spalle: Mercury lo avrebbe liberato dalla sua maledizione, ma lui non doveva pensare a salvare lei da sé stesso, lui doveva pensare a proteggerla da tutto il resto come se il suo problema fosse già risolto. Questo significava unirsi come padrone e servitore. E Mercury glielo avrebbe fatto capire nella maniera più violenta possibile.
     
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  9. Ghirados
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    Sembrava impossibile che Mercury, in quel momento, fosse realmente così presa da una questione come quella, completamente differente da quando si dimostrava distaccata e fredda, prva di alcun interesse verso qualsiasi cosa. I suoi occhi brillavano tanto quanto quelli del licantropo, se non di più, e Solomon non potè fare a meno di notarlo, restando in parte stupito quando si sarebbe aspettato una risposta distacca e vuota di ogni emozione. Entrambi avevano scoperto le proprie mani, nessun trucco e nessun tranello, i dubbi di un lupo e le certezze di una donna si stava confrontando in quelle segrete pervase di energia magica. Che vi fossero creature ben più potenti di loro due era cosa certa. La semplice strega-drago incontrata poco prima o quel demone delle sabbie erano ben più forti di loro due...almeno presi separatamente. E quella evenienza si sarebbe presto decisa, lì, in quel preciso momento. Solomon non avrebbe abbassato lo sguardo, ne avrebbe ceduto il passo. Non era un codardo, non lo era mai stato. Semplicemente non voleva più far soffrire altre persone, sul serio era un peccato così grave? Ma quello che colpì maggiormente il licantropo fu il discorso riguardante il legame tra Master e Servant, cosa che sino a quel momento non era stata spiegata, era stata data per ovvia. Ma tra una donna troppo orgogliosa ed un lupo troppo depresso era assai difficile che potesse funzionare una cosa come quella, senza le dovute premesse. E fu in quel momento che Solomon, innervosito, alzò la voce.
    E allora perchè non sei venuta a cercarmi quando sei andata a caccia di quel demone? Quando il nostro legame è stato stretto tu sapevi bene quale era il mio ruolo, sebbene non mi fosse stato spiegato. Io lo ho accettato ad occhi chiusi, mi sono fidato, eppure tu, al contrario, hai voluto basarti solo sulle tue forze. Quando Midna è venuta a cercarmi non ho esitato nemmeno un attimo per venirti a cercare, per venirti a salvare, per tentare di riportarti dalle tue amiche. Dici che devo accollarmi i tuoi pesi, i tuoi problemi, le minacce che incombono sulla tua vita. Pensi non sia pronto a farlo? Perchè credi ti stia dicendo di attaccarmi? PERCHE'? PERCHE' VOGLIO CHE TU MI UCCIDA SE LA MINACCIA CHE INCOMBE SU DI TE SONO IO!
    Avrebbe cercato di afferrarle i polsi, probabilmente percependo già a quella distanza il calore di quelle fiamme magiche, mentre gli bruciavano la pelle, ma non avrebbe desistito. La stretta sarebbe risultata forte e decisa, non con l'intento di fare del male, ma di certo non risultava nemmeno piacevole.
    Proprio perchè sono una minaccia principalmente per TE voglio che tu sia pronta a fare quello che deve essere fatto! E so che ora sei certa di essere pronta, di potercela fare, di riuscire ad uccidermi senza battere ciglio, senza alcun risentimento. Ma questa tua certezza si farà sempre più labile e sottile ed è questo che realmente mi spaventa. Uccidere altre persone non mi creare alcuna problema, ormai il conto è talmente alto che una più una meno non crea quasi differenza. La mia paura è uccidere TE! Quella che è fuggita dall'altro, quando ve ne era bisogno, sino ad ora, sei stata tu, non io...
    Solo ora avrebbe mollato la presa su Mercury, senza indietreggiare, con le mani che quasi fumavano, arrossate e bruciacchiate. Faceva un male terribile, in forma umana percepiva ogni cosa, sentendo il dolore che normalmente non avrebbe provato. Le aveva detto tutto ciò che pensava, tutto ciò che si era tenuto dentro dopo i vari avvenimenti che li avevano portati sino a quel punto. Una situazione esagerata per due persone che si incontravano per la terza volta, ma lì, in quel frangente, si sarebbe deciso se quella sarebbe stato il loro ultimo scambio di parole o se da lì in poi sarebbe nato il vero legame che entrambi, a quanto sembrava, stavano in realtà cercando.
