Arkholfus

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    So cosa diranno molti, ebbene io vi dico che non avete capito nulla! Le apparenze ingannano, ragazzi, tenetelo sempre ben in mente. u__ù
    Ps. Scusami, Hina! ç__ç


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    Dati anagrafici

    Nome: Arkholfus.
    Età: Circa 100 anni di vita, benché in forma umana non ne dimostri più di 14/15.

    Descrizione fisica: I draghi sono notoriamente creature possenti, addirittura maestose e la vista di uno di questi portenti della natura nelle sue fattezze originali è sempre causa di sgomento, paura ma anche inevitabile ammirazione. Non solo la forza o la potenza bruta, infatti, vengono espresse dai magnifici corpi di queste grandi creature, ma anche fierezza, intelligenza e persino una grazia accennata ma non per questo meno degna invidia.
    In tal senso, la forma umana di questi signori degli elementi non può essere da meno e sebbene perda inevitabilmente il fascino terribile delle loro fattezze ferine, ne acquista uno decisamente più sensuale e “amichevole” per larga parte delle razze presenti nel globo, mostrando chiaramente come mai i mezzi draghi sono così numerosi: come poter, infatti, resistere ad amanti tanto perfetti quanto passionali e travolgenti? Anche Arkholfus non faceva eccezione alla regola e la sua forma umana era particolarmente avvenente anche per gli standard umani, peccato che il tempo in cui poteva sostenere con fierezza lo sguardo della propria immagine riflessa sia finito ben prima che imparasse a gustarne i benefici.
    A causa, infatti, del malvagio sortilegio che ne ha stravolto il corpo, non soltanto gli è preclusa la possibilità di riassumere il suo aspetto dragonico, ma la sua forma umana è stata totalmente ridefinita: non si presenta più, infatti, come un uomo alto, dal fisico statuario e dagli evidenti attributi dragonici come coda e scaglie come ha fatto per un intero secolo di vita, bensì come un gracile ragazzino umano dai tratti terribilmente ingentiliti.
    Dai più di due metri di altezza che poteva vantare prima, infatti, è passato a 160 centimetri per 50 chili scarsi di peso e dove prima la pelle era tesa per i muscoli grandi e straordinariamente definiti, ecco che adesso fanno mostra di sé soltanto carni tenere e sode. Il fisico stesso ha perso la marcata mascolinità delle forme e non soltanto mostra la natura androgina tipica dei ragazzi che si affacciano all’adolescenza, ma presenta comunque una femminilità più accentuata, quasi in maniera innaturale come mostrano i fianchi lievemente più larghi del normale e le spalle un po’ troppe strette, come l’aspetto decisamente femmineo delle cosce glabre che terminano in piedini assolutamente minuscoli e decisamente graziosi. E che dire del fondoschiena fin troppo invitante, dalla forma piena e quasi soffice dei suoi glutei sodi? Ciò di certo non aiuta a dimostrare la sua mascolinità, che viene definitivamente affossata dall’aspetto gracile delle sue braccia che terminano in mani piccole, dalle dita sottili abbellite da unghiette naturalmente a forma di mandorla.
    A terminare questo quadro impietoso per l’orgoglio virile di Arkholfus ci pensa un viso che, stravolti i tratti decisi e virili del precedente, mostra linee morbide quanto delicate, dichiaratamente femminili anche nelle dimensioni decisamente contenute della mascella inferiore o nel nasino piccolo quanto perfetto e questo, se non consideriamo le labbra piene e naturalmente rosee. Infine, il suo nuovo corpo non può vantare nessun tratto esplicitamente dragonico se non dei canini lievemente più sviluppati e dove prima risplendevano delle scaglie lucenti come frammenti di ossidiana, adesso biancheggia una pelle non soltanto chiarissima ma caratterizzata da una solidità tutta femminile che gli farebbe venire voglia di strapparsela a morsi.
    Ultima, ma non per questo più sopportabile, beffa fu quella di aver stravolto il colore dei suoi capelli in un ridicolo rosa “zucchero filato” che richiama il chiaro violetto dei suoi grandi occhi espressivi, un tempo di un più fiero rosso cremisi.
    Fortunatamente, però, non è facile maledire un essere affine alla magia con un drago e, in caso di emozioni dall’intensità anomala, il sortilegio può perdere di nerbo e rendere il corpo di Arkholfus più grande, adulto e virile sebbene con esiti diversi di volta in volta.

