Explanations

x Hyperion

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    Quello sguardo, sembrava destinato a non terminare mai, fu come se il tempo si fosse fermato, e i pensieri di Stige si mescolavano agli occhi di Duncan, quasi come se potesse sentirli distintamente che rimbombavano nella sua mente. Che riuscisse a capirli o meno non aveva importanza, il ragazzo sentiva già il suo sentiero sotto le scarpe, e come ogni persona che riusciva a vedere la propria meta, non vedeva l'ora di chiudere le distanze, di iniziare a correre. Ecco perché quelle parole non le suonarono minimamente nuove, non apparvero strane o assurde. Sapeva che cosa Duncan voleva dirle eppure... sentiva di non meritarlo. Di non esserne all'altezza. Perché lei? Così avanti con l'età, già impegnata, così sfortunata e destinata a mantenere quel ghiacciato fardello sul suo volto e sulla sua schiena. Davanti ad Iceringer era riuscita ad evitarlo, perché lui le aveva fatto capire quanto sbagliato potesse diventare il tutto e ora quel dannato maleficio la coglieva di nuovo. Ogni volta che iniziava a desiderare qualcosa le tornava in mente ogni possibile conseguenza. Una deformazione personale oramai, ovviamente, ma perché doveva essere costretta a conviverci? Serrò le labbra e gli occhi, mentre le dita toccavano il petto del ragazzo e sentivano il suo calore. Non c'era traccia di esitazione, emozione certo, ma non stava mentendo, né voleva tornare indietro. Era pronto a raggiungere la sua meta, ma lei? Poteva considerarlo pronto?
    Solo una pazza rifiuterebbe un invito tanto sincero Duncan... ti ringrazio.
    Accennò un lieve sorriso mentre apriva gli occhi e li puntava verso di lui. Sembrava pronta a togliersi un pesante fardello dalle spalle, e sollevando l'altra mano verso di lui gli concesse un gesto di dolcezza che normalmente non si lasciava mai sfuggire, ma gli carezzò la guancia con l'affetto di una madre che consola il proprio figlio.
    Mi piacerebbe annoiarti su quanto sia una brutta idea finire dietro una vecchia frigida come me... ma immagino che tu ne abbia piene le tasche.
    Abbassò le mani, sospirando, assumendo di colpo un'aria molto più marziale. Perfino il suo sguardo divenne più severo, dava quasi l'idea di essere pronta ad impartirgli degli ordini, ma quando aprì di nuovo quelle carnose e bollenti labbra Stige gli lasciò udire un tono di voce decisamente inusuale, che non concedeva mai a nessuno, ma che si scaldava nel suo cuore proponendosi unicamente a chi riusciva a fare breccia verso di lei. Un tono risoluto, ma colmo di passione.
    Ma questo mondo non ti da niente per niente, agente McBride, e io non posso permettermi per nessuna ragione di farmi trovare a letto con un cadetto qualsiasi che è riuscito solo a sciogliere le mie labbra. Quindi ho intenzione di darti una missione personale, così da farti meritare quel numero che sfoggi con orgoglio sul volto.
    Sfoggiò un sorriso quasi furbesco a quel punto, allontanandosi anche se non più di un passo, portando entrambe le mani sul petto conserte, quasi a voler mettere in evidenza il suo prosperoso corpo e sfoggiare il premio che Duncan tanto agognava.
    Voglio che fai strada... superami se ci riesci, non mi interessa, ma voglio fare di te un agente. Non un martire, non una pedina, voglio che diventi un esempio da seguire, un pò come lo sono io. Ogni volta che manderai a termine un'operazione da manuale, quando completi una missione importante o quando semplicemente sistemi qualche criminale degno di nota, ti darò sempre più valore. E più importante diventerà il numero che porti sul tuo volto, più ci avvicineremo. Quello che hai ricevuto nella missione consideralo un anticipo... mentre il bacio è il tuo primo premio. Più andrai avanti, più ti avvicinerai a me. Questo è il tuo obbiettivo, questo è il tuo motivo per combattere. E lo stesso vale per me. Non ti proporrei tutto questo se non mi interessasse, e farò di tutto per non privarti mai del tuo obbiettivo ultimo. Quindi lotteremo assieme per ottenere quello che vogliamo. Ma dovrai metterci tutto te stesso, siamo intesi?
