Alla luna

per Hina

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Lo "Stregatto Astratto”



    << Parlato Cheshire.>>
    "Pensato Cheshire."


    << Parlato Astratto.>>
    "Pensato Astratto."


    << Parlato Ghigna.>>
    "Pensato Ghigna."


    Quella notte la Città Eterna salutò l’Argenteo Astro con occhi sgranati e una gioia segreta, quasi estatica a scorrere come denso miele tra le vene pulsanti dei suoi abitati: tutta Roma, infatti, si ritrovò sommersa da una pallida luce dai riflessi argentei, che come una marea incantata non aveva perso tempo a investire cose e persone, donando loro qualche ora di irrealtà, dove il mondo avrebbe brillato di una luce dolce, quasi materna e dove chiunque avrebbe potuto passeggiare a braccetto dei propri sogni, sotto l’amorevole approvazione della Luna, da sempre protettrice dei poeti e degli animi sensibili.
    E chi poteva esserci di più sensibile del dolce Stregatto, sempre con la testa tra nuvole anche in pieno giorno? Sempre a vagheggiare qualche avventura e sempre costretto ad accontentarsi delle incombenze giornaliere, sennò valli a mantenere quei due pelandroni dei suoi fratelli? Eppure, per una notte, non avrebbe dovuto temere di sentirsi in colpa perché stava dedicandosi un po’ di tempo tutto per sé a discapito di quelle due piccole, adorabili pesti: quella notte, infatti, la follia era consentita e nessuno gli avrebbe fatto un torto se avesse passeggiato tra le strade cittadine, con il naso all’insù a rimirare con occhi languidi la sua bella, amata Luna, a cui avrebbe declamato le sue soavissime odi…

    “Ti venga un malanno, Luna del piffero!”

    O qualcosa del genere, dopotutto a chiunque può capitare una giornata difficile dove va tutto storto e dove si è di pessimo umore, no? Insomma, una giornata in cui ci si è svegliati con la “Luna storta” e di più non diciamo, sennò i poeti di mezzo mondo ci faranno avere notizie dai loro legali, per aver così spudoratamente vilipeso il loro Astro protettore.
    C’è da dire, però, a discolpa di Astratto che la sua irritazione verso quello spettacolare plenilunio era più che comprensibile, dato che con tutta quella luce ci si vedeva bene come se fosse giorno e, poiché stava progettando un’effrazione, tutto ciò andava a discapito dei suoi propositi soltanto apparentemente criminosi. Sì, niente paura amici(?) lettori, Astratto non era stato traviato da cattive compagnie (Quale poteva essere, ad esempio, suo fratello Ghigna) né si era rincitrullito completamente 8° comunque, non era messo peggio del solito) bensì stava facendo l’unica cosa giusta che poteva essere fatta. O, comunque, a qualcosa che ci assomigliava molto, quindi meglio di niente, no?
    I fatti, ad ogni modo, erano andati così: quel giorno toccava al suo fratellino Cheshire il controllo del loro corpo e, il tenero micetto (Bloccato, per chi non lo sapesse, nel corpo di un adulto di 180 e passa centimetri) ben plagiato dalla pubblicità martellante e da osceni cartoni animati prodotti col solo, diabolico scopo di convincere i bambini a richiedere i giocattoli in essi pubblicizzati, aveva preso i risparmi del fratellone Astratto e si era regalato l’ultima novità per l’intrattenimento dei piccoli. Il “SuperMegaZoid”, un’aberrazione di plastica colorata (Sicuramente tossica), dalle sembianze assai discutibili ma che sulla confezione dovrebbero essere quelle di un “gigantesco cavaliere d’acciaio” che, sempre stando alla pubblicità, poteva trasformarsi in un “potentissimo razzo” con la sola pressione di un apposito pulsante.
    Ovviamente Cheshire non aveva aspettato di tornare a casa per utilizzare il suo ultimo acquisto e, premuto il pulsante, aveva assistito meravigliato alla trasformazione di un… qualcosa in un altro qualcosa! Ciò gli sarebbe dovuto bastare almeno per un’oretta buona, ma plagiato dall’ingannevole pubblicità del prodotto, dove si vedeva davvero quella cosa (Dalla forma anche abbastanza ambigua nelle sue sembianze di razzo) schizzare via come dei “circuiti di mille valvole”, qualsiasi cosa voglia dire, era rimasto deluso nel constatare che il gioco aveva le stesse capacità di deambulazione di un anziano artritico senza girello, quindi stava per gettare la costosa trappola per bambini da qualche parte, prima che Ghigna (Il quale, in questa storia, fa le veci del Diavolo) gli suggerisse di lanciarlo con tutte le sue forze e vedere se con tutto quel slancio avrebbe iniziato o meno a volare… ora, benché il giocattolo fosse aereodinamico come un blocco di cemento, la forza impressagli dal giovane fu più che sufficiente per far superare all’indegno ordigno di plastica tossica (Potenzialmente pericoloso, quindi, come una bomba vera) il muro che circondava una prestigiosa scuola femminile della zona.
    Ovviamente Cheshire stava già per svanire di fronte a tutti e ricomparire nel cortile di una scuola in piena attività, ma l’intervento in extremis di Astratto era riuscito a fermare quella follia… a patto, però, che il giocattolo venisse ripreso quella notte stessa. Certo, avrebbe anche potuto rivolgersi alla portineria e spiegare la faccenda a chi di dovere, ma che figura ci avrebbe fatto? E di certo non poteva mandare Ghigna in una scuola femminile o Cheshire a fare alcunché, quindi aveva un’unica chance di riuscita: introdursi nottetempo nella scuola e riprendersi l’odioso giocattolo. Insomma, per uno che era un mezzo gatto, che difficoltà ci sarebbero potute essere?
    Beh, non troppe, se proprio quella notte non fosse caduto un plenilunio particolarmente luminoso a causa della vicinanza della Luna con la Terra e l’associazione degli astronomi dilettanti della città, complice l’esodo estivo e dunque il minore traffico, non avesse convinto l’amministrazione a ridurre l’uso della luce pubblica per permettere a chiunque di osservare quel raro spettacolo.
    Così, sbuffando e imprecando sottovoce come una brava suorina (Se dice “piffero” nei suoi pensieri, pensate un po’ quando parla!), si arrampicò con un solo salto sul relativamente basso muro perimetrale, avendo deciso di non voler usare i suoi poteri per non attirare tropo l’attenzione, dopotutto se qualcuno l’avesse visto gli sarebbe stato più facile spiegare l’effrazione piuttosto la sua capacità di rendersi evanescente; in ogni caso, in attimo fu sopra il muro, mentre malediceva un’ultima volta Ghigna e i suoi stupidi scherzi.

    “Oh, andiamo, come la fai tragica! Non devi far altro che saltare giù e riprenderti quello stupido gioco, che ci vuole? Se ti devi lamentare, lo faccio io…”

    S’intromise, dunque, il già più volte citato fratellone, con un tono malizioso che diede a intendere ad Astratto che non si sarebbe fermato alla ricerca del gioco ma, soprattutto, avrebbe esplorato la scuola alla ricerca di qualche dormitorio per “testare” se l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole avesse raggiunto un livello soddisfacente…

    << Non ci pensare nemmeno, razza di un… argh! MAOW!>>

    Sbottò a denti stretti il neko che, per insultare il fratello, mise un piede in fallo e cadde giù come una pera cotta. Ma i gatti non sono forse capaci di cadere sempre e comunque in piedi?
    …Beh, non proprio: cadono sempre in piedi se hanno il tempo di girarsi correttamente, sennò cadono sul fondoschiena come tutti e, ovviamente, così cadde il nostro eroe. Ma, visto che siamo in vena di domande, qualcuno sa dirci cosa non può mai mancare in una scuola femminile di prestigio, a parte divise carine, professoresse compite e conversazioni zuccherose? Ovvio, ma degli splendidi e decennali roseti a costeggiarne le alte mura:

    << Ahia!!>>

    Pigolò un Astratto trasformatosi per l’occasione in un puntaspilli, mentre provava a districarsi dal roseto tra le risate di un Ghigna più che lieto di prendere qualche graffio a quello che era anche il suo corpo pur di prendere in giro suo fratello. E fortuna che Cheshire era sparito chissà dove, sennò sai che guazzabuglio…
    Cosa sarebbe potuto andare peggio? Beh, se Astratto avesse saputo che i sabba delle streghe si tenevano soprattutto nelle notti di plenilunio, di certo non si sarebbe posto una domanda simile… in ogni caso, la notte non era che appena iniziata per il nostro eroe, sia nel male che, chissà, forse anche nel bene.
     
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    La luna era alta nel cielo e riusciva ad illuminare perfettamente il giardino della scuola: un'area verde ovale circondata dal porticato dell'edificio composto da colonne ed archi. Al centro di quell'area capeggiava una fontana a tre vasche che si dividevano in altezza per creare un disegno di acqua suggestivo e allo stesso tempo rilassante. Solo un lato di quel giardino aveva un muretto che lo separava dalla strada fuori dalla scuola. Il giardino era attraversato da piccolo viali fatti di pietre chiare e piatte, sembravano disegni a caso ma visto da molto in alto il giardino sarebbe sembrato il disegno di una sorta di "occhio" in cui la fontana faceva da iride e pupilla. In quel giardino accanto alla fontana se ne stava in piedi Lady Ganon con il volto rivolto verso l'alto ad osservare la luna. O meglio ad un primo impatto poteva sembrare così, in realtà stava sospirando esausta e spazientita. Davanti a lei Cia teneva il capo chino e giocherellava nervosamente con le dita arrotolandosi su di esse un lembo del suo vestito. Cia sembrava mortificata ma si mordeva il labbro inferiore con uno sguardo molto sicuro di sé, di chi sapeva esattamente cosa voleva e non avrebbe cambiato idea anche al costo di andare contro le regole. Lady Ganon indossava la sua tipica veste che la faceva sembrare più una amazzone che una professoressa, e Cia ovviamente portava la sua tipica divisa da strega eccentrica e seducente. Lady Ganon tornò a guardare la ragazza, posando una mano su un fianco con cipiglio severo. Si portò indice e pollice sullo spazio fra gli occhi stringendo la base del naso per poi allargare la mano in un gesto arreso ed un pizzico spazientito.
    E va bene! In via del tutto eccezionale ti lascerò fare le ricerche che tanto agogni, tanto lo so benissimo che se anche te lo proibissi tu rischieresti ugualmente per avere ciò che davvero desideri. A questo punto è meglio sfruttare una cosa del genere per tutte noi che tenertelo solo per te. affermò con cipiglio materno e severo. Cia a quel punto sollevò gli occhi verso Lady Ganon mostrando tutto il suo entusiasmo che le brillava nelle iridi. Lady Ganon non conosceva ancora bene quello sguardo quindi venne totalmente sorpresa dallo slancio di gioia di Cia che si gettò fra le braccia di Lady Ganon stringendola forte a sé e premendo il suo volto fra i suoi abbondanti seni. Dopotutto Cia era molto più bassa di Lady Ganon e senza nemmeno volerlo si ritrovò in quel giaciglio piacevole e morbido, che ovviamente non le dispiaceva affatto.
    Grazie, grazie principessa!! fece felicissima, emettendo un verso di entusiasmo a bocca chiusa. Lady Ganon posò le mani contro le spalle di Cia per allontanarla, ma alla fine sembrò non dare molta importanza a quel gesto così spontaneo, dopotutto glielo avevano detto che Cia non era molto brava a controllarsi. Erano anche sole quindi che importanza aveva se le concedeva una effusione di affetto di quel tipo? Nessuna perché durò molto poco dato che entrambe vennero distratte da un tonfo poco lontano e un lamento di una voce maschile. Si girarono entrambe di scatto verso quel suono, Cia lasciò andare subito la sua principessa mettendosi in allerta, così come Lady Ganon che si piegò istintivamente sulle ginocchia pronta a combattere semmai fosse servito. Videro entrambe un ragazzo che cercava di rialzarsi dolorante dal roseto su cui era caduto.
    Chi è la? tuonò a gran voce Lady Ganon, mente Cia si avvicinò cautamente verso il ragazzo fermandosi quando ormai era a poco più di un metro da lui. Lady Ganon raggiunse subito Cia, preoccupata. Entrambe rimasero un attimo ammutolite nell'osservare il ragazzo che era appena entrato nel loro giardino. Fissarono entrambe le sue orecchie feline e i tratti del suo viso, quasi come se cercassero in lui di riconoscere qualcuno.
    Hai di nuovo giocato con quelle pillole? chiese a bassa voce Lady Ganon alla ragazza, pensando che il ragazzo non riuscisse a sentirla.
    No, ovvio che no e poi non sembra assomigliare ad Endimion! le rispose Cia a bassa voce capendo subito che stavano pensando la stessa identica cosa. Ovvero che il ragazzo in realtà fosse il gatto della scuola che aveva misteriosamente preso sembianze umane.
     
