Impreviste incomprensioni.

x Exogenesis

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    Nonostante non si sentisse alcun brusio provenire dalla grande sala, Bia non poteva essere sicura al cento per cento che la sala fosse vuota. Il camerino delle cameriere, si trovava in una zona più esterna e lontana rispetto all'ingresso della clientela e la sala principale con i tavoli... inoltre in mezzo a loro era presente la cucina, dove continue urla di cuochi e camerieri riguardo ordinazioni e pietanze da preparare, rendeva ancor più difficile percepire qualsiasi rumore proveniente ai tavoli.
    Avrebbe voluto sbirciare prima di entrare dal retro, infilandosi in quel corridoio che l'aveva portata nell'angusta sala dove si trovava, ma visti i pochi minuti a sua disposizione, non voleva rischiare di fare tardi... le avrebbero tolto parte del prossimo stipendio se si fosse presentata di nuovo in ritardo.
    Lo stanzino dove lei e le sue colleghe si cambiavano, non era sicuramente dei migliori potendone entrare solo quattro, alla volta senza trovarsi stipate in un minuscolo spazio vitale. Forse potevano diventare cinque se una restava per tutto nell'ancora più piccolo bagno adiacente. Gli armadietti erano disposti in fila, sei per lato e divisi al centro da una panchina dove le ragazze potevano sedersi mentre si cambiavano.
    Quello di Bia era il terzo sul lato di destra e proprio lì si trovava in quell'attimo, occupata a cambiarsi per cominciare il proprio turno di lavoro.

    Si tolse senza troppi inconvenienti sia la t-shirt che gli shorts in jeans, restando così solo in mutande poiché il suo seno non troppo sviluppato, che poteva benissimo entrare in una coppa A di reggiseno, non la costringeva necessariamente a farne uno e visto l'abito che stava per indossare, preferiva restarne senza.
    Piegando e riponendo con cura i propri abiti nell'armadietto, Bia prese la divisa da lavoro: un cheongsam, il tradizionale abito cinese.
    Di seta bianca, l'abito le calzava in maniera aderente, risultando le curve di quel piccolo corpicino dalla pelle leggermente scura.
    Trattandosi di un pezzo unico, cucito ai lati con fili rossi e ornato da fantasie stilizzate di fiori ai lati, la ragazza lo infilò facendolo passare da sopra la testa, stando attenta a infilare le braccia nelle maniche.
    Nonostante il colletto alto, l'abito non la copriva del tutto. Ascelle e braccia della ragazza erano visibilmente esposte, coprendole però il seno di cui era visibile solo la forma data l'aderenza dell'abito.
    Era lo spacco della corta gonna in cui l'abito terminava ad essere un punto critico, capace di esporre più del dovuto se non si muoveva con la giusta attenzione visto lo spacco non indifferente ai lati. Un semplice lembo di stoffa, nascondeva le già sottili mutandine di Bia, poiché era una sua fissa non volerne indossare di normali, come se fosse una bambina. Probabilmente i più acuti osservatori, avrebbero intravisto l'elastico dell'intimo, passare da sotto il vestito, lì dove lo spacco lo privava di copertura.
    Per la propria divisa, era stata costretta ad adottare una piccola variazione, creando un foro sufficiente da far uscire la propria coda... non voleva rischiare di ritrovarsi coinvolta in incidenti avvenuti nei primi giorni di lavoro, dove la sua piccola e tenera coda, in seguito a movimenti istintivi, finiva con l'alzarle la gonna quanto bastava per mettere in bella vista il suo bel lato posteriore.

    Rimasta sola perché non in anticipo come le sue altre colleghe, non poteva neanche dedicarsi a uno dei suoi passatempi preferiti: tormentare le compagne di lavoro.
    Come una sorta di predatrice naturale, Bia si avventava infatti su di loro cogliendole di sorpresa e alle spalle, afferrandole per i generosi seni dispensando commenti a metà tra la lusinga e la presa in giro mentre le palpava. Per lei era semplicemente un gioco, sopportato dalle colleghe principalmente per il modo in cui la piccola furia, le proteggeva da quei clienti troppo molesti o presuntuosi nel prendersi concessioni.

    Accorgendosi di non avere più tempo a disposizione, completò di vestirsi infilando calze e guanti bianchi e semplici scarpe basse di colore nero. Quasi pronta, corse subito in bagno, approfittando dello specchio al muro per darsi una veloce controllata sistemandosi i capelli adornati con i due fermagli che comunemente indossava.
    Sorrise con soddisfazione, mettendo così in risalto il canino destro mentre dandosi un lieve schiaffo al fianco, come per spronarsi ad andare, uscì dal camerino... senza dimenticarsi di lasciare nuovamente il camerino aperto... giravano persone troppo strane per lasciare i propri abiti e la biancheria intima di riserva incustodita.

    La sala de Il Dragone d'Oro, il ristorante dove Bia lavorava, poteva ospitare tranquillamente una sessantina di commensali... era un luogo abbastanza rinomato nei dintorni non tanto per la cucina, quanto per il servizio offerto ricalcando l'idea dei maid caffé.
    Bia non era mai riuscita a capire quale fosse la vera origine dei proprietari, i quali sembravano per lo più seguire la regola della convenienza. Nonostante il nome e l'arredamento tipico della Cina, la cucina serviva anche cibo della tradizione culinaria Giapponese, rendendo confusa Bia su quale tradizione stesse realmente seguendo... alla fine lei si limitava a lavorare per la paga e perché non le dispiaceva affatto indossare completi del genere.

    Recuperando il taccuino dove prendeva le ordinazioni, fissò l'orologio appeso al muro... salva per un soffio.
    Sospirando sollevata, cominciò quindi ad aggirarsi tra i tavoli del locale, riconoscendo alcuni clienti abituali.
    Aveva dimestichezza in quell'ambiente e poi, nonostante la statura e l'aspetto, non aveva mai mostrato fatica nel portare piatti dalla cucina ai tavoli e viceversa... anzi la sua vena combattiva la portava a voler gestire da sola i tavoli più grossi.
    Carina e cordiale, scambiava sorrisi verso i commensali, chiedendo di tanto in tanto chiedendo se gradivano altro.
    Passando davanti a un ragazzo, si ricordò di come gli avesse rotto il naso per aver allungato le mani sul suo sedere quasi fosse un suo diritto... si chiedeva spesso se la tenessero principalmente per questo, che per il suo bel corpicino.
    Sicuramente ne sarebbe andata orgogliosa, ma non volendo distrarsi fantasticando con la testa sulle nuvole, continuò ad aggirarsi tra i tavoli, circondata da quelle pareti adornate principalmente da disegni di draghi, tanto per voler richiamare il nome del locale.
    Chissà di lì a breve, quale cliente l'avrebbe richiamata costringendola così a lavorare.
     
