Apparenze ingannevoli

per Ex(acci)o!

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Da quell'indimenticabile pomeriggio non aveva più rivisto Morgana se non per qualche breve e occasionale chiacchierata nei corridoi della scuola, non certo sufficiente per districare i dubbi e l'inquietudine del draghetto che, sempre più spesso, si chiedeva il senso di quanto accaduto quel giorno. Aveva, infatti, donato la sua purezza a quella meravigliosa giovane e di questo non si pentiva, né credeva che quest'ultima fosse indegna di un simile dono, anzi tutt'altro: Morgana era bella, intelligente, dolce e possedeva un animo straordinariamente puro, anche se screziato dalla lussuria. Non poteva esserci nessun'altra di più degna, se non la sua Sakura, dunque qual era il problema? Il problema, come sempre, era lui. Quanto accaduto aveva minato le sue certezze e il suo orgoglio maschile ne era rimasto offeso, come se gli fosse stato imposto uno sfregio, una cicatrice che tirava e doleva: non tanto per il gesto in sé, anche il suo culetto era stato violato, infatti, sapeva che l'importanza di quanto accaduto tra lui e la giovane andava oltre tutto questo e gli aveva permesso di instaurare un legame profondo e unico con lei, ma per via del dubbio che, pian piano, si era insinuato in lui. E se non fosse più in grado di far godere una donna comportandosi da uomo? Se il piacere ricavato da Morgana proveniva tutto dalla sua maledizione, dalla sua natura maschile? Ogni giorno la sua immagine allo specchio gli diventava più sgradita, più estranea e il suo umore peggiorò di conseguenza.
    Inoltre, anche se avevano cercato di essere i più discreti possibile, i suoi compagni avevano intuito che stava accadendo qualcosa di inusuale e benché l'idea che una delle ragazze più desiderate dell'istituto uscisse con un anonimo ragazzino dal caratteraccio impossibile fosse per i più pura e semplice fantascienza, molti avevano intuito che da parte di Arky ci fosse un intenso interesse e dunque dovette sopportare un numero almeno triplo di prese in giro, motteggi e allusioni. Era anche vero che, tra il suo umore nero e le continue provocazioni, assomigliava davvero a un drago selvaggio e dopo che ebbe morso a sangue gli avambracci di chi gli dava piccole gomitate quando passava Morgana ed ebbe tirato i capelli a tutti coloro che, con sguardo furbetto, esordivano con un "Certo che quella Morgana è proprio una gran gnocca", si ritrovò un po' più tranquillo.
    Anche se per poco, dato che la voce non era soltanto circolata tra le prime classi, tra i ragazzini, ma anche tra le classi di Morgana ed era arrivata a orecchie assai più pericolose di qualche bulletto con ancora la bocca sporca di latte... quel giorno, però, l'umore di Arky avrebbe trovato un'inaspettato miglioramento, tra l'altro grazie a qualcuno di davvero inaspettato:
    Ehi, tu sei Arkholfus, vero?
    Gli chiese, poco prima del sunoo della prima campanella, un ragazzo alto, degli ultimi anni, con i capelli biondo platino e gli occhi dorati fin troppo furbi. Arky, intuendo immediatamente la natura da teppistello del ragazzo, gli rispose con un grugnito che, forse, poteva dirsi d'assenso.
    Perfetto, io sono un amico di Morgana: ti manda questa!
    E gli consegnò, sorridendo fin troppo furbo, una busta rosa che odorava di profumo femminile: il piccino non fece in tempo a sollevare gli occhi da quest'ultima, che già il misterioso messaggero era scomparso senza neppure la possibilità di ringraziarlo o scambiarci due chiacchiere. In ogni caso, Arky non perse tempo e aprì immediatamente la busta, trovandovi questa lettera, vergata con i tratti piccoli e morbidi di una chiara calligrafia femminile: "Caro cucciolotto, non vedo l'ora di vederti: vieni a mezzanotte al locale "Il bacio di Dama" in periferia e passeremo tutta la notte assieme! Ti prego, non farmi aspettare, Tua" e al posto della firma c'era l'impronta di due labbra morbide e piene, lasciata grazie a un generoso strato di rossetto rosso.
    Inutile dire che cuore del draghetto perse svariati battiti e mentre le sue gote diventavano rosse di gioia al solo pensiero di incontrare Morgana, perse ogni consapevolezza di ciò che lo circondava: le ore di scuola volarono come uno stormo di rondini all'arrivo dell'autunno e in, un attimo, si ritrovò a casa a lavarsi, prepararsi e vestirsi per le successive tre ore. Così, dopo aver raccontato ai suoi genitori adottivi che andava a dormire da un amico (Cosa a cui non credettero, a meno che l'amico non richiedesse l'abito da gala per servire la cena), uscì per acquistare dei regalini adeguati alla dolce Morgana. Alla fine andò sul classico, con un bel mazzo di rose rosse e una gigantesca scatola di cioccolatini che veniva direttamente dal Belgio, anche per sfidare il maledetto Thresh e dimostrargli che non lo temeva (Cosa falsissima, ovviamente, semplicemente confidava nel fatto che non si sarebbe fatto vedere in un luogo pubblico), passando le successive ore a immaginare come si sarebbe vestita Morgana, cosa le avrebbe detto, se si sarebbero scambiati dei baci o (Al che le sue guanciotte s'imporporavano) addirittura altro... finché non decise di dirigersi con un prudente anticipo di un'ora al locale.
    Che trovò chiuso. Ovviamente aspettò, dopotutto quel posto serviva da punto d'incontro e non vi si faceva menzione di cenare lì, ma le ore passavano e non veniva nessuno. All'inizio fu colto dallo sbigottimento, poi dalla tristezza e alla fine dalla rabbia: era stato turlupinato! Che sciocco, quel maledetto lo aveva preso in giro, gli aveva giocato uno scherzo con i fiocchi e lui ci era cascato in pieno! Inutile dire che il fegato del piccino triplicò di colpo le sue dimensioni e, con l'umore più nero degli ultimi duemila anni, si apprestò a rifare la strada al ritroso verso casa, scoprendosi stanco, abbattuto e affamato, dato che non aveva ancora cenato. Gli occhioni azzurri, dunque, si posarono sull'involucro rosso della voluminosa scatola di cioccolatini e, sia pure a malincuore, decise che non c'era altra soluzione.
    Strhonzo! *Chomp*, sthupido basthardoh! *Gnam*, che razzha dih idiotha! *Chomp, chomp*, se lo trovo, mh, glih facciho il culo! *Gnam* Buoni, però, questi cioccolatini... umpf, maledetto!
    Era così arrabbiato che pur di borbottare i suoi insulti non aspettava nemmeno di aver terminato di masticare il cioccolatino che stava mangiando, la cui dolcezza nulla poteva contro la rabbia e la delusione che gli si agitavano dentro. Così, se qualcuno avesse dato uno sguardo a quei vicoletti stretti e mal illuminati avrebbe visto un piccoletto con tutta la bocca impiastricciata di cioccolato, vestito abbastanza elegantemente con tanto di farfallino nero, che teneva un mazzo di rose sotto al braccio e mangiava dei cioccolatini prendendoli da una scatola tenuta davanti a sé, il tutto mugugnando insulti e maledizioni verso qualcuno: insomma, se qualcuno cercava guai, quella sera, li avrebbe di certo trovati.
     
