Il risveglio

x Demi

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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    All'interno delle grandi stanze che sembravano fatte di porcellana, nei luoghi più profondi e segreti delle mura vaticane, camminare provocava sempre un gran rumore. Era facile capire quante persone stessero avanzando, e non era difficile da immaginare che quelle due fossero proprio la Papessa e Domino, dato che la piccoletta non faceva mai un solo passo in luoghi pericolosi senza la sua fidata guardia del corpo. I lunghi tacchi di Domino facevano un rumore più sordo, accompagnato dallo scrosciare delle maglie dei suoi gambali, mentre i tacchi più piccoli di Veronica creavano una sequenza rapida e frettolosa. C'era una netta differenza tra le espressioni delle due: Veronica sembrava impaziente mentre invece Domino, coperta in parte dal suo inseparabile cappello e dalla lunga mantella, non dava l'idea di aver accolto quell'iniziativa col giusto entusiasmo. Non a caso la sua spada nera era immobile sulla schiena, segno evidente che Domino la teneva pronta all'uso per qualsiasi evenienza.
    Devo insistere... non credo che sia una buona idea. C'è un motivo se è rimasto lì dentro per tutto questo tempo e nessuno ha mai fatto la sciocchezza di liberarlo.
    Veronica aveva sentito quella solfa per tutta la mattinata e oramai, oltre qualche sbuffo mentre teneva le guance gonfie, si limitava ad ignorare Domino finendo per farla indispettire. Era difficile vederla fare un'espressione diversa da quel sorriso di scherno o una faccia indifferente, ma in quella situazione la papessa era riuscita a farle uscire un tenebroso broncio. Dopotutto era sinceramente allarmata per quell'iniziativa, e doveva far valere le sue ragioni. Mentre Veronica avanzava, senza scomporre la sua longilinea figura, Domino allungò il passo per raggiungerla, volgendo lo sguardo verso di lei.
    Cosa ti fa pensare che le sue doti potrebbero esserci utili? E non tieni conto dei danni che potrebbe fare? Se gli svantaggi superassero i pro? Veronica devi pensarci bene, non essere impulsiva!
    Gonfiando ancora di più le guance, la papessa abbassò la testa e la schiena per poi iniziare a correre più velocemente, muovendo le braccia con una furia invidiabile pur di superare Domino. La cosa sorpresa la spadaccina, la piccoletta era davvero risoluta, e in men che non si dica spalancarono la porta che conteneva quel prezioso cimelio, senza aver avuto modo di parlarne come si deve. La grande stanza vuota, ricoperta di specchi circolari, ospitava una grossa spada dalla forma singolare infilzata all'interno di una pietra sacra che ne alimentava l'essenza ma la teneva bloccata, come se fosse congelata, in una lunga e perpetua stasi. Per un istante le due ragazze rimasero folgorate dalla presenza della spada: bastava guardarla per percepirne l'incredibile energia, e comprenderne l'essenza. Proprio per quella ragione, Domino cercò per l'ultima volta un appiglio nella speranza che Veronica ci ripensasse.
    Ascoltami... perché arrivare a tanto? Non siamo in crisi. Non abbiamo bisogno di lui.
    Non interferì, non avrebbe potuto, anche mentre Veronica si avvicinava alla spada sapeva di non poter fare niente per fermarla, e in fondo non lo voleva davvero. Avrebbe rispettato ogni sua decisione, ma le serviva una risposta. Veronica rimase con lo sguardo fisso sulla spada per tutto il tempo, a pochi centimetri dalla sua impugnatura, salendo lentamente sulla pietra per poterla osservare meglio. C'era una ragione, una soltanto, la più valida possibile...
    Forse è lui che ha bisogno di noi Domino... forse quello che voglio non è chiamarlo per risolvere un problema... quello che voglio è dargli un'altra possibilità.
    Afferrò saldamente la spada con entrambe le mani, sotto lo sguardo timoroso e preoccupato di Domino. La spadaccina rimase al suo fianco, pronta a d intervenire se fosse stato necessario.
    Svegliati...
    Un sussurro appena percettibile, eppure fu un grido dentro la prigione che lo teneva bloccato da secoli...
     