    Altre immy: [+]; [+]; [+]; [+]; Forma umana prima della maledizione;

    Descrizione psicologica: Ben prima di venir colpito dalla maledizione che ne ha stravolto l’aspetto e di finire (suo malgrado) a vivere con gli umani, Arkholfus aveva sviluppato un inusuale interesse per le storie, i racconti e la vertigine che l’immaginarsi un altro essere, con altri pensieri e altre ambizioni, gli dava. Non che la sua vita non gli desse adeguate soddisfazioni: amava e ama tutt’ora il gusto forte, ferroso del sangue versato dalla preda appena abbattuto, il brivido delizioso di un combattimento acceso o l’opulento splendore dell’oro e delle gemme preziose… soltanto che questo non gli bastava. Anzi, più il tempo passava e più il tarlo dell’insoddisfazione, il gelo del tedio penetravano in profondità nel suo cuore, rendendolo arido e indifferente.
    Per combattere questo oscuro male che ovattava i suoni e smorzava i colori, rendendo le sue giornate sempre più insipide, si gettò a capofitto nel tumulto delle passioni, nel gorgo vorticante dell’ingordigia ma più cercava di placare l’eterna fame del suo spirito anemico, più si sentiva famelico e disperato.
    Fortunatamente, a salvarlo da questo circolo vizioso ci pensò l’amore, un amore intenso e sconvolgente con una giovane che lo ricambiò e illuminò così la sua vita di una luce dapprima sconosciuta. L’amore cambiò in meglio la personalità del drago e di certo smussò molte asperità un tempo decisamente più aguzze e taglienti, ma non lo snaturò: Arkholfus, infatti, è ancora e tale rimarrà per il resto dei suoi giorni uno spirito indomito, una testa calda impulsiva dalla determinazione a dir poco granitica, al punto da sfociare spesso nella testardaggine. Non si priverebbe mai della possibilità di scontrarsi, sia pure verbalmente, con qualcuno né si terrebbe mai lontano da una sfida, che gli venga lanciata da qualcuno o che, semplicemente, gli si palesi davanti: se gli altri credono che sia difficile portarla a termine, lui ci proverà e ci riuscirà.
    Ciò, ovviamente, è anche frutto del giusto orgoglio coltivato dai suoi simili e, benché abbia imparato a non avere pregiudizi nei confronti delle altre razze, rimane comunque convinto che un vero drago per dirsi tale deve dimostrare di essere almeno dieci volte più valoroso del migliore degli umani (O chi per loro). Tolto ciò, l’indifferenza crudele che lo animava, un tempo, nei confronti degli altri (Fossero o meno suoi simili) venne meno e adesso, benché faccia di tutto per non darlo a vedere, dimostra che sotto la dura scorza della misantropia batte un cuore grande e generoso, capace di grandi slanci di generosità e di ruggenti passioni.
    In tal senso, benché sempre pronto a rifilare un commento sagace o una frecciatina a chiunque, non riesce a essere aggressivo nei confronti degli individui particolarmente timidi e dolci: la sua, infatti, tragica esperienza amorosa lo porta a essere particolarmente protettivo nei confronti di chi ritiene innocente e indifeso, cosa che spesso lo può portare ad avere atteggiamenti un po’ burberi anche nei confronti dei suoi stessi protetti, al solo scopo di fortificarli nel carattere.
    In realtà, benché di certo non difetti di determinazione o di coraggio, Arkholfus non è forse meno ingenuo o più svagato di chi intende difendere dalla crudeltà del mondo: certo, non ha peli sulla lingua e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ma tende comunque a idealizzare la figura di chi vuole bene, senza contare che tutta la sua ringhiante diffidenza è principalmente scenica, poiché basta poco, spesso un gesto gentile o una dimostrazione di bontà, per ottenere la sua fiducia e finanche la sua ammirazione.
    In un certo qual modo, infatti, Arkholfus potrebbe essere definito innocente nel modo in cui si pone con gli altri e nel suo modo di intendere i rapporti affettivi: non è certo un bambino e non è affatto ignaro della crudeltà del mondo, dato che lui per primo in passato ne è stato strumento, ma la goffa determinazione con cui cerca di avvicinare qualcuno, la sua timida dolcezza colma di premure nei confronti di chi ha conquistato la sua fiducia, dimostrano chiaramente che il suo cuore è nuovo ai sentimenti quali l’amore e l’affetto e che, quindi, quest’ultimi sono assai più utili rispetto all’odio o alla rabbia per ferirlo, per fare da “Cavallo di Troia” per colpirlo nell’intimità della sua anima.
    Anima, comunque, già duramente colpita sia dal rapimento della sua amata che dall’orrenda maledizione che gli è stata inflitta: non avere più il suo consueto aspetto fisico, essere letteralmente imprigionato in un corpo che non sente suo e che lo imbarazza profondamente, infatti, è stato a dir poco devastante per la sua psiche e benché si sia ripreso grazie al fuoco ardente della determinazione e dell’amore (Verso la sua amata ma anche verso se stesso), le ferite inflitte da questa crudele umiliazioni sono ancora fresche e potenzialmente ancora facili a riaprirsi.
    Per distogliere gli altri dalla natura terribilmente femminea del suo nuovo corpo, infatti, tende ad avere atteggiamenti e modi di fare, sia nel parlare che con la mimica corporea, particolarmente bruschi, ineleganti e talvolta persino volgari benché quel corpicino sembra essere tarato appositamente per essere aggraziato e femminile anche nelle movenze, oltre che nei lineamenti, quindi capita spesso quando è poco concentrato di vederlo muoversi con una delicatezza che odia con tutte le sue forze e che tenta subito di dissimulare facendo sfoggio di una virilità che, in quelle sembianze, risulta assolutamente ridicola.
    Il suo aspetto, ovviamente, influisce pesantemente con la sua sessualità e nei rapporti con l’altro sesso: da amante passionale e sicuro di sé, infatti, è diventato particolarmente timido (Oltre che facile all’imbarazzo) e diffidente nei confronti delle donne che sembrano nutrire un qualche interesse nei suoi confronti, poiché teme non solo di poter essere beffeggiato ma, soprattutto, di scoprire che quel corpicino così terribilmente sensibile non è più adatto a dare e a ricevere piacere da una donna e ciò, molto semplicemente, infliggerebbe un colpo durissimo alla sua autostima.
    E’ proprio per questo motivo che si è trincerato in una eterosessualità intransigente e ben più netta di quanto non fosse in passato, per dimostrare a se stesso che quella maledizione non cambierà, non muterà nemmeno il più piccolo aspetto del suo essere e che di certo non è il suo aspetto fisico a renderlo un drago o meno.
    Infine, bisogna riconoscere che malgrado tutti i suoi tentativi di rimanerne intoccato, la convivenza forzata con gli umani lo ha portato ad ampliare la sua visione delle cose e i suoi interessi, non soltanto perché la sua passione per il racconto lo hanno portato a diventare un avido lettore di romanzi, soprattutto se ricchi eventi, personaggi, storie d’amore tormentate e di colpi di scena, ma anche un appassionato di cinema capace di entusiasmarsi (E commuoversi) anche per le storie più inflazionate e scontate, principalmente perché del tutto nuovo a esse. E’ entrato particolarmente in sintonia, poi, con l’estetica umana e risulta essere particolarmente sensibile all’arte, sia essa dipinta o meno, come lo è per la bellezza in genere. Curiosamente, infine, benché il suo cibo prediletto rimanga la carne, specialmente se al sangue, ha imparato ad amare molto i dolci, di cui però nasconde la predilezione per evitare di essere tacciato di comportamenti infantili o troppo in “linea” con il suo nuovo corpo.

    Background: Nelle fiabe è tutto semplice, determinato e giusto: il principe è sempre buono e coraggioso, la fanciulla sempre in pericolo e bisognosa d’aiuto e, soprattutto, il drago è sempre cattivo. E’ uno schema immutabile che dà sicurezza e permette di affrontare quel caos ribollente che chiamano mondo più facilmente… ma cosa succede quando la vita imita una fiaba? Succede che…
    Il grande drago nero sonnecchiava soddisfatto nell’enorme antro che si apriva dentro la montagna e che lui aveva eletto, già da molti decenni, a sua dimora stabile: dormiva in un letto d’oro e pietre preziose, un’immensità di tesori accumulati in decenni di continue ruberie, tanto che dall’alto della caverna sarebbe sembrato una grossa lucertola nera che prendeva il sole sulla rena dorata di qualche spiaggia.
    All’improvviso, però, il rumore di innumerevoli cavalli lanciati al galoppo lo destò e, incuriosito, il possente dragone uscì dalla sua tana per scoprire che una carrozza seguita da un manipolo di cavalieri sfrecciava lungo la via. Sia i cavalieri che i loro destrieri, però, apparivano non dissimili a dei golem animati dalla magia e la carrozza stessa appariva rinforzata da del metallo, rendendo evidente il fatto che la si stesse utilizzando per trasportare un carico assai prezioso… e il Drago, pregustando nuove ricchezze da aggiungere al suo già considerevole bottino, non attese un solo istante fiondandosi contro la scorta inanimata e afferrando tra le sue zampe la carrozza che, in un battito d’ali, portò nella sua tana.
    L’aprì in men che non si dica, ma al suo interno non trovò né oro né diamanti, bensì cuscini in seta, abiti femminili, bauli e bauletti e… una giovane fanciulla, evidentemente provata dal viaggio non molto comodo e terribilmente impaurita.