    A quel punto forse Duncan avrebbe dovuto rispondere, ma Stige gli portò una mano sulle labbra, come a volerlo zittire per tempo. Lo fissò negli occhi e lentamente scosse il capo, lasciandogli intendere che non doveva parlare, non doveva dirlo, non doveva farne parola con nessuno. Quello era il loro patto e il loro segreto. La risposta che voleva l'avrebbe ricevuta dalle labbra di Duncan, ma senza parlare. Dopotutto, se quella era la sua unica ricompensa per il momento, aveva il diritto a chiederne quanta ne voleva...
     
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    Sicuro di ciò che voleva, di ciò che disse, Duncan sperava con tutto il cuore che Stige non la prendesse a male dopo la sua rivelazione, avendo esposto completamente la sua volontà di stare accanto a lei e nel contempo di essere come lei. Era il capo della Trinity, dell'unica organizzazione a Londra che si sforzava di mantenere la pace e la giustizia in quel paese, che manteneva l'ordine in quella nazione. Soltanto una donna con un carattere forte ed un temperamento d'acciaio poteva dirigere tutto ciò, sarebbe rimasto sorpreso se l'avesse fatto anche un uomo, ma quasi sicuramente non avrebbe avuto lo stesso effetto che stava avendo ammirando proprio Stige. Rabbrividì non appena sentì nuovamente la mano sul petto di lei, ma in quell'occasione non pressò col palmo per allontanarlo dopo quel bacio e dopo quella frase espressa dall'agente, ma rimase vicinissima a lui e questo fu piuttosto rincuorante per Duncan, probabilmente quella sua azione e le sue parole fecero un certo effetto. Di fatto, il Comandante espresse un certo apprezzamento dopo ciò che disse il suo sottoposto, per poi cambiare completamente atteggiamento, lanciando al londinese una sorta di obiettivo personale da conseguire, una missione, che gli avrebbe permesso, facendo carriera e strada nelle file della Trinity, di poter ricevere come premio proprio la persona che lui ammirava, Stige Poltergeist. Ascoltò rispettosamente le direttive della donna, ma dentro di sé si sentiva diverso, estremamente stimolato dal cammino che lei voleva che l'agente percorresse, sia per una gratificazione personale e come motivazione per servire la giustizia a Londra e sia perché sembrò voler concedere al ragazzo il privilegio di poter starle accanto, proprio come lui aveva richiesto. Probabilmente era iniziata una nuova vita per Duncan, aveva finalmente trovato qualcosa e soprattutto qualcuno per cui lottare, diventare come Stige o forse addirittura superarla ed essere un vero esempio per tutti coloro che volevano mettersi a disposizione della Trinity. Abbozzò un sorriso compiaciuto mentre riceveva quel nuovo incarico, non voleva lasciarsi andare in un entusiasmo incontrollato, anche se dentro di sé il suo animo faceva festa e gioiva per quella grandiosa possibilità che gli si presentò. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma Stige glielo impedì, zittendolo con un dito come ad indicargli che non c'era bisogno che parlasse e quando sentì quel tocco sulle sue labbra, una scossa, una riserva forse di morfina che aveva conservata dentro di sé, venne rilasciata, rabbrividendo ancora più intensamente e gustandosi quel contatto meno intenso e profondo di un bacio, ma si trattava pur sempre di lei. In effetti si rese conto che non serviva parlare in quelle occasioni, ma era meglio esprimere le proprie sensazioni con le azioni. Avrebbe dunque posato entrambe le mani dietro la schiena di Stige, all'altezza dei suoi reni, avvicinandosela con un movimento rapido ma non troppo brusco ed avrebbe scostato la bocca dal dito posato su di essa, per cercare nuovamente di posare le sue labbra contro quelle della donna, sarebbe stata una ricerca quasi bisognosa quella di Duncan, aveva bisogno di ringraziarla di quella opportunità baciandola nuovamente, ne sentiva proprio la necessità, visto che forse quella sarebbe stata l'unica occasione del momento, per poi dover aspettare quando avrebbe portato a termine futuri incarichi. Avrebbe piegato la testa verso destra ed avrebbe pressato le sue labbra contro la bocca del suo Comandante, un bacio a stampo che voleva gli riservasse la stessa intensità del precedente, gustandosi ancora una volta il calore, la dolcezza nascosta e la femminilità di Stige. Si sentiva maggiormente motivato, rinato, non voleva deludere la donna, avrebbe fatto di tutto per raggiungere il traguardo di essere un agente modello nella Trinity e soprattutto avrebbe fatto di tutto per avere lei.