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  2. Il Demi
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    Ormai aveva passato così tanto tempo rinchiuso nell'oscurità che la concezione del tempo stesso, per Selfaril, aveva perso completamente di significato. Poco a poco le sue memorie gli erano state portate via dall'esilio che aveva scelto di affrontare, attorno a lui null'altro che uno sconfinato buio il quale gli sussurrava ogni attimo di cedere, lasciarsi andare e unirsi ad esso. Una tentazione che prometteva di liberarlo, poiché con la sua rinuncia la spada dentro la quale sia lui che la malvagità che lo circondava risiedevano avrebbe cessato con ogni probabilità di ritenere le proprietà magiche delle quali disponeva, e con esse, anche la capacità di tenere imprigionata in essa i suoi "residenti". Si sarebbe perso nella confusione di quelle mille voci che lo tormentavano, ma perlomeno sarebbe stato libero... anche se a quel punto, persino con la libertà non avrebbe ottenuto la redenzione che cercava. Un dilemma che non faceva altro che aggravare la sua situazione. Era destinato a rimanere lì per tutta l'eternità, molto probabilmente. Perlomeno, questo era ciò che si ripeteva da sempre. Non sapeva cosa fosse accaduto fuori dalla sua dimora, diamine, arrivato a un certo punto aveva persino iniziato a considerare seriamente la possibilità che il mondo fosse caduto in mano ai demoni, e che lui non fosse stato risvegliato proprio perché imprigionato in chissà qual luogo dimenticato da Dio. Ormai totalmente in balia del dubbio, quando più sarebbe stato in procinto di cedere, finalmente un cambiamento si sarebbe verificato in quella monotona depressione: una voce. Una voce che riecheggiò tuonante dentro quella prigione che ormai aveva iniziato a considerare sua dimora

    Svegliati.

    Un invito; no, un ordine a finalmente destarsi dal suo riposo forzato. Un ordine che si sarebbe appropinquato ad accetare più che lieto. Finalmente la sua redenzione era a portata! Mentre una luce si iniziava a manifestare all'interno della dimensione all'interno del quale il crociato era rinchiuso, però, la procedura non sarebbe filata propriamente liscia. Difatti, la luce che stava squarciando l'oscurità non sarebbe stata solamente occasione per Selfaril di finalmente liberarsi, ma anche per le entità e forze maligne che tempi immemori aveva rinchiuso al suo interno.
    Arretrate, PRONTAMENTE!
    Avrebbe gridato, letteralmente dal profondo della propria anima. Un messaggio non diretto alle forze che si dirigevano verso l'uscita aperta dalla figura che l'aveva aperta, ma piuttosto alla figura in sé. Chiunque fosse nella stanza contenente la spada avrebbe avuto modo di sentire la voce allarmata del crociato: grave e mascolina, adulta certo, ma relativamente giovanile se si considerava il tempo per il quale era stato rinchiuso all'interno. L'attimo dopo, una mano nerastra di un materiale ricordante la pece avrebbe preso ad estendersi dal punto toccato da Veronica, che senza troppi complimenti avrebbe cercato di afferrarla, in un tentativo di guadagnarsi un nuovo corpo da consumare. Selfaril, dalla propria parte, vedeva ovviamente il buio presente attorno a lui convergere sull'uscita appena aperta, ma il suo risveglio non era ancora stato completato, la sua anima non pronta a manifestarsi. Ciònonostante, non poteva di certo permettere che qualcuno venisse ferito o peggio per causa sua. Rapidamente, dall'interno della reliquia il crociato avrebbe preso a chiudere l'uscita di luce aperta dalla sua liberatrice, ormai certo che la sua anima fosse destinata a rimanere imprigionata, ma gli sforzi di Veronica non sarebbero stati vani: l'apertura da lei creata non sarebbe stata sprecata. Da sotto la mano di spettrale oscurità difatti ne sarebbe fuoriuscita un'altra fasciata, questa volta umana, che avrebbe stretto l'aberrazione di malvagità, stritolandola e facendola sparire, dissolvendola in un istante. A tal punto, laddove la papessa aveva toccato avrebbe preso a fuoriuscire un vero e proprio corpo umano, non in una sorta di modo grottesco o terrificante, ma piuttosto in un modo evanescente, come se una figura fatta di carta, bidimensionale, stesse sbucando fuori dalla spada, mentre quest'ultima si illuminava di una lucente radiosità, iniziando a scuotere la pietra sacra sotto di essa a causa dell'enorme sforzo che tutte le energie presenti in essa stavano compiendo. La luce si sarebbe fatta eventualmente accecante, raggiungendo un picco assoluto di luminosità... per poi spegnersi completamente. Riguadagnando dunque la capacità di vedere, sia Domino che Veronica avrebbero potuto tranquillamente notare la figura di Selfaril - un uomo alto circa due metri, vestito (stranamente) in modo decisamente bizzarro - posta dietro spada. Teneva entrambe le mani sulle ginocchia, sorreggendosi, mentre respirava a fatica e con estremi e lunghi fiati, come se fosse appena riemerso da una lunga apnea.
    -Ave.
    Avrebbe affermato, tossendo, percepibilmente esausto e provato, ma comunque disposto a parlare. Non sapeva neppure se ci fosse effettivamente qualcuno, dato che non aveva ancora alzato il capo, ma notando sotto di lui la pietra sacra, immediatamente sarebbe seguita un'altra frase.
    Codesto- codesto non è lo luogo ove mi fermai...
    Questa volta, la sua affermazione sarebbe stata percepibilmente più bassa, sussurrata quasi, incerto riguardo la sua stessa affermazione. Difatti, si era appena manifestato e già le prime domande avevano iniziato a tediarlo. E non aveva ancora visto praticamente nulla, se non della pietra.
     