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    Trovava guidare un auto estremamente rilassante. Com'era possibile che la maggior parte delle persone benestanti e ricche, quelle che potevano permettersi un autista, preferivano per l'appunto spendere denaro su una figura del genere invece di prendere in mano l'auto loro stessi? Troppi impegni? Non avevano tempo per dare attenzioni al loro veicolo e quindi lo facevano fare a qualcun'altro? Arthur si era proposto diverse volte di scortarlo anche per viaggi particolarmente lunghi ma Edmond aveva sempre rifiutato per tre semplici motivi: preferiva essere lui a guidare, gli piaceva viaggiare per conto proprio senza nessuno attorno e, soprattutto, ma questo non lo aveva mai accennato al maggiordomo, non si fidava a mettere la sua vita nelle mani di uomo estremamente anziano alla guida di un veicolo estremamente potente. Lo aveva già testato, avevano sfiorato la morte. La questione si era chiusa quel giorno.
    La mano ricoperta da un guanto lievemente lucido di pelle nera scivolò sulla leva del cambio così da ingranare la marcia in un tratto di strada rettilineo e libero. Non era raro per lui lasciare Londra ora che la città poteva considerarsi in buone mani. Altri Cacciatori, la Polizia e ultimamente anche una strana vigilante con a cuore, a quanto pareva, gli interessi della città. Nessun problema finchè avesse continuato a rigare dritto.
    La mano tornò al cambio stavolta per scalare, diverse volte, fino a fermarsi ad un semaforo per poi picchettare con le dita su di esso. Andarsene in giro da solo era una cazzata, se lo ripeteva ogni volta. Quel silenzio, quella calma non facevano altro che spingerlo a pensare e pensare ma non poteva farne a meno. Qual'era la situazione di quella città, di Roma? Perchè ogni angolo che svoltava sembrava dovesse essere l'ultimo, puzza di morto, della presenza di qualcosa di totalmente sbagliato.
    Il semaforo divenne verde ed Edmond ripartì.
    Non era lì per lavoro, ripetè a se stesso, era lì perchè Karla gli aveva consigliato un bel ristorante. Ne aveva parlato per dieci minuti filati e dopo due minuti di questi dieci aveva iniziato a parlare in francese. Ormai aveva capito che se iniziava a parlare nella sua lingua madre significava che qualunque fosse il soggetto del discorso lo aveva molto apprezzato. Il Dragone d'Oro. Un nome che non lasciava molto all'immaginazione, indubbiamente cucina asiatica. Gli venne da sorridere. Perchè i giapponesi o anche i cinesi dovevano sempre essere così poco... discreti? Discreti era la parola giusta.
    Con quel pensiero leggermente razzista in testa, il Cacciatore rallentò in prossimità del parcheggio, entrando in esso con una lenta manovra per poi accostare e spegnere l'auto, uscendo immediatamente e richiudendola dietro di lui. Il suo completo [+] era abbastanza elegante ma non troppo da "cacciatore". Partendo dallo strato più profondo, una camicia color verde spento faceva capolino solamente nella zona del colletto e delle maniche spezzando la colorazione scura del resto dell'abito. Un gilet nero era il secondo strato chiuso bottone dorato dopo bottone dorato in tutta la sua lunghezza delineando perfettamente il fisico asciutto dell'uomo. La giacca nera, finemente stirata e lucida, dall'interno rosso intenso, metteva il punto finale alla parte superiore del suo corpo. Un paio di pantaloni perfettamente abbinati allo stile della giacca scendevano lungo le gambe terminando in un paio di scarpe di vernice nera sulla cui metà scorreva una decorazione borchiata perpendicolare alla scarpa stessa. Edmond posò sulla testa un cappello di stoffa nero decorato da una fascia di seta del medesimo colore assicurata a quest'ultimo per poi incamminarsi verso l'entrata.
    Il Dragone d'oro non aveva nulla da invidiare nella presentazione ai migliori locali di Roma. Erano sempre più rari ristoranti classici di quel genere dato il sempre più incalzante nuovo mercato del cibo a base di "mostri" ma era sempre piacevole vedere che la cara vecchia cucina umana riusciva a sopravvivere. La facciata, estremamente luminosa, era caratterizzata da un arco di colore rosso intenso decorato da un lungo e stilizzato, per l'appunto, dragone dorato che si avviluppava intorno ad esso arrivando a sporgere con il muso in alto circondando il nome del luogo dal carattere molto orientaleggiante. Onnipresenti le classiche lanterne rosse penzolanti ai lati. Il Cacciatore rimase incantato per una manciata di secondi per poi riprendere il cammino e attraversare quell'arco entrando così nel tanto decantato Dragone D'oro.
    Gli interni ricalcavano un po' quella che era l'entrata giocando sull'accostamento di rosso e oro non solo nel mobilio ma anche sulle divise delle cameriere (su cui gli occhi di Edmond deviarono diverse volte). Su diverse colonne rosse il motivo del drago si ripeteva intorno ad esse e i diversi posti a sedere erano sempre divisi da piccoli pannelli semi trasparenti in grado di donare la privacy necessaria ricordando però al cliente di essere venuti in un luogo pubblico.
    L'arrivo di Edmond risvegliò la curiosità in alcuni clienti stupiti nel vedere un uomo così ben vestito fare il suo ingresso totalmente solo. Dal canto suo il ragazzo si levò immediatamente il cappello come voleva il galateo e attese l'arrivo di una delle cameriere così da poter essere accolto e indirizzato verso il giusto tavolo.

     
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    In sala non sembrava esserci al momento bisogno del suo aiuto nonostante il discreto numero di clienti. Si era attentamente guardata intorno e le sue colleghe se la stavano cavando bene; così a Bia restò solo una cosa da fare, avvicinarsi alla zona d'accoglienza e vedere se magari erano presenti dei nuovi clienti in cerca di un posto dove sedersi... una cosa che forse cominciava a diventare ardua visto come il locale andava a riempirsi in poco tempo.
    Infatti il Dragone d'Oro era sempre pieno, ma non tanto per la buon cucina quanto per il servizio offerto, ritrovandosi ad essere frequentato prevalentemente da clienti di sesso maschile. Non era difficile capirne il motivo, date le graziose cameriere che sfilavano tra i tavoli e forse, Bia si poteva definire come punta di diamante nonostante il piccolo fisico. Sapeva che in molti la fissavano, pensando a mille e più fantasia che però difficilmente a lavoro la ragazza avrebbe mai potuto accontentare... per quanto le piacesse quel tipo d'attività, non era così frivola al punto da concedersi al primo senza prima valutarne le qualità.
    Comunque lasciò perdere i suoi ammiratori, i quali erano ben graditi finché non si azzardavano ad allungare le mani; solo in quella situazione si sarebbe infastidita al punto da sbatterli contro il muro... a suon di pugni.

    Aveva trovato il suo cliente, un uomo che attendeva in quel piccolo spazio d'attesa tra l'ingresso e la grande sala da pranzo. Bia nelle vesti di cameriera, si avvicino quindi alla figura sconosciuta, essendo un cliente che mai aveva varcato la soglia di quel ristorante o che forse, semplicemente lei non aveva mai conosciuto non potendo ricordarsi a memoria qualsiasi tipo entrato anche solo per una volta nel Dragone d'Oro.
    Credeva però che mai si sarebbe dimenticata di una persona del genere anche solo intravedendola. La maggior parte dei clienti indossavano abiti normali, salvo qualche impiegato in giacca e cravatta, ma l'abito del nuovo ospite appariva di tutt'altra pasta. Forse era anche il portamento del ragazzo, ma Bia le sembrò di avere davanti un qualche ricco uomo d'affari, di quelli che difficilmente entravano in un posto del genere preferendo ostriche e caviale. Forse sarebbe dovuta stupirsi, ma pensò alla generosa mancia che avrebbe potuto lasciare un individuo del genere. Si trovava a lavoro, era normale per lei avere un pensiero materialistico e non era certo ragazza pronta a lasciari intimorire dalla semplice apparenza.
    Avvicinata al cliente compose un inchino a metà, stando attenta a non piegarsi in modo da mettere in mostra le proprie mutandine... era difficile coprirsi in maniera opportuna con quel vestito.
    Benvenuto al Dragone d'Oro. Immagino voglia un tavolo singolo quindi prego, mi segua verso uno ancora libero.
    Parlò in maniera educata sfoggiando un dolce sorriso mentre faceva cenno al cliente di seguirla, dando a lui le spalle solo per muoversi meglio nella sala da pranzo, evitando magari di finire contro qualche tavolo o peggio sua collega di passaggio.
    Per fortuna del ragazzo, era rimasto un posto libero per una sola persona, ma come ci si poteva aspettare dai piccoli tavolinetti, si trovava quasi infondo alla sala, a chiudere ad angolo e anche un po' isolato dal resto. Non fosse stato per i "vicini", probabilmente sarebbe stato il luogo più indicato per starsene tranquilli. A qualche metro da posto dove Bia voleva far sedere quel cliente probabilmente straricco, c'era una tavolata di sei persone, ragazzi dai modi di fare chiassosi e favoreggiati dalla quantità di bottiglie di bevande alcoliche presenti... poteva esserci sicuramente una compagnia migliore, ma quel ragazzo doveva farsela andare bene.
    Dopo averlo fatto mettere a sede, la giovane dalla scura carnagione, rimase comunque lì vicino al tavolo, aspettando di prendere le ordinazioni poiché a nulla serviva andarsene per ritornare subito siccome il tavolo era già apparecchiato con bacchette e posate per chi magari non riusciva a usare questi bastoncini di legno... Bia era quel tipo di persona.
    Abbiamo una vasta gamma di pietanze orientali, quindi scelga pure con calma. Intanto potrei portarle qualcosa da bere che sia di suo gradimento. Sake? Vino di riso o magari qualcosa di analcolico?
    Nel menù il semplice imbarazzo della scelta tra cucina etnica sia cinese che giapponese. Ogni palato poteva quindi essere soddisfatto tra vantaggiosi menù in stile all you can eat, oppure a prezzi maggiori rapporti di servizio e qualità di cibo nettamente migliori. Uno dei servizi offerti, prevedeva anche la possibilità di "affittare" una cameriera e questa in maniera simile a una geisha, si sarebbe occupata di fare in modo che il bicchiere del cliente sarebbe stato sempre pieno... tenere compagnia senza però spingersi troppo oltre poiché dopotutto non erano mica delle prostitute. Una cosa era evidente, quel locale prendeva in pieno tutti gli stereotipi sia cinesi che giapponesi e forse, proprio per questo riscuoteva tutto quel successo.
     