     
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    Quando vide il suo sguardo, Stige capì che le sue parole avevano sortito l'effetto sperato, e non poté trattenere un ampio sorriso di gioia. Quando lo sentì avvicinarsi dunque non si fece da parte, anzi lo assecondò, si avvicinò a lui il più velocemente possibile e lasciò scivolare le mani sul suo petto e sul suo volto, così da stringerlo per il collo e le guance mentre finalmente le loro labbra si incontravano per un bacio vero, non più qualcosa di timoroso. Suggellare quel patto l'aveva aiutata moltissimo, non solo a capire quali fossero i suoi sentimenti ma soprattutto ad indicare la strada giusta a quel ragazzo. Era disposta a tutto per Londra e per chi l'avrebbe protetta no? A morire, a mettersi in gioco, quindi perché non coinvolgersi fino a quel punto? Non sentì rimpianto, non sentì esitazione, era stato come togliersi un fardello enorme dallo stomaco e ora finalmente poteva baciarlo a cuor sereno, non più come una gelida donna ma come un'amante vera. Il bacio che Duncan stava per assaporare era forse tra i più sinceri che la Frozen Maiden avesse mai dato ad un uomo, un bacio che partì solo all'inizio come morbido e dolce, accompagnato dalle soffici e carnose labbra come un cuscino perfetto per il volto del suo amante, un vero e proprio punto di partenza come pochi. Poi si schiusero come il più raro dei fiori nascosti sotto il gelo di Nuova Britannia, un bocciolo di carne caldissimo e voglioso, che si intrufolò tra le labbra del ragazzo cercando la sua lingua, in modo che si potessero incrociare. Le teste e le mani dei due amanti assecondarono quel movimento, rendendo il bacio più profondo, più affamato, Stige sentì la bocca spalancarsi come non mai ed ebbe quasi la sensazione di divorare Duncan, ne ebbe paura a dirla tutta ma non riuscì a farne a meno. Lo leccò, lo succhiò avidamente, cercò le sue labbra prima per leccarle, poi per succhiarle e infine per morderle, rendendo quel bacio colmo di trasporto. Il respiro si fece affannoso, le membra bollenti, il suo seno prosperoso si trasformò in una trappola di punte marmoree contro il petto del ragazzo, ma non dovevano andare oltre, altrimenti tutto quello che avevano pattuito non avrebbe avuto il minimo senso. Tuttavia, stavolta Stige non era nelle condizioni di poter impartire ordini o far rispettare le regole, la gioia l'aveva semplicemente assorbita e ora come ubriaca da quella sensazione non riusciva a smettere di baciarlo, respirando affannosamente, accarezzandogli il capo e offrendogli il suo corpo sfregandolo contro quello dell'agente, colmo di desiderio. Duncan aveva il dovere di mettere un freno al tutto, altrimenti non sarebbero stati altro che belve succubi della carne, rendendo la reciproca promessa qualcosa di assolutamente privo di significato, quando in realtà per entrambi valeva, e valeva molto.