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    La volontà di Veronica non tentennò mai nemmeno per un istante, riusciva a percepire l'energia ambivalente che proveniva da quell'arma e la temeva, ma non si lasciò scoraggiare. Domino d'altro canto invece era tesa come la corda di un violino e istintivamente aveva portato la mano sull'impugnatura della sua spada, per la prima volta non assetata di sangue quanto la spadaccina stessa. Un sussulto allarmò quest'ultima, il verso di terrore della papessa appena quella mano oscura la lambì, un terrore che non intaccava la sua volontà ma che riuscì a farle tremare le gambe. veronica era coraggiosa, ma non così forte, per questo Domino sgranò gli occhi già pronta ad intervenire. Una luce però, più forte della tenebra che stava uscendo dalla spada, fece la sua entrata in scena spezzando l'oscurità che teneva ferma veronica e consentendole quindi di arretrare, inciampando giù dalla roccia oramai pronta a cadere sonoramente a terra, recuperata al volo da Domino prima che toccasse il pavimento, con la mano sinistra per la precisione, visto che la destra era stretta intorno all'impugnatura della sua spada. Lo sguardo di Veronica sembrava perso verso quello spettacolo unico, spaventoso certo, ma indubbiamente una sorta di miracolo visti i trascorsi di quell'arma leggendaria. Domino invece stringeva l'impugnatura sempre più nervosa: il solo pensiero di aver abbassato così tanto la guardia al punto da permettere che l'oscurità toccasse la sua protetta le faceva bollire il sangue nelle vene. Quel salvataggio in extremis diede il tempo alla figura umana di uscire dalla spada, mentre un grosso solco spaccava in due la pietra sacra, oramai divenuta poco più che un ricordo visto che il suo potere sigillante era venuto meno. Domino si sollevò, portandosi al fianco di Veronica lasciandola a terra. La piccola era confusa perché ai suoi occhi quell'uomo appariva come un semplice essere umano, non lo vedeva di certo come lo stava osservando ora Domino: un demonio da estirpare.
    Eccellenza... si faccia da parte. Lo rimetterò al suo posto come si fa con una spada e il suo fodero!
    L'arma oscura ruggì, mentre domino la sollevava ancora ferma del suo fodero, un ruggito oscuro, assai più tenebroso di quella mera entità che aveva osato sfiorare Veronica. Per Domino non c'era differenza tra la figura umana che le aveva salutate e l'oscurità che aveva osato toccare la Papessa, per questo era pronta ad attaccarlo e farlo a pezzi senza troppi complimenti. Solo con le ossa rotte avrebbero potuto iniziare a parlare con maggiore sicurezza. La Papessa però, non poteva permetterle mosse affrettate, e scattando in piedi squittendo esausta, cercò di fermare la strada di Domino tenendo le braccia larghe.
    Aspetta! Non lo vedi che è confuso?! Non attaccarlo!
    Veronica aveva già il fiatone: troppa energia e troppe emozioni in pochissimi istanti, il suo fragile corpo non era abbastanza forte per tutto questo. Bastò a far esitare Domino, che sollevò il suo sguardo verso l'uomo senza però lasciare la presa della sua spada, oramai non più tenuta sulla schiena ma posata di peso sulla spalla destra. Una volta accertatasi che Domino non voleva partire all'attacco, Veronica si voltò verso l'uomo, ancora piuttosto esitante visto il timore non ancora estinto di quell'esperienza terrificante, ma con un cuor di leone incapace di arrendersi.
    Selfaril... è questo il tuo nome non è vero?
    La priorità era assicurarsi che quella figura fosse in sé, e soprattutto che non fosse posseduta da chissà quale entità maligna.
     
