Desire

Per Shiryu

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    Era ancora molto delusa dalla perdita di Mistral, o almeno, della "vecchia" Mistral. Che l'ultimo, splendido, lascito del suo "caro" amico Sousuke fosse andato sprecato in quel modo per propria scelta era semplicemente inaccettabile per lei, ma era lieta che perlomeno Thresh avesse deciso di tenere da parte il corpo e i suoi costrutti cosi come aveva fatto con lo stesso cadavere che ora accoglieva la sua anima, trasformandolo in qualcosa di ancora meglio. Ormai si era quasi abituