Tela di ragno

Per Hyp

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    Quando... quando? QUANDO?! Quando aveva perso il controllo in quella maniera? Lucia se ne stava ribaltata sotto il suo volere, scopata a sangue in quel culo delizioso, riempita della carne di Gil e di tutta la sua aggressività, era bloccata, inerme, schiava del piacere, vogliosa solo del suo sangue e del suo sperma, ma perché allora... quello bloccato era lui? La vedeva serrata in quell'abbraccio di piante, umiliata dallo sperma, strozzata da qualsiasi estremità che la avvolgesse, eppure quello strangolato era lui. Gli occhi rossi di Gil erano sgranati a quel punto, e la voce non riusciva a saltare fuori perché per quanto ci provasse, si rese conto che non poteva fermarsi, e non voleva farlo. Era anche lui schiavo di quel piacere, totalmente assuefatto dalle piante di Lucia, dall'eromanzia, dalla sua carne. Com'era successo? Lui doveva essere superiore a chiunque altro, doveva superarli e fotterli tutti perché questa era la strada che aveva scelto, eppure ora si sentiva totalmente in trappola, bloccato di nuovo come quando quelle dannate streghe lo avevano chiuso nella loro oscurità, condannandolo all'impotenza, all'umiliazione e infine alla morte. Le sclere nere che oramai traboccavano sul suo viso iniziarono ad espandersi rapidamente anche sul resto del corpo, come una corruzione che lo attanagliava. la sua massa muscolare crebbe mentre i denti stridevano e il rumore osceno che provocava lo sfregamento dei loro corpi diventava sempre più forte. Stava usando tutto il suo potere per riuscirci, eppure la forza mostruosa che aveva ottenuto non bastava. Gli occhi del ragazzo si riempirono d'ira, e la cosa che più gli faceva rabbia era che l'espressione di Lucia a quel punto gli dava comunque la soddisfazione che avrebbe potuto trovare in un pestaggio o in uno stupro secondo le sue regole, anche se ora lottava per liberarsene. Che cosa stava succedendo? Era proprio come... con Thresh? Si Gil aveva superato la forza del suo maestro da tempo oramai, era superiore a lui in tutto, eppure ancora lo temeva, aveva imparato ad averne terrore, così come ora era terrorizzato da quell'impotenza. Allora davvero la sua forza immane non serviva assolutamente a nulla?! La paura prese presto il sopravvento, e i mescolò repentinamente col piacere, dato che ora, vista la nuova e rigonfia massa muscolare, la sua verga era decisamente troppo grande per il corpicino di Lucia, e la penetrazione iniziava ad essere faticosa... ma questo non gli fece perdere un solo grammo di forza nello spingere, né fece saltare il ritmo. Stava diventando qualcosa di estremo.
    No... no... no!
    Fu inevitabile, fu come se la richiesta di Lucia fosse un ordine e mentre la fotteva con tutta la forza che aveva in corpo iniziò a venire copiosamente dentro di lei, scopandola forte e dandole esattamente ciò che voleva. Nonostante quella mazza fosse troppo grande per quell'orifizio oramai, questo non impedì al giovane non morto di riempirla con quel seme densissimo, molto più caldo e pastoso del normale, che avrebbe deformato il suo ventre in pochi fiotti, per poi continuare a riempirlo. Non riusciva a smettere, non poteva scappare, non poteva fermarsi, era schiavo di quel piacere, schiavo di Lucia, e questo non poteva sopportarlo. Nel disperato tentativo di fare qualcosa per fermare quel circolo vizioso, Gil afferrò tremolante le estremità che stavano strozzando Lucia in maniera quasi gentile, strappandole via con una forza immane, per poi chiudere il delicato collo della piccoletta tra le sue di dita, senza però smettere un solo istante di scoparla. La stava strozzando con tutta la forza che aveva in corpo, che era poca vista l'influenza del potere della ragazza in quel momento, ma sufficiente per spezzarle il fiato e anche qualche vertebra se avesse continuato in quel modo. Veniva, fotteva quella carne deliziosa e la strozzava disperatamente, con uno sguardo che sembrava quasi voler piangere pur di rivendicare la sua libertà, uno sguardo che gridava ciò che la sua voce non riusciva a dire:
    Liberami! Liberami! Liberami!
     
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    Tutta quella scena era un sogno, non poteva essere altrimenti. O meglio... era uno dei suoi incubi. Di quelli che aveva fatto la notte dopo il loro primo incontro, di quelli che faceva ogni qualvolta si beccavano in corridoio o percepiva la sua aura, di quelli che aveva sempre fatto ogni singola notte da quando era alla Sapienza, che riguardassero Leben, lui, il dannato coccodrillo... oppure Thresh. Insomma, era impossibile che stesse accadendo proprio a lei: desiderava Gil. GIL! Il Mostro tra i mostri. Voleva il sangue del Mostro, amava il cazzo del Mostro... stava godendo come un'ossessa tra le braccia, del Mostro. E tutto era partito da un morso, un singolo assaggio che era bastato per catapultarla in quel surreale mondo dove lui era fonte di vita per il suo organismo. Niente sembrava avere senso in quella situazione, e se solo avesse potuto soffermarsi a pensare di sicuro avrebbe cercato per l'appunto un modo per svegliarsi, e svegliarsi SUBITO... ma non c'era. Non c'era perché quella era la realtà, ed era molto più temibile di qualsiasi incubo avesse mai fatto in proposito, specie perché... a lei piaceva. E continuò a piacerle anche quando assolutamente non avrebbe dovuto... Quando il cazzo di Gil iniziò a gonfiarsi così tanto da distinguersi ad altezza dello stomaco, cozzarci contro e farle male davvero. Quando seguì la sue richiesta, disperata, famelica quanto completamente folle, e iniziò a riversare dentro di lei una quantità tale di seme che fin troppo velocemente le riempì la pancia e minacciò di farla esplodere. Persino quando le spinte divennero troppo brutali, il suo culetto troppo stretto, la sua pancia troppo gonfia, e lui decisamente troppo grosso per continuare a starci dentro. Le sue interiora erano già state torturate così, anche peggio probabilmente, ma mai come in quel frangente le parve di sentire ogni minimo particolare: ogni singola vena dell'asta che la riempiva completamente, la forma della cappella che spingeva il resto dell'intestino verso l'alto e cozzava pesantemente contro lo stomaco, tutto il seme che le si riversava dentro fino a risalire, metro dopo metro, fino ad andare a bussare proprio là dove sentiva le spinte infrangersi affondo dopo affondo come una scarica di pugni. Alla fine divenne così piena, colma fino all'orlo, che si aspettava che da un momento all'altro la pancia le si sarebbe squarciata a metà per lasciare schizzare tutto quello sperma fuori da lei, esplodendo e insozzando il suo cadavere, le sue piante, e Gil stesso. Uno spettacolo che di sicuro aveva tutto raccapricciante e niente, niente di invitante, eppure... nemmeno lì smise di piacerle. Godeva, gridava, singhiozzava addirittura, e non per invocare pietà ma perché il sangue di Gil le pompava nelle vene e la faceva sentire per una volta forte, invincibile, come mai si era sentita prima. Avrebbe dovuto ricordarsi che quella non era lei, che non era la realtà, che tutto era distorto dalla sostanza che le entrava dentro e che davvero sarebbe potuta perire miseramente in un contesto a dir poco grottesco... ma non l'era rimasto un solo grammo di cervello che non fosse pieno di piacere. Solo quando l'espressione di Gil e il suo atteggiamento iniziarono a cambiare qualcosa si riaccese, abbastanza da risvegliare quella preziosa porzione d'istinto di sopravvivenza che era andata perduta chissà dove. Fu davvero... strano. La sensazione più strana che potesse mai aspettarsi di provare. Perché non si accorse semplicemente della paura di Gil, la sentì. Se la sentì addosso, nelle vene, nel sangue. La percepì pulsare sotto pelle come una colonia di vermi, sottili abbastanza da muoversi indisturbati e raggiungerla in profondità. Lo sentì sulla faccia, sulla lingua, persino contro le pareti dell'anfratto violato. Fu come se la paura diventasse qualcosa di tangibile, qualcosa che lei stava toccando, e in cui rischiava di affogare. Si sentiva soffocare anche se le piante non la stavano stringendo, e per alcuni interminabili istanti smise di dimenarsi o anche solo di respirare, cosa di cui comunque non aveva bisogno... in teoria. Fissava Gil negli occhi, e sentiva tutto il suo terrore, il senso d'impotenza, la furia. Strinse forte, troppo forte, ma inizialmente, anche quando le dita fredde si posarono di scatto sul suo collo facendola sussultare, non sentì dolore. Il dolore arrivò dopo... quando la stretta divenne tale da danneggiarla, quando la paura di Gil si unì alla sua, divenendo un unico ammasso incontrollato che crebbe e crebbe con la forza di un fiume in piena, dove l'una prese tutto lo sporco dell'altra. Gil avrebbe potuto fissare Lucia negli occhi ferini e trovarci non più solo piacere, non solo paura, ma anche incredulità. Non riusciva a realizzare come fosse possibile che lui avesse paura, che tutto ciò che stava vedendo e sentendo... venisse da lui. Non faceva che fissarlo, le labbra schiuse nel tentativo di dire qualcosa, le braccia che cercavano disperatamente di strapparsi dalla presa delle sue stesse piante, che neppure lì sembrava in grado di controllare. A un certo punto diversi capillari dell'occhio sinistro esplosero, letteralmente, la sua vista si tinse di rosso e il dolore la fece gridare... ma non fu quello il motivo per cui si liberò. Per una volta nella sua vita... reagì. Si ribellò al proprio potere, alle piante, alla magia... alla sventura. Non sapeva neppure lei dove trovò la forza, ma alla fine radici persero presa, e subito le braccia scattarono in alto... ma ciò che fecero non ebbe il minimo senso neppure per lei. Posò le mani sulle guance di Gil, incorniciandogli il viso manco fosse la scena di un film strappalacrime di serie Z, e lo guardò non solo con la disperazione di chi è convinto di star per morire, ma anche con pura e semplice... comprensione. E benché neppure per lei avesse alcun senso chiedere pietà, benché nemmeno una come lei potesse essere così ingenua da pensare che un essere come Gil, in grado di uccidere per puro diletto, avrebbe potuto risparmiarla in qualche modo... supplicò lo stesso. Con ogni, fibra, del corpo.
    B-bastah... m-mi... uccid- ucciderah-gh...
    Forse non sarebbe morta davvero, e molto probabilmente Thresh avrebbe potuto riportarla indietro più e più volte, ma non ci stava minimamente pensando e non era neppure il terrore di morire a guidarla. Gridò ancora, strozzata, e a quel suonò tutte le sue piante cominciarono lentamente a ritirarsi, fino a sparire oltre il cerchio magico che si chiuse poco dopo. No, non era per sé che si stava preoccupando.
    Ghil... p-perdonah-mi...
    Altro che lezioni su come diventare meno inutile... Avrebbe dovuto curare la propria stupidità. Doveva essere completamente pazza.

