Apparenze ingannevoli

per Ex(acci)o!

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    Le piccole scaglie che erano la pelle di Arky erano bollenti come si confaceva a un vero drago, ma la bocca di Edwyn non era da meno e fu felicissimo di aver avuto l'idea di usare la sua cravatta come una benda, poiché così la Cacciatrice non poteva vedere le espressioni a dir poco oscene che il suo visetto ricreava ogni qual volta che le sue labbra labbra gli risucchiavano la cappella o la punta della sua lingua gli stuzzicava l'uretra. Neppure la benda, però, poté nascondere il fremito che scosse il suo corpicino, dalla punta dei capelli a quella del grosso membro stretto tra quei meravigliosi seni, quando la donna gli promise che sarebbe stata sua per tutte le notti che avrebbe voluto: fu come essere attraversato da una scarica di eccitazione, si ritrovò persino a miagolare un breve, quasi sorpreso gemito di piacere, tanto il suo corpo fu scosso nel profondo dall'impennata improvviso del suo già considerevole desiderio; Edwyn avrebbe sentito quell'enorme cazzo dragonico pulsare e inturgidirsi ulteriormente, come se volesse ferirla e non soltanto possederla, mentre il draghetto le lasciava libertà di usare le mani, forse perché era troppo eccitato per poter continuare con una stimolazione così insoddisfacente. E, in tal senso, mai fu presa scelta più adeguata, dato che la giovane prese a masturbargli freneticamente non soltanto la grossa asta bestiale ma anche le sue gonadi pulsanti, notando come le sue mani fossero insufficienti per poter stringere la sua erezione ma anche per poter contenere le sue palle, terribilmente rigonfie e protette da una pelle molto sottile, ricoperte da minuscole scaglie che al tatto risultavano molto più morbide e lisce di quelle, per esempio, delle gambe.
    Ah... così, continua così, nghh!
    Sospirò, con la boccuccia schiusa e ormai attraversata continuamente da respiri affannati e da gemiti fin troppo carini per poter essere appropriati a chi stava tentando di apparire un vero e proprio maschio alfa, ma non era colpa sua se quel corpicino (Almeno per certi aspetti) non riusciva a resistere all'abilità della cacciatrice, oltre all'assoluta perfezione di quel suo corpo meraviglioso.
    Corpo che, come avrebbe capito Arky, non era stato reso semplicemente più forte o più resistente dai continui allenamenti o dalla caccia ai mostri, ma anche capace di superare quelli che sembravano dei veri e propri limiti fisici: Edwyn, infatti, si lasciò andare alla forza di gravità, scivolando tra le sue gambe che, immediatamente, furono afferrate da mani dalla presa inaspettatamente salda e così, in quella oscena posizione che offriva, però, al draghetto l'abisso vorace della sua gola, il suo enorme cazzo poté affondare completamente dentro di lei. Mentre che quegli innumerevoli centimetri di carne tesa e pulsante scomparivano in quella gola, Arkholfus poteva percepire il suo esofago dilatarsi e poi, quando veniva scosso da degli inevitabili conati, stringersi in una morsa quasi doloroso, mentre i suoi aculei sembravano quasi aggrapparsi alla sua carne, come se temessero che la Cacciatrice non ci sarebbe riuscita e che avrebbe tentato di risputarli via, ma quando il piccino percepì il nasino della donna sfregarsi sul suo pube e i suoi testicoli impattare contro il suo seno, comprese che davvero poteva ben poco contro quel magnifico e assurdamente forte corpo. Si ritrovò a fremere spasmodico mentre il grosso cazzo pulsava violentemente dentro la gola della donna, prima che i suoi fianchi iniziassero a muoversi freneticamente, lasciando appena il tempo a Edwyn di respirare tra un affondo e un altro.
    Ancora, ancora! Prendilo tutto, tutto!
    Per quanto questi dovessero suonare come ordini la sua vocina era così spezzata da gemiti, sospiri e vi vibrava in essa una tale nota di bisogno che probabilmente sarebbe apparsa quasi supplicante alla giovane e tale sfumatura di dipendenza, di necessità si espresse con un lungo, sofferto gemito quando Edwyn lo trattene, impedendogli con facilità di continuare ad affondare in lei: subito il draghetto si spavento e si irrigidì, temendo che la giovane avesse cambiato idea, che non volesse più godere con lui e si disperò rivolgendole uno sguardo di liquida supplica che, per fortuna, ella non poté vedere. Poi, giunse quel perverso ordine e, per un lungo attimo, Arky rimase fermo in silenzio, irrigidito, come se fosse stato pietrificato sul colpo: Edwyn avrebbe percepito la cappella pulsare e gonfiarsi tra le sue labbra e, in un attimo, si sarebbe sentita afferrare per i capelli e trascinare in basso, costretta a sdraiarsi in quel divanetto e a poggiare la nuca oltre il suo bordo, cosicché che la sua gola continuasse a formare quella dritta voragine che tanto lo aveva fatto godere, mentre il suo bacino si sarebbe trovato piegato verso l'alto, dato che sarebbe stato poggiato sullo schienale.
    Io ti scopo la gola come - e qui spinse la cappella tra le sue labbra. - e quanto voglio.
    Ringhiò in un versetto roco più adatto a un cucciolo che a una belva adulta, ma quanto fece dopo non era né tenero, né infantile: affondo di colpo in lei, puntellandosi con gli artigli dei piedi pur di poter spingere col maggiore vigore possibile dentro di lei, dilatando oscenamente la sua gola e sdraiandosi totalmente su di lei, tanto che mentre le sue palle gonfie impattavano contro il suo naso e tutta la parte superiore del viso, le avrebbe sentito i seni essere premuti dalle sue cosce, il suo ventre entrare a contatto con quello liscio e morbido del draghetto, le sue natiche abbondanti vennero afferrate dalle sue manine che, però, non poterono affatto contenere una simile abbondanza.
    Godi con me... devi venire, devi venire con me!
    Le ordinò, affondando il visino nella sua fica fradicia di umori e riempiendola con la sua lunga e bollente lingua da drago, continuando a scoparle la gola puntellandosi con le dita dei piedi, quasi senza lasciarle modo o tempo di respirare: in quella furia era manifesto il tentativo di sopraffarla, di dimostrarle che era il suo dominatore e che era meritevole di tale ruolo... eppure, Edwyn avrebbe potuto sentire dei gemiti che non erano meno carini di quelli di prima... e che, soprattutto, sottolineavano pulsazioni sempre più violenti e frequenti del colosso che le occupava la gola, prova che il draghetto non avrebbe potuto reggere ancora per molto. E lei?
     
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    L'idea di Arky di bendarla era stata indubbiamente azzeccata ma per Edwyn non era importante la vista ai fini della comprensione di ciò che le accadeva intorno e dello stato del suo piccolo e focoso amante. Non c'era bisogno di occhi per capire i suoi stati d'animo, il fatto che stesse godendo più di lei ad ogni passaggio del loro rapporto, come stesse tentando di apparire il dominatore che forse in un'altra vita era stato risultando però più tenero che spaventoso. Era un tratto che però la Cacciatrice non stava ignorando perchè udire tutti quei miagolii, tutti quei gemiti e quei versi acuti più vicini ad un cucciolo che ad un drago adulto la stimolavano, la spingevano a strapparne molti di più e allo stesso tempo spingere quel giovane uomo su una via più adulta che era facilmente alla sua portata. In tutte quelle tenere caratteristiche di un giovane inesperto, la Cacciatrice riusciva a scorgere qualcosa di più. Qualcosa di più profondo e ferale, qualcosa che lo portava a mugolare come un gattino e allo stesso tempo far pulsare quell'abnorme cazzo dragonico tra le sue labbra mettendo in mostra una virilità di tutto rispetto da poter appartenere ad un vero maschio alfa. Al maschio alfa che lei desiderava e che aveva chiesto. Avrebbe potuto sovrastarlo nel sentire tutta quella tenerezza nel suo atteggiamento ma non era quello il patto che avevano stipulato, non era quello il loro accordo. Arky aveva tenuto fede alla sua parte del gioco e ora era lui a dover essere compiaciuto, era lui a stare sopra, a dominarla e a ricevere ogni sua piccola attenzione anche se ciò significava dover essere riempita fin nel profondo della sua gola. Eppure le piacque, eccome se le piacque percepire la sua soddisfazione mentre la penetrava, sentire la sua gola dilatarsi e i conati cercare di rigettare quel corpo estraneo mentre lei stessa combatteva proprio quei conati. Si chiese cosa avesse potuto sentire Arky, se avesse potuto godere mentre il suo cazzo veniva ripetutamente stritolato da un esofago che cercava di far valere l'idea che un affare di tali dimensioni non fosse fatto per bloccarle le vie respiratorie.
    Si aggrappò prime alle sue cosce e poi a quei teneri cuscini che erano le natiche del ragazzo prima che esso sfogasse tutta la sua soddisfazione contro di lei, scatenando la scintilla della gioventù contro la sua gola, ravanandola come un'animale dominante avrebbe fatto con la sua femmina di proprietà. Gemette con la bocca piena, godendosi non solo la totale sottomissione ma anche il ritmico suono dei testicoli del suo giovane uomo schioccare come fruste di un padrone crudele proprio contro le sue morbide grazie, il tutto condito da una pioggia di versi non propriamente attribuibili ad un dominatore ma che lei riconosceva come tali. Non c'era dubbio che Arky, nella sua tenerezza e dolcezza, le stesse dimostrando che non c'era nessun luogo dove scappare ormai, nessun posto dove potesse andare perché, almeno per quella notte, era diventata la sua femmina personale con cui lui avrebbe potuto fare qualunque cosa gli fosse passata per la testa. E lei avrebbe acconsentito, sempre.
    Continuò a subire e subire la sua passione e nel farlo grumi di saliva iniziarono a formarsi lungo il labbro inferiore, colandole lungo il collo e tra i seni mentre la Cacciatrice cercò di uscire la lingua, per quanto possibile, per leccare la superficie di quell'asta inarrestabile e senza pietà.
    La furia lussuriosa del suo amante si interruppe quando Edwyn esercitò quella leggera pressione da fermarlo, intrappolando e succhiando la cappella tra le labbra rosse e umide ma la Cacciatrice non poté immaginare di averlo intimorito al punto da farlo quasi preoccupare, ribaltando poi la situazione con quelle poche parole, quel dolce ed erotico ordine sussurrato con il semplice scopo di accendere dentro di lui la fiamma della bestia. In quel frangente la vista avrebbe potuto aiutarla a rendersi di conto di aver ottenuto non solo il risultato sperato ma anche qualcosa di più.
    Emise un gridolino di sorpresa nel sentirsi afferrare per i capelli e l'istinto la portò ad afferrarli alla base per non sentire troppo dolore, salvo poi lasciarli andare immediatamente, abbandonandosi alla misteriosa forza cresciuta nel suo piccolo amante che riuscì senza problemi a ribaltarla su quel divanetto, obbligandola ad una posizione estremamente umiliante con la testa penzolante verso il basso oltre il bordo e le cosce aperte poggiate sullo schienale e stivali allungati sopra di esso in maniera apparentemente scomoda. Non ebbe il tempo di commentare, di chiedere ad Arky il perchè di quel gesto che la risposta le si palesò sotto forma di una punta turgida e bollente sulla sua bocca che, come se avesse ricevuto un ordine silente, si schiuse lentamente, portandola a posare una dolce leccata a testa in giù di sottomissione contro l'arnese che di lì a pochi secondi l'avrebbe scopata senza pietà. Mugolò dolcemente in risposta a quella lussuriosa minaccia e un lungo gemito strascicato le sfuggì non appena dovette accogliere tutta l'esigente cappella del suo piccolo amante dentro di lei. Poi quel dolce ringhio che la fece tremare di piacere e la sua gola dovette accogliere nuovamente tutto il palo di carne del suo maschio, stringendosi mentre Edwyn cercava nuovamente di sopprimere i continui conati di vomito. Non si fermò lì perché per lei fu impossibile non rendersi conto di come Arky la stesse non solo dominando con la sua virilità ma con il suo intero corpo, "arrampicandosi" su di lei fino a posare le tenere coscette sui suoi generosi seni per poi afferrarle le natiche e avventarsi sul taglio nei pantaloni che lui stesso aveva provocato, aggredendo la sua povera fica appena uscita da un orgasmo.
    Non appena Edwyn percepì quel contatto, gridò con la gola piena, piagnucolando subito dopo tra un lungo gemito e un altro subito dopo più breve e acuto. Era stata languida e sexy fino a quel momento ma nell'istante in cui Arky l'aveva colpita in quel punto si era trasformata in una macchina capace di generare solamente lamenti, piccole grida acute, gemiti disperati mentre le sue gambe si irrigidivano nel vano tentativo di trovare una posizione più comoda e le mani si piantarono nuovamente sulle natiche del suo piccolo amante, afferrandole e "manovrandole" come a volerlo invitare a scoparla con tutta la passione che celava in quel cuoricino. Lo voleva, voleva il suo orgasmo e lo dimostrò spostando una mano alla ricerca di un suo testicolo solamente per strizzarlo e percepirne le dimensioni e la pienezza.
    Neanche lei sarebbe potuta durare ancora molto data la sua immensa sensibilità ma non voleva cedere prima dell'orgasmo del suo uomo, non era accettabile, ne andava del suo orgoglio da Cacciatrice. E mentre pensava a quel fantomatico "orgoglio" i suoi occhi iniziarono a rivoltarsi per il piacere intenso e le palle di Arky le colpirono il viso per l'ennesima volta data l'umiliante posizione.