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    Mentre Astratto cadeva sul fondoschiena, dimostrandosi così il disonore di tutti i bravi felidi del pianeta, ebbe appena il tempo di pensare che, alla fine, le cose non potevano peggiorare ulteriormente e che da lì in poi, non avrebbero potuto far altro che migliorare.
    Ah, povera anima candida, inesperta del mondo e ignara della crudeltà del Fato! Non sapeva che i boccioli della vita serbano soltanto vespe e veleno? Beh, di certo lo stava apprendendo in maniera assai veloce, dato che pur senza scomodare gli aggressivi insetti, il roseto era più che sufficiente per pizzicarlo in ogni dove, accogliendolo in uno stretto e assai doloroso abbraccio di spine. Ovviamente il giovane neko si mise di impegno per alzarsi, ma vuoi perché più impedito di una tartaruga capovolta, vuoi perché nella caduta era sprofondato nel roseto come se si fosse seduto in un puf o perché ogni movimento era uno stillicidio di punture e graffi, rimase desolatamente prigioniero della pianta infernale, miagolando nel frattempo di dolore. Fortunatamente, però, che la scuola sembrava deserta… almeno finché una voce forte e autoritaria, benché non priva della grazia infusa dalla femminilità, lo raggiunse come un fulmine a ciel sereno: il primo pensiero di Astratto fu quello di sparire in un lampo, non soltanto per evitare di venir accusato di effrazione e magari di tentato furto, ma anche per salvarsi dal disdoro di venir trovato intrappolato in un roseto! Che figura ci avrebbe fatto? Come avrebbe potuto mostrare al mondo i suoi attributi felini, se si dimostrava goffo e pasticcione come un bimbetto ancora gattonante?
    Fortunatamente, però, il suo senso del dovere (E la previsioni dei capricci furiosi di Cheshire, privato del suo nuovo gioco) gli imposero di rimanere e di affrontare con coraggio quei nuovi, difficili accadimenti. Ghigna stava ancora ridendo di lui, quando gli occhi del neko si posarono sulle due nuove figure che stavano accorrendo da lui, apparentemente non spaventata da quelle intense braci rosse e luminose come quelle di qualsivoglia felino che erano le sue iridi: la risata del “fratello” maggiore, dunque, s’interruppe di colpo, mentre attraverso lo sguardo di Astratto faceva letteralmente la “radiografia” delle nuove arrivate.
    Probabilmente, se avesse avuto il controllo del corpo di Astratto, si sarebbe messo a ululare alla Luna dalla felicità per aver incontrato due simili “gnocche stratosferiche” (ipse dixit) ma poiché il controllo spettava a suo “fratellino”, quest’ultimo non mostrò che un certo grado di comprensibile sgomento e un po’ di vergogna nell’essere stato visto in condizioni così imbarazzanti. Avrebbe anche provato a parlare loro, ma il modo in cui le due lo guardarono neanche fosse l’ultima attrazione di qualche circo lo mise terribilmente in imbarazzo e, i sussurri scambiati dalle due, facilmente udibili dalle sue sensibili orecchie feline, gli gelarono il sangue nelle vene, poiché gli permisero di comprendere in maniera assolutamente univoca la loro natura: quelle due, infatti, non potevano che essere delle… spacciatrici!
    Sì, non poteva essere altrimenti, che altro significato poteva attribuire a quel riferimento sulle pillole? Povero lui, era finito tra le grinfie di crudeli narcotrafficanti, che non si facevano problemi a spacciare in una scuola (Femminile, per giunta!) e che di certo gli avrebbero tagliato le orecchie, le mani e la testa, sicuramente non in questo ordine! Che poteva fare? Era spacciato, dopotutto lui non era che un povero…

    “Un povero idiota! Un colossale babbeo! Ma ti senti? Datti una svegliata, Astratto, questa è la nostra serata fortunata! Cazzo, non ho mai visto delle fighe simili prima di adesso… e tu pensi che siano spacciatrici! Ma che ti dice la testa? Che ne sai a cosa si riferivano davvero??”

    Intervenne il saggio(?) fratellone, che pur di farsela dare, avrebbe condonato qualunque crimine di guerra, mentre Astratto tutto sommato colpito dalle parole di Ghigna, prese a pensare alle possibili interpretazioni da dare a quella frase, arrivando in breve tempo ad ancor più geniale conclusione: ma certo, come poteva essere stato così sciocco? Era ovvio che le due giovani fossero malate, magari con la febbre alta (E questo spiegava anche la natura assai striminziti dei loro abiti, avevano caldo!) e che credevano di avere delle allucinazioni… o forse erano delle tossicodipendenti che avevano provato un nuovo tipo di droga? Beh, in ogni caso avevano bisogno del suo aiuto e lui sarebbe stato ben lieto di rimandarle a letto nel caso si fossero rivelate malate o di accompagnarle al più vicino centro di disintossicazione!

    “Io… ti disconosco da mio fratello. Se non vuoi che ti disconosca anche dalla vita, farai meglio a comportarti come si deve!”

    Minacciò Ghigna, che si era dato un metaforico schiaffo sull’ancor più metaforica fronte dopo aver sentito le ipotesi fuori dal mondo di suo fratello… dimostrando, ancora una volta, che il mondo quella notte stesse andando alla rovescia, dato che di solito era Astratto a fare a lui quelle raccomandazioni!
    Per questo motivo, astratto ricompose i suoi pensieri e pur ripromettendosi che avrebbe indagato sul conto di quelle due, decise che era il momento giusto per parlare e far capire loro che, malgrado il ridicolo di tutta quella storia, lui rimaneva comunque una persona seria, composta e affidabile, da cui mai ci sarebbe potuti aspettare cattive intenzioni, doveva soltanto fare una buona impressione… nulla di più facile, no? Dunque aprì la bocca e…

    << Maoooow!!>>

    Miagolò come un micetto dolorante, dato che mentre provava a raddrizzare la schiena per assumere una posizione più dignitosa, un centinaio di spine acuminati gli si conficcarono nel suo sedere muscoloso, per poi farlo arrossire imbarazzatissimo per quella figura barbina.

    << Ehm… cioè, volevo dire che non dovete preoccuparvi, signorine, non ho cattive intenzioni! Anzi, vi assicuro che ho una buonissima ragione per essere qui in questo momento, dico sul serio! E sarò ben felice di dirvela se soltanto voi… ecco, mi deste una mano ad alzarmi.>>

    Ammise con un sorriso imbarazzatissimo il giovane neko, con le guance di appena qualche grado meno rosse dei suoi grandi occhi felini. Ghigna sospirò scoraggiato, certo che accattivarsi le simpatie di quelle due sarebbe stato ormai impossibile, anche se avesse preso con la forza il controllo del loro corpo… ma poiché, sotto sotto, è un inguaribile ottimista, decise di rimanere a osservare l’evolversi delle vicende, con la speranza che la situazione potesse prendere una piega migliore.
    E, in quel senso, non avrebbe disdegnato che Astratto si prendesse qualche meritato ceffone che lo svegliasse un po’, visto che lui era impossibilitato a dargliele di santa ragione.
     
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    Lady Ganon si chiese chissà perché gli intrusi di sesso maschile in quella dannata scuola arrivavano sempre a devastare il giardino. Prima quello sciupa femmine da strapazzo sul drago e adesso quel ragazzo che sembrava un gatto. Lo vide scivolare verso il basso rovinando la maggior parte delle rose a cui si staccarono i petali ricadendo a terra e innalzando un buon profumo. Il ragazzo miagolò di dolore e quel suono fece sussultare le due donne per due motivi diversi. Desdemona perché quel suono le sembrò fin troppo naturale che le ricordò di nuovo Endimion, il gatto della loro scuola. Si sentì intenerire e i suoi occhi si allargarono un poco sorpresi e tentata a pronunciare una sorta di "aaaw" ma l'immagine cozzava troppo con quella vocina tenera da gatto. Era un ragazzo, perfino di bell'aspetto. ( non la sorprese: era un gatto non poteva essere brutto.) quindi essendo un ragazzo non lo trovava "carino e coccoloso". Tossì per schiarirsi la voce e darsi un contegno e resistere con tutte le sue forze alla tentazione di afferrargli le orecchie per carezzargliele. Cia invece allargò i suoi occhi con un sorriso malefico, aveva notato che era un ragazzo attraente e quel suono da gatto le suggerì tanti giochi erotici in cui strappargli quel suono ancora e ancora. Pensò anche lei che quel ragazzo fosse un gatto, magari Endimion, avrebbe potuto fargli le peggiori cose perverse poiché sarebbe stata sicura che nessuno lo avrebbe mai scoperto poiché non avrebbe potuto raccontarlo a nessuno. Le loro idee e fantasie finirono quando il ragazzo neko iniziò a parlare, giustificandosi dicendo che se era lì era per una validissima ragione. Cia rise divertita avvicinandosi al ragazzo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
    Non ho mai visto un gatto che inciampa e cade in un roseto. affermò divertita. Lady Ganon invece si accigliò un momento diventando molto diffidente. Si avvicinò anche lei al ragazzo ma invece di aiutarlo ad alzarsi gli afferrò uno delle sue orecchie tirandolo per costringerlo ad alzarsi in piedi.
    Fammi indovinare, ti è caduto un pallone qui e volevi solo recuperarlo no? Magari che non centra niente il fatto che questa è una scuola femminile e volevi spiare le ragazze? Eh? O magari che non volevi andare a trovare qualche fidanzatina che alloggia nel nostro dormitorio dico bene? fece severa alzando il tono della voce man mano. Lo mollò solo quando ormai era fuori dal roseto. Incrociò le braccia al petto severa e lo osservò dall'alto in basso, sia per via della differenza di altezza che per cipiglio autoritario. Intanto però strinse le dita contro il palmo della sua mano cercando di reprimere il grande senso di soddisfazione nel aver toccato quelle orecchie così morbide e "pelosine", odiava essere così debole ai felini. Cia invece ne approfittò per tastare il bicipite del ragazzo mentre lo tirava su e capire se fosse anche "robusto" oltre che carino. Tuttavia non intervenne nel rimprovero di Desdemona, non si sarebbe mai sognata di contraddire la sua principessa. Incrociò anche lei le braccia sotto al petto sorridendo divertita davanti a quella situazione, sembrava molto avere l'aria di chi non vedeva l'ora di scoprire come sarebbe andata a finire.
    Già che hai da dire in tua discolpa micione? chiese cercando di sembrare anche lei severa, quando in realtà si notava benissimo che era divertita, e ciò non sfuggì nemmeno a Desdemona che si ritrovò a girare gli occhi verso l'alto spazientita: quella ragazza non smetteva mai di cercare il lato divertente delle cose.
     
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    La situazione, per il caro Astratto, si stava facendo (ci scusiamo con gli eventuali lettori per il pessimo gioco di parole che stanno per leggere) decisamente spinosa e non solo perché il suo fondoschiena era ancora ben piantato su un roseto pluridecennale, ma soprattutto perché la sua copertura era saltata e vi erano ben due testimoni che potevano accusarlo di effrazione e persino di goffaggine, data la figura assolutamente indegna che aveva fatto: insomma, ce n’era più che abbastanza per non uscire più di casa per sei mesi, ma poiché il neko disponeva di una riserva quasi inesauribile di ottimismo, si disse che ormai le cose non potevano che migliorare e mostrando una faccia tosta di cui in realtà era assolutamente sprovvisto, chiese una mano alle giovani per aiutarlo a alzarsi da quel letto di spine, in cambio della sua assoluta disponibilità a spiegare il come e il perché fosse lì.
    Fu in quel momento che diede un’occhiata un po’ più attenta alle due e… rimase semplicemente folgorato. Le giovani, infatti, che aveva di fronte erano le più belle donne che avesse mai visto in vita sua e l’idea stessa che era apparso di fronte a due simili splendori nelle vesti di un criminale imbranato… beh, quel poco di orgoglio e di buonsenso che possedeva, si dispersero nei recessi più nascosti della sua mente come cuccioli spaventati. Così, per qualche secondo, nella sua mente si diffuse un blackout ben più esteso di quello volontario che aveva interessato parte della città, dato che i suoi occhi e i suoi pensierino furono tutti per la giovane minuta (Soltanto nell’altezza, però) dai capelli bianchi come i suoi e dalle curve prorompenti e per l’amazzone dalla capigliatura leonina e dalla carnagione deliziosamente olivastra che aveva di fronte.
    L’attività cerebrale riprese soltanto, chissà quanti secondi dopo, percepì il commento scherzoso della più giovane tra le due.