     
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    Fu il momento più piacevole, probabilmente della sua stessa vita per Duncan che non poté fare altro che goderselo, godersi ogni istante in cui il contatto diretto con Stige era concreto, tangibile e pieno d'intensità. Sembrava un bacio dalla durata infinita, molto più che un semplice scambio affettuoso, quella seconda volta era una sorta di liberazione, ogni freno inibitore sembrava essere partito, lasciando il posto alla passione, alla voglia reciproca. Sentiva l'avidità del suo Comandante, che cercava desiderosa la lingua di lui, facendola danzare con la sua in un balletto pieno di brama e di attrazione l'uno verso l'altra e viceversa. Era un qualcosa che avrebbe sicuramente fatto fatica a descrivere, bisognava provarlo, soprattutto perché si stava gustando un sapore maturo ma nel contempo sempre piacevole ed inebriante della donna. La sua età non aveva nulla a che vedere con ciò che stava dimostrando, sia col suo corpo che col suo modo di fare in quell'unione di corpi, sembrava una ragazzina in preda ad una tempesta ormonale che aveva finalmente fatto sua la sua prima cotta, il primo ragazzo di cui s'era perdutamente innamorata. Dal canto suo, Duncan non era così incontrollato, anche se era gioioso di vivere assieme a Stige quelle sensazioni ed emozioni così intense e passionali. Rabbrividiva ogni volta che sentiva la donna diventare sempre più avida in quel braccio e scaricava tale emozione sulla presa ben salda sulla schiena di lei. Gli piaceva particolarmente sentire come il seno prosperoso del suo Comandante premeva contro il suo petto, facendo sentire i capezzoli particolarmente turgidi a motivo del contesto in cui entrambi s'erano immersi. Sarebbe andato avanti per ore, sarebbe passato a fasi più calde e di puro godimento con Stige, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che non era il caso. Sentiva questo combattimento dentro di sé, da un lato c'era l'istinto e la brama prettamente sessuale che lo spingevano a proseguire, ad andare oltre. Dall'altro lato c'era la ragione, il buon senso che cercavano di frenarlo e di terminare la cosa con quel bacio, che comunque era carico di desiderio reciproco e di puro piacere. Non sapeva che fare, sentiva che in entrambi i casi probabilmente ci sarebbero state delle reazioni poco piacevoli, ma forse nel caso in cui si fosse fermato lì, magari avrebbe fatto in modo che da quel momento in poi, ogni scusa, anzi, ogni operazione e missione portata a termine con successo dell'agente, sarebbe stata la più valida scusa per concedersi momenti molto più appaganti di quel che già si stavano vivendo. La parte razionale in un attimo riuscì a prevalere su quella istintiva, permettendo a Duncan di agire tempestivamente. Avrebbe spostato le mani su entrambi i fianchi di Stige, facendo pressione per scostarla dalla sua bocca ed allontanarla quel tanto che bastava per staccarsi dalla sua bocca. Ciò che li avrebbe legati sarebbe stato un rigolo di saliva che avrebbe collegato le loro labbra inferiori. Un respiro affannoso e profondo e l'apertura graduale degli occhi, per focalizzare la figura che aveva di fronte a sé, la donna che ammirava e desiderava, ma che gli aveva concesso fin troppo in quel momento.
    "Wow... Non è che stiamo... Correndo un po' troppo?" Avrebbe chiesto, abbozzando un sorriso, ma cercando di far capire al suo Comandante che era meglio fermarsi, non spingersi oltre quel bacio. Sarebbe stato una sorta di arrivederci a future occasioni in cui i loro corpi sarebbero tornati ad incontrarsi e a scambiarsi passione e voglia reciproca. Come una buona torta, non era il caso di mangiarsela tutta, altrimenti si rischiava di fare indigestione. Non voleva che quella loro promessa venisse infranta solamente perché avevano trovato il momento di poter lasciarsi completamente andare. Nonostante fosse un sogno che si stava realizzando, Duncan fece un grande sforzo per controllarsi e tenersi buono per i prossimi incontri con Stige.
     
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    Anche Stige avrebbe volentieri perso ogni traccia di raziocinio pur di concedersi un momento intenso come quello e andare oltre magari, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma il patto che avevano stretto era indispensabile, fondamentale, in modo che quel rapporto non fosse una mera valvola di sfogo, non il semplice confronto di carne di due bestie incontrollate, ma perché volevano fare in modo che nascesse qualcosa, così da progredire man mano rendendo la loro unione un evento davvero unico e non soltanto piacevole. Duncan ebbe la forza di darle il giusto freno, mettendo fine a quel piacevole bacio e riportandola alla realtà. Nel perdersi quel bacio, Stige si lasciò sfuggire un piccolo gemito di disappunto quando finalmente si separarono e la sua espressione arrossata dal desiderio si fece presto imbarazzata. Mai avrebbe pensato di perdere il controllo in quel modo, ma per fortuna aveva scelto bene il compagno per seguirlo in quell'avventura: era saggio quanto bastava per poter rimettere in riga perfino la Frozen Maiden. Stige si allontanò dal ui a sua volta, mettendogli una mano sul petto e chinando il volto verso il basso, sospirando profondamente per poi annuire col capo.
    Si, hai ragione, perdonami Duncan... mi sono lasciata trasportare.
