Apparenze ingannevoli

per Ex(acci)o!

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    La scelta del pargolo era stata niente male. Grazie agli stivali alti e alle curve femminili a cui non era abituato, Edmond si ritrovò ad ancheggiare pericolosamente e sensualmente verso l'entrata del locale dopo aver dato sfoggio delle sue doti recitative, dando quindi uno spettacolo gratuito del suo didietro ondeggiante a tutta la fila prima di sparire oltre l'ingresso ritrovandosi in un mondo totalmente diverso. I suoi occhi vennero colpiti dalla penombra spezzata e modellata da un abile gioco di luci tendenti al blu, al viola e al rosa che pendevano non solo dal soffitto attraverso piccole catenelle di luci o faretti disposti in maniera ben più che curata ma anche dalle pareti caratterizzate da pattern illuminati da lunghe barre di neon. Gli stessi serpentoni di neon seguivano i contorni delle colonne e si intrecciavano alle spalle dei barman dietro il bancone illuminandoli più del dovuto. Il particolare più interessante era come sia i faretti sparsi sul soffitto si muovessero e le barre al neon cambiassero colore come fossero state liquide al ritmo di una canzone alquanto orecchiabile ma, nonostante l'alto volume, per niente fastidiosa.
    I possenti bassi che uscivano dalle casse disseminate ovunque gli facevano vibrare la pelle ma allo stesso tempo gli davano una carica quasi misteriosa che lo portò addirittura a muovere i primi passi su quegli stivali e tacchi vertiginosi seguendo il ritmo, cercando di stare dietro all'entusiasmo giovanile del suo accompagnatore che per la prima volta si ritrovava in un luogo a lui proibito ma di cui aveva ormai varcato la soglia finendone inghiottito. Si ritrovò a strofinarsi su corpi caldi, a spostarne altri per facilitare il passaggio e in quel breve tragitto un forte odore di sudore e alcol e la sensazione di chiuso gli dette alla testa, spingendolo ad accelerare il passo ed uscire finalmente da quella folta folla, ritrovandosi "sola" con il ragazzo dalla chioma alla fragola, donandogli un espressione neutra contro la sua ben più che furba e soddisfatta.
    Si sedette al suo posto, sul divanetto opposto a quello di Ark e quindi di fronte a lui, e poggiò la schiena sulla morbida pelle, accavallando le gambe davanti a lui. Incredibile come quel corpo fosse così facile un gesto simile. Si era accorto del piccolo furto ma non disse nulla nell'immediato, limitandosi ad allungare la mano verso l'offerta del ragazzo così da prendere il bicchiere, far ruotare il contenuto e poi inghiottirlo in un sorso solo proprio mentre il giovine ne assaggiava solamente un pizzico, pentendosi della sua scelta. Edwyn posò il bicchiere sul bassissimo tavolino di fronte a loro, un piano utile solamente per evitare di posare bicchieri o bottiglie direttamente a terra e per niente un ostacolo tra le loro due figure.
    Devo dire che era messo proprio bene, sono stata tentata di andarmene con lui, con un vero uomo...
    Il suo sguardo e un lieve cenno della testa indicarono il bicchiere ancora praticamente pieno di Ark e se non fosse stato chiaro, Edwyn avrebbe allungato il braccio sinistro verso di lui, indicando con l'indice della rispettiva mano il cocktail che teneva fra le mani mentre il destro giaceva sotto i suoi seni, tenendoli sollevati e maggiormente esposti.
    La mia prima richiesta è vederti buttare giù quel drink in una volta sola, così sarai un po' più virile ai miei occhi, e per seconda cosa...
    Slegò le gambe dalla loro posizione per poi allungarle in avanti, posando i talloni sul tavolino tra i due divanetti, tenendole lievemente incrociate in una posizione alquanto invitante. Le cosce si schiacciavano tra di loro e solo un sottilissimo strato di pelle sintetica bloccava l'acceso a quella reale.
    La caccia mi ha molto stancata, sei bravo con i massaggi alle gambe? Mi aiuterebbero a sciogliermi...
    L'espressione neutra che l'aveva caratterizzata fino a quel punto mutò in un piccolo sorriso malizioso che avrebbe fatto capire al ragazzo che non era lì per essere solamente usato ma che avrebbe ricevuto succosi compensi se avesse fatto il cavaliere.

     
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    Ark, a dispetto di quanto il suo aspetto potesse lasciar intendere, non era un ragazzino né un draghetto appena uscito dall'uovo: certo, non contava i secoli sugli artigli di una zampa né poteva dire di aver macinato un numero strabiliante di esperienze, data la sua esistenza sempre molto appartata ma non era uno sciocco, né un ingenuo; conosceva bene le donne ed Edwyn, fin da subito, gli aveva dato sensazioni inusuali, decisamente intense e piacevoli, sia pure velate da una lieve inquietudine.
    In quel momento, sotto le luci stroboscopiche del locale, mentre lei prendeva posto sul divanetto e accavallava sensualmente le gambe, comprese il perché di quella strana sensazione, di quella lieve nota di paura; la giovane, infatti, meritava eccome l'epiteto di "Cacciatrice" non soltanto perché aveva le stesse movenze aggraziate e sensuali di una pantera, ma perché in quei occhi vi leggeva la stessa, ingorda ferocia. E benché lui si sentisse il drago di sempre, non poteva certo negare di trovarsi rinchiuso nel corpo di un ragazzino gracile e pressoché indifeso, quindi quella ferocia, quella fame che gli trasmettevano i grandi occhi della giovane non poteva che risvegliargli una sensazione di pericolo tutto sommato gradevole.
    S'incantò a osservarla mentre vuotava in un solo sorso il suo bicchiere, perfetta e aggressiva come sue solito, prima di ricevere la prima stoccata da parte sua: il draghetto sgranò un attimo gli occhioni mentre le sue gote si coloravano di rosso in maniera abbastanza intensa perché il suo imbarazzo fosse visibile anche attraverso la penombra del locale ma, a dispetto delle volte precedenti, non distolse lo sguardo ma, anzi, lo rivolse con ancora più decisione verso di lei, inarcando anche un sopracciglio come a dirle "Ah sì, lo credi davvero?". Aveva persino dischiuso le labbra per risponderle a tono, effettivamente piccato dal commento della donna che -inutile a dirlo- toccava un nervo decisamente scoperto ma la sua successiva richiesta, una vera e propria sfida, lo convinse a curvarle in un sorriso a farle vedere chi era il "vero uomo". Strinse le sue piccole dita sottili attorno al bicchiere e, in un attimo, trangugiò quel cocktail terribilmente forte in un solo sorso, con gli occhi che si facevano lucidi a causa del bruciore che gli aveva scatenato in gola e che rese ancora più rosse e accaldate le sue gote.
    Soddisfatta...?
    Le chiese in un lieve sussurro, non riuscendo a reprimere del tutto una smorfia di disgusto e senza poter minimamente nascondere il tono arrochito dall'alcool. Fu in quel momento che la giovane gli pose una nuova e ben più interessante richiesta e il piccino, mostrando un sorriso decisamente compiaciuto e birichino, si protese verso le sue gambe, sfiorando appena con la punte della dita la tibia fino al ginocchio, dove i polpastrelli ne seguirono il contorno per qualche attimo.
    Senza saperlo Edwyn aveva pungolato l'orgoglio del piccino ben più profondamente di quanto, probabilmente, non si aspettasse: dopotutto non poteva certo sapere che quello scricciolo dagli improponibili capelli rosa fosse in realtà un drago orgoglioso come tutti i membri della sua nobile stirpe e, soprattutto, terribilmente sensibile ad argomenti quali "stazza" e "virilità".
    Lascia fare a me, Edwyn, ti scioglierò come quel gorilla non avrebbe mai potuto fare.
    Le rispose guardandola con un luccichio terribilmente malizioso nello sguardo, mentre il contatto lieve che aveva fino a quel momento mantenuto tra le sue dita e le gambe della Cacciatrice divenne una carezza piena, con le manine che scivolavano sotto ai polpacci e affondavano delicatamente nei muscoli effettivamente intorpiditi. Le mani del piccino erano agili, ben più calde del normale, quasi febbricitanti e molto, molto delicate; eppure, sapevano quando affondare con più decisione e, di tanto in tanto, mostravano qualche lieve sprazzo di forza, come a mostrare alla giovane che era piccolo, ma non debole.
    Hai i muscoli tutti contratti, è stata una battaglia molto dura?
    Le chiese con tono cortese, ben distante da quello malizioso e provocatorio di prima, se non fosse stato per le sue manine che, lentamente, scivolarono più in alto, tra quelle cosce chilometriche e semplicemente meravigliose, dove il suo massaggio divenne più intenso e lento, con le mani che sembravano stringere la sua carne più per loro diletto che per suo piacere.
    Stai iniziando a scioglierti, Cacciatrice?
    Le chise con un sorriso furbetto stampato in volto e un tono fin troppo caldo e sensuale per uno scricciolo della sua (apparente) età e dal suo aspetto grazioso: cos'avrebbe fatto la bella Edwyn? Avrebbe raccolto la provocazione di un ragazzo che riteneva così poco virile?
     