    << Ah. Eh. Oh… - abbiamo detto “riprese”, mica che era tornata a piena efficienza! – cioè, volevo dire che anche ai migliori capita di mettere un piede in fallo e… Maoooww!!>>

    Miagolò di dolore, mentre tra l’aiuto offerto dalla giovane albina e la “motivazione” gentilmente fornita dall’altra sotto forma di una bella strizzata d’orecchi, riuscì finalmente ad alzarsi e a sfuggire a quell’incubo di spine e fiori profumati su cui era caduto. Per un attimo pensò che si fosse accorta di come le aveva guardate all’inizio, ma nell’ascoltare i suoi rimproveri comprese che la motivazione era un’altra e… beh, avvampò sì imbarazzato ma anche e soprattutto lusingato!
    Sì, perché malgrado la sua cronica timidezza di fronte a qualsivoglia essere femminile da lui incontrato e i continui motteggi di Ghigna riguardo questa triste faccenda, quello splendore di donna (Mica come quelle che incontra Ghigna: prendi e porta a casa, latin lover dei suoi stivali!) lo aveva ritenuto capace di avere una fidanzatina nella scuola!! Roba da adombrare qualsivoglia connotazione negativa che la stessa amazzone aveva dato alla faccenda, al punto che le sue morbidissime orecchie feline fremettero di gioia e il miagolio assunse verso la fine una nota apparentemente più soddisfatta che sarebbe potuta esser equivocata come la dimostrazione di una qualche attitudine masochistica…
    Ad ogni modo, quando la giovane donna dal cipiglio severo l’avrebbe lasciato andare, lei e la sua amica avrebbero potuto notare un ragazzo nel fiore degli anni, decisamente alto (Ma non abbastanza per non dover alzare di parecchio il viso per guardare negli occhi quella guerriera dall’incarnato piacevolmente scuro), dai lineamenti piacevoli quanto perfetti e, soprattutto, con una muscolatura sviluppata e deliziosamente definita, certo non equiparabile a quella di un qualche molosso antropomorfo, ma più che sufficiente probabilmente per far illuminare gli occhi alla giovane che gli stava tastando incuriosita il bicipite grande e forte. Muscolatura, tra l’altro, che era messa ben in vista anche dagli strappi causati dalle spine del roseto e che interessavano sia la semplice maglietta nera che stava indossando e sia parte dei suoi jeans sportivi, da cui faceva capolino una lunga e vaporosa coda bianca, ovviamente morbidissima e semplicemente deliziosa al tatto. Coda che in quel momento si muoveva piuttosto agitata, non si sa se più per la vergogna o per l’entusiasmo: ad ogni modo, le parole della donna gli fecero una bella iniezione di autostima e, dalle gote lievemente rosse, gonfiò il petto, mostrando un amor proprio che fino insospettabile fino ad allora.

    << Questo “micione”, signorina, dice che si meraviglia di voi! Insomma, capisco che queste circostanze siano un po’ ambigue, ma prendermi per un poco di buono mi sembra esagerato… sappiate, infatti, che non sono solito avere atteggiamenti sconvenienti, soprattutto se davanti a delle donne e che… che…>>

    Costa stava succedendo? Dovera finito il suo cipiglio serio, la sua retorica di chiaro stampo ciceroniano? Senza citare la vecchia (E volgare) saggezza popolare, vi possiamo dire dov’era finito il suo sguardo, perso tra l’abbondante seno della donna che lo aveva rimproverato: a sua discolpa dobbiamo dire che non fu una scelta propriamente volontaria, ma causata dalla disparità d’altezza che li caratterizzava e che, dopo averci perso una decina di diottrie a giudicare da come le sue pupille verticali da gatto si allargarono, immediatamente i suoi occhi si spostarono su quel peperino che era la ragazza dai capelli bianchi, ma tra il già nominato problema di differenza d’altezza e il vestiario provocante usato dalla giovane che sembrava invitare agli sguardi (E non solo) più lascivi, la carne si dimostrò ancora una volta debole (almeno della forza di gravità) e ancora una volta i begli occhi rossi del neko si posarono su quel bendidio perdendovisi senza troppe difficoltà.
    Astratto, comunque, si “ritrovò” pochi secondi dopo, decidendo di fissare lo sguardo prudentemente a terra e decisamente rosso in volto, imbarazzato come in ben poche altre occasioni.

    << che mi dispiace di avervi causato così tanti disagi, io… e-ecco, io volevo soltanto recuperare il giocattolo che il mio fratellino aveva lanciato oltre il muro.>>

    Sussurrò in maniera appena udibile, arrossendo ulteriormente mentre le orecchie si abbassavano sconfitte e la coda si muoveva mogiamente, chiara espressione del suo imbarazzo e della sua vergogna.
    Lasciando, però, Astratto al suo destino… che fine aveva fatto Ghigna? E’ presto detto, tutte quelle visioni di divina abbondanza sotto forma di tette sode e invitanti l’avevano steso come un gancio in pieno volto, però la quiete non sarebbe durata ancora a lungo: presto, infatti, avrebbe fatto la sua mossa per avere tutte per sé quei due splendori. Sempre che Astratto non fosse riuscito ad anticiparlo, ovviamente…
     
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    Il miagolio di dolore che emise il ragazzo con quella nota finale di apprezzamento lasciarono molto perplessa Lady Ganon che lo mollò subito. Non aveva di certo intenzione di procurargli piacere. Doveva soffrire e sentirsi in pericolo non essere felice di essere malmenato. Pensò che forse era stato un caso e che avesse capito male. Adesso che era stato tirato via dal roseto e fu in piedi davanti alle due donne, riuscirono a vederlo meglio sotto la luce brillante della luna piena. Avevano già intuito che fosse un bel ragazzo e Cia fu molto felice di scoprire che era anche prestante. Oltretutto i vestiti stracciati lo resero ancora più sexy ai suoi occhi. Non sapeva se essere felice che non fosse Endimion o triste poiché non aveva idea se avrebbe potuto rivederlo ancora. In ogni caso notarono che il "micione" si stava perdendo nell'osservare le curve delle due donne. Erano abituate a sguardi indiscreti e lui non stava facendo nulla per dissimulare la sua curiosità. Il suo indugiare cn gli occhi su di loro ebbe due effetti completamente diversi sulle due ragazze. Desdemona si accigliò ancora più di prima, rafforzando di più il sospetto che fosse entrato per spiare le ragazze, una specie di maniaco insomma in piena notte. Chissà magari voleva perfino violentare qualcuno... imperdonabile! Cia invece si sentì lusingata dalle occhiate sulle sue curve, non pensava di attirare la sua attenzione stando vicina alla sua principessa. Dopotutto Cia trovava la sua principessa molto più affascinante di lei, era alta bella e aveva un carisma schiacciante, lei invece si sentiva più una specie di piccola mascotte al suo fianco. In realtà erano due bellezze totalmente diverse una dall'altra. Desdemona aveva l'aria da guerriera amazzone, fiera e indomabile. Cia invece sembrava una ragazza capricciosa una sensuale ammaliatrice. Il ragazzo gatto cercò di giustificarsi, ma iniziò con impeto come se ci tenesse al fatto che non voleva essere preso per un poco di buono. Abbassò infine lo sguardo per la felicitò di Desdemona che iniziò a desiderare ardentemente dargli un ceffone, ma si trattenne. Cia invece si fece improvvisamente più attenta quando lo vide arrossire. Probabilmente si era accorto che con lo sguardo era stato fin troppo diretto. Non sapevano ancora chi potesse essere e il fatto che si giustificò dicendo che voleva recuperare il giocattolo che il suo fratellino aveva gettato oltre il muro della scuola non lo scagionò per niente agli occhi della severa strega. Cia invece sembrò perfino delusa dalla motivazione che aveva tirato fuori.
    Un giocattolo?! fece Cia scuotendo lentamente il capo, come se volesse denigrare il fatto che avesse scelto la scusa più stupida e banale, ma proprio mentre scuoteva il capo notò poco lontano l'oggetto incriminato.
    Phua! Sul serio potevi inventarti qualcosa di più originale te l'ho anche suggerito io come scusa. affermò Desdemona facendosi di nuovo diffidente. Cia invece si ammutolì improvvisamente nello scoprire che il micione stava dicendo la verità. Quindi tutto si sarebbe risolto porgendogli il giocattolo e invitarlo ad andarsene. Desdemona le avrebbe augurato la buona notte e se ne sarebbe andata via. Era la prima volta che rimaneva da sola con Desdemona, senza quella scocciatura della sua sorella maggiore oppure Artemis, non poteva sprecare una simile occasione, doveva intrattenere lì il ragazzo così da poter stare ancora più a lungo con la sua principessa. Fortunatamente nessuno degli altri presenti notò dove fosse l'oggetto dato che era parzialmente nascosto da una pianta bassa poco distante. Doveva far sparire quel giocattolo ma se provava ad usare la magia Desdemona sicuramente l'avrebbe percepita e scoperta. Doveva agire prima che se ne accorgessero anche gli altri due, quindi iniziò a camminare ancheggiando ed emettendo una specie di lamento annoiato con fare abbastanza teatrale. Desdemona ovviamente non fece caso al suo comportamento dato che spesso Cia amava prendersi gioco degli altri in quel modo.
    Non lo sai che questa è una scuola femminile? chiese arrivando proprio di fianco davanti al giocattolo e si voltò verso i suoi interlocutori, nascondendo dietro la caviglia l'oggetto grazie al pantalone che aveva la stoffa abbastanza larga per occultare l'oggetto. Desdemona si avvicinò al ragazzo minacciosa puntandogli un dito contro il petto e abbassandosi leggermente con il capo verso di lui assottigliando lo sguardo.
    Potresti benissimo essere un nemico che cerca qualcuna delle mie studentesse per far loro del male. O magari stai cercando di derubare qualcosa a noi prezioso. Dopotutto avresti potuto chiedere il giocattolo domani mattina, invece ti sei voluto introdurre in un istituto privato come un ladro. Sei losco! Dicci chi sei. chiese Lady Ganon seria e diretta. Cia diede un colpetto al giocattolo con il piede nascondendolo totalmente sotto la pianta per poi avvicinarsi di nuovo a Lady Ganon portando le mani sui fianchi.
    Se mi permette pri.. preside, non è meglio parlarne nel suo ufficio? Se qualcuna delle ragazze dovesse svegliarsi e sentirci potremmo avere dei problemi domani. Sa quanto sono pettegole e magari evitiamo che la sua fidanzatina lo veda nei guai e quindi anticipa qualche contromossa.chiese Cia nascondendo a fatica un sorriso malizioso. Desdemona si allontanò di un passo dal ragazzo per non fargli sentire ancora la sua presenza minacciosa e annuì verso la sua collega. Allargò un braccio verso una direzione, guardando severa il ragazzo. I suoi gesti parlavano chiaro, voleva che il ragazzo le seguisse.
    Facci strada Cia. affermò, stando in allerta e attenta, come se si stesse preparando ad una possibile fuga del loro "ospite" inatteso.
     
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    Anche se non si trovava più con il didietro poggiato su un nugolo di spine, la situazione non soltanto non era affatto migliorata ma, addirittura, era peggiorata notevolmente: vuoi perché le circostanze erano fin troppo sospette, vuoi perché i suoi sguardi furono decisamente indiscreti, ma la sua versione non soltanto non venne ritenuta veritiera ma venne persino derisa dalla più giovane delle due donne, che era anche quella con cui si sentiva a suo agio e con cui credeva di poter in qualche modo imbastire un dialogo.
    L’altra, invece, quella sorta di Regina Amazzone uscita direttamente da un libro di mitologia, pur affascinandolo enormemente per via della sua innegabile bellezza, lo spaventava non poco, soprattutto perché adoperava nei suoi confronti un tono autoritario che lo faceva sentire non molto dissimile da uno scolaretto sgridato dalla maestra e lo guardava con aperta ostilità: insomma, passi il sarcasmo della ragazza più minuta, dopotutto non era molto dissimile da quello che gli rivolgeva Ghigna ogni giorno (Con l’importante differenza che un conto era riceverlo da una graziosa signorina, un conto da un brutto ceffo come suo fratello maggiore) ma essere preso per un poco di buono era qualcosa che non poteva proprio tollerare! Dei tre, infatti, era sempre stato lui quello più ligio alle regole e il più posato, quindi per lui fu un vero e proprio smacco che lo si credesse un malfattore o una qualche specie di maniaco.