     
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    Edwyn era sua, malgrado la forza decisamente superiore che poteva vantare non reagì quando l'afferrò per i capelli e la costrinse ad assumere quell'umiliante posizione, se soltanto avesse voluto avrebbe potuto fermarlo con un dito, eppure non l'aveva fatto e si era limitata a mugolare di sorpreso dolore, un mugolo che sembrava quasi chiedergli deluso perché avesse smesso di scoparle la gola... e allora perché, perché si sentiva così impotente? Quel corpo morbido e grande gli appariva semplicemente invincibile, anche se sentiva i mugolii soffocati dal suo cazzo, anche se fiumi di umori bollenti riempivano la sua bocca ogni qual volta le leccava la fica eccitata, anzi forse era proprio quello a rendergli più chiara la loro abissale differenza di forza: anche se la Cacciatrice si era totalmente sottomessa al suo volere, anche se non faceva altro che subire il suo desiderio, la sua passione, il suo corpo non sembrava vinto né il suo piacere poteva essere evocato con pochi, semplici gesti. E benché il draghetto dovesse essere soddisfatto dei risultati che, insperatamente, era riuscito a ottenere, la verità era che voleva molto di più, molto, molto di più.
    Vhienhi, chaz-zho, vhieniiiih!!!!
    Le ordinò, soffocando i gemiti tra le carni roride di umori della Cacciatrice, spingendo con sempre maggiore furia dentro la sua gola e artigliandole con forza le natiche sode, facendo sprofondare le manine in quel delizioso tripudio di forme. La verità era che non ce la faceva più e quella richiesta non era che l'ultimo, vano tentativo di vederla godere prima di lui: dopo, infatti, una spinta particolarmente impetuosa che letteralmente spalmò le sue grosse palle sul volto della Cacciatrice, il piccino si tese dalla punta dei capelli fino a quella della coda e, mentre arricciava le dita dei piedi, affondando i piccoli artigli nella moquette del pavimento e, soprattutto, facendo fremere la mostruosità dragonica che occupava la gola della donna; fu un attimo, un attimo di calma prima che si scatenasse tutta la violenza di un orgasmo semplicemente violentissimo, un fiume di bollente, vischioso seme che inondo la bocca, la gola e lo stomaco di Edwyn mente la lingua del draghetto si dimenava indemoniata dentro di lei, al solo scopo di farla venire insieme a lui. Per tutta la durata di quel lungo, abbondantissimo orgasmo, Arky si aggrappò a lei come se temesse di essere ghermito via da qualcosa da un momento all'altro, ficcando ancora più in profondità quell'enorme cazzo pulsante che continuava a eruttare seme senza sosta.
    Ngghhh!!!!
    Pigolò, bisognoso d'aria quasi quanto Edwyn, quando l'orgasmo si esaurì e finalmente stacco si staccò dalla sua fica, mentre, allo stesso modo il suo cazzo lasciava la sua gola e, più duro che mai, si adagiava sul volto sicuramente stravolto della donna, fino ad arrivare ai suoi seni. Tremava, stava semplicemente tremando e se la giovane avesse potuto guardarlo, avesse visto il faccino di un cucciolo di drago semplicemente stravolto, con gli occhioni liquidi di desiderio, le scaglie sottili umide di sudore e il fiato corto, come se avesse corso fino ad allora.
    S-shei shtata... s-sei statha... - sussurrò afferrandole il capo con dolcezza, affondando le dita piccole e sottile nei suo capelli come a volerle fare un delicata carezza. - Cattiva!
    Ringhiò, invece, afferrandola ancora una volta rudemente per i capelli e costringendola a rimettersi carponi, con il volto, i seni, poggiati sul sedile del divanetto e lei inginocchiata per terra, con il fondoschiena messo in mostra.
    Devi venire quando te lo chiedo! - le spiegò, schiaffeggiandole senza troppa forza, per poi afferrare quelle natiche meravigliose con entrambe le mani e massaggiarle con desiderio, pizzicandole con forza.- Sei stata proprio cattiva, Edwyn, non dovevi disubbidire così... adesso devo proprio punirti e so già come.
    Le sussurrò rovente a un orecchie, prima di mordicchiarglielo piano, mentre portava il grosso cazzo dragonico contro l'ano della donna e, spingendo lievemente, lo saggiava: non arrivò subito a penetrarlo, all'inizio lasciava che la cappella appuntita la stuzzicasse, vincesse almeno in parte le sue resistenze e poi si allontanava. Ripeté questo labile eppure intenso contatto per aòltre due volte, ogni volta trattenendo il respiro e fremendo tutto, finché alla quarta volta, continuò a spingere e, lentamente, sentì quello stretto buchino iniziare a cedere, dilatarsi anche se non era stato adeguatamente preparato prima, anche se quella cappella era davvero troppo grossa. Nghhh, s-sei c-così sthretta... così strettah e cattiva....
    Miagolò, mentre con una spinta un po' più forte finalmente la punta riusciva a vincere le resistenze di quel piccolo orifizio e la violava, permettendo al primo, grosso aculeo di entrare dentro di lei... e fermarsi. Anche se, infatti, i suoi fianchi e la sua coda tremavano d'impazienza, anche se non desiderava altro che sbatterle tutto il resto dell'asta e scoparla come se non ci fosse un domani, il draghetto strinse i denti e, stringendo forte le natiche di quel culo meraviglioso, mentre la punta della sua coda andava a strofinarsi contro la sua femminilità fradicia, titillandole furiosamente il clitoride.
    D-dimmi... dimmih come vuoi essere p-punitah, dimmi... dimmih di chi è questo culo...
    Le ordinò il piccino, con un tono che voleva essere autoritario e deciso ma che, in realtà, lasciava trasparire tutta la sua insicurezza e quel suo essere terribilmente inesperto (O, meglio, dimentico della sua passata esperienza): inutile dire, infatti, come tutti quei "cattiva" nascondevano un chiaro sapore di puerilità e di come fosse palese, nella sua tenera vocina, arrochita dal comando e dal piacere, ogni gemito, ogni fremito che il corpo della donna (O il desiderio verso quest'ultimo) gli causava... allo stesso tempo, però, continuava a resistere alla tentazione di scoparla e basta e, tormentando se stesso ed ella, continuava a entrare e uscire la cappella dal suo culo, lasciando quel povero pochino sempre più dilatato, gonfio e bisognoso di attenzioni, con l'unico aculeo che, entrando dentro di lei, sembrava ogni volta artigliarsi alle sue carni per non abbandonarla: chi dei due avrebbe ceduto per primo?
     
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    Il suo corpo era un torrente di piacere insostenibile che proveniva da fonti diverse e riusciva a riempirla nella sua interezza, preoccupandosi di non lasciare neanche il minimo spazio libero. Non c'era zona che potesse rilassarsi in quel momento, nessuna zona che non tremasse, si contraesse nella vana speranza di sfogare o far smettere quelle intense sensazioni. Il suo piccolo amante, nella sua furente carica di passione e lussuria, stava pompando quel mostruoso affare nelle parti più profonde della sua gola obbligandola ad accoglierla, ad amarla e desiderarne sempre di più. Non le passava per la mente, dopo ogni affondo, di sperare che quella tortura finisse, che Arky raggiungesse rapidamente l'orgasmo per poter tornare a respirare come una persona normale. Non pensò neanche per un secondo di voler privare entrambi di un'esperienza simile e addirittura, nel suo cervello, iniziò a farsi strada la perversa voglia di percepire quel cazzo draconico nella sua gola ancora e ancora. Voleva sentirlo riempirla per ore, voleva percepire i suoi fianchi avvicinarsi al viso di lei per sempre e quelle palle gonfie e sofferenti posarsi e schiaffeggiare la sua pelle fino a diventare assuefatta da quell'odore acre e virile proveniente dal corpicino di un tenero adolescente. Arrivò a desirare che Arky non raggiungesse l'orgasmo, che continuasse a scoparle la faccia fino a renderla dipendente da quel palo di carne spietata. Eppure non c'era modo che una creatura così giovane potesse resistere ancora molto ad un ritmo simile e la sua resistenza per cercare di mantenere un minimo il suo orgoglio da Cacciatrice portò il piccolo drago ad affrontare il suo primo grande ostacolo: una donna concretamente più forte di lui. Edwyn poteva concedersi, piegarsi, poteva strizzargli quelle morbide natiche squamate per poterlo aiutare a gonfiare maggiormente la sua gola, poteva strozzarsi fino a sentire l'ossigeno abbandonarla, poteva rivoltare gli occhi in preda alla lussuria del momento e sbavare senza ritegno ma non c'era modo che la loro differenza di potenza potesse essere messa in ombra e quell'adorabile draghetto se ne rese ben presto conto.
    Percepì la sua lingua tra le cosce della donna farsi più impaziente, frettolosa e bisognosa di farle raggiungere un orgasmo che non arrivò mai. Le sue gambe tremarono e dalla bocca piena di carne turgida squillò un acuto gemito, seguito da rantoli più o meno lamentosi, coperti ben presto dal ritmico ciaff ciaff ciaff dei testicoli contro il suo viso. Successe tutto quello ma non ci fu nessun orgasmo... o meglio non da parte della Cacciatrice. Per il suo tenero amante il discorso fu ben diverso e date le sue dimensioni non fu difficile, anche in quella situazione, rendersi conto dell'insistente pulsare e dell'aumento graduale dei movimenti di Arky. Lo sentì aggrapparsi a lei, ad ogni curva del suo corpo e quando toccò l'apice, la sua verga la riempì fino alla base lasciandole le gonadi fumanti contro il naso. Edwyn inspirò profondamente allargando le narici un attimo prima che il suo uomo perdesse l'ultimo barlume di controllo sui suoi bisogni. E che bisogni.
    Gli occhi di Edwyn si spalancarono e la donna fece di tutto per rilassare la gola e le sue interiora, socchiudendo gli occhi abbandonandosi a languidi lamenti mentre il suo ventre veniva scaldato e farcito dal denso e puerile seme del suo passionale amante. Si aggrappò alle natiche di Arky per impedirgli di fuggire e fiotto dopo fiotto lasciò che almeno parte del suo "stress" venisse rilasciato dentro di lei almeno finchè quel piccolo corpicino ne fosse stato in grado e man mano che quel climax andava indebolendosi, anche la sua presa lo faceva fino a lasciarlo nuovamente libero, facendo crollare le braccia lungo il corpo ansimante. Si sentiva soddisfatta ma quell'aura di sottomissione non era dovuta alla debolezza quanto più al crescente desiderio che Arky non si fermasse.
    Rilassò nuovamente la gola, allineando il più possibile il passaggio per permettergli di uscire facilmente, emettendo un rantolo quando la bocca fu libera di respirare nuovamente, godendosi la bollente presenza della virilità di Arky contro il suo viso e i suoi seni. Il suo primo istinto fu quello di sollevare le mani e posarle su quell'ammasso di carne ancora semi turgida, carezzandola con la delicatezza di una fedele sacerdotessa di fronte al cazzo del suo dio, muovendo il viso così da strofinarlo contro di esso. Poi chiuse la bocca per un attimo e un solo gulp indicò come avesse terminato di ingoiare anche l'ultimo globo denso di sperma dentro di lei preoccupandosi di non sprecarne neanche una goccia.
    Non poteva vederla ma sapeva che era di fronte a lei, lo sentiva ansimare, sentiva il suo fiato corto e insoddisfatto. Lei non era venuta e lui se n'era, ovviamente, accorto.
    Arky... io...
    Voleva dirgli qualcosa ma rimase in silenzio nell'udirlo biascicare delle parole e quel silenzio si fece ancora più pressante quando le sue piccole dita andarono a carezzarla. Non poteva essere davvero soddisfatto quando lei gli aveva negato il suo traguardo più grande. Pigolò disperata quando afferrò nuovamente e rudemente i suoi capelli ma non rimase stupita di quel gesto. Arky si stava lasciando trasportare completamente dai suoi desideri, dai suoi bisogni e dal suo egoismo alimentati dalla sua inesperienza e giovane età. Non c'era motivo di dargli lezioni in quel momento ma solo di godere dei risultati che quella giovane impetuosità avrebbe portato. Si lasciò maneggiare nuovamente, si lasciò mettere nella posizione che più gli aggradava e rispose al primo ceffone sulla natica con un gridolino sorpreso sentendosi, di nuovo, totalmente schiacciata da quella piccola presenza, quando le sue dita strizzarono possessive le sue morbide grazie posteriori.
    P-perdonami drago! Perdonami!
    Biascicò lamentosa la donna. Non lo ammise ma l'orgasmo a cui era quasi arrivata poco prima, era stato sfiorato in quel momento con quel semplice schiaffo ma non era stato sufficiente. Inclinò la testa sentendo dei denti sul suo orecchio, mugolando in quella direzione come a cercare un bacio che non arrivò mai e ben presto la sua attenzione venne totalmente spostata da quella ricerca di una tenera effusione alla punta di una lancia che conosceva bene sul suo stretto buchino. Era troppo impaziente e la Cacciatrice lo dimostrò con un dolce e acuto lamento che precedette la semplice pressione della cappella che però non entrò. La stava forse torturando? Perchè ci stava riuscendo. Il suo ano prese a contrarsi e rilassarsi ritmicamente in risposta a quelle pressioni e il respiro di Edwyn si fece più lungo e profondo. Continuava e continuava a farlo per farla impazzire, per farla piangere ma non ci volle molto prima che anche la pazienza di Arky giungesse al termine e il suo amante iniziasse a desiderare almeno un pizzico del suo culo.
    N-non ti piace che io sia così stretta...?
    Mugolò dolcemente la Cacciatrice in risposta al commento del ragazzo. Edwyn lo aiutò in ogni modo per facilitargli quella grossa entrata in un spazio ampio meno della metà, si rilassò il più possibile ma non resistette a donare ad Arky un lunghissimo, soddisfatto ed estremamente erotico sospiro socchiudendo la bocca quando il primo aculeo si "agganciò" dentro di lei per poi uscire subito dopo non appena il tenero draghetto cominciò a muovere avanti e indietro solamente quella piccola porzione della sua virilità. Il respirò le si spezzava ogni volta che la protuberanza la dilatava per entrare o per uscire e si sentì nuovamente al limite del piacere senza però riuscire a raggiungerlo. Ancora non basta. Serviva una spintarella al suo drago personale.
    È t-tuo, è solo tuo mio drago ma... è la m-mia prima volta lì... sii gentile...
    Mugolò la Cacciatrice con una dolcezza che quasi cozzò con la sua figura imperturbabile e potente. Non era assolutamente vero che quella era la prima volta per Edmond/Edwyn ma l'estrema strettezza di quel buchino avrebbe facilmente ingannato un ragazzo inesperto come lui. Come avrebbe reagito il giovane drago? L'avrebbe ugualmente distrutta come desiderava senza pietà? Oppure avrebbe optato per un approccio più dolce ma non meno autoritario? La curiosità portò la donna a spingere e ondeggiare i fianchi verso la verga del suo uomo senza però esercitare mai la pressione necessaria a far affondare la seconda protuberanza. Non era lì lei a comandare e dettare i tempi, dopotutto.