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  4. Il Demi
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    Il risveglio di Selfaril decisamente non fu uno tranquillo. Non solo visto l'imparziale successo, ma anche a causa della devastante ostilità che il crociato poté percepire non appena riuscì a manfiestare una forma fisica fuori dalla sua prigione. Difatti, se inizialmente non avrebbe per nulla compreso ove si trovasse né se ci fosse qualcuno lì dentro, le parole di una voce femminile, chiaramente abbastanza belligeranti e tutt'altro che amichevoli lo convisero ad alzare lo sguardo per guardarsi attorno. Immediatamente, sarebbe stato preso alla sprovvista già dal semplice vetro che lo circondava, forme circolari che riflettevano la sua figura: sapeva ovviamente cosa fosse tale materiale, ma mai lo aveva visto lavorato in modo talmente fino e raffinato, abituato alle immense finestre ecclesiastiche ben più imponenti e dense. Spalancando gli occhi in modo palesemente preso alla sprovvista, un pò come un animale che scopriva per la prima volta un elemento a lui completamente sconosciuto, voltandosi verso le due donne non sarebbe riuscito a nascondere il proprio sguardo palesemente confuso, ma non impaurito né nervoso. Non ancora, perlomeno. Purtroppo per lui, la sorpresa maggiore non sarebbe stata però quel vetro così assurdamente elaborato, ma le due figure che ormai a tal punto supponeva lo avessero liberato: una era letteralmente una ragazzina, vestita in un modo che decisamente gli ricordavano vagamente le figure ecclesiastiche del suo passato, nonostante quest'ultime fossero avvolte da una sfocatura che a stento riusciva a richiamare. Una giovane minuta, carina ed elegante, che lo perplimeva ancora di più visto che percepiva fosse stata lei ad avvicinarglisi. Scuotendo la testa, avrebbe portato una mano al capo mentre ritornava ad una posizione eretta, facendo qualche passo indietro. L'altra mano libera sarebbe stata portata in avanti, quasi come se a farsi da scudo da tutte le informazioni che lo stavano invadendo, mentre posava il suo sguardo su Domino. A tal punto i suoi occhi si sarebbero socchiusi, oltrepassando la figura mozzafiato della donna per concentrarsi sul suo spadone.
    Sarebbe passato un breve attimo di silenzio dopo che Veronica gli chiese il suo nome, il crociato rimanendo silente a squadrare non tanto l'esorcista che gli era davanti quanto la sua arma. Non era semplicemente confuso a tal punto, ma completamente perso.
    Ita, il mio nome è invero tale... ma voi chi siete? Eccellenza? Una nobile? Dove sono? Perché tal pulcella possiede un'arma del dimonio?!
    L'uomo avrebbe sputato fuori tutto ciò che affliggeva la sua mente in un'unica esplosione di pura perplessità. La sua voce sarebbe iniziata fioca, ma avvicinandosi alla fine della frase si sarebbe fatta man mano sempre più decisa e infiammata, esplodendo in una vera e propria esclamazione quando, scuotendo la testa, si sarebbe riavvicinato alla sua arma e dunque Veronica stessa, raggiungendo l'elsa di Alondite senza però estrarla dal terreno, puntando però con il proprio sguardo Domino, un pò come un mastino che attendeva solo di essere scagliato contro la propria preda.
    Se v'è una certezza che ho or ora, è che quella lama è malvagia.
    Tenendosi fermamente bloccato rivolto in direzione di Domino, avrebbe voltato lievemente il proprio guardo verso Veronica, abbassandolo per poterla osservare con occhi assai meno inquisitori rispetto a quelli che riservava per la spadaccina, anzi decisamente più preoccupati che ostili. Era chiaro dalla postura, dallo sguardo e dalla sua voce che le sue intenzioni non erano bellicose di per sé, ma molto più paragonabili a quelle di un animale che si sentiva in trappola. Era stato appena risvegliato e le prime cose che aveva testimoniato erano state qualcosa di mai visto seguito immediatamente da una spada che gridava oscurità per i suoi sensi. Era finito nelle grinfie dei demoni e lo avevano risvegliato per puro divertimento? Il mondo era davvero caduto in mano al male?
     