    Edited by .Bakemono - 4/3/2018, 04:26
     
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    Il sangue che vide riempire gli occhi di Lucia era una perfetta metafora della follia che li stava attanagliando, era esattamente così che si sentiva Gil, disperatamente alla ricerca di un modo per contenere tutto questo, ma assolutamente incapace di farlo, non con le sue forze, non mentre veniva spinto contro quella morbida parete che poteva solo finire in mille pezzi, contaminando di sangue e di follia la loro carne. La presa sul suo collo si fece flebile, la abbandonò gradualmente mentre l'orgasmo, oramai consumato, gli permetteva di tornare a dimensioni più naturali. Lo sguardo di Gil era totalmente sgranato, quasi folle, dava l'idea di essere al culmine di una visione totalmente inaspettata e incapace di spiegare, e nonostante tutto il caos una cosa riusciva a riconoscerla ancora perfettamente: il piacere. Il delizioso piacere provato nello sfogarsi dentro di lei, in quella carne perversa, vogliosa, insaziabile che lo aveva letteralmente corrotto al proprio volere pur di condividere con lui qualcosa di così profondo. Lucia era una maschera perversa di lussuria e terrore, perché erano riusciti a condividere anche il sentimento più profondo del non morto: la paura. E solo a quel punto, mentre riprendeva fiato come mai aveva fatto da quando aveva smesso di averne bisogno, Gil si rese conto di cosa aveva fatto. le mani larghe intorno al collo di Lucia saettarono verso il suo volto, come se avesse bisogno di esaminarle da più vicino: l'aveva lasciata? No, impossibile, mai avrebbe avuto pietà di qualcuno che provava ad umiliarlo in quel modo, Lucia aveva resistito al suo potere, alla sua forza, al suo volere, aveva provato a fargli provare paura e c'era riuscita, si era meritata il suo odio eppure, come se fosse stata una gentilezza, l'aveva lasciata nella maniera più spontanea possibile, senza neanche pensarci, come se ci fosse davvero la possibilità che succedesse. Le mani di Gil iniziarono a tremare, e quando sentì che stava per urlare, oramai incapace di trattenere la voce come una pentola a pressione al limite della sua capienza, le mani si fiondarono rumorosamente sulla sua faccia, iniziò a gridare forte attirando l'attenzione dei curiosi che oramai stavano arrivando in quella zona per capire che diavolo stesse succedendo, e il ruggito disperato di Gil li avrebbe in parte fatti desistere. Si allontanò da Lucia, terrorizzato, capace di farlo solo perché era tornato a dimensioni umane ora, e sentì chiaramente la corolla di carne della sua amante iniziare a liberarsi di tutto lo sperma in eccesso, attirando il suo sguardo in uno scenario perverso e piacevole. Il cazzo di Lucia grondava proprio sopra a quel buco delizioso, e solo allora si rese conto che aveva smesso di considerarlo un frocetto e l'aveva considerata come un'amante, una delle poche che Gli aveva concesso una cosa tanto intensa. Le mani sfinirono sui capelli, li tirarono indietro e li sporcarono di sangue, le piccole linee rosse sembravano fili che tenevano la sua capigliatura in quella posizione.
    Che cazzo... che cazzo è?! Che cazzo è successo?!
    Era spaventato, si sentiva impotente, debole, ma aveva bisogno di spiegazioni. Si avvicinò a Lucia e con un gesto fin troppo accorto le afferrò il polso tirandola verso di sé per costringerla a rialzarsi, doveva parlarle ma non poteva farlo con troppi curiosi intorno. L'avrebbe riportata nella scuola, infilandosi nel bagno della palestra dove l'avrebbe lasciata cadere sopra ad uno dei bagni aperti, un pò come una sedia per gli interrogatori, e lui si sarebbe piazzato vicino al lavandino di fronte a quel bagno, dando un violento calcio sulla parete vicina, cercando di sfogarsi e calmarsi.
    Che cazzo significa?! Che cosa sei tu?! Rispondimi!!!
    Aveva un nodo all'altezza del cuore che sembrava dovesse soffocarlo da un momento all'altro, era qualcosa di mai provato, o provato solo in maniera astratta. Pensandoci bene, aveva avuto la stessa sensazione anche con Nimue, ma in quel caso non ne era stato sopraffatto, forse perché il potere di Nimue era inferiore al suo ed era riuscito a guadagnare vantaggio, mentre invece Lucia era molto, molto più potente di quello che sembrava, e poteva tenergli testa. Questo significava che lei era...
     
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    Quella era la prova che non bastava del sangue mostruoso per rendere meno smidollata una che nonostante i secoli e le torture, aveva mantenuto il cuore di una quindicenne. Avrebbe dovuto sapere che quello non era un romanzo rosa e che di sicuro sarebbe morta anche se si dispiaceva per lui. Aveva pianto per un mostro, e le lacrime non accennarono a fermarsi neppure quando la presa sul collo si allentò, facendola tornare a respirare. Era stata così distratta dal dolore, dalla paura e dalla follia del momento, da non essersi neppure accorta di quanto avesse goduto per ognuna di quelle sensazioni negative, ma ora a testimoniarlo c'erano schizzi del suo stesso seme che le sporcavano completamente i capelli, l'occhio, gli zigomi, il collo e i capezzoli appuntiti. L'odore era così forte da risalire le cavità nasali e impregnare ogni singolo centimetro di carne, interna o esterna che fosse, e non fece che aumentare quando Gil la lasciò andare e uscì da lei, procurandole un ennesimo orgasmo che rese la visione del suo corpicino appena abusato ancora più perversa. La corolla di carne, visibilmente gonfia, rimase completamente spalancata mentre riversava a terra ma soprattutto sopra di sé, una quantità di fluidi così copiosa da infradiciarla completamente, finché il suo corpo non si ritrovò come bloccato in una posizione a dir poco oscena, continuando a svuotarsi man mano. Avrebbe dovuto pulirsi, reagire, cambiare espressione perlomeno, ma nella sua testa in quel momento non c'erano preoccupazioni riguardo all'aspetto o a cosa fare ora che Gil le aveva lasciato il collo. Aspetta... lasciato? Ancora intontita da tutto ciò che aveva provato, specie a causa del sangue di Gil in circolo, Lucia dovette sbattere più volte le palpebre per unire i tasselli e capire cosa fosse appena successo. Quando le sue interiora ebbero finito di svuotarsi completamente anche lei si lasciò andare, le gambe ricaddero pesantemente sull'erba sporca e bagnata e la nuca fece altrettanto. Si toccò il collo dolorante, e le sembrò di poter distinguere sotto i polpastrelli i solchi lasciati dalla sua stretta, anche da sotto lo strato di sperma che la ricopriva. Tossì più volte, sputando via seme, massaggiandosi la gola e fissando dritto davanti a sé, che da quella posizione le concesse per pochi istanti uno squarcio di panorama da film, con tanto di fronde sopra di lei e raggi dell'alba che iniziavano a filtrarci sopra. Sarebbe potuto essere davvero poetico, se il viso che il sole stava baciando non fosse in quel momento una maschera di trucco colato, sborra ancora calda e rossore. Era appena successo davvero o ricordava male? Doveva avere le allucinazioni, perché non era assolutamente possibile che Gil avesse smesso di strozzarla solo perché glielo aveva chiesto lei... giusto? Non voleva fermarsi ad analizzare la reazione dello zombie, non voleva illudersi di aver scorto una piccola briciola di sanità nella sua follia, come del resto non voleva sentirsi così dannatamente bene dopo ciò che era successo tra loro. Fortunatamente fu lo stesso non morto a salvarla dai suoi pensieri, che a quel punto avrebbero potuto benissimo iniziare a susseguirsi per ore e ore, finché non le fosse scoppiata la testa. La sua reazione sconvolta la spinse a guardarlo, mettendosi su un fianco e sollevandosi a fatica. Lo fissò mentre gridava, si muoveva nervosamente, passandosi più e più volte le dita sporche di sangue tra i capelli bianchi. Era... terrificante, eppure ipnotico allo stesso tempo. Lucia era confusa da morirci, non sapeva assolutamente cosa pensare, ma ebbe comunque la forza per alzarsi e stare al passo di Gil quando questi la afferrò, anche se zoppicante, ancora aperta e lasciando dietro di sé un'imbarazzante scia di liquido bianco neppure stesse disseminando briciole per ritrovare la strada di quell'albero. In un'altra situazione si sarebbe probabilmente sotterrata piuttosto che farsi vedere in giro conciata in quel modo, doveva apparire come una appena uscita da un combattimento finito in stupro, questo perché era ancora nel pieno dell'effetto del sangue del mostro e il suo aspetto non stava accennando a tornare "normale", mantenendo quei tratti ferini che lui le aveva trasmesso, il tutto unito alla tuta strappata proprio al centro delle natiche e a tutti i lividi, i graffi e il sangue di cui era ricoperta. Rimase in quella sorta di trance finché non venne sbattuta sulla tavoletta di un bagno che puzzava ancora di disinfettante, rendendosi conto solo in quel momento di avere il sesso completamente esposto... Quello la aiutò a tornare in sé un minimo, tanto che sgranò gli occhi e si coprì con le mani rese più grandi dagli artigli e dalla deformazione. Quanto sarebbe rimasta in quelle condizioni? Sentiva il cuore pompare velocissimo, come se fosse tornata a vivere grazie al sangue di Gil... Una cosa davvero ironica dal momento che anche lui era un morto vivente. Sussultò al suono e alla vista di quel calcio poderoso, fissando i danni che ne seguirono e immaginando di ricevere qualcosa di simile in pancia, cosa che per altro era accaduta al loro primo incontro. Ingoiò a vuoto, incapace di distogliere lo sguardo. Quando le parole dello zombie la raggiunsero la paura si fece ancora più presente, e dopo un attimo di vuoto sgranò gli occhi perché capì a quale conclusione fosse arrivato Gil. Ma certo... quanto poteva essere stupida? Come aveva fatto a dimenticarsene? Ora che stava tornando lentamente a pensare tutto l'assalì come un'illuminazione fulminante, una di quelle terribilmente spiacevoli però. Una conversazione avuta con Hazel qualche tempo prima iniziò a rimbombarle nel cervello.
    "È essenziale che tu non dica nulla di ciò che ero prima di essere demone o del perché sia tornata da te, è chiaro? Se voglio che mi conducano dalle mie consorelle dobbiamo essere discrete."
    "Lo scopriranno subito..."
    "Per la miseria di Lucifero in accoppiamento! Te l'ha mai detto nessuno che sei terribilmente pessimista? Ti dico di no. Io dopo gli anni all'Inferno non puzzo più di strega ma di zolfo, e tu... tu sei un maschio, anche volendo non potresti avere il nostro odore."