     
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    L'orgasmo l'aveva attraversato con un'intensità che non credeva possibile, lasciandolo boccheggiante e con lo sguardo sconvolto, perso in una tale quantità di piacere che il suo corpicino non era riuscito a "smaltire" neanche continuando a fremere per lunghi istanti dopo aver esploso l'ultimo fiotto. Era stato meraviglioso e aveva adorato il modo in cui la cacciatrice gli aveva stretto i glutei come se non potesse neppure sopportare l'idea che quel grosso cazzo dragonico potesse abbandonare la sua gola, prima di perdere progressivamente le forze e diventare una deliziosa bambola di carne da continuare a riempire con il suo sperma. Però, dopo che si fu ripreso dal tutto quel piacere, dopo che la delizia per i modi di fare lascivi e adoranti di Edwyn si esaurì, rimase un'insoddisfazione di fondo che riuscì a rendere amara un'esperienza altrimenti perfetta: lei non era venuta. Certo era comprensibile, dopotutto lui era costretto nel corpo di un cucciolo di drago (E doveva persino dirsi fortunato, dato che di solito aveva ben altra "prigione"!) e lei era una combattente esperta, probabilmente sufficientemente forte per poter rimettere al suo post un drago adulto o addirittura un kaiju, dunque lui come poteva sperare di farla godere con un misero sessantanove? Eppure, era proprio questo il boccone amaro che si rifiutava di ingoiare: come poteva sopportare le prove della sua evidente debolezza, come poteva vivere se anche quando riusciva ad allargare le maglie della maledizione, a recuperare qualche stilla della sua vera natura, doveva scontrarsi contro la certezza di essere comunque uno scricciolo insignificante, un piccino che non poteva aspirare a nessuna forza, a nessun potere se non quello che gli altri gli accordavano di volta i volta, mossi da pietà, affetto o semplice capriccio. Ma un vero drago il potere se lo prende! Un vero drago le spezza le schiene che non si piegano, che non si inchinano! Si prende ciò che è suo e tutto può essere suo, perché è la forza che dà il diritto e non il contrario.
    Certo, quelle erano convinzioni in cui non credeva più come prima, Sakura e la vita stessa tra gli umani avevano minato le fondamenta di tali dogmi ma... erano ancora profondamente in lui e benché non volesse fare alcun male a Edwyn e, anzi, le fosse incredibilmente grato per tutto quello che gli stava permettendo di vivere, si infuriò come poche volte in vita sua. L'afferrò per i capelli e la costrinse rudemente a mettersi a carponi difronte a lui, esponendo quel culo meraviglioso e quegli orifizi sicuramente impazienti.
    Fu bello sentire le sue timide invocazioni rompersi in un gridolino eccitato per quella sua prima sculacciata, tanto che che ne aggiunse immediatamente un'altra nell'altra natica per farla gridare ancora, deliziato per come invocò il suo perdono subito dopo. Perdono che non sarebbe arrivato, ovviamente, se non molto più in là perché la Cacciatrice doveva imparare qual era il suo posto e perché, dannazione, era davvero troppo, troppo bello sentire le sue suppliche. - No! Non ti perdonerò! Sei stata cattiva! E adesso ti meriti una... nhg, dura, durissima punizione! - ringhiò con voce più eccitata che severa o furente al suo orecchio, mentre si divertiva a torturarla, premendo la cappella contro il suo buchino senza, però, penetrarla in alcun modo. Era meraviglioso percepire tutta la sua impazienza, il modo in cui si tendeva quando indugiava un po' troppo, come a volerle dare la (falsa) speranza di star per violarla, di essere sul punto di farla sua: era bello sentirsi desiderato in quel modo e benché fosse una tortura anche per lui, che si sentiva sempre più affamato di lei, di quelle carni sicuramente bollenti e morbidissime, ma ne valeva decisamente la pena. - So io cosa mi p-piace e chosa n-noh! E so c-che non mhi piaccionoh l-le r-ragazze c-cattiveh! - il tono di Arky voleva essere duro, inflessibile e da vero dominatore ma la verità era che, rotto com'era da gemiti e miagolii vari, con le parole distorte e anche un po' puerili ("Cattiva" non era certo l'insulto più efficace del mondo), sarebbero sembrato ancora più tenero del solito. E come poteva essere altrimenti? Il semplice penetrarla con la cappella dragonica, torturandone il buchino con i suoi aculei, gli stava dando sensazioni così intense da fargli rizzare la piccola coda e da fargli "arruffare" le varie scaglie, mentre vere e proprie stilettate di piacere lo straziavano in ogni dove ogni qual volta che la punta del suoi aculei si uncinava a quell'ano meravigliosamente stretto, impedendogli di tormentarla agevolmente come desiderava.
    Era arrivato al suo limite e al cacciatrice lo avrebbe potuto comprendere dal modo in cui le sue manine artigliate la strinsero per i fianchi e dal modo in cui trattenne il respiro, tendendo ogni muscolo: era pronto ad affondare in lei con tutta la forza del suo corpicino... sennonché arrivò la richiesta e la rivelazione della dolce Edwyn e, semplicemente, il suo corpicino parve crollare. Espirò in maniera sibilata, come se avesse trattenuto un'esclamazione di sorpresa e il suo corpicino teso si rilassò avvicinandosi ancora di più al suo: davvero era la prima volta che faceva sesso anale? In effetti quel buchino era terribilmente stretto e lei si era dimostrata sensibilissima alle sue stimolazioni... cosa doveva fare? Da un lato, infatti, il draghetto sentì la sua eccitazione decuplicare a quella rivelazione (Tanto che Edwyn avrebbe potuto sentire il cazzo dragonico che le premeva contro gonfiarsi e pulsare ben più che semplicemente marmoreo), dall'altro si sentì profondamente intenerito e un po' sopraffatto da quell'inaspettata responsabilità, dopotutto la prima volta di una ragazza (Sia pure non quella "canonica") era qualcosa di delicato che non poteva risolversi nella brutale indifferenza. Cercò di mediare tra questi due sentire diversi e decise di usarle gentilezza... senza darlo a vedere, dopotutto quella era comunque una punizione.
    No! Il tuo culo e mio e... e lo scopo c-come v-voglio hi-nghhh!!! - pigolò, sgranando gli occhioni quando, lentamente, prese a spingere contro di lei: in realtà voleva fingere che fosse troppo stretta per poter spingere con forza ma, con suo stupore, si accorse di non aver bisogno di fingere alcunché perché i muscoli della Cacciatrice parevano una morsa d'acciaio, una paradisiaca morsa d'acciaio, tanto che si ritrovò a reclinare il capo all'indietro mentre le affondava le unghiette appuntite nelle natiche sode e gemeva in maniera tanto tenera quanto lasciva. Quel grosso cazzo dragonico riusciva ad affondare in lei un centimetro alla volta e quando, finalmente, riuscì a violarla per circa metà della sua lunghezza, Arky non ce la fece più: socchiuse gli occhi e con un urletto liberatorio spinse con tutte le sue forze dentro di lei, allargandole il culo con brutalità e riempiendola completamente di sé, tanto che i suoi grossi testicoli sbatterono con forza contro la sua fica fradicia di umori. Il suo povero corpicino fu, dunque, preso d'assalto da sensazioni così intense che lo fecero fremere tutto e lo costrinsero a stringersi attorno a quel corpo così imponente eppure femminile, facendo aderire il suo ventre ricoperto di scaglie alla sua schiena mentre le sue manine si aggrappavano letteralmente alle sue tette deliziosamente giunoniche. - S-stai b-benhe? T-tih ho fattoh m-mahle? - le chiese con un miagolio preoccupato e illanguidito assieme direttamente al suo orecchio, del tutto dimentico di quella storia della punizione e della cacciatrice "cattiva", preoccupato di averle fatto male dato che era la sua "prima" volta. Malgrado, però, la sua genuina preoccupazione, i suoi fianchi continuarono a muoversi piano piano, facendo su e giù, mente il suo grosso cazzo pulsava impaziente e gli aculei sembravano quasi volerle artigliare le carni: sarebbe riuscita, Edwyn, a far ritornare il drago imperioso di prima? O, forse, non le dispiaceva neanche il draghetto gentile?
     