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    Domino esitava a denti stretti, impaziente. Le braccia tese, le gambe che oscillavano sui piedi come se fossero mosse da un vento potente, molleggiava pronta a partire all'attacco in qualsiasi momento ma finché Veronica glielo impediva, non poteva farlo. La minuta Papessa era risoluta: non priva di timore e per questo non faceva veloci passi in avanti, tuttavia non voleva tenersi lontana da quella figura che ai suoi occhi non appariva come un pericoloso prigioniero ma come un naufrago sperduto, lontano dalla sua casa e dal suo tempo. Fece un passo indietro spaventata nel vederlo impugnare anche la sua arma, ma come se si vergognasse di un gesto tanto codardo tornò subito alla sua posizione originale, serrando labbra e denti cercando le parole giuste da utilizzare. Selfaril e Domino erano come due cani tenuti da un guinzaglio tutt'altro che affidabile, destinato a spezzarsi da un momento all'altro. non potevano permettersi una battaglia di quel tipo, non ora, non quando erano dalla stessa parte. Sentendosi accusata di possedere un'arma diabolica, Domino sentì chiaramente le mani prudere ma piuttosto che deprimersi sfoggiò invece un sorrisetto nervoso, che pareva quasi voler sfidare lo spadaccino appena risvegliato.
    Oh puoi giurarci che è demoniaca... sai io i problemi tanto a impugnarli e sbatterli in giro piuttosto che evitarli e seppellirli da qualche parte... vuoi provare? Ho l'impressione che tu abbia bisogno di una svegliata...
    Veronica si voltò di nuovo verso di lei, ammonendola con una voce che si sforzava di essere autoritaria, ma si poteva capire perfettamente che fosse a stento un filo del suo reale tono.
    Domino! Ti prego! Lascia parlare me!
    Sentiva il guinzaglio tendersi, pronto a spezzarsi, Domino era un fascio di nervi e poteva partire da un momento all'altro, lo stesso probabilmente avrebbe fatto Selfaril al minimo cenno di voler concretizzare la provocazione. veronica capì che non poteva tenerlo in stallo ancora, doveva rispondere alle sue domande e doveva farlo subito. Gli rivolse il suo sguardo più tranquillo, che non appariva esattamente tale ma portò le mani sul petto in gesto di preghiera, il suo tono somigliava ad una supplica, decisamente diverso dal tono inquisitorio e colmo di giudizio di un vescovo dei tempi del prigioniero.
    Il mio nome è Veronica d'Este, investita come Lucia II nel ruolo di Papessa dello stato Vaticano in Neo Venezia... siamo nel ventiduesimo secolo, hai dormito per molti anni Selfaril...
    le presentazioni con Domino sarebbero arrivate subito dopo, ora Veronica sperava solo che la sua presentazione arrivasse nel cuore del crociato come una preghiera. aveva l'espressione tipica di chi supplica una persona di credere alle sue parole, nella speranza di portare la quiete tra i due guerrieri.
     