    << Ma è la verità! Mio fratello ha davvero lanciato il suo gioco oltre il muro ed è venuto in lacrime a chiedermi di riprenderglielo e se voi mi deste una mano a cercarlo, sono certo che salterebbe fuori in quattro e quattr’otto! >>


    Tentò di discolparsi, particolareggiando l’artefatto della vicenda pur senza entrare troppo nel dettaglio (Dire che suo fratello era considerabile come la sua seconda personalità non avrebbe fatto che peggiorare le cose) e invitando le due a dargli un po’ di credito, seppure con ben scarsi risultati, poiché la più alta delle due si avvicinò pericolosamente a lui e guardandolo fin troppo severa negli occhi, poggiandogli un dito contro il petto mentre gli esprimeva tutta la sua diffidenza dandogli addirittura del “losco”.
    Inutile dire che Astratto, in quel momento, si vergognò come un bambino colto con le mani nella marmellata avvampando dall’imbarazzo, sia perché ammetteva che la reazione della giovane era assolutamente comprensibile e sia perché non era abituato a stare così vicino a una donna in generale, pensiamo a una così bella da far girare la testa. Inoltre con il suo olfatto ipersviluppato da ibrido percepì con fin troppa intensità il profumo dolce senza essere stucchevole della sua pelle, provando il colpevole desiderio di assaggiare quell’incarnato così piacevolmente scuro per scoprire se era altrettanto dolce anche in bocca e questo, assieme alla consapevolezza di star facendo dei pensieri decisamente sconvenienti nei confronti di qualcuno che aveva mosso delle accuse decisamente pensanti nei suoi confronti, lo confuse definitivamente e lo mandò letteralmente nel panico.
    Che poteva fare, infatti, per uscire da quella situazione? Insomma, la donna aveva fatto delle accuse di un certo peso e da come parlava, riferendosi alle sue “studentesse” sembrava chiaro che fosse una professoressa, magari accompagnata dalla sua giovanissima collega o da un’ex alunna che era andata a trovarla, quindi non era improbabile che chiamasse le forze dell’ordine affinché si accertassero della sua identità e delle sue reali motivazioni… certo, sarebbe bastato poco per ritrovare il giocattolo e chiarire la sua posizione, ma in ogni caso si era macchiato di effrazione e sarebbe potuto essere denunciato comunque! All’idea stessa, dunque, di avere guai con la giustizia o di esser trattato come un criminale, Astratto fremette un po’ spaventato e abbassò ancora di più le orecchie, reazione che forse avrebbe fatto credere alla donna di averci visto giusto, mentre il neko ponderava la possibilità di usare i suoi poteri per sparire dalla vista delle due e dileguarsi senza alcun pericolo.

    “E bravo il fratellino: prima fai a me a Cheshire un sacco di ramanzine sul prenderci le nostre responsabilità e sull’affrontare le conseguenze delle nostre azioni e adesso scappi come un vero criminale… bell’esempio!”

    S’intromise immediatamente quel furbastro di Ghigna, lanciando una mirata stoccata all’orgoglio e al senso di responsabilità del fratello che, punto sul vivo, non soltanto perse ogni interesse alla fuga che aveva appena concepito ma, desideroso di mostrare al suo fratello maggiore che lui non mancava né di coraggio né coerenza, alzò il viso deciso e sfidò lo sguardo della preside senza la benché minima esitazione, tranne il rosso vivo delle sue gote ancora alla mercé del precedente imbarazzo.

    << Gliel’ho già detto, sono un fratello premuroso che si è fatto convincere dalle lacrime del suo fratellino a fare una sciocchezza, ma non certo un criminale. E, per sua norma e regola, sappia che non nutro il benché minimo interesse né nella sua scuole né, tantomeno, nelle sue studentesse: non mi interessano le ragazzine!>>

    Ribatté deciso, mostrando un’insospettabile faccia tosta dato che dentro di sé stava letteralmente tremendo e le due si sarebbero potute accorgere della sua agitazione osservando i movimenti sempre più nervosi della sua lunga, morbida coda vaporosa.
    Stava per dischiudere le labbra per ripetere la sua spiegazione alla donna, quando la sua giovane amica li distolse entrambi dai loro propositi e suggerì all’amazzone (Che chiamò preside, acuendo così la preoccupazione del nostro eroe) di parlarne con più calma nel suo ufficio privato, consiglio che la donna sembrò accettare invitando il neko con un gesto piuttosto perentorio a seguire la giovane dai capelli bianchi. Questa fu la prova del nove per il nostro eroe che, dopo un attimo di titubanza prese a seguire la giovane collega di quella preside davvero autoritaria.

    << Sì, faccia strada signorina, sono certo che potremo presto chiarire questo spiacevole malinteso.>>

    Si rivolse verso Cia (Così, almeno, l’aveva chiamato l’amazzone) con un sorriso gentile e fiducioso, ben diverso dallo sguardo di sfida che aveva rivolto alla sua principale, credendo di trovare nell’allegra ragazza un’alleata per risolvere quell’incresciosa situazione.
    Ovviamente non aveva affatto notato il tiro mancino fattogli dall’albina o l’avrebbe considerata in modo assai diverso… in ogni caso, benché fosse certo di aver fatto la scelta migliore (nonché quella più giusta), aveva la sensazione di star cacciandosi direttamente nella tana del lupo e questo lo preoccupava non poco.
    Anche perché, se non fosse stato così, non avrebbe saputo in che altro modo spiegarsi la soddisfazione che Ghigna irradiava all’interno della sua mente…
     
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    Cia fece strada lungo il giardino, ogni tanto ancheggiava appositamente per "attirare" lo sguardo del ragazzo sul suo fondoschiena e quando si sarebbe sentita osservata si sarebbe voltata leggermente con le spalle, cercando di sorprenderlo a guardare, sperava vivamente di vederlo arrossire ancora per l'imbarazzo. Quel ragazzo aveva qualcosa di irresistibile quando si imbarazzava. Forse le orecchie, o forse il suo aspetto da sciupafemmine che faceva venire voglia a Cia di tormentarlo. Le sembrava strano vederlo arrossire e quindi diventava automaticamente più intrigante per Cia. Come faceva un ragazzo così carino ad essere timido? Sembrava più uno di quelli che veniva circondato continuamente da ragazze, un po per via della sua natura felina, un po per via della sua naturale bellezza. Invece da come aveva risposto loro e da come aveva assecondato la loro autorità, fece intuire che fosse timido e insicuro. Dietro di lui invece avanzava circospetta Desdemona, in allerta come se si aspettasse da un momento all'altro qualche strano scherzo da parte del gattone. Da come aveva parlato lui sembrava molto convinto della sua innocenza, ma non riusciva a persuadere Desdemona a cui continuava a puzzargli troppo. Dove si trovava il suo fratellino? Perché non lo sentiva ancora frignare per il giocattolo? No, lei era convinta che quel neko stava nascondendo loro qualcosa. Doveva assolutamente capire se potesse essere collegato ai loro nemici natuali, se non che fosse addirittura uno di loro. Non voleva abbassare la guardia mai più nella sua vita, non avrebbe potuto garantire una sufficiente protezione se i Saggi l'avessero attaccata in quel periodo. Cia invece avendo ormai scoperto che diceva il vero non lo vedeva come un nemico piuttosto come un bellissimo passatempo per godersi ancora la compagnia della sua principessa e chissà... magari riusciva a convincerla a fare qualcosa di particolare. No si era mai sentita così complice e vicina a Desdemona quella sera e tutto grazie a quel intruso. Attraversarono il giardino arrivando all'edificio più a sud. C'era una ampia vetrata che si affacciava sul giardino e a pochi metri una porta di legno massiccio che Cia aprì senza tanti problemi. L'ufficio di Lady Ganon era una grande stanza dalla pianta rettangolare. Vicino la vetrata vi era la sua grande scrivania di mogano sotto cui vi era un enorme tappeto che riusciva a raggiungere fino la metà della stanza. Infondo alla stanza vi erano dei comodi divani ed alcune teche che contenevano oggetti e armi molto antiche messe in esposizione. Su una parete in ombra vi era appeso un grande ritratto di una donna anziana che indossava una veste ampia viola scuro. La stanza sembrava quasi divisa in due sezioni, quella dedicata al lavoro con mobili sempre di legno intagliato ma ripieni di documenti e libri, e la parte con divani e televisione dedicata allo svago probabilmente o comunque ad interessi personali a giudicare dai cimeli che vi erano. Cia spostò una delle sedie invitando il ragazzo a sedersi su di essa. Desdemona prese posto dietro la scrivania, poi Cia invece si poggiò con le natiche contro il tavolo incrociando le gambe. Desdemona incrociò le braccia al petto e poggiò la schiena sulla sedia, assumendo una posizione comoda ma autoritaria.
    Voglio il tuo nome e cognome. Dicci chi sei e perché ti aggiravi attorno alla scuola. Prima dirai la verità e prima potrai andartene. iniziò con un tono calmo. Cia invece iniziò a fissare il ragazzo studiando i tratti del suo viso e del suo corpo, palesando il suo interesse verso di lui.
    Prima dicevi che non ti interessano le ragazzine, vuoi dire che invece ti interessavano le nostre professoresse... come me o la preside? nel chiederglielo si abbassò in avanti con le braccia incrociate in modo tale che i seni fossero strizzati uno contro l'altro, e abbassata in quel modo le sue curve sarebbero state ancora più abbondanti ed invitanti. Ovviamente Cia si era mossa in quel modo appositamente per vederlo arrossire ancora, non aspettava altro che cedesse alla tentazione di buttare un occhio fra le sue mammelle.
     
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    Se la preside avesse conosciuto Cheshire non avrebbe desiderato in alcun modo sentire i suoi piagnistei, anzi sarebbe stata ben lieta di aiutare il povero Astratto nella ricerca del giocattolo perduto e magari gli avrebbe consigliato qualche adeguato metodo educativo fatto di robuste dosi di sculaccioni: nelle poche ore, infatti, che avevano preceduto la relativamente criminosa avventura del nostro eroe, il suo adorato fratellino aveva fatto il diavolo a quattro e aveva prodotto una simile baraonda che persino Ghigna prese a pentirsi di avergli dato quello stupido suggerimento, dopotutto uno scherzo ad Astratto non poteva certo valere un simile tormento!
    Ma due gnocche valevano questo e altro, quindi non soltanto il diabolico fratellone cambiò immediatamente idea, ma cercò di ideare un piano per prolungare il più possibile la permanenza di Astratto all’interno di quella benedetta scuola, arrivando persino a valutare l’idea di un “golpe” per sottrarre il controllo del loro corpo e gestire da sé tutto quel bendidio che avevano trovato; fortuna volle che grazie alla diffidenza della preside (E all’indole piacevolmente dispettosa della professoressa che l’accompagnava) non fu necessario ricorrere a mezzi tanto estremi, così Astratto si ritrovò a seguire una Cia deliziosamente sculettante che, malgrado tutte le sue preoccupazioni e le sue buone intenzioni di utilizzare quel breve tragitto per pensare a un modo con cui uscire pulito da tutta quell’infamante situazione, lo “costrinse” a fissare i suoi grandi occhi cremisi sul suo magnifico fondoschiena, neanche fosse stato ipnotizzato da quei sublimi colpi d’anca… almeno finché la giovane non si girò e non lo trovò con “le mani nel sacco” (Anche se, a essere sinceri, Astratto avrebbe preferito tenere le mani su ben altre parti), facendolo avvampare dalla vergogna e distogliere lo sguardo colpevole, sentendosi terribilmente in colpa.
    Sensazione che venne acuita ulteriormente dalla consapevolezza che la splendida quanto sospettosa preside lo stava osservando e sicuramente anche giudicando, peggiorando ulteriormente l’idea che la donna si era fatta di lui. E che dire della bella Cia? Finora gli era sembrata la più amichevole e fiduciosa delle due, ma se continuava a comportarsi come un pervertito avrebbe ben presto cambiato atteggiamento e nella situazione in cui si trovava non poteva permettersi altra diffidenza nei suoi confronti.
    Così, rosso in volto e decisamente angustiato per l’evoluzione sempre più nefasta degli eventi, varcò la soglia dell’elegante ufficio della preside, stupendosi per il lusso e l’ampiezza della stanza: certo, sicuramente non poteva confrontarsi con la ricchezza degli ambienti destinati ai dirigenti delle scuole direttamente finanziate dall’impero, ma era più che sufficiente per impressionare un ragazzo che aveva conosciuto la povertà come Astratto e, soprattutto, per fargli capire che aveva a che fare con un’istituzione prestigiosa e per questo doppiamente più severa e diffidente.
    Per questo motivo, dopo aver lanciato diverse occhiate curiose all’arredamento dell’ufficio, in massima parte dirette alla zona dedicata allo svago per trovare qualche elemento che potesse aiutarlo a comprendere se la donna fosse davvero così autoritaria o stesse recitando una parte per spaventarlo, si sedette composto sulla sedia offertagli da Cia, mentre attendeva visibilmente a disagio che gli ponessero qualche domanda.
    Inutile dire che il modo in cui si sedette la bella Cia, accavallando le gambe non lo aiutò minimamente a tranquillizzarsi, anzi lo rese così nervoso che la semplice richiesta da parte della preside di sapere il suo nome lo mise in agitazione: aveva, infatti, un nome dannatamente assurdo ed era quasi certo che lei non lo avrebbe creduto! Che fare, quindi? Stava valutando la possibilità di dichiarare un nome falso quando Cia diede un colpo alle reni della sua razionalità, lasciandola boccheggiante… mentre il nostro eroe si perdeva nella deliziosa abbondanza del suo décolleté.
    Il neko avrebbe voluto in tutti i modi resistere alla malia di quel corpo semplicemente illegale (Almeno finché vestito in quel modo) ma non appena la giovane professoressa gli rivolse quella domanda così terribilmente imbarazzante, tra il voltarsi di colpo verso di lei e il finire a fissarle le tette mostrando così quanto fosse assolutamente digiuno di simili spettacoli, il passo fu breve e assolutamente inevitabile.