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    L'oscurità a cui Arky l'aveva obbligata era più pesante di ogni costrizione, più pesante di ogni catena che poteva metterle e più eccitante di ogni stimolazione potesse venirgli in mente. Non c'era bisogno si impegnasse con tutte le sue forze perchè anche un gesto semplice e breve come uno schiaffo sortiva nella Cacciatrice un effetto esplosivo a causa della sua imprevedibilità. Si trovò a pigolare un acuto lamento al primo ceffone sul suo gonfio e desideroso didietro ma non privò Arky di un secondo gridolino quando il piccolo e sadico draghetto decise di infliggerle per la seconda volta quella punizione sull'altro lato, lasciando vibrare come un sensuale budino anche l'altro gluteo. L'oscurità non le dava nessun suggerimento, non l'aiutava e non le permetteva di prepararsi ad incassare qualunque idea balenasse nella testa del suo amante. Era una guerriera, i suoi sensi erano naturalmente più evoluti e affinati ma non c'era modo che potessero aiutarla in quel frangente, troppo annebbiati dal piacere e dal desiderio che quel giovane li incrinasse ancora di più.
    H-hai ragione mio drago! Puniscimi e fammi tua! Voglio essere tua!
    Aveva avuto il piacere di sentire quella cappella mostruosa aprirla solo per un breve istante. Un istante che era bastato ad un solo aculeo per dilatarla, entrare e poi carezzare con la sua punta carnosa le interiora calde al suo ritorno fino ad uscire e lasciare il suo buchino in uno stato semi dilatato per pochi attimi prima di richiudersi completamente. Voleva riprovare quell'esperienza di nuovo, voleva che Arky la torturasse in quel modo ma da quel momento in poi l'unico piacere che le donò fu quello del suo imponente affare che si premeva sulla sua entrata posteriore senza però regalarle la soddisfazione ultima. Il suo corpo iniziò molto presto a non comprendere più le intenzioni del draghetto e per quanto Edwyn fosse consapevole del suo gioco, la muscolatura del suo povero ano iniziò a reagire per tentativi, allentandosi e tendendosi a intervalli irregolari in risposta ad una penetrazione che pareva dovesse arrivare da un momento all'altro con scarso successo. Voleva pregarlo di smetterla, di scoparla fino a lasciarla senza sensi su quel divano ma tutto ciò che riusciva a fare era starsene con la guancia schiacciata contro il divanetto gemendo e lamentandosi ogni qual volta le pressioni di Arky si facevano più intense da suggerire una penetrazione che poi non arrivava. Si portò un dito tra i denti mordendolo dolcemente in un vano e inutile tentativo di scaricare la tensione. Adorava quel vigore giovanile, quel tentativo di apparire dominanti e in un certo senso riuscirci ma in un modo così impacciato e tenero da risultare fin troppo eccitante eppure il suo drago era in possesso di una fisicità tale da rendere efficace anche un'imposizione così inesperta. Si sentiva schiacciata da quel corpicino così piccolo, schiacciata dalla sua travolgente carica sessuale e non c'era tono spezzato dal piacere che potesse renderlo meno maschio alle sue orecchie. Lo voleva. Voleva che quel giovane drago la montasse con l'obiettivo di dominarla e renderla sua, non desiderava altro.
    Gli fece quella rivelazione ma allo stesso tempo inspirò profondamente nel sentirlo gonfiarsi contro di lei e tendersi con tale forza da suggerire solamente un'altra dimostrazione di potenza. Non c'erano dubbi fosse giunto il momento di essere riempita da tutta quella carne e sotto la benda Edwyn si trovò a strizzare gli occhi impaziente in un attesa che si prolungò più del previsto fino a farla rilassare confusa. Non avrebbe dovuto dire ad Arky quella bugia? Lo aveva reso così incerto da farlo paralizzare? Non poteva vedere cosa stesse accadendo ma dalla mancata pressione sul suo orifizio quella doveva essere la risposta più ovvia. Abbassò la guardia e quello fu il suo errore più grande perchè un attimo dopo il draghetto tuonò la sua contrarietà a quella richiesta, una contrarietà alquanto altalenante e un po' mal recitata che però venne rapidamente eclissata dall'erculea spinta che la prese di sorpresa, obbligandola a sgranare gli occhi sotto la benda e prendere tutta l'aria possibile, arricciando le dita delle mani sul divano. Voleva pensare "finalmente", voleva dire a se stessa che avrebbe ripetuto quell'esperienza altre mille volte ma la verità risiedeva in un angolo più remoto. Non sapeva come descrivere quelle sensazioni così vicine al dolore ma così piene del concetto di piacere. Quel cazzo draconico non la stava solo penetrando, la stava modellando alle sue dimensioni, alla sua bizzarra forma come a volerla "configurare" per future sessioni di accoppiamento. Sentiva il suo ano dilatarsi all'inverosimile al raggiungimento della punta di ogni escrescenza per poi restringersi non appena essa faceva capolino nelle sue carni e le membra le tremavano di soddisfazione nel sentirsi afferrata con tale possessività dal suo piccolo amante.
    È tuo! È tuo! Prenditelo! Riempimi mio drago!
    Gemeva e piagnucolava ormai persa in un piacere non umano. Quel cazzo era entrato dentro di lei per una lunghezza mostruosa ma percepiva il corpicino di Arky muoversi e spingere suggerendo ci fosse ancora molta carne turgida da far entrare. Quella lentezza rischiava di ucciderla, di farle perdere il lume della ragione ma fortunatamente (era stata una fortuna?) il suo piccolo drago la pensò allo stesso modo cedendo ai picchi più alti della lussuria proprio a metà della sua imponente virilità. Un solo colpo, le inflisse quell'unico e singolo colpo che la lasciò senza fiato e piena di tutta la sua draconica virilità. Il suo corpo cercò di opporre resistenza poco prima del gesto ma fu tutto inutile ed Edwyn si ritrovò a spalancare gli occhi fino al limite massimo sotto la benda e la bocca in una forma a "O" mentre la sua intimità si contraeva giungendo al tanto agognato orgasmo che esplose in una fontana di schizzi e umori contro il terreno e le gambette del suo draghetto. Un po' in ritardo e fuori sincrono ma ci era riuscito.
    Non sono mai stata così bene... mio drago... toccami e prendimi come un vero maschio.
    Miagolò stravolta dal piacere e da quell'orgasmo portando un braccio indietro alla ricerca della chioma del suo amante che cercò di carezzare insieme al suo viso. L'altra mano cercò quella di Arky abbandonata contro il suo seno aggregandosi ad essa nella stimolazione di quella giunonica grazia, il tutto mentre il suo corpo si adattava velocemente a quell'erculea presenza che Edwyn iniziò a stimolare muovendo delicatamente i fianchi prima di sussurrare la sua ultima frase.
    Scopa la tua puttana senza fermarti mai, mio drago.
     
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    Arky poteva pure fare la voce grossa (o quantomeno provarci), ruggire come il drago che era stato e comportarsi come il più consumato dei dominatori ma la realtà era ben diversa da come il suo orgoglio cercava di figurarsela: anche se, infatti, i suoi piccoli fianchi squamati si abbattevano con violenza verso quelli di Edwyn, anche se il suo corpicino si tendeva per ogni, singola spinta pur di affondare con più forza possibile il suo grosso cazzo dragonico in quel culo semplicemente meraviglioso, arrivando quasi a sollevarsi sulle punte dei piedi nel darsi lo slancio, non riusciva a sentirsi davvero dominante, non riusciva sentirsi padrone della situazione, anzi si sentiva letteralmente in balia del suo desiderio e del corpo meraviglioso della cacciatrice. E ciò, oltre a indispettirlo non poco, poiché lui non era affatto uno sciocco ragazzino con gli ormoni a mille e qualche bacio alle spalle, lo metteva anche un po' a disagio, dato che non si sentiva pienamente in grado di controllarsi e non voleva fare inavvertitamente male (Per il dolore che voleva infliggerle volontariamente, invece, non c'era problema) alla sua dolce, bella amante.
    Tale disagio crebbe dopo che Edwyn gli confessò la sua presunta verginità e quando il draghetto, preso dalla foga, si abbatté con fin troppa violenza su di lei, una volta che riacquisì nuovamente consapevolezza di quanto fosse accaduto, il suo cuoricino perse un battito mentre il terrore di averla potuta ferire si impadroniva di lui. Fortunatamente il fisico della cacciatrice non riportò alcun danno, anzi dal modo in cui tese i muscoli e serrò le sue carni attorno alla verga del suo piccolo amante, oltre che dall'espressione tanto lasciva quanto buffa che assunse il suo volto, tale irruenza sembrò piacergli non poco, come dimostrarono non solo le strizzate che diede al suo cazzo come se lo volesse costringere a venire a forza ma, soprattutto, tutti i caldi schizzi di umori che partirono dalla sua uretra, infradiciandogli il pube e parte dell'addome. Il draghetto boccheggiò sgranando gli occhi mentre l'odore intenso, forte di tutti quegli umori femminili gli riempivano i polmoni e la testa: benché, infatti, non avesse avuto il piacere di sentire gli umori delle ragazze umane era impossibile che potessero avere la stessa fragranza di quelli della cacciatrice poiché... non sembravano neppure umani! Non aveva idea di cosa diavolo fossero davvero quei cacciatori ma di certo non erano umani, non più di quanto lo fosse lui: quegli schizzi bollenti, infatti, che gli colavano sul cazzo e sull'addome avevano un odore quasi bestiale, così intenso da fargli girare la testa, da farlo sentire accaldato e bollente neppure fosse vicino a una femmina di drago in calore.
    E-edwyn... - sussurrò in un leggero miagolio, osservandola quasi sgomento, non solo perché la donna aveva raggiunto l'orgasmo che non era riuscito a darle prima nel momento più inaspettato ma anche perché, con la sua reazione incredibilmente dolce e oscena allo stesso tempo, sembrava star invitandolo a fare del suo peggio, proprio quando credeva che avesse bisogno di delicatezza per via della verginità appena strappata. Insomma, il piccino era completamente confuso e probabilmente se ne sarebbe stato lì a fissarla con gli occhioni sgranati e il viso imbambolato ma Edwyn portò una mano a carezzargli dolcemente i capelli mentre con l'altra l'aiutava a fare suo uno dei suoi seni meravigliosamente giunonici, pregandolo con voce lasciva eppure dolce, quasi adorante di prenderla con tutta la sua furia. Arky fu quasi stordito da quella volgarità mista a dolcezza, oltre che a una qualche forme distorta di purezza, tanto che il solo immaginarsi lo sguardo perso eppure gentile della Cacciatrice lo fece fremere come se fosse stato attraversato da un fulmine, facendogli pulsare forte sia il cuore che il cazzo, al punto che si sentì irrigidire e avvolgere da un calore inaspettato, violento - Sì... - un sussurro, stavolta non trasmetto con un pigolio o un versetto gentile, bensì con un sibilo tagliente, deciso e se la donna avesse avuto modo di guadarlo negli occhi avrebbe visto uno sguardo semplicemente incandescente.
    A far ribollire il corpicino di Arky, però, non era soltanto l'atteggiamento lascivo della cacciatrice ma anche e soprattutto il suo sangue che, avendogli permesso di ritornare in contatto con una parte della sua natura dragonica, aveva acceso tra le sue carni un fuoco famelico e ingordo, che veniva alimentato sia dall'odore quasi ferino dei suoi umori che dai suoi atteggiamenti assolutamente irresistibili. Uscì dunque lentamente da lei, indugiando su ogni aculeo, finché la grossa cappella bestiale non fu libera dalla costrizione di quelle carni palpitanti, totalmente spalancate e, avvicinando le labbra a quelle della donna tendendosi per tutta la sua lunghezza, le sussurrò: - Sei mia. Tu sei la mia... puttana! - fu più semplice del previsto apostrofarla con quello che era comunque un insulto e, mentre lo diceva, spinse con tutte le sue forze dentro di lei, affondando dentro il suo culetto fino alla base per poi uscire nuovamente, quasi repentinamente, tornado a scoparle la fichetta fradicia di umori e poi di nuovo, cambiando nuovamente orifizio: voleva farla sentire usata, voleva farla sentire posseduta in ogni sua parte, in tutto il suo essere, voleva insomma farla sentire la puttana che desiderava essere.
    Ti piace? Dimmi che t-ti piace! D-dimmi quanto... ngh, ti p-piace! Sei mia, mia, mia!!!! - quasi ringhiò, cercando in tutti i modi di trattenere gemiti e ansimi senza troppi successi, mentre i suoi fianchi si abbattevano come una furia contro quelli di Edwyn, tanto da sbattere con forza le sue gonadi stracolme di seme sulle sue natiche sode mentre ogni spinta, che fosse nella fica o nel culo, gli faceva inarcare lievemente la schiena e strizzare gli occhioni reprimendo un gemito tra i denti. - Fammi venire, fammi venire! T-te lo o-ordino! - le impose, prima di crollare con il volto sulle sue spalle, incapace di tendersi come prima verso le sue labbra, continuando a scoparla in entrambi gli orifizi in quel modo brutale, quasi animalesco, mentre le mordeva il collo e vi soffocava i suoi gemiti. Malgrado, infatti, il cipiglio che aveva cercato di dare alla sua voce, la Cacciatrice avrebbe presto notato dalle pulsazioni del suo cazzo sempre più turgido e dal modo in cui si irrigidiva tutto a ogni spinta, che gli servisse davvero poco per scaricare un violentissimo orgasmo nell'orifizio che lo avrebbe accolto in quel momento... a lei scegliere quale.

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 3/6/2019, 18:16
     
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    Nonostante la lussuria, il desiderio, il trasporto e il vigore che entrambi stavano dimostrando. Nonostante tutto il piacere con cui Arky la stava travolgendo e distruggendo secondo dopo secondo, trovò incredibilmente piacevole quel breve attimo di calma, se così si poteva definire. Il suo corpo tremava impercettibilmente come ancora inconsapevole di potersi permettere un momento di relax e il suo respiro affannato tradiva una certa stanchezza eppure non desiderava fermarsi ma neanche riprendere immediatamente. Carezzò con dolcezza i capelli di Arky, mugolando con voce rotta nel percepire quella presenza mostruosa dentro di lei schiacciarsi contro le sue pareti interne ad ogni minimo movimento del corpo e si illuse all'idea che le sarebbe bastato rimanere abbracciata a quel ragazzo conservando nelle sue interiora quella verga disumana che teneva giunti i loro corpi. Non sarebbe mai stato abbastanza ma decise ugualmente di godersi appieno quell'attimo di dolcezza aiutando il giovane a stimolare e strizzare il suo generoso seno e il turgido capezzolo che da esso faceva capolino donandogli acuti mugolii degni della più fedele delle concubine capace di preoccuparsi di soddisfare il proprio signore non solamente con il proprio fisico ma anche con la propria voce. Sapeva gli sarebbe piaciuto sentirla godere anche delle più semplici stimolazioni e sapeva che avrebbe potuto accenderlo ancheggiando delicatamente così da poter strizzare le sue pareti interne e con esse anche la sua verga draconica. Le mancava solamente di strofinarsi contro di lui per apparire come la più sottomessa delle sue femmine ma data la posizione si limitò a spingere il suo ampio didietro contro il suo pube, mordendosi il labbro inferiore quando una di quelle escrescenze premette più del dovuto strappandole un gemito lamentoso. Voleva e non voleva rimanere in quel limbo ma solo il suo sangue metteva in mostra una sincerità inoccultabile: ribolliva fremente, ribolliva senza nessun controllo e scorreva nel suo sistema circolatorio ad una velocità tale da far impazzire qualunque macchinario medico. Se un normale umano avesse rischiato la morte a causa di una tale pressione sanguigna, per Edwyn la storia era ben diversa. Il suo corpo si scaldò molto velocemente e ben presto sarebbe stato impossibile per il suo draghetto ignorare la forte influenza che aveva su di lui... ammesso che avesse mai deciso di ignorarla e nell'istante in cui il suo amante sibilò quel "Si" tagliente come una lama leggendaria Edwyn comprese che il loro momento di dolcezza era terminato. Non c'era bisogno di occhi per comprenderlo ma solo il modo in cui il loro sangue entrò in risonanza, come una coppia di cascate di lava che finalmente possono incontrarsi e fondersi in un unico rovente fiume, fu sufficiente a prepararla al loro amplesso.
    Edwyn inarcò la schiena, poggiando la guancia di nuovo contro la superficie del divanetto in una vera e propria posizione di totale sottomissione e quando la prima di quelle escrescenze fuoriuscì dal suo culetto non riuscì a trattenere un acuto gridolino che un attimo dopo mutò in una lunga serie di lamentosi gemiti.
    Lo sono... lo sono... Sussurrò la Cacciatrice quella risposta come un mantra seguendo ritmicamente la sensazione di ogni escrescenza che tanto velocemente dilatava il suo ano e tanto velocemente lo abbandonava lasciando che si contraesse solamente per passare a quella dopo. Lo stava facendo con una lentezza tale da farla sembrare una vera e propria tortura e quando solo la cappella rimase a tenere aperto quell'abusato orifizio il respiro rotto di Edwyn apparve quasi come un conto alla rovescia per ciò che si aspettava stesse per succedere.
    Lo sono!
    Gridò lamentosa un'ultima volta prima che Arky la impalasse di nuovo con quel mostruoso cazzo spezzandole il fiato. Si aspettava un ripetersi di quel medesimo gesto, si aspettava di sentire la sua verga uscire di nuovo lentamente per poi essere sbattuta dentro di lei con la stessa foga. Si aspettava di subire la cocente lussuria di Arky sottoforma di un incessante amplesso ai danni del suo ano ma quello che in realtà fece il suo draghetto non l'aveva minimamente calcolato. La sua bocca si deformò di nuovo in una perfetta "O" e sotto la benda gli occhi della Cacciatrice si sgranarono fin quasi a uscire fuori dalle orbite non appena il suo amante spinse il suo affare fino alle palle nella sua intimità conquistandola come il più crudele e spietato dei dittatori. Non ci fu battaglia, non ci fu nessuna guerra e nessuna resistenza. Le sue interiora si spalancarono all'ingresso di quella lancia di carne rigida e deforme rendendosi conto troppo tardi di ciò che era appena accaduto. Non fece in tempo a contrarsi, a farlo godere con la stretta del suo canale appena deflorato che Arky uscì di nuovo stavolta penetrando il suo ano. Non era pronta ad una tale furia e non ci volle molto prima che il suo viso giacesse esanime su quel divanetto, la bocca spalancata e la lingua adagiata sulla pelle lucida quasi a leccarla e bagnarla con la sua stessa saliva. Non era pronta a quello, non era pronta a sentirsi posseduta in ogni suo orifizio, non era pronta a sentire quell'ariete sfondare le flebili difese del suo corpo facendosi strada fino a udire il sonoro schiocco di carne contro carne talvolta accompagnato da un dolce e umiliante schiaffo dei testicoli del suo amante soprattutto quando era l'ano il buco destinato ad essere trivellato. Quando lo sentì adagiarsi su di lei, il suo petto contro la schiena liscia, abbandonandosi al più folle e perverso desiderio martellandola col rischio di farle perdere il senno, volle rispondergli ma non trovò la forza e la sua voce riuscì ad uscire strascicata solamente per un breve attimo, solamente per biascicare parole incomprensibili o che lei stessa non era in grado di completare a causa dei sussulti del suo stesso corpo. Cominciò a ripetere, di nuovo come un mantra, di venirle nella fica. Era lì che voleva sentire la sua travolgente passione, era lì che voleva essere riempita fino all'orlo ma non c'era modo che potesse urlarlo o sussurrarlo, non c'era modo che potesse mettere insieme una frase di senso compiuto. Arky doveva accontentarsi dei versi biascicati e lamentosi di quella che ormai stava trasformando nella sua femmina personale e a cui ora mancava solamente il suo timbro finale per completare l'opera.
     
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    Percepì la resa del corpo della Cacciatrice, il cedere delle sue carni e, allo stesso tempo, della sua volontà prima ancora ancora che lei rispondesse affermativamente a quella sua perversa domanda, prima ancora che percepisse i suoi muscoli rilassati e i suoi orifizi completamente alla sua mercé. La sua, però, non fu un'intuizione dell'intelletto, qualcosa che potesse comprendere grazie alla luce della ragione ma fu, piuttosto, una consapevolezza conquistata, afferrata dall'istinto, una vittoria che la sua istintualità aveva permesso di ottenere e che, dunque, soltanto essa poteva stringere. Ciò gli dimostrò ancora di più quanto l'incontro con quella donna, il suo sangue l'avessero avvicinato alla sua precedente natura, al suo vero se stesso.
    Ma, se anche aveva capito tutto, vederla avversarsi palesemente, rumorosamente quella resa fu tutto un altro effetto: si sentì fremere nel profondo nel sentirla urlare devota, lussuriosa che era la sua donna, la sua puttana e digrignò i denti in una smorfia affamata, bestiale nel percepirla abbandonarsi completamente alle sue mani. La sua immane verga vibrò feroce dentro di lei quando, priva di forze, la vide poggiare il volto sul divanetto e abbandonarsi a un'espressione terribilmente persa, dimentica di ogni cosa se non del piacere che il draghetto le procurava a ogni spinta.
    Sì, sì, sì.... SI'! GODI, CAZZO, GODI! - urlò senza più incertezze o balbettii nella voce, inarcando la schiena e il capo verso l'alto mentre, con i muscoli tesi fino allo spasimo sotto la pelle sottile cosparsa da piccole scaglie lucide, si sfogava in lei scopandola senza risparmiare la più piccola stilla di forza, la più microscopica goccia di ferocia: chiunque l'avesse visto in volto in quel momento, tra i lineamenti dolci di quel visetto da cucciolo di dragonico, avrebbe visto un'espressione grondante un cieco furore, una tensione incandescente che era sia rabbia che lussuria, sia cieco furore che incontrollato desiderio; in quel momento, tutta la rabbia, tutta la frustrazione per quanto gli era accaduto stava bruciando e trasformandosi nell'energia necessaria per scopare quella donna incredibile con una forza, una brutalità altrimenti impensabile per un corpicino comunque debole e fragile come il suo. Edwyn gli aveva concesso la possibilità di trasformare quel cancro doloroso, quella cancrena dell'anima in un mezzo, in una forza per raggiungere la meta più dolce di sempre.
    Ngghhh, s-sto p-per... aaaahhhh! - gemette, non più capace di mantenere il tono fermo, feroce di prima sebbe in questo, nuovamente rotto, nuovamente incerto vi era un'urgenza, un'impazienza disperata a cui subito fece seguire una furia ancora più intensa di prima, mentre si mordeva le labbra fino ad aprirsi una ferita e stringeva gli artigli sulle natiche della cacciatrice fino a graffiargliele: voleva farla venire, voleva farla godere un'ultima volta prima di abbandonarsi completamente al piacere anche lui. Cercò di trattenersi il più possibile ma, alla fine, con un urlo disperato, che era più un verso semi animalesco che un grido umano, esplose in un orgasmo semplicemente mostruoso, inondandole il culo di una vera e propria marea di sperma bollente, mentre lui tremava e, con le mascelle contratte e gli occhi spalancati neppure fosse terrorizzato o sbigottito da tutto quel piacere, continuava a spingere ancora e ancora, come se il suo orgasmo non fosse nemmeno iniziato, come se non potesse neppure verificarsi.
    Edwyn si sarebbe sentita letteralmente travolta da quel fiume inarrestabile di sperma dragonico, denso e bollente come lava, che le avrebbe riempito il ventre in maniera oscena, esagerata e, quando avrebbe sentito distintamente di non poterne contenere neppure una stilla in più, lui sarebbe uscito da lei e avrebbe continuato a venirle sul culo, sulla schiena, finché quegli schizzi bollenti non si sarebbero arrestati quasi di colpo e la donna si sarebbe sentita voltare, affinché il suo volto e il suo seno fossero nuovamente di fronte a lui, di cui avrebbe potuto sentire il respiro affannoso, sofferente; il perché le sarebbe stato subito chiaro, poiché con un versetto liberatorio, esplose in altri, nuovi e abbondantissimi schizzi che le ricoprirono il volto e quelle meravigliose tette che recavano i segni delle sue dita. Finalmente, dopo una quantità semplicemente spropositata di seme bollente, quell'orgasmo bestiale si era esaurito e il piccino crollò direttamente tra i seni di Edwyn, impiastricciandosi col suo stesso seme e respirando stremato ma finalmente appagato, sereno.
    Usò le poche energie che gli rimanevano per tirarsi su, baciarla incurante delle tracce di sperma che poteva trovare nella sua bocca e, finalmente, sciogliere la benda che le aveva occluso al vista tanto a lungo: la prima cosa che avrebbe visto Edwyn sarebbero stati i suoi occhi, dorati e ferini come quelli di un rettile, poi il suo visetto reso ancora più dolce e rotondo dalle scaglie, le sue piccole corna e quel corpicino che, proprio perché più muscoloso, risultava più pieno e apparentemente morbido di quanto non fosse in realtà.
    Il draghetto si staccò da lei con lentezza, permettendole di osservare il suo addome composto da scaglie bianche e lisce come quelle del suo volto, a differenza di quelle nere che coprivano schiena, coda e glutei, oltre che braccia e gambe, mentre le sue labbra dischiuse si piegavano in un sorriso dolce, grato e i suoi occhi scintillavano di una gioia screziata di malinconia. L'abbracciò, nascondendo il visetto tra i suoi seni e stringendo, con la piccola coda un po' tozza, la sua coscia. - G-grazie... - miagolò incapace di aggiungere altro, perché adesso che il furore si era esaurito, adesso che del fuoco del desiderio non rimanevano che braci morenti, come ben testimoniava il suo grosso membro arancione che, pian piano, perdeva il suo turgore, verso quella donna sentiva soltanto un profondo affatto, un'intensa gratitudine... e una tagliente tristezza, dopotutto non stava forse per uscire dalla sua vita? Quella era stata una notte indimenticabile e avrebbe serbato il suo ricordo per sempre ma... come poteva stringere un legame con una donna simile? E, se anche avesse potuto, sarebbe stato giusto? Certo, non era una donnetta indifesa ma per il mostro che tormentava la sua esistenza ci voleva ben più di una cacciatrice. Scacciò via il pensiero verso la loro separazione sempre più imminente stringendosi ancora di più a lei, beandosi del suo calore, della sua morbidezza, mentre tra le ciglia dei suoi occhi chiusi cominciarono a brillare delle lacrime.
     
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    Era completamente, totalmente e assolutamente alla mercé di quel giovane drago. Si era dimostrato gentile, impacciato e anche un po' malizioso ma nulla avrebbe potuto prepararla ad una furia simile, nulla le aveva suggerito che nel corpo di quel giovane uomo giaceva un fuoco di tali proporzioni da incendiare anche lei. Non c'era più motivo di resistergli, non c'era motivo di sfoggiare qualche frase tagliente, non c'era motivo per non rimanere sdraiata su quel divanetto mentre Arky scatenava contro il suo corpo tutta quella passione esplosiva. Non era neanche più in grado di seguire il tragitto di quel membro mostruoso, non comprendeva più quando era il suo ano o la sua fica ad essere penetrata limitandosi a percepire solamente la gigantesca virilità riempirle le carni, indipendentemente da quali fossero. E la peggior cosa non era quella, non era la sua totale resa, non era il fatto che quel piccoletto la stessa facendo godere come una donnaccia in calore ma era l'assoluta consapevolezza di ciò da parte di Arky o almeno il fatto che finalmente se ne fosse reso conto. Il ragazzo aveva capito in che stato era riuscito a ridurla, lo aveva visto. Non che fosse difficile ammirarla totalmente persa su quel pezzo d'arredamento ormai ridotto ad una pozza di sudore e saliva, la bocca spalancata e la lingua fuori dal suo controllo. La mente vagava su lidi lontani e non era più lì a dar manforte alla donna capace ormai solo di percepire l'intenso, forte e doloroso piacere incessante che Arky le imponeva con la sua dominante passione.
    Lei era una Cacciatrice orgogliosa, o meglio Edmond lo era, eppure quell'incessante convinzione che Arky la stesse dominando sotto ogni punto di vista non riusciva ad odiarlo. Non odiava il suo linguaggio volgare, la sua imposizione, il modo in cui la stava trattando, con cui la rigirava a suo piacimento soltanto per servirsi un nuovo buco da penetrare. Non odiava il fatto che la stesse additando come la sua donna, la sua puttana tanto ad arrivare ad accettarlo. Amava quella furia, amava il dominatore che si nascondeva sotto le spoglie di un ragazzino gentile e amava venire scopata fino allo sfinimento, amava sentire quelle palle gonfie di sperma sbattere contro la sua pelle e quel cazzo prendere possesso non solo del suo corpo ma anche di lei come persona.
    E quindi lo fece. Godette come Arky le aveva ordinato e non lo fece silenziosamente, non lo fece in sordina ma lo fece col preciso scopo di essere udita e di essere sentita, anche fisicamente, dal suo amante regalandogli ciò per cui si stava trattenendo così tanto. Vennero insieme e il lungo lamento piagnucolante che accompagnò la prima contrazione di entrambi i suoi orifizi mutò molto rapidamente in un gemito acuto e spezzato. Il suo corpo non poteva di certo contrastare le dimensioni esagerate della virilità di Arky ma poteva stimolarle, poteva coccolarle e mungere fino all'ultima goccia del suo nettare, contrazione dopo contrazione, come in un perverso abbraccio. O almeno quello valse per il suo ano.
    Era stato crudele e non aveva ascoltato le sue languide preghiere biascicate mentre la scopava spietatamente e ora la sua intimità si ritrovava totalmente vuota ma non per questo impossibilitata a stringersi intorno al nulla, regalandole stilettate di piacere dal suo basso ventre, lungo tutta la schiena e fin dentro al cervello. I primi spasmi vennero accompagnati da una vera e propria cascata di schizzi cristallini che imbrattarono le gambette del suo amante ma man mano che il suo apice proseguiva rimasero solamente quelle forti contrazioni a farla disperare nel lussurioso abbraccio dell'esplosivo orgasmo del suo drago lasciato solamente alle cure del suo didietro. Lo sentì eruttare come un vulcano dentro di lei, ruggendo esattamente come una di quelle meraviglie della natura. Gemette e si lamentò languida mentre Arky riversava dentro il suo ventre tutto il piacere che era riuscito ad incamerare e non ci volle molto prima che il suo corpo raggiungesse la prima soglia iniziando poi a mostrare gli evidenti segni di un'eccessiva quantità di sperma: la sua pancia, prima liscia e femminea, iniziò a gonfiarsi secondo dopo secondo apparendo in pochi attimi come quella di una donna gravida. Quando Arky raggiunse la soglia limite non si limitò a terminare ma uscì da lei con foga, impedendo al suo povero e abusato ano di riprendersi, lasciandolo dilatato e colante di seme, donandole ancora quell'amore che sembrava infinito. Edwyn sentì gli schizzi caldi posarsi sulle sue natiche malconce e sull'ampia schiena venendo poi voltata nell'oscurità di quella cecità auto-inflitta dalle mani impazienti del suo piccolo amante percependo poco dopo la stessa sensazione sui suoi generosi seni e sul ventre gonfio. Istintivamente spalancò la bocca in maniera totalmente sottomessa e soddisfatta, godendo nel sentire nuovi schizzi posarsi sul viso e finirle tra le labbra senza più chiedersi quanto ancora ne avesse per lei. Accolse tutto l'orgasmo del suo drago dall'inizio alla fine senza battere ciglio e quando i testicoli di Arky sembrarono raggiungere il loro limite, iniziò a respirare affannosamente per la fatica, accennando un lieve sorriso spezzato immediatamente dalla sensazione del corpicino del giovane uomo contro il suo in un abbraccio.
    Tossì lievemente a causa della pressione contro il ventre gonfio ma quando le labbra si Arky sfiorarono le sue, Edwyn lo baciò con inaspettata passione per una donna ormai priva di quasi ogni energia lasciandosi donare nuovamente la vista. Si staccò da quel bacio qualche secondo dopo per poterlo ammirare rimanendo stupita da quel cambio così drastico. Il ragazzo appariva ancora parzialmente umano ma erano evidenti i segni draconici in tutto il corpo come il colore anomalo della pelle, le scaglie, la coda e le corna ma soprattutto quegli occhi dorati da rettile belli come perle d'oro. Arky non le diede il tempo di commentare che l'abbracciò nuovamente stavolta non cercando un bacio ma limitandosi a rimanerle addosso, tra i suoi seni, come il ragazzino che era, dopotutto.
    Arrossì a quel debole "grazie" ammirando la sua virilità ridursi di dimensioni ormai giunta al suo limite ed entrambe le braccia si chiusero intorno a lui, ricambiando quel tenero gesto, carezzandogli delicatamente i capelli. Inclinò il capo per cercare di guardarlo in volto con una certa difficoltà date le dimensioni delle sue grazie riuscendo ugualmente scorgere la brillantezza cristallina di lacrime. Stava forse piangendo?
    Hai un b-bella faccia tosta a piangere dopo avermi scopata come un animale ed essermi venuto nel culo quando avevo espressamente pregato che venisse riempita la mia fica... dobbiamo lavorare sull'ascolto, non puoi solo fare l'animale arrapato.
    Il suo tono era stanco e spezzato da lunghi momenti in cui Edwyn preferì recuperare aria nei polmoni piuttosto che parlare ma era inconfondibile un pizzico di ironia nelle sue parole e un velato invito a rifarlo. In fondo come potevano migliorarlo nel sesso senza farne altro?
     
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    L'orgasmo a cui lo portò quella scopata semplicemente furiosa, sporca (In più sensi) e animalesca fu così intenso che il draghetto si sentì letteralmente morire di piacere, come se la sua individualità stesse letteralmente affogando nell'oceano del godimento, trasformando il suo corpo e la sua mente in mera carne attraversata dalle continue folgori del piacere. Non furono, infatti, i pochi secondi di estasi che chiunque, almeno una volta nella vita, ha avuto modo di provare, quei pochi attimi di annullamento di sé a cui, spesso, segue una sgradevole sensazione di vuotezza e smarrimento, come se a danzare sulla corda tesa del piacere si osservasse già l'abisso della morte che attende; oh no, furono qualcosa di molto, molto di più: furono minuti e minuti interi di un godimento bruciante, incandescente, un'esplosione potentissima di piacere in cui il suo sé, la sua stessa mente, esplose in una miriade di frammenti spersi e inconsapevoli l'uno dell'altro. Ecco, sotto la micidiale onda anomala del godimento, non vi furono costruzioni mentali o ricordi a rimanere in piedi, tutto fu livellato e annullato, rimase soltanto Arky alle prese con il piacere più puro, col suo corpo teso fino allo spasimo che non faceva altro che venire senza sosta.
    Il modo, poi, in cui Edwyn prese a esternare il suo di godimento, con quelle urla tanto oscene quanto meravigliose o, più semplicemente, nel modo in cui il suo ano si contraeva attorno al suo cazzo, quasi lo stesse succhiando, pregandolo di continuare a sborrare ancora e ancora... non era altro che benzina con cui alimentare il rogo della sua lussuria. Poi la Cacciatrice venne a sua volta e zampillò tutti quegli umori caldi, cristallini direttamente sulle sue gambe e sui suoi piedini, oltre che sul divanetto ormai divenuto una pozza oscena e, semplicemente, Arky finì con lo spezzarsi del tutto. Fu meraviglioso vedere il suo ventre colmarsi in quel modo osceno, sentirla emettere quei versi quasi gutturali, di sfinimento ma fu, forse, ancora più bello uscire da lei quando percepì di averla colmata completamente e continuare a venirle addosso, sul culo, sulla curva sensuale della sua schiena. Fu bello, infatti, vedere quei fiotti di seme denso e caldo, terribilmente caldo andare a macchiare la sua pelle pallidissima, vederlo colare in pigri rivoli al fine di marchiarla come sua, di affermare non solo a lei ma anche agli "altri" che quella donna meravigliosa, potentissima, era sua e soltanto sua.
    Poi la voltò e continuò a sborrarle sul ventre, sui seni enormi e persino sul volto e, per quanto possa essere osceno affermarlo, il draghetto perse un battito nel vederla offrirsi in quel modo perverso al suo seme, spalancando la bocca come a esprimere una fame di lui che non poteva essere saziata. Il suo orgasmo si esaurì con un suo verso frustrato, quasi disperato perché di fronte a un simile spettacolo, dinnanzi a una tale manifestazione di lussuria, avrebbe voluto continuare ancora e ancora a inondarla di sé, a ricoprirla, marchiarla della sua essenza. Fu per questo che crollò tra i suoi seni, ricercando le sue labbra mentre le liberava lo sguardo dalla benda. Fu un bacio strano, guidato da una passionalità quasi feroce eppure, allo stesso tempo, venato di una profonda tristezza che,sa tratti, diveniva quasi nostalgia come se il draghetto, con quel contatto violento cercava di prolungare o, addirittura, riavvolgere quell'amplesso, riportarlo al suo prorompente, inaspettato inizio. Perché, anche se la sua mente era del tutto svuotata e il suo corpicino era languidamente rilassato, nel suo cuore era trafitto da una scheggia di paura, la stessa scheggia che, dopo che il bacio si sciolse, fece spuntare due bei lacrimoni sui suoi occhi non appena nascose il viso tra i suoi seni.
    Il draghetto, infatti, poteva anche averla chiamata in quei modi indicibili, poteva anche averla posseduta, anzi scopata come una furia ma rimaneva comunque il ragazzino tenero e timido, invischiato in problemi troppo più grandi di lui, che aveva conosciuto qualche ora prima... e adesso era proprio quel ragazzino ad avere gli occhioni colmi di lacrime e a disperarsi perché Edwyn, da lì a poco, sarebbe uscita per sempre dalla sua vita, lasciandogli sì un bellissimo ricordo e una dolce sensazione di calore ma, per il gelo che avrebbe dovuto affrontare lui, era davvero poca cosa. Però, per quanto avrebbe voluto stringerla e supplicarla di di rimanere, di rivedersi l'indomani o quando avrebbe voluto, come trovare il coraggio e, soprattutto, la prepotenza di farlo? Non aveva, infatti, alcun diritto di chiederle la possibilità di instaurare un legame con lei, sia perché lui non era nulla di che, un mezzo drago/ umano mediocre per entrambe le razze, mentre lei era una guerriera strepitosa che cacciava mostri spaventosi... e, soprattutto, lui aveva un'oscura, triste presenza nella sua vita. Una presenza così mostruosa che neanche lei avrebbe potuto ucciderla, n'era certo, quindi non poteva farle quella richiesta anzi, se fosse stato un vero uomo almeno nell'animo, avrebbe dovuto alzarsi e andarsene via, anche in maniera villana, così l'avrebbe di certo protetta!
    Purtroppo, però, non lo era più (E forse non lo era mai stato) un vero e uomo e rimase abbracciato a lei fremente, in attesa di un possibile miracolo. Che si verificò, perché la giovane gli carezzò dolcemente il capo e, in maniera un po' inusuale e di certo volgare, gli fece capire che avrebbe voluto rivederlo. Arky fremette tutto e sollevò il visetto che aveva nascosto tra le sue grazie, donandole un'espressione davvero deliziosa: il suo visetto pieno, paffuto con le scaglie tutte "arruffate" e gli occhioni ancora più traboccanti di prima di lacrime, stavolta però di commozione, che la guardava stupefatto: - D-davvero?! - pigolò, infatti, precipitandosi a avvolgerle le braccia al collo e a riempirle il visetto di bacini umidi, mentre i lacrimoni finalmente erompevano e gli rigavano le sue guanciotte. - Ti voglio bene, Edwyn!! - esclamò il piccino strizzando gli occhi dalla gioia, prima di accorgersi dell'enorme sbaglio che aveva appena fatto: aveva detto a una sconosciuta che le voleva bene! Certo, ci aveva anche fatto sesso... ma questo non migliorava affatto le cose!! - No! C-cioè s-sì m-ma... ecco... - il draghetto era disperato e totalmente nel pallone, tanto che le sue guanciotte raggiunsero la temperatura di fusione del ferro e non divennero rosse come due pomodori soltanto per via delle scaglie, ma per il resto il piccino rimase con gli occhioni bassi (Saldamente ancorati, suo malgrado o no, alle tettone della Cacciatrice) e a mordersi con un'aria involontariamente imbronciata il labbro inferiore, cosa che lo rese ancora più buffo e tenero di prima. Edwyn aveva saputo gestire un Arky giocherellone e malizioso, nonché anche quello più istintivo... ma avrebbe saputo fare lo stesso con quello timido e insicuro?
     