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    Non dovette aspettare troppo prima di venire accolto e l'idea di essere rimasto deluso dall'aspetto di quella piccola cameriera non lo sfiorò neanche per un istante. Non poteva nascondere a se stesso di aver immaginato l'arrivo di un prorompente donna di classe con una certa grazia anche essendo una cameriera ma quando a dargli il benvenuto ci aveva pensato quella minuta ragazza, i suoi occhi dorati si erano riempiti di quella figura analizzandone in modo metodico e chirurgico ogni minimo particolare. L'uomo (un pizzico troppo perverso) guardò le sue forme acerbe ma invitanti e la pelle di un colore simile al bronzo, i capelli bianchi e il viso giovane e per niente stanco da quella vita. Lavorare in quel posto non doveva essere così noioso se perfino una presenza del genere continuava a trovarsi a proprio agio al suo interno. Il Cacciatore invece guizzò con gli occhi sulla sua piccola coda da diavoletta ed Edmond dovette maledire il suo attaccamento al lavoro per la prima volta. Il Cacciatore stava già pensando a cosa potesse essere, che creatura si nascondesse dietro a quel morbido dolcetto al caramello parlante senza pensare minimamente ad un semplice essere umano. Un diavolo? Un demone inferiore o superiore? Una succube? Che sfruttasse quel posto per attirare le sue vittime nel retro succhiando loro la linfa vitale fino ad ucciderli? No, la coda era troppo corta. Sembrava più una deformazione o un lascito da un unione ibrida. Potesse essere un'umana?
    Edmond non esitò neanche un momento a rispondere all'inchino di Bia muovendosi un istante dopo, emulandola sia nel gesto, sia nella velocità di esso così che entrambi fossero tornati in posizione eretta quasi nello stesso momento. L'uomo aveva visto il suo intimo non propriamente adatto ad una ragazza così giovane. Il Cacciatore si chiedeva ancora che creatura fosse.
    La ringrazio. Si, gradirei un tavolo singolo, non aspetto nessuno. La seguo.
    Così giovane ma così professionale. Si sarebbe aspettato un comportamento molto più da "sbarbatella" ma quella piccola donna si era dimostrata perfettamente in grado di gestire il suo ruolo e Edmond non potè fare altro che rispondere a quel dolce sorriso con un espressione ben più che soddisfatta per la piacevole accoglienza seguitando poi a ripercorrere fedelmente i suoi passi verso il tavolo. Durante quel breve tragitto il Cacciatore ammirò con maggiore interesse la sua piccola coda chiedendosi se in quella chioma di capelli cenere chiaro fossero presenti anche delle corna. Quei pensieri, purtroppo o per fortuna, vennero prepotentemente interrotti da un gruppo di ragazzi seduti da un tavolo vicino al suo che nonostante fosse in fondo alla sala e incassato in un angolo non offriva la tranquillità perfetta. Non poteva lamentarsi, in fondo quello era un luogo pubblico e come tale poteva avere al suo interno qualunque tipo di soggetto e poi quelle persone avevano sul tavolo una quantità di alcolici fuori misura. Probabilmente stavano festeggiando qualcosa, non gli avrebbe dato nessun peso. Una volta giunto alla meta, Edmond girò intorno alla ragazza per poter raggiungere il suo posto, sfilando la sedia da sotto il tavolo per potersi accomodare e mettersi a suo agio. Come pensava la cameriera rimase lì vicino, probabilmente in attesa di prendere le sue ordinazioni. L'uomo afferrò quindi il menù, aprendolo e scorrendo con lo sguardo le varie opzioni senza però conoscerne la composizione. Un'opzione però lo incuriosì, un servizio che metteva a disposizione del cliente una cameriera emulando una figura simile alla geisha, quindi alla donna di compagnia in senso non assolutamente sessuale. Un ottimo aiuto per lui così perso di fronte ad una cucina sconosciuta. Dopo circa due o tre minuti abbassò il menù, schiarendosi la voce con fare quasi imbarazzato, per poi pugnalare direttamente gli occhi di Bia con i suoi.
    So che può sembrare strano ma è la mia prima volta in un ristorante di questo genere e con questo tipo cucina. Ne ho sentito parlare ma non saprei cosa scegliere quindi vorrei avvalermi del vostro servizio per affittare una cameriera. Per lei sarebbe un problema farmi compagnia? Per quanto riguarda da bere...- tornò per un breve momento con gli occhi sul menù - ... credo prenderò del Sake. Se non sbaglio è un liquore prettamente asiatico, giusto?
    La sua voce e il suo modo di parlare erano oltremodo signorili e capaci di mettere a proprio agio chiunque ma non potevano dimenticarsi che, a pochi metri, quel gruppo di ragazzi rappresentava esattamente il contrario di Edmond. Il primo dei tre, un tizio abbastanza piazzato nella zona "lardominale" sollevò un braccio in direzione di Bia. Non riuscì a toccarla ma il suo intento era chiaramente quello di attirare l'attenzione nonostante si stesse occupando di un altro cliente.
    Ehi! Ehi! Bambolina! Noi vogliamo del sake! Tanto sake! Portacene un po' e facci compagnia, sei così carina!
    Edmond non poteva conoscere l'indole di Bia e il fatto che fosse facilmente tendente alla violenza ma una rapida occhiata alle sue colleghe preoccupate gli fece capire che un certo tipo di interesse quella ragazza non riusciva proprio a reggerlo e che probabilmente di lì a breve sarebbe esplosa come una bomba. Per il bene della tranquillità e della quiete anche delle altre persone decise di agire d'anticipo, posando una mano delicata come un foglia cadente sulla spalla della giovane cameriera per poterla scostare quel tanto che bastava ad avere un contatto visivo diretto con i clienti molesti.
    Non vorrei apparire scortese ma la qui presente signorina sta servendo me in questo momento e ho intenzione di prolungare la sua compagnia visto che questo ristorante lo permette. Se avete ancora un po' di contegno vi prego di usarlo e mantenere la calma. Qualcuno verrà a servirvi il prima possibile.
    L'uomo che fino a due secondi prima aveva fatto sentire a gran voce le sue necessità rimase basito da quello sfoggio di eleganza e probabilmente nella sua mente due opzioni fecero capolino: fare a botte o lasciar perdere. Edmond era perfettamente pronto a spezzare loro le gambe ma con grande sorpresa il gruppetto decise di lasciarli perdere, borbottando frasi e parole di difficile comprensione ma di facile interpretazione. Di certo non stavano parlando del suo bell'aspetto o della sua gentilezza. Tutto il contrario. Una volta sistemato quel piccolo problema, Edmond scostò la mano dalla pelle di Bia, posandola nuovamente sul tavolo.
    Mi scuso per averla toccata senza il suo consenso, dicevamo?
    Ma chi diavolo era entrato in quel ristorante quella sera?