     
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    Solomon volle controbattere, cercando di far valere le sue ragioni, come se ci fosse una manuale delle istruzioni da leggere insieme come si fa con i bambini e le favole della buonanotte, come se la determinazione e la devozione andassero insegnate a scuola. Aveva fatto bene ad afferrarla per i polsi, cercando di bloccare le sue mani fiammeggianti ,altrimenti Mercury colta dalla rabbia più totale lo avrebbe già incenerito senza troppi complimenti. Invece fu costretta a mordersi le labbra dalla rabbia, tentando invano di respingerlo con la mera forza bruta, visto che Solomon era comunque più forte di lei, ma non per questo non gli avrebbe risposto a tono.
    Non era pronto affatto! Volevi solo scoparti il mio cadavere in trance per poi tornare alla tua stupida commiserazione! Avrei dovuto portare un cucciolo impaurito ad una caccia vera?! Avresti solo fatto stupidaggini, come infatti è successo, e io avrei fatto la figura dell'idiota... come infatti è successo!
    Accese le sue fiamme più forti di prima, avvolgendo del tutto le braccia e trasformandole in dei veri e propri incendi così da costringere il lupo ad indietreggiare. Cosa che si rivelò del tutto inutile perché ancora una volta abbassò la guardia di sua spontanea iniziativa. la rabbia di Mercury crebbe esponenzialmente, come poteva agirei n quel modo anche di fronte ad una situazione del genere?! Neanche alla fine di tutto, quando oramai stava per perdere ogni cosa, dalla sua vita, al suo valore, al suo rispetto, alla sua padrona... niente riusciva a smuoverlo?! Perfino una come Mercury sapeva quanto fosse importante la devozione, la passione e l'impegno in qualcosa, Solomon invece dava tutto per scontato, era già tutto fottutamente scritto per lui e non poteva far altro che lasciarsi trascinare dal vento come una foglia rinsecchita.
    Scappata?! Io sarei scappata?! E' tutto quello che hai da dire?! Io ti ho salvato, non tu! In questa congrega, circondato da demoni potenti e sicari luminosi pronti ad uccidere noi e i nostri servitori senza battere ciglio, tu non sei un lupo ma un randagio che non vede l'ora di farsi ammazzare, per un'ideale inconsistente, per chissà quale timore, per una devozione che non hai saputo neanche coltivare! E ovviamente ho protetto anche me stessa, perché non avevo la minima intenzione di infangare il buon nome della mia famiglia solo perché ho avuto la stupida idea di dare per una volta fiducia ad una favola! Mi sono ritrovata davanti all'ombra della leggenda che ho trovato sui libri. Stuprare streghe all'ombra della luna piena?! Cazzate! I tuoi antenati, così come tu, non siete capaci di fare niente se la strega non abbassa completamente la guardia dandovi un minimo di fiducia. Non hai saputo controbattere un demone minore, e perfino ora piuttosto che farti valere scarichi la colpa! Se non è della tua depressione allora è la mia! Basta Solomon! Ne ho abbastanza!
    Era inutile parlare con lui, Solomon stava trasmigrando le sue esperienze passate anche a quella situazione, dando per scontato che non ci fosse niente di diverso, abituato a distruggere tutto ciò che aveva intorno dando per scontato che avrebbe potuto farlo ancora senza il minimo problema, quando in realtà Mercury aveva bisogno di una belva da coltivare, non di certo uno che dava per scontato di poterla mettere fuori gioco da un momento all'altro. No a quel punto era convinta: cercarlo era stato un enorme errore, e ora doveva assumersi lei stessa la responsabilità delle sue azioni. Spalancò il palmo della mano destra così che le fiamme che la avvolgevano si concentrassero in un unica sfera infuocata estremamente calda e satura di energia. Lo sguardo di Mercury si fece di nuovo neutro e privo di emozioni, aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornata assieme. Puntò verso Solomon l'altra mano, il dito contro di lui con fare imperativo da vera padrona.
    Se sei davvero il mio fedele servant... mettiti in ginocchio e non fare un solo passo... lasciati colpire.
    Quello non era un colpo di avvertimento: Mercury lo avrebbe scagliato senza pensarci due volte, senza neanche aspettare che Solomon si inginocchiasse, dando per scontato che se quello che aveva detto aveva senso per lui, allora Solomon sarebbe rimasto immobile lasciandosi incenerire da quel singolo, letale colpo. Nashandra le aveva dato un compito, un ultimatum... da lì non si tornava indietro e Mercury lo sapeva benissimo. Una cosa era certa: la strega non si stava trattenendo, né aveva intenzione di far sparire la fiamma all'ultimo momento. Se Solomon si faceva colpire, di lui non sarebbe rimasto niente.
     
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  11. Ghirados
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    Oramai la situazione sembrava essere giunta ad un punto di non ritorno, nessuno dei due riusciva ad accettare il punto di vista dell'altro, nessuno voleva cedere il passo, nessuno riusciva a pensare alla coppia invece che solo a se stesso. La furia di Mercury era evidente, data la forza con cui le sue fiamme si estendevano lungo il suo corpo, creando uno spettacolo veramente unico, che ben dimostrava la vera potenza di quella strega che, a dirla tutta, ben veniva rappresentata da quell'elemento. Fu in quel breve momento che ripensando alle parole di Nashandra, riguardao all'essere una fiammella sul punto di spegnersi, Solomon comprese che probabilmente la fiamma che poteva realmente riaccenderlo era quella della donna che aveva davanti. In verità dentro di sè sapeva bene che quella sarebbe stata la sua ultima speranza, se nemmeno le genitrici di quella razza così unica sapevano salvarlo per lui sarebbe finita. Ed infatti era quello che stava succedendo. Ma nonostante tutto, nonostante i discorsi disfattisti e pietosi proclamati dal licantropo, la paura di morire, l'angoscia di perdere ogni cosa aveva vissuto, era ben maggiore di quella di fallire ancora ed ancora. Non rispose a Mercury, non avrebbe avuto senso e non ne avrebbe nemmeno avuto il tempo, visto l'attacco che si era preparata a lanciare, senza esitare. Solomon si sarebbe spostato di lato invece di rimanere sul posto, invece di inginocchiarsi, invece di ubbidire, e non si limitò a quello. Avrebbe cercato di scattare verso Mercury, superandola sul lato sinistro, senza attaccarla, senza fare nulla. Se si fosse voltata e lo avesse seguito con lo sguardo, Mercury avrebbe notato come Solomon, in quel rapido movimento, si era trasformato, diventando la belva che al suo primo incontro osservò con occhi da bambina sognante. Peccato che quello che entrambi stavano vivendo in quel frangente non era un sogno, ma più probabilmente un incubo. Il licantropo avrebbe cercato di colpire Mercury al ventre con la propria coda, sbattendola contro il muro del corridoio, levandole probabilmente il respiro per un istante e tenendola ferma lì, con la propria forza, facendole provare cosa significava combattere uno Zyn. Un vero Zyn. Sicuramente avrebbe potuto incenerire la coda e liberarsi, sicuramente avrebbe potuto fargli del male. Ma il volto di Solomon, furioso, era già pronto a fiondarsi su di lei, azzannandola ed artigliandola non lasciando altro che brandelli di carne sul pavimento...o almeno questo sarebbe successo se il lupo fosse stato fuori controllo. L'elettricità che percorreva l'intero corpo della bestia lasciava intendere come il suo stato d'animo non fosse affatto tranquillo, ma irrequieto e destabilizzato.
    Se avessi voluto scoparti o farti fare la figura della scema non avrei mai agito come ho fatto. Quella mattina, in cui mi hai trovata sopra di te, sul letto, ti stavo realmente aiutando, o almeno ci stavo provando, dato che non ti stavi svegliando, per quanto forte ti chiamassi, per quanto forte ti scuotessi! La tua maledizione reagiva al mio contatto e sembrava renderti più vigile, ma per te quello era semplicemente un abuso bello e buono. Certamente non mi sei indifferente, ma non sono uno stubratore! Ma...sul resto hai dannatamente ragione!
    Avrebbe lasciato la presa della coda, sempre se non fosse stata incenerita prima, lanciando poi una artugliata furiosa con la parete opposta, lasciando i segni evidenti di quel colpo, come se avesse tagliato del burro più che un muro in mattoni. Si sarebbe voltato verso Mercury, avvicinandosi a lei, con aria decisamente rabbiosa, ma non la avrebbe attaccata. Se la strega avesse lanciato altre fiamme, Solomon avrebbe risposto, artigliando con i propri artigli elettrici qualunque fiamma, anche a costo di incenerirsi completamente gli arti anteriori.
