[Lavoro] Quando il gioco si fa duro ...

Nuovo arrivato

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  1. Elle2012
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    Ezra parlato
    Ezra pensato
    Parlato altri
    Narrazione


    La vita di un chirurgo non è sempre piena di emozioni, movimento ... ed emozioni, e ancora movimento.
    No, la routine di un chirurgo può passare dalle situazione di concitazione peggiori, con decine di pazienti di cui occuparsi e miliardi di pratiche da portare a termine, correndo da un lato all'altro dell'ospedale, alla noia più totale. E sembrerà strano ma sono quelli i momenti peggiori.
    Te ne stai li, nel tuo ufficio (certo, non tutti possono permettersene uno, ma tanto per una primaria e un genio della medicina come me il problema non si pone nemmeno), a osservare il soffitto o a rispolverare vecchie cartelle ormai dimenticate dal mondo. Bevi un caffè, giusto per rimanere sveglia nel caso scoppiasse una bomba in statale e ti venissero a chiamare dicendoti che c'è un nugolo di feriti in arrivo, poi magari vai a farti un giro e fumi una sigaretta, anche se sai che come medico non dovresti nemmeno pensarci, ma tanto chissene frega: sei un draconico e il fuoco ti scorre nelle vene, quindi no problema.
    Insomma no, chi dice che la vita di un chirurgo è tutta emozioni e movimento non sa proprio di cosa parla.
    Proprio come quel giorno, per esempio: avevo terminato il regolare giro di controllo e, non avendo riscontrato problemi o impegni particolari nel mio programma giornaliero, non avevo praticamente nulla da fare motivo per cui mi chiusi nel mio ufficio.
    Decisi di concedermi una piccola pausa per mandare qualche messaggino hot alla mia compagna fino a quando non decisi di ridare una breve occhiata ai miei appunti presi, in quelle brevi settimane di prima conoscenza, riguardo gli specializzandi che mi erano stati assegnati.
    Erano passate alcune settimane ormai dall'arrivo di Jediah, Jacob e Aliah: tre personalità totalmente diverse, eppure ognuna dotata di caratteristiche uniche e insostituibili. Jediah, inizialmente timido e remissivo, aveva commesso un paio di errorini da nulla ma poi aveva tirato fuori le zanne e infine aveva iniziato a dimostrare il proprio valore: non era ancora in grado di tener testa, almeno caratterialmente, ai compagni, ma almeno si era riscattato. Jacob avevo dovuto dargli parecchie strigliate per fargli capire che fare lo strafottente non l'avrebbe aiutato affatto, ma stava finalmente iniziando a darsi una regolata e se non altro la sua indole competitiva poteva sfogarla con Aliah. E infine, appunto, Aliah: indubbiamente sveglia e geniale, molto autoritaria, non era il tipo da farsi intimorire e sapeva il fatto suo anche se sfortunatamente provenendo da una famiglia modesta tendeva a scaldarsi un po' troppo se qualcuno la derideva per le sue origini.
    Stavo giusto riflettendo sugli ultimi sviluppi della settimana quando un "dling" cristallino non spinse la mia attenzione a concentrarsi sul pc.
    Corrugai lievemente le sopracciglia, osservando la mail appena inviatami da una collega, primaria del reparto di cardiologia.
    "Ok ... vediamo cosa ... cosa ... cosaaa?!?", lessi rapidamente la mail.
    Uno specializzando.
    Si, uno giovane specializzando di cardiologia che, a quanto pareva, la mia gentilissima collega senza alcun pregiudizio aveva deciso di affibbiarmi. E il ragazzo soffriva di autismo.
    Non che avessi nulla contro gli autistici ovviamente: lavoravo in un ospedale e sapevo bene cosa significasse dover comprendere i problemi degli altri accettandoli per ciò che sono ... no, il punto era che nessuno, ma proprio nessuno, poteva sbolognarmi di punto in bianco uno specializzando di cui non sapevo nemmeno il nome.
    Mi feci quasi andare di traverso il caffè mentre sentivo qualcuno bussare alla porta.