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    Sgranò gli occhi stupita, la Cacciatrice, all'improvvisa, energica e affettuosa reazione del suo giovane amante. La colse così tanto di sorpresa da spingerla a tirare il viso indietro per poter incrociare i loro sguardi, arrossendo nel vedere la sua espressione così carica di gioia da apparire come quella di un bambino di fronte al regalo che attendeva da una vita intera. Cercò di articolare qualche parola ma il silenzio le attanagliò la gola impedendole di reagire prontamente di fronte ad un ragazzino in lacrime che fino ad un attimo prima l'aveva insultata e scopata come se ne fosse andato della sua stessa vita. Si trovò per un attimo ad immaginare nuovamente il loro amplesso ma da un punto di vista esterno e dovette strizzarsi il labbro inferiore con la lingua per non abbandonarsi a pensieri osceni che avrebbero potuto rischiare di farla eccitare nuovamente. Volle rispondere a quella sua domanda improvvisa con sarcasmo o ironia ma si limitò a balbettare parole incomplete prima di venir assaltata dalla stessa gioia di Arky sotto forma di raffica di teneri baci in ogni dove. Strizzò gli occhi completamente in balìa delle effusioni del ragazzo ma dovette trattenere un pericoloso conato quando la strinse con le braccia al collo gettandosi su di lei e sul suo povero pancione ancora gonfio del suo passionale orgasmo... oh no, si stava eccitando nuovamente. Sentire il suo corpicino contro il suo ventre gonfio, essere baciata in quel modo così infantile e percepire, seppur a riposo, i suoi genitali strofinarsi sulle sue cosce nude non stava giovando alla sua sanità mentale. Gli occhi, ben presto, da chiusi, si schiusero leggermente appesantendosi mentre le sue membra iniziarono a farsi più calde e vogliose che Arky la smettesse di strofinarsi su di lei per quelle semplici coccole e la prendesse nuovamente con la stessa aggressività di poco prima. Le sarebbe bastato chiedere, era sicura che avesse ancora le energie necessarie per proseguire anche tutta la notte.
    Fortunatamente ci pensò il ragazzo stesso, inconsapevolmente, alla riportarla sulla retta via, paralizzandola nell'udire quella dichiarazione così dolce ma pur sempre imbarazzante da gridare in un contesto del genere. Il rossore si fece più cocente sul suo viso e lo stesso problema sembrò colpire anche il giovane che cercò di salvarsi malamente in calcio d'angolo cercando una scusa o una spiegazione ragionevoli al suo comportamento.
    Non era chiaramente in grado di gestire le sue emozioni e quella punta di tristezza che lo aveva colto prima del suo invito a rivedersi la incuriosiva particolarmente ma prima avrebbe dovuto tirarlo fuori dalla rete di timidezza in cui lui stesso si era gettato e da cui ora non riusciva a fuggire.
    Il rossore si affievolì mentre riprese a controllare il respiro e non ci volle molto prima che Arky sentisse la mano di una guerriera, la sinistra, stringergli saldamente una natica mentre l'altra scivolava tra le cosce del ragazzo intrecciate alle sue per poter carezzare la sua virilità a riposo, esplorando minuziosamente anche i suoi grossi, e ora morbidi, testicoli da drago.
    Esatto Arky, no. Non era quello che volevi dirmi... tu volevi dirmi un'altra cosa... Esordì la Cacciatrice e se Arky avesse trovato il coraggio di guardarla avrebbe trovato dipinto sul suo volto un'espressione carica di malizia e il sorriso di una donna che voleva sentirsi trattata come la donna di un vero drago.
    Io abito nella villa Dantes, a Londra. Se mi farai sentire ciò che voglio, ti aprirò la porta quando verrai a trovarmi. Cosa dice un drago alla sua donna che vuole rivederlo? Sono curiosa.
    Strizzò delicatamente le gonadi del piccolo abbastanza per fargli sentire la presa ma non abbastanza per provocargli dolore. Voleva stimolarlo nei punti giusti e sapeva che i suoi occhi da cerbiatta letale e quella mano curiosa tra le sue cosce a scaglie potevano sortire l'effetto desiderato.
     
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    Il draghetto si strusciava tutto contento sul corpo morbido e liscio di Edwyn, mentre la riempiva di bacetti e miagolava versetti beati. In effetti se Arky fosse stato un micio, oltre a strusciarsi esattamente in quel modo, avrebbe fatto delle rumorosissime fusa per dimostrare alla Cacciatrice tutto l'affetto e la gioia che la sua semplice presenza gli provocava. In tal senso, il fatto che il suo membro ormai sopito si strusciasse senza posa sul ventre della donna o che, meglio ancora, premesse il petto contro quei grandi, meravigliosi seni non solo non gli causava alcun imbarazzo ma, soprattutto, neppure alcun pensiero eccitato o lascivo: il piccino, dopotutto, non era un guerriero e quell'amplesso violento lo aveva più che soddisfatto, inoltre in quel momento il suo cuore si era sciolto in una profonda tenerezza verso quella bella, dolce donna e il suo unico desiderio era stringerla e riempirla di umidi baci.
    Cosa che fece senza minimamente immaginare che per Edwyn la situazione potesse essere ben diversa, godendo in modo dolce e candido di quel contatto intenso tra i loro corpi. Il piccino infatti, affamato di calore e affetto, non pensava ad altro che a un modo per manifestarle più intensamente la sua contentezza, la sua gioia per averla conosciuta e poterla rivedere a breve, non tanto perché gli sarebbe piaciuto ripetere l'esperienza di quella serata (E sì, gli sarebbe piaciuto eccome) ma perché pensava già il meglio possibile su di lei e l'idea di poter avere una nuova, specialissima amica lo rendeva a dir poco raggiante. Fu questo profondo, candido entusiasmo a portarlo a esternare quella verità così imbarazzante e a guardarla paonazzo mentre, vanamente, balbettava delle scuse. Perché sì, sentiva già di volerle un gran bene e, persino, di ammirarla... e come poteva essere altrimenti? Edwyn non solo era a dir poco bellissima ma era anche una guerriera formidabile che proteggeva gli indifesi (Come lui, ad esempio) da creature malvagie e che, benché lui avesse quell'aspetto assolutamente infantile se non propriamente femmineo, gli aveva comunque dato una possibilità per stabilire un legame e persino sedurla! Non ammirarla, resistere alla tentazione di idealizzare la sua figura e rischiare, perché no, di prendersi una cotta non dissimile da quella che aveva per Morgana era chiedere troppo a quel draghetto fin troppo bisognoso di affetto e legami umani.
    Se, però, l'affetto per Edwyn era pressoché inevitabile, poteva di certo essere evitato di venir espresso in quel modo e in quella situazione tant'è che Arky, osservandola arrossire anche lei, si ritrovò a mordersi il labbro inferiore mentre abbassava lo sguardo colpevole, mortificato dall'idea di aver appena rovinato quel bel momento tra loro. - E-edwyn, i-io... nhhgg! - pigolò, sollevando il capo e sgranando gli occhioni nel percepire le mani della cacciatrice afferrargli possessive una natica e carezzarli delicatamente i genitali. Il piccino la guardò stupita e poi strizzò gli occhi dall'imbarazzo, mentre dei piacevoli brividi, misti a un delicato calore gli si diffondeva lungo tutto il bassoventre, facendo risvegliare il suo membro dragonico che, quasi di malavoglia, prese a inturgidirsi un poco mentre il corpicino si tendeva e la sua tozza coda fremeva forte, quasi a scodinzolare.
    N-no, n-non volevo... d-dire q-questo? - balbettò il piccino che, al solo sentire quelle dita carezzargli l'asta e le gonadi ancora gonfie, si era sentito svuotarsi da ogni pensiero, tanto che non riusciva a capire cosa volesse dire la donna: cos'era che stava cercando dirle...? Arrischiò a sollevare il capo e a osservarla, cosa che fece peggiorare ulteriormente il suo imbarazzo dato che gli occhi della donna erano carichi di malizia e, in un certo qual senso, di aspettativa. Il calore nel suo bassoventre peggiorò e il suo membro si contrasse appena, divenendo un po' più duro e caldo. - Nngghh! - un mugolio imbarazzato e un po' languido scappò dalle labbra del draghetto quando la donna gli strizzò un po' più forte i testicoli, cosa che lo portò istintivamente a serrare le cosce sulla sua mano e a premere un po' più forte il bacino su di essa, come se stesse chiedendo a metà tra una supplica e una pretesa maggiori attenzioni. Ma, finita la breve stilettata di piacere che la donna gli aveva donato, il draghetto si ritrovò a guardarla profondamente imbarazzato e un po' confuso, dato che la tenerezza che sentiva in quel momento mal si adattava con la malizia della donna e ancor più difficilmente si trasformava in essa. - E-ecco... - esordì senza neppure sapere che dire, tanto che abbassò lo sguardo per sfuggire al suo e... beh, trovò la sua Musa: il seno giunonico, bellissimo di Edwyn, candido e morbido come un marshmallow che gli fece venire voglia di morderlo e fu proprio questo desiderio a dargli il coraggio per pronunciare le parole richieste dalla donna; nascose, infatti, il visetto nell'incavo del suo collo e, con le labbra vicinissime all'orecchio, le disse quello che lui drago avrebbe detto a lei se fosse stata la sua donna: - Le dice che la prossima volta la s-scoperà più forte. - un sussurro basso, lievemente roco e in cui non si poterono ravvisare tracce d'imbarazzo (Tranne che in quel "scoperà" appena balbettato), a cui poi seguì un morsetto al lobo che, fino un attimo prima, era stato accarezzato dal suo respiro. Dirle quelle cose, però, non aveva cancellato il bisogno di dolcezza dal cuore del draghetto che, col membro appena un po' più turgido rispetto a prima, si strinse un po' di più alla Cacciatrice e le chiese con un sussurro stavolta davvero timido e vergognoso: - E-edwyn... mi abbracci? - ovviamente non osò guardarla negli occhi e rimase col visetto nascosto nell'incavo del suo collo, serrando anche gli occhioni come se il suo imbarazzo gli richiedesse un nascondiglio ancora migliore ma, non avendone altri, doveva crearne perlomeno uno fittizio. Rimase così, teso e stretto a lei, in spasmodica attesa di un suo assenso... o di un suo rifiuto.
     