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    Era consapevole di avergli fatto una richiesta alquanto ostica per un ragazzino come lui ma era anche sicura che Ark non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione di mostrarsi il più uomo possibile di fronte a lei, in fondo era un giovincello ed era normale che il giudizio degli altri contasse parecchio per lui, soprattutto se il giudizio fosse appartenuto ad una bella donna come lei... o lui. Si era così calato nella parte della ragazza che ormai anche i suoi pensieri si riferivano a lui al femminile e forse non era poi così male dato che avrebbe schivato gaffe dovute alla sua abitudinaria mascolinità. Non voleva uscirsene con richieste del tipo "strizzami le palle" di fronte a lui senza aver pronta una scusa plausibile.
    La sua piccola frecciatina sembrò avere l'effetto desiderato perché il suo improbabile accompagnatore venne travolto tanto dall'imbarazzo quanto da quel pizzico di orgoglio maschile presente in ogni essere umani del medesimo sesso indipendentemente dall'età che poteva influenzarne solamente la quantità e in un giovincello come lui, era sicuro, c'era abbastanza orgoglio da costruirci una torre fino al cielo. Rispose a quell'evidente serie di espressioni con un sorriso che se fosse stato nel suo corpo maschile sarebbe apparso come un segno di complicità ma che, in quel guscio femmineo, sembrò quasi divertito e sornione, il sorriso di una donna che ha ottenuto perfettamente la reazione voluta e ora si gode i frutti del suo lavoro.
    Sembrò voler rispondere ma la sua successiva sfida lo mise a tacere e alimentò ulteriormente l'orgoglio che poco prima aveva acceso. La frecciatina era solo servita ad accendere la fiamma ma ora bisognava dare la possibilità a quel piccoletto di superare l'apparente muro della virilità superiore del buttafuori con una piccola sfida. Quella era la benzina perfetta per alimentare la piccola fiamma e trasformarla in un incendio come quello che si portava dentro il drink che in un impeto di arroganza il ragazzino buttò giù tutto in una volta subendone gli evidenti effetti l'istante dopo. Edwyn si concesse una piccola risata, rispondendo alla domanda da una singola parola con un singolo gesto d'assenso della testa preferendo trattenersi e non mettersi a ridere nel vederlo lacrimare e parlare con il tono di qualcuno la cui gola ormai doveva essere sull'orlo del crollo ma non così tanto da rifiutare la richiesta successiva.
    Aveva acceso la fiamma, buttato la benzina su di essa e ora doveva solo dargli la possibilità di spandersi ancora di più e per farlo il metodo migliore era lasciargli provare la sua mascolinità direttamente su di lei. Il risultato la sorprese però, dato che nell'istante in cui allungò le sue gambe, il piccoletto si era già proteso su di esse arrivando addirittura a toccarle senza pensarci due volte, senza imbarazzo e senza nessuna esitazione. Lo aveva pizzicato così tanto?
    Naahhh... Le sfuggì dalle labbra in maniera totalmente involontaria.
    Un verso di soddisfazione e rilassamento che quel singolo tocco del ragazzo le aveva provocato ma anche un verso di piacere nel percepire la sua pelle, anche se coperta, accarezzata da quelle piccole mani. La frase che Ark aveva pronunciato era la prova tangibile che il giochino mentale di Edwyn aveva funzionato alla perfezione e ora non doveva fare altro che godersi quel piccoletto in preda alla libidine e al desiderio di mostrarle quanto fosse virile.
    Parole grosse... per uno scricciolo come te...
    Riuscì a sibilare mentre il massaggio del ragazzo si faceva sempre più intenso ed invasivo. Le sue gambe erano sempre state così sensibili? Ogni carezza sembrava toccare una miriade di nervi scoperti tutti collegati alle sue zone più erogene, sensibili ma soprattutto al cervello che lentamente stava eliminando ogni informazione poco importante così che potesse concentrarsi solo su quella situazione. Accasciò il viso su un lato, non aveva bisogno di guardarlo per percepire quei polpastrelli invadenti toccarla ovunque e soprattutto non aveva nessun interesse a fermarli. Quel ragazzo sapeva dove toccare, sapeva come toccare, come essere gentile e di tanto in tanto più autoritario ma era impossibile non notare come quelle piccole appendici fremessero all'idea di toccare qualcosa di più.
    Sono sempre dure... gli esseri viventi hanno il difetto... di voler sempre vendere cara la pelle...
    Il suo tono si era fatto molto più caldo e meno predatorio, era come una bellissima leonessa che invece di mostrare i denti si godeva le attenzioni e le carezze di un maschio muovendo la testa verso di lui per facilitargli il compito. In quel caso non era la testa di Edwyn a muoversi ma Ark avrebbe ricevuto risposte positive al suo tocco quando le gambe della Cacciatrice si mossero in maniera delicata verso le sue mani come a volerlo invitare a continuare e forse ad osare anche un po' di più.
    Non male Arky, non male... ma non siamo ad un centro massaggi, se vuoi arrivare a slacciare il mio corpetto di nuovo... dovrai fare di più...
    Non era vero, quel corpo femminile le stava già dando tutti i segnali di essere pronto ma a cedere così velocemente che gusto ci sarebbe stato? Voleva sentirsi esplorata ancora un po', era una sensazione ben più che piacevole.

     
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    Mentre le sue mani si dedicavano ad appassionati massaggi alle belle gambe di Edwyn, il draghetto si accorse di stare finalmente bene. Certo, si trovava in compagnia di un'assassina professionista di mostri dentro a un locale a lui vietato ma sia il relativo pericolo di venir trovato lì, sia quello rappresentato dalla figura sensuale della donna non lo metteva a disagio, anzi gli donava quella piacevole vertigine di sfida che non provava da fin troppo tempo.
    Certo, continuava a essere lo scricciolo dannatamente androgino che odiava, ma per una volta sentiva che le redini della situazione, pur non ancora in mano sua, potevano finirci presto se avesse fatto le giuste mosse: può forse sembrare una sciocchezza, ma da quando era stato maledetto non aveva più percepito una sensazione simile, sempre alla presa con ingiustizie od ostacoli semplicemente troppo grandi per lui, da Thresh fino ad arrivare, persino, allo stupido ragazzino che gli aveva giocato quello scherzo crudele. Era un mondo ostile e maledettamente alieno, incomprensibile per un drago come lui abituato a ragionare, vivere e affrontare il mondo in maniera completamente diversa. Quella Cacciatrice, però, sentiva di poterla comprendere che, in qualche modo, gli era più vicina di quanto le loro vite e il loro aspetto non lasciassero presupporre. Con lei, insomma, aveva una possibilità di sentirsi di nuovo il drago fiero e potente di un tempo.
    Forse fu per questo che le frecciatine della donna si limitarono a indispettirlo anziché ferirlo nel profondo come si sarebbe aspettato, forse perché in cuor suo sapeva (O sperava) che Edwyn non lo avesse già giudicato ma aspettasse di vedere le sue azioni... e il lieve verso di soddisfazione che si lasciò sfuggire gli rese chiaro che, fino ad allora, non era andato affatto male; doveva semplicemente fare meglio.
    Non bisogna per forza essere grossi per mettere in difficoltà qualcuno, Edwyn... o mi vuoi dire che voi Cacciatori valutate le prede in base alla stazza?
    L'occhiata furba che le rivolse esplicitò tutta la sua intenzione di dimostrarle che, nel caso la pensasse così, si sbagliava di grosso... e il modo in cui le sue manine scesero a stringerle la coscia tornita e stretta, purtroppo, in quei pantaloni deliziosamente aderenti le mostrò che aveva davvero delle ottime argomentazioni a supporto della sua tesi.
    Cosa che, tra l'altro, stava iniziando a capire anche lei dato il tono caldo e lievemente languido con cui rispose alla sua domanda, sorprendendolo lievemente per la lieve impronta di cinismo che le sue parole contenevano ma, inaspettatamente, si ritrovò a convenire con lei: da drago sapeva bene quanto vita e morte fossero intrecciati, quasi speculari, e come la morte di alcuni fosse spesso inevitabile per assicurare la propria sopravvivenza o, a volte, per evitare che molti altri possano soffrire o morire essi stessi.
    Eri sulle sue tracce da tempo? Cosa... cosa siete voi Cacciatori? Una qualche sorta di angeli custodi che ci proteggono nell'ombra?
    Le chiese con voce più seria, incuriosito dal "lavoro" di quella donna bellissima ed enigmatica. Quando, però, lo invitò a non risparmiarsi un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra, poiché lui stava già per rincarare la dose ma visto che era lei a chiederlo, avrebbe fatto anche di più.
    Magari, invece, potrei farti venire voglia di togliertelo da sola quel corpetto...
    Soffiò con voce calda e ben più sensuale di quanto il suo corpicino, forse, poteva permettersi mentre le sue mani scendevano verso i fianchi torniti e risalivano lentamente, quasi pigramente verso i suoi seni grandi e deliziosamente compressi da quel corpetto fin troppo scollato: per raggiungerli si protese verso di lei, scavalcando le sue lunghe gambe e inginocchiandosi sul divanetto, praticamente in braccio a lei. Una scena decisamente curiosa se vista dall'esterno, ma fortunatamente il locale era sufficientemente affollato perché risultasse inosservata.
    Così, raggiunto finalmente un contatto più intenso con il corpo della donna donna (Il suo culetto poggiava morbidamente sulle sue cosce), strinse con le sue manine quelle magnifiche tette. deliziandosi dalla morbidezza che percepiva malgrado il corpetto.
    Che ne dici, è abbastanza per te, Cacciatrice? Forse no...
    Sussurrò a un nonnulla dalle sue labbra, lasciando che quel "no" bollente rimanesse qualche attimo più del dovuto in sospeso, come cristallizzato per sempre a bruciarle le labbra e a incendiare il suo desiderio... finché, semplicemente, non annullò ogni distanza e la baciò con foga e passione inimmaginabili per un corpicino grazioso come il suo. Nel frattempo, mentre la mano sinistra continuava a stringerle con evidente piacere e desiderio il seno, la destra scese verso il suo inguine, decisa a stuzzicare la sua femminilità: il draghetto, infatti, era deciso a farla impazzire a ogni costo, certo di sapere perfettamente cosa fare per riuscirci. Edwyn sarebbe riuscita a sorprenderlo?
     