    "Ehm, si ... avanti.", feci, massaggiandomi stancamente le tempie prima di osservare in silenzio il nuovo arrivato.
    Alzai un sopracciglio, osservando da capo a piedi il giovane che, teso, si osservava nervosamente attorno.
    Un bellissimo e dannatamente cuccioloso esemplare di giovane angelo, a giudicare dalle piume che gli decoravano il capo e dai cristallini occhi azzurro cielo.
    "E va bene ... vediamo cosa sa fare questo piccoletto. Cielo ... dovrò darmi parecchio da fare perchè nessuna infermiera cerchi di stuprarmelo mentre è in servizio.", pensai, facendogli cenno di entrare.
    Quello tuttavia non diede cenno di aver compreso, rimanendo fermo sulla porta prima di mettersi praticamente sull'attenti e dire, tutto d'un fiato: "Piacere, io sono Sean Renard.La Dott.ssa De La Croix mi ha mandato da lei. Spero di poter imparare molto sotto la sua tutela."
    Sorrisi lievemente, annuendo appena.
    Ok, deciso e molto professionale.
    Forse poteva funzionare.
    "Molto bene Signor Renard, posso chiamarti Sean? Ti accompagno a conoscere i tuoi compagni ... purtroppo oggi non c'è moltissimo da fare quindi a parte sistemare pratiche e stare al pronto soccorso non potremmo fare molto, ma sono sicura che ti divertirai. Seguimi.", dissi, guidandolo verso la zona ristoro dove si trovavano gli altri.
    Permisi a Sean di andare avanti, incoraggiandolo e posandogli la mano sul braccio prima di fare un cenno agli altri, che si alzarono guardandolo interrogativi: "Buongiorno ragazzi, lui è Sean Renard, dal reparto di cardiologia. Ci farà compagnia per un po', quindi vedete di trattarlo bene. Ho letto il suo curriculum: si è laureato ad Harward col massimo dei voti e a quanto pare sa decisamente il fatto suo quindi ecco come procederemo. Ricordate le gemelle siamesi di cui vi avevo parlato? Bene, il primo che mi trova un modo per separarle senza danneggiare la calotta cranica potrà assistere con me a una conferenza a Mosca. Scatenate le idee.", dissi, prima di lasciarsi a loro.
    Tornai nel mio ufficio, e visto che non avevo nulla da fare decisi di andare in archivio a risistemare per bene le cartelle: era il mio reparto, e non sopportavo l'idea che qualcosa potesse essere fuori posto. Per questo ogni mese mi prendevo del tempo per sistemare i documenti, così da avere sempre tutto a portata di mano qualora avesse dovuto servirmi.
    Mi sarei aspettata che ci mettessero almeno un paio di giorni prima di arrivare alla soluzione, ma non passarono che poche ore prima di sentire i passi di qualcuno avvicinarsi.
    Alzai lo sguardo, mentre Sean si schiariva la voce.
    "Buongiorno Sean, che ne pensi dei tuoi compagni? Ti trovi bene con loro?", chiesi, sorridendogli appena.
    Lui parve farsi pensieroso: "Beh, Jacob e Aliah litigano sempre. Non capisco perchè però, visto che mentre mangiavamo lei mi ha detto che lui è carino. Jediah è simpatico, abbiamo parlato molto ma per qualche motivo è sempre silenzioso. Comunque volevo dirle che potrei avere un'idea, sulle gemelle siamesi e su come dividerle."
    Alzai un sopracciglio, facendogli cenno di sedersi e iniziando ad ascoltarlo.
    Il problema principale delle nostre pazienti era che, essenzialmente, il lato destro del loro cranio era unito e ne condividevano anche il flusso sanguigno: dividerle, senza recidere qualche arteria fondamentale, era ben difficile.
    Tuttavia l'idea di Sean, di prelevare dei condotti sanguigni dalla gamba per impiantarli nel cervello, era sicuramente eccezionale e mi sorprese non poco: era diversa dalla soluzione a cui ero giunta io, ma ugualmente efficiente.
    E ci aveva messo solo poche ore ad arrivarci.
    Sorrisi: i miei ragazzi avrebbero dovuto impegnarsi parecchio per superare quel nuovo arrivato.
     
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