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    Alcune volte nella vita si è messi di fronte ad una scelta e la scelta non sempre è qualcosa che apprezziamo. Pochi giorni addietro, a Roma, era stata segnalata la presenza di un Incubus, un demone abbastanza comune, la cui fame sessuale verteva molto più sul genere femminile che su quello maschile. Una preda facile per un cacciatore del gentil sesso capace di stanare una creatura simile senza il minimo sforzo. Per un uomo invece ci sarebbero voluti giorni e settimane con la possibilità di non ottenere nessun risultato.
    Maledizione, perchè non riesco a contattare quelle due!
    Vayne e Karla risultavano irrintracciabili, forse morte, forse nel pieno di qualche loro affare personale quindi l'unico cacciatore disponibile al momento era proprio lui ma c'era un piccolo problema. Era un Lui. Arresosi ben presto all'idea di doversene occupare, il Cacciatore aveva passato ore a ideare piani su piani per stanare quel maledetto ma le testimonianze di vecchi cacciatori contenuta nella sua villa gli risuonavano nella testa. Era impossibile per un uomo attrarre un Incubus, era impossibile usare se stesso come esca. Molti non c'erano andati neanche vicino, i più androgini c'erano riusciti per un pelo, poi fallendo e addirittura alcuni erano arrivati al punto di usare donne ignare come vere e proprie esche. Un metodo ignobile ma che li aveva portati al successo... lui era davvero così disperato? Un vocina nella testa gli aveva detto di si, una voce più anziana di fianco a lui gli aveva ricordato che forse poteva esserci un metodo diverso e portandogli un librone, lo aveva aperto rapidamente alla pagina interessata.
    Il sangue... di Hailey?
    Edmond aveva chiuso immediatamente il libro lasciandosi giudicare dallo sguardo torvo di Arthur.
    Il nome è molto scenico. Si rifà all'abitudine di un'antica cacciatrice di cambiare molto spesso il suo sesso sia per cacciare, sia per suo puro gaudio. Alcuni dicevano fosse il suo sangue ma poi si scoprì che non era altro se non una semplice pozione. Alcuni cacciatori non erano neanche sicuri del sesso originale di Hailey e...
    Il ragazzo dalla chioma argentea aveva sollevato le mani davanti a lui per fermare la sua spiegazione, chiudendo gli occhi per poi inspirare profondamente, guadagnandosi un nuovo sguardo dall'impettito maggiordomo, stavolta più perplesso.
    So chi è Hailey, so cos'è il suo sangue... ma no. Non farò una cosa del genere.
    Arthur aveva immediatamente allungato il braccio, aprendo nuovamente il libro alla pagina interessata che spiegava la storia, aneddoti e la formula con tanto di ingredienti per distillare quella semplicissima mistura di vari ingredienti di mostro e una goccia di sudore o liquidi più "intimi" di colui o colei che dovrà trasformarsi.
    Suvvia, non faccia il bambino, un piccolo sacrificio per un grande risultato. Non può sempre cacciare Succubi, no?
    Era una frecciatina quella? Ora che stava ripensando a quella loro conversazione, per caso quel vecchiaccio gli aveva tirato una simile frecciatina? Oh no, non pianga signorino, mica può correre sempre dietro ai culi delle Succubi, ogni tanto dovrà fare veramente il cacciatore, no? Voleva forse dire quello?
    Tsk, vecchio di me...NGH!
    Dovette appoggiarsi ad un albero e portarsi la mano sulla ferita al fianco per non cadere a terra e rischiare di battere la testa. La fitta era stata forte ma nulla che potesse gestire con una bella stretta di denti forzuta. Era stato un po' ingenuo a pensare che due semplici mossette di prova potessero abituarlo ad un corpo femminile. Il peso era diverso, il baricentro anche e molte volte si era dovuto inventare delle schivate di fortuna per non farsi ammazzare da un semplice demone. Come facevano Vayne e Karla a combattere con quelle tette giganti? Era una cosa impensabile, un'esperienza assolutamente da non ripetere. Si trovava all'interno di un parco semi abbandonato che costeggiava una piccola strada piena di negozietti e un locale alquanto rumoroso. Si era reso conto però che durante il combattimento con il demone il rumore si era affievolito fino a sparire completamente, come se il locale avesse chiuso i battenti, per quanto tempo si erano pestati? Ore?Poco importava perchè in quel momento l'unico corpo che giaceva a terra senza vita era proprio quello dell'Incubus. Edmond caricò uno sputo che con ben poca grazia sparò contro la testa spaccata e insanguinata della creatura prima di ritrovare la forza di sollevarsi in piedi e allontanarsi da quel posto cercandone uno più tranquillo per sistemarsi le ferite. Dovette barcollare fino al limite della boscaglia, ritrovandosi di fronte ad una rete metallica e una porticina del medesimo materiale ma arrugginito. La forzò facilmente, passando dall'altra parte, infilandosi in un vicolo tra un condominio di terza categoria e un mini market con le luci spente. Non era strano che il demone girasse in un quartiere così fuori mano, probabilmente si divertiva ad accalappiare ragazze ubriache o prostitute. Il Cacciatore, rimanendo poggiato alla parete tappezzata di graffiti ben poco eleganti in quella strettoia che puzzava di piscio, percorse qualche altro metro prima di sedersi a terra ed estrarre da una piccola sacca alcune boccette e un rotolo di bende per darsi una minima rattoppata prima di tornarsene a casa. Fu in quel momento che realizzò quanto fossero scomodi i vestiti femminili: quel maledetto corpetto che portava come diavolo riuscivano a toglierselo da sole? Arthur glielo aveva messo e aveva stretto bene i lacci ma ora, con quella ferita, anche solo voltarsi leggermente di lato gli faceva male, aveva bisogno di un piccolo aiuto. Sbuffò stressato mentre si rialzava in piedi a tentoni, lasciando il materiale a terra, per poi strisciare contro la parete arrivando alla fine del vicolo, sporgendosi all'esterno proprio mentre un ragazzino elegante ma dall'aria estremamente irritata e affamata passava lì davanti.
    Una coppia di piccoli Psss sussurrati avrebbe dovuto attirare la sua attenzione e non appena si fosse girato si sarebbe trovato faccia a faccia con una bellezza [+] capace di prenderlo in contropiede. La ragazza che stava cercando di attirare il suo sguardo era alta quasi 190 centimetri, il suo corpo era slanciato e provvisto di curve "pericolose" nei punti giusti. Il viso, dalla pelle chiara, era decorato da un paio di occhi rosso sangue, un nasino appena accennato e un paio di labbra piene, leggermente colorate da una passata di rossetto cremisi, il tutto incorniciato da una chioma di capelli estremamente lunga e argentata. La ragazza portava addosso un completo di pelle nera: un paio di stivali col tacco, pantaloni aderenti, un corpetto con apertura vertiginosa proprio tra i seni che però andava richiudendosi poco sopra, concludendo il tutto con un colletto rialzato sigillato da due bottoni. Edmond, in quel momento, si rese conto che le sue condizioni avrebbero potuto destare più sospetto che preoccupazione, quindi sfoggiò il suo sorriso più rassicurante amplificato da quel faccino di porcellana e il paio di grazie ben poco coperte che si portava davanti. La posizione accasciata contro il muro non era delle più sensuali ma se lo sarebbe fatto bastare.
    E-ehi ragazzo, posso rubarti cinque minuti? Avrei bisogno di una mano con delle... questioni.
    Non era difficile notare la chiazza di sangue sul fianco sinistro dove il corpetto si era leggermente lacerato e insozzato. Edmond sollevò la mano da quella zona per far capire al ragazzo quale fossero tali "questioni" per poi posarla sulla ferita nuovamente.
    Presteresti due mani ad una signorina in difficoltà?
    Sorriso rassicurante. Di nuovo.

     
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    Il cervello del draghetto, ringalluzzito dalle quantità semplicemente smodate di zucchero e cacao che stava ingerendo, prese a riflettere intensamente sul quel ragazzaccio artefice dello scherzetto, ogni volta ridefinendone l'abiezione che, inevitabilmente, risultava sempre più grande e oscura. Non soltanto, infatti, quel giovinastro era di certo uno spacciatore, un teppista e un bullo della peggior specie (Già lo vedeva a far cadere i ragazzini paraplegici dalle loro sedie a rotelle), ma quello non era semplicemente lo scherzo più orrendo, grottesco e mostruoso mai pensato da mente umana, ma faceva anche parte di un chiaro disegno criminale! Era certo, infatti, che quel maledetto voleva provare a seminare zizzania tra lui e la dolce Morgana, magari perché aveva delle mire proprio su quest'ultima! Sì, di certo quel rifiuto voleva provare a farli litigare per provare, poi, a "consolarla" e approfittarsi così del momento in cui era più debole e bisognosa di affetto, col solo scopo di palpeggiarla e, forse, di... di...
    Aaah! Lo ODIO, lo ODIO! Appena vedo gli spacco il naso e pure le gambe! E poi sarò io a farlo cadere dalla sedia a rotelle, così vediamo se gli piace! Lo prenderò a calci in culo fino alla fine dell'Impero e...
    Il borbottio era diventato uno scoppiettio di pura ira, che lo portava ad agitare il pugnetto dalle dita sporche di cioccolata nell'aria fredda della notte, con la stessa violenza che avrebbe usato per rifare i connotati a quel bellimbusto. Fu in quel momento che un sibilo lo portò a girare la testa verso un vicoletto a cui stava passando vicino e, tale era la sua ira, che vi si girò mostrando il pugnetto alzato, come a mettere paura al suo interlocutore.
    Che vuoi, tu...?!
    Tuonò istintivamente, con una vocina ancora odorosa di cioccolato ma carica di autorità e ira a stento trattenuto. Soltanto che l'immagine del suo interlocutore non assomigliava minimamente a quella del teppistello che lo tormentava, visto che era una donna a dir poco bellissima, alta come minimo quaranta centimetri più di lui, dalle curve pericolosamente abbondanti ed esposte, tanto che lo sguardo spaurito del piccino vi scivolò, riuscendo a risalirsene soltanto parecchi secondi dopo.
    Eh?
    Chiese un sbigottito Arky a cui le parole della donna giunsero con un po' di ritardo: voleva aiuto con delle "questioni"? Ma possibile che fosse una prostituta e lo stesse adescando? Ma povera ragazza, così bella ed elegante e fare un simile mestiere! Forse suo padre era morto e lei doveva accudire la madre molto malata... povera piccola! Nel tempo di tre millisecondi il cuore del draghetto si sciolse e decise di aiutare quella poveretta come poteva.
    Guardi, mi dispiace molto per sua mad-Oddio! Ma lei è ferita!!
    Si accorse soltanto in quel momento del fianco sanguinante della giovane e capì di aver preso un abbaglio (Anche se poteva trattarsi pur sempre di una prostituta picchiata dal suo "protettore", eh...), mentre il panico lo coglieva: e se la poveretta fosse stata assalita da dei banditi che magari la stavano ancora cercando?
    Ma chi è stato? E' ancora qui, nei paraggi? Non si preoccupi, la... la difenderò io!
    Proruppe, voltandosi verso la strada (facendo cadere anche il mazzo di rose) e agitando il pugno libero davanti a sé come se, da un momento all'altro, sarebbero emersi dalle tenebre un gruppo di criminali armati di catene, mazze e coltelli.
    N-non abbia paura, la proteggerò! E... e adesso vado subito a chiamare aiuto! Verrà un'ambulanza e la polizia e... tutti quanti! Non si preoccupi, ci penso io!
    Trillò a dir poco frenetico per un semplice motivo: per non darsi la possibilità di accorgersi che era terribilmente spaventato da quella situazione; se avesse avuto modo, infatti, di trasformarsi in drago avrebbe ridotto quei criminali in un arrosto ben cotto nel tempo di un respiro e la loro dolce vittima sarebbe stata in ospedale nel tempo di due battiti di ali, ma così... poteva fare ben poco. Ma un vero uomo è tale a dispetto delle sue sembianze! Avrebbe difeso quella poverina a costo della vita, se necessario, e avrebbe montato su un tale casino, gridando "aiuto" e battendo i pugni alle porte di tutte le case del quartiere che avrebbero inviato pure i Monarchi e l'Imperatore in persona pur di farlo stare zitto!
    Era chiaro che il piccolo si fosse lasciato prendere dal panico e se la signorina voleva evitare di ritrovarsi circondata da poliziotti, vigili del fuoco, medici e pure qualche giornalista, avrebbe fatto bene a calmarlo in fretta e a spiegargli bene che aiuto volesse, per il draghetto stava già per schizzare a gridare "aiuto aiuto" per le strade come se non ci fosse stato un domani. Una cosa era certa: li avrebbe attesi una lunga, lunga notte...
     