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    Aveva dato a quel piccoletto via libera perché, ragionando come un maschio, si era convinto di poterlo tenere perfettamente a bada e di poter resistere senza problemi al suo fascino da cuccioletto d'uomo ma quell'Arkholfus si stava rivelando ben più difficile da gestire del previsto e soprattutto in possesso di un calore quasi inumano. Il suo tocco era interessante ma non era bastato ad inibire i suoi sensi da Cacciatrice che erano rimasti incuriositi dall'aura che il suo bizzarro partner emanava, un'aura eccitata ma diversa dalla sua e non era solo una questione di sesso. C'era qualcosa oltre al semplice fatto che lui fosse un uomo e lei una donna (ed era buffo la pensasse così), qualcosa di più profondo ed imponente, qualcosa di opprimente ma per nulla malvagio come una gigantesca creatura calda che lentamente l'avvolgeva in un abbraccio sempre più possessivo e bollente. Quel piccoletto stava omettendo, volente o nolente, un particolare importante del suo essere dimenticandosi di trovarsi in presenza di un'esperta di mostri per questo Edwyn accennò un sorriso compiaciuto quando Arky le pose quella domanda tanto retorica quanto pungente in risposta al suo commento. Faceva riferimento al suo essere piccino ma capace a differenza di quello che poteva pensare la donna eppure la Cacciatrice era convinta che nascondesse qualcosa di una stazza ben superiore alla grossa ripetendo a se stessa, con difficoltà, che quel ragionamento non doveva portarla ad esplorare mentalmente e sperare che quel qualcosa giacesse tra quelle belle coscette giovani.
    Non ebbe la possibilità di rispondere a tono, costretta da quelle attenzioni sempre più vicine alla sua vita a mordersi l'indice della mano sinistra così da sopprimere, con pessimi risultati, altri gemiti d'apprezzamento che ormai non smetteva più di elargire a quel piccolo ma capace amante. Era sicura che da quel momento in poi la sua bocca non sarebbe stata in grado di emettere altro quando Arky la stupì con quella domanda alquanto personale e staccata dall'atmosfera che si stava generando. Voleva davvero sapere in quel momento ogni cosa? E lei era davvero tenuta a rispondergli? Era abbastanza curioso che avrebbe messo abbastanza impegno in ciò che stava facendo se lei gli avesse dato come premio quel tipo di informazioni?
    S-sei curioso Arky? Potrei raccontarti molto cose ma... aaahnn... non mi sento molto in vena ora...
    Il tono che aveva usato non metteva la parola fine a quel loro discorso e in più invitava il giovane Arky ad impegnarsi maggiormente se avesse voluto giungere a quel punto del loro incontro dove lei le raccontava qualcosa di più riguardo la sua altra vita. Di sicuro iniziava a sentirsi abbastanza sicuro di se e arrogante da poter iniziare a pensare di prendere il controllo del loro improvviso inizio di rapporto e fare commenti piccanti riguardanti il suo corpetto e la sua indubbia capacità di spingere lei stessa a toglierselo. Ormai avrebbe potuto vedere la cresta sollevata di quel galletto da chilometri di distanza ma non poteva ignorare il fatto che desiderasse ardentemente che quelle mani avessero iniziato un giro più ampio del suo corpo scegliendo come meta zone ancora più sensibili ed erogene e, di nuovo, Arky non la fece aspettare.
    Il suo corpo agì in sincrono con quello del ragazzo ed Edwyn si mosse per mettersi più comoda e facilitare quella salita a cavalcioni di Arky verso i suoi fianchi per prima e dritto ai suoi seni per ultima. In quella posizione sembrava quasi lui la ragazza della coppia e a qualche sguardo malato sarebbe potuto sembrare che fosse lei al comando dei due ma non c'era nulla di più sbagliato soprattutto quando il ragazzo poté godersi ad una distanza così ravvicinata, il viso arrossato di Edwyn che si piegò in una smorfia di stupore e piacere quando quelle manine smisero di accontentarsi dei suoi fianchi pieni e passarono al piatto forte senza la minima gentilezza, spinte da un'irrefrenabile voglia di affondare le loro dita in quelle carni morbide e ancora parzialmente coperte dal corpetto stretto e scollato. La voce le morì in gola per un breve istante ma quando iniziò a riprendersi da quel primo contatto aprì leggermente gli occhi socchiusi, espirando un gemito soddisfatto.
    Tu... piccolo...!
    Voleva rispondergli a tono, voleva dirgli di tenere quella boccuccia chiusa e non prendersi tanta confidenza con lei, voleva dirne tante a quel galletto ma le parole gli morirono in bocca, accoltellate e brutalizzate per poi essere gettate in una fossa comune di tentativi di tornare al comando, quando Arky si avventò sulla sua bocca, stimolando il maschio originale a serrare entrambe le mani, come spinte da uno spasmo involontario, su entrambi i suoi glutei morbidi e ben poco mascolini. Strinse, strinse forte, così forte che Arky avrebbe potuto iniziare a dubitare di avere a che fare solamente con una signorina. Era una presa salda, una presa autoritaria, una presa che non prevedeva una fuga, una presa che esigeva ancora più labbra e ancora più lingua e se le stava prendendo entrambe godendo e gemendo nella gola di Arky tutta la sua approvazione riguardo quella serata. Per un attimo dimenticò l'audacia di quel giovine ma ci pensò lui a ricordargliela quando percepì una delle sue mani lasciar andare un seno per ripartire in un'esplorazione molto più ambiziosa, giungendo alla meta più rapidamente di quanto si aspettasse. Era protetta da quel pantalone di pelle e da un semplice intimo femminile ma non sarebbe stato difficile, neanche ad un tocco poco esperto, rendersi conto che sotto quegli indumenti la quantità di liquidi vaginali poteva essere facilmente definita "esagerata".
    Edwyn mugugnò nella sua bocca e il suo bacino iniziò a compiere dolci e lenti movimenti verso le dita di Arky prima che la destra della Cacciatrice risalisse la schiena del piccoletto fino a giungere alla sua chioma rosata. L'afferrò con ben poca grazia, tirandogli la testa all'indietro così da dividerli. Aveva il fiatone, aveva le guance totalmente rosse e gli occhi facevano fatica a rimanere totalmente aperti come il suo cervello faceva fatica a rimanere lucido.
    Baciami tra le cosce come hai fatto ora e sarò tua per tutta la notte.
    Era un ordine, una preghiera, la massima espressione del desiderio di quella donna, il totale permesso per Arky di fare ciò che voleva, poteva scendere, poteva toglierle gli stivali o anche solo calarle quel pantaloni di pelle e strapparle via le mutandine. Poteva farlo come voleva ma quel viso distrutto dall'impazienza, dal calore e dal piacere ora voleva solo quel bel faccino stretto e affondato tra le sue cosce.

     
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    Visto il suo lavoro, Edwyn doveva essere per forza una buona osservatrice e in quanto tale non avrebbe potuto non notare il cambiamento intercorso nel draghetto da quando lo aveva incontrato ad adesso; non era semplicemente un ragazzino con gli ormoni a mille e la mente ottenebrata dall'alcool, tutt'altro: gli occhi azzurri che la fissavano e la sfidavano erano quelli famelici di un predatore che ha finalmente trovato il suo pasto, di una belva che ha trovato la sua troppo a lungo agognata preda. Il fuoco che illuminava quegli occhi non aveva nulla a che fare con il civile desiderio umano, con la bestialità addomesticata che gli è propria, spesso ritualistica anche quando sfrenata: no, in quegli occhi risplendeva la fame del lupo, l'eccitazione della tigre, ma non dell'uomo. Si concesse un sorrisetto soddisfatto, appena una lieve curvatura delle labbra un po' troppo piene per essere virili, quando la sentì gemere sorpresa, forse un po' indignata non tanto dal suo gesto quanto di averla colta di sorpresa grazie a quella sua stretta piena, famelica e violenta al suo seno deliziosamente generoso.
    La giovane avrebbe potuto percepire chiaramente come quelle manine impudenti serrarono ancora di più la presa durante il suo gemito al solo scopo di prolungarlo o, quanto meno, di strappare una nota appena più acuta, prima che il piccino si fiondasse sulle sue labbra per baciarla al colmo del desiderio. Eppure, di nuovo, in lui non c'era l'impazienza del ragazzetto stordito dal piacere e da un'erezione troppo turgida, né l'esitazione dell'inesperto: vi era tutta la compiacenza, il calcolo del ragno che tesse la sua tela e l'assalto violento del leone; entrambe queste caratteristiche, questa animalesca furbizia e questa possente ma ben diretta violenza si agitavano in quel piccino, mentre la fame che riluceva nelle sue iridi mostrava la compagnia di una fierezza, di un orgoglio che non era quello del ceto o del rango, ma quello del sangue. Se c'era un canto che stava attraversando il suo corpo, delle note che vibravano nella sua carne, nelle sue ossa... era un canto di lode, di trionfo.
    Benché, infatti, fosse in quel momento più umano e piccolo che mai (Come non poter notare, adesso che era a carponi sopra di lei, quanto fosse più alta, grande e forte di lui?), si sentiva più drago che in tutta la sua vita: aveva conquistato la sua femmina, aveva vinto un corteggiamento che lo vedeva in svantaggio... e adesso doveva prendersi ciò che gli spettava. Neanche Morgana gli aveva dato simili sensazioni, anche perché era stata lei a sedurre lui in un momento in cui era davvero un "cucciolo d'uomo", smarrito come qualsivoglia bambino di fronte all'orrore svelato del mondo. In quel momento, invece, sentiva dentro di sé la forza e la fierezza dei draghi, il loro coraggio e la loro ancestrale, concreta saggezza.
    Così, nel sentirsi afferrare e strizzare i glutei fin troppo femminei dalle mani inaspettatamente forti della donna non se ne ebbe al male: la preda "scalciava" sempre quand'era stretta tra le fauci del predatore. Anzi, vedere come la donna avesse velocemente perso il controllo lo fece sorridere nell'animo, prima di sentirsi tirare per i capelli e abbandonare, a malincuore, le labbra di Edwyn: per un attimo ebbe paura che la giovane lo stesse rifiutando ma la vista delle sue gote arrossate, del suo respiro affannato e del suo sguardo liquido lo rassicurarono. Stava per fare qualche commento sarcastico ma la giovane lo precedette facendogli una proposta che lo spiazzò e, per un attimo, fece rialzare la testa a quella sensibilità tutta umana per le convenienze e le apparenze: erano in un luogo in cui lui non poteva stare, aveva rubato due drink e... adesso gli chiedeva di mettersi a fare atti osceni in luogo pubblico?!
    Forse era troppo... per Arky il cucciolo d'uomo, forse, ma per Arkholfus il drago no. Che guardassero pure, magari avrebbero imparato qualcosa su come si fa godere una donna! Sorrisi e quel ghigno, forse, era più vicino a quello di un demonietto soddisfatto che a quello di un drago fiero ma, fatto sta, che senza dire una parola, con grazia e lentezza studiate, scese dalle sue gambe, inginocchiandosi tra queste ultime. Come fare per accontentarla? La lingua piccola ma bollente del piccino avrebbe dato una lieve, piccola leccatina al pube della donna coperto da intimo e pantaloni, al solo scopo di farle percepire il lieve tepore che poteva trasparire dalla pelle, mentre concentrandosi cercava di far apparire dei piccoli ma utilissimi artigli nelle dita della mano destra.
    La maledizione, infatti, non riusciva a evitare tali piccole regressioni di pochi istanti e, in un attimo, lì dove prima i pantaloni celavano adesso c'era uno squarcio che metteva ben in mostra l'intimo della Cacciatrice. Subito l'aria carica pesante e carica di odori del locale si riempì, almeno per le narici del draghetto, del profumo intenso e quasi selvatico dell'eccitazione di Edwyn.
    Attenta, Cacciatrice, potresti pentirti di una simile proposta...
    Un'ultima, bollente provocazione e fissando i suoi occhi su quelli della donna in modo da non perdersi una sola della sue reazioni, scostò con le dita le mutandine e diede un lenta, bollente leccata a quel fiore già rorido. Ark socchiuse gli occhi di piacere nel sentire quel sapore intenso, gradevolissimo, che non aveva avuto modo di assaggiare da parecchio tempo, anche perché Morgana aveva quel piccolo "problema", se così si voleva definirlo. Non perse tempo e affondò quasi irruentemente la sua lingua tra le carni fradice di umori della Cacciatrice, mentre le sue piccole dita si prendevano cura di titillare il clitoride ancora nascosto. La folla tumultante che li circondava non esisteva più: c'era soltanto Edwyn, la sua fica eccitata e la sua lingua che si muoveva frenetica dentro di essa. Sperò che nessuno li disturbasse perché, in quel caso, avrebbe dovuto affrontare la furia di un vero drago.
     