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  6. Il Demi
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    Mi scuso enormemente per l'immenso ritardo ma purtroppo è un periodaccio. ^^'

    Contrariamente da quanto ci si sarebbe potuto aspettare, Selfaril non aveva l'intenzione di volutamente cercare un conflitto. Il suo atteggiamento ostile nei confronti di Domino, difatti, non era direttamente rivolto a lei, perlomeno non volutamente, ma piuttosto alla sua arma. Non avrebbe risposto alla sua provocazione, piuttosto rafforzando la presa sull'elsa della sua arma mentre si preparava, potenzialmente, al peggio. Nonostante avesse scelto di non abboccare all'amo e fiondarsi, quella del crociato non era da confondersi come codardia, perché difatti non avrebbe fatto neppure un singolo passo indietro, piuttosto rimanendo fermo in posizione pronto a rispondere ad una eventuale offensiva. Sentiva il suo corpo debole, mentre percepiva la sua esistenza star venendo provata dall'improvviso risveglio e materializzazione. Avrebbe spostato il suo sguardo dalla indemoniata verso la giovane papessa, il paladino, non appena ella si sarebbe frapposto fra i due prendendo parola. Non avrebbe minimamente tentato di nascondere - né probabilmente avrebbe potuto farlo se ci avesse provato - la sorpresa, Selfaril, quando Veronica, presentatasi finalmente, non solo gli avrebbe detto di essere "Papessa", parola assurda alle orecchie del crociato, ma addirittura che fossero nel ventiduesimo secolo.
    Ventiduesimo... secolo...?
    Avrebbe ripetuto, spaesato e incredulo. Lasciando la sua bocca socchiusa, dimenticandosi letteralmente di chiuderla, la sua mente avrebbe viaggiato molto tempo addietro. Fissando un punto vuoto, il suo sguardo avrebbe come attraversato il volto dolce della sua piccola interlocutrice. Poi, avrebbe spostato le sue pupille ai lati mentre pian piano la sua vista raggiungeva il terreno, come se fosse alla ricerca di qualcosa, ed effettivamente era così: quanto tempo era passato? Molti anni, gli era stato detto, certo, ma quanto esattamente? Il fatto che non riuscisse a ricordare nulla del suo passato lo turbava terribilmente, più del fatto che una donna avesse effettivamente assunto le vesti di sua santità, anche perché, effettivamente, ricordava praticamente nulla di tale figura, o perlomeno molto poco. Facendo respiri profondi, avrebbe chiuso gli occhi, lasciando completamente l'elsa della sua spada e lentamente sedendosi a gambe incrociate. Il suo petto gonfiandosi con ritmo irregolare, non era difficile avvertire la sua ansia, agitato ma non ostile, impegnato a tentare di tranquillizzarsi.
    Il suo spirito è gentile... ma come faccio a sapere che dice la veritade?
    Non aveva avuto difficoltà, il crociato, a credere alle parole apparentemente sincere di Veronica. Era inutile: neppure scrutandola precedentemente a fondo era riuscito a intravedere neppure un accenno di malvagità nelle sue parole o azioni... ma i dubbi rimanevano, e la confusione era tanta.
    Perché mi avete svegliato?
    "Dove sono?" "Come conosci il mio nome?" "Quanto tempo è passato?" "Chi è la sua scorta?" "Cosa succederà ora?"
    Molte erano le domande da porre, molto era il disagio che provava, poco era certo e poco riusciva a comprendere. Quello non era il risveglio che si aspettava, ma era avvenuto, doveva calmarsi e doveva riuscire a venirne a capo... poco alla volta, passo dopo passo.
     