    Si diede una rapida sistemata, passandosi le dita sulle labbra in modo da asciugare quella goccia di saliva che per qualche istante li aveva tenuti ancora uniti, avrebbe voluto assaporarla come l'ultimo gustoso boccone di un pasto che attendeva da molto tempo, ma riuscì a trattenersi e ritrovare la sua proverbiale compostezza. Ristabilito anche uno sguardo più severo e risoluto, puntò gli occhi su quelli di Duncan, ben consapevole di avergli impartito tutte le direttive necessarie e di avergli confessato ogni cosa di importante. Era presto per parlargli anche di affari più pericolosi e in cuor suo tremava all'idea che potesse mettersi sulla stessa strada di Vidocq o partecipare alle indagini riguardanti Roma. Se poi avesse per sbaglio incontrato il professore... sarebbe nata una situazione davvero troppo difficile da sostenere per lei, non aveva idea di come affrontarla e per questo non aggiunse nulla. Per ora lo avrebbe tenuto sotto la sua ala lasciando che si occupasse principalmente di Londra.
    Sei congedato, agente McBride, fai un buon rientro a casa...
    Non aggiunse altro, se non un dolce sorriso alla fine di quella piccola raccomandazione. Sperava davvero di renderlo un combattente degno di quel nome, che potesse diventare un simbolo di sicurezza e speranza per tutta Londra, e magari anche per lei. Tutte le speranze di Stige si stavano concentrando su di lui a quel punto, e non poteva non domandarsi se sarebbe riuscita a rendere grandi anche altri combattenti per la salvezza di Londra.
     
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    Se si fossero lasciati andare, presi dalla foga del momento, tutto ciò che avevano pattuito sarebbe venuto meno e di conseguenza anche il valore della loro eventuale relazione ne avrebbe di sicuro perso. Duncan l'aveva capito e fortunatamente fece in modo che la parte razionale di sé prevalesse su quella prettamente umana e istintiva. Probabilmente aveva dato anche un chiaro messaggio a Stige che, all'inizio non accettò facilmente quell'interruzione, ma poi comprese anche lei che era meglio così. Dunque forse ai suoi occhi, Duncan stava risultando un uomo che sapeva controllarsi e che era di parola e lui era di natura così. Il suo senso di giustizia lo spingeva a comportarsi in modo rigoroso e che ci teneva a determinati valori e regole, ma fra di loro l'unica regola era diventare sempre più forti per conquistarsi a vicenda. Ed era l'obiettivo che voleva conseguire l'agente, più che mai motivato a lavorare per la Trinity e per Londra. Seguì con lo sguardo tutte le azioni del suo Comandante, da quell'espressione forse dispiaciuta per non essere andata oltre a vederla riacquistare quel suo atteggiamento autoritario e rispettoso. Gli piaceva tutto questo, gli piaceva come Stige sapeva essere il suo superiore ed una donna a tutti gli effetti. Cominciava a pensare di aver trovato davvero una persona speciale per cui valeva la pena mettere a rischio la propria vita e giocarsi il tutto per tutto per diventare un agente modello. Da lì in avanti non sarebbe stato affatto semplice, ma lui ci voleva provare, voleva dare tutto sé stesso per ottenere il premio che tanto desiderava, la persona che aveva di fronte a sé.
    "Comandante..." Rispose, rizzandosi col corpo, chiudendo le gambe, ponendosi la mano destra in orizzontale con le dita serrate vicino alla fronte, con uno sguardo fiero e determinato, abbozzando anche un mezzo sorriso di contentezza, sapendo che da quel momento, se avesse svolto un buon lavoro, avrebbe di sicuro avuto l'approvazione e la benedizione di Stige. Dopo ciò, si girò e si avvicinò alla porta, ampliando quel sorriso leggermente accennato, ma senza farlo vedere alla donna, aprì la porta e senza voltarsi indietro, la richiuse. Un sospiro e poi i pugni chiusi, un'espressione di trionfo assoluto in volto. Si sentiva davvero felice di come fossero andate le cose ed era sicuro che da quel momento in avanti, la sua vita di agente non sarebbe stata più la stessa, non sapeva se fosse una fortuna o una maledizione, ma ebbe gli stimoli necessari per diventare sempre più forte ed essere sempre più un punto di riferimento per la giustizia londinese.
     
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