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    Era affascinante come, per quanto Arky la stuzzicasse, il suo senso da Cacciatrice non ne venisse influenzato al cento per cento, lasciandole un pizzico di lucidità per continuare a studiare quella piccola creatura con cui ormai era destinata a passare una notte di fuoco. Quasi una battuta se avesse conosciuto la sua "vera" identità di drago ma l'ignoranza le impedì di ridere. Arky iniziava a comportarsi come un vero predatore ma invece di essere spinto dalla semplice fame, in lui brillava qualcosa di ben più interessante. Una manciata di grazia guerriera, un pizzico di orgoglio di chissà quale creatura e soprattutto ogni gesto doveva far capire ad Edwyn che non era lei a decidere se fosse sua o meno. Aveva già scelto lui per lei. Era piccolo ma ogni gesto le faceva provare la stessa sensazione di una preda senza via di fuga come se le sue dimensioni fossero almeno il doppio di quelle della Cacciatrice. La teneva stretta ma allo stesso tempo non lo stava facendo eppure, indipendentemente dalle piacevoli sensazioni che stava provando, non sentiva il bisogno o la possibilità di andarsene e lasciarlo lì. C'era qualcosa che lo impediva, come una voce nella sua testa che le consigliava di rimanere lì, per il suo bene. Chi era quel nanerottolo?
    Nonostante tutto quella richiesta lo fece rinsavire per un breve istante, come se avesse messo fuori la testa dal pozzo in cui si era appena infilato ponendo chissà quali domande: era troppo pericoloso in un luogo pubblico? Qualcuno poteva vederli e avrebbe avuto problemi con la scuola? Doveva aver trovato risposte a quei quesiti (o forse li aveva scartati senza pietà) molto velocemente perché il giovane e impacciato Arky venne, di nuovo, prontamente sostituito con quello che l'aveva tenuta sotto scacco fino a quel momento. Si morse il labbro inferiore in risposta a quel sorriso soddisfatto, il sorriso di qualcuno che non solo non aveva nessun problema a soddisfare una richiesta simile ma che, molto probabilmente, l'avrebbe soddisfatta così bene da rischiare di farle alzare troppo la voce e farli scoprire.
    Allentò la presa sul suo didietro, seguendo la linea di quel corpicino con le mani fino alle spalle mentre Arky non trovava nessuna resistenza nel suo tragitto fino alla meta. Anzi, Edwyn si preoccupò di divaricare le gambe quel tanto che bastava per facilitargli il lavoro, tenendo gli stivali ancorati al bordo del tavolino dietro di lui. Di certo una posizione oscena e umiliante per il vero fiero Cacciatore che c'era dietro ma non poteva più farne a meno sia di lui, sia di scoprire quale segreto celasse.
    Mugolò teneramente nel percepire la piccola e umida lingua calda incontrare il suo pube ancora "vestito" ma quella blanda difesa non bastò a cancellare quel piacevole calore che di lì a breve avrebbe scaldato le sue interiora. I suoi occhi lo ammiravano interessati e supplichevoli di darle ciò di cui aveva bisogno ma soprattutto speravano in un qualche suo passo falso che non tardò ad arrivare. Lo sguardo appesantito dal piacere ebbe un guizzo nell'ammirare quei piccoli artigli ricurvi simili a quelli di un... rettile? Uccello? Arky non aveva dato sfoggio di nessuna piuma ma indubbiamente non aveva problemi ad emanare un calore superiore a quello di una donna eccitata e in più sembrava possedere anche degli artigli. Che fosse un...? La sua supposizione venne prontamente frenata da un profondo sospiro nel vedere e sentire la punta acuminata non solo aprire delicatamente la pelle del suo pantalone (che lui poi avrebbe dovuto ripagare alla fine) ma anche scivolare delicatamente sulla pelle sensibile delle sue labbra donandole una sensazione bizzarra, da farle venire i brividi.
    Me lo hanno detto così tante volte che non ha più senso per me...
    Biascicò con il respiro pesante e il corpo scosso da piccoli spasmi dovuti all'aria fredda che improvvisamente la pizzicò tra le gambe, freddo a cui Arky pensò immediatamente, portandola a stringere i denti e poi mordersi la lingua quando quella del suo piccolo partner non si fece pregare regalandole un'appassionata lappata per tutta la sua superficie lasciandole addosso un calore innaturale. Strizzò i denti, irrigidendo le gambe prima di rilassarsi da quel primo e improvviso assalto. Avrebbe voluto dire qualcosa aspettandosi un approccio più delicato e graduale ma il suo piccolo tentativo di interagire un'ultima volta prima che si saltassero addosso andò irrimediabilmente in fumo quando Arky si avventò letteralmente tra le sue cosce come se farlo o non farlo avrebbe potuto decidere il continuo o meno della sua vita. Spalancò la bocca nello stupore, inspirando abbastanza aria da gonfiare i polmoni fino al loro limite per poi rigettarla a tratti, scossa da forti e continue scariche di piacere dovute non solo a quella lingua scatenata ma anche alla cura che aveva avuto Arky a dare attenzioni anche al suo clitoride turgido e solitario. Non ci volle molto prima che le orecchie del piccoletto iniziassero a riempirsi di gemiti stirati, preghiere biascicate di continuare, di non fermarsi e i suoi capelli venissero invasi dalle mani di Edwyn che senza nessuna pressione o violenza lo avrebbe iniziato a carezzare, giocherellando inconsciamente con alcune ciocche di capelli in un vano tentativo di scaricare all'esterno tutta la lussuria elettricità che le scorreva in corpo.

     
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    Fu bello sentirla rabbrividire per le sue delicate carezza, percepire il suo respiro interrompersi, essere trattenuto e poi, di colpo, diventare veloce, ansante, attraversato da una deliziosa nota d'impazienza. Era proprio quella nota che voleva sentire, era proprio quel fremito che voleva vedere con i suoi occhi, sentire con le sue labbra: i mugugni, gli ansimi, i respiri affannosi... qualunque donna può fingere tali, piccole delizie del talamo, fanno parte delle piccole, ma sempre utili furbizie di cui la femminilità è stata dotata, ma quel fremito... no, quel fremito no. Era legato a qualcosa di profondo, di primitivo e di primigenio su cui loro non avevano controllo. Ma lui sì e, dannazione, quanto gli era mancata questa sensazione! La sensazione di stringere, finalmente, dopo troppo, troppo tempo le redini della situazione! Se Edwyn avesse avuto la forza di abbassare lo sguardo sul faccino del suo amante e di guardarlo negli occhi, avrebbe visto risplendere in essi una luce non birichina o divertita, come quella che ci si potrebbe aspettare di veder brillare negli occhi di un ragazzetto fortunato ma una luce di ferina maestà, di famelico orgoglio.
    Fu per questo che si tuffò tra le carni della sua femminilità con la stessa foga di un assetato che immerge il capo in uno specchio d'acqua puro, leccando quel clitoride come se volesse staccarglielo, prima di affondare la lingua in quel caldo, morbido e deliziosamente rorido antro, dimenandola come se fosse fuori da ogni suo controllo eppure sempre attento a scoprire in quali punti, in quali lembi di carne umida ed eccitata fosse più recettiva, più sensibile. Fu allora che lo sentì.
    Era un pulsare sordo, ritmico, che di secondo in secondo, da sommesso che era, divenne sempre più intenso, sempre più rombante, fino a coprire ogni altro suono, fino a investirlo e a trasmettersi a lui, finché anche il suo corpo non risuonò allo stesso modo di quello di Edwyn: cos'era? Arky chiuse gli occhi e, mentre la sua lingua continuava stimolare la femminilità della Cacciatrice, mentre le sue piccole ma morbide labbra baciavano quelle più perverse della donna, comprese: erano i battiti del suo cuore, dei loro cuori! Sentiva, infatti, lo scorrere del sangue sotto, tra le sue carni e se ne stupì, perché quel suono aveva un che di ammaliante, di ferino che lo attraeva, che lo chiamava. Non gli era mai accaduto prima di allora ma... dopotutto, quando mai aveva avuto a che fare con una Cacciatrice? Chissà, forse le belve come lui erano destinate a incontrare le donne come lei, a provare un'unione forse anche più intensa di quella della mera carne e, forse, il sangue della giovane poteva essere il ponte verso qualcosa di nuovo... o antico, a seconda dei punti di vista.
    Tale nuova, inaspettata consapevolezza lo incitò a darsi di fare, a dare alla giovane il piacere che le era necessario per lasciarsi andare completamente alle sue mani, alla sua volontà: si sforzò di concentrare, dunque, la sua energia per forzare ancora la sua maledizione e riportare la sua lingua a quasi alle sue antiche glorie: la lingua, dunque, da che era piccola, rosea e corta, divenne lunga, molto più lunga di un membro normale e semplicemente rovente, mentre acquisiva anche una forma più appuntita, ferina quasi. Affondò in lei con impeto, fino a bussare alla cervice, mentre le sue piccole manine dalle dita artigliate si aggrappavano con forza alle gambe di Edwyn, forse bucandole i pantaloni e pizzicandole la pelle. La luce ferina che prima brillava nei suoi occhi adesso li infuocava e pretendeva da ella un tributo, un tributo di piacere.
     
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    In fondo nessuno sarebbe mai venuto a sapere della sua bizzarra notte al femminile quindi era veramente necessario attaccarsi al suo orgoglio maschile da Cacciatore quando di virile in lui era rimasto ben poco? Quella strana esperienza iniziava a rivelarsi non solo piacevole ma anche interessante da un punto di vista prettamente conoscitivo. Era sempre stato con donne ma non era mai stato una di loro quindi ogni piccolo pizzicore, spasmo, scintilla di piacere risuonavano nel suo cervello come qualcosa di puramente nuovo e improvviso. Non voleva togliere meriti al suo piccolo e focoso amante ma iniziava a comprendere che le sue evidenti reazioni erano dettate in parte dalla sua stessa ignoranza. Quel piccoletto, poi, stava indubbiamente facendo un ottimo lavoro nel mettere in luce tutte quelle zone capaci di inviare al centro del suo sistema nervoso informazioni così intense da mandarlo per brevi attimi in corto circuito. Percepire il piacere da un corpo femminile si stava rivelando qualcosa a cui rischiava di diventare dipendente soprattutto se quello stesso corpo veniva stimolato con tale passione.
    Secondo dopo secondo percepiva le sue forze lasciare quelle delicate membra costringendola quindi a trovare posizioni più comode per non crollare come un castello di carte di fronte ad una quasi patetica debolezza muscolare. Il collo con sempre più frequenza iniziò a decidere di non voler sorreggere il suo capo, facendolo quindi adagiare sullo schienale del divanetto, portando Edwyn a fissare con intensità il soffitto, un punto vuoto in esso dove le sembrò di vedere un'immagine mentale del visetto di Arky tra le sue cosce impegnato a leccare e torturare la sua temporanea intimità femminile come un vero e proprio animale. Lo stava forse caricando mettendo in mostra i risultati del suo "servizio"? In fondo era un giovinetto, non c'era da stupirsi che traesse forza dalla soddisfazione di star facendo gemere e godere una donna apparentemente irraggiungibile per uno come lui quindi perchè privarlo di tale piacere? Perchè invece non dargliene ancora di più così da spronarlo a risvegliare sempre di più quella parte dominante che sembrava non vedere l'ora di ammirare nuovamente la luce del sole? Con gli sguardo puntato sul soffitto, Edwyn spalancò la bocca e se fino a quel momento si era limitata a strozzare i suoi gemiti rendendoli qualcosa di quasi "carino", ora decise che quel filtro, quel freno, non era più necessario, dando quindi sfogo a tutta la lussuria che si stava consumando in quel piccolo angolo privato di quella discoteca, sotto forma di sensuali ed erotici versi, talvolta più acuti, talvolta più bassi e lunghi. Lamenti e mugugni dal profondo tocco femminile, i suoni perfetti per stimolare non solo il suo orgoglio ma anche qualcosa di più profondo e feroce e forse anche qualcosa giacente tra le sue coscette femminee. Aprì ulteriormente le gambe senza però privarlo del calore dell'interno delle sue cosce ai lati della testolina e i polpastrelli premettero sulla cute sotto i capelli con la delicata forza e la potenza di una donna vicina al suo limite che non ha intenzione di vedere il suo uomo sollevare la testa prima di aver portato a termine l'opera. Le sue gambe vibravano di piacere ed era solo grazie all'aggancio dei tacchi degli stivali se si mantenevano in posizione senza crollare. Respirava affannosamente e il suo petto si gonfiava ritmicamente mentre il suo cuore iniziò a pompare il suo sangue a velocità folle innescando il naturale processo di libido di un Cacciatore. Il sangue cremisi striati da filamenti d'argento iniziò a ribollire senza che Edwyn potesse controllarne gli effetti (o forse non aveva nessun interesse nel farlo) e non fu strano che anche Arky iniziasse a subirne le conseguenze mentre esso si allineava al sangue della sua parte più bestiale. Il sangue del Cacciatore stava risuonando come una potente campana per richiamare un drago ormai dormiente ma Edwyn stessa non era consapevole di ciò e forse neanche Arky riusciva a comprenderne bene il meccanismo ma non era quello il loro problema in quel momento.
    La furia passionale, l'orgogliosa lussuria del ragazzo iniziò a dare i suoi frutti quando la schiena di Edwyn si inarcò e quella pressione, prima portata coi polpastrelli e ora con tutte le dita, si intensificò per impedire al giovane di allontanarsi e quindi godere appieno del finale del primo atto della loro unione. Per Edmond fu qualcosa di totalmente nuovo, un tipo di orgasmo che per ovvie ragioni non aveva mai provato prima. Una vera e propria incontrollabile esplosione che se nell'uomo aveva uno sbocco, nella donna sembrava diramarsi come un cancro impazzito in tutto il corpo, dilaniandolo e distruggendolo fino alla punta di ogni dito, fino al centro del suo cervello, fin nel profondo del suo cuore e fino all'unica uscita che aveva a disposizione e se per tutta la durata di quella stimolazione Arky aveva potuto infradiciarsi con quella colata continua di umori ora avrebbe potuto dissetarsi da una vera e propria fontana di essi.
    Non riuscì ad urlare ma quello fu il più forte grido muto che avesse mai lanciato mentre il reale ruggito veniva strozzato nella sua gola e il corpo veniva colpito da spasmi continui che l'avrebbero fatto apparire come sotto gli effetti di un maleficio di tortura. Spalancò la bocca, poi la chiuse mordendosi le labbra mentre gli occhi piantati sul soffitto si rivoltavano per qualche secondo. Quell'imponente sensazione durò per un attimo, andando lentamente a scemare e quando gli/le sembrò tutto finito, Edwyn si accasciò finalmente su quel divanetto, perdendo l'aggancio dei tacchi facendo quindi crollare a terra anche le gambe sode e muscolose. La testa giaceva inclinata sul lato destro e sentiva la stessa stanchezza addosso di un corridore una volta superata la meta. Le sue labbra provarono a disporsi così da permetterle di emettere qualche suono ma qualunque cosa volesse dire morì nei sospiri di fine orgasmo. Non c'erano più dubbi che per quella notte, Edwyn, sarebbe stata la donna di quel piccolo "drago".

     
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    Le dita di Edwyn gli artigliavano la nuca, stringendo come se volessero bucargli il cranio o semplicemente impedirgli di allontanare di un solo millimetro le sue labbra da quella femminilità bollente, mentre fiumi di umori gli scorrevano in bocca e ai lati del viso, rendendogli lucide le gote come se avesse pianto. Arky era letteralmente in estasi e benché non una sola stilla del piacere che donava gli stava venendo restituita (Dopotutto la bella Cacciatrice non avrebbe potuto neanche volendo), si sentiva travolto da un'ebrezza, da un godimento mille volte più grande di quello che avrebbe potuto ottenere se la giovane gli stesse ricambiando il favore: la sentiva completamente in suo potere, sospesa sull'abisso dell'orgasmo e terribilmente desiderosa di sprofondarvi e l'unico che poteva darle quella spinta, l'unico che poteva finalmente darle la pace che tanto desiderava, era lui. Una simile sensazione di potere, soprattutto dopo tutte le umiliazioni che aveva subito, era meglio di tutto il sesso del mondo.
    Più, però, la sua lingua mutata e decisamente più lunga del normale si dimenava in quella fica fradicia di umori, più Edwyn diventava rumorosa, brusca e deliziosamente persa nel piacere: purtroppo aveva smesso di cercare di guardarla perché i suoi seni prosperosi gli impedivano di osservarle il volto, ma non aveva bisogno di vederla per sapere che lo desiderava sempre di più, che desiderava terribilmente l'orgasmo che le avrebbe presto donato la sua lingua, glielo dicevano i suoi gemiti ormai non più trattenuti dal pudore, così acuti da sovrastare anche la musica assordante del locale, i fremiti sempre più spasmodici che attraversavano i suoi muscoli, il modo in cui serrava le cosce sode sul suo volto. In più, il sangue della Cacciatrice stava letteralmente vibrando, risuonando di un canto che rendeva anche lui più affamato, più rude, più brusco: non ne capiva il motivo, ma era ovvio che ciò fosse legato alla natura sovrumana della donna che stava dilettando. Un canto che sembrava star risvegliando qualcosa nel suo corpo, anche se in maniera parziale: come fare per trasmettere quella melodia anche il suo corpo? Forse aveva trovato una soluzione, ma prima doveva pensare alla bella combattente. Fortunatamente non ci volle ancora molto e il corpo di lei si tese come un arco che aveva incoccato la freccia dell'orgasmo ed era pronta a lanciarla dritta nella sua bocca: Arky socchiuse gli occhi e lasciò che quel fiume di umori dolci e bollenti gli riempisse la bocca, gli scendesse giù per la gola e gli scorresse in sottili rivoli fin al mento. Lasciò che quella cascata di piacere si esaurisse e quando Edwyn si sciolse, poggiando la schiena contro lo schienale del divanetto, il draghetto diede un'ultima, intensa leccata a quel sesso ancora stillante umori con il piatto della lingua, prima di rialzarsi e salirle letteralmente in braccio, baciandola con furia, eccitato di farle sentire il sapore dei suoi umori, mentre si strusciava in maniera fin troppo osceno contro quel corpo deliziosamente rorido.
    Sei dolce, Cacciatrice... così tanto che mi fai venire voglia di morderti!
    Miagolò guardandola con gli occhi luccicanti di desiderio e le gote rosse, prima di morderle il labbro inferiore abbastanza forte per rubarle una stilla di sangue che succhiò via quasi con fame, stupendosi come assieme al suo sapore metallico si diffondesse nella sua bocca un'intensa sensazione di calore, come se il suo corpicino si stesse preparando a forte stravolgimento. Ovviamente non potevano più stare lì, erano stati ignorati o incredibilmente non visti per troppo tempo: serviva un luogo appartato e forse aveva un'idea carina per rendere tutta quella situazione ancora più interessante per la Cacciatrice, dopotutto una donna matura e bella come lei doveva essere abituata a situazioni fantasiose e intriganti e lui non voleva essere da meno.
    Voglio farti una sorpresa: aspetta qui qualche minuto, poi seguimi nel privé.
    Le chiese, con uno sguardo che era di supplica e di comando assieme, perfettamente adatto al faccino imberbe che aveva in quel momento: un'espressione adattissima per un ragazzino eccitato che aveva in mente chissà quale trovata e sperava e pretendeva che la donna adulta ed esperta lo seguisse in quel piccolo, perverso gioco. Ma Edwyn sapeva che lui non era un ragazzino come gli altri e, se lo avesse lasciato andare, lo avrebbe visto sparire oltre la folla, in un angolo del locale riservato a dei piccoli salottini. Lì avrebbe visto la porta del primo dei salottini lievemente socchiusa e una volta aperta, avrebbe visto una stanza totalmente immersa nell'oscurità, tranne per la luce che entrava dal corridoi e che mostrava un ampio divanetto, i vestiti (Slip compresi) del draghetto dispersi alla rinfusa per terra e, unico indizio, la cravatta che prima gli ornava il colletto della camicia era poggiata sul tavolino, il nodo sfatto, una sorta di lungo nastro colorato.
    Di Arky nemmeno l'ombra, probabilmente era nascosto dietro la porta o dietro il divanetto, in ogni caso era chiaro cosa stava chiedendo a Edwyn: coprirsi gli occhi con la sua cravatta! Che razza di idea aveva quel piccino e, soprattutto, che effetti aveva avuto sul suo corpicino maledetto il sangue di una cacciatrice? A Edwyn al possibilità di scoprirlo.
     