    Hai detto che non provo il minimo orgoglio per ciò che siamo, per quello che abbiamo creato la notte in cui ci siamo conosciuti, eppure ora sto combattendo per quel qualcosa. Non te lo lascerò spezzare, perchè non voglio che si spezzi. Ho paura di uccidere, di ucciderti, ma ho ancora più paura di perdere tutto senza aver fatto nulla, quindi che ti piaccia o meno il tuo servant, ORA, disubbidirà al tuo ultimo ordine.
    Avrebbe continuato ad avanzare, come se nulla potesse fermarlo, evitando e distruggendo eventuali colpi lanciati dalla strega. Forse ora Mercury stava vedendo la creatura che tanto chiedeva di ammirare, ma chissà se le stava piacendo quella situazione. Nel mentre la strega avrebbe ben potuto vedere, tra le sue mani, le ben famose catene che le avrebbe consentito di mettere a tacere quella creatura, bloccandola con estrema semplicità. Ma forse in quel momento non le avrebbe usate. Quando Solomon fu praticamente ad un soffio dalla strega si sarebbe voltato di lato, alzandosi sulle zampe posteriori ed incornando la parete sul lato destro, sfondando completamente il muro con il proprio impeto. Ansimava, si stava decisamente sfogando, in modo distruttivo, certo, ma era evidente che non avrebbe mai fatto del male a Mercury. Sarebbe rimasto fermo in quella posizione, col muso basso, in mezzo al polverone sollevato. Avrebbe iniziato a parlare nuovamente, sempre con tono nervoso e rabbioso.
    Voglio...voglio tornare ad essere quello che ero. Uno Zyn che combatte per qualcosa, una creatura temuta e rispettata, un essere delle leggende...E non so chi altro a parte te possa riuscire in questo intento, Mercury. Sino ad ora ti ho delusa, sono il primo ad ammetterlo, e per quanto sia difficile da accettare...tu e quella strega drago avete ragione. Ciò che sono ora non è altro che un animale spaventato e ferito, pronto a soccombere. Ma posso tornare ad essere quello che ero...VOGLIO tornare ad essere quello che ero. Aiutami...
    Il respiro profondo e possente dello Zyn risuonava in tutto il corridoio, come anche probabilmente dentro il corpo di Mercury. Solomon era fermo, immobile, mentre fissava la strega con quegli occhi dorati. Occhi che non nascondevano nulla in quel momento, che stavano mostrando alla rossa ciò che realmente vi era nella mente e nel cuore del licantropo. Una bestia che doveva imparare nuovamente ad essere tale, nulla di più e nulla di meno. Chissà però, se a quel punto, la Master era incline ad accettare quella richiesta, o se, alla fine, l'incenerimento di quell'ultimo esemplare di Zyn sarebbe stata la scelta finale.
     
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    Se avesse voluto davvero colpirlo ed incenerirlo con un solo colpo, Mercury non avrebbe esitato ad utilizzare quelle catene che lo legavano a lei neanche per un istante. Non le aveva di certo dimenticate, né ne aveva perso il controllo, era pur sempre una strega dal sangue puro e abilissima nel suo lavoro, inverosimile che peccasse proprio il quel frangente. Eppure non le sfruttò: né quando Solomon evitò la sua fiammata, potente abbastanza da sciogliere i mattoni su cui si abbatteva, né quando il licantropo si avvicinò pericolosamente a lei, colpendola con la coda e spezzandole violentemente il fiato. Solo in quel momento la sua espressione cambiò in una smorfia dolente, ma per tutto il resto del tempo non smise un solo istante di guardarlo, fissandolo rabbiosa proprio come stava facendo lui in quel momento. Non l'aveva spaventata, l'aveva solo fatta infuriare. Solo perché le aveva disubbidito? Si, ovviamente, anche se quella era una situazione in cui DOVEVA disobbidire, era arrabbiata in quanto sua padrona. Ma la cosa che la faceva infuriare di più era che quel maledetto aveva sempre tenuto dentro di sé quella volontà sincera di poter davvero migliorare, e solo ora si ricordava che quella era la faccia che doveva mostrarle. Come poteva non essere infuriata? La mano fiammeggiante non si spense mai un solo istante, senza però tornare all'attacco, mentre l'altra mano invece si teneva il ventre dolente. Quel colpo non l'aveva di certo lasciata indifferente.