     
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    In quell'abito succinto era abituata ad essere scrutata dalla clientela, nel sentirsi gli occhi rivolti verso la sua affascinante e graziosa figura e proprio per questo, non dava la giusta attenzione agli sguardi indagatori del ragazzo lì presente. Per lei era la semplice persona magari colpita dalla sua bassa statura e da come si trovasse a lavorare lì. Niente di nuovo per la ragazza, pronta a prendere con calma le ordinazioni del giovane dai modi di fare raffinati.
    Non era il solo ad analizzare e cercare di trarre conclusioni. Bia sapeva di avere a che fare con un cliente inusuale, diverso da tutti gli altri per il semplice modo di porsi. In quel ragazzo non c'era quella semplice cordialità di contesto, ma qualcosa di più elaborato e raffinato. Per la giovane pugile sembrava si comportasse così proprio perché abituato, come lo era un suo compagno di classe nonché amico. Nel locale non aveva mai avuto a che fare con una persona del genere, ma non le sembrava impossibile rapportarsi in qualche maniera, mantenendo un semplice colloquio formale tra cameriere e cliente... non sarebbe sicuramente finita in chissà quali strane situazioni con una persona entrata lì solo per mangiare.
    Diligente era rimasta in attesa di sapere cosa avrebbe dovuto servire da bere al ragazzo e anche cosa era sua intenzione mangiare. Normalmente non era così ubbidiente, ma Bia ci teneva davvero a quel lavoro dove grazie alle mance riusciva a potersi viziare senza bisogno di chiedere aiuto alla famiglia, per questo se lo sarebbe tenuto stretto cercando d'essere una cameriera modello quando necessario.
    Ma anche la pazienza della migliore poteva essere messo a dura prova e lei, non era decisamente la migliore in fatto di calma.
    L'uomo aveva richiesto il servizio più costoso, che dava la possibilità di ricevere compagnia da parte di una cameriera e sembrava aver richiesto proprio la presenza di lei... già si pregustava una buona mancia siccome era la più carina di tutte le cameriere. Contrariamente a come poteva sembrare, era raro che chiedessero di lei visto il carattere esuberante e il modo di fare incline allo spezzare dita quando si provava ad essere dei marpioni nei suoi confronti. I clienti abituali avevano paura di Bia e inoltre visto i costi, il servizio non era richiesto da molti e spesso, finiva male anche senza richiedere di lei poiché da brava vigilante e protettrice delle colleghe, era pronta a intervenire nel momento del bisogno. Nonostante questo suo modo di fare gli affari andavano bene e inoltre, evitava la presenza di troppe mele marce all'interno del locale. Chi restava, sapeva di dover rigare dritto.
    Accennando un sorriso che probabilmente avrebbe accentuato i suoi canini leggermente sviluppati, aveva provato una sensazione di vago divertimento nello scorgere l'imbarazzo del ragazzo nel richiedere la sua presenza, anche come consigliera di cibo. In una situazione diversa forse sarebbe stata pià civettuola, facendo domande pungenti su cosa gli piacesse.
    Come desidera, sarò la sua cameriera personale. Sì è una bevanda alcolica della tradizione giapponese. Vado a prenderlo.
    Stava per allontanarsi quando venne fermata da parole che non le fecero affatto piacere.
    Aveva dato le spalle al ragazzo dai modi di fare raffinati, perché stava andando a prendere da bere, ma uno dei ragazzi al tavolo aveva appena firmato la sua condanna. Irrigidita, l'occhio destro si era lasciato andare a un leggero tic nervoso. Bambolina? L'aveva veramente chiamata così? Non era una bambola, una dannata piccola bambola!
    Proprio non tollerava che le dessero simili appellativi, specialmente se dati da sconosciuti. Stringendo i pugni era già pronta a partire in quarta e lo avrebbe fatto se una mano gentile non le si fosse posata sulla spalla.
    Il cliente che aveva accolto, si era fatto avanti riuscendo a far desistere i tre molesti ragazzi dal continuare a infastidire la cameriera. Bia, confusa da quel gesto, rimase per qualche minuto ferma a fissare il vuoto. Incredula che il ragazzo avesse preso le sue difese in quel modo e vedendo come la situazione si era sistemata senza bisogno d'intervenire, preferì lasciare correre almeno per il momento.
    Uh? Non ti devi scusare, anzi sono dispiaciuta per l'accaduto.
    Preferì non ringraziarlo apertamente anche se era riconoscente per il suo intervento. Non voleva passare per una bisognosa di aiuto, anche perché sarebbe riuscita a gestire perfettamente la situazione.
    Ripresa non potendo restare imbambolata a fissare il vuoto per sempre, Bia andò quindi nella zona bevande del ristorante, ritornando subito al tavolo del cliente con una caraffa in ceramica piena della bevanda e con tanto di apposito bicchiere piccolo ma largo, simile a una ciotola.
    Con molta calma, posò quindi il bicchiere sul tavolo, davanti al cliente e reggendo poi con due mani la caraffa, inclinandosi appena in avanti, versò il Saké all'interno del bicchiere riempiendolo.
    Se vuole può chiamarmi direttamente Bia. Le consiglio inoltre di prendere la nostra composizione di sushi perché non si può venire per la prima volta in un ristorante del genere e prendere altro. Anche perché al momento mi sembra più indirizzato verso la cucina giapponese.
    Non sapeva se definirsi brava nel consigliare cosa mangiare siccome non era sicuramente un palato fine, ma una vorace trangugiatrice di qualsiasi cosa commestibile. Lei si sarebbe orientata verso il menù che le avrebbe permesso di mangiare fino ad essere completamente piena, ma il cliente che aveva davanti non gli sembrava quel tipo di persona.
    Dopo aver detto la sua e versato da bere al ragazzo, si mise a un passo di distanza, lasciandogli lo spazio necessario per muoversi tranquillamente, senza però sparire alla sua vista.
    Leggermente nervosa, cercò di sistemarsi la divisa tirandola appena verso il basso. Non era abituata a quel genere di servizio e quindi non sapeva esattamente come comportarsi. Una situazione completamente diversa alla "normalità" a cui era abituata.
     
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    Per due motivi aveva deciso di intervenire. Il primo era la sua naturale eleganza e gentilezza nei confronti del gentil sesso, di qualunque età fosse. Il secondo, e forse più importante, era stato la protezione di quel povero gruppetto di ragazzi il cui unico errore era stato alzare un po' troppo il gomito. Il Cacciatore aveva percepito l'istinto omicida provenire da quel corpicino nell'udire quell'epiteto grazioso ma evidentemente disagiante e fastidioso per quella minuta cameriera. Si era irrigidita come un cadavere e uno dei suoi occhi aveva vibrato in preda ad un nervosismo galoppante che poteva sfociare solo in qualcosa di estremamente spiacevole. Per un breve attimo aveva anche emanato una discreta pressione energetica, un classico esempio di essere super umano. Aveva avuto pochissimo tempo per decidere, cercare di risolvere quel problema in modo diplomatico o lasciar scatenare quel piccolo concentrato d'odio. La prima opzione era sicuramente la più promettente per una tranquilla continuazione della serata e anche il ragazzo a cui aveva rivolto la parola era sembrato dello stesso avviso riportando quindi la pace, si sperava per più tempo possibile.
    Oh, suvvia, non c'è motivo d'essere dispiaciuti, non è accaduto nulla di grave. L'importante è sia tornata la tranquillità, anche per il bene degli altri clienti.
    A seguito di quelle, quasi tenere, scuse la giovane cameriera si allontanò così da soddisfare la sua prima ordinazione lasciando quindi Edmond in solitudine. Il ragazzo si guardò intorno senza farsi notare, studiando le persone all'interno del ristorante e il ristorante stesso. La clientela era indubbiamente variopinta: da gruppi misti di giovani ragazzi si passava facilmente alla coppietta di persone anziane, alcune di ceto leggermente elevato altre ad un livello sicuramente medio ma benestante. Il Dragone D'oro non era certo un posto per qualunque tipo di palato quindi il Cacciatore dedusse che il piccolo gruppo di ragazzi alticci e sull'orlo dell'ubriachezza fosse composto sicuramente da figli di figure se non facoltose almeno in possesso di belle somme di denaro. I classici signorotti con la testa fra le nuvole e il desiderio di comandare il mondo ma che di fronte al più piccolo sfoggio d'autorità abbassano la cresta docilmente per poi cercare vendetta lontano da occhi indiscreti. Avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle una volta fuori di lì... ma meglio lui che quella ragazzina. Il suo sguardo perso si riaccese quando tra i tavoli scorse la minuta figura dalla pelle bronzea farsi largo tra i clienti e le colleghe. Che avesse un complesso per l'altezza? O qualcosa riguardante l'età? Bambolina era un nomignolo di certo fuori luogo ma non così tanto da generare una reazione così aggressiva. Era sicuro che quella ragazza gli avrebbe dato altre occasioni per studiarla meglio ma fino a quel momento si sarebbe semplicemente gustato la sua compagnia di certo non spiacevole.
    Edmond allontanò il busto dal tavolo come a voler far spazio alla ragazza per poter posare quel bizzarro bicchierino che subito dopo lei riempì versando un liquido color perla trasparente. L'ascoltò attentamente mentre terminava la sua operazione ma prima di rispondere prese tra l'indice e il pollice sinistri la piccola "ciotola" e la portò alla bocca, buttando giù tutto in una volta il liquore. La gola si scaldò in pochi istanti e la lingua ebbe un brivido mentre il liquido si perdeva nel suo organismo. Un essere come lui avrebbe potuto consumare litri di quella roba prima di raggiungere uno stato di ebbrezza decente ma non poteva negare che fosse piacevolmente forte. Espirò soddisfatto dopo la rapida bevuta, posando il bicchierino sul tavolo.
    Molto bene Bia, voglio fidarmi del tuo consiglio ma prenderò due porzioni della vostra composizione di sushi, non posso lasciarti in piedi di fianco al tavolo a guardarmi mangiare, sei la mia compagnia, non la mia servetta. Il tavolo ha abbondante spazio per un'altra persona e non preoccuparti se verranno a far storie, ci parlerò io. Ho pagato per la mia cameriera personale, posso fare quello che voglio.
    Il tono di Edmond danzava tra una pacata tranquillità ad una dolce autorità quasi volesse mettere a proprio agio Bia ma allo stesso tempo farle capire che qualunque contro proposta sarebbe stata rifiutata in tronco. La sua figura emanava un'aura di controllo e determinazione proprie di qualcuno che non solo possedeva una grossa quantità di ricchezza ma anche un misterioso potere e, almeno gli piaceva pensarlo, un magnetico carisma.