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    Era quindi quello un orgasmo femminile? Era stato il suo primo ma già sentiva, nel profondo, un deviato e perverso desiderio di volerne molti altri. Il suo corpo non dava segni di risposta se non quelli dei timidi spasmi dei suoi muscoli, talvolta alle gambe e talvolta alle braccia e nessuno dei suoi orgasmi maschili era mai riuscito a ridurlo in quello stato al primo semplice traguardo della nottata. Si sentiva così... soddisfatto ma allo stesso tempo non pienamente appagato e nonostante le sue membra trovassero pesante anche il minimo movimento non percepiva la stanchezza della fine ma un'energica scintilla che aspettava solamente che qualcuno la alimentasse per tornare a brillare nuovamente e quel piccolo e seducente gesto fu più che sufficiente. La Cacciatrice si abbandonò ad un nuovo tenero e sensuale mugolìo quando la lingua lunga e rettile di Arky le donò quell'ultima piena leccata lungo la superficie della sua intimità sensibile e provata e le gambe tentarono di chiudersi in un riflesso incondizionato venendo prontamente interrotte dall'invasione del suo piccolo e focoso amante che le tornò nuovamente in braccio.
    A-Arky... io...
    Voglio che mi sfondi col tuo cazzo tutta la notte. Sarebbe dovuto uscire questo dalle sue stanche labbra ma il suo amorevole Arky si preoccupò di ingurgitare quelle parole dentro di lui piantandole un altro passionale bacio dello stesso sapore dei suoi fluidi a cui non poté (e non voleva) in alcun modo opporsi, schiudendo la bocca così che lui potesse divorarla come più preferiva. Chiuse gli occhi, baciandolo tutto il tempo necessario, assaporando con lo stesso bisogno di un uomo in cerca d'acqua nel deserto la morbidezza delle sue labbra e il calore rovente di quella lingua non più umana. In cosa si stava trasformando, ma soprattutto, il suo sangue stava stimolando quel cambiamento? Arky doveva essere giunto a qualche tipo di conclusione prima di lei perchè quando la loro peccaminosa unione ebbe fine e il petto della Cacciatrice iniziò a gonfiarsi e sgonfiarsi ripetutamente in cerca d'aria, il giovine non perse tempo a lasciarle un piccolo segno del suo passaggio, mordendo energicamente il suo labbro inferiore, strappandole un gemito acuto che si trasformò molto rapidamente un sospiro dolente mentre lui la ripuliva dalle piccole gocce di sangue, ingerendole. Era davvero una buona idea che lo facesse? In uno stato di lucidità avrebbe avuto da ridire ma quella goccia poteva renderlo un vero animale per la durata del loro incontro allora poteva averne quanto ne desiderava.
    Posò le mani sul divanetto, cercando di tirarsi su con una certa fatica ritrovandosi faccia a faccia con quell'espressione supplichevole e autoritaria nello stesso momento, difficile da descrivere ma facile da assecondare.
    Sarò da te fra qualche minuto, allora.
    Annuì Edwyn. Era solo un ragazzino ma ormai aveva acceso così tanto la sua libidine da non poterne più sfuggire, sia lei da lui che lui da lei, quindi la donna si limitò a seguire con lo sguardo languido quel suo succoso sederino allontanarsi e sparire dentro una delle stanze private.
    La Cacciatrice a quel punto prese un lungo respiro, tirandosi su con le braccia quanto bastava per recuperare una dignitosa posizione seduta, chiudendo le gambe così da evitare sguardi indiscreti. Ad un occhio poco attento sarebbe apparsa con ancora addosso tutti i vestiti ma non sarebbe stato difficile notare con un po' di impegno il corpetto e la parte superiore del vestiario leggermente sfatti insieme a rigoli di umori cristallini tra le cosce, lungo i pantaloni aderenti a causa del taglio causato dal suo amante. Si fidò del caos del locale e delle sue luci accecanti e quando convenne di non avere gli occhi di nessuno addosso, si alzò in piedi, muovendosi con passo sinuoso verso la sua meta: una piccola stanza privata dalla porta socchiusa. Sussurrò il nome del ragazzo poco prima di poggiare la mano sulla maniglia ma quando la porta si aprì da sola, senza sforzo, comprese molto rapidamente di essere sola al suo interno. Lasciò che un fascio di luce dall'esterno colpisse la cravatta posata sul tavolino e quando ebbe memorizzato la sua posizione e l'arredamento, decise di chiudere la porta, abbandonandosi al buio.
    Arky... dove sei?
    Il suo tono giocoso lasciava intendere che la Cacciatrice fosse consapevole della presenza di qualcun'altro ma che non si stava impegnando minimamente per percepirlo così da non rovinare la sorpresa. Fidandosi quindi della sua memoria, Edwyn si avvicinò al tavolino, afferrando la cravatta per poi portarsela sugli occhi passando dall'oscurità della stanza a quella della cecità.
    Così giovane e già con queste tendenze... spero di non starti portando sulla cattiva strada, caramellina.
    Si chiese se in qualunque stato fosse, Arky potesse vedere al buio perchè quando ebbe terminato di annodare la cravatta al suo posto, le mani di Edwyn si spostarono prima sulle sue spalle, che la Cacciatrice scoprì con un semplice gesto, e subito dopo dietro la schiena, cercando al tatto i lacci del corpetto, snodandoli con inumana abilità uno dopo l'altro finché il tanto agognato premio del giovane non venne alla "luce". Il corpetto cadde a terra e la donna coprì il suo prorompente seno con un braccio, per quanto possibile mentre l'altra mano si posava su una sua natica, carezzandola con gesti circolari.
    Ora, ovunque tu sia, vieni a prendere il tuo premio.
    Concluse, con il tono sensuale di una donna che non voleva rimanere sola neanche un secondo di più.

     
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    Non se ne accorse subito, ma il sangue della Cacciatrice stava davvero stravolgendo il suo corpo, oltre a renderlo sempre più eccitato e caldo. Aprendo, infatti, la stanzetta che aveva scelto come teatro di quella folle nottata, notò come la sua manina fosse completamente ricoperta di scaglie nere e, mentre si stava svestendo, il cambiamento si fece sempre più grande ed evidente al punto che, una volta completamente nudo, poteva dire di essere diventato pressoché irriconoscibile se non per i lineamenti del volto e la sua statura, rimasti praticamente invariati.
    Attese, dunque, l'arrivo della donna rievocando lo sguardo perso che gli aveva rivolto subito dopo il suo orgasmo, il modo in cui aveva balbettato incapace persino di tradurre i suoi desideri in parole, il fremito che attraversava il suo corpo e sentì aprirsi dentro di lui la stessa fame di quand'era drago, lo stesso impeto, la stessa ferale impazienza. Non era semplice eccitazione, non era soltanto la sfrenatezza di un ragazzino in balia dei suoi ormoni, era il desiderio di un vero drago che riprendeva, dopo troppo tempo, ad ardere dentro di lui, che gli ruggiva tra le carni. Fortunatamente, quando la bramosia raggiunse il suo acme, Edwyn arrivò e si mostrò piacevolmente sorpresa dal suo gioco, chiudendosi la porta alle sue spalle e raggiungendo il tavolino con la cravatta col solo ausilio della memoria: alla sua domanda giocosa, il draghetto si limitò a ridacchiare e a osservarla con i suoi nuovi occhi, perfettamente in grado di fendere le tenebre di quella stanza.
    Forse dovresti essere tu a temere di essere portata sulla cattiva strada, Cacciatrice...
    Sussurrò con una vocina che, alle orecchie sensibili di Edwyn, sarebbe sì sembrata quella del draghetto ma, allo stesso tempo, innegabilmente diversa, quasi distorta, come se le fosse stato dato una nota più profonda e roca, quasi ferale.
    In ogni caso, Arky si gustò l'immagine della giovane che si copriva gli occhi con la cravatta e, inaspettatamente, si denudava il busto, liberando quei magnifici seni che aveva avuto modo di osservare all'incirca un'eternità prima, quando ancora si sentiva il ragazzino timido e inadatto che non era. Se Edwyn non si fosse bendata gli occhi avrebbe di certo visto, oltre al bagliore ambrato dei suoi occhi da rettile, il lieve scintillio delle sue zanne, snudate da un famelico sorriso.
    Ti ringrazio, Edwyn: è un bellissimo premio...
    Rispose, avvicinandosi a lei e posandole le mani suoi fiqnchi, facendole sentire che le manine non soltanto erano ricoperte di lisce scaglie, ma anche armate di piccoli artigli.
    ...ma me lo sarei preso comunque.
    Continuò, spingendola senza troppa grazia contro il divanetto e costringendola a sedersi, mentre letteralmente si avventava sui suoi seni: la cacciatrice si sarebbe accorta di come le sue mani erano molto più morbide e lisce di prima, di come quelle scaglie non erano affatto viscide ma vellutate, quasi setose, mentre la boccuccia che prima sembrava poter accogliere quasi a fatica la sua lingua, adesso poteva aprirsi molto più e inglobare metà, se non di più di quelle meravigliose mammelle. Cosa che Arkholfus fece senza pensarci due volte, pizzicando la pelle candida della giovane con le piccole zanne che avevano sostituito i suoi denti e avvolgendo i suoi seni con la lingua, divenuta ancora più lunga e larga di prima, semplicemente bollente. In tutto questo, il corpo del draghetto si era tenuto inaspettatamente lontano da quello della donna e per evitare che lei potesse cercarlo con le mani, gliele afferrò con le sue e la costrinse a portare le braccia in alto, con i polsi incrociati, dove vennero subito tenute dalla nuova, vellutata, coda del draghetto che, così, ebbe campo libero sul suo corpo. Libertà che si tradusse in Arky che salì in piedi sul divanetto, di fronte alla cacciatrice e che, una volta aver afferrato i suoi seni cosparsi di saliva, vi mise in mezzo quello che Edwyn, forse, avrebbe per un attimo faticato a riconoscere come il suo pene: la piccola virilità del piccino, infatti, era diventata una vera e propria mostruosità non solo in dimensioni, dato che adesso poteva occupare tutto il ventre della donna fino alla sua bocca, ma era anche dotata di escrescenze, quasi degli aculei ricurvi nella parte frontale e delle scanalature nell'altro lato, aspetti che rendevano il suo aspetto ancora più bestiale di quanto già non lo facesse la sua forma peculiare, con la cappella lievemente appuntita. Oltre a questo, era decisamente molto più caldo di un membro umano e pulsava anche i maniera più forte.
    Avanti... succhialo!
    Le impose, spingendo il suo enorme cazzo tra i seni della cacciatrice, affondandovi con tanto ardore da portare la cappella bestiale sulle sue labbra e da far scioccare le sue grosse gonadi rigonfie, mostruosamente grandi, contro il suo seno. Il draghetto sembrava aver recuperato tutto lo spirito dei maschi della sua razza, Edwyn lo avrebbe lasciato fare o lo avrebbe rimesso al suo posto?
     
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    Si era ritrovato in tane di mostri peggiori, cunicoli scuri pieni di piccole creature ma mai nella sua vita si era sentito osservato con tale insistenza da quasi percepire un peso sulle sue spalle. Non voleva affinare i sensi, non voleva percepire la sua presenza e capire dove fosse posizionato ma non riuscì a non odorare un aroma strano, qualcosa che portò la sua parte femminile a volerne di più. Le sue narici si allargarono lievemente ed Edwyn si lasciò andare, nella sua fragile nudità, ad una silenziosa aspirazione. Era l'inconfondibile odore di Arky quello che penetrò dentro di lei raggiungendo in brevissimo tempo il suo cervello ma le informazioni che le sinapsi fecero tornare indietro avevano qualcosa di strano. Quell'odore era il suo eppure c'era qualcosa di diverso, qualcosa di animale e selvatico e soprattutto un pungente odore virile che le fece ribollire il sangue e le fece desiderare con maggiore intensità che la raggiungesse e la finisse di giocare. Nell'esasperazione dell'eccitazione fu quasi tentata di reagire in maniera fin troppo emotiva a quegli interminabili secondo di solitudine nel buio totale di quella stanza ma quando Arky le parlò da un punto imprecisato la Cacciatrice si trovò a dover fare i conti con una creatura totalmente diversa. Non era solo il suo odore ma anche la sua voce aveva ottenuto un timbro totalmente diverso, più profondo, sicuro di se e ferale. Non aveva più la sensazione di trovarsi nella stanza con un giovane e timido ragazzo liceale ma con qualcosa di ben più selvaggio, autoritario e possente che aveva sostituito l'incertezza di Arky con la passione di un drago.
    Perchè era proprio quello l'odore che sentiva. L'odore di un drago.
    Se sarai tu ad accompagnarmi, non temo nulla.
    Percepiva il suo sguardo su di lei, la sua intimità fremere a quella consapevolezza e fu quasi un gesto involontario quello di chiudersi ancora di più le braccia addosso in un senso di protezione che non voleva assolutamente suggerire un qualche tipo di paura ma più l'impazienza nel voler sentire i frutti della loro prima unione contro la sua pelle nuda e calda. Cos'era diventato Arky, un drago completo? Un ibrido? La curiosità le faceva venir voglia di strapparsi quella cravatta di dosso ma allo stesso tempo l'ignoranza la eccitava oltre ogni misura. Da dove sarebbe arrivato? Quando l'avrebbe toccata? Sarebbe stato dolce? Irruento? Tutte quelle domande si affollarono nella sua mente mentre la Cacciatrice si premurava di tenere i sensi abbastanza inibiti da non rovinarsi la sorpresa. Poi all'improvviso le sue membra si irrigidirono al tocco insieme caldo e gelido di quelle zampe sui suoi fianchi. I palmi dalle scaglie muschiate e calde andavano in contrasto con la fredda punta acuminata dei suoi piccoli artigli. Si sentì così piccola per un attimo e il suo fiore ebbe un altro fremito. Continuò a parlarle e non ci volle molto per comprendere che quella trasformazione lo aveva trasformato anche nel carattere.
    A-Ar...ky!
    La prima parte balbettata e sussurrata a fior di labbra del suo nome si trasformò in un "ky" quasi squittito dallo stupore nel venir spinta nuovamente su un comodo divanetto senza avere il tempo di formulare alcun tipo di frase di senso compiuto. Voleva dirgli qualcosa di tenero, qualcosa di eccitante ma il ragazzo non sembrava aver bisogno di quel tipo di motivazione: il corpo della donna era già più sufficiente. Si adagiò sul morbido divano senza fare la minima resistenza e un acuto e secco grido di sorpresa le uscì dalle labbra nel percepire in quell'oscurità una grossa bocca munita di zanne pizzicarle un seno mentre quest'ultimo veniva letteralmente inglobato in essa e stimolato dalla furia del suo focoso amante rettile. La delicatezza con cui quelle zanne non la ferivano le fece tenerezza ma la foga con cui la sua morbida grazia veniva stuzzicata in ogni sua parte le impedì di mantenere la lucidità che era riuscita a recuperare con fatica, portandola nuovamente ad ansimare senza sosta, invitandolo a continuare con "ordini" biascicati tra i gemiti. Voleva abbracciarlo, voleva prendere il suo capo e stringerlo contro il suo petto e ci provò ma il ragazzo la precedette, afferrandole i polsi con le zampe artigliate per poi portarli verso l'alto, avvolgendoli nelle spire di una tozza coda.
    Arky! Prenditi tutto!
    Piagnucolò eccitata la Cacciatrice persa nuovamente nel piacere che quel draghetto era capace di donarle. Cercò di muovere i seni verso di lui, verso il suo muso cosicché Arky potesse gustarli quanto voleva ma quella stimolazione durò meno del previsto e quando le zanne del suo amante si allontanarono dalle sue grazie, sostituite da quelle zampe artigliate, Edwyn venne, per un breve attimo, invasa da una sensazione di vuotezza, ansimando rumorosamente. Cosa voleva fare? Lo sentì muoversi di fronte lei e per un attimo fu assolutamente sicura che fosse salito in piedi sul divanetto. La sicurezza divenne pari a quella che avrebbe avuto in una stanza illuminata senza essere privata della vista quando quell'odore pungente e virile che aveva percepito poco prima aumentò così tanto d'intensità da quasi darle alla testa e tra i suoi seni sentì scivolare qualcosa di enorme che riconobbe immediatamente per ovvie ragioni di sesso originale: un membro. Indubbiamente diverso da quello umano e provvisto addirittura di escrescenze sulla parte inferiore, quella virile bestialità si adagiò sul suo ventre per poi riempire lo spazio tra i suoi sodi seni inondando quelle specifiche parti del suo corpo con un calore vulcanico, tanto da farle imperlare la fronte con cristalline gocce di sudore. Si sentiva accaldata, eccitata e attratta da quel cazzo che imperava contro di lei, così vicino alle sue labbra quando Arky lo spinse ulteriormente verso l'alto mentre le teneva le braccia saldamente. Quell'ordine la fece tremare e inumidì le labbra tra le sue cosce, obbligandola a serrarle così da poterle strofinare l'una contro l'altra.
    S-si...
    Riuscì solamente a sussurrare dolcemente prima di inclinare il viso in avanti e verso il basso, cercando con la bocca la punta meno stondata della cappella del suo amante. Non era tonda come quella umana ma più appuntita e questo la portò prima a baciarne la punta per poi inclinare il viso da un lato e baciarne un fianco, uscendo delicatamente la lingua per poterla leccare timidamente. Il sapore era come una droga, l'odore le parlava come una voce da lontano, una voce che la invitava ad adorare quel cazzo, a leccarne ogni sua parte e non voleva pensarci due volte ad ascoltarla. Le prime timide leccate videro la sua lingua scivolare fuori sempre di più finchè non si ritrovò a lappare quel glande inumano e umido come se la sua vita fosse dipesa da quello e ben presto la pelle bollente di quella mazza di carne iniziò ad essere tempestata dal fiato caldo che i suoi stessi gemiti la obbligavano ad emettere. Piegò il collo in avanti e continuò a leccare e leccare tutto il cazzo che riusciva a raggiungere, iniziando a muovere lentamente il suo torace su e giù per quanto le era possibile cercando di stimolare anche quella parte strizzata tra le sue grazie. Quando fu soddisfatta sollevò il viso così da posare nuovamente le labbra su quel glande ormai fradicio di saliva e poi tornò a muoversi verso il basso, più lentamente, schiudendo nel processo le labbra così da accogliere più carne rigida e bollente possibile dentro di lei, tornando su lentamente subito dopo per poi ripetere il gesto. Risucchiava rumorosamente, succhiava avidamente e quando ne sentiva il bisogno tornava a leccare quella minima parte di quell'asta di carne che riusciva a raggiungere. Arky le aveva chiesto solamente di succhiarlo ma Edwyn stava facendo molto di più, stava venerando quel cazzo mostruoso, mugugnando e gemendo mentre lo faceva, strofinando le cosce tra di loro mentre se ne riempiva la bocca o la lingua desiderando che la premiasse almeno con qualche goccia del suo seme virile e autoritario.