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    Tra il suo richiamo e il breve istante in cui il ragazzo dovette elaborare la stramba novità della serata, Edmond ne approfittò per far strisciare il suo sguardo indagatore sulla figura che aveva avuto la gentilezza di fermarsi. Era davvero un ragazzino nonostante il completo elegante da uomo che non riusciva minimamente a farlo sembrare più grande o più... virile. Il viso era caratterizzato da tratti dolci, labbra morbide, un nasino alquanto delicato e occhi grandi di un irreale violetto. Senza considerare la chioma rosata degna delle peggiori parrucche da donna. L'unica cosa che lo tratteneva dal pensare che fosse una ragazza era il vestito, la postura e la forma del corpo e la voce, un pizzico troppo greve per una giovane donzella. Aveva fermato davvero un soggetto bizzarro, la sua solita fortuna.
    Edmond ebbe un sussulto, dal suo punto di vista maschile contrariato, ma nell'ottica del corpo femminile parve quasi che la signorina che aveva attirato l'attenzione di Ark fosse rimasta un tantino intimorita da quella reazione quasi ostile, indietreggiando con la testa mentre alzava una mano tra lei e la nuova conoscenza in maniera involontaria, come a volersi proteggere. Fu solo un breve istante di stupore però perchè il ragazzino parve fare mente locale molto rapidamente dimostrando per l'ennesima volta quale fosse il suo sesso. Si sentiva così il gentil sesso nel venir scansionato da testa a piedi? Perchè lui percepì una strana sensazione, qualcosa che aveva a che fare con l'essere osservati e perdere totalmente la propria privacy. Non era una sensazione negativa ma non sentiva neanche di poterla definire positiva. Fortunatamente però sembrò durare molto poco grazie all'improvviso autocontrollo che il ragazzino dimostrò, tornando verso l'alto a guardarlo in viso mentre Edmond chiedeva il suo aiuto rimanendo prima sbigottito, facendo calare da entrambe le parti un silenzio imbarazzante, subito dopo invece fraintese, biascicando qualcosa riguardo il dispiacersi per qualcuno e infine si fece prendere dal panico non appena i suoi occhi smisero di fissargli le tette e passarono alla ferita sul fianco.
    Edmond rimase in silenzio, adocchiando un punto fisso nella zona che il ragazzino stava descrivendo nei suoi movimenti assurdi contro un nemico invisibile... anzi, dato che ci si riferiva alla sua ferita, un nemico già bello che morto.
    Cercò di aprire la bocca, venendo prontamente azzittito da un'altra frase delirante e decise che forse era meglio lasciarlo sfogare per qualche secondo, approfittando del primo momento buono per inserirsi in quello show. Ma chi diavolo aveva fermato?
    No veramen-... no, cioè si sono ferit-... non è nei parag-... no non c'è ness-... ehi mi ascol-...
    Il Cacciatore, ora "-trice", afferrò con una mano l'angolo del muro, stringendolo così tanto da incrinarlo mentre una serie di vene si gonfiavano sulla fronte e i denti stridevano tra di loro. Fosse stato un uomo la situazione si sarebbe risolta molto più rapidamente e invece ora doveva dipendere da quel pupo impanicato senza un briciolo di disciplina che però non faceva parte del suo patto e che quindi non aveva nessun obbligo riguardo il saper gestire al meglio ogni problema che gli si presentava di fronte. Doveva essere paziente, doveva respirare profondamente e cercare di farlo calmare così, al primo momento di silenzio, Edmond cercò di infilarsi nei suoi deliri.
    Ragazzino, non ci sono pericoli, non ci sono nemici, non c'è nessuno nei paraggi e soprattutto non ho bisogno di ambulanze o polizia. Se vuoi proteggermi vieni qui e aiutami a sistemare questa ferita, ci vorranno cinque minuti e poi potrai tornare a... qualunque cosa stessi facendo.
    Sperava che il messaggio fosse stato abbastanza chiaro perchè non aveva alcuna voglia di ripeterlo anche perchè parlare gli provocava un pizzico di dolore al fianco. Dopo aver messo in chiaro la situazione gli avrebbe dato le spalle, strisciando di qualche passo, contro il muro, all'interno del vicolo, speranzoso che il suo aiuto imprevisto l'avesse seguito così da potergli spiegare come agire. Se arky si fosse lanciato nel vicolo avrebbe trovato Edmond a circa una decina di passi da lui, seduto a terra con la schiena poggiata alla parete e una mano nascosta e posata sul fianco opposto a dove si trovava lui, probabilmente quello ferito. Non sarebbe stato difficile per Ark notare anche una serie di piccole bende e un paio di boccette vicino alla coscia della signorina.

     
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    La reazione apparentemente spaventata della fanciulla fece sentire in colpa il piccolo Arkholfus che, in un angolo remoto della sua mente, non aveva mai smesso di credersi il drago enorme e spaventoso di un tempo, dunque quando generava negli altri un moto di timore (Cosa che, ovviamente, accadeva assai di rado) non soltanto il suo orgoglio provava un brivido decisamente piacevole ma si ritrovava a pensare di non aver fatto del suo meglio per mettere a suo agio il suo interlocutore. E, in effetti, mostrare il pugno chiuso (Anche se piccolo come il suo e per giunta sporco di cioccolato) a una signorina ferita e probabilmente spaventata non era di certo la miglior mossa immaginabile... decise, dunque, di darsi da fare per dimostrare alla poveretta che lui non soltanto non era un pericolo ma, addirittura, l'avrebbe protetta da qualsivoglia assalitore proprio come ci si sarebbe aspettati da un vero uomo.
    Purtroppo, però, la sua concezione di "darsi da fare" era più simile alla definizione abituale che si dà all'espressione "lasciarsi prendere dal panico", tanto che letteralmente sommerse l'avvenente sconosciuta di una serie pressoché infinita di domande, dichiarazioni e azioni sconnesse, in cui sembrava prepararsi ad affrontare chissà quale banda ben armata di malviventi. Insomma, sarebbe finito per gridare aiuto in mezzo alla strada se la donna non avesse prontamente sfruttato l'attimo di respiro del piccoletto tra un'affermazione e l'altra per fargli capire che no, non era richiesta la sua protezione né il suo panico, bensì una mano a medicare quella brutta ferita che si apriva nel suo fianco. Il draghetto la guardò semplicemente sbigottito, con la boccuccia dischiusa e il visetto tutto che esprimeva soltanto stupore: insomma, non si aspettava un "mio eroe, grazie!" (Anzi no, si aspettava proprio questo) ma quel modo di fare così brusco e reciso contrastava con l'immagine dolce e spaurita che aveva fin troppo prontamente associato alla donna. Probabilmente sarebbe rimasto a fissarla come una bella statuina fino all'alba se la donna, con quel suo innocente commento a "ciò che stava facendo", non gli avesse involontariamente ricordato che era stato visto da un'avvenente sconosciuta a strafogarsi di cioccolato dopo esser cascato nello scherzo più stupido del millennio e l'imbarazzo provato di conseguenza fu tale da scuoterlo un po'.
    C-cosa? Ah sì, non si preoccupi... pensiamo alla sua ferita, invece!
    Trillò, con le guanciotte che si tingevano timidamente di rosso mentre provava a recuperare un cipiglio più deciso e controllato che, però, vacillò non appena la fanciulla si voltò per addentrarsi nel vicolo dato che, se il "davanti" era semplicemente fantastico, il "dietro" era ancora meglio. Lo sguardo del piccoletto si perse per qualche secondo in quel fondoschiena assolutamente perfetto, deliziosamente risaltato da quei pantaloni fin troppo aderenti. Ci vollero svariate deglutizioni e qualche secondo di troppo per permettere al piccino di riprendersi e staccare lo sguardo da quella meraviglia, per seguirla all'interno del vicolo.
    Non appena si abituò, però, alla più fitta oscurità di quel luogo decisamente sgradevole, vederla seduta, con la mano a tenersi il fianco ferito si sentì tremendamente il colpa per averle fatto perdere così tanto tempo e aver prolungato, quindi, inutilmente le sue sofferenze. Notò immediatamente il candore delle bende e le boccettine colme di liquidi sconosciuti vicino a lei e si chiese chi fosse quella giovane e come si fosse ferita.
    Mi scusi se sono saltato a delle conclusioni affrettate: non volevo farle perdere tempo. Mi dica come posso aiutarla.
    Le disse con voce calma e, soprattutto, seria guardandola negli occhi, poiché voleva farle capire che di lui si poteva fidare e che non era il ragazzino sciocco e fifone che, di certo, le era sembrato all'inizio. Certo, notando le dita sporche di cioccolato se le pulì strofinandole sulla camicia candida ed elegante, in un gesto decisamente infantile e forse persino tenero, ma quello non era il momento di fare gli sciocchi e, di certo, un vestito non valeva la vita o anche soltanto la sofferenza di una povera donna bisognosa d'aiuto, il suo aiuto.
     