     
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    Il cliente sembrava avvezzo a bere, giudicando da come svuotò il bicchiere in un solo sorso. Bia da brava cameriera si stava già prodigando per riempire il recipiente con altro saké, così da non lasciare il ragazzo che l'aveva richiesta come cameriera personale. Era uno dei suoi maggiori compiti mentre aspettava di poter prendere l'ordinazione del ragazzo.
    Travasando nuovamente il liquido alcolico dalla caraffa al bicchiere, rimase diligentemente in attesa, evitando di guardare al tavolo di fianco, lì dove sedevano i tre idioti a cui avrebbe volentieri tirato l'oggetto che teneva tra le mani contro le loro teste vuote. Dovevano sicuramente ringraziare il ragazzo che sedeva lì vicino a lei, poiché se non fosse intervenuto, sarebbe finita a pugni e in male per loro. Non poteva sicuramente prenderle da quel gruppetto di balordi.
    Non poteva sicuramente dire di avere tanti anni di carriera al servizio, ma nella sua breve esperienza lavorativa, questa era la prima volta che le veniva posta una richiesta del genere... e forse non era mai capitato neppure alle sue colleghe.
    Non era sicuramente tra le più popolari per quel servizio, ma confidandosi con le sue amiche e ricordandosi le esperienze passate, spesso i clienti chiedevano di essere imboccati dalla cameriera di turno, servigli da bere o tenere compagnia con qualche conversazione... ma mangiare insieme? Mai.
    Sicuramente presa alla sprovvista, ma non per questo contraria alla richiesta. Avrebbe lavorato senza farlo veramente e in più, poteva addirittura mangiare gratis. Doveva ammetterlo, era stata proprio fortunata.
    Non aveva quindi intenzione di replicare e a giudicare dal tono del cliente, non ne avrebbe neanche avuto modo siccome celata in quella gentilezza, si notava un filo di autorità.
    Non capita tutti i giorni ma ha detto il vero, in quanto cliente pagante può pretenderlo.
    Per quanto cercasse contenersi, le sfumature delle iridi di Bia lasciavano trasparire tutta la sua vivacità. Si capiva quindi che non si trovava affatto in imbarazzo di fronte a una simile richiesta e anzi, forse stava reagendo anche in modo troppo sfrontato con il cliente. Al suo posto le altre colleghe avrebbero sicuramente cercato di far cambiare idea al ragazzo, ma con lei non sarebbe successo. Il cibo, specialmente se era gratis, non andava rifiutato.
    Le prego di attendere solo qualche istante e sarò di ritorno.
    Disse chinando appena la testa in avanti prima di posare sul tavolo la caraffa contente il saké.
    Il cliente aveva ordinato qualcosa che per sua fortuna, non richiedeva troppo tempo di preparazione o per meglio dire, essendo un ristorante con una buona clientela, non era raro che alcune cose venissero preparata in precedenza, come ad esempio il sushi. Bia quindi non dovette fare altro che recarsi nella cucina, dando l'ordinazione del cliente e restando in attesa che uno dei cuochi le portasse tutto il necessario.
    Come sempre i cuochi erano indaffarati, pieni di lavoro e perennemente davanti ai fornelli accesi. La cucina aveva sempre un odore strano visto come si mischiavano i sapori di qualsiasi piatto cucinato. Odori di fritto, di pietanza cucinate su piastra e di spezie e salse tipiche dell'oriente... il solo pensiero le faceva venire l'acquolina in bocca. Dovette attendere dieci minuti prima che il cuoco le affidò due grossi piatti neri pieni di diversi tipi di sushi sistemati in modo appariscente sul piatto. L'occhio dopotutto voleva la sua. Hosomaki, Sashimi, Nigiri e Uramaki, il cliente e anche Bia data la situazione, non avevano che l'imbarazzo della scelta considerando anche i diversi tipi di pesce.
    Nonostante i due piatti sembrassero piuttosto ingombrati da portare insieme, Bia non si fece alcun problema a prenderne uno per mano così da tornare al tavolo del cliente che l'aveva prenotata, dando anche capacità di sapersi destreggiare bene nel ruolo di cameriera... e quello non era niente, abituata anche a dover sparecchiare tavole più grandi. La forza di cui era dotata, le permetteva di alzare pesi ben maggiori di quanto ci si aspettasse da lei.
    Con garbo, posò quindi uno dei due piatti davanti al cliente, mentre il secondo dalla parte opposta, lì dove si sarebbe seduta lei... dopotutto quel tavolo era stato apparecchiato per due e Bia, non aveva avuto neanche il tempo di rimuovere le posate o per meglio dire bacchette.
    Spero sia di suo gradimento.
    Aggiunse mentre spostando la sedia, andò a sedersi tranquillamente sul posto, stando attenta a non mostrare troppo con quella divisa. Restò anche attenta a non schiacciare la coda con le proprie natiche, la quale lasciò aderire contro lo schienale della sedia.
    Nonostante il piatto era già stato preparato in precedenza, il pesce era fresco ed arrivato in giornata. Al Dragone d'Oro ci tenevano a non far venire un'intossicazione alimentare ai propri clienti, principalmente perché preferivano che questi evitassero di fare loro causa.
    Intanto Bia attese, nonostante normalmente fosse la prima a lavorare di mascelle una volta seduta a tavola, sapeva di non poter cominciare prima del cliente. Almeno un minimo di decoro preferiva mantenerlo per non perdere il lavoro o comunque per evitare reclami nei suoi confronti.