     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Era strano da dire, quasi paradossale, ma quella Cacciatrice che aveva abbattuto tutta da sola un mostro che, probabilmente, avrebbe fatto strazio di lui, era ora totalmente disarmata, indifesa di fronte alla sua fame. Fu un piacere e una sorpresa, infatti, notare come fremette eccitata quando le morse un seno per poi supplicarlo di prendersi tutto quello che voleva: dov'era finita la prode guerriera che lo trattava come un ragazzino, l'Edwyn sicura della sua femminilità che sapeva metterlo al suo posto con uno sguardo? Adesso vi era soltanto una donna eccitata e fremente di piacere, che lo desiderava e che lo stava rendendo terribilmente avido. Il confronto, infatti, con l'Edwyn che aveva conosciuto e quella che era ormai alla sua mercé era deliziosamente impietoso e rendeva ancora più turgida la verga eretta di fronte alla visione (E morbidezza) di quei magnifici seni.
    Mi prenderò tutto quello che vorrò, Edwyn... perché tu, stanotte, sei mia.
    Sibilò crudele come uno schiocco di frusta, eppure nel modo in cui la sua lunga lingua da rettile le leccò il capezzolo irto e gonfio vi era una delicata sfumatura di gentilezza, come se la stesse concretamente rassicurando: l'avrebbe posseduta ma non per tiranneggiarla o ferirla, ma soltanto per farla godere maggiormente. Si concesse il piacere tutto giovanile di affondare le mani, terribilmente piccole, in quelle carni floride, pizzicandone con gioia i capezzoli con i piccoli artigli e, soprattutto, liberando la propria erezione che, bollente, divise quei seni costantemente premuti tra di loro.
    La reazione di Edwyn, nel percepire quel grosso cazzo pulsante fu semplicemente deliziosa: sussultò lievemente sorpresa e, dopo aver pigolato uno stentato sì, poggiò un delizioso bacio sulla punta del suo glande bestiale, facendolo sospirare di piacere, mentre la sua mano destra risaliva fino alla nuca e lì vi accarezzava i capelli morbidi e setosi. Edwyn non fu frettolosa e benché percepiva l'impazienza che animava ogni suo gesto, si dedicò con passione a leccare e a lubrificare quanto più possibile del suo membro, nel suo caso soltanto la cappella bestiale e poco più ma Arky si complimentava con il suo operato con respiri pesanti in cui risuonava un lieve ringhio che, inevitabilmente, esplose quando la Cacciatrice decise di prendere tra le sue morbidissime labbra la punta di quel ferale colosso.
    Nghhh!
    Gemette soddisfatto, espirando un mugolio decisamente più carino di quanto il suo modo di fare da dominatore permettesse, mentre la coda lasciava finalmente i polsi della donna, permettendole di ritornare a usare le mani: era piacevole vedere come contraeva i muscoli del petto per cercare di stimolarlo il più possibile con i suoi seni, ma sarebbe stato meglio permetterle di fare del suo meglio. Intanto, la bocca di Edwyn, sempre più famelica, cercava di inglobare quanti più centimetri di carne bollente e pulsante potesse; la carne in questione era bollente, ricoperta da una pelle sottile che ne mostrava le vene pulsanti che vi erano sotto, permeata di un odore davvero intenso a cui presto si aggiunse quello penetrante liquido preseminale che, bollente, prese a stillare copioso dal glande. I già grandi occhi del draghetto si ingrandirono ancor di più nell'osservare il trasporto con cui Edwyn si prodigava a dargli piacere, guidata da una fame ingentilita dalla grande delicatezza della sua bocca che non sembrava nemmeno essere la semplice eccitazione di una donna un po' stordita dal desiderio, ma l'appetito tutto bestiale di una belva in calore. Arkholfus non poté fare a meno di sorridere soddisfatto e di carezzare delicatamente la nuca della donna...
    Sei brava, Edwyn...
    Sussurrò con voce lievemente ansante e divertita, prima di tramutare la dolce carezza in una presa salda sulla sua testa, quasi aggressiva, spingendo con forza quel grosso cazzo verso la sua bocca e verso la sua gola. Percepì chiaramente come la boccuccia e l'esofago della Cacciatrice non fossero fatti per poter accogliere agevolmente tutta quella colonna di carne pulsante ma, spingendo i piedini sull'imbottitura del divano e stringendo il capo della donna nella stretta di entrambe le sue manine, la sua grossa verga iniziò a inabissarsi nella sua gola.
    ...ma devi prenderlo tutto!
    Aggiunse, con il respiro che si fece più ansato, mentre il naso e labbra di Edwyn incontravano le morbide e lisce scaglie del suo pube, allo stesso modo di come le sue grosse gonadi gonfie cozzavano contro il suo seno: era completamente dentro la sua gola, la donna avrebbe percepito quell'enormità farsi ancora più calda e pulsare quasi di gioia, mentre quelle grosse escrescenze di forma arcuata, simili quasi ad artigli si gonfiarono, irrigidendosi e drizzandosi un po', al punto che le stimolarono intensamente la gola quando spinse all'indietro il bacino, liberando la gola della cacciatrice da quella presenza così ingombrante e permettendole di respirare.
    B-bhrava... ma non basta, ngh! Di più, di più, ingoiane di più e meglio!
    Le comandò, prendendo a spingere con forza quel grosso cazzo dentro di lei, gonfiandole la gola, facendola lacrimare a ogni affondo, mentre la punta della coda affondava nell'intimità fradicia della donna, riempiendola immediatamente e stimolandola con le scaglie lisce ma appena sollevate. Arky non avrebbe retto ancora a lungo a un simile ritmo... ma la domanda vera era se Edwyn avrebbe potuto attendere il suo orgasmo.
     
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    Annuì docilmente a quell'autoritaria affermazione e la sua intimità ebbe un fremito all'idea che per l'intera notte sarebbe stata la donna di quel piccolo ma possente draghetto. Non c'erano più dubbi sulla sua identità ma quel'oscurità le impediva di studiare il suo aspetto, di ammirare le sue nuove fattezze che lo avevano trasformato in una creatura di tale ardore e orgoglio, esattamente come un drago. Arky ricalcava la descrizione più basilare di uno della sua razza, fatta eccezione per alcuni tratti che doveva aver maturato nelle sue esperienze come umano e che contribuivano a donargli quel pizzico di unicità che lo rendeva così terribilmente tenero e attraente. Le uniche caratteristiche fisiche che era riuscita a delineare erano la sua scarsa altezza nonostante la trasformazione, le scaglie e squame di un colore nerastro, artigli e quel gigantesco cazzo draconico che aveva costruito la sua casa tra i suoi seni e nella sua bocca e che ora Edwyn non aveva intenzione di lasciar andare. Dalle dimensioni stimate del suo corpicino e di quell'affare, la Cacciatrice ipotizzò che ammirarlo in piedi con quel pene floscio sfiorare quasi il terreno doveva essere uno spettacolo esilarante ma per quanto desiderasse ridere a quell'immagine dovette arrendersi all'idea che per quanto Arky potesse essere piccolo, buffo e morbido anche nel suo lato più bestiale, portava con se anche le caratteristiche più irresistibili dei suoi simili: tutto il suo corpo emanava un'odore prepotentemente virile atto quasi a confonderle la mente e quell'odore diveniva ancora più ipnotico se ci si avvicinava alle sue parti basse. Quegli enormi testicoli erano la fonte ultima di quell'aroma quasi afrodisiaco e le prime gocce di pre-sperma che le bagnarono le labbra ne erano il prodotto (quasi) finale.
    Mugolò di gratitudine nell'assaggiare la sua essenza dragonica più profonda e se le prime gocce le bagnarono solamente le labbra, le seguenti, si preoccupò la Cacciatrice, finirono col colare delicatamente dentro la sua gola mentre Edwyn leccava via i grumi più densi dall'uretra per poi tornare a succhiare, leccare e imbrattare di saliva la punta del cazzo del suo adorato Arky che sembrava ben più che apprezzare il suo silenzioso impegno fatto solamente di gemiti, mugolii, risucchi e grosse boccate d'aria ogni qual volta le labbra venivano sostituite dalla sua lingua famelica.
    Sarò la tua donna tutte le notti che vorrai...
    Sospirò quella frase nell'impeto della lussuria non appena Arky le liberò le mani ed esse, come fossero state registrate per quei compiti già da molto prima che si incontrassero, schizzarono verso il basso dirigendosi, la sinistra, sulla punta del suo membro e, la destra, a saggiare con le mani la consistenza, il calore e le dimensioni del suo scroto. Si concesse quel breve attimo per parlargli sollevando il viso con espressione languida in un punto buio verso l'alto a cercare i suoi occhi ferini e nel mentre la mano sinistra avvolse e masturbò energicamente la parte di membro che spuntava tra i suoi seni e che ora era totalmente imbrattata dalla saliva della donna e la destra gli massaggiava i testicoli. Premette la nuca contro le mani di Arky, strusciandosi lievemente contro le sue stesse carezze quasi come un tenero animale e più quelle loro effusioni si prolungavano più il prurito tra le sue cosce si faceva più forte, più esigente e impaziente. Non riusciva più a trattenerlo semplicemente stringendo le gambe, aveva bisogno di qualcosa di più. Qualcosa di più grosso.
    Fece scorrere la mano sinistra più in basso, lasciando fuoriuscire quella mostruosità dal candido abbraccio dei suoi seni, solamente per poterne coccolare di nuovo la parte superiore con le sue labbra e quella inferiore, quella che non riusciva a raggiungere con la gola, con la mano stessa, carezzandola e stimolandola il più velocemente possibile. Sarebbe voluta rimanere lì ore a coccolare e venerare quello scettro di virilità ma dovette ben presto fare i conti con l'impazienza e la giovine passione del suo amante, non solo un ragazzino ma anche un piccolo drago.
    Non ci mise molto a percepire la pressione dietro di lei farsi più esigente e la punta di quell'enorme cazzo premere contro la sua bocca in maniera fin troppo prepotente e nonostante Arky le avesse detto che era stata brava, c'era qualcosa che lui desiderava che lei non era riuscita a dargli, qualcosa che doveva prendersi lui con tutta la sua forza. Poteva fermarlo facilmente con la sua forza superiore, poteva spintonarlo via come un fuscello ma quando i suoi occhi scorsero le tenere gambette tendersi mettendo in mostra un'acerba muscolatura, comprese che Arky stava mettendo tutto se stesso in quel gesto così dominante. Fermarlo sarebbe stata una crudeltà troppo grande... e poi voleva provare l'ebbrezza di sentirlo completamente dentro.
    I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa in un primo momento ma ben presto si assottigliarono in un'espressione di godimento. Doveva concentrarsi, doveva aiutarlo e la prima cosa che fece fu quella di scivolare leggermente verso il basso, tra le sue gambette, in modo tale da inclinare il viso verso l'alto e fornirgli un lungo e stretto canale totalmente dritto dove affondare senza problemi. Entrambi le mani della Cacciatrice si piantarono sulle cosce squamate del suo piccolo ma focoso amante e i mugolii strozzati scandirono secondo dopo secondo, centimetro dopo centimetro, il viaggio di quell'ardente pezzo di carne turgida spietata come il suo stesso padrone. La gola sembrò quasi allargarsi al suo passaggio ed Edwyn dovette combattere contro i conati che iniziarono a minacciarla sempre più frequentemente. Non ci volle molto prima che il suo nasino si posò sul pube di Arky e quelle grosse palle si adagiassero sul suo seno, scaldandolo come dei tizzoni ardenti. Ogni parte del corpo di quel ragazzo la stava dominando e per quanto fosse piccolo sentiva la sua imponente presenza su di lei in quella posizione semi sdraiata e umiliante, piena di quel cazzo pulsante.
    Strinse le mani sulle cosce del draghetto non appena esso decise di liberarla, con altrettanta lentezza, da quel fardello, ma nell'istante in cui solo la punta rimase tra le sue labbra, Edwyn cercò quasi di trattenerla, uscendo la lingua per poter tornare a succhiarla con venerazione.
    Scopami la gola, drago.
    Riuscì a biascicare lussuriosa prima di spostare entrambe le mani dalle cosce alle natiche di Arky, stringendole in un vano tentativo di sfogo mentre il piccoletto tornava immediatamente a riempirla senza la minima pietà e con crescente esigenza. Stavolta pronta, Edwyn, si preoccupò di succhiare quell'asta bollente finché essa non le bloccò il respiro e di nuovo si posizionò per essere totalmente impalata fino al pube del draghetto. Quella richiesta che aveva più il sapore della preghiera derivata dal piacere invece che di un ordine, doveva suggerire al piccoletto che se avesse voluto darci dentro quella era il momento ma per ora la Cacciatrice si sarebbe accontentata di squittire con la bocca piena nel percepire la grossa coda aprirle le gambe e farsi strada nel suo fiore fradicio, stimolandolo abbastanza da farla quasi piagnucolare con la bocca piena.

     
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