    ... Le ultime parole famose. Che fosse dannata lei e il suo cosiddetto "ottimismo". Ora Gil l'avrebbe scoperto e sarebbe impazzito, magari avrebbe ammazzato sia lei che sua madre... e Thresh non avrebbe fatto di certo in tempo a salvarla. Il cuore prese a batterle più forte, ricordandole i tempi da umano in cui la paura era stata molto più dolorosa e difficile da sopportare, e che ora sembrava in grado di divorarla dall'interno. Riprese a tremare, mentre gli occhi tornavano lentamente a schiarirsi e farsi più limpidi, segno che anche lei stava tornando in sé. E dopo aver provato il sangue di Gil... essere "in sé" le sembrava orribile. Iniziò a tremare come una foglia, guardandolo con occhi terrorizzati e imploranti. Senza rendersene conto si strinse una mano al collo e iniziò a rannicchiarsi sul water chiuso, tirando le ginocchia al petto, come per proteggersi.
    I-io non... non lo so! Ti prego... d-dovresti... hem, dobbiamo... calmarci, o-ok? N-non è... come credi, davvero. Io n-non sono... quello che credi!
    Parlava con una vocina così sommessa che era quasi impossibile associarla al tono appassionato e ferino che aveva utilizzato in precedenza, presa dalla frenesia del suo sangue... o da qualunque altra cosa fosse successa tra loro. Non era una bugia. Per quanto sentisse il proprio sesso sbagliato e per quanto non si sentisse maschio da così tanto tempo da non ricordare null'altro che il suo status attuale, i suoi genitali erano comunque l'unica cosa che gli impediva di potersi definire una "strega", e anche se malauguratamente avesse potuto, sua madre non aveva ancora ritrovato il proprio clan di origine, per cui di fatto non faceva parte del clan di...
    Accadde tutto molto velocemente, anche se probabilmente non abbastanza per superare i sensi di Gil. Purtroppo Lucia si fece prendere dal panico con così tanta enfasi da dimenticare il particolare. Un secondo prima era rannicchiata, tremante e patetica sul gabinetto, mezzo secondo dopo aveva scattato fuori dalla porta nel tentativo di scartarlo e raggiungere l'uscita per fuggire il più lontano possibile da lui. Un'impresa ovviamente utopistica, ma era difficile ricordarlo in quel frangente. Era tutto troppo assurdo e troppo grande per lei. La situazione, le sensazioni provate, le domande, le risposte, ma soprattutto... quella conversazione. Sapeva cosa pensassero le lanterne delle Streghe di Umbra e anche se non conosceva i dettagli le bastava ricordare i frammenti di racconti riguardo le reazioni di Gil con alcune di loro. Non aveva idea di come affrontare quell'argomento senza rischiare di finire fatta a pezzi a propria volta, e come se non bastasse il sangue del non morto l'aveva resa più istintiva, priva di freni inibitori o razionali, un po' come uno stupido animale spaurito, che al tempo stesso si sentiva anche più forte, più veloce, più... potente. Abbastanza da illudersi come una stolta di poter competere con la bestia sacra che si trovava davanti, o quantomeno... sopravvivervi.
     
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    Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quel corpo perverso che godeva e si perdeva completamente nella perversione più totale, Lucia aveva superato di gran lunga ogni standard possibile: l'aveva vista venirsi addosso, godere mentre veniva stuprata e perfino quando venne liberata, aveva goduto immensamente anche semplicemente svuotandosi del seme di Gil e lui l'aveva vista nella sua pienezza. Quell'immagine si era impressa a fuoco nella sua mente e non riusciva proprio a toglierla da lì, più profonda di qualsiasi paura o preconcetto. Nemmeno le sue stesse grida riuscivano a scavalcare quel pensiero, la caccia di una spiegazione, da una risposta, non faceva altro che tormentarlo con un chiodo fisso impossibile da rimuovere. Una cosa però poteva sentirla chiaramente... la paura. Il terrore che ora attanagliava Lucia di fronte alla possibilità che Gil potesse impazzire una volta appresa quella verità su di lei, aveva quindi bisogno di una risposta, aveva bisogno di capire, perché era già impazzito. Da un bel pezzo. Vide Lucia scattare, e la foga prese il sopravvento. I suoi occhi si spalancarono mentre le iridi si trasformavano in un taglio mostruoso vermiglio, portando in tensione ogni singolo muscolo che componeva il suo corpo mentre i pugni venivano serrati. Le domande e le rispose persero immediatamente ogni significato, e pensò più ad agire che parlare. Intercettò Lucia assestandole un violentissimo pugno in pieno ventre, se c'era ancora dello sperma dentro di lei sarebbe letteralmente schizzato via in una volta sola senza troppi complimenti vista la forza con cui Gil aveva assestato quel colpo. Rapidissimo, un secondo pugno avrebbe sollevato il mento di Lucia, e quando sarebbe stata in verticale di fronte a lui, un terribile pestone in pieno petto l'avrebbe spinta di nuovo sul cesso dove l'aveva lanciata in origine, stavolta incrinando la parete alle sue spalle per via dell'impatto. Non disse nulla, si ritrovò solo a gridare come un folle. Era stato violento, ma con quei colpi avrebbe potuto farla letteralmente a pezzi, ora invece Lucia aveva "solo" delle grosse contusioni addosso, e al massimo un dolore che le fece tornare in circolo tutto il suo sangue, non necessariamente una cosa negativa per una che voleva scappare o combattere.
    Il mio potere! Il mio fottutissimo potere! Riesce a spegnere qualsiasi altra abilità di questo mondo se riesco ad infilare il mio cazzo nel culo di qualcuno... questa abilità ha perso efficacia solo ed esclusivamente su una categoria speciale di persone perché mi hanno ucciso quando ero in vita!
    Iniziò ad avvicinarsi a Lucia, piantando le mani sui lati della porta di quel bagno, spalancata oramai, era come se dovesse trattenersi da solo, resistere alla tentazione di saltarle addosso e staccarle la testa dopo quello scatto che sembrava votato a sfuggirgli. Per la prima volta preferiva parlare piuttosto che passare ai fatti.
    Ho scopato il tuo culo così forte che avrei dovuto ucciderti... l'ho fatto per molto, molto tempo, ma non hai smesso un solo istante di utilizzare i tuoi poteri, neanche per un istante! Questo significa che sei una di loro... quindi io voglio una spiegazione!
    Era furioso, alzava la voce, gridava, a era evidente che se avesse voluto farle del male lo avrebbe già fatto, mentre invece si stava trattenendo con tutte le sue forze. La cosa peggiore era che in tutto quel trambusto Gil non aveva perso un solo grammo di erezione, era ancora eccitato per via dello spettacolo osceno offertogli da Luci e ancora adesso la guardava a metà tra la furia e il desiderio. Avrebbe voluto strapparle quelle parole dalla bocca tornando a scoparla come se dovesse ucciderla sul serio, ma sentiva che lo avrebbe fatto davvero cedendo ai suoi istinti, e non aveva bisogno di un cadavere... ma di risposte!
     
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    Sono mortificata per la lunga assenza nonostante ciò che c'eravamo detti per MP ma non ho potuto fare altrimenti, è stato un mese pienissimo. Spero che non me ne voglia. Se ti va di continuare, conto (e spero) di poter riprendere con un ritmo decente. >w<

    Come prevedibile, venne intercettata con la facilità che ci si poteva aspettare da uno zombie sovrumano, ma non con la stessa forza. Cercò di proteggersi lo stomaco come poteva, sicura di star per morire, ma anche accusando il colpo si ritrovò "solamente" scaraventata nuovamente sul gabinetto dopo aver sbattuto con violenza la schiena contro il muro. Per sua fortuna, la sua carapace di Dark Rider protesse la colonna vertebrale impedendole di subire danni, ma anche se non fosse stato per quella fu chiaro fin da subito di quanto Gil si fosse trattenuto per il semplice fatto che l'unico danno, a parte dolore e futuri ematomi, fu il sapore del suo stesso sangue in bocca, che si riversò fuori dagli angoli delle labbra con due sottili rivoli rossi. Inizialmente rimase intontita, ma fu solo per qualche istante, subito dopo sollevò lo sguardo e, sorprendentemente, seguì lo sproloquio infuriato di Gil con occhio rossi e infuocati. A quanto pareva la botta le aveva fatto "bene", perché ora anche lei sembrava davvero fuori di sé, e la cosa divenne sempre più chiara quando si portò una mano delicata alla bocca per pulirsi il sangue, leccandolo distrattamente poco dopo. Tutto d'un tratto scattò in piedi con un unico movimento fluido.
    Adesso... CALMATI!
    Fu un solo momento, ma la sua voce, solitamente sommessa, dolce e attenta a non sollevarsi mai al di sopra del fruscio di una foglia, raggiunse vette decisamente mai esplorate dalle sue corde vocali, cosa che la spinse subito a zittirsi per alcuni istanti, e proseguire solo poco dopo. Fu come se secoli di rabbia e reazioni represse risalissero in superficie tutte nello stesso momento, e per quanto contegno potesse imporsi, per quante di quelle emozioni potesse continuare a reprimere, la montagna accumulata era semplicemente troppo grande e alta per poter essere ignorata. Il suo personale "elefante nella stanza": lo aveva ignorato per anni, secoli addirittura, ma ora senza i freni che l'avevano sempre limitata, non poteva più. Apprendere che l'odio insano che Gil nutriva verso le streghe di Umbra era ben motivato e non frutto di mera cattiveria gratuita la rabbonì ancora una volta, ma non bastò a frenare il fiatone, o tanto meno il rossore che le ornava le gote... né tanto meno quella montagna pronta a franare.
    La strega non sono io! Mia madre lo era! E-era un'apprendista del clan di Umbra, ma ora non lo è più! Lo stava davvero raccontando a lui nonostante le raccomandazioni di Hazel? Sì, e strinse i pugni e i denti nel farlo. Lei è... è tornata da me, ma da quando la sua anima è finita all'Inferno ha perso buona parte della propria essenza e il resto lo ha consumato per maledirci, trasformandoci in Dark Rider. Più parlava, più ogni barlume di paura veniva surclassato da un'emozione così rara per lei che assaporarla fu trascinante, quasi liberatorio. E questo venne testimoniato dal progressivo alzarsi della sua voce e dal suo ansimare. Lei... che gridava? Quindi tutto questo non ha la minima importanza, capisci?! Capisco che odi le streghe, e sono incredibilmente dispiaciuta per ciò che ti è successo... A quanto pareva, anche preda della rabbia, nascosto da qualche parte rimaneva il suo animo da bonacciona rammollita. Ma Hazel era con loro secoli prima che il clan diventasse ciò che è ora! Non sappiamo assolutamente nulla del suo status attuale, quindi non c'entriamo un bel niente con loro! ECCOTI LA TUA SPIEGAZIONE! E adesso? Pensi forse che a farmi male otterrai qualcosa? Sono stufa di essere trattata così!
    Fortunatamente non disse che sua madre era decisa a ritrovare il clan e tornare a farne parte, la furia non la rese tanto stupida. Quando smise di parlare aveva il fiatone anche lei, e i suoi occhi erano di nuovo ferini e fissavano Gil come se appartenessero a un gatto soffiante, o forse no... per una volta non appariva come un semplice micino spaurito, per una volta sembrava qualcosa di più grosso e feroce. Aveva pronunciato quelle parole al metà tra il ringhio e il sibilo, e ora ansimava come se la cosa le fosse costata non poca fatica. Non l'era mai capitato di sentirsi in quel modo, ogni emozione era amplificata come non mai e lì, davanti a un mostro come Gil, lei era riuscita a reagire. Sentiva la rabbia, riusciva a esprimerla, e anche se faceva tutto parte di una massa confusa di emozioni che si alternavano l'un l'altra caoticamente... non si era mai sentita così viva prima di allora. Non sapeva molto di tutta la storia su Streghe e Lanterne, anzi, forse non sapeva proprio niente di niente, ma una cosa era certa: l'effetto che Gil aveva su quella sua minima, infinitesimale, parte di strega che le scorreva nel sangue... avrebbe potuto cominciare a piacerle. Finché non fosse tornata a ragionare, perlomeno, cosa che stava già accadendo, risvegliando in lei il bisogno di scusarsi e fare retrofront. Si morse il labbro piuttosto. Troppe cose, troppi pensieri tutti insieme. Sembrava che il suo cervello si fosse espanso e niente di lei sapeva come gestire la cosa. Si portò le dita tra la folta frangia, portando i capelli indietro e stringendoli come se la cosa potesse aiutarla a pensare.
    Tutto questo... mi sta facendo impazzire. Poi tornò a guardare Gil. Tu... mi stai facendo impazzire! C'è qualcosa di strano... io... Devo andare. Lasciami tornare da Thresh...
    Lo disse, ma la voce risultava incrinata, come se non lo pensasse affatto, e in effetti in quel momento il suo intero corpo si ribellava all'idea di allontanarsi dalla fonte della sostanza che lo faceva sentire così. Sperava almeno che sentire il nome di Thresh lo convincesse ad ascoltarla, o quantomeno gli facesse passare quell'istinto omicida dagli occhi... Che ella stessa vedeva più come una brama ferina, qualcosa che comunicava morte, ma al tempo stesso desiderio puro. Il colmo era che, se si fosse guardata allo specchio in quel preciso momento, avrebbe visto che anche nei suoi di occhi non c'era più paura, ma anzi, quello stesso istinto riflesso più forte che mai... come se da un momento all'altro potessero saltarsi addosso a vicenda di nuovo; difficile dire se per uccidersi o per fottersi ancora.