    Cane...
    Ringhiò a denti stretti, lasciando che quella fiamma si sollevasse sempre di più, esprimendo in quel modo la sua rabbia per aver penato così tanto per vederlo reagire in qualche modo, e che stava crescendo ancora visto che nonostante la sua reazione adesso Solomon chinava ancora una volta lo sguardo come se non potesse fare a meno di deprimersi come un bambino ogni volta che sentiva di fare qualcosa di stupido o di sbagliato!!! Che rabbia incontenibile che assalì la mente di Mercury, neanche lei sapeva come gestirla realmente, ma non voleva per nessuna ragione arrendersi proprio ora.
    Hai disubbidito... mi hai colpita perfino! E ora... adesso abbassi la testa?! Come osi?! Guardami in faccia quando vuoi dirmi qualcosa che pensi davvero, cane maledetto! Sono forse inferiore alla tua inettitudine! Non te lo permetto! Devi alzare la testa, sia davanti a me che davanti agli altri!
    Solo a quel punto la fiamma si spense lasciando spazio alle catene che legavano la sua anima a quella di Solomon, e solo a quel punto lo avrebbe strattonato... ma non per bloccarlo o per buttarlo a terra, ma per costringerlo ad alzarsi.
    Solo queste catene possono fermarti, o farti abbassare la testa, o farti piangere come un bambino frignone, hai capito Solomon?! Perché sei MIO. Non perché io sono potente, non perché ci piaciamo e siamo dei bravi amici, non perché non sono abbastanza brava a controllare un demone di sabbia né perché tu non sei abbastanza forte da sconfiggerlo! No! Tu chini la testa solo quando io ti obbligo a farlo... perché sei MIO.
    Detto questo avrebbe lasciato la presa della catena, abbassando la mano e portandola sul suo ventre assieme all'altra, contenendo il dolore del colpo subito senza però smettere di fissarlo in malo modo o mostrare segni id debolezza, come se stesse cercando di dargli l'esempio. Se Solomon fosse riuscito anche solo a non abbassare il capo, non tanto, ma almeno a non dimostrarsi più debole, Mercury avrebbe avuto la prova che il messaggio era stato recepito, e che poteva quindi dargli un'altra possibilità: le mani sul ventre solcarono la stoffa lentamente, così da aprire il suo vestito all'altezza del ventre e in giù, lasciando la parte del suo corpo dallo stomaco fino alle cosce coperta solamente da un paio di mutandine nere e nient'altro, mentre parte del suo prosperoso seno diventava evidente, anche se ancora celato. Sul ventre era chiaramente evidente il livido lasciato da Solomon col suo colpo, e sembrava fare davvero male, eppure Mercury non fece una piega.
    Se questo ti è chiaro... ora stai zitto e non osare mai più alzare un solo dito su di me... vieni qui e lecca la ferita della tua padrona. Mi hai fatto male, devi farti perdonare...