    Edited by _Zoe_ - 29/3/2018, 17:45
     
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    Per quanto Bia mantenesse la sua professionalità il più intatta possibile, non aveva quel grado di perfetto controllo da nascondere una sottostante vivacità e forse soddisfazione all'idea di poter mangiare a spese di un altro. Edmond non lo prese assolutamente come un insulto e non pensò minimamente che quella ragazzina fosse felice di sfruttarlo ma, al contrario, fu quasi sollevato da quella tranquilla e lucida manifestazione di gioia per l'occasione golosa che le era capitata. Nonostante tutto il cacciatore mantenne un certo grado di calma e eleganza rispondendo alla ragazza con la stessa galanteria che lo aveva caratterizzato fino a poco prima mantenendo intatto il rapporto fra cliente e cameriera.
    Non si preoccupi, mi troverà ancora qui al suo ritorno.
    Non era mai stato infastidito dalle attese. Nel suo lavoro talvolta l'attesa poteva durare minuti, ore o anche giorni quindi, per assurdo, Edmond avrebbe potuto aspettare Bia e la sua ordinazione anche per una settimana intera senza annoiarsi, senza lamentarsi e forse, senza neanche rendersene davvero conto. Aveva molti metodi per isolarsi totalmente dal resto della folla, dai suoi pensieri e da tutto ciò che potesse infastidirlo e ne mise uno in atto non appena la giovane cameriera si allontanò per soddisfare la sua richiesta. Il ristorante era un luogo, almeno a quell'ora, estremamente affollato, pieno di persone diverse, di voci diverse ma tutte ugualmente dal tono elevato che fuse insieme formavano un continuo brusio che alla lunga poteva dare alla testa, poi sicuramente la sua compagnia vicina non aiutava minimamente a mantenere quel minimo grado di tranquillità per metterlo a proprio agio. Non era facile avere a che fare con persone amanti dell'alcol ma quello non era un buon motivo per attaccar briga con loro almeno finchè non avessero fatto qualcosa di cui pentirsi.
    Edmond portò la mano sinistra alla tasca, cercando al suo interno e poi sfilando da essa una piccola moneta dorata non appartenente a nessuno Stato. Su di essa, da entrambi i lati, era inciso il muso stilizzato di un lupo molto simile a quello del suo pendente suggerendo che fosse stata fatta su misura per lui proprio per mettere in atto quel piccolo "passatempo". Era stato il suo maestro ad insegnarglielo e nonostante durante il suo periodo di addestramento avesse mantenuto una benda sugli occhi aveva percepito facilmente il grado di isolamento e alienazione che quel piccolo giochino poteva avere e ora che aveva l'ausilio della vista metterlo in atto era diventato ancora più facilmente. Portò la moneta tra il dito indice e medio per poi farla agilmente roteare tra di essi in modo tale che si spostasse tra il medio e l'anulare e poi tra l'anulare e il mignolo. Solo a quel punto invertì la rotazione facendola tornare indietro e ripetendo quel gesto come fosse stato in trance, bloccando lo sguardo sul movimento della moneta. Qualcuno avrebbe potuto fissarlo e ritenerlo un po' eccentrico ma Edmond non se ne sarebbe minimamente accorto perchè qualche secondo dopo aver iniziato già le voci intorno a lui si erano fatte più ovattate, meno invasive e fastidiose. Era come essere avvolti da un gran numero di morbide coperte e il suono arrivasse mitigato e poco chiaro. Un paio di minuti dopo aver iniziato Edmond sollevò lo sguardo per cercare Bia tra i tavoli e nonostante l'avesse fatto diverse volte lo stupì come le immagini fossero così nitide ma i suoni quasi assenti, era come vivere l'esperienza di non udente, terribile per qualcuno non abituato. La moneta roteava ancora tra le sue dita e continuò a farlo per diverso tempo. Il cacciatore osservò i ragazzi vicino a lui e notò i loro occhi seguire il didietro di molte cameriere che passavano vicine al loro tavolo, chissà per quanto tempo avrebbero continuato a non dare problemi? Quella ragazzina non era affatto normale ed era riuscito a interromperla la prima volta solo perchè le attenzioni erano state rivolte a lei ma quanto più aggressivamente avrebbe potuto reagire se il bersaglio delle molestie fosse stata una sua collega? In coincidenza con quelle riflessioni gli occhi di Edmond delinearono la minuta e graziosa figura di Bia apparire tra i tavoli poco più bassi di lei. Portava un paio di piatti neri ripieni di cibarie dall'aspetto alieno per uno come lui e la leggiadria con cui si muoveva suggeriva una forza sicuramente superiore a quella umana soprattutto se paragonata ad un corpicino così femmineo e giovane. Il movimento della moneta si interruppe bruscamente quando la ragazza fu nei pressi del suo tavolo e Edmond la infilò rapidamente in tasca seguendola con gli occhi mentre posava i piatti e poi si sedeva di fronte a lui, attendendo con incredibile educazione che fosse lui a dare inizio alle danze. Ne fu molto colpito.
    A quanto pare, Bia, è arrivato il momento di dichiarare buon appetito, mangia pure liberamente, non ci sono problemi. Posso darti del tu? Spero non sia un problema.
    Mentre le parlava, il ragazzo cercò con lo sguardo le posate ma la sua attenzione fu presa da un paio di bacchette disposte proprio di fianco ad esse. Erano posate tradizionali di quella cucina? Gli bastò una rapida occhiata intorno a lui per notare come alcune persone le usassero, chi bene e chi male, e filtrò rapidamente gli impediti da quelli più esperti, studiando il modo in cui le tenevano per poi emularlo. Forse per una ragazza come Bia, che ne aveva viste parecchie di persone massacrarsi per usare la prima volta quelle bacchette distruggendo le "costruzioni" di riso nel tentativo di farle arrivare alla bocca, sarebbe stata una piacevole sorpresa vedere come Edmond, tenendo gli occhi su alcune persone più esperte di lui, prima prese le bacchette, poi le impugnò nella giusta maniera e poi afferrò una delle porzioni per portarsela alla bocca, tradendo una certa incertezza andando incontro al boccone per la paura di farlo cadere. Masticò lentamente, di gusto, apprezzando il piacevole accostamento tra il riso e il pesce per poi inghiottire, inspirando aria soddisfatto.
    Delizioso, davvero delizioso. Ottima scelta Bia, complimenti ma non posso nascondere una certa curiosità su cosa tu mi abbia portato, puoi parlarmene mentre mangiamo?
    Quella domanda arrivò di getto mentre Edmond si portava un fazzoletto alla bocca con la mano libera dalle bacchette per potersi pulire da un piccolo chicco di riso ribelle che aveva deciso di staccarsi dal boccone all'ultimo momento e depositarsi al lato della bocca per poi posare il fazzoletto nuovamente sul tavolo preoccupandosi di non rovinare troppo la piegatura.

     
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    Sentire che poteva dargli del tu rese le cose più semplici per Bia. Era quel genere di persona che entrava subito in confidenza evitando di usare un linguaccio formale. Le cose cambiavano solamente a lavoro dove le era richiesto di comportarsi bene con i clienti, tranne quelli molesti, e di non mangiare durante il suo turno. Due imposizioni che Edmond stava deliberatamente chiedendo d'ignorare e che Bia, seguendo la politica del cliente che ha sempre ragione, si trovava in perfetto accordo con lui.
    Puoi darmi tranquillamente del tu, ma in cambio dovrai dirmi come ti chiami. Non posso sicuramente chiamarti cliente o signor cliente. Non sarebbe giusto siccome te sai il mio nome!
    Normalmente non era importante sapere i nomi dei clienti, Bia infatti conosceva solo il nome di quelli abituali, con cui ormai a furia di vederli quasi ogni giorno si era creata una certa confidenza. E poi era curiosa di sapere chi fosse il ragazzo con cui avrebbe condiviso quel pranzo a lavoro... le sembrava ancora troppo strano per essere vero.
    Avendo comunque la possibilità di mangiare, non si tirò indietro e vedendo che pure il ragazzo era pronto ad "aprire le danze", fece altrettanto. Lavorando in quel ristorante, Bia aveva sviluppato una certa dimestichezza con quel genere di cucina tradizionale imparandone quindi gli usi e i costumi. Bia prese quindi le bacchette ancora attaccate tra loro, tirandole con una leggera pressione così da dividerle.
    Si lasciò scappare un piccolo sorriso nel vedere come il ragazzo nonostante sorprendentemente avesse trovato subito dimestichezza con le bacchette, si era avvicinato con la testa a queste per evitare che magari il boccone preso, gli fosse caduto sul tavolo.
    Al contrario Bia era invece si era già rapidamente portata in bocca almeno un paio di quelle piccole elaborazioni di riso con pesce crudo sopra. Era piuttosto veloce, ma non per questo rumorosa o molesta... non voleva fare rimpiangere al ragazzo di averle chiesto di sedersi a tavolo con lei, pagare per questo e ritrovarsi una maleducata senza pari.
    Vuoi sapere come sono fatti o perché alcuni hanno delle forme diverse?
    Più che una domanda di curiosità, le sembrava un approccio per parlare di qualcosa non avendo dopotutto molto da condividere essendo perfetti estranei.
    Con calma, la ragazza decise quindi di dare una breve "lezione" al suo cliente. Tenendo ancora le bacchette in mano, prese quindi un Hosomaki, alzandolo così da portarlo a vista del ragazzo.
    Questo è un Hosomaki. Come puoi vedere il pesce è all'interno della composizione a forma di rotolo. Il riso poi è avvolto da un'alga. Sono buoni con la salsa di soia, ma attento a non bagnare il riso mentre lo fai.
    Avendo già versato in un piccolo recipiente vicino al suo piatto, la salsa di soia, Bia andò a inumidire il sushi con questa, facendo però in modo che solo l'alga si bagnasse appena. Una volta fatto, aprendo appena le labbra si portò l'Hosomaki in bocca, facendolo scivolare in un sol boccone con una marcata lentezza... non ci vedeva nulla di male nel giocare un po' stuzzicando il ragazzo, mettendo in mostra le sue labbra delicate.
    Volendo continuare la sua spiegazione, Bia prese quindi dal piatto nero una piccola fetta di salmone, posta vicine ad altre e accompagnate con una salsa verde.
    Il Sashimi si spiega da solo. Una semplice fetta di solo pesce crudo che se vuoi, puoi provare con un po' di wasabi a tuo rischio e pericolo. Non lasciarti ingannare dal colore, prendine solo una puntina perché è piccante come poche cose al mondo.
    Aveva brutti ricordi di quanto ingorda, decide di abbondare di salsa wasabi. Comunque mangiò anche la fetta di pesce, passando poi al Nigiri.
    Questo è un Nigiri. Polpette di riso con sopra del pesce. Prova quelli con il tonno, sono buonissimi!
    Si sentiva una specie di maestrina e questo la divertiva mentre sempre con estrema cura e lentezza, mangiò anche il Nigiri, leccandosi appena le labbra.
    Infine abbiamo l'Uramaki. Si può dire che sia semplicemente il contrario dell'Hosomaki, riso all'esterno e alga all'interno. Qui noi lo adorniamo con semi di sesamo all'esterno... i miei preferiti sono con il granchio.
    Forse era stata troppo prolissa, comunque per tutto il discorso non aveva distolto il contatto visivo dal ragazzo, cercando di scrutare le sue intenzioni, domando comunque cosa passasse nella sua mente. Era sicuramente un tipo strano, fuori dal comune. Quel genere di persona che mettevano curiosità a Bia.
     