    Edited by .Bakemono - 31/3/2018, 02:18
     
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    Quando Lucia lo invitò a non gridare in maniera tutt'altro che gentile, Gil sentì come se il pavimento sotto i suoi piedi iniziasse a vacillare, tant'è che sembrò quasi indietreggiare, come se stesse per perdere l'equilibrio. I suoi occhi si aprirono leggermente e l'espressione cambiò di colpo, come se per un attimo avesse temuto la reazione della ragazza. Che diavolo per successo per un istante? No, di sicuro non era così spaventosa, ma per un attimo aveva avuto l'impressione che si stesse ribellando a mille anni di soprusi, che in confronto quello che aveva subito Gil non era niente. Doveva essere solo un'impressione, ovviamente, non c'erano altre spiegazioni. E non era l'unica spiegazione del momento, dato che Lucia raccontò di lei e di sua madre, del legame che avevano con clan e di quanto fosse più una specie di lontana parentela, e non quello che pensava lui. Rabbiosamente il non morto colpì la parete vicino alla porta, non sapeva cosa pensare: se essere arrabbiato perché non poteva ottenere niente, o essere arrabbiato proprio perché stava accettando con tanta facilità quella spiegazione. Quando era diventato così calmo? Se si trattava di Streghe di Umbra difficilmente riusciva a starsene da parte, eppure... Lucia fu convincente, e in virtù della pazienza che doveva trovare per portare avanti quel piano, doveva assolutamente trattenersi. Quindi un lungo sospiro lo fece placare, in parte almeno. Non cancellò infatti la rabbia che aveva sul volto di Gil ma gli permise di stare zitto ancora per un pò, giusto per ascoltare l'ultima richiesta di Lucia. Le mani del non morto si schiacciarono contro le estremità della porta, mentre si piegava in avanti ocn la schiena e la testa, sembrava quasi stesse facendo degli esercizi di allenamento ma in realtà stava cercando di mettersi sotto stress per pensare. Per quanto flebile il legame con Umbra c'era, la testimonianza era quell'energia impossibile da ignorare visto l'effetto che aveva sortito. Ma cosa poteva fare con Lucia e sua madre? Niente, almeno finché non si consultava con Thresh, ogni altra mossa affrettata sarebbe stata solamente una stupida e potenzialmente fallimentare macchia sul loro progetto. Sbuffò, tornando in piedi mentre il busto si torceva leggermente, indeciso se voltarsi o meno.
    Oh, pensi di essere l'unica che sta impazzendo qui? Io non ci capisco più niente, è come se il mondo si stesse rovesciando per mescolarsi ancora e ancora come una stanza pena di barattoli di vernice aperti. E quando provi a rimettere tutto a posto hai le mani sporche di tutte le macchie possibili e c'è più roba a terra di quanta dovrebbe. E' tutto sbagliato e non ci trovo un nesso logico.
    Finiva sempre così: ogni volta che cercava di capire finiva solo col confondersi, per questo era molto più facile cedere alla rabbia. Ma in quel momento, proprio non ci riusciva. Si spostò dall'entrata del bagno, appoggiando una spalla sull'estremità della porta senza fissare Lucia negli occhi, per poi farle cenno di uscire con l'altra mano.
    Vai. Forza, non ti tratterrò oltre. Se devi vedere il maestro allora... va da lì, non mi importa. Io... devo pensare.
    Fece poi per andarsene, infilandosi in un bagno adiacente a quello di Lucia, senza chiudere la porta. All'apparenza sembrava essersi semplicemente seduto sulla tazza del water per rilassarsi mentre sospirava ed ordinava i pensieri, ma in realtà se ne stava a gambe larghe a fare i conti con qualcosa che non aveva ancora debellato: l'erezione che aveva sbattuto con violenza nel culo di Lucia stava già riprendendo vigore, ed era chiarissimo dalle vene contaminate lì dentro che aveva ancora il suo potere che gli scorreva dentro, una sensazione strana che a primo impatto gli faceva desiderare di toglierla, ma che risultava tanto piacevole da farlo desistere. C'era solo un modo per capire, e visto che l'unica ragazza disponibile per sfogarsi l'aveva appena invitata ad andarsene, Gil decise di ripiegare alla vecchia maniera, socchiudendo gli occhi e provando a rilassarsi, mentre la mano destra iniziava lentamente a masturbare la sua verga. Non c'era la minima soddisfazione a farlo da solo, anzi per un non morto che senza la giusta emozione non sente quasi niente può perfino diventare una maledizione... ma doveva venirne a capo in un modo o nell'altro, e non sapeva anzi era assolutamente certo che Lucia non sarebbe rimasta lì ad aiutarlo a ragionare. E forse, in fondo, non voleva ragionare davvero nemmeno lui.
     
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    Alle parole di Gil, il primo istinto di Lucia fu quello di fissarlo guardinga, seguendo i suoi movimenti con gli occhi mentre si faceva da parte per farla uscire, incredula che avesse potuto cedere così facilmente nonostante la vistosa erezione che ancora spiccava tra le sue gambe. Avrebbe dovuto sentirsi sollevata... giusto? Ma ciò che sentì fu più una fitta di delusione che più che partire dalla bocca dello stomaco, le fece percepire con più cattiveria il desiderio che ancora attanagliava il suo corpicino. Nonostante ciò, si rifiutò di fermarsi oltre a indagare sulle proprie crisi esistenziali, e si costrinse ad agire come avrebbe fatto se avesse davvero avuto le palle, e non come la solita smidollata pronta a fare da schiava a qualsiasi mostro incontrasse. Scattò dunque verso l'uscita del bagno con tutta la forza e la convinzione che aveva, cercando di tenersi stretta la rabbia e anzi, traendone forza... ma nonostante quel tentativo, qualcosa la spinse a fermarsi fin troppo presto. Mentre attraversava la soglia, con la coda dell'occhio notò un movimento inequivocabile dal gabinetto adiacente. In passato non avrebbe mai avuto l'attenzione o i sensi per sentire così distintamente cosa Gil si apprestava a fare, ma in quel momento era come se ognuno dei suoi organi sensoriali fosse estremamente più funzionale del solito, pronto a cogliere il minimo movimento o cambiamento intorno a lei. L'olfatto in particolare la colse impreparata, perché quando fece l'errore di inspirare, l'odore di sesso che ancora impregnava lei, ma soprattutto Gil stesso, le si ripresentò alle narici come se fino a quel momento non avesse fatto altro che sentirlo e bearsene, e la rabbia lo avesse solamente messo in secondo piano per un po'. Chiuse gli occhi, sforzandosi di continuare a correre sempre di più nella direzione opposta rispetto a quella che il suo corpo avrebbe voluto disperatamente prendere, ma ogni passo si fece sempre più lento, pesante, finché le gambe non presero a tremare e la gola ad asciugarsi. Si ripeteva che doveva andare da Thresh, era sicura che lui avrebbe potuto debellare quella sensazione assuefante, cancellare quell'assurda giornata, cancellare quella sensazione opprimente che la faceva sentire piena di forza e brama cieca... Ma non ci riuscì, arrivata proprio a un passo dall'uscita chiusa cadde a quattro zampe sul freddo pavimento, e rimase per diversi istanti a fissare le mattonelle appena pulite, ansimando, iniziando a sbavare vicino alle sue stesse dita, con il sesso in fiamme di nuovo turgido e il sedere pulsante più che mai, esposto all'aria fredda del primo mattino. A quanto pareva, finché il sangue dello zombie le rimaneva in circolo, anche solo allontanarsi da lui la faceva stare male. E se prima non si era resa conto pienamente di quanto fosse pericolosa quella situazione, lo fece proprio in quel momento, realizzando quanto fosse deleteria per un tipo come lei. Non era già abbastanza debole e sventurata? Quanto ancora doveva succederle prima che quell'assurda malasorte smettesse di accanirsi su di lei? Non lo sapeva, ma sapeva che l'era letteralmente impossibile uscire da quella porta. Dopo averlo capito, non ci volle molto perché si alzasse, sconfitta, e lentamente tornasse sui propri passi, ansimante e zoppicante, appoggiandosi infine allo stipite della porta del bagno in cui si era ""nascosto"" Gil, come se avesse bisogno di sorreggersi dopo una lunga e faticosa corsa. Ma non era ovviamente quello il motivo. Inizialmente non seppe cosa dire, riuscì solo a fissare il cazzo che il giovane zombie stringeva tra le mani, ipnotizzata dal modo in cui le dita percorrevano ogni singola vena gonfia. Senza rendersene conto si passò la lingua sulle labbra, ma poi chiuse gli occhi e arrossì. Doveva concentrarsi. Non sapeva da dove le venisse quell'idea improvvisamente, ma realizzò che non poteva far capire anche a lui fin dove si spingessero gli effetti del suo sangue, doveva trovare una scusa per essere tornata indietro in quel modo, contraddicendo il desiderio di raggiungere Thresh. Insomma, non era forse uscita fuori per allenarsi nella speranza di divenire più forte? Non aveva desiderato di prendere in mano la propria vita per una volta, e smettere di essere la schiava di chiunque? Beh, non ci stava riuscendo affatto... però almeno quella serie di pensieri le diedero una scusa credibile.
    Ho r-rammentato c-che... Mi devi... Ah-ancora... Alcune lezioni.
    Per quanto fosse in parte vero, si sentì una sporca bugiarda, specie perché proprio mentre riapriva e sollevava gli occhi (con immenso sforzo) per guardare la faccia di Gil e pronunciare quelle parole, il suo sesso pulsò visibilmente in risposta allo spettacolo su cui si era imbambolata per un po'. Se avesse assecondato ciò che realmente voleva, sarebbe sicuramente caduta in ginocchio, ai suoi piedi, pronta a implorare per ricevere ancora il suo cazzo. Glielo si leggeva in faccia che lo voleva... ma soprattutto nell'aspetto: a partire dalle pupille dilatate, fino al sottile rivolo di saliva al lato della sua bocca, ai capezzoli ritti come spilli, passando per il sesso turgido, arrivando alle ginocchia tremanti, finanche e soprattutto all'ano ancora leggermente schiuso, perfettamente visibile dallo stappo sulla sua tutina se solo qualcuno l'avesse osservata di spalle. Dunque, coscia di essersi ormai esposta del tutto, lasciò perdere ulteriori scuse. Abbassò nuovamente lo sguardo verso il fulcro del suo interesse; le palpebre visibilmente pesanti mentre ingoiava a vuoto nel disperato tentativo di lenire l'improvvisa sete.
    Posso... aiutarti?
    L'assurdo fu che... si aspettava una risposta volgare e sfacciata. Si aspettava di essere umiliata, usata e torturata ancora. Si rendeva conto di aver detto una bugia per nascondere quanto somigliasse a una drogata, eppure starsi comportando esattamente come tale. E prevedeva persino che per le "lezioni" che fino a poche ore prima l'erano sembrate tanto vitali, se ne sarebbe riparlato chissà quando (ammesso che se ne fosse parlato)... ma comunque fece un passo verso di lui... e lentamente si chiuse la porta alle spalle.
     