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    Compiere quell'ennesimo mucchietto di passi gli costò una fatica enorme. La ferita non era grave ma fastidiosa quando muoveva il busto e soprattutto compressa in quell'indumento femminile molto più simile ad uno strumento di tortura. Riuscì a metterne una decina uno dietro l'altro prima di tirare un sospiro di sollievo e girarsi così da dare le spalle al muro, poggiarle su di esso e poi scivolare fino a toccare il terreno con quel didietro sodo e morbido. Dovette ammettere a se stesso che quel lato B era un giaciglio molto più confortevole del suo solito maschile tanto da non rendersi quasi conto di essere acquattato sopra il pavimento sozzo di un vicolo in notturna.
    La distanza percorsa non bastava a raggiungere facilmente gli strumenti che aveva lasciato a terra quindi dovette inclinarsi ancora verso le profondità del vicolo con il corpo per poterli raggiungere con la punta delle dita, tirandoli a se finchè non entrarono nella presa stretta delle mani delicate e femminili. In quel momento si rese anche conto di quanto fosse più chiara la sua pelle, tanto da brillare alla luce della luna che timida filtrava tra le pareti dei due edifici.
    Avvicinò a se le bende e le boccette, accostandole alla coscia rivolta verso l'uscita di quel vicolo. Quanto ci metteva quello scricciolo a raggiungerlo? Non ci mise molto ma stranamente il fastidio di quella ferita e la voglia che aveva di liberarsene riuscirono quasi a distendere e rallentare il tempo facendo sembrare l'arrivo di Ark così lento da farlo sbuffare quando la sua sagoma apparve. Preferì non aggiungere altro, perfettamente consapevole del fatto che fossero passati probabilmente solo pochi secondi, ascoltando però le parole del ragazzo. In un primo momento il Cacciatore parve non dargli attenzione, allungando la mano libera a prendere una delle due boccette. Ne osservò il contenuto per poi rimetterla a terra e prendere l'altra.
    Ok, è questa. Allora ragazzino, intanto vedi di pulire bene quelle mani, non ho intenzione di farti armeggiare vicino ad una ferita con le dita sozze di cioccolata e poi avvicinati.
    Senza attendere che Ark compisse quei due primi compiti, Edmond si girò su un fianco, poggiando solamente una spalla alla parete, rivolgendosi nella direzione da cui Ark era giunto. In quella posizione, volente o nolente (più nolente), il Cacciatore finì con lo strizzare il non proprio suo davanzale davanti gli occhietti del suo "salvatore". Sollevò la mano dalla ferita, gemendo per il dolore e Ark poté finalmente notare quale fosse la fonte del suo problema: verso la fine del corpetto tre graffi avevano squarciato il tessuto ed erano finiti discretamente in profondità nella carne ma nonostante tutto quel sangue a occhio e croce non dovevano essere dei tagli davvero gravi, solamente un po' sanguinolenti.
    Mettiti dietro di me, ho bisogno di una mano per slacciare il corpetto e sistemare le bende, pensi di poterlo fare?
    Il retro del corpetto era un vero e proprio intruglio di lacci ben stretti ma ad un'attenta analisi Ark avrebbe potuto notare che quella che sembrava un'orgia senza senso seguiva invece uno schema ben preciso che se percorso a ritroso gli avrebbe facilmente permesso di liberare quella signorina da quello stretto indumento. Certo, levarlo avrebbe significato anche esporre la sua schiena, il suo ventre e probabilmente anche il seno ma Ark sembrava davvero un bravo ragazzo, non avrebbe mai sbirciato nulla ma nel dubbio, data la consapevolezza di Edmond di possedere in quel momento un corpo femminile, il Cacciatore preferì rompere in qualche modo il ghiaccio per dare al piccoletto qualcosa di cui discutere e distrarlo per evitare che cadesse in tentazione. Ne era poco convinto.
    Cioccolatini, rose, completo elegante eppure te ne andavi in giro sbraitando. Cosa è successo? Preso un due di picche?
    Edmond fissava un punto imprecisato fuori dal vicolo sia nell'attesa che Ark facesse il suo lavoro sia per deformazione professionale. Molti mostri avrebbero trovato invitante una giovane donna ferita nel bel mezzo della notte, molto di più una giovane cacciatrice.

     
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    Quando gli occhi del draghetto si abituarono alla penombra del vicolo un'immagine imprevista lo sorprese, imporporandogli le guance di rosso: la bella sconosciuta, infatti, era seduta davanti a lui, con la spalla appoggiata al muro che lo guardava con i suoi grandi occhi dorati, la cui luce calda e abbagliante sembrava quasi combattere contro il serico ma freddo splendore della sua pelle. Era così bella che quasi rischiò di incespicare, stupefatto che una tale bellezza potesse rivolgergli la parola e essere lì, più reale che mai, dinnanzi a sé. Si riscosse, incredibilmente, soltanto quando i suoi occhioni caddero nella scollatura di quel seno deliziosamente strizzato, con l'intuizione che il suo estatico stupore potesse venir scambiato per un tipo di "ammirazione" ben più volgare e prosaica, costringendosi dunque a rialzare lo sguardo dopo appena pochi attimi, mentre annuiva attento alle parole della donna e obbediva docilmente ai suoi comandi, troppo preoccupato per la sua salute per farle notare quanto quel tono da "comandina" fosse assolutamente sgradito a un drago secolare come lui.
    Ma, in realtà, anche se la giovane fosse stata in perfetta salute, probabilmente non si sarebbe accigliato comunque: dopotutto aveva provato sempre una sorta di innato timore per le cose belle e fragili e, in effetti, Sakura all'inizio lo aveva terrorizzato più di ogni altra cosa... non che quella donna fosse, poi, così delicata come il suo aspetto suggeriva e il piccoletto lo comprese benissimo quando vide la ferita che aveva richiesto il suo intervento, tre brutti squarci sul suo fianco. Nulla di mortale o di pericoloso (A parte, ovviamente, se la ferita si fosse infettata) ma sicuramente doloroso e l'occhio esperto del drago riconobbe immediatamente i segni degli artigli di una creatura selvaggia e crudele. Dov'era quel mostro, adesso e come aveva fatto quella donna a sopravvivere dallo scontro a così buon mercato?
    Anche se queste domande gli ronzavano per la testa, non si lasciò distrarre ed eseguì prontamente le indicazioni della donna, desideroso di diminuire il più velocemente possibile le sue sofferenze.
    Certamente! Non si preoccupi e pazienti ancora un po', presto starà meglio.
    La rassicurò benché la visione di quel groviglio di lacci che era il retro corpetto lo colpì come un pugno sul naso, ma dopo aver fissato per qualche secondo i vari lacci e il disegno complessivo, credette di aver compreso il giusto modus operandi. Così, con le sue piccole ma agili dita prese a slacciare delicatamente i lacci, stando ben attento a non tirare per non farle male, mentre la giovane poteva sentire che la costrizione del corpetto, un laccio alla volta veniva meno.
    No, assolutamente no!
    Proruppe, però, il piccino tirando per sbaglio un po' troppo forte uno dei lacci, sorpreso da quella domanda così intima e dell'impressione che poteva essersi fatta quella bellezza di tutta quella storia. Ovviamente si accorse immediatamente di aver avuto una reazione sciocca e decise di farsi perdonare raccontandole la verità e, naturalmente, continuando a sciogliere il corpetto con più delicatezza.
    Mi scusi. Comunque non proprio: mi sto frequentando con una ragazza molto carina che sembra... ecco...- si trovò un po' imbarazzato nel definire il suo legame con Morgana e il modo in cui lei lo vedeva, tanto che la donna avrebbe potuto percepire il suo rossore senza neanche vederlo -ricambiare la mia simpatia. E oggi uno stupido bellimbusto mi ha consegnato una lettera, assicurandomi che era sua, dove mi chiedeva di farmi trovare davanti a un locale qualche ora fa. L'ho fatto e non si è presentato nessuno! Non è stato uno scherzo organizzato da lei, ne sono sicuro... ma l'idea che un idiota qualunque possa ridere di me, di noi e dei nostri sentimenti... mi fa ribollire dalla rabbia!
    Tuonò arricciando il labbro superiore e mostrando istintivamente i dentini aguzzi, proprio come un drago che mostrerebbe le zanne a un nemico che vuole intimidire. In quel momento, però, si accorse che l'ultimo nodo era stato slegato e che, adesso, la giovane avrebbe potuto sfilarsi il corpetto senza impedimenti, tanto che poteva osservare una sottile linea di pelle nuda e diafana là dove prima c'erano tutti i lacci che tenevano ben stretto il corpetto.
    I-io avrei f-finito, se vuole mi giro o chiudo gli occhi!
    Trillò, con la rabbia profonda e decisa di prima che aveva completamente abbandonato la sua vocetta, che era ritornata a essere melodiosa, infantile e un po' incerta come al solito, un po' troppo per essere quella di un drago secolare e terribile, ma ormai Arky stava iniziando ad ammettere almeno con se stesso, che aveva avuto quel tipo di voce anche prima... soltanto che era più facile dissimularla con il ruggito di un enorme lucertolone sputa fuoco.
     
