Explanations

x Hyperion

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  1. Shirosaki Ogihci™
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    Appaio per un po', scompaio per molto...

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    Un attimo di silenzio dopo che Duncan si identificò e poi Stige acconsentì all'ingresso nel suo ufficio del ragazzo. Non appena ebbe il consenso, il londinese ebbe una piccola esitazione, dovuta alle emozioni del momento, imbarazzo, disagio e nervosismo erano le sensazioni che stava provando in quel momento, continuando a deglutire pesantemente la saliva per cercare di calmarsi, ma a fatica. E pensare che aveva rischiato alcune volte di morire, ma di fronte ad una situazione simile era in preda ai sentimenti più forti, come poteva essere possibile? Forse perché ci teneva troppo a quel nuovo incarico che aveva paura di perderlo o forse perché sentiva probabilmente che la donna non era del tutto soddisfatta di come venne trattata da lui qualche giorno prima durante quella strana missione. Erano mille gli interrogativi che giravano nella sua testa, ma se la sua intenzione era quella di parlarle, doveva farlo in quel momento. Entrò dunque nella stanza del suo Comandante, trovandola dietro la scrivania in una posizione di autorità, ma con una bellezza invariata così come il suo fascino. Incrociando il suo sguardo, Duncan lo distolse per un attimo, arrossendo un po' e cominciando anche a sudare leggermente, chiudendo piano la porta dietro di sé. Quando essa gli diede il permesso di colloquiare, il ragazzo non riuscì a pronunciare subito alcuna parola, si limitò a guardare il pavimento, mentre lentamente si avvicinava alla scrivania, respirando con un po' d'affanno. Ad un tratto si fermò, posando entrambe le mani sullo schienale di una delle due sedie presenti di fronte alla scrivania, alzando a rilento lo sguardo, per guardare in faccia la donna che aveva di fronte a sé e deglutì ancora una volta, prima di prendere coraggio e poter dire qualcosa.
    "S-Sì... Sono venuto per delle spiegazioni. Ma prima di queste, volevo scusarmi. Scusarmi per ciò che è successo l'altro giorno, scusarmi per averla umiliata in quel modo, Comandante, nonostante le circostanze lo richiedessero. Immagino che lei sia una donna sposata, una donna devota ad un solo uomo. Quello che ho fatto è stato ingiusto. Perciò accetterò le conseguenze che ha in mente di infliggermi." Disse con tono fermo e deciso, non esitando nemmeno per un istante durante il suo parlare. Voleva dirlo tutto d'un fiato, togliersi quell'enorme fardello che lo attanagliava, che non lo fece dormire per un paio di notti e prima riusciva a chiarire la cosa, meglio si sarebbe sentito. Quasi si sentiva di non meritare quel posto di agente conquistato, ma non poteva decidere lui, doveva farlo Stige, Duncan non si sarebbe mai permesso di dimettersi, anche perché era il suo obiettivo a livello lavorativo, un obiettivo raggiunto, ma voleva che quello fosse solo l'inizio, in fin dei conti di fronte a sé aveva la persona che in un certo senso voleva emulare, ma prima voleva sentirsi apposto con la coscienza e soprattutto con il suo superiore, forse sarebbe stato un buon modo per lavorare con più serenità, da quel momento in avanti, sempre se ci fosse stato bisogno di scusarsi e di subire le conseguenze delle sue azioni.
     
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