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    Non aveva solo sortito l'effetto desiderato ma era addirittura riuscita a fare più di quanto potesse aspettarsi. Quel bambolotto a scaglie di Arky reagì in modo piuttosto tenero al suo tocco tanto delicato quanto invasivo e ciò che più la fece arrossire fu la ben più che riconoscibile sensazione del suo membro che seppur affaticato dai continui orgasmi trovò ugualmente le forze necessarie per risvegliarsi quel tanto che bastava da far sentire la propria presenza sotto le dita delicate della giovane che rispose immediatamente accentuando il tocco contro ogni piccolo dettaglio di quella virilità cercandone ogni venatura, ogni contorno di ogni scaglia fino alla bizzarra forma del suo glande. Smise di essere una banale masturbazione e assunse molto presto tutte le caratteristiche di un perverso studio di quel corpo così affascinante partendo ovviamente dalla zona che più le interessava.
    Come non poteva immaginare altre ore di sesso con lui immediatamente? Come non poteva desiderare di essere posseduta da quel ragazzo tanto rude quanto tenero? Le venne voglia di stringerlo come un pupazzo di fronte alla sua ingenuità, di fronte a quelle reazioni così sincere solamente per una semplice e sensuale masturbazione e le sue iridi dorate non smisero per un secondo di guizzare sulla sua piccola figura poggiata su di lei, riempiendosi di quelle espressioni contratte e goduriose, dei movimenti del suo corpicino in risposta alle sue stimolazioni ma soprattutto di quella battaglia interna che vedeva il suo Io più dominatore cercare una via d'uscita nella confusione del piacere, aiutato proprio dalla Cacciatrice quando essa strizzò i suoi testicoli, interrompendo per un attimo quei movimenti senza però dividere la sua mano dai genitali di Arky.
    I loro occhi si incontrarono e lo sguardo di Edwyn cercò di essere il più chiaro possibile, cercò di non trasmettere nessun enigma ma un solo e singolo desiderio che non aveva voluto esprimere in modo cristallino a parole. Voleva sentire quelle parole da lui, voleva che esprimesse il suo lato più maschio senza bisogno di suggerimento o tranquillità o tutto il tempo del mondo. Doveva essere una cosa istintiva e non avrebbe peccato di esigenza rovinandogli la piazza. Per quella volta le sarebbe bastata anche un'esibizione sgangherata del drago alfa dentro di lui. E non lo deluse minimamente.
    C'era da lavorarci, qualcosa da migliorare, qualcos'altro da smussare e la timidezza da eliminare ma in quella precisa situazione quella sua insicurezza le fece tremare le membra dall'eccitazione portandola inconsciamente a scostare il viso leggermente verso l'alto per offrirgli tutto lo spazio che la sua conca tra la spalla e il collo poteva offrirgli mentre sospirava soddisfatta, socchiudendo gli occhi per qualche secondo. Bastò un tempo così infimo per materializzare nella sua mente una moltitudine di scenari con un tratto comune: Arky su di lei che non le lasciava neanche il fiato per gridare. Si vide schiacciata a forza con la testa contro il cuscino costretta a morderlo per non perdere il senno, appesa ad una parete sorretta solamente dalla forza di quel meraviglioso e marmoreo cazzo, costretta sul bordo del letto con la testa penzolante da esso mentre Arky abusava della sua gola senza averle chiesto nessun permesso e senza aver alcun bisogno di farlo.
    Deglutì rumorosamente mentre il piccolo drago rispose alla richiesta di lei con una domanda che la lasciò spiazzata. Di nuovo. Le venne quasi voglia di ridere e ripetersi. L'aveva demolita come un vecchio palazzo e ora voleva un abbraccio? Avrebbe fatto molto di più.
    La mano che fino a quel momento aveva saggiato la morbidezza della natica di Arky proseguì il suo viaggio verso l'altra natica in modo tale da cingere il suo didietro in un primo abbraccio che le permise di alzarsi in piedi e portarlo verso l'alto con se. A quel punto l'altra mano gli avrebbe afferrato i capelli, tirandoli per farlo uscire dal suo nascondiglio e portarlo di nuovo faccia a faccia così da poterlo baciare senza prima nessun commento e nessun ripensamento. Lo baciò con tale passione da togliere il fiato, insinuando la lingua tra le labbra di Arky in cerca della compagna a cui avvilupparsi. Quando si assicurò che quel bacio fu sufficiente a tenere insieme le loro teste la presa sui capelli si sarebbe allentata così da poter spostare lo stesso braccio più in basso, all'altezza delle vertebre lombari, strizzando il suo amante in un possessivo abbraccio che la portò a schiacciare il suo stesso ventre obbligando i suoi martoriati orifizi a rigettare ogni goccia di sperma.
    Mugolò e gridò nella bocca del ragazzo per tutto il tempo e la sua intimità schizzò furiosamente a metà di quel piacevole svuotamento che sarebbe durato tutto il tempo necessario a farla tornare in forma smagliante. Solo a quel punto avrebbe lasciato andare Arky dal loro bacio, respirando affannosamente a pochi millimetri dal suo viso mentre ancora lo teneva in braccio come un vero e proprio pupetto.
    Guarda in basso... guarda cos'hai combinato... ora che sai dove abito verrai a trovarmi? Voglio sentire ancora il tuo corpo schiacciarmi e il tuo cazzo possedermi. Potrai usarmi quanto vuoi, come vuoi, tutto il tempo che vorrai. Potrai insultarmi, frustrarmi, colpirmi e sborrarmi ovunque e io amerò ogni secondo...
    Sospirò nuovamente e la sua intimità ebbe un sussulto. Aveva detto quelle parole con lo scopo di stuzzicarlo ma iniziava a preoccuparsi di star subendo le stesse conseguenze ritrovandosi ora con il viso arrossato e le palpebre pesanti. Le labbra tremolarono piene e umide e la lingua passò su di esse accentuando ancora di più la loro lucida brillantezza. Era ad un passo dal cedere di nuovo alla lussuria.
    Ora che sai come mi sento e cosa desidero, torna a casa, chiuditi in camera e masturbati come un ossesso pensando a me, pensando che io non sono di quei bulli che si sono presi gioco di te ma tua. Io sono tua, Arky. Promesso?
    La sua espressione perversa e imbarazzata tradì una piccola nota di infantilità in quell'ultima domanda come se le parole prima di essa fossero state quelle innocenti di una bambina che ora si aspettava di sentire una risposta positiva quando invece di innocente c'era ben poco.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Il draghetto aspettava l'abbraccio che aveva chiesto trepidante e imbarazzato, non soltanto stringendosi a quel corpo morbido e caldo ma, persino, cercando nascondiglio in esso, come ben testimoniava il suo visetto celato nell'incavo del suo collo. In effetti, il piccino credeva di aver un po' troppo calcato la mano sia con la sdolcinatezza che con le richieste di coccole, tanto che una donna come Edwyn avrebbe potuto non solo imbarazzarsi di fronte a una richiesta così tenera e intima ma, soprattutto, irritarsi, dopotutto poco prima gli aveva dimostrato che voleva da lui rudezza e seduzione, non certo quei comportamenti da poppante! Quindi se ne stava lì, teso e pieno di aspettative, pensando che forse avrebbe dovuto dirle che andava bene anche così, che non doveva abbracciarlo per forza... quando, improvvisamente, percepì la mano della donna afferrarlo per il culetto sodo e sollevarlo insieme a lei, tenendolo in braccio come se fosse stato un vero bambino. Nell'immediato s'irrigidì, aggrappandosi con le manine alle sue spalle, mentre la coda tozza si avvicinava alla schiena per spostare il baricentro verso Edwyn ed evitare di cadere. Poi, semplicemente, quest'ultima lo stanò dal suo nascondiglio dietro il suo collo e, afferratolo per i capelli, lo costrinse a guardarla. - E-edwy-mmmhh! - il bacio giunse all'improvviso, lui sbarrò gli occhi e mugugnò sorpreso prima di chiuderli e rilassarsi tra le sue braccia, lasciando che le gambette corte ciondolassero placide mentre la coda, fino a un attimo prima tesa e ritta, si sciogliesse in un lento, leggero scodinzolio. La sua lingua morbida e serpentina da drago si avvolse immediatamente a quella più umana della donna, abbandonandosi alla danza violenta e intensa in cui la giovane lo trascinò, mentre le sue braccia lo stringevano contro il ventre ancora gonfio del suo seme, sebbene ancora per poco. Infatti, a causa della pressione del suo corpicino contro di esso, il seme con cui l'aveva riempita eruppe violentemente dai suoi orifizi, riversandosi per tutto il pavimento: nel sentire quei rumori osceni il draghetto si eccitò e s'imbarazzò al contempo, come avrebbe potuto testimoniare il calore delle sue gote o il modo in cui prese a sfregare la virilità parzialmente eretta contro il ventre ormai tornato tonico e in perfetta forma della donna.
    Quando la Cacciatrice si staccò da lui, la inseguì per qualche attimo protendendo il suo visetto verso il suo, con le labbra dischiuse e lucide della sua saliva, la lingua fuori a cercare ancora la sua; poi si accorse che il bacio era davvero finito e si allontanò, aprendo gli occhi e guardandola tra il sorpreso e l'imbarazzato. Imbarazzo che crebbe enormemente bell'ascoltare le parole volgari, oscene e terribilmente eccitanti a cui la donna si abbandonò poco doro, mostrando un tale desiderio di lui da far tornare il suo membro più turgido che mai, e allo stesso tempo, confonderlo del tutto. Davvero una donna simile, così bella, così forte e affascinante desiderava così tanto... uno come lui? Le sue parole lo colpirono con forza e a far pulsare violentemente il suo cazzo di nuovo duro contro il suo ventre non furono la loro oscenità o il fatto che stesse immaginando di farle già quelle cose: no, fu l'abbandono verso di lui, l'enorme desiderio e bisogno che quei caldi inviti sottintendevano a eccitarlo, a solleticare il suo orgoglio da drago... e la sua dolce, intensa gratitudine. Il suo corpicino fremette, poi, nel vedere il volto della Cacciatrice farsi languido, perso, come se stesse già assaporando i piaceri di quanto gli aveva prospettato e, improvvisamente, la sua verga che pareva aver esaurito ogni goccia di sperma, riprese a lacrimare impaziente liquido preseminale. - Oh! - esclamò il piccino nel sentire quell'incredibile, impossibile "io sono tua" e subito, oltre l'espressione stupita che nacque sul suo volto, i suoi occhi si fecero lucidi e un velo di lacrime commosse, grate l coprirono. Forse non era la reazione più attesa ad Edwyn, è vero, ma mai Arky avrebbe pensato che avrebbe risentito quelle parole con quell'aspetto, con quel corpo. La sua gioia fu grande e, soprattutto, attraversata da una profonda, vibrante tenerezza.
    Portò le mani che, fino a pochi attimi prima, le accarezzavano i capelli sul suo volto e, senza dir nulla, le diede un piccolo, delicato bacio sulle labbra. Nulla di più, un bacio leggero e dolce, quasi casto e che forse avrebbe stonato un poco con la perversione, il desiderio che lei gli aveva espresso e che in lui aveva attecchito, come ben dimostrava la sua verga turgida, ma non voleva, non sentiva il bisogno di esprimere ciò... voleva soltanto dimostrarle quanto le fosse grato per quelle parole, quanto fosse intenso l'affetto che lei lei, in poche ore, era stata capace di suscitargli.
    Sì, sei mia e io sono tuo. Promesso. - sussurrò delicatamente, sorridendo felice e posando un altro, lieve bacio sulle sue labbra. - Ti voglio bene, Edwyn e stavolta è proprio quello che voglio dire. - continuò, piegando appena la testa di lato e, con dolcezza, e carezzò con la mano destra la guancia, sfiorando coi polpastrelli (E con piccoli artigli da drago) le labbra. Forse la Caccaitrice si aspettava altro ma il draghetto desiderava soltanto coccolarla e adorarla in quel momento, colmo com'era di felicità e gratitudine per lei.
     
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