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    Quando Bia risposte alla sua semplice domanda mise in campo una questione ancora non portata a termine: la sua presentazione. Per un gentiluomo come Edmond quella rivelazione fu come ricevere una vera e propria pugnalata al cuore, una mancanza imperdonabile che si sarebbe portato dietro per il resto della vita. Aveva lasciato che una così tenera ragazza esponesse per prima il suo nome senza neanche degnarsi di rispondere immediatamente, troppo preso, forse, dal risolvere la situazione con i disturbatori del tavolo vicino. Il cacciatore si portò la mano libera sulla fronte battendo su di essa delicatamente in un gesto che esprimeva dimenticanza e forse un pizzico di frustrazione.
    Che la divinità del bon ton mi fulmini, non mi sono ancora presentato. L'uomo che siede a tavola con una così piacevole compagnia è Edmond Dantes... ti direi per servirla, ma credo che questa volta tu abbia le redini della situazione.
    In fondo, nonostante fosse lui il cliente, colei che deteneva il vero potere e autorità in un luogo simile, escludendo eventuali gestori, era proprio la cameriera. A ciò si aggiungeva la sua superiore conoscenza di quel tipo di cibo contro la totale ignoranza dell'uomo. In sintesi, se Bia avesse deciso di avvelenarlo probabilmente Edmond non se ne sarebbe neanche accorto finendo stecchito. Era sempre pericoloso scherzare con coloro che portavano da mangiare. Fortunatamente la sua imprevista compagna di cena non parve troppo interessata ad un possibile omicidio quanto più ad approfittare il più possibile dell'occasione che le era capitata e per quanto si sforzasse di mantenere un certo contegno era facile capire quanto trovasse soddisfacente quel momento. Edmond apprezzò la sua preoccupazione di mantenere il controllo e l'effettiva riuscita di esso. Bia si era dimostrata estremamente più efficace con quelle bizzarre bacchette e soprattutto più veloce ma nonostante la velocità e la voracità faceva attenzione a non risultare molesta e mentre lei superava le due porzioni e andava per la terza e forse la quarta, Edmond continuò ad acquisire dimestichezza con quelle "posate" orientali, afferrando una nuova porzione di cibo, diversa dalla precedente, per poi portarsela alla bocca, stavolta rincorrendola con meno apprensione, dimostrando una sicurezza crescente. Sicurezza che Bia, di fronte a lui, demoliva man mano che lo lasciava irrimediabilmente indietro. L'idea però di interrogarla su quelle cibarie fu un'ottima maniera per rallentarla e cercare di recuperare il terreno perduto.
    Voglio sapere tutto quello che puoi dirmi, sono un uomo molto curioso.
    Rispose alla sua domanda mentre afferrava la terza porzione con maggiore convinzione e lo fece mentre Bia iniziava la sua piccola lezione. In un tentativo di seguirla, quindi, la terza porzione che afferrò fu esattamente la stessa che prese lei e la portò a circa l'altezza del petto, osservandola interessato mentre la ragazza lo indicava come Hosomaki e ne descriveva la composizione che lo sguardo di Edmond potè perfettamente confermare. Subito dopo Bia aggiunse un piccolo particolare riguardo la salsa di soia e il gesto che fece venne immediatamente riprodotto dall'uomo che si preoccupò di non bagnare il riso con la salsa prima di portare la porzione alla bocca e gustarsi quel sapore così nuovo per uno come lui. In quel breve istante i suoi occhi captarono anche qualcos'altro di molto attraente e fu subito convinto della volontarietà di quel piccolo gesto da parte della ragazza. Le piccole labbra giovani e piene si deformarono dolcemente al lento passaggio del cibo che sparì immediatamente nella bocca. Lo aveva fatto fin troppo lentamente. Lo aveva fatto apposta.
    Bia era indubbiamente una giovane attraente e quelle sue particolarità fisiche fuori dal comune come la piccola coda non facevano altro che renderla ancora più tenera agli occhi del cacciatore. Senza rendersene conto, dopo aver spappolato e ingurgitato la porzione di Hosomaki, Edmond si ritrovò, a bocca chiusa, a leccare la parte interna dei suoi denti per trattenersi dall'elaborare pensieri troppo osceni su di lei. Era fin troppo giovane per uno come lui quindi decise di tornare ad interessarsi alla lezione, concentrandosi sulla sua voce più che sui gesti più piccoli di quel morbido corpicino color caramello.
    Indicò il Sashimi con le bacchette in risposta alle parole di Bia e poi il suo sguardo passò sulla famosa salsa verdognola piccante. Edmond non esitò a prenderne una porzione tra le bacchette per poi intingerla delicatamente così da sporcarla di quella salsa il meno possibile, portandola alla bocca, inebriandosi del sapore brutalmente piccante. Bia non aveva esagerato, ne aveva presa davvero poca ma si faceva sentire eccome. Se non fosse stato abituato a cose ben peggiori avrebbe iniziato a lacrimare immediatamente ma il leggerissimo rossore sul volto avrebbe dovuto suggerire uno stato di calore dovuto con molta probabilità alla spezia. Ne aveva presa una dose però che avrebbe fatto piagnucolare un uomo normale. Di nuovo aveva dimostrato alla ragazza delle qualità alquanto bizzarre... ma forse era solo un tipo abituato molto al piccante? Ripeté lo stesso iter anche per il Nigiri e l'Uramaki, emulando i gesti di Bia mentre lei gli spiegava cosa fossero senza mai però distrarsi.
    Spiegazioni ben più che esaurienti, ti ringrazio moltissimo. Devo dire che trovo tutto molto buono, non saprei definire ancora il mio preferito. Servirebbero molti più assaggi.
    A quella frase seguì la presa di un'altra porzione di cibo e la sparizione di quest'ultima nella gola di Edmond che subito dopo puntò entrambe le bacchette contro Bia, attendendo di finire di masticare per poi ingoiare e porgerle qualche altra domanda.
    Ora ho una domanda un pizzico più personale, Bia. Qual è il tuo dono?
    Mentre porgeva quella domanda, il cacciatore afferrò una porzione di Hosomaki non dimenticandosi della lezione di Bia riguardo la salsa di soia, bagnando in essa solamente l'alga prima di indicarla nuovamente con le bacchette che tenevano l'ammasso di riso e pesce crudo prima che esso finisse nella sua bocca e il cacciatore lo ingoiasse, posando poi le bacchette per poter prendere un fazzoletto e pulirsi le labbra, posandolo subito dopo con una certa grazia, preoccupandosi di non sgualcirlo.
    Oh... lasciamo stare, forse è una domanda troppo arrogante per qualcuno che nemmeno conosci, limitiamoci a qualcosa di più comune. Da quanto lavori in questo ristorante? La tua conoscenza culinaria mi fa pensare a molto tempo... o sbaglio?
    Aveva deciso di cambiare argomento da solo ma il suo tono quasi ironico e l'espressione sorniona denotavano una curiosità ancora viva nelle reali capacità che Bia aveva mostrato senza problemi. Stava suggerendo alla ragazza che nonostante avesse cambiato argomento la sua domanda precedente restava ancora valida e che doveva assolutamente concentrarsi di essa piuttosto che su quella successiva.