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    Quel ragazzino pensava davvero che non si fosse accorto di come guardava quel corpo? Edmond dovette ammettere che per un attimo aveva totalmente scordato di essere a tutti gli effetti una donna quindi tutte quelle movenze, tutte quelle conseguenze ambigue ma apprezzabili non erano frutto di un qualche tentativo di seduzione ma semplicemente di una dimenticanza che però il suo salvatore gli aveva finalmente dissipato. Doveva rimembrare la sua forma temporanea ma soprattutto comportarsi come ciò che era per non attirare troppi sospetti. Fortunatamente il ragazzo non sembrava essersi preoccupato troppo del suo fare non così tanto femminile ma aveva appena dato ad Edmond qualcosa su cui lavorare, qualcosa su cui fare pressione e magari giocare anche, dopo tutto se proprio doveva rimanere donna ancora a lungo tanto valeva goderselo quel bizzarro nuovo aspetto.
    Attese pazientemente, facendo finta di non aver compreso la traiettoria dei suoi occhi curiosi, che il ragazzo si mettesse all'opera e seguisse la sua richiesta e non aggiunse altro per mettergli fretta, lasciando che si prendesse il suo tempo per riempirsi gli occhi. Dopo pochi attimi però parve comprendere sicuramente quella condotta poteva portare a situazioni sgradite e quindi passò rapidamente alle sue mansioni, strappando uno sfuggente sorriso al Cacciatore ora femmina. C'era motivo di alterarsi per il suo interesse? In fondo era giovane e a occhi e croce non gli avrebbe dato neanche la maggiore età e sarebbe calato di molto. Sedici anni? Forse anche quindici, un fiore appena sbocciato che non vedeva l'ora di posare gli occhi su qualche bel davanzale o su qualche coscia scoperta per far correre la fantasia. Un piccolo brivido stuzzicò il suo bassoventre femmineo al pensiero che il giovine avesse potuto fantasticare su di lui, che ora era una lei.
    Edmond seguì il ragazzo con lo sguardo finchè gli fu possibile e quando Ark fu dietro di lui si limitò a fissare il pavimento, annuendo alle parole rassicuranti della sua imprevista compagnia che in un primo momento, forse, si concesse qualche secondo per comprendere il pattern dei lacci per poi iniziare a sfilacciarli nel giusto ordine uno dopo l'altro. Non ci volle molto prima che il Cacciatore iniziasse a sentire la pressione sul petto allentarsi e l'aria passare con molta più facilità mentre il suo seno, costretto in quell'indumento, iniziava a guadagnare sempre più spazio dimostrandosi molto più generoso di quanto Ark avesse potuto credere.
    Ehi!
    Sibilò l'uomo che ora era donna e se in un corpo maschile il suo rantolo sarebbe potuto apparire sofferente e forse anche un po' rabbioso, in quel guscio roseo venne fuori qualcosa di molto simile ad un gemito dolorante ma che sarebbe potuto andar bene anche per esprimere apprezzamento sessuale, come se in quell'istante Ark l'avesse toccata in qualche zona sensibile.
    Fai attenzione!
    Mugolò Edmond, sistemando il busto in un tentativo di alleviare il dolore con l'unico risultato di far abbassare delicatamente un lato del corpetto, quello non schiacciato contro la parete, e mostrare al ragazzo dietro di lei, un accenno di seno così grande da far capolino dal lato del petto. Aveva forse toccato un tasto dolente per suscitare una reazione così repentina e improvvisa? Non ebbe bisogno di nessun ragionamento perchè il ragazzo seguitò immediatamente, ricominciando a liberarla dall'indumento, a raccontare le motivazioni dietro il suo stato d'animo. Trattenne una risata nel sentire la storia e dall'alto della sua età un po' più avanzata aveva pensato a chissà quale tragedia d'amore, non di certo ad uno scherzo così puerile ma preferì non lasciarsi andare a quella reazione per evitare che il ragazzo si sentisse ancora più offeso e addirittura beffato. Rimase in silenzio finchè anche l'ultimo laccio non fu slegato e poi letteralmente lo sfilò del tutto insieme alla copertura sulle spalle, rimanendo dalla vita in su, braccia comprese, totalmente nuda. Dal suo punto di vista posteriore, Ark poté ammirare solamente la curva dei seni che sbucava dai lati del busto e la schiena dalla pelle diafana sporcata di rosso intenso solamente da quei tre squarci.
    Non fare il ragazzino, ho bisogno di un uomo ora. Vieni qui davanti.
    Davanti?! Ma davanti c'erano le- ... il tono di Edmond, per quanto femminile, non sembrava quello di una persona che poteva mettersi a discutere con un ragazzino arrapato quindi non avrebbe dato ascolto ad eventuali lamentele ripetendo solamente il suo comando se Ark avesse iniziato ad accampare scuse. Nel mentre allungò entrambe le braccia verso le bende e la boccetta scelta poco prima pronto a porgerle al ragazzo di fronte a lei, ora senza più nessuna schiena a impedirgli di riempirsi gli occhi con quei due perfetti, generosi, sodi, morbidi seni.
    Normalmente avrei potuto farlo da sola ma dato che ci sei tu, ne approfitterò, così magari imparerai anche qualcosa. Strappa un lembo dal rotolo e bagnalo con poche gocce di questa... non vuoi sapere cos'è, fidati. Poi usala per pulire il sangue e passala sulle ferite, le cicatrizzerà in parte ed eviterà che butteranno troppo sangue, quando avrai fatto ti dirò il resto. E cerca di essere delicato, questa roba brucia come l'inferno.
    A quel punto lasciò il materiale nelle sue mani per potersi inclinare maggiormente contro la parete e offrire facilmente al ragazzo il suo fianco ferito come anche tutto il resto del suo petto. Sarebbe riuscito il giovane drago a pulire il sangue di quella povera donzella mentre controllava il suo di sangue?

     
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    Il gemito di dolore della sconosciuta, straordinariamente morbido e musicale, sferzò il piccino come un colpo di frusta, sia perché non voleva farle male con una sua disattenzione e sia perché... dannazione, sembrava proprio uno di quei versetti che Morgana emetteva quand'era eccitata! Gli fu impossibile non ripensare ai loro momenti d'intimità e la consapevolezza di riandare a simili ricordi quando stava spogliando una sconosciuta gli causò una simile vampata d'imbarazzo che, probabilmente, la donna avrebbe percepito il calore delle sue guanciotte direttamente sulla pelle della schiena, anche se li separava una decina di centimetri di fretta aria notturna.
    S-sì, mi scusi, starò più attento, d'ora in poi.
    Miagolò con un tono teneramente dispiaciuto, mentre le sue piccole dita agili, più delicate che mai, scioglievano tutti i lacci di quello strumento di tortura femminile. Ovviamente notò immediatamente come il seno della giovane fosse assaio più generoso di quanto il corpetto non lasciasse già presagire e benché tentasse di essere il draghetto onorevole che si credeva, era una tentazione troppo grande per i suoi occhioni azzurri che, come attratti da un'inaspettata forza gravitazionale, finivano costantemente ai lati del busto della giovane, dove si poteva intravedere la forma morbida di quelle perfette icone della femminilità.
    Fortunatamente, un po' come l'orbita di un pianeta che talvolta si avvicina al suo Sole e talvolta vi si allontana, il suo sguardo trovava la forza di staccarsi da quelle carni nivee e, sia pure con un po' di fatica, ritornava a puntarsi su quel groviglio già un po' meno caotico di lacci e laccetti, permettendogli così di terminare quel lavoro tanto piacevole quanto imbarazzante. Si concesse un lieve sorriso quando l'ultimo nodo venne sciolto e, finalmente, la giovane poté respirare totalmente libera da qualsivoglia costrizione. Era fiero di aver aiutato quella poveretta a curarsi le ferite ed era già pronto a chiudere gli occhi e a darle le spalle (Più che altro per evitare ogni possibile tentazione) quando lo raggiunse una richiesta assolutamente inaspettata: davvero gli stava chiedendo di guardarla con il seno totalmente nudo? Ma quella era una vera follia, non poteva farlo per nessun motivo al mondo!
    M-ma veramente, i-io...
    I suoi pigolii decisamente balbettanti, però, non avevano la stessa forza della decisione che li aveva scaturiti e, senza neppure ben sapere come, si ritrovò a mettere un piede davanti l'altro, muovendosi per mettersi di fronte a lei come gli era stato chiesto. Ebbe un bel pensare al fatto che di donne ne avesse visto a iosa e che, qualunque cosa gli avrebbe mostrato, di certo non avrebbe avuto nulla di più di Sakura o Morgana (Beh, più che altro di Morgana, dato che Sakura non aveva mai avuto molto da mostrare)... ma, quando le fu di fronte, dovette ammettere che quasi non c'era paragone. Morgana rimaneva comunque bellissima, ma si vedeva che dove la sua amica aveva ancora la bellezza trattenuta delle giovani donne, quella sconosciuta poteva contare sulla piena fioritura dei suoi anni, del momento di massimo rigoglio del suo corpo morbido. I seni, infatti, che i suoi occhioni si trovarono ad accarezzare con trattenuta devozione, non erano soltanto grandi eppure perfettamente sostenuti, come se la gravità non potesse nulla contro di loro, ma avevano una tale perfezione di forme, una tale morbidezza di linee che non tributare un'occhiata alla loro bellezza sarebbe stato un vero e proprio crimine.
    E Ark tutto voleva essere tranne che un criminale, dato che non si limitò a un'occhiata, ma rimase lì a fissarli per molti secondi, osservando quasi rapido come quella pelle diafana riflettesse la luce della luna con lo stesso, lattiginoso candore dai riflessi argentei. Ecco, un'ultima occhiata ai capezzoli appena, appena rosei e lievemente intirizziti dall'aria fredda della notte e, finalmente, il piccino si ridestò dal suo trance, arrossendo e inginocchiandosi bofonchiando qualcosa di insensato, mentre eseguiva le richieste della donna.
    Sì, va bene.
    Sussurrò con le guanciotte dolcemente rosate, mentre strappava delle bende e vi lasciava cadere qualche goccia di quel liquido dall'odore disgustoso, in cui riconobbe dei forti sentori d'alcool e, facendo estrema attenzione, iniziò a picchiettare delicatamente quei tre profondi squarci, delineandone i contorni con le bende imbevute di medicinale, stupendosi per la nettezza di quelle ferite che, di certo, erano state inferte con artigli affilatissimi.
    Cos'era la belva che te l'ha fatta? Chi sei davvero?
    Le chiese con un soffio appena udibile, ma senza incertezze o imbarazzi di sorta, e rivolgendole uno sguardo serio, non come il ragazzino guardone che aveva conosciuto fino ad allora, ma come il drago che aveva visto tante volte (Su di sé e altri) ferite del genere. Gli avrebbe detto la verità?
     