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    Era vuoto, puro nulla, già di norma un essere ingordo come Gil che aveva assaporato piaceri intensi ma soprattutto si era lasciato assuefare dal potere di una lanterna, non traeva il minimo beneficio da del sesso come quello, una mera masturbazione priva d'anima. Come se non bastasse poi, coincideva proprio con uno degli eventi più eccitanti e devastanti della sua esistenza, quindi come poteva quello essere anche solo un placebo, o un modo per alleviare la tensione? Non era niente, era esattamente come provare a pettinarsi nella speranza di veder crescere i propri capelli, inconcludente oltre ogni dire eppure Gil non riusciva a smettere, per rabbia o per confusione. I suoi sensi si spensero e qualsiasi altro pensiero morì, era quello di cui Thresh gli aveva parlato? L'oblio di un non morto, che non ha bisogno di risposarsi e che può perdere la sua identità diventando folle, ritrovandosi a compiere lo stesso identico gesto in eterno. Era così che doveva finire? Morire col cazzo in mano nella più squallida delle possibilità? Che. Rabbia.
    Aprì gli occhi, finalmente, e ciò che si ritrovò davanti lo stupì, anche se inizialmente non cambiò espressione. Lucia era tornata indietro, non nascondeva nè la sua espressione, né la sua lingua, nè la sua erezione, ma soprattutto non nascondeva il desiderio del suo corpo. Era tornata per lui, e per il suo cazzo. Non avevano ancora finito, che quello fosse un allenamento, una tortura o a chi vuoi che importi la giusta etichetta in una situazione del genere? La fissò, restando immobile, il suo sguardo sembrava quasi volerla divorare, dava l'impressione che da un momento all'altro potesse uscirsene con qualche commento acido e umiliante o peggio ancora: saltarle addosso, picchiarla fino a vedere il suo sangue e usarlo come lubrificante per stuprarla anche peggio di come avevano fatto prima. Ma niente di tutto questo avvenne. Un dito. Gil lasciò la presa dal suo cazzo senza muovere la schiena, portando la mancina sulla coscia e sollevando la destra verso Lucia. Un dito, uno solo: lo puntò verso di lei per poi torcere il polso verso l'alto, e con l'indice le fece il chiaro gesto di avvicinarsi, senza dire nulla o cambiare espressione. Quando la porta fu chiusa, Lucia era abbastanza vicina da potersi ritrovare a portata di Gil, che senza nessuna esitazione la afferrò per quella cappella turgida, tirandola a sé. La mazza di Lucia non era di certo degna di quella del non morto, ma non per questo poteva essere un organo morto. Anzi, Gil sapeva benissimo quanto potente potesse essere una stimolazione tanto violenta su un cazzo turgido reso sensibile dall'ultimo orgasmo, quindi dopo averla tirata a sé con forza, spalancò la bocca mostrandole i denti, lasciandole un morso lento ma vigoroso sulla cappella. Le dita si strinsero sulla base per schiacciarle i testicoli, non così tanto da farle del male ma quel che bastava per toglierle le forze. Il morso si trasformò ben presto in quello che sembrava uno sporco bacio, che leccò e succhiò avidamente quella piccola mazza per un solo momento ma intenso e caldo come l'interno. Solo dopo averle strappato le forze in quel modo, Gil avrebbe usato l'altra mano per spingere quelle natiche verso di sé, con uno schiaffo così forte che risuonò nelle pareti del bagno più di qualche volta. Lo schiaffo e la stimolazione intensa alla sua verga avrebbe fatto crollare le ginocchia di Lucia costringendola a cadere su di lui, e si sarebbe ritrovata seduta sulle cosce del ragazzo, mentre la verga enorme e pulsante del non morto scivolava tra le sue natiche, iniziando a pompare come un cuore iperattivo. Faccia a faccia, mai stati così vicini prima d'ora, ancora non diceva nulla Gil, ancora non aveva pronunciato una singola parola né aveva emesso un suono o cambiato espressione. Non parlava e non comunicava, eppure il suo cazzo diceva a Lucia tutto quello che doveva sentire.

    Lezione due...
    a mano che le aveva dato quella violenta pacca sulla natica lasciandole un vistoso e pulsante segno rosso su quella pelle altrimenti perfetta, cadde violentemente sulla sua nuca afferrandole i capelli e la carne per spingerla contro la faccia del non morto dove trovò un bacio colmo di rabbia e di passione bruciante, aggressivo da toglierle il fiato, che le mordeva le labbra e la lingua, le succhiava come se volesse strappargliele e si infilava nella sua gola come se volesse strozzarla. L'altra mano invece si preoccupò di lasciare un altro rosso e doloroso segno anche sulla natica opposta, quel colpo fu volutamente più forte del primo perché doveva far sobbalzare Lucia, così che la presa su quel delizioso culo le aprisse le natiche mentre era sollevata, e la punta di quella mazza enorme sarebbe scivolata nella sua corolla. Il bacio la spinse in avanti, la mano che le stringeva il sedere la accompagnò, mentre la costringeva ad impalarsi sulla sua mazza, centimetro dopo centimetro, fino a che la corolla di carne non avrebbe sentito solo le gonfie e turgide palle del non morto. Avevano rincominciato.
     
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    Lucia rimase quasi più intimorita dal Gil silenzioso che non da quello pronto a riempirsi la bocca di veleno e sputarlo in faccia al primo malcapitato. Il silenzio fu a dir poco disarmante, perché le faceva temere un agguato di qualche genere da un momento all'altro. La cosa avrebbe dovuto scoraggiarla, o quantomeno scoraggiare la sua erezione ben visibile per il timore di essere strappata a morsi da un momento all'altro... ma non lo fece, e poco dopo un morso se lo guadagnò effettivamente. Rimase rigida mentre seguiva quel dito come sotto ipnosi, ma lo spazio era così stretto che bastò un singolo passo per portarla a pochi centimetri dal gabinetto su cui lo zombie era seduto. A parte il continuo tremare, era quasi paralizzata dalla paura quando vide la sua bocca avvicinarsi... ma quando sentì i suoi denti sussultò ed emise un sibilo che non era affatto di dolore, o almeno non troppo. Il suo sesso sussultò contro le labbra del non morto, e lei si piegò quasi su se stessa resistendo a fatica al desiderio di infilare le dita tra i capelli di Gil e tirarli; non per fermarlo, ma per pura passione. Ripiegò sulle pianelle che ricoprivano il muro, e si ritrovò ad allargare le cosce, ritta e fremente su quei suoi strani tacchi da sport, in un tentativo di reggersi in piedi che tuttavia si rivelò assolutamente vano quando alla stimolazione del tutto inaspettata a cui la stava sottoponendo il giovane, si aggiunse anche uno schiaffo sul culo che le strappò un breve ma intensissimo grido, incendiando il suo sesso, così come il marchio lasciato da Thresh che sembrò sfrigolare di rimando. Sentì che il glande le si stava bagnando fin quasi a gocciolare, e per poco non venne solo con quell'unica sculacciata, mordendosi il labbro mentre cercava di trattenersi. Il bruciore durò anche dopo al colpo, facendole pizzicare piacevolmente l'intera natica. E lei si ritrovò seduta su Gil senza che ricordasse neppure di essere caduta. Le sue ginocchia avevano ceduto, e lei si trovò faccia a faccia con lui, fissandogli le labbra con un'espressione inebetita e la boccuccia schiusa per il desiderio. Era così eccitata che lo zombie avrebbe potuto percepire solamente attraverso l'asta del suo cazzo il suo culetto che pulsava impazzito, con l'ano ancora gonfio che aveva preso letteralmente a vibrare per il "quasi-orgasmo" vissuto. Stava per dire qualcosa di stupido, n'era sicura, e non era certa se il suo intento fosse chiedere perché non parlasse o... supplicarlo per un'altra sculacciata. Alla fine però fu lui a spezzare il silenzio... e lei sbatté le palpebre confusa, come se si fosse già dimenticata della sua stessa richiesta.
    L-lezione? -Nnnh!
    Ci mancava solo che aggiungesse "Quale lezione?" per apparire completamente stupida, ma fortunatamente ci pensò Gil a tapparle la bocca, portandola subito a dimenticarsi di cosa volesse dire. Quando le labbra si toccarono e l'assalto a "danno" della sua gola iniziò, Lucia si accese di nuovo, preda di quel bisogno cocente che le fece ribollire letteralmente ogni litro di sangue nelle vene, e probabilmente anche quello dello zombie che ancora sostava denso e delizioso dentro di lei. E via di mugolii, morsi, leccate... Non si fece indietro neppure quando la lingua del "nemico" minacciò di strozzarla e anzi, gemette alla sensazione di sentirla in gola, afferrandogli a propria volta la nuca e reggendosi alla spalla opposta per stargli più vicina possibile. Che fosse dannata... lei e tutta quella giornata. Si sentiva troppo bene! E molto, molto fedifraga. Anche se sapeva di avere il permesso di Thresh per "divertirsi" e prendere chi volesse, temeva che quella storia non sarebbe piaciuta neppure a lui se li avesse visti. O magari avrebbe fatto di tutto per rendere chiara la propria posizione penetrandola a tradimento proprio mentre baciava Gil... si figurò di essere contesa tra i due e l'immagine a cui la fecero arrivare quelle sciocche fantasie rischiò di farla venire davvero, ma fu molto più incisivo il secondo schiaffo che ricevette, che la costrinse a sussultare e gridare, soffocata però dalla bocca dello zombie. Avvenne tutto così in fretta che viste le dimensioni e la scarsa lubrificazione avrebbe dovuto lacerarle qualcosa, ma era così eccitata e distratta dal colpo che piuttosto bastarono quei pochi fluidi che ancora si stavano asciugando dentro di lei dall'amplesso precedente per far scivolare l'asta dentro fino all'ultimo centimetro, arrivando a rendere i testicoli gonfi sotto di lei un comodo cuscino su cui le sue natiche doloranti avrebbero volentieri rimbalzato. Il piacere esplose senza troppi complimenti a quel punto, ma non era un problema visto che sembrava solamente l'inizio di una serie infinita. Il sangue di Gil aveva aumentato anche le sue capacità in tal senso a quanto pareva, almeno momentaneamente, perché venne molto più del solito e anche quando le contrazioni finirono, rimase turgida esattamente come se non lo avesse mai fatto. Sporcò se stessa e soprattutto sporcò il ventre dello zombie, ma se in qualsiasi altra situazione avrebbe perso tempo a scusarsi umilmente e invocare perdono, in quel frangente non le venne proprio in mente. Inarcando la schiena in quel modo si staccò dal bacio, con un lamento sensuale e una buona dose di saliva che univa ancora la sua bocca aperta a quella dell'albino. Se non si fosse sorretta sicuramente sarebbe caduta indietro talmente era piegata la sua schiena, ma si tenne stretta e fissò Gil incredula. A quel punto aveva la lingua fuori e ansimava da morire, probabilmente somigliava a un cagnolino in estasi... e in tremenda difficoltà. Sentiva come se avesse dimenticato di dire qualcosa, come se avesse voluto chiedergli davvero cosa intendesse per lezioni e poi quel pensiero si fosse perso subito a causa del piacere. In effetti... che cosa le stava insegnando Gil adesso?
    Cosah... m-MIH... Contrazione. stah-resti inseh-GH! Contrazione. Insegnandoh... di precisoh?
    Forse che il suo cazzo era divino? E che lei era così fottuta che, mentre parlava, aveva iniziato a muovere il bacino da sola senza rendersene conto, disegnando dei lenti cerchi con i fianchi...
     