     
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    Si chiedeva se fosse riuscita a far scaturire qualche sensazione a Edmond, perché finalmente conosceva il suo nome. Non sembrava esserci particolarmente sbilanciato, come se fosse stato indifferente a lei, ma forse era la compostezza di cui sembrava dotato a rendere imperscrutabili i suoi pensieri. Eppure per semplice egocentrismo era sicura di suscitare qualcosa in lui, perché altrimenti per quale motivo avrebbe preteso che restasse lì costringendola a mangiare al suo tavolo? Non ci vedeva nulla di male se qualcuno l'apprezzasse visto il bel corpo che si ritrovava, per orgoglio però voleva che la cosa fosse alquanto palese. Intanto sembrava entusiasta dalla spiegazione ricevuta o questo per lo meno dicevano le sue parole.
    Forte eh? Te lo avevo detto.
    Certo era strano che Edmond non si fosse bevuto mezza caraffa di Sakè nella speranza di far passare la sensazione di bruciore dovuta al wasabi, ma il modo in cui il volto si era colorato di porpora, lasciava intendere benissimo lo stato in cui si trovava. Intanto Bia si era già data il suo da fare con il piatto che aveva davanti, ritrovandosi con ben poco sushi scampato ai suoi attacchi... non era colpa sua se erano cose da mangiare in un solo boccone!
    Facciamo che sono tutti buoni allo stesso modo?
    Restò stupita dalla domanda invece posta a bruciapelo, chiedendole quale fosse il suo dono. Lo fissò con aria perplessa, chiedendosi di cosa stesse parlando perché Bia non credeva di avere particolari doni a meno che il ragazzo non si stesse riferendo alla sua coda nera. Alzando appena lo sguardo verso il soffitto cercò di trovare un significato a quelle parole, rese ancora più criptiche dal modo in cui si era scusato subito dopo definendo la sua domanda troppo arrogante.
    Non è abbastanza evidente? Non ce ne sono molte di ragazze carine come me!
    Prese quindi quella domanda come un gioco, dando una risposta divertente ma anche sensata siccome lei si definiva bella... era narcisista e non se ne vergognava affatto.
    Un annetto circa, così con quello che guadagno posso sostenere delle spese personali. E devo esserlo, altrimenti come faccio a rispondere alle domande dei clienti e ottenere una buona mancia se abbino anche il mio dolce sorriso?
    Sorriso che non evitò di compiere mentre sbatté appena le ciglia chiudendo gli occhi un paio di volte.
    Invece cosa ti porta qui Edmond? Non ti ho mai visto qui e non mi sembri neanche di queste parti.
    Come forse il ragazzo poteva intuire, non era il solo ad essere curioso di capire con chi sedeva a tavolo.
     
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    Edmond ormai aveva preso un ritmo costante e molto meno incerto nel mangiare, rispetto a poco prima. Seguiva alla lettera i consigli di Bia sul come assumere alcune di quelle varianti di sushi ma, dopo il primo assaggio, aveva fatto attenzione a tenersi il più lontano possibile da quella spezia verdognola. Come potevano mangiarsi una cosa simile? Non era in grado di concepire una situazione in cui quel... wasabi -si chiamava così?- fosse potuto essere vagamente apprezzabile in bocca senza perdere la sensibilità di almeno metà di essa. Aveva invece scoperto di star diventando lentamente dipendente da quella salsa di soia ma non si spinse fino al punto di bagnare al suo interno anche altre porzioni a parte quella indicata da Bia un po' per timore che non fossero state così buone e un po' per paura di apparire di fronte a quella bella ragazza come una specie di cavernicolo nonostante lei stessa avesse già ampiamente dimostrato che avrebbe potuto ingoiare l'intero vassoio di porzioni in una volta sola... e lo stava effettivamente facendo anche se in maniera particolarmente controllata.
    Il Cacciatore, impegnato a sfaldare con l'aiuto di lingua e denti un boccone appena preso, annuì energicamente alla domanda retorica di Bia, indicandola con le bacchette come a voler accentuare maggiormente il fatto che avesse ragione. Poteva andare che fossero, a modo loro, tutti buonissimi allo stesso livello dato che, dopo tutti quegli assaggi, Edmond non era ancora riuscito a decidere se avesse potuto fare a meno di qualcuna di quelle differenti versioni di sushi nel suo piatto. Ingoiò.
    A quel punto erano passati già diversi minuti dall'inizio del servizio di compagnia bizzarro richiesto dal Cacciatore e lui e Bia, seduti a tavolino a mangiare, apparivano sempre meno come cameriera e cliente ma più come una coppia. Qualunque tipo di coppia: amanti, amici, padre e figlia. L'ultima, la meno quotata, era però sorvolata nella mente di qualche cliente nel vederli insieme. Edmond non dimostrava la sua età ma la sua corporatura era indubbiamente più massiccia rispetto a quella della ragazza. L'unico fattore che annullava qualunque supposizione era la divisa della ragazza, uguale a quella delle sue colleghe, e che quindi tradiva la sua vera identità. L'altro forse era solamente un ragazzotto ricco che aveva voluto comprare la compagnia di una ragazza giovane e graziosa.
    Fu a quel punto che il ragazzo si lasciò andare ad una risata quasi innocente ma non a squarciagola. Un suono quasi piacevole da udire e che non avrebbe disturbato nessuno se avesse continuato a farsi gli affari propri. Ma non ce n'erano molti di quella razza lì e per quanto non l'avessero trovata fastidiosa, alcuni dei clienti pensarono di essere stati uditi e che quindi fosse proprio quello il motivo della sua risata. Si era forse accorto che stavano un tantino sparlando di lui? Potevano pensarlo ma non sarebbe stata la risposta esatta. Edmond aveva espresso il suo divertito stupore alla frase esclamata da Bia in risposta alla sua domanda su quale fosse il suo dono. Non le era stato chiaro a cosa si stesse riferendo l'uomo ma aveva comunque voluto esprimere il suo pensiero suscitando in lui un genuino divertimento.
    Una risposta davvero... davvero eccellente e assolutamente esatta. Non posso nascondere che sia uno dei motivi per cui ti ho voluta.
    Tornò a pensare al suo ingresso. Edmond era un gentiluomo ma aveva l'occhio svelto per ciò che lo colpiva e Bia lo aveva colpito. Aveva esplorato il suo viso, il suo piccolo corpo e quelle forme acerbe che non vedevano l'ora di sbocciare ma che ora si accontentavano di quella dolce e giovane rotondità. Non aveva suscitato in lui nessun pensiero osceno, nessuno desiderio carnale ma più un sollievo nel poter ammirare una creatura tanto ben fatta come fosse stata una bambolina di porcellana. Si tenne per se quel termine data la reazione poco prima suscitata.
    Ma hai anche dimostrato un'ottima professionalità e una capacità di far luce nei miei dubbi da ignorante del settore assolutamente perfetta, non avevo dubbi che lavorassi qui da un tempo così ampio... potrei anche iniziare ad essere geloso al pensiero di non essere l'unico a poter ammirare quel sorriso così grazioso.
    Forse un po' ruffiano e anche un tantino adulatore ma il tono con cui terminò quella frase non nascondeva assolutamente una vena simpatica e giocosa. Bia era indubbiamente un dolce al caramello che ogni ragazzo della sua età avrebbe fatto a pugni per poter addentare ma per portare il Cacciatore a fare quel tipo di pensieri lussuriosi su lei ci sarebbe voluto un pizzico in più di lavoro. Edmond prese il fazzoletto con la sinistra, portandosi via alcuni chicchi di riso rimasti incollati ai lati della bocca e nel frattempo ascoltò l'ormai ovvia domanda della cameriera. Non era poi così strano che alla fine, raggiunto quel grado di confidenza necessario, anche lei avesse voluto far luce un minimo su chi fosse l'elegante e giovane uomo di fronte a lei.
    Oh no, non sono di Roma e non vivo neanche all'interno dei confini dell'impero. Sono un pomposo signorotto londinese a cui è stato consigliato, da un'amica francese, di venire a gustare la cucina asiatica proprio in questo ristorante.
    Nella vita mi diletto alla pulitura del lordume dalle strade. Sono un pericoloso Cacciatore. Avrebbe potuto aggiungerlo ma si limitò a terminare la sua presentazione molto prima per poi abbandonarsi ad un'espressione pensierosa come se stesse ideando proprio in quel momento un piccolo piano.
    Sappi che non ti ho detto tutto. Ho omesso un piccolo particolare oscuro. Puoi accontentarti di ciò che ho rivelato oppure potresti stupirmi in qualche altro modo così che la mia lingua possa sciogliersi contro la mia volontà. Che ne dici?
    Indicò con gli occhi il piatto ormai vuoto sotto di lui e non fu difficile immaginare che non si stesse riferendo a nulla di sessuale quanto più ad una piccola sfida culinaria. Bia non doveva fare altro che soddisfare il suo stomaco per slegare i nodi che tenevano quel segreto bloccato nella sua gola, ammesso fosse stata davvero interessata.

     
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