    << Cosa?! Dov’è il mio oro, dove sono le mie pietre preziose? Chi sei tu??>>

    Ruggì l’infuriato bestione contro la giovinetta che, tremando come una foglia, gli rispose balbettando:

    << C-ci s-sono s-soltanto i-io, m-mio Signore! V-vi p-prego, non f-fatemi del m-male.>>

    Pigolò la dolce piccina, strizzando i grandi occhioni dorati e provando vanamente a rendere le sue parole un po’ meno tremule.

    << E cosa ci fa uno scricciolo come te in una carrozza blindata, seguita da automi magici?>>

    Domandò diffidente l’immensa creatura, guardando la piccola con i grandi occhi rossi, brillanti come un incendio nella notte.

    << I-io… i-io m-mi c-chiamo S-sakura e s-sono u-una principessa i-infernale: s-sto s-scappando d-dai m-miei g-genitori che v-vogliono darmi i-in s-sposa a-a un d-demone m-malvagio e-e c-crudele…>>

    Spiegò, abbassando la testolina dai capelli curiosamente rosa confetto e mostrando così due piccole corna nere da demone, come se per un attimo fosse gravata da chissà quali ricordi tristi e dolorosi. Istintivamente il drago non poté fare a meno di pensare che il protagonista di quei ricordi, per poter affliggere una così indifesa creaturina, fosse assai al di sotto, in quanto a nobiltà, del più fetido cumulo di letame al mondo ma, subito dopo, pensò che non erano affari suoi e che la principessina poteva benissimo proseguire per la sua strada.

    << Sarò magnanino, scricciolo: ti consento di lasciare la mia tana indenne. Adesso va’ via, prima che cambi idea!>>

    Tuonò, credendo di venir subito ubbidito, ma la piccina pur tremante non accennava ad andarsene, anzi dopo aver stretto i piccoli pugni, proruppe con voce più decisa del solito:

    << No! Hai distrutto la mia carrozza e le mie guardie, come potrò continuare il mio viaggio? E io non posso ritornare dal mio promesso sposo, non voglio farlo! Preferirei, semmai, la morte!>>

    Esclamò la piccina, per poi accorgersi subito dopo di aver fatto un grosso errore e portarsi di tutta fretta le manine alla bocca, come a voler impedire di mettersi ulteriormente nei guai. Purtroppo per lei, però, era già troppo tardi.

    << L-la p-prego, m-mio S-signore, siate b-buono: c-concedetemi di r-rimanere q-qui c-con voi p-per q-qualche tempo, i-io n-non vi d-disturberò e… - Silenzio! Perché mi chiami “mio Signore”? Io non sono il signore di nessuno, io sono un drago. E sai cos’é un drago?>>

    Le chiese a bruciapelo il drago, con sguardo cattivo. La principessa ebbe soltanto il coraggio di annuire debolmente con testa, ma il drago proruppe in un ruggito di irritazione.

    << No, non lo sai! Non ne hai idea, ma te lo spiegherò con degli esempi: vedi i miei artigli? Sono come lance, che perforano anche le corazze più dure. Vedi i miei denti? Sono spade che tagliano la carne e spezzano le ossa...>>

    Diceva, affondando gli artigli nell’oro attorno alla giovane, avvicinando terribilmente le sue enormi fauci alla sua testolina.

    << Le mie ali? Uragano! La mia coda, un terremoto! E il mio soffio… il mio soffio è morte!>>

    Ruggì, mentre si alzava in tutta la sua imponenza e, spiegate le ali, si preparava a investire quella piccina impudente con una fiammata così intensa da incenerirla sull’istante… ma, nell’osservare l’indifesa demonietta chiudere gli occhi spaventata ma comunque coraggiosamente determinata a morire pur di non ritornare nell’inferno (più che letterale) da cui era scappata, sentì qualcosa smuoversi nel profondo gelido del suo cuore, come se il ghiaccio che lo affliggeva fosse sciolto da un antico eppure nuovo sentimento di pietà.
    Rivolse, quindi, il muso verso la volta della grotta e liberò in aria il rovente soffio che, per qualche istante, illuminò a giorno l’antro e la piccina che, stupita, lo stava guardando colma di gratitudine.

    << Risparmiati i tuoi ringraziamenti: finché rimarrai qui dovrai meritarti la mia ospitalità. E poiché non possiedi ricchezze e le tue forze non mi sono di alcuna utilità, potrai ripagarmi… raccontandomi storie che possano conciliarmi il sonno.>>

    Sentenziò l’enorme drago nero, con la piccola Sakura che lo guardava stupita per quell’inaspettato colpo di fortuna e, soprattutto, per una richiesta così insolita eppure decisamente non spiacevole.
    Ad ogni modo, malgrado il loro incontro iniziale non fosse stato dei migliori, la convivenza procedette bene la piccola principessa infernale non soltanto si dedicò con gioia al suo compito di novella Sherazad dapprima aiutandosi con i libri che aveva portato con sé durante la fuga, poi con la memoria delle passate lettura e infine inventando lei stessa i racconti che il drago, ormai divenuto suo borbottante amico, letteralmente di beveva dalla prima all’ultima parola ogni notte.
    Non soltanto la possente belva veniva avvinta dai racconti della giovane e molto spesso finiva per arrabbiarsi contro gli antagonisti, entusiasmarsi per i protagonisti e commuoversi per un finale particolarmente tragico o felice (ovviamente cercando di celare il suo trasporto senza non molti risultati), ma ben presto il drago iniziò ad apprezzare sempre di più la vocina tremolante di quel dolce scricciolo, vocina che sapeva rendersi dolce e ferma quando si perdeva anch’ella nel suo stesso racconto, riuscendo ad adattarsi ai mille ruoli imposti dai suoi racconti, facendosi gracchiante come quella di una vecchia strega cattiva o virile (Anche se un po’ buffamente) come quella di un coraggioso cavaliere, finché l’immane drago si accorse di voler bene a quello scricciolo magrolino e timidissimo e che, grazie a lui, stava conoscendo i colori, i profumi e le gioie di una Primavera che mai aveva rallegrato le morte stagioni della sua esistenza.
    Entrambi si avvicinarono sempre di più e quando il drago scoprì le particolarissime abitudini alimentari delle succubus, razza a cui apparteneva la sua principessina e, sebbene fossero entrambi piuttosto imbarazzati, provvide a sfamarla in maniera così piacevole per entrambi che ben presto alle storie si alternarono ben altro tipo di attività che riusciva persino a occupare quasi per intero la loro giornata.
    La felicità era germogliata e fiorita nel cuore di entrambi e sembrava ormai prossima a rallegrare le loro anime con frutti tanto dolci quanto rari… se non fosse arrivata la pestilenza del male a corromperli e a farli marcire anzitempo.
    Una mattina, infatti, il passato della sua principessina venne a reclamare il loro presente: il promesso sposo, infatti, aveva fatto irruzione nella grotta che era la loro casa assieme a un manipolo di sgherri e osservava con beffardo disprezzo e, al contempo, con viscido desiderio la povera Sakura.

    << Sakura, mi hai molto deluso… potrei anche perdonare la tua piccola fuga, persino il disprezzo che sembri nutrire verso di me, il tuo promesso, ma non posso proprio tollerare la tua assoluta mancanza di gusto: preferire un lucertolone troppo cresciuto a me! Ah, mia cara, temo che quando tornerai a casa io e i tuoi genitori dovremo punirti molto, molto a lungo.>>

    Esordì il giovane demone, ghignando colmo di disprezzo verso i due amanti.

    << Temo che tu e i tuoi amici diventerete cenere molto presto se non ve ne andrete immediatamente da casa nostra. – Ah, il grande drago difende la tua nobile preda! Mi sembra proprio di essere in una di quelle fiabe degli umani, una di quelli in cui il drago ha rapito una dolce principessa e il valoroso principe si adopera per salvarla… e sai che fine fa il drago?>>

    Lo interruppe il giovane demone, osservandolo da dietro quella maschera di beffarda benevolenza che, in realtà, nascondeva un odio bruciante e totale.

    << No, ma conosco bene l’odore che emana la carne bruciata: lo vuoi sentire? – Vedo che hai la lingua arguta, bestione. Sta bene, almeno so che la mia promessa sposa non è attratta dagli idioti. Ma il punto rimane: hai con te mia moglie e io la rivoglio indietro. – Io non sono tua moglie e mai lo sarò! E adesso vattene via, lasciaci in pace!>>

    Proruppe la piccola principessa infernale, stupendo il suo promesso sposo che mai sai sarebbe aspettato una simile reazione dalla ragazzetta che non riusciva neppure a guardarlo negli occhi e che, proprio per questo, scatenò in lui un odio profondo tanto apparentemente effimero, dato che il suo volto contratto dall’ira si ridistese quasi immediatamente nel suo solito, sprezzante sorrisetto.

    << Se questa è la tua volontà, mia diletta, non posso che accettarla. Ma voglio essere sicuro che questo drago ti protegga come farei io dai pericoli di questo mondo: saresti disposto a giurare sul tuo nome, pena terribili punizioni, che la proteggerai per il resto della sua vita?>>

    Gli chiese con voce vibrante di disprezzo e scherno, al punto che il drago si sentì punto nell’onore e prima che Sakura potesse impedirlo, si ritrovo a giurare:

    << Ovvio che sì, razza di verme! Io, Arkholfus, giuro sul mio nome che proteggerò Sakura per il resto della sua vita, da tutti i pericoli che la minacceranno! Possa io venire maledetto se ciò non accadrà! Sei soddisfatto o devo firmare col sangue?>>

    Gli chiese sprezzante il Drago, osservando con lieve preoccupazione il modo in cui il ghigno crudele si fosse allargato sul volto del giovane demone.

    << No, è un giuramento più che soddisfacente. A presto, Sakura. E addio, drago!>>

    Pronunciò cripticamente minaccioso, prima di svanire con i suoi sgherri. Quella notte, i due fecero l’amore con più foga e impeto del solito e quando terminarono, prima di addormentarsi appagati, si rinnovarono tutte quelle promesse già ripetute da mille altre bocche prima delle loro e che mille e più bocche pronunceranno ancora dopo di loro, senza macchiarne minimamente la verità in esse insita.
    La mattina dopo, però, i loro piani di fuggire lontano e farsi una vita dove le grinfie di quel giovane principe non potevano raggiungerli, furono vanificate da un attacco inaspettato e irresistibile: ombre, dalle stesse sembianze del crudele demone, si agitavano per tutta la grotta come spettri inquieti e prima che potessero fuggire, afferrarono Sakura e volarono via. Il drago fece di tutto per fermarle, ma i suoi artigli non gli straziavano, la sua coda non li abbatteva e il suo respiro non li bruciava: erano intangibili come le tenebre di cui sembravano essere composti, ma loro riuscivano a colpirlo al punto che, in breve tempo, si ritrovò ferito e straziato in più punti.
    Riuscì, però, ad alzarsi in volto e a seguire gli spettri che avevano rapito la sua amata, quando un dolore lancinante esplose tra le sue membra, facendolo precipitare al suolo: confusamente, negli ultimi istanti prima dell’impatto, capì di essere stato stupidamente ingannato e che il suo giuramento, in qualche modo, era stato legato a una maledizione che adesso lo stava colpendo perché non era stato in grado di mantenere la parola data.
    Quando si svegliò, si sentì terribilmente piccolo e fragile e, non appena trovò la forza di aprire gli occhi, si scoprì intubato nel letto di un ospedale umano. Si spaventò e cercò di alzarsi e fuggire via, ma ottenne l’unico risultato di riaprire i punti e rischiare di morire per un’emorragia. Fortunatamente venne curato nuovamente e nei giorni successivi scoprì che la maledizione lanciatagli da quel principino esangue e crudele lo aveva rinchiuso nel corpo gracile di un ragazzino umano, per punirlo e umiliarlo in sol colpo.
    Fu difficile abituarsi ad avere intorno gli umani e al loro tecnologia, i loro stranissimi modi di fare e pensare, ma fu ancora più difficile accettare che nessuno credeva alle sue parole e che tutti i test fatti, dimostrarono la sua assoluta umanità.
    Era chiaro che la scienza umana, malgrado tutta la sua forza, poco poteva contro la magia dei demoni e, poiché il drago venne creduto un ragazzino traumatizzato da qualche rapimento, fu affidato a una famiglia amorevole e venne mandato a scuola malgrado gli innumerevoli quanto vani tentativi di fuga.
    All’ultimo tentativo andato in fumo, l’ex drago comprese che non avrebbe potuto fare nulla se prima non si fosse liberato della maledizione che gravava sul suo corpo… ma come fare, se tutti coloro che gli stavano intorno lo prendevano per pazzo appena raccontava la sua storia? Così, colmo di risentimento e rabbia, non perse tempo a rivolgere la sua ira con le persone che gli stavano intorno, anche con coloro che volevano sinceramente aiutarlo come la sua famiglia adottiva e ben presto si trovò protagonista di vere e proprie risse nella scuola dov’era iscritto, al punto che un giorno venne condotto dinnanzi a un professore per essere sospeso.
    Ma al posto di un cinquantenne colmo di disapprovazione, si trovò davanti una donna bellissima, la più bella donna che avesse mai visto in un secolo e oltre di vi9ta che, con dolcezza disarmante non soltanto placò la sua ira e lenì la sua disperazione ma, soprattutto, gli offrì perdono e speranza. Purtroppo non ebbe la forza di raccontarle la verità, poiché non sapeva ancora se la donna avesse potuto aiutarlo davvero o avrebbe messo quello spirito gentile e puro nei guai, quindi decise di prendere informazioni sul suo conto e, quando si sarebbe sentito pronto, l’avrebbe avvicinata per raccontarle tutto. Il nome di quella straordinaria, rara creatura angelica? Leben, ovviamente.

    Ecco, un’altra differenza che sussiste tra le fiabe dei racconti e quelle della vita è che, spesso, queste ultime non hanno una fine… anche se, di solito, si trovano molte mani disposte a scriverne una. Sarà questo il caso?

    Allineamento: Caotico buono.
    Obiettivo personale: Spezzare la maledizione, recuperare il suo vero aspetto e salvare la sua amata.
    Orientamento sessuale: Etero.
    Razza: Dragonico (Drago).
    Potere: //

    Dati personali

    Soldi: 26.000 crediti.
    Nazione di appartenenza: Roma.
    Abitazione: //
    Role svolte: "Come nelle Fiabe"; "Lo studio non è tutto"; "Damnatio memoriae"; "Apparenze ingannevoli" ;
    Inventario: //

    Cronologia

    24/10/2017: Scheda postata.
    24/10/2017: Scheda approvata.
    25/10/2017: Aggiunta immy FIGHISSIMA.
    28/10/2017: Modificata la descrizione psicologica.
    29/01/2018: aggiunti con abissale ritardo i 25.000 crediti del regalo di Natale di Doom!
    03/03/2018: terminata la role "Come nelle Fiabe" e passati i compensi, per l'ammontare di 250 crediti e di 75 soul point, ad Adam.
    05/06/2018: terminata la role "Lo studio non è tutto" e passati i compensi, per l'ammontare di 200 crediti e di 60 soul point, ad Adam.
    02/06/2019: terminata la role "Damnatio memoriae" e passati i compensi, per l'ammontare di 250 crediti e 75 soul point, a Bowen.
    11/01/2020: terminata la role "Apparenze ingannevoli" e passati i compensi, per l'ammontare di 150 crediti e 45 soul point, a Bowen.

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 11/1/2020, 15:55
     
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    Umpf! Vedrai, anzi vedranno tutti. u__ù

    (Grazie <3)
     
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    Bene, era ora di un altro trap. Approvato.
     
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