    << Cos… cosa?!>>

    Esclamò, riprendendo (Più o meno) il pieno controllo delle sue capacità intellettive e sgranando i grandi occhi rossi dallo stupore prima di riportarli sul volto della giovane e arrossire pieno di vergogna.

    << No, no! Si sta… si sta sbagliando! Cioè, voi siete… ecco, splendide, ma questo non significa che io debba… ecco…>>

    Si confuse definitivamente, andando nel panico mentre la sua lunga e soffice coda bianca si agitava visibilmente preoccupata e le morbide orecchie feline si drizzavano per la troppa tensione. Per qualche attimo, dunque, Astratto sarebbe potuto sembrare l’archetipo di un cucciolo spaventato che non sa se fuggire o combattere contro la minaccia che tanto l’ha preoccupato e questa consapevolezza, oltre a farlo avvampare di più, gli diede il coraggio necessario per uscire da quella impasse.

    << Oh, insomma! Ci siamo capiti, no?>>

    Sbottò fin troppo aggressivo per i suoi gusti, tant’è che le orecchie si abbassarono immediatamente mogie per mostrare la sua docilità e abbassò un attimo lo sguardo conscio di star sbagliando tutto.

    << Scusatemi. Io mi chiamo Astratto, Stregatto Astratto e, come ho già detto, ho superato il muro della scuola soltanto per recuperare il giocattolo che il mio fratellino ha lanciato questo pomeriggio. Con chi ho il piacere di parlare?>>

    Chiese cercando di mantenere un tono un minimo più formale, ritornando a guardare le due negli occhi, soprattutto la preside per dimostrarle con il suo sguardo calmo ma fermo che, pur non avendo cattive intenzioni, non si sarebbe lasciato intimidire.
    Un bluff bello e buono, ovviamente, com’era facile intuire dal fremito che interessava la coda e le orecchie feline, fatto per cercare di normalizzare una situazione decisamente fuori dell’ordinario per il neko, che in quel momento non poteva neanche contare sui suggerimenti di Ghigna, stranamente silente, forse perché stava progettando un altro dei suoi tiri mancini nei confronti del fratello… o forse perché non aveva ancora smesso di sbavare sull’abbondanza di Cia, chissà.

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 21/7/2017, 21:27
     
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    Vedere gli occhi di quel ragazzo fissarsi sui suoi seni piuttosto che i suoi occhi divertì non poco Cia che si era mossa in quel modo appositamente. La facilità con cui lo sguardo di quel ragazzo cambiava verso le sue curve faceva intendere quanto non fosse abituato a donne così prorompenti. Cia non poteva esserne più felice di così. Sopratutto quando lo vide trasalire per la vergogna. Cercò di giustificarsi in qualche modo non riuscendo a trovare le parole giuste poiché dopotutto non poteva negare che gli piacesse ciò che vedeva di fronte a sé. Cia ridacchiò divertita tornando a mettersi di nuovo dritta in piedi, iniziando a fare passi molto lenti liberando la visuale di Lady Ganon dietro la scrivania che a braccia conserte continuata a fissarlo con aria di sufficenza. Si presentò con un nome che alla fine le due streghe non trovarono così assurdo, ne avevano sentiti anche di più strambi. Intanto Cia continuò a camminare lentamente, intenzionata ad andare alle spalle del ragazzo.
    Ha visto Lady Ganon? Il ragazzo non sembra molto a suo agio, sembra molto agitato. Se fosse davvero innocente come dice non dovrebbe essere così nervoso no? Eppure ha alzato la voce, è un chiaro segno che infondo nasconde davvero qualcosa no? fece Cia divertita scoccando di tanto in tanto qualche sguardo malizioso verso di lui, stuzzicando di più la sua agitazione riguardo a quella situazione.
    Io sono la preside di questa scuola, il mio nome è Desdemona Ganon. Lei è una delle mie più giovani professoresse Cia Cowell. Dobbiamo proteggere le nostre studentesse dai maniaci che si aggirano in città. Tu sembri proprio uno di loro, e anche più pericoloso dato che essendo un ibrido felino saresti molto capace di arrampicarti sulle finestre per intrufolarti in qualche stanza. Oltretutto non ho percepito nessuna presenza oltre a te, se il tuo fratellino era così bramoso di riprendersi il giocattolo perché non era con te? fece Desdemona con un tono abbastanza calmo, sembrava voler dargli una possibilità. Intanto Cia arrivò alle spalle di Astratto fermandosi proprio vicino a lui.
    Andiamo Astratto puoi dirlo chiarmente che volevi rubare qualche paio di mutandine, non ci scandalizziamo mica sai? affermò Cia posando le mani contro le spalle del ragazzo. Un gesto semplice che invece fece reagire la natura di Cia. Le sue unghie e le sue dita che entrarono in contatto con il ragazzo iniziarono a mutare. Le unghie si affilarono e iniziarono ad apparire scaglie violacee sulla pelle. Cia percepì chiaramente la sua magia reagire a quel ragazzo senza che lei avesse dato alcun imput ai suoi circuiti magici. Ritirò le mani in uno scatto come se si fosse scottata e fissò il ragazzo stupita, per poi guardare verso Lady Ganon che la guardò incuriosita. Probabilmente anche Astratto avrebbe percepito qualcosa provenire da Cia durante il contatto. Come una sorta di scossa che poteva fargli intuire la natura oscura della strega sebbene non avrebbe potuto carpirne molto dato il fugace contatto. L'interesse di Cia improvvisamente crebbe molto di più nei confronti del ragazzo. Chi diamine era? Cos'era stato quello strano fenomeno? E se fosse stato un nemico? Lady Ganon sarebbe stata in pericolo così come tutte le altre consorelle. No, a quel punto probabilmente il ragazzo avrebbe attaccato, o avrebbe dato un segnale. Voleva capire meglio così cercò di dissimulare la sorpresa di poco prima e si spostò sedendosi sulle gambe del ragazzo, in modo che le gambe fossero messe in orizzontale su quelle sue, poggiando quindi le natiche su una coscia, passando un braccio sulle sue spalle per reggersi. Cia cercò in tutti i modi di tenere a bada i suoi circuiti magici, concentrandosi si accorse di riuscirci, e quindi poteva in qualche modo studiare l'energia del ragazzo tramite quel contatto. Dopotutto Cia era sempre stata molto brava a leggere i flussi energetici delle persone, era una sua dote naturale che lei sfruttava per intrecciare le energie e usare la sua abilità. Lady Ganon che era molto sensibile ai flussi magici, sopratutto delle sue ragazze più vicine, si accorse subito che Cia stava impastando potere magico dentro di lei come a volersi contenere. Intuì che c'era qualcosa di strano ma allo stesso tempo una rapida occhiata di Cia le fece capire che al momento non c'era nulla di cui preoccuparsi e che stava vagliando le possibilità. Decise quindi di non cambiare discorso e tenersi sulla linea autoritaria di prima.
    Non saresti il primo idiota che prova a fare una cosa del genere. Se confessi sarò magnanima. fece continuando a tenere ancora un tono abbastanza sereno ma severo.
     
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    Le considerazioni della bella Cia colpirono il nostro eroe con la stessa crudeltà di una coltellata alla schiena, mentre la consapevolezza che la bella professoressa si era fatta beffe di lui fino ad allora lo investì con tutta la forza di un schiaffo in pieno volto: ma come, l’aveva guardata con così tanta fiducia e simpatia, arrivando persino a sorriderle! Come aveva potuto prendersi gioco di lui in quel modo? Si sentì così crudelmente tradito che lo sguardo rivolto alla splendida professoressa non fu da meno rispetto a quello dato da Cesare a Bruto, durante la congiura e il suo brutale assassinio (Ci mancava soltanto un “quoque tu” sussurrato e Astratto sarebbe stato pronto per interpretare un dramma shakespeariano), mentre travolto com’era dallo sgomento e dalla vergogna rimase colpevolmente silenzioso durante il breve atto d’accusa che la terribile preside emise nei suoi confronti, guardandolo con quei grandi occhi ambrati che sembravano lame d’oro pronte a trafiggerlo al suo primo passo falso.
    A onor del vero, però, bisogna dire che Astratto provò a chiarire i dubbi espressi dalla donna e a discolparsi dalle accuse che gli erano state rivolte, ma il risultato ottenuto non fu altro che un miagolio sgomento, mentre Cia iniziava a sparire dal suo campo visivo facendolo agitare ulteriormente: l’idea stessa, infatti, che quella piccola, meravigliosa serpe gli girasse intorno lo faceva sentire come un anatroccolo circondato da un grosso squalo affamato, mandando a farsi benedire ogni possibilità non tanto di pronunciare qualche frase di senso compiuto, quanto quella di pensare a qualcosa che non fossero miagolii e lamenti supplicanti.

    << M-ma c-che dice!!? Come p-può anche s-soltanto pensare c-che io… Maow!!>>

    Miagolò quasi languido, interrompendo di colpo il debole tentativo di esprimere tutta la sua indignazione nei confronti dell’ignobile accusa appena mossa dalla bella Cia (Lui, un ladro di mutandine: se non fosse stato così sgomento e imbarazzato sarebbe andato di certo in escandescenze!), quando la giovane poggiò le sue piccole mani sulle sue spalle larghe: un gesto che di certo avrebbero turbato e stupito Astratto anche in una situazione più rilassata, poco avvezzo com’era al contatto umano (soprattutto con belle ragazze), ma in quel caso la reazione fu semplicemente imprevedibile, poiché sentì come una scarica elettrica attraversargli la colonna vertebrale e diradarsi per tutto il resto del suo corpo forte e muscoloso, facendolo fremere e rizzare le orecchie (assieme alla coda) proprio come un gatto spaventato. Quella strana elettricità si trasformò, dunque, in un calore intensissimo, che gli fece emettere quel miagolio lievemente languido mentre i suoi muscoli scolpiti si contraevano in uno spasmo semplicemente irresistibile.
    Quando, finalmente, quel lievissimo contatto s’interruppe pochissimi attimi dopo esser iniziato, quelle intense quanto insopportabili sensazioni lo abbandonarono quasi di colpo, pur lasciandolo accaldato e stupito, dopotutto mai avrebbe potuto aspettarsi una reazione così esagerata del suo corpo a un contatto così infimo: Lo stesso Ghigna sembrò provato da quella scossa tanto intensa quanto inspiegabile.
    Ma le stranezze non erano finite per Astratto che, in un attimo, si ritrovò la bella Cia seduta sulle sue gambe, con il braccio che si aggrappava alle sue spalle forti.