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    Pensava che il ragazzo ci avesse messo almeno un po' di impegno per non cedere alla tentazione di far cadere l'occhio, di analizzare con attenzione chirurgica le sue curve che facevano capolino dai lati del torace e la schiena stessa ma dovette ricredersi quando iniziò a percepire quegli sguardi come delle vere e proprie pugnalate inflitte anche con una certa veemenza. Il ragazzo mostrava un comportamento impacciato, aveva una voce assolutamente tenera e degli atteggiamenti degni di un pargolo ingenuo e timido ma era impossibile non notare il modo quasi vorace con cui si avventava con gli occhi su di lei. Lui.
    Normalmente percepiva quella sensazione quando veniva osservato da qualche creatura nell'ombra quindi lo prese alla sprovvista sentirsi nello stesso modo. Poteva mostrarsi così dolce e a disagio ma era chiaro che possedesse l'animo di una vera bestia famelica. Poteva sfruttarlo a suo vantaggio, divertirsi un po' con quel corpo e allo stesso tempo assicurarsi di ricevere cure. Non aveva la minima paura che potesse aggredirlo dato che era chiaro come il sole che non emanasse nessuna potente energia, neanche l'accenno classico di un guerriero alle prime armi bensì un'energia che poteva paragonare ad un enorme e vasto mare piatto: c'era ma non dava nessun tipo di reazione, sicuramente un soggetto interessante.
    Trattenne un'altra risata nel sentirlo così incredulo di fronte ad una richiesta simile ma se solo avesse saputo chi ci fosse dentro la Cacciatrice si sarebbe ricreduto immediatamente. Purtroppo non era stato baciato con il dono della conoscenza e Edmond non aveva nessuna intenzione di farglielo presente, quindi Ark sapeva soltanto che una bellissima donna gli aveva appena fatto l'incredibile richiesta di piazzarsi dinanzi a lei durante un topless obbligatorio se volevano occuparsi di quella ferita senza nessuna possibilità di distogliere lo sguardo dato che era lui stesso ad occuparsi di un compito tanto delicato in una zona così maledettamente vicina alle sue grazie esposte.
    Edmond terminò la sua spiegazione ma prima di poggiarsi alla parete e passare al ragazzo tutto l'occorrente per darsi da fare, rimase per una bella manciata di secondi con le mani tese in avanti, piene di bende e boccette colme di liquidi di dubbia provenienza. Calò un silenzio imbarazzante mentre il suo salvatore si perdeva senza nasconderlo minimamente ad ammirare i frutti della sua trasformazione con una venerazione e un'incredulità degni di pupo della sua età. Forse ne aveva vista qualcuna, forse in un filmato porno, forse da quella sua ipotetica fidanzatina ma, dall'alto del suo nuovo orgoglio femminile, il Cacciatore era sicuro che non avesse mai visto il vero paio di tette di una donna adulta e nel pieno della sua giovinezza e quella reazione ne era l'assoluta prova. Temette per un secondo di dovergli recuperare la mandibola caduta a terra ma si limitò ad emettere un sonoro sbuffo per riprendere l'attenzione.
    Ragazzo, quello non è il fianco.
    Quella frase insieme ad un ritorno ai principi del rispetto della donna che era sicuro i suoi genitori gli avevano insegnato bastarono ad alzare l'interruttore della lucidità e aumentare, visibilmente, i livello d'imbarazzo del giovane che, rosso in volto, e, sperava, attento alla spiegazione su cosa doveva fare, si riprese immediatamente e eseguì silenziosamente la prima parte di quelle istruzioni mentre il Cacciatore si poggiava alla parete, abbassandosi per offrire la ferita alle cure del ragazzino dalla chioma rosea.
    Nhh...aaah.
    Strinse i denti, sopprimendo un verso di dolore ma quando le labbra si aprirono, l'eco di quello che doveva essere stato un gridolino acuto, si trasformò in un altro gemito prolungato. Il primo tocco della benda bagnata era stato un tantino doloroso ma non ci volle molto prima che la non proprio donna iniziasse ad abituarsi a quel pizzicore intenso e continuo. Il liquido faceva effetto molto rapidamente e Ark poté ammirare come quel liquido quasi friggesse sulle ferite alla stregua di acido ma invece di sciogliere o consumare, stava letteralmente cicatrizzando la carne, arricciando i bordi delle ferite verso l'interno quasi a chiuderle. Non era ovviamente abbastanza per curarla ma indubbiamente, con una singola passata, il taglio smetteva quasi del tutto di sanguinare ed era molto più facile pulirlo completamente.
    Poi finalmente arrivò quella domanda. Non si erano presentati fino a quel momento, Edmond non ne aveva molto interesse dato che non era realmente lui nel suo corpo ma, ovviamente, la sua nuova compagnia arrivò ad esprimere la normalissima curiosità di un ragazzo che si ritrova a dover curare una donna misteriosa nel mezzo della notte ferita da chissà chi o cosa.
    Ce ne hai messo di tempo per chieder- nnnhhhaaaahhh...
    Quell'ennesimo gemito gli uscì fuori particolarmente più forte quando un pizzicore la colpì forte al fianco come un colpo di spada ma di certo quelle non erano le reazioni di una persona dolorante per cui doversi preoccupare. Edmond si portò una mano alla bocca, chiudendola, accennando un sorriso che con quell'aspetto femminile sarebbe risultato estremamente infantile e tenero.
    Ops, sembra che tu sappia come toccare una donna. Comunque il mio nome è Ed- si interruppe per un attimo, essendosi reso conto troppo tardi dell'errore che stava per commettere ma era un Cacciatore, era addestrato a trovare soluzioni semplice e rapide a problemi giganteschi -wyn. Edwyn e sono una Cacciatrice. Queste ferite che vedi sono gli artigli di un Incubus, demoni di sesso maschile, le controparti delle più famose Succubus.
    Portò un braccio sui seni, per coprirli e poi girò gli occhi per esaminare le ferite che lentamente venivano pulite e attese in silenzio che il ragazzo si avvicinasse alla fine di quel primo compito.
    Molto bene, sei un talento nato. Non appena avrai finito, strappa una benda leggermente più lunga e ripiegala su se stessa e imbevila di quella roba, posala sulle ferite in modo tale che le copra e poi avvolgi le restanti bende intorno alla mia vita belle strette.
    Tornò in silenzio ma un attimo dopo, come se si fosse appena ricordata un fatto importante, sollevò una mano di fronte a lui per azzittirlo qualunque cosa stesse per dire, soprattutto ciò che pensava stesse per dire.
    Non dirmi il tuo nome ancora. Visto che sei stato bravo, visto che questi bulletti ti hanno rovinato la serata e io sono una signorina riconoscente, quando avrai finito ti presenterai e mi inviterai in questo locale dove, ipoteticamente, saresti dovuto andare con quella ragazza. Siamo d'accordo? Avrei bisogno di un po' di relax.
    Quella donna sembrava un distributore infinito di richieste incredibilmente stupefacenti e imbarazzanti.

     
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    Il lieve sbuffo della donna, unito a quel commento sì scherzoso ma anche assolutamente veritiero, sarebbe bastato a riscuotere il draghetto dalla malia che lo aveva impadronito e a fargli distogliere lo sguardo da quei seni semplicemente troppo perfetti per non essere glorificati da uno sguardo colmo di venerazione... se, in realtà, non si fosse risvegliato un attimo prima. Ciò, ovviamente, decuplicò l'imbarazzo di Ark che, rosso come un pomodoro e bofonchiante chissà quali incomprensibili scuse, obbedì prontamente alle richieste della donna e prese a cospargerle la ferita con quel medicinale nauseabondo, interrompendosi però dopo il primo tocco a causa del gemito di dolore che sfuggì alla poveretta.
    Ovviamente lo fece perché era preoccupato per lei e temeva che, malgrado tutta la delicatezza usata, la sua mano era stata un po' troppo pesante ma, assieme a questo nobili motivazioni, ce n'era un'altra più ovvia e meschina: quel verso, seppur dolorante, era stato così maledettamente caldo e musicale da avergli acceso l'insana voglia di causargliene degli altri, di sentire ancora una volta quella voce musicale ma un po' severa, sciogliersi in quel verso dolorosamente languido. Anche se il suo aspetto era quello di un ragazzino umano timido e buffo, infatti, era pur sempre un drago, un drago dotato di tutta la passione propria della sua razza e la vista di quei seni procaci, assieme a quei piccoli gemiti, avevano finito per pungolare il suo appetito.
    Quando fu certo, dunque, di aver riacquistato il pieno controllo delle sue pulsioni, riprese con addirittura maggiore delicatezza di prima a tamponarle quegli squarci, osservando con sorpresa le ferite sfrigolare e richiudersi davanti ai suoi occhi, sia pur in maniera non perfetta. Chiederle chi era e cosa l'aveva ferita fu conseguenza prevedibile e naturale di quello spettacolo e quando la donna provò a rispondere, ecco un nuovo, ennesimo gemito che gli fece pulsare forte le tempie e rese, per un attimo, i suoi sensi più nitidi, più precisi, tanto da percepire l'odore metallico, stranamente ferale, del sangue della donna mischiato a quel medicamento schifoso.
    Più di quanto tu possa immaginare...
    Fu il lieve, quasi inudibile sussurro con cui il draghetto commentò la battuta della donna, sul fatto che lui sapesse "come toccare le donne" e, in effetti, forse quella giovane si sarebbe stupita se avesse potuto provare l'abilità di quello che considerava un ragazzino... ma fu un bisbiglio che, forse, neppure riuscì a udire e un attimo dopo Ark si trovò ad arrossire imbarazzato dalla sua stessa impudenza, timoroso di aver fatto chissà quale tremenda figuraccia, mentre con le guanciotte rosse e assorto sul sul lavoro ascoltava le presentazioni della donna.
    E'... un'ammazzamostri, dunque?
    Chiese sollevando gli occhioni e guardandola sorpreso, quasi ammirato: in effetti, proprio di un ammazzamostri aveva bisogno in quel momento e l'odiata immagine di Thresh gli venne di nuovo in mente, oscurando in un attimo ogni possibile gioia. Un incubus non doveva essere un avversario facile da abbattere, ma quel maledetto era... era bel altra cosa. Scosse il capo e non sentì più su di sé lo sguardo oscuro di quel mostro, ricacciato nei più oscuri recessi della sua mente, mentre ritornava a vedere la giovane che sedeva di fronte a sé.
    Io mio chiamo Ar-oh.
    S'interruppe sorpreso dalla proposta della donna, prima che un sorriso entusiasta e persino furbetto si disegnasse sulle sue labbra e assentisse con un lieve movimento del capo: era un'idea divertente e che avrebbe potuto migliorare quella serata, oltre che permettergli di fare una conoscenza molto interessante e forse, chissà, utile.
    Eseguì le istruzioni di Edwyn con rapidità e precisione, senza che la goffaggine di prima tornasse a impedire le sue mani, fasciando quella ferita in modo davvero perfetto, almeno per un piccino a digiuno di conoscenze mediche.
    Bene. Ammetto che la situazione è un po' strana e mi dispiace di aver fatto cadere le rose e di aver mangiato tutti i cioccolatini, ma... Edwyn, accetteresti l'invito del qui presente Arkholfus per una cena al "Bacio di Dama"? Offro io, come ringraziamento per aver tolto di mezzo quell'incubus.
    Le propose, alzandosi e porgendole la mano per rialzarsi, guardandola direttamente negli occhi con un sorriso fin troppo sbarazzino e divertito stampato sulle labbra. Certo, le guanciotte erano ancora rosate dall'imbarazzo, ma forse la bella Edwyn avrebbe compreso che, oltre al cucciolo timido, c'era ben altro in quel piccoletto dai capelli rosa. Qualcosa che, forse, poteva mettere in difficoltà anche una Cacciatrice come lei.
     