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    Ogni reazione, ogni spasmo, ogni vagito, ogni parola di Lucia lo mandava totalmente al manicomio, non riusciva a ragionare, era come se la semplice presenza di Lucia lo lasciasse sprofondare in una follia di cui non aveva il minimo controllo. Aveva imparato a tenere al guinzaglio la sua rabbia e la sua cattiveria, ma quella follia in cui lo induceva Lucia... era indescrivibile, impossibile da contrastare. Era quello il suo potere? In questo consisteva una simile abilità? Come faceva una ragazzina così piccola e debole ad essere tanto potente? Gil col senno di poi forse sarebbe stato in grado di chiedersi quanto davvero era potente lui a quel punto, cosa poteva farsene di un simile potere e di una simile forza se di fronte all'abilità di Lucia diventava una mera e folle bestia senza il minimo controllo. Ma ora, non riusciva a pensare proprio a niente, riusciva a sentire solamente il rumore delle natiche di Lucia ogni volta che le schiaffeggiava con forza, e la sua carne che si contorceva incandescente sul suo cazzo. Ogni spinta lo portava a tendere sempre di più i muscoli e avanzare dentro di lei, sembrava quasi che stesse sprofondando nel corpo di Lucia centimetro per centimetro, ma la verità era che si stava sollevando da quel cesso come se potesse levitare mosso solo dalla sua perversa voglia di scoparla. Digrignava i denti fino a farli stridere pur di non parlare o di emettere un gemito, ma i suoi fiati erano così incandescenti che davano l'idea di poter ustionare Lucia a lungo andare, mentre la gola e il trapezio si gonfiavano così vistosamente al ritmo dei movimenti della sua muscolatura che parlavano per lui, emettendo dei suoni gutturali che sembrava quasi stesse per esplodere da un momento all'altro.
    Zitta... ZITTTA!
    Iniziò a gridare ad alta voce ,ma tenendo i denti serrati, man mano che si sollevava spingeva sempre più a fondo dilatando quella carne oramai totalmente martoriata e corrotta dal piacere, la scopava così forte che anche senza tenerla probabilmente Lucia sarebbe rimasta in bilico, sospesa a più di qualche centimetro dal terreno senza il minimo problema, mossa solo dalla perversione. Sembrò quasi che Gil potesse portarsela a spasso in quel modo, dando il via ad una perversa processione che serviva a consacrare i loro gemiti irrefrenabili, ma dato che pantaloni e mutande erano finiti intorno alle caviglie come una vera e propria limitazione, Gil perse l'equilibrio cadendo in avanti, sbattendo letteralmente Lucia contro la porta del bagno ma senza fermarsi, senza smettere un solo istante di scoparla. le mani del non morto si conficcarono nella porta ai lati della testa di Lucia, la sosteneva unicamente col suo ventre e con le sue spinte, ed erano più che sufficienti a non farla cadere.
    Zitta! ZITTAH!!!
    La bocca si spalancò e Gil iniziò a sbavare, incapace di spalancare la gola, era come se fosse in apnea, totalmente impazzito. Ogni spinta faceva vibrare la porta, ogni spinta era accompagnata da un colpo di mano su quella misera difesa dagli occhi indiscreti, che vibrava. Quei colpi sembravano destinati a Lucia ma Gil non riusciva a picchiarla, voleva solo scoparla e farla impazzire. I colpi erano così forti da far tremare la porta e le pareti adiacenti, probabilmente se la Sapienza non fosse stata progettata e rinforzata per dei combattenti di sicuro a quel punto avrebbero già fatto grossi danni. E in fondo, il danno c'era eccome: Gil era talmente teso che il suo corpo sembrava marmo, schiacciava Lucia contro la porta con tutta la forza che aveva in corpo piegandole le costole e la schiena spezzandole il fiato, intrappolando la verga della sua amante tra il ventre morbido di Lucia stessa e quello saldo del non morto, una stretta irresistibile e non di certo inferiore a quella che stava provando Gil nel culo di quella dannata ammaliatrice. si sentiva stupido, folle, impazzito, e non riusciva a smettere.
    Perché... perché non impazzisci... impazzisci anche tu! IMPAZZISCI ANCHE TU CON ME!!!
     
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    Il fatto che qualsiasi parola stesse via via perdendo il proprio significato non era così difficile da accettare per Lucia, capiva la mancanza di una vera e propria necessità di parlare, eppure sentirsi gridare addosso di stare zitta ebbe comunque un risultato per lei, insensato quanto -al contempo- assolutamente comprensibile: la eccitò come non mai, oltre i limiti raggiunti finora. Sembrava che qualsiasi azione dello zombie non facesse altro che nutrire quel lato selvaggio del proprio carattere che la ragazza stava scoprendo solamente ora, dopo secoli, probabilmente per merito esclusivo del sangue di Gil stesso. Letteralmente, dal momento in cui lo aveva assaggiato, Lucia stava vivendo un trip mentale particolarmente intenso, e non vedeva ancora la fine del tunnel in cui si era infilata. Ciò che vedeva era la faccia dell'albino distorta dalla furia più cieca, il suo corpo ricoperto di nervi in evidenza e muscoli che si gonfiavano e contraevano solo per lei. Ciò che sentiva era il suo corpo, di cui ogni singolo angolo sembrava essersi plasmato per scoparla esattamente come desiderava: nel modo più bestiale ed estremo possibile. La corruzione subita in precedenza dalle sue stesse piante era ancora visibile nel corpo di entrambi, e sebbene si fosse ridotta durante la pausa discorsiva, ora che i loro corpi erano di nuovo in contatto tornò a farsi più evidente, riprendendo a gonfiarsi e aumentando consistentemente la muscolatura dello zombie, andando invece a decorare solamente il corpo di Lucia, affilandole giusto gli artigli e accendendo il suo sguardo. Sentiva che continuando così il suo cazzo l'avrebbe distrutta, sfondandole definitivamente quell'unico e perverso buco che aveva, e riversando su tutto il pavimento le sue interiora. Non erano solo le dimensioni, quelle avrebbe potuto sopportarle egregiamente... ma era il metodo: ogni singola spinta divenne paragonabile a un pugno diretto, dato con tutta la forza che Gil aveva in corpo... ed era decisamente tanta. Lucia si ritrovò a gridare, con le lacrime agli occhi ma ancorata alle sue spalle con entrambe le mani, un po' perché aveva paura di venir sbalzata via e rompersi la testa, un po' e soprattutto perché per nessuna ragione intendeva cedere e rinunciare così a quell'amplesso. Lo guardava in faccia rivolgendogli espressioni perse, arrabbiate, sofferenti... alternava sguardi languidi e di godimento a pura sorpresa data dal fatto che nonostante il dolore e le costole incrinate, stava godendo terribilmente. Le labbra e gli occhi erano un continuo spalancarsi e stringersi, le palpebre si abbassavano e si sgranavano senza un ordine preciso, mentre la bocca li imitava a tempi alterni. Inizialmente non riuscì a rispondere o ribattere, e probabilmente non avrebbe neppure dovuto, ma quando si ritrovò piegata in modo innaturale e completamente bloccata al muro dagli affondi sovrumani, Lucia si sentì in dovere di rispondere, nel vano tentativo di calmare quella bramosia mostruosa.
    L-lo sonoh... L-gh-lo sono!
    Era troppo forte, troppo irruento. Si sentiva in procinto di spezzarsi in due e le pareti che prendevano a tremare a ritmo dei loro corpi che si fottevano a vicenda non furono decisamente di buon auspicio. Intrappolata com'era non poteva far altro che subire... In fondo non era ciò che faceva sempre? Doveva solo ricevere quel cazzo abominevole su per il culo e stare zitta se anche non le piaceva. Ancora, ancora. E ancora. Come se non le piacesse persino... Il suo sesso, stretto quanto lei nella morsa dello zombie, non faceva che pulsare... anzi, tremava letteralmente, come impazzito a causa di tutto il piacere che stava provando, continuando a rilasciare seme, schizzo dopo schizzo, incapace di fermarsi. I suoi "seni", erano così gonfi per appartenere a un maschio da dondolare leggermente a ogni singolo affondo, ritti e duri a invocare attenzioni. Era passato abbastanza dalla sua "gravidanza" da non avere più latte nel corpo per i suoi orchetti, eppure stava perdendo nuovamente linfa dai seni neppure dovesse allattare. Gil pensava di essere impazzito... ma lei non era forse peggio? Godeva senza ritegno a ogni singola spinta, sborrando contro i suoi addominali anche se minacciava di spezzarla da un momento all'altro. E lei stava ferma. A parte godere, graffiargli le spalle, e fissarlo inebetita... lei stava ferma. Ferma e buona a subire, come sempre... "È a questo che servono le puttanelle come te, no? A soddisfare i cazzi e prenderne sempre di più! Zitta e godi, Lucia! Zitta e GODI!" Improvvisamente le parole di Gil le portarono alla mente voci di tutt'altri tempi, ingiurie ricevute in un passato che non sembrava poi così lontano nonostante fosse morta e resuscitata da tempo... e con esse venne anche una buona dose di rigetto e stizza. Fu troppo. La sua bella coda dorata iniziò a muoversi come se un vento caldo avesse iniziato a soffiare all'interno del bagno e una buona dose di energia magica cominciò a sprigionarsi dal suo corpo. Dopodiché, un cerchio magico si disegnò alle sue spalle, proprio sulla porta, circondandola completamente e spalancando 5 grossi occhi che si fissarono su Gil.
    Sono giàh... pazza.
    Fu l'unica cosa che riuscì a dire per terminare il discorso, una dichiarazione che sputò fuori senza pensarci, e che proprio per questo suonò incredibilmente vera. Ci fu una specie di blackout, per un momento solo buio a circondarli... poi, proprio nel momento in cui Lucia terminò di dire quella frase, le posizioni si erano ribaltate. Gil si sarebbe ritrovato in procinto di sbattere a terra, con le spalle contro il pavimento e Lucia sopra di lui, ancora impalata dal suo cazzo e ancora totalmente piena di lui, ma con la lunga coda sciolta, ormai ridotta a una massa dorata incolta le cui estremità andarono a frustargli il petto, e l'aspetto tornato più ferino che mai. A quanto pareva il cerchio aveva funto come una sorta di brevissimo teletrasporto e "passaggio" che aveva inghiottito entrambi, guidato da desideri inespressi di Lucia che, come suo solito, non riusciva a controllare il proprio potere. Ora, sopra di lui, risultava completamente nuda: i vestiti di entrambi si erano sparsi sul pavimento durante il passaggio, e ora il suo corpo coperto dai petali era completamente esposto e ben visibile nel pieno del proprio fascino, lasciando scoperti i capezzoli turgidi e il sesso eccitato. Teneva le dita artigliate sui suoi pettorali, graffiandoli, stringendoli, per un attimo immobilizzata e basita dalla propria impresa. E guardandolo da quella posizione, dall'alto per una volta e non da sotto i suoi piedi, Lucia si rese conto di quanto sarebbe stato perfetto poter tenere un uomo sotto di sé in quel modo per sempre, un pensiero che fino ad allora l'aveva sfiorata di rado... Certo, poi tornò immediatamente alla realtà e sgranò gli occhi, preoccupata per le conseguenze di azioni che neppure aveva potuto controllare, ma nonostante questo l'idea di fermarsi non la sfiorò, anzi... sebbene il glande di Gil fosse ben visibile da sotto il suo stomaco e le gonfiasse l'addome fin quasi a renderlo grottesco, lei si morse i denti e riprese a muoversi da subito, sollevandosi sull'asta fin quasi ad abbandonarla per poi sbattere sonoramente contro il bacino dello zombie. Bastò quella spinta, e in breve riprese ad agitare forsennatamente il bacino, impalandosi e scopandosi da sola nonostante le dimensioni di quel fallo abominevole non facessero che crescere ancora, nutrite dall'Eromanzia delle sue piante. Gil avrebbe potuto sentire come ormai il potere di Lucia si fosse unito al suo corpo, divenendo praticamente parte di lui fino a mettersi momentaneamente al suo servizio per assecondare le sue perversioni e quelle della piccola pervertita che lo stava cavalcando. Se avesse voluto, dalle braccia corrotte in precedenza avrebbe potuto probabilmente allungare e comandare radici e piante varie, e anche mentre l'amplesso riprendeva, dal pavimento -dove era andato a crearsi ennesimo cerchio magico- si sollevavano nuove liane che lo avvolgevano e cercavano la sua carne, leccandola e mordendola con strani fiori più simili a bocche, che ad ogni morso lo riempivano di nuova energia erotica e al tempo stesso ne succhiavano da lui... un po' come se anche il potere di Lucia cercasse quello di Gil per nutrirsene.

    Edited by .Bakemono - 27/4/2018, 20:49
     
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    Eccola, di nuovo, quella perfetta sensazione di potere, di controllo. Non come la sua paura: incontrollabile, violenta, bestiale, il potere di Lucia era pura linfa, lei gli dava forma e lui acquisiva potenza. Tono muscolare, massa, potenza, le pareti scricchiolanti ne erano testimoni. Lucia faceva bene a preoccuparsi per le sue interiora, perché anche la verga di Gil si accese e crebbe a dismisura, unendosi a quello spettacolo di osceno e brillante potere. Sembrava quasi che dalle labbra e dagli occhi di Gil avesse iniziato a colare una linfa vegetale fluorescente, che tuttavia non stava fuori dalla sua pelle, ma sotto, e attraversava il suo corpo dandogli una colorazione verdognola, seguendo la forma dei capillari sparsi sulle parti meno profonde della sua carne. Sembrava un mostro fluorescente attraversato nelle vene da materiale radioattivo, non alla stregua di un supereroe americano, ma piuttosto vicino ad un incubo horror senza precedenti. E così come il suo potere, anche la sua verga traeva estasi ed impeto da quel potere irrefrenabile, permettendogli di andare sempre più a fondo, sempre più forte, dopo ogni colpo diventava più affamato invece di essere più sazio e questo non gli consentiva di domandarsi dove stesse realmente andando, era semplicemente perso nel disperato bisogno di averne ancora e ancora, mungeva il cazzo di Lucia dall'interno strappandole piccoli e continui orgasmi ad ogni affondo come se la stesse prosciugando della sua stessa essenza vitale, quando in realtà semplicemente non stavano facendo altro che scopare senza preoccuparsi più di qualsiasi altro problema al mondo. E mentre cresceva l'estasi ,cresceva anche il potere, al punto che quando Gil vide quel cerchio magico alle spalle di Lucia non rimase sorpreso neanche un pò, e per quanto sentisse nel suo profondo che quello era il momento giusto per le domande... non riuscì proprio a fermarsi.
    Cazzo... Cazzoooohh...
    Si era reso conto che la situazione stava sfuggendo totalmente al controllo, non che prima fosse stata particolarmente assennata, ma per lo meno poteva provare a dargli una spiegazione logica. Ora invece era tutto confuso, ovattato, quella dannata ragazza era indubbiamente la prediletta di Thresh, da quando era tornato in vita Gil non aveva visto nessun altro fottergli il cervello in quel modo, forse Lucia non lo faceva con la stessa identica cognizione di causa del professore, ma le riusciva altrettanto bene maledizione. L'unico problema era che, più Gil si confondeva, più aveva paura. E più la sua paura cresceva, più cresceva anche il suo potere. Quando Lucia si ritrovò a terra sopra di lui, anche mentre riprendeva il ritmo e il fiato, poteva vedere Gil totalmente stravolto dal potere, con i muscoli che si gonfiavano come organi pulsanti, il respiro pesante ma non affannoso, come se i suoi polmoni fossero aumentati di qualche taglia. La sostanza che sembrava attraversare le sue vene e al contempo prosciugarlo di potere non si era mossa, restando ferma nella sua carne proprio come s elo zombie le stesse impedendo di assorbire energia, non tutta almeno. I suoi occhi erano forse la manifestazione più chiara di quello che stava succedendo nella sua mente: sembrava quasi che l'iride fosse una sorta di disco liquido nella quale era stata iniettata quella misteriosa sostanza fluorescente, facendolo scoppiare come un palloncino così che la sclera si riempisse di quella sostanza brillante e il naturale rossore del non morto in un misto confuso, simile ad una pozza contenente chissà quante malattie e sostanze nocive, colma di potere, pericolosa come non mai. Nonostante questo però, Gil riusciva a vedere chiaramente Lucia sopra di lui, e sebbene in maniera assai meno deforme, anche il suo corpo era mutato, ed era mutato in meglio. Non solo per quei petali che le rivestivano la pelle, ma anche e soprattutto per l'espressione che aveva in volto e al modo in cui la sua carne rispondeva agli stimoli di Gil. Il non morto non riuscì più a resistere, e dopo aver aumentato ancora le dimensioni del suo cazzo, le afferrò le natiche con le mani, fortissimo, schioccandole in maniera prepotente per poi dare il via ad una stretta senza via d'uscita, spingendola verso il basso per assecondare i suoi movimenti e riprendere da dove avevano iniziato. Solo a quel punto si rese conto che le sue mani si erano riempite di rami irti di spine, spine non molto grandi ma che erano penetrate nella carne di Lucia come gli artigli di Gil, in qualche modo il potere della ragazza rispondeva anche a lui, ecco perché ora la sua verga riusciva a rispondere dei suoi comandi. Potendo vedere cosa stava succedendo dentro di lei, Lucia avrebbe visto chiaramente la mazza di Gil riempirsi di venature brillanti, gonfissime, che andando verso l'alto, verso la cappella, perdevano di colore diventando opache e violacee, anche quelli sembravano rovi sotto la pelle del non morto che oltre ad aumentare le dimensioni sfociavano anche in delle vere e proprie spine, come se fosse una grottesca e perversa rosa. Quelle spine però non avevano forma acuminata, bensì risultavano rotondi, molto sporgenti, incapaci di lacerare quella carne ma indubbiamente degni di essere percepiti, specialmente ora che il culo di Lucia si era fatto davvero troppo stretto per quell'affare enorme, così grande da mettere in evidenza tutta quella perversa possanza attraverso il suo stomaco. la cappella pulsava così forte e prepotente dentro di lei che sembrava ci fosse chissà quale misteriosa creatura aliena nel ventre di Lucia che desiderava uscire, e vista la linfa perversa che Gil si ritrovava nel suo cazzo anche la punta avrebbe assunto fattezze diverse, allargandosi di più del necessario così che anche se Lucia avesse provato a sottrarsi da tutto questo non ci sarebbe riuscita: quella cappella ingrossata non sarebbe mai passata dalla sua corolla di carne, era impossibile. E forse non c'era bisogno di scoprirlo. Gil serrò i denti facendoli stridere, muovendo il bacino verso l'alto e tirando Lucia verso di sé per riprendere quella profonda ed inarrestabile penetrazione, non riusciva più a fermarsi, era impazzito sul serio, quindi ora si domandava soltanto fin dove si sarebbe spinto. Vide i seni di Lucia, domandandosi come diavolo facesse un frocetto del cazzo ad avere un paio di tette così invitanti, sentì la voglia perversa di strappargliele a morsi e quasi come se lo stessero ascoltando, le piante di Lucia assunsero di nuovo una forma diversa. Sembravano delle liane dalla quale avevano iniziato a pendere i cadaveri di uomini impiccati, uomini appesi a delle corde per la gola, quindi all'estremità di quella liana non restava che il teschio del morto, un teschio fatto completamente di rami neri, attraversato da essi come a voler somigliare ai capillari nascosti sotto alla carne, oramai spellata del tutto. I teschi si spalancarono ed azzannarono i seni di Lucia, spalancando la bocca il più possibile per accoglierne quanto più possibile nelle loro "bocche", così che la pianta all'interno potesse afferrare il capezzolo ed iniziare a tirarlo verso l'esterno, dando il via ad un'intensa tortura. Le bocche dei teschi si muovevano come se stessero masticando quella carne, non gliela stappavano ma si facevano sentire, i capezzoli venivano invece torturati in ogni direzione, sembrava chiaramente che quei rovi potessero torturarli in mille modi diversi, provarono perfino a penetrarli, disposti anche ad aprirle ferite se fosse stato necessario. Oramai la follia di Gil aveva contaminato anche il potere di Lucia e sembrava non esserci una via d'uscita...
     