    << M-ma cosa… che s-sta f-facendo??>>

    Balbettò semplicemente stupito, oltre che terribilmente imbarazzato, al punto che le gote già rosse per l’intenso e innaturale calore di prima, avvamparono ulteriormente, mentre si irrigidiva per quel contatto che non si aspettava e che non aveva cercato.
    Ovviamente il neko credette che quello non fosse altro che l’ennesimo tiro mancino lanciatogli da quella diavolessa travestita da (sexy) professoressa, il che unito alla sensazione semplicemente sublime donatagli dalle sue natiche sode poggiate sulla sua coscia, mandò semplicemente in mille frantumi il suo intelletto costringendolo così a rimanere immobile con una comica espressione di sgomento sul viso mentre cercava di rimettere insieme i pezzi di un raziocinio ridotto a pulviscolo subatomico… proprio nei fondamentali attimi in cui la giovane, utilizzando le sue straordinarie capacità, prese a indagare sull’energia di Astratto, facendo delle scoperte che di certo avrebbero moltiplicato l’interesse, ma anche le domande, che già nutriva nei confronti del neko: a parte, infatti, l’energia dell’Astratto propriamente detto, intensa e semplicemente in subbuglio, ribollente come la bocca di un vulcano per le mille emozioni e sensazioni contrastanti che lei e Lady Ganon gli stavano provocando, avrebbe facilmente percepito l’energia distinta di altri due individui, una forte e bruciante di determinazione, l’altra più calma e distante, come se fosse sopita.
    Ma, se Cia avesse proseguito con la sua analisi, non si sarebbe limitata a percepire queste tre fonti di energia che sembravano coesistere nello stesso corpo, poiché ben presto ne avrebbe percepita una quarta, che pur non essendo direttamente riconducibile a nessuna delle altre tracce energetiche, sembrava fare parte di tutte e tre, come se fosse la forza che contribuiva a tenerle unite, una sorta di centro gravitazionale che ordinava ed equilibrava le altre tre energie.
    A differenza di queste ultime, però, aveva una natura più ferina e intensa, come se le prime non fossero che l’emanazione riflessa (E quindi più debole) di quel violento rogo di energia e i tentativi di indagine della giovane, avrebbero prodotto le stesse reazioni che avrebbero animato una fiera assopita sottoposta ai dispetti di qualche sconsiderata creaturina: quasi immediatamente, infatti, dopo averla trovata, avrebbe percepito quell’imponente sorgente energetica fremere quasi di fastidio e, pochi attimi dopo, attuare una sicuramente inaspettata contromossa. Quella fonte, infatti, prese ad attrarre parte dell’energia della giovane, inglobandola mentre cresceva sempre di più, prima di iniziare a redistribuirla generosamente tra le altre tre sorgenti energetiche e alla stessa giovane, restituendola però enormemente diversa, come se l’avesse concentrata e raffinata fino a renderla quasi irriconoscibile.
    Dopo, infatti, l’iniziale ammanco la giovane avrebbe ricevuto energia in quantitativi nettamente superiori a quella che le era stata sottratta inizialmente, dalla qualità nettamente superiore: l’energia, infatti, che il corpo di Astratto le stava inviando era intensa, bruciante e quasi esplosiva tanto era concentrata, ma soprattutto sembrava possedere potenti effetti afrodisiaci, come se amplificasse le sensazioni percepite dall’organismo in cui veniva travisata e, allo stesso tempo, ne allentasse i freni inibitori.
    A riprova di ciò, Cia avrebbe percepito chiaramente i suoi circuiti magici sovraccaricarsi, mentre un forte calore e un’eccitazione vibrante crescevano in lei, moltiplicando l’eco prodotto dalle sue percezioni fino a renderle semplicemente bruciante il contatto con il corpo di Astratto.
    Ritornando proprio a quest’ultimo, la donna avrebbe sicuramente notato come neanche lui fosse immune agli effetti del suo stesso potere, tant’è che il neko non soltanto fremeva visibilmente travolto da scariche di energia mista a eccitazione, ma persino la sua temperatura corporea era salita notevolmente, facendosi scottante come un febbricitante in gravi condizioni. In più, Cia avrebbe percepito chiaramente i muscoli del ragazzi, già tonici e perfettamente scolpiti, gonfiarsi ancor di più, rendendo ancora più aderenti i suoi abiti strappati, mentre un lieve turgore avrebbe iniziato a premere sul fondoschiena della giovane, mostrando un’erezione appena accennata eppure già strabiliante per dimensioni, decisamente enormi e inumane.
    D’altro canto, non soltanto il corpo del nostro eroe era preda di tutte quelle intensissime sensazioni, anzi non soltanto la pelle a contatto con il fondoschiena, le gambe e il braccio di Cia gli sembrava andare letteralmente a fuoco, ma grazie ai suoi sensi ipersviluppati da ibrido, percepiva con chiarezza il profumo dolce e invitante della sua pelle, ancora non perfettamente definito e che proprio per questo lo invitava a premere il volto sulle sue forme prorompenti, affinché potesse dividere le fragranze dei cosmetici usati dalla giovane dal profumo vero, unico e irripetibile della sua pelle… ovviamente simili pensieri (Come quello di carezzarle la schiena con la coda o di stringerla a sé) venivano allontanati con forza dal giovane che, bruciante di imbarazzo ed eccitazione assieme, stava lottando con le unghie e con i denti per mantenere il controllo di sé e del suo corpo.
    L’ultimo commento di Lady Ganon, dunque, giunse al momento più sbagliato di tutti, poiché come ben si sa l’eccitazione se non viene sfogata viene facilmente trasformata in irritazione… e il modo in cui la donna gli fece capire per l’ennesima volta che fosse colpevole, oltre a quello che considerava una presa in giro da parte della giovane professoressa, lo fecero irritare moltissimo. Fortuna che riuscì a mantenersi calmo, anche se ebbe l’impressione che quell’Idiota” fosse implicitamente dedicato a lui e questo sarebbe stato…

    “Davvero un grosso errore, da parte della Lady di Ghiaccio: insomma, posso ancora capire un “zerbino” o un “senza palle”, ma idiota… una parola davvero grossa!”

    Lo canzonò un mefistofelico Ghigna, pronto a cogliere la palla al balzo per far franare il muro dell’auto controllo del fratello… cosa, ovviamente, che gli riuscì benissimo.

    << Adesso basta! La misura è colma!! Ma come vi permettete?! Io non sono né un criminale Né un erotomane, capito?? Inoltre come chi vi dà il diritto di giudicarmi per il mio aspetto? E da che pulpito, poi: tu sembri più il cosplay di qualche principessa fantasy di un film di serie B che una preside, mentre tu sembri una… una..>>

    Prese a dire Astratto paonazzo dalla rabbia, alzandosi di colpo e quindi costringendo un po’ rudemente Cia a fare lo stesso, con il pelo candido delle orecchie feline e della lunga coda tutto rizzato, con i lunghi capelli bianchi che sembravano più una criniera leonina che la capigliatura ordinata di prima.
    Fortunatamente, per quanto indignato e su tutte le furie, non disse cosa gli sembrava Cia, ma benché pudico, il suo furore non sembrava dare adito di affievolirsi.

    << Bah! Inoltre ti sembro davvero così irresponsabile da portare con me il mio fratellino, col rischio di farmi seguire e di fargli combinare chissà quali guai mentre cercavo il suo giocattolo? E’ ovvio che l’ho lasciato a casa! Certo, se avessi saputo come sarebbe andata a finire, avrei mandato lui: magari vi sareste intesi meglio!>>

    Sbottò furioso più che mai (Benché minaccioso come un gattino che spaventato che prende a soffiare), incrociando le braccia al petto mentre fissava i suoi grandi occhi rossi, decisamente più brillanti di prima, su quelli d’ambra della preside, deciso a non farsi passare per un bambinetto da redarguire.
    Peccato, però, che mentre la rabbia lasciava posto al buonsenso, non soltanto sentiva sempre di più il bisogno di mordersi la lingua e di fare ammenda (Era stato troppo duro e l’aver implicitamente dato della bambina a Lady Ganon gli sembrava una di quelle azioni irripetibili, perché dopo si finiva male, molto male) ma ci si metteva anche una vergogna sempre più bruciante, dovuta alla palpabile eccitazione che mostrava il suo corpo, perfettamente espressa dal rossore delle sue guance, dai suoi muscoli resi ancora più grandi e definiti dall’energia di Cia, fino ad arrivare all’enorme rigonfiamento all’altezza del cavallo dei pantaloni, causato da un’erezione ancora quasi totalmente assopita e proprio per questo decisamente più pericolosa, dato che sarebbe bastato poco da parte di una delle due affinché crescesse ulteriormente e lo uccidesse dalla vergogna.
    Ad ogni modo, adesso stava alle due streghe decidere che farne di lui: sarebbe bastata le capacità appena intravista da Cia a salvarlo da una punizione esemplare? La risposta pare evidente.
     
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    Ovviamente Cia non poteva sapere che in quella stanza vi furono dei riti magici e che sotto al tappeto che occupava la maggior parte della stanza vi era inciso un cerchio magico da cui avevano perfino richiamato un demone per farci un patto. Lady Ganon non pensava che Cia fosse così sensibile alle tracce magiche di umbra, quindi non aveva avvisato la ragazza che lì la stanza era più sensibile a certe cose. Non poteva allo stesso modo immaginare che il ragazzo neko avesse delle peculiarità interessanti dalla sua. Difatti quel fenomeno era il risultato dell'influenza di umbra in quella stanza mista alle capacità dei due ragazzi. A Lady Ganon non sfuggì la rabbia mista alla timidezza del ragazzo. Evidentemente era agitatissimo se riusciva a superare la sua timidezza per ostentare la sua innocenza. Forse diceva il vero, per quel motivo era nel panico e non sapeva come trovare il modo o le prove che dicesse il vero. Lady Ganon quindi si ritrovò a studiare le sue reazioni in assoluto silenzio, facendogli sentire il suo sguardo inquisitorio mentre Cia ovviamente rovinava quel momento sedendosi in braccio a lui. Nel vederlo arrossire vistosamente, Cia dovette trattenersi tantissimo per non lasciarsi andare e squittire di gioia. Lo trovava incredibilmente tenero e sexy allo stesso tempo. Dovette reprimere la voglia insana di leccarlo sul viso per saggiare il calore che gli stava avvampando la faccia, solo per potersi concentrare al meglio e indagare sulla sua energia che la colse totalmente impreparata. Non avrebbe mai immaginato di dover faticare così tanto a tenere a bada i propri circuiti magici. Le sembrò di precipitare in un mondo del tutto nuovo, era diverso dai ragazzi che aveva analizzato, sebbene la sua potenza non raggiungeva di certo i livelli di Thresh o Gil, ma era totalmente diverso da chiunque avesse sondato prima di allora. C'erano tre energie differenti, quella che sentiva più di tutte era quella che apparteneva ad Astratto ovviamente, poiché quella emergente al momento. Non riuscì ancora a capire esattamente come funzionasse. Tuttavia capì che c'era stato qualcosa nel passato che aveva fuso quelle energie nel suo corpo. Qualcosa di strano, primordiale, percepì perfino delle tracce magiche, di natura ovviamente differente a quelle a cui Cia era abituata, simile a quella che usava Nimue ma totalmente differente poiché appunto non usava la magia di umbra come fonte. Quel ragazzo era un pozzo di misteri, e quando le sembrò di disintguere ben tre energie differenti in lui ecco che si faceva sentire un'altra energia in strati molto più profondi e contorti che le diedero un brivido di paura. Istintivamente capiva che poteva essere pericolosa, che non doveva stuzzicarla, ma proprio mentre sbirciava quella strana energia venne risucchiata via la sua linfa che la fece sentire debole improvvisamente, tanto che dovette appoggiarsi con il capo contro la spalla del ragazzo, battendo gli occhi più volte per riprendersi. Pensò che doveva ritirarsi subito prima che fosse troppo tardi, ma faticò a muoversi e iniziò seriamente a preoccuparsi. Un attimo dopo però venne investita da una nuova energia che la rifocillò facendola sussultare ed emettere un basso gemito di piacere. Dopotutto era una strega e scambiarsi in quel modo energia equivaleva quasi ad un rapporto carnale. Si sentì di nuovo rinvigorita sebbene in modo diverso da come invece succedeva quando scambiava energia con la principessa. Accadde tutto così in fretta che Cia non riuscì a dire una parola, sollevò il viso e guardò negli occhi il gatto sentendo chiaramente un calore al basso ventre farsi molto più intenso del normale. Tanto che lo sguardo di Cia divenne languido mentre si accorgeva che desiderava quel ragazzo in molti sensi. Ancora di più quando percepì qualcosa farsi più duro sotto la sua coscia donandole un piccolo guizzo di gioia. Voleva spostarsi e mettersi a cavalcioni su di lui così da vederlo ancora più paonazzo, magari sentirlo balbettare, ma prima di poterlo fare Astratto esplose di rabbia. Cia e Lady Ganon lo guardarono allibiti e sorpresi, al punto che quando si sollevò in piedi Cia cadde a terra di sedere emettendo un basso verso di sospresa. Lady Ganon forse lo aveva offeso dandogli dell'idiota ma ciò che stava dicendo lui fece incupire le due donne che lo guardarono con il fuoco dell'ira che divampava negli occhi. Lady Ganon si alzò in piedi fra le mani teneva una matita che strinse con sempre più forza fino a spezzarla. Il suono del legno fece scattare anche Cia che si mosse con impeto sollevandosi in piedi in uno scatto per poi spingerlo con forza, in modo che si sbilanciasse all'indietro e tornasse di nuovo seduto sulla sedia. Senza nemmeno battere ciglio Cia sollevò subito un piede piazziandoglielo al centro del cavallo dei pantaloni con il tacco della sua scarpa che minacciava la parte "morbida" che la stoffa celava.
    Mi stai dando della puttana? No prova un attimo a ripetere cosa stavi dicendo. Forse ho sentito male. fece Cia con tono minaccioso, faticando parecchio a contenere la sua forma magica. Le sue braccia ormai erano ricoperte da scaglie dragoniche dal colorito viola scuro. I suoi occhi cambiarono ottenendo la pupilla ferina tipica dei draghi. Lady Ganon si spostò a sua volta avvicinandosi con passo pesante ai due ragazzi cercando di mantenere la calma, ma il suo carisma iniziava a farsi sentire, come una sorta di cappa d'aria pesante.
    Fino a prova contraria quello che si è introdotto nel nostro territorio sei tu e lo hai fatto nel modo più furtivo possibile. Avresti potuto attendere il mattino e chiedere come tutti i comuni mortali di aiutarti a trovare il giocattolo in giardino. Non ti saresti ritrovato in questa situazione. Quindi sì... sei un idiota! fece clacando le ultime parole minacciosa, guardando il ragazzo con aria di sfida o meglio sembrava intimidirgli di non osare ribattere alle sue parole.
    Ti intrufoli nella mia scuola e offendi una delle mie migliori insegnanti. Qui l'unica che deve sentirsi indignata sono io, e la qui presente Cia a cui hai osato dirle che sembra una meretrice. fece Lady Ganon arrivando proprio di fianco ai due ragazzi. Cia intanto gli afferrò il viso con una mano, con il pollice che premeva contro la guancia e le altre dita contro l'altra guancia.
    Avanti chiedi perdono! fece Cia cercando di essere minacciosa, ma il tono non venne fuori molto credibile dato che era ancora influenzata dall'energia erotica di prima, e come se non bastasse i suoi occhi ogni tanto calavano sulla parziale erezione del ragazzo. Difatti non riuscì proprio a frenarsi e premette anche la punta della scarpa contro l'erezione per tastarla.