     
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    Nonostante fosse arrivato a quel punto, colpendo la persona che probabilmente, in quel momento, più al mondo voleva proteggere e mantenete incolume, il licantropo resisteva nel mostrare ciò che era, chinando ancora il capo, chiedendo, supplicando aiuto e perdono. Ma quel modo di fare doveva ormai dimenticarselo se non voleva realmente finire incenerito al prossimo sguardo, e quando venne strattonato da quelle catene Solomon alzò lo sguardo, incrociando quello di Mercury, tenendole testa. Voleva qualcosa che la rappresentasse, non qualcosa da allevare e coccolare, lo aveva detto lei stessa, ed il lupo non la avrebbe delusa...non più. Ringhiava, un po' combattutto ed ancora intento a ripensare a quello che avrebbe potuto fare, a ciò che avrebbe comportato quel legame, quella vicinanza. Ma su una cosa era certo, Mercury, per quanto fosse isolata, non era realmente sola e sicuramente la avrebbero aiutata se ne avesse avuto bisogno. Ma per il momento il suo unico appoggio, il suo unico Servant doveva essere lui. Voleva essere lui. Senza fiatare si sarebbe mosso in avanti, osservando come i vestiti della strega si aprivano nel punto in cui la aveva colpita, scoprendo l'intimo e gran parte del ventre. Fosse stata un'altra situazione, un altro momento, probabilmente si sarebbe gustato lo spettacolo, si sarebbe eccitato e avrebbe ricominciato a sentire la bestia crescere dentro di sè. Ma non avrebbe mai rovinato quel momento con simili pensieri, anche perchè non vi era spazio per cose del genere nella mente di Solomon, in quel momento. La fiera la avrebbe osservata, fissando prima gli occhi della Master e poi il livido, senza soffermarsi su seni o intimità, anzi, quasi ingorando quelle parti. Solo quell'odore, quel "profumo" caratteristico di lei fece breccia tra le narici del lupo, mentre si avvicinava con il muso, lentamente, così da evitare eventuali dolori nel contatto con la parte lesa. Ovviamente, date le dimensioni di Solomon in quella forma, era difficile concentrarsi solo su quella parte, ma il licantropo fece il possibile per non creare eventuali malintesi. Avrebbe estratto la lingua, leggermente pervasa da energia elettrica, che percorreva permanentemente il suo corpo, lappando dal basso verso l'alto il ventre di Mercury, partendo da poco sopra l'intimità e fermandosi poco sotto i seni, tentando di non sfiorarli col muso. In quella posizione sembrava un po' in difficoltà viste le forme generose della strega, ma non avrebbe disubbidito, non ad un ulteriore ordine. A poco a poco avrebbe acquistato più coraggio, capendo come muoversi, mentre si inebriava di quell'odore e di quel contatto. Non sapeva se potesse in qualche modo alleviare il dolore dovuto alla botta, in realtà Solomon non aveva mai provato a curare qualcuno leccando, magari con uno scambio del suo sangue rigenerativo, ma anche quello spesso era difficile da effettuare su corpi già privi di vita. Dalla sua prospettiva Mercury avrebbe potuto notare come Solomon cercava di mantenere gli occhi puntati sui suoi, guardando sempre in alto, non con sguardo di sfida o rabbia, ma quasi con ammirazione. La folta pelliccia era lì daanti a lei, mentre i polmoni si riempivano di aria, espellendola dalle narici che la sputavano fuori contro il ventre della Master, data la posizione. Non avrebbe fiatato ne aperto bocca, dato che così gli era stato detto. Nemmeno Solomon capiva se quello era un ulteriore tranello o se doveva realmente ubbidire, ma qualcosa gli diceva che quella era la cosa giusta da fare.
     
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    Lasciò che Solomon si avvicinasse, parzialmente delusa dal fatto che quella visione non gli facesse né caldo né freddo. Non riusciva a capire se a Solomon quello spettacolo piacesse o meno, se le saltava addosso solo per una questione di istinto o se la trovasse bella sul serio. Si convinse che non era importante, e quando finalmente fu davanti a lei non cercò di frenarlo, non subito almeno, sollevando le mani per circondargli il muso senza però toccarlo. Quando sentì il suo respiro caldo sulla pelle ebbe un sussulto e subito le vennero i brividi, l'animo crollò quando quella lingua calda iniziò a darle sollievo sul ventre, strappandole un silenzioso e brevissimo gemito di piacere. Solomon on doveva impegnarsi con nessuna trasfusione: una strega sa come nutrirsi di energia magica ed essendo lui nato appositamente grazie alla magia di Umbra, il processo diventava molto più semplice. E piacevole soprattutto. Mercury socchiuse gli occhi abbandonandosi ad un'espressione di silenzio e quiete, istintivamente portò le mani sul suo volto per potergli afferrare le corna e spingerlo un pò verso il basso per distogliere lo sguardo. Non voleva che la vedesse di nuovo con quell'espressione fanciullesca e spontanea che risaliva al loro primo incontro, era presto per un simile premio, anche se non aveva i mezzi materiali per impedirglielo a quel punto. Aveva ancora così tanti dubbi e quella situazione non la aiutava affatto a scioglierli: Solomon avrebbe davvero cambiato il suo atteggiamento in meglio? Sarebbe stato capace di sfidare lei, sé stesso e chiunque altro piuttosto che crogiolarsi nei suoi incubi e nella sua inettitudine? Non lo sapeva, poteva solo sperare, e per una strega pragmatica e pratica come lei affidarsi esclusivamente alla fede era un aspetto inaccettabile, le provocava rabbia e perfino dolore. Ma la lingua calda di Solomon, le sue attenzioni e il suo respiro la facevano stare bene, la rilassavano, quindi senza neanche rendersene conto la presa che in un primo momento doveva impedirgli semplicemente di guardarla in volto si trasformò in una sorta di piccolo abbraccio, dove le dita di Mercury si infilarono nel suo pelo elettrostatico cercando altro calore ed altra energia. Era una sensazione piacevole, in netto contrasto con l'aspetto pericoloso di quel lupo famelico.