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    L'errore di Ark fu dare per scontato che un semplice sussurro fosse sufficiente per nascondersi alle orecchie della Cacciatrice, addestrata a percepire e udire ogni singolo suono prodotto dalla propria preda. Il ragazzo non era una preda ma quelle capacità tornavano utili anche in situazioni molto più tranquille come quella. Si era forse vantato di saper toccare alla perfezione una donna? Normalmente, in un corpo maschile, si sarebbe sentita sfidata o avrebbe reagito in maniera quasi canzonatoria ma in un corpo femminile sensibile a quel tipo di virile determinazione (per quanto posseduta da un gionvincello) le sue priorità cognitive vennero parzialmente modificate passando ad un vago interesse in quelle capacità di cui si andava tanto vantando. Non lasciò trasparire di averlo udito e tanto meno gli fece comprendere un sottile interessamento ma si limitò ad allungare in maniera quasi impercettibile le estremità delle labbra in un sorriso soddisfatto: il ragazzo era giovane e impacciato, tanto da imbarazzarsi al suo stesso sfoggio di sicurezza e narcisismo, ma sembrava possedere un lato nascosto che forse aveva bisogno di un aiuto in più per venire a galla, un aiuto che Edwyn era più che disposto a dargli. Iniziava a riferirsi a se stessa al femminile? La pozione stava facendo sempre più effetto invece di scemare col tempo, era stata troppo rapida con quell'Incubus.
    Cacciatrice. Ammazzamostri fa schifo...
    Sbuffò come una ragazzina rimanendo immobile e rilassata sotto le cure del suo medico improvvisato che dopo aver incassato da vero macho quei due rumorosissimi e prolungati gemiti si era deciso ad allentare il tocco e passare a qualcosa di ben più delicato, capace di provocarle al massimo un leggero pizzicore, complice anche il fatto che le ferite andavano migliorando a vista d'occhio. Una volta che quel trattamento giunse alla fine, il ragazzo passò immediatamente al bendaggio ed Edwyn cercò di aiutarlo al meglio possibile, spingendo una mano sulla parete per staccare il busto da essa e facilitare il lavoro al suo salvatore, invitandolo ad aggiungere più giri del normale per assicurarsi di non perdersele mentre camminava. Quando anche quel compito venne terminato alla perfezione, la Cacciatrice prese l'estremità delle bende per assicurarle con un nodo e poi tirò un sospiro di sollievo, dando il permesso, con un gesto della mano, al ragazzo di presentarsi finalmente.
    Arkholfus? Che nome altisonante per un giovincello come te... sei forse di qualche famiglia nobile? Loro si divertono spesso ad affibbiare questi nomi capaci di riempire la bocca. E il tuo, Arky, riempie parecchio...
    Si lasciò andare ad una risata divertita che si trasformò velocemente in un rantolo di dolore mentre la donna si poggiava alla parete per aiutarsi a tornare in posizione bipede ed eretta.
    Beh, Arkholfus, dico che accetto volentieri visto che sei un ragazzo così gentile e anche abbastanza carino.
    Il suo tono canzonatorio lasciava intendere che non credeva al cento per cento alle parole appena dette. Forse non riteneva Ark così bello o forse al contrario non si era sbracciata a complimentarsi per il suo bell'aspetto per non farlo gongolare troppo. Fatto stava che il suo giovane cavaliere non avrebbe avuto tempo per elaborare troppo quei pensieri perchè Edwyn, fresca di medicazioni e ferite aperte, si sarebbe dimostrata ben più che energica e intenzionata a lasciarlo indietro se non avesse tenuto il passo.
    Andiamo lumaca, da dove sei arrivato, di là? Allora sarà in quella direzione questo fantomatico locale, no?
    Aggiunse, sparendo dietro l'angolo del vicolo nella direzione da cui Ark era sopraggiunto. Il piccoletto doveva muovere quelle gambette se non voleva rimanere indietro!

     
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    Sorrise al commento un po' rude di Edwyn, non soltanto perché quel modo decisamente colorito di esprimersi strideva non poco con il suo bel faccino delicato ma perché quella reazione era prova, forse anche più degli artigli dell'Incubus, che aveva detto la verità. Certo, se doveva pensare a un'ammazzamostri professionista, non avrebbe certamente immaginato una giovane donna che gemeva a ogni sprazzo di dolore o che reagiva in quella maniera quando la si chiamava come tale, ma ciò non era affatto un difetto perché contribuiva a rendere un'aura di umanità a quella donna così indicibilmente bella e sicuramente spaventosamente forte. Ciò contribuì a metterlo ulteriormente a suo agio e gli permise di assolvere all'ultima, bizzarra richiesta della donna con un'aria decisamente divertita e persino un po' furbetta,
    Ciò, però, non gli evitò comunque che un leggero rossore gli salisse alle guance, quando la donna commentò in quel modo così pepato il suo nome... e, allo stesso tempo, forse facendo un'allusione che la mente del piccino fu fin troppo lesta nel vedere. Un attimo dopo, ovviamente, si convinse di essere un vero pervertito e che aveva travisato tutto, ma l'imbarazzo restò e anzi si accrebbe notando il modo in cui lo aveva chiamato, utilizzando lo stesso, dolce nomignolo che gli aveva dato Morgana.
    N-no, non siamo nobili... è soltanto un nome molto usato in famiglia.
    Spiegò e, in effetti, entrambe le cose erano vere: la sua famiglia adottiva era semplicemente benestante e quel nome si dicesse che fosse quello del capostipite del suo clan, quindi in almeno ogni nidiata c'era un draghetto che lo riceveva più o meno puro o stravolto. L'imbarazzo rese l'inizio della sua risposta un po' più incerta e ciò contribuì a rendere le sue gote ancora più rosse, ma si riprese presto e la Cacciatrice avrebbe potuto notare che la decisione, nello sguardo del piccoletto, non si era per questo motivo appannata. E ne ebbe prova quando, accettando il suo invito, gli rispose con quel tono così volutamente ambiguo, in cui sentiva una lieve nota di beffa: il draghetto la guardò volutamente negli occhi e le fece un sorrisetto divertito come a dire che anche lui pensava lo stesso su di lei... dubbi compresi. Certo, dopo averle fissato le tette come un baccalà per tutto quel tempo, l'intento canzonatorio di quel sorrisetto era di molto ridimensionato, ma quello che importava era farle capire che poteva e voleva tenerle testa. Ciò a cui non poteva opporre alcuna reazione era, invece, l'abissale differenza di altezza che intercorreva tra loro due: ogni passo della giovane, con quelle gambe lunghe un chilometro o giù di lì, valevano almeno tre o forse più dei suoi, tanto che quando la vide mettersi in marcia con una determinazione inaspettata per essere qualcuna che è stata appena medicata, Ark dovette praticamente mettersi a correre per raggiungerla.
    Aspetta, non sai la strada!
    Trillò raggiungendola di corsa e ricordando che, quella sera, il locale in questione era rimasto chiuso, mentre il panico s'impadroniva di lui: e adesso? Dove la portava? Non poteva fare una simile figuraccia, avrebbe riso di lui e, di certo, se ne sarebbe andata via, triste di aver perso il suo tempo con uno scricciolo che non sapeva nemmeno trovare un locale aperto! Le sue guanciotte divennero più rosse che mai e l'agile mente del draghetto cercò velocemente un'alternativa, mentre riandava in modo istintivo verso il locale che gli era stato indicato in quello stupido scherzo. Era tardi e non vedeva nessun altro locale aperto, almeno finché non vide un night club aperto dall'altra parte della strada, occasione perfetta per rimediare a quel pasticcio: il locale si chiamava "No limit" e non aveva una fila al suo ingresso, cosa che rendeva più agevole il suo piano. Ovviamente, infatti, un locale del genere era vietato ai minori come lui e l'energumeno all'ingresso gli avrebbe certamente impedito di entrare... ma, forse, c'è era una possibilità.
    Ci ho pensato un po' su Edwyn e quel locale era davvero brutto, penso che ciò fosse parte integrante dello scherzo: non penso che sia una buona idea andarci. Però abbiamo la soluzione a portata di mano...
    Le indicò con un cenno il locale, sperando che notasse subito quale fosse il problema.
    Distrai in qualche modo il buttafuori e fammi entrare senza essere visto, ti aspetterò vicino all'ingresso: se ci riesci, mi potrai chiedere un premio!
    Le propose rivolgendole un sorriso furbetto e persino un veloce occhiolino, mostrandole una sicurezza che, a dire il vero, in quel momento non lo animava ma che ritenne imprescindibile per convincere la Cacciatrice a partecipare a quella decisamente infantile "marachella", ma non per questo, forse, meno gustosa e divertente. Che avrebbe fatto Edwyn, avrebbe assecondato la richiesta di quel piccoletto o gli avrebbe negato il suo consenso? In tal caso, non avrebbe potuto richiedere un premio ma forse avrebbe potuto punirlo.
     