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    Non preoccuparti, non abbiamo fretta ^^

    Dopo i primi istanti, la confusione e il caos nella mente del povero crociato divennero così palesi che perfino Domino se ne rese conto, e con una punta di senso di colpa per aver condannato un uomo così solo al loro primo incontro, allentò gradualmente la presa sulla sua spada, fino a che non la lasciò del tutto, limitandosi a fare qualche lento passo verso Veronica lasciando che il lungo mantello le coprisse il corpo per intero, mentre il cappello si abbassava di qualche grado, nascondendole lo sguardo. Non aveva abbassato la guardia, semplicemente aveva smesso di considerare Selfaril un pericolo, almeno per ora. Veronica invece aveva ancora le mani strette tra di loro vicine al petto, come una silente preghiera che si augurava venisse ascoltata, e quando il crociato si dimostrò ben più disponibile ad ascoltare una spiegazione che non cercarla in maniera violenta, un leggero sorriso emozionato ma ancora incerto si accese sul volto della ragazzina.
    Avrai molte domande da farci, siamo qui proprio per rispondere, ma magari avremo tempo per farlo dopo che ti sarai rimesso... chissà quanto tempo è passato dal tuo ultimo pasto o dalla tua ultima...
    Santità... non eviti la domanda per favore. Ha chiesto perché lo abbiamo svegliato.
    Tuonò Domino vicinissima a lei, facendo gelare il sangue nelle vene di Veronica mentre quel leggero sorriso felice scompariva rapidamente. Le mani di Veronica tornarono a sfregarsi nervosamente, per poi sciogliersi e avvicinarsi ai suoi fianchi, stringendosi in piccoli quanto determinati pugni che sembravano voler tirar fuori tutta la forza che aveva in corpo. Domino non aveva mai pensato che tutte le responsabilità dovevano ricadere su una ragazzina così giovane, ma Veronica l'aveva implorata di ricordarglielo sempre, e questo per lei era a tutti gli effetti un ordine. Chinò lo sguardo, ma solo per un momento: doveva fissare Selfaril negli occhi per potergli parlare come una papessa.
    Io... la verità che io... ho bisogno di aiuto. Non voglio spaventarti con troppe nozioni e brutte notizie, ma da quando lo stato Vaticano è stato raso al suolo il potere della chiesa è diminuito in maniera decisiva, per quasi sparire completamente. Se non fosse stato per la papessa che mi ha preceduto, probabilmente saremmo scomparsi. Ci siamo allontanati dal nostro passato fatto di oblio ed ignoranza, ma anche ora che siamo mossi dalle migliori intenzioni la gente ci volta le spalle, e non hanno torto... noi dovremmo essere coloro che aiutano, ma ci mancano le forze per farlo.
    Fu Domino ad alzare lo sguardo a quel punto, rivolgendosi direttamente la crociato senza mezzi termini, sebbene il suo tono fosse meno provocatorio di prima e molto più pacato.
    Se vuoi una dimostrazione, ti basta vedere che la guardia del corpo della Papessa impugna una spada dal potere malvagio. Una situazione piuttosto disperata, no?
    Veronica cercò di non tergiversare troppo e facendo un passo avanti, per avvicinarsi il più possibile a Selfaril, si portò una mano sul petto come a volergli offrire il suo cuore e la possibilità di infilzarlo in qualsiasi momento appena avrebbe udito una sola menzogna.
    Selfaril, abbiamo bisogno di te. Dei crociati antichi sei l'unico che non è stato corrotto o si è perduto nel nulla, sei uno dei pochi ad essersi addormentato con la possibilità di essere risvegliato quando ce ne sarebbe stato bisogno. E ora noi ne abbiamo... io, Domino, la chiesa, tutto il mondo sta attraversando una terribile crisi e ci serve il tuo coraggio. Posso spiegarti tutto quello che vuoi sapere e anche di più, il mondo è molto cambiato ma se ti ho svegliato è perché so che questo non ti fermerebbe in caso ci fosse bisogno del tuo aiuto... sono qui per invocarlo.
    Concluse, portando di nuovo le mani in posizione di preghiera ma più in basso, lasciando il petto scoperto, così che Selfaril comprendesse la fiducia che Veronica stava riponendo in lui.
     
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6 replies since 12/5/2018, 16:19   107 views
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