    Edited by Hina-Poppezinga - 25/7/2017, 12:59
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Come la marea si ritira lasciando ad agonizzare sulla spiaggia le creature sprovvedute che non erano riuscite a mettersi al sicuro, così Astratto si ritrovò a boccheggiare sull’infida rena degli alterchi, privo di quella gran massa di rabbia e furia che lo aveva sospinto fino a lì. Che fare? Senza quell’irresistibile forza che lo trascinava senza neppure dargli il tempo di pensare si sentiva debole, piccolo e indifeso… ma, soprattutto, si sentì in colpa. Ben prima, infatti, che lo sguardo colmo di ira e biasimo di Lady Ganon lo trafiggesse da parte a parte come una lancia incandescente, la consapevolezza di aver esagerato e di essere stato ingiusto nei confronti delle due lo colpì con tutta la forza di un pugno alla bocca dello stomaco, tanto che avvampò immediatamente dalla vergogna e si morse il labbro inferiore, incapace di trovare le parole adatte per spiegarsi, per scusarsi.
    Insomma, forse la preside aveva un po’ esagerato, ma come darle torto? Quella era la sua scuola e lui vi si era introdotto di nascosto, non poteva certo negare che al suo posto avrebbe agito diversamente! E che dire di Cia e del terribile insulto che, implicitamente, le aveva rivolto? Anche se la giovane era stata innegabilmente dispettosa non si meritava di venir apostrofata in tal modo e, soprattutto, lui non era mai stato così volgare e impulsivo. Fu inevitabile domandarsi cosa gli avesse preso e perché mai si era sentito travolgere da un sentimento così violento e ferino, lui che di solito era sempre così controllato… ma, prima che potesse anche soltanto riflettere su quanto era appena accaduto, percepì dapprima il rumore netto della matita di Lady Ganon che si spezzava e, subito dopo, venne spinto da Cia a sedersi nuovamente: nulla di troppo sconvolgente e il neko, benché comprensibilmente sorpreso, avrebbe accettato di buon grado quella situazione poiché voleva mostrarsi docile e pentito alle due donne… sennonché la giovane professoressa lo stupì premendogli il piede proprio all’altezza del cavallo dei pantaloni, senza farsi scrupoli a minacciare i suoi genitali con la punta del tacco.

    << Maow!>>

    Miagolò di stupore, paura e persino di lieve ma percettibile languore, mentre obbedendo ai suoi sovrumani riflessi felini, afferrava la caviglia della giovane con le sue grandi e forti mani, pur senza allontanarla o respingerla in alcun modo, sembrava più aver ascoltato l’istinto che gli suggeriva di porre un’eventuale ostacolo alle intenzioni della giovane, anziché seguire un ragionato proposito di offesa.
    Fu in quel momento che notò le scaglie violacee che le ricoprivano gli arti e la pupilla dei suoi grandi e splendidi occhi restringersi a una pupilla ferina, un po’ come i suoi, ma la cosa pur sorprendendolo, non lo stupì moltissimo: lui per primo era un ibrido e aveva più volte incontrato altri non umani… certo, questi non sono mai arrivati a premere il loro tacco sui suoi testicoli, ma sentiva di poter ancora gestire la cosa.
    O almeno, questa certezza durò fino all’attimo successivo, quando il nucleo di energia primigenia e ferina che teneva assieme lui e i suoi due fratelli, non prese ad assorbire con un’urgenza ben motivata dalla paura del neko l’energia della donna, sfruttando tanto il labile contatto tra il piede della donna e i suoi genitali (Benché più debole dato l’ostacolo degli indumenti) che, soprattutto, quello tra le sue mani e la caviglia della donna. Il quantitativo di energia sottratto fu ingente, ma non così intenso da rischiare di farla cadere, anche perché un attimo dopo, sempre attraverso gli stessi canali, le venne riversata una quantità di energia quasi decuplicata, oltre che concentrata e intrisa di desiderio, in quantità e qualità di gran lunga superiori a quelle che aveva ricevuto mentre sedeva sulle sue gambe.
    Sarebbe stato come venir travolti dal caldo vento che spazza il girone dei lussuriosi, mentre tutta quell’energia, densa e ribollente come lava, fluiva dentro di lei attraverso il corpo di Astratto… che di certo non rimase immune a tale prodigio: in un attimo, infatti, le sue gote si arrossarono di desiderio, l’iride dilagò e riempì totalmente la sua sclera proprio come nei gatti veri e i suoi muscoli scolpiti presero a contrarsi furiosamente, facendosi più gonfi e tonici che mai. E assieme a questi ultimi, un’altra parte del suo corpo seguì il suo esempio, tant’è che Cia avrebbe potuto facilmente percepire quel lieve turgore che tanto l’aveva deliziata in precedenza, farsi sempre più grande e intenso, fino a opporre una tenace resistenza al suo piede e gonfiando enormemente il cavallo dei suoi pantaloni.
    La splendida professoressa, infatti, avrebbe percepito facilmente le dimensioni colossali di quel rigonfiamento, che aveva persino abbassato di parecchio la lampo e che tanto spingeva su quei poveri pantaloni, da sottoporre il bottone a una tensione terribile, come se da un momento all’altro stesse per saltare via come un proiettile.
    La marea furiosa che lo aveva fatto esplodere pochi secondi prima, dunque, ritornò a premere irresistibile sulla fragile diga dell’autocontrollo, mentre le mani si serravano con forza pur senza risultare dolorose, su quella sottile caviglia e la sua mente si riempieva di immagini in cui lui spingeva verso di sé quella splendida donna e, mentre la stringeva tra le braccia ne assaggiava la pelle e le labbra… sensazioni così intense che, in un lampo di lucida vigliaccheria, pensò di usare i suoi poteri per svanire da quella situazione così folle e ingestibile, ma prima ancora che Ghigna intervenisse per fermarlo, rigettò questo pensiero con decisione e, facendo uno sforzo di volontà non indifferente, mollò la presa dalla caviglia della donna, riducendo notevolmente il quantitativo di energia sottratto e inviato, almeno abbastanza per poter pensare lucidamente.

    << I-io… vi… v-vi… nh! V-vi chiedo scusa.>>

    Gemette piano, poiché comunque lo scambio di energia non si era ancora interrotto e il suo corpo sembrava essere sensibilissimo, senza contare l’enorme e ormai quasi completa erezione che premeva contro il suo piede e minacciava di strappare i pantaloni se soltanto avesse raggiunto il pieno vigore.
    Ad ogni modo, deglutì e strizzando le palpebre visibilmente in difficoltà e pieno di desiderio misto a imbarazzo, riprese a scusarsi.

    << Perdonatemi, ma… non so cosa mi sia preso. Non è mai stata mia intenzione mancarvi di rispetto o insultarvi, davvero! E’ che… non so cosa mi sia preso: non appena la professoressa Cia si è seduta sulle mie gambe mi sono sentito strano, incapace di controllarmi. Scusatemi, scusatemi davvero: farei qualunque cosa per farmi perdonare, ve lo assicuro!>>

    Esclamò un Astratto visibilmente tormentato dal senso di colpa e desideroso di farsi perdonare, oltre che sinceramente confuso e colmo di vergogna: non poté neanche fare a meno di ammettere quanto il precedente contatto di con Cia lo avesse stravolto, benché si vergognasse a informare due sconosciute di reazioni così intime e, soprattutto, si sentiva morire nell’affermare quella che sembrava l’ultima prova utile per definirlo un maniaco.
    Come se quell’enorme e quasi completa erezione che premeva sul piede di Cia non fosse già più che sufficiente per osservare al sua perversione… benché, in effetti, causata da quella capacità latente del suo corpo. In ogni caso, sarebbe apparso alle due splendide donne eccitato e travolto dalla vergogna mista al senso di colpa, con le morbide orecchie feline basse come il suo sguardo e la sua coda che si muoveva freneticamente, senza sapere se ad agitarla tanto fosse di più quell’eccitazione intensa e pulsante o quella vergogna che ancora gli bruciava dentro. Le due sarebbero state abbastanza magnanime da lasciarsi intenerire da un simile spettacolo?
     
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    La reazione di Astratto mise a dura prova l'autocontrollo di Cia. Sarebbe stata già in difficoltà da lucida, figurarsi quando influenzata dall'energia carica di erotismo che le aveva trasmesso prima il ragazzo. Il suo verso combinato alla sua espressione del viso, quell'aria di chi sapeva di essere in pericolo ma che non poteva reagire, le sue gote rosse e il panico nei suoi occhi eccitarono Cia ancora di più. Normalmente avrebbe calciato via le mani che si erano ancorate alla sua caviglia per fermarla, ma stranamente non la stava respingendo, era come se volesse fermarla prima di procurargli dolore ma allo stesso tempo non volesse fermare quell'assurda situazione. Si notava benissimo sul suo volto che era molto imbarazzato, che si frenava e ciò lo rendeva agli occhi di Cia stranamente erotico. Sentiva sotto il tacco la morbidezza della sua carne mentre sotto la suola avvertiva la sua carne indurirsi. Iniziò a immaginare come potesse essere sotto quei pantaloni, la sensazione che avrebbe provato toccandolo con le dita. Non si accorse nemmeno che si stava mordendo il labbro inferiore mentre con lo sguardo studiava la figura del ragazzo. I suoi muscoli tesi, la sua coda che continuava a muoversi agitata, le orecchie abbassate in posizione di difesa. Se ne sentiva molto attratta, iniziò a desiderare di rimanere da sola con lui, così da potersi godere momenti più intimi. Doveva controllarsi, non cedere alla tentazione di continuare verso un gioco perverso, ma ancora una volta dovette fare i conti con lo strano scambio di energia che avvenne fra lei e il ragazzo, nuovamente si sentì privare di energia. La gamba le sembrò improvvisamente pesante, tenerla in quel modo iniziava ad affaticarla e il piede si premette di più verso il sesso del ragazzo poiché Cia faticava a tenersi in piedi. Le scaglie di drago si ritirarono, facendo tornare la pelle ad un aspetto normale.
    Di nuovo... fece Cia debolmente, prima di sussultare nel ricevere indietro l'energia contaminata del neko. Strinse i denti, ma le scappò lo stesso un mugugno di piacere mentre Lady Ganon guardò stupita la ragazza non capendo cosa stesse succedendo esattamente. Avvicinandosi ai due ragazzi notò solo dopo che c'era un certo rigonfiamento nel cavallo dei pantaloni del ragazzo mentre lui si scusava con tutte le sue forze. Nel notarlo Lady Ganon girò gli occhi verso l'alto come se fosse stata infastidita per poi allungare un braccio gesticolando nervosamente.
    Oh andiamo... seriamente?! fece incredula, sul serio era bastato così poco per accenderlo? Non riusciva quasi a crederci. Certo Cia era una gran bella ragazza, ma Lady Ganon sottovalutava il suo fascino sui ragazzi.
    Quando finalmente Astratto lasciò la presa sulla caviglia, Cia ebbe il chiaro e istintivo segno che ormai Astratto si era deciso ad obbedire. Aveva ammesso il suo errore, e lasciarle il piede lì dove lo minacciava maggiormente le sembrò il via e il permesso a farsi domare. Certo magari quella sensazione era molto influenzata dal fatto che la carica erotica la investì in pieno. Ma le piaceva pensare che Astratto si stesse affidando alle sue "punizioni". Cia ovviamente anche se cercava di darsi un contegno (più per non far accorgere Lady Ganon della sua situazione) aveva subito totalmente l'energia erotica ed era eccitata almeno quanto lui. Cercava di dissimulare quello stato, tuttavia si vedevano i capezzoli inturgiditi sotto la sottile stoffa che le copriva i seni, il lieve rossore sulle guance. Le mutandine erano già umide e calde, probabilmente il neko avrebbe potuto sentire il suo aroma di donna anche per via della posizione che aveva in quel momento. La punta della scarpa di Cia iniziò a sfregarsi contro l'erezione del neko spontaneamente, come se fosse un gesto naturale e non voluto.