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    E' vero, non sapeva la strada, ma quel piccolo gesto, quella piccola fuga frettolosa che le aveva provocato delle leggere fitte al fianco serviva solamente per un piccolo test: vedere quanto quel piccoletto tenesse alla possibilità di passare una serata con lei? Da quando era diventata così bisognosa di ricevere delle garanzie da uomini o, in questo caso, ragazzini? Il corpetto che Ark le aveva rimesso si strofinava leggermente contro la ferita ma a parte un lieve pizzicore non le dava più fastidio di quanto avesse fatto fino a quel momento perciò non le impediva di mantenere un'andatura sicura, rapida e caratterizzata da lunghe falcate grazie a quelle gambe lunghe, slanciate e provviste di un sodissimo e allenato, ma comunque femminile, bel paio di cosce costrette in quel tessuto nero aderente. Era perfettamente consapevole della loro differenza d'altezza, era perfettamente consapevole che Ark avrebbe avuto difficoltà a starle dietro se avesse trottato con così tanta energia ma in fondo non era quello il bello?
    Non ebbe bisogno di voltarsi per sentire il suo avviso riguardo la strada e non ebbe bisogno di rallentare nell'udire i suoi innumerevoli passi uno dietro l'altro mentre cercava di pareggiare le sue lunghe falcate con le sue più frequenti ma anche più brevi nella loro distanza. Un suo passo equivaleva ad almeno due o tre di Ark e quando il piccoletto lo realizzò aumentò la sua velocità fregiandosi del titolo di guida permettendo finalmente alla sua compagnia di seguirlo senza il minimo problema. L'aveva sentito fissarle il didietro con la stessa fame di un lupo di fronte ad una cicciotta pecorella, lo stesso sguardo che aveva avuto di fronte al suo seno e che aveva acceso in quel corpo femminile un desiderio nuovo per lui ma soprattutto di difficile gestione. Le piaceva sentirsi osservata e studiata con tanto interesse e ovviamente le piaceva anche fare ciò con gli altri, per quello quando Ark la superò e lei iniziò a seguirlo verso la loro meta, i suoi occhi dorati caddero sul suo bel paio di cosce per poi risalire sul didietro nascosto in quei pantaloni eleganti. Le pupille ferine analizzarono ogni piega del tessuto mosso dal movimento del ragazzo e non ci mise molto, la Cacciatrice, a delineare un contorno molto piacevole del suo sodo e invitante culetto. In pochi minuti si ritrovò a seguire le chiappe di Ark piuttosto che Ark stesso ma fortunatamente sembrava stessero andando nella stessa direzione e quindi non dovette temere di perdersi. Passo dopo passo, in silenzio, l'improbabile coppia raggiunse un nuovo locale, stavolta aperto, ma indubbiamente non adatto ad un ragazzo così giovane come lui. Si posizionò al fianco di Ark, portando entrambe le mani ai fianchi, osservandolo interessata mentre le parlava. Aveva deciso di non optare per quello stesso locale, probabilmente brutto, probabilmente capace di riportargli alla mente il brutto scherzo ricevuto e ripiegare su quello appena trovato. No Limit era proprio un bel nome ma non rispecchiava la totale realtà perchè il buttafuori all'ingresso non avrebbe mai permesso che un pargolo come lui avesse varcato l'ingresso di quel locale causa la sua età. Il giovane Ark però trovò una soluzione anche a quel problema e mentre Edwyn lo guardava con un sopracciglio sollevato perplessa, lui seguitò a spiegare il suo semplice piano che la vedeva come la protagonista.
    Che piccolo sfruttatore... affare fatto.
    Concluse, per poi lasciarlo indietro e dirigersi verso il buttafuori, superando ovviamente tutta la fila di ragazzi e ragazze che non sembrarono molto felici della cosa. L'uomo all'entrata era un vero armadio, alto più di lei, largo molto più di lei, privo di qualunque pelo sulla testa ma in possesso di un pizzetto estremamente pronunciato sul viso e l'immancabile paio di occhiali scuri... di notte.
    Mi scusi signorina, deve fare la fila come tutti.
    Come si sarebbe comportata Karla in un momento simile? L'aveva vista spesso fare la femme fatale, la donna capace di prendere un energumeno come quello e farlo piangere dopo una notte insieme. Lo raggiunse fino a stargli totalmente di fronte, ostruendo la visuale e la possibilità di passare ai ragazzi dietro di lei. Una delle sue mani scattò in avanti come un serpente e le sue dita si chiusero come delle fauci velenose intorno alla sacca scrotale dell'uomo protetta da pantaloni e probabilmente anche un paio di boxer... o erano slip? Edwyn strizzò intensamente finchè non udì un sibilo, simile ad un fischio strozzato, che indicava il raggiungimento di quel grado di dolore tale da rendere la persona di fronte la più interessante da ascoltare del mondo.
    Écoutez-moi, ragazzone. Ho passato una serata molto pesante e ho solamente voglia di bermi qualcosa, alleggerire la mente e poi portarmi a casa uno étalon come te che mi monti a sangue e mi faccia sentire una vera donna. Quando avrò finito lì dentro, ti verrò cercare e ci andremo a divertire, comprends?
    L'uomo, visibilmente provato da quella stretta testicolare ma anche eccitato dalle parole della donna (e Edwyn poteva sentirlo) si limitò ad annuire con la testa mentre alcune ragazze dietro di lei arrossivano per quelle parole così dirette e anche un tantino volgari. Edwyn lasciò andare i gioielli del buttafuori non appena ebbe la conferma, battendo su di essi un paio di volte prima di salutarlo e superarlo. Era sicuro di aver offerto abbastanza spettacolo e tempo ad Ark per potergli permettere di svicolare all'interno ma non se ne preoccupò immediatamente, agendo in maniera più naturale possibile e quindi entrando senza aspettare il suo giovane partner che l'avrebbe sicuramente raggiunta di lì a breve. Aveva sempre creduto che Karla lo prendesse in giro quando diceva che il francese faceva bagnare anche lei quando lo usava. Non era una presa in giro.

     
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    Il draghetto non aveva quasi fatto in tempo ad aiutarla a rimettersi il corpetto che, in un attimo, Edwyn era partita in quarta, mettendo a dura prova le sue gambette decisamente svantaggiate rispetto a quelle chilometriche della giovane. Ciò, però, ebbe un risvolto decisamente positivo che, tra l'altro, ritardò di qualche secondo il superamento della giovane da parte di Arky: gli concesse una splendida visione di quel suo culetto sodo, pieno e assolutamente perfetto stretto in quei meravigliosi pantaloni aderenti. Il piccino vi si perse per un tempo indefinito, con lo stesso sguardo famelico e inconsapevole di prima, riflesso del suo animo di drago che, di certo, non abituato a tutte quelle sottigliezze del corteggiamento tra umani: a un bel paio di gambe (o di glutei) bisognava tributare l'adeguato interesse, dunque perché dissimulare quest'ultimo?
    Quando al superò, però e sentì su di sé lo sguardo rovente di quegli occhi rossi, il modo in cui scivolavano quasi famelici sul suo corpicino minuto e, soprattutto, il suo sederino fin troppo pieno e femmineo, Arky capì perché gli umani erano così complicati da quel punto di vista; era una sensazione bella, sì, ma che recava con sé un intenso disagio, soprattutto per chi era consapevole di non essere all'altezza di chi li stava guardando. Edwyn, infatti, era una donna dalla bellezza non evidente, ma addirittura lapalissiana, così dolorosamente perfetta da farlo sentire ancora più piccolo e insignificante di quanto già non fosse.
    Se avesse potuto accogliere il suo sguardo nella sua vera forma umanoide, in quel tripudio di muscoli, virilità e scaglie nere non avrebbe avuto alcun timore nel sentirsi i suoi occhi addosso, anzi avrebbe fatto di tutto per mettersi in mostra, ma in quelle sembianze... si ritrovò, così, quasi a correre per sfuggire a quello sguardo, prima che si ricordasse del problema inerente al locale e le proponesse quella sfida tutto sommato giocosa. La donna accettò inaspettatamente con fin troppo entusiasmo, sorprendendo il piccino che si aspettava di dover faticare parecchio per convincerla ma, in effetti, da una Cacciatrice abituata ad ammazzare chissà quali aberrazioni quella marachella doveva sembrare la cosa più innocente e innocua del mondo. Così, tenendosi a debita distanza da lei, l'osservò superare la fila e distrarre in modo pressappoco magistrale il buttafuori che, in un attimo, fu letteralmente in mano sua.
    Arky la guardo con gli occhioni sgranati come tutti gli altri presenti, trovandosi ad arrossire non poco per il modo decisamente diretto e persino volgare con cui approcciò l'uomo... sennonché, non appena si riprese, filò non visto dentro il locale, eludendo ogni tipo di sorveglianza.
    Il "No limit" doveva essere un locale di nuova apertura e, soprattutto, di una certa levatura poiché mostrò immediatamente un arredamento di gran classe, dalle forme armoniose e dal design quasi futuristico, mentre la penombra dell'immensa sala veniva rischiarata da un gran numero di neon soffusi, dai colori che andavano dal blu elettrico al fucsia, con divanetti spaziosi e abbastanza spazio al centro per ballare. Edwyn avrebbe trovato il suo giovane accompagnatore vicino all'ingresso che, con un sorriso birbante e un cenno, la guidò verso dei divanetti al margine della sala, in un punto in cui difficilmente li avrebbero notati, protetti com'erano da quel fiume ribollente di corpi vocianti che riuscivano, talvolta, a coprire persino il ruggito della musica elettronica sparata a palla.
    E' una vera fortuna che sapessi le tue reali intenzioni, Edwyn, o sarei potuto rimanere piuttosto offeso dai complimenti che hai rivolto a quel tizio...
    Le porse uno dei due drink che teneva in mano, accomodandosi nel frattempo nel divanetto, un cocktail a lui sconosciuto e che aveva recuperato da un tavolino lasciato incustodito: i drink erano stati portati poco prima che Edwyn entrasse e poiché i loro legittimi proprietari erano scomparsi chissà dove, Arky pensò che non fosse una cattiva idea privarli di quell'ulteriore dose di alcool, anche perché era troppo rischioso per lui avvicinarsi al bancone poiché, sia pure in penombra, rimaneva comunque piuttosto visibile la sua giovane età.
    Pese appena un sorso di quella bevanda e immediatamente si sentì bruciare l'esofago, mentre una smorfia infantile compariva in quel visetto che, fino a un attimo prima, aveva un'aria assolutamente furbetta e "adulta".
    In ogni caso, complimenti Cacciatrice: hai vinto e meriti il premio promesso. Cosa desideri da me?
    L'occhiata che le rivolse, intensa e bruciante, non aveva nulla a che fare con il ragazzino dalle guanciotte rosse che aveva incontrato poche decine di minuti prima, ma sembrava appartenere a un predatore che non vedeva l'ora di metterla con le spalle al muro. Non che questo avrebbe spaventato una Cacciatrice come Edwyn, anzi, forse l'avrebbe spinta a cercare di far riemergere la timidezza che fino a poco tempo prima gli avvampava le gote.
     
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