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    Ciò in cui si stavano trasformando entrambi avrebbe dovuto terrorizzarla, ma non ci riusciva. Vedeva distintamente Gil mutare forma, e lo sentiva, eccome se lo sentiva... fin dentro lo stomaco e anche più in fondo a quel punto, così abominevole che probabilmente l'avrebbe davvero rotta se fosse stata ancora priva di potere. E poi vedeva se stessa sopra di lui, il cerchio magico sotto di lei... e nei pochi sprazzi di sanità che si alternavano alla follia e al piacere più puri, si chiedeva chi diavolo fosse quella creatura in grado di prendere un mostro del genere e avere il coraggio di cavalcarlo con la stessa foga di qualcuno che sta saltando su un sex toy misura umana... perché di sicuro non era lei. Certo, all'inizio era stato difficile saltarci sopra eppure era stata troppo presa anche solo per pensarci e dunque non si era lasciata scoraggiare, ma ora... stava diventando semplicemente impossibile. Il suo tentativo di "ribalta" durò giusto il tempo di qualche affondo, poi sotto o no che fosse, Gil riprese totalmente il controllo e anzi... lo rubò anche alle sue piante. La scena che seguì sembrava uscita letteralmente da un incubo, tanto che tutto ciò che aveva sempre pensato dello zombie (che fosse un mostro, che incutesse terrore ecc) sembrò incenerire dinanzi alla realtà dei fatti. Perché definirlo "mostro" a quel punto era un eufemismo, e persino "incubo" sarebbe stato poco. Era semplicemente la reincarnazione di tutto ciò che di male ci fosse al mondo... e nonostante questo non erano grida di paura quelle che ogni tanto le sfuggivano dalle labbra, tra un ansito e l'altro; Non erano lamenti di dolore (o almeno non solo), quelli che sgusciavano fuori dalla sua gola ad ogni tentativo di risalire l'asta... E di sicuro non era latte o rugiada tutto quel seme che stava perdendo.
    C-cah-GH-zzo...
    Sembrava quasi avesse ripetuto le parole di Gil in modo automatico, come per fargli da eco, ma in realtà gli occhi sgranati e il tono strozzato facevano pensare che quella parole volesse far parte di una frase più ampia, probabilmente qualcosa tipo "il tuo cazzo è troppo grosso" o "mi ucciderà", che in effetti sarebbero state ben poco da lei in qualsiasi altro contesto, ma da quando stava con Thresh stava perdendo un bel po' del linguaggio formale durante il sesso... specie quando era così violento.
    S-si... romperà... M-gh romperahi!
    Il ventre gonfio, gli occhi che passavano dall'essere semi-chiusi a sgranarsi completamente, le lacrime... le spalle leggermente curve in avanti come se la debolezza minacciasse di farla cadere su di lui da un momento all'altro e fosse solo ed esclusivamente la potenza del cazzo di Gil a tenerla dritta... Se Gil aveva mutato totalmente aspetto, Lucia sembrava semplicemente sfatta e abusata allo sfinimento, pronta a perdere i sensi da un momento all'altro, eppure a differenza di tante altre occasioni rimaneva "in piedi", ancorata allo zombie e al suo cazzo, proprio perché era completamente assuefatta da lui e dal suo sangue. Il suo corpicino solitamente perfetto era così deformato da farla somigliare a una grottesca opera d'arte impalata su un piedistallo, qualcosa che solo una mente malata avrebbe potuto apprezzare. Forse avrebbe dovuto chiedersi come avrebbe spiegato a Thresh di tutto quel caos se lei stessa non ne comprendeva una virgola, ma il problema era che stava venendo fottuta fin dentro al cervello e, a quel punto, era quasi letterale il senso di una simile frase. La verga dello zombie raggiunse dimensioni tali che la cappella, rigonfia per impedire al suo ano di abbandonarla, spiccava come un palloncino sottopelle, ben oltre il suo stomaco, come se lo avesse già raggiunto e sfondato, facendo del suo intestino un perverso spiedo. Quando i seni vennero afferrati fu l'ennesima esplosione, che la fece inarcare e le fece scattare la testa all'indietro mentre si abbandonava a un lamento. Inizialmente sussultò per la paura, temeva che con quei cosi Gil le avrebbe strappato i capezzoli e i seni che erano andati a crearsi, ma invece successe tutt'altro. Più quelle strane estremità li stuzzicavano, più i seni rispondevano alle stimolazioni, gonfiandosi anzitutto, ma soprattutto schiudendosi e lubrificandosi con quella strana linfa di cui sembravano ricolmi, dal profumo dolce e l'aspetto del miele. Arrivarono a crescere così tanto da apparire sformati sul suo fisico minuto, quasi grotteschi e sgraziati se incorniciati dalle sue spalle strette, ma questo favorì solamente le intenzioni dei teschi. Lucia non aveva idea di cosa diamine stesse succedendo, probabilmente il suo potere offriva un sacco di possibilità in ambito sessuale di cui non era minimamente a conoscenza, ma lei avrebbe di certo preferito non scoprirlo così. I denti di quei grotteschi crani le graffiarono facilmente la pelle candida, sporcandola leggermente di sangue, probabilmente lasciando cicatrici che sarebbero durate a lungo, ma per il resto attraverso le loro bocche non ci fu bisogno di aprire alcuna ferita, perché come detto i capezzoli già leggermente schiusi spalancarono due pertugi che piano piano, lubrificati com'erano, accolsero le "lingue" legnose procurando a Lucia un ennesimo orgasmo, probabilmente solo il ventesimo di un altrettanto lunga, forse infinita serie. A quel punto Gil aveva a disposizione ancora più carne con cui divertirsi, perché non c'era modo che quelle tette affamate si accontentassero di due simili "piccolezze". Entrambi avevano raggiunto un livello tale di perdizione che la follia e il piacere erano le uniche cose alle quali aggrapparsi... e Lucia vi si aggrappò con tutti gli artigli, affondandoli ancor più sotto le spalle di Gil ma, soprattutto, chinandosi su di lui per divorargli le labbra, il collo e assaggiare ancora il suo sangue, dividendo i seni ai lati del suo corpo in modo che rimanessero liberi per venir torturati ancora. Era completamente andata, e terrorizzata... ma la paura più grande a quel punto era l'evenienza di fermarsi.
     
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    L'aveva conquistata, era sua, in tutta la sua bellezza e magnificenza. Gli apparteneva oramai, gli apparteneva il suo corpo, quelle tette maledettamente deformato, quel piccolo cazzo da frocetto e soprattutto gli apparteneva quel potere. Quel potere perverso che sembrava fatto per essere alimentato dal suo. Quel potere che aveva trovato terreno fertile nella carne di Gil trasformandolo in una belva che non faceva altro se non stringere Lucia e fotterla come se non ci fosse altro nella sua esistenza, serrandola con ogni grammo di forza, sbattendola contro quella parete che tremava e si incrinava, non come il suo culo che invece lo accoglieva, lo stringeva e lo faceva sentire bene, lo faceva sentire perfetto... lo faceva sentire completo! Il sangue di Gil era divenuto la sua linfa, il suo nutrimento, la pioggia con la quale abbeverarsi, proprio come i zampilli di pura perversione che uscivano dalle cappelle dei due perversi amanti, che saltavano fuori dai seni di Lucia tra una penetrazione di quei teschi e l'altra, che scivolavano grondando come cascate dalle bocche di entrambi, oramai capaci di produrre solo un suono confuso, ovattato. Veniva, fortissimo dentro di lei, gonfiandola come se dovesse ingravidarla. Nella sua mente rideva, gioioso e soddisfatto, una risata folle che però nella realtà non erano altro che i grugniti di una bestia affamata e addomesticata che eseguiva alla perfezione il suo dovere. Ogni singolo grammo della sua forza era dedicato al piacere più sbagliato e perverso possibile ,e non riusciva a fermarsi. Cosa poteva scoparle ancora? La bocca? Poteva farglielo arrivare fino in gola e costringerlo a sputarlo via sul suo stesso cazzo, ricoprendosi di sperma e bile mentre lui la fotteva ancora. poteva riempirle quei seni deformati di cazzo e di sperma, con la stessa forza con cui pompava seme dentro la sua corolla di carne deformata, così da costringerla ad allattarsi da sola col suo nutrimento irresistibile. Poteva scoparle tutto, poteva legarle le braccia e fotterle ogni singola piegatura di carne che si creava, poteva scoparle l'ombelico approfittando del seme che aveva gonfiato il suo stomaco, poteva venirle in faccia fino a che non l'avrebbe trasformata in una maschera di seme, TUTTO poteva fare con lei, ed era così mostruosamente liberatori oda farlo impazzire. Ma proprio a quel punto, mentre sentiva la sua erezione al culmine, pronta a liberare un altro potentissimo orgasmo dentro di lei, che si rese conto di cosa cazzo stesse succedendo. Voleva umiliarla, voleva mortificarla, voleva farle sentire quanto fosse inutile e impotente. No anzi, a LUI voleva fargli sentire quanto fosse inutile, un mero frocetto del cazzo con l'unico compito di prendersi tutto il suo cazzo e farlo svuotare a dovere. Eppure ora non riusciva più a smettere di pensare a LEI e di come farla godere. Anzi, peggio... come godere insieme! Fu come un incendio che lentamente si spegne e rimane solo fumo. La follia aveva avuto la peggio e rendendosi conto di cosa aveva fatto, e di cosa stava facendo, Gil iniziò a retrocedere. Respirava affannosamente con gli occhi sgranati, mentre tentava di allontanarsi, lasciando Lucia appesa sulla parete, cosa non impossibile visto il modo in cui aveva distrutto quella superficie, sembrava quasi formare una culla intorno a lei. Il non morto scivolò fuori dal suo culo oramai dilatato, aprendo un torrente di seme densissimo che si prolungava dalla sua verga ancora eretta e pulsante, che spruzzava ancora come ferma in un perpetuo orgasmo forzato. Barcollò all'indietro fino a tornare su quel maledetto cesso, come un trono ignobile per il re dei folli che si era lasciato ingannare ancora una volta. Dal suo corpo, come se fosse gravemente ferito, grondava una melma nera simile a sangue, segno che oramai quell'influenza aveva perso la presa su di lui. Aveva gli occhi sgranati e respirava affannosamente. Era terrorizzato, ma il suo potere non rispondeva. Chiuse la bocca, trattenendo il fiato, per poi portarsi la mano sul volto. Accumulando energia materializzò la sua maschera per non farsi vedere, eccezione fatta per gli occhi che rimasero sgranati come quelli di un folle. Si alzò, e proprio come se volesse dar credito al nome della sua razza, barcollò come uno zombie verso la porta, facendo come se Lucia non ci fosse, ignorando la sua presenza col preciso scopo di andarsene. Prima di scomparire alla vista della ragazza però, si fermò, pronunciando delle parole decise. Sembrava quasi aver ritrovato il senno, ma il modo in cui si muoveva non lo lasciava intendere.
    Ti aspetto domani per la prossima lezione. Stessa ora... aula di allenamento 12.
    Detto questo se ne sarebbe andato senza lasciare alcuna spiegazione, solo la promessa di continuare quell'allenamento. Non avevano ancora finito... non ancora.
     
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29 replies since 30/10/2017, 01:52   868 views
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