    Non fraintendere... non ti sto coccolando, è che... sento potere magico da qui, probabilmente il pelo canalizza bene la tua energia... quindi vedi di non distrarti, mi fa ancora male...
    Si, la botta doleva come non mai, ma la cosa che le faceva più male era la possibilità che niente fosse davvero cambiato, che quel momento non fosse altro che l'apice idilliaco del loro rapporto, destinato a sgretolarsi per la debolezza di uno dei due. Era davvero così difficile tenere al guinzaglio un servitore? Le matriarche sembravano riuscirci senza sforzo apparente, era lei ad essere incapace? O aveva scelto un bersaglio troppo complesso per una come lei? Difficile dirlo, se non altro però stavano facendo dei passi avanti: al loro primo incontro non si sarebbe fatta neanche toccare da un mostro del genere, figurarsi lasciare che leccasse il suo ventre. Anche ora, non si sentiva affatto a suo agio: le sue inclinazioni mentali e il suo spirito tremavano di fronte al fatto che quella grossa lingua umida la stava toccando in maniera intima e così diretta, ma forse anche lei doveva sforzarsi da un certo punto di vista, no?
     
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  15. Ghirados
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    Il fatto cge Mercury, il suo fisico, il suo aspetto, specialmente in quel momento, fosse indifferente agli occhi di Solomon era un pensiero completamente errato. Stava facendo di tutto per controllarsi, per fare in modo di non eccitarsi, per dimostrare che non gli interessava solo quell'aspetto di lei. Il loro primo incontro ed il successivo in presenza del demone furono momenti in cui Solomon si fece trasportare dalla passione, dall'attimo, dalla bellezza di ció che Mercury era. Avrebbe continuato a leccarla, ma inevitabilmente, quando la strega lo spinse piú in basso per evitare lo sguardo, la superficie dell'intimo venne inumidita e lappata. Subito il licantropo ebbe timore di una qualche ripercussione, lungi da lui, in quel momento, pensare ad altro se non ubbidire alla richiesta della Master, che ora iniziava ad accarezzarlo. Sembrava quasi un'altra persona, cisí disponibile a toccarlo e non piú schiva o schifata. Quanto di stava sforzando in quel momento? Probabilmente moltissimo.
    In quel religioso silenzio anche il licantropo ripensava a quanto detti o ed affrontato quella sera. Forse non era pronto, forse qualche dubbio rimaneva sncira, ma ora aveva anche altro a cui pensare, ovvero una Master da proteggere e da rendere orgogliosa, oltre che mantenere il suo passo per non essere inadeguato. Alle successive parole della strega, Solomon si sarebbe fermato un attimo, per parlare, tenendo il capo chinato, lasciando che continuasse a toccargli il pelo.
    Se pensi possa aiutarti il contatto con il mio pelo, potresti sdraiarti su un mio fianco, mentre io continuo a leccarti. Non ho cattive o strane intenzioni, ne mi interessa metterti a disagio. Fai come meglio credi, Master.
    Si sarebbe buttato a terra, con il ventre sul pavimento, lasciando intendere che Mercury poteva sedersi vicino a lui, appoggiando la schiena sulla sua pelliccia, così, a parte per i vestiti, il contatto sarebbe stato maggiore. Inoltre Solomon avrebbe comunque potuto continuare a leccarla. La scelta peró era della strega, se voleva o meno concedersi a quel soffuce e piacevole contatto, percependo anche io respiro ed il battito del licatropo in quella posizione. Inoltre il lupo avrebbe anche potuto nascondere in parte la propria erezione, che leccata dopo leccata sembrava non volersi controllare. Era piú forte di lui, ma poco si poteva chiedere ad un uomo lupo che aveva cosí vicino una simile bellezza.
     
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