    Davvero? Qualunque cosa? chiese Cia usando un tono di voce più malizioso, confondendo ancora di più Lady Ganon che fissò la ragazza agrottando la fronte perplessa. Si chiese se Cia avesse seriamente intenzioni di domarlo e se volesse farlo davanti a lei, come se fosse una cosa del tutto normale. Le sembrò parecchio strano, nonostante Cia fosse un peperino fra le sue consorelle, non le mancava mai di rispetto. Quindi le venne naturale chiedersi cosa diamine avesse scoperto sondando l'energia di quel ragazzo? Cercò di non perdere il punto della questione, dovevano scopire chi era il ragazzo e perché diamine si era introdotto nella loro scuola. Il fatto che poi Cia avesse reagito in quel modo la faceva sospettare che fosse un componente delle lanterne. Loro avevano quella insana capacità di rendere la loro energia perversa, al punto da insozzare la loro magia e renderle allo stesso modo perverse anche loro. Cia era stata a contatto diretto con lui, quindi la possibilità che il ragazzo fosse una lanterna si fece sempre più forte nelle sue ipotesi.
    Non sai cosa ti è preso? Ma se....
    E' vero... l'ho sentito quando l'ho toccato. Questo ragazzo è .... speciale. l'ultima parola la disse apostrofandola molto, come se volesse far intendere che valeva assolutamente la pena darle retta. Lady Ganon sospettò ancora di più che il ragazzo fosse uno delle lanterne, e chissà parché ripensare a Thresh e pensare che stava mandando delle spie la fece imbestialire. Mosse una mano portandola contro la nuca del Neko spingendolo in avanti mentre con un piede calciò via la sedia da sotto il suo sedere. Lady Ganon aveva recuperato molta forza quindi per lei fu uno scherzo privarlo della sedia e spingerlo in avanti in modo che finisse inginocchiato davanti a Cia, che nel frattempo dovette togliere il piede dalla sua deliziosa erezione.
    Allora inizia ad essere più convincente! Chiedile perdono come si deve, le hai dato della meretrice e poi osi fartelo venire duro? fece rabbiosa. Incrociò le braccia al petto con fare autoritario guardandolo di nuovo dall'alto in basso.
    Avanti parla, ti ha mandato Thresh? chiese Lady Ganon tuonando severa.

    Edited by Hina-Poppezinga - 27/7/2017, 10:07
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    La benché minima pressione del grazioso piedino di Cia sulla vigorosa erezione del Neko e, conseguentemente, del lungo tacco sulle sue gonadi faceva precipitare quest’ultimo nei più intensi, abietti e semplicemente sublimi abissi del piacere: malgrado, infatti, il possibile pericolo insito in una simile stimolazione e la consapevolezza stessa che quella doveva essere una punizione, Astratto non poteva fare a meno di sussultare e fremere di godimento ogni qual volta la bella professoressa variava il piacevole peso con cui “opprimeva” il suo sesso sempre più turgido ed enorme, facendolo immancabilmente miagolare languido e contrarre i suoi muscoli scolpiti.
    Sapeva che c’era qualcosa di sbagliato nel piacere che stava ricavando da quella folle situazione, ma ben presto comprese di non poterlo contrastare in alcun modo e vi si arrese, perdendosi a tal punto in quelle nuove e sconosciute sensazioni che, dapprima con discrezione, poi sempre più manifestamente, prese a premere il bacino contro il piede della donna, sussultando ogni qual volta Cia variava sia pure involontariamente la pressione esercitata. Trattenne rumorosamente il respiro e con esso anche un gemito terribilmente rumoroso quando la giovane, provata per l’improvviso ammanco di energia, si appoggiò con più forza a lui, facendolo fremere come un pulcino bagnato. Tutto ciò, però, fu nulla di fronte alla reazione della giovane quando l’energia che l’aveva abbandonata ritornò in lei moltiplicata e intrisa di desiderio: Astratto, infatti, poté osservare i capezzoli della giovane inturgidirsi terribilmente invitanti, le sue gote assumere delle deliziose screziature rosee e, soprattutto, un irresistibile profumo dolciastro che sapeva di donna e che gli diede alla testa fin dal primo respiro, spandersi nell’aria. Era un odore intenso, che con il suo olfatto da ibrido fu impossibile non percepire e che, immediatamente, fece impazzire il suo corpo mandando nella più completa confusione la sua povera psiche, incapace di far fronte a una situazione di cui non aveva precedenti: si senti, infatti, frastornato e leggero, tanto che non comprese neppure l’esclamazione di Lady Ganon e, a dire il vero, non le prestò comunque molta attenzione.
    Il mondo, improvvisamente, si era ridotto soltanto a Cia e al suo grazioso piedino sulla sua sempre più grossa, dura e dolorosa erezione e benché una parte di lui che aveva conservato abbastanza lucidità si stesse tormentando per la figura che stava facendo, tutto il resto di lui se ne stava fregando senza mezzi termini: finché Cia avrebbe continuato a deliziarlo in quel modo e lui avrebbe potuto deliziarsi con il profumo irresistibile del suo desiderio, tutto sarebbe andato per il meglio.

    << Sì… tutto, tutto! Qualunque cos-ngh! Qualunque cosa…>>

    Sussurrò ormai alla mercé di quell’inarrestabile languore che dilagava in lui come miele caldo, sedando la sua mente a stilettate di piacere mentre ogni fibra del suo corpo grande e muscoloso fremeva e si contraeva neanche fosse dotata di vita propria; non si curò neanche di trattenere i mugolii dovuti allo sfregarsi della punta delle scarpa di Cia con la sua erezione sempre più enorme e turgida, che lo fece letteralmente saltare sulla sedia, tanto le sensazioni provocatogli furono intense e insopprimibili.
    Con l’ultimo barlume di decenza che gli era rimasto in corpo dovette lottare per non riportare le sue mani sulla sottile caviglia della professoressa e premere il suo piede sul suo sesso, magari costringendola a rendere la stimolazione più intensa: dovette affondare i suoi piccoli ma appuntiti artigli nelle sue cosce muscolose fino a procurarsi del lieve dolore per evitare di cedere a un impulso così ferino.
    Un istante dopo, infine, Cia diede l’ultima pennellata al quadro perfetto del suo godimento, interrompendo la preside e affermando che lui era un ragazzo speciale: già la voce della giovane e frizzante professoressa sembrava melodiosa come quella di un usignolo ad Astratto, ma in quel momento gli parve il più bello e magnifico dei cori angelici. Ovviamente, ubriaco di eccitazione com’era non capì assolutamente niente di quello che aveva sentito, tranne che la ragazza più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita lo aveva appena definito “speciale” e che, se la sua vita fosse finita in quel preciso momento, lui avrebbe accolto la cosa di buon grado perché meglio di così non avrebbe potuto fare neanche in tre vite.
    Per questo motivo, con gli occhi rossi velati dall’eccitazione e le gote rosse per un misto tra piacere e imbarazzo, le rivolse un sorriso candido e beato che mal si adattava a tutta quella folle, perversa situazione… almeno finché Lady Ganon non decise di scuoterlo un po’.
    E va da sé che per la reincarnazione di Ippolita, la regina delle Amazzoni che Ercole combatté nella sua nona fatica, “scuotere un po” voleva dire farlo cadere in avanti mentre faceva volare via la sedia su cui era seduto: se Astratto non cadde sul naso e si ritrovò effettivamente in ginocchio fu grazie ai suoi riflessi felini, dato che era così ebbro di piacere e rilassato che sarebbe stato già tanto se fosse riuscito a mettersi in piedi dopo un paio di tentativi.
    Prima, però, di proseguire la narrazione, bisogna declamare l’elegia funebre di un eroe caduto mentre Astratto cadeva in ginocchio: il povero bottone, infatti, che con ammirabile stoicismo aveva retto fino ad allora all’indicibile pressione causata dall’erezione sempre più turgida e impaziente del neko, non riuscì a reggere un così repentino cambio di posizione e dei movimenti tanto bruschi, così lasciò questo mondo con un sonoro “tlik”, mentre la zip si arrendeva immediatamente e si lasciava aprire dall’immane verga del ragazzo che, scattando come una molla, faceva bella mostra di sé già prima che lui toccasse il pavimento con le ginocchia.
    Così, davanti agli occhi delle due, si sarebbe palesata un’enorme asta venosa, estremamente più lunga di un avambraccio umano e notevolmente più larga, nivea e con un grosso, gonfio glande roseo che sembrava pregare per ricevere qualche attenzione, prima che Astratto squittendo come un coniglietto spaventato, cercasse di porre tardivo e disperato rimedio coprendola parzialmente con le mani.
    La caduta, infatti, con la conseguente nudità della sua enorme erezione aveva assolto la funzione di una doccia gelata e così, improvvisamente, si trovò assalito dalla vergogna più bruciante e dal desiderio impellente di nascondersi sottoterra per almeno un paio di secoli.
    L’idea stessa, infatti, che lo sguardo divertito di Cia e quello colmo di disprezzo e biasimo di Lady Ganon potesse posarsi sulla sua grossa verga pulsante lo fece arrivare a un passo dall’autocombustione per imbarazzo, così alle mani aggiunse anche la morbida coda, dato che il membro era decisamente troppo grande perché potesse nasconderlo adeguatamente… e anche così risultava decisamente visibile.

    << Scusiscusiscusiscusiscusi! Signorina Cia, non volevo! Non era mia intenzione! Sono mortificato, mi perdoni, la prego!>>

    Pigolò obbedendo istantaneamente all’ordine dato dalla preside, imbarazzato fino al parossismo della vergogna.

    << E la prego, Preside Ganon, mi deve credere: non conosco questo Thresh, non l’ho mai sentito nominare! Le assicuro che io ero qui per il giocattolo del mio fratellino, è la verità… davvero, io… io…>>

    La consapevolezza di star provando a fare un discorso serio con il cazzo di fuori lo confuse definitivamente e travolse ogni suo tentativo di riportare un minimo di buon senso in tutta quella follia. No, c’era un’unica cosa che poteva fare per ritrovare un po’ di sanità mentale e di dignità e doveva farne precisa richiesta alle due:

    << Ehm… ecco, potrei andare un attimo al bagno? Ne ho bisogno. Prometto che non proverò a fuggire!>>

    Chiese con lo stesso, sincero candore di un bimbo che si sbuccia un ginocchio e chiede alla mamma di prenderlo in braccio e dargli un bacino sulla bua; ovviamente, due millesimi di secondi dopo comprese immediatamente come le due avrebbero potuto equivocare fortemente il significato della sua richiesta e le sue guance divennero così rosse che ci avrebbero potuto cuore due uova, tanto si sentì morire dall’imbarazzo.

    << …Ne ho bisogno per rendermi presentabile, intendo! Cioè, nel senso che mi devo sistemare, rivestire, io... non posso stare in queste condizioni!>>

    Cercò di spiegarsi meglio (Probabilmente con scarsissimi risultati) il nostro eroe, mostrando lo stesso candore e la stessa buona volontà dell’agnellino della favola di Fedro, che di fronte alle accuse del lupo cattivo cerca di difendersi e di dimostrare che non ha fatto niente di male… e sappiamo tutti com’è andata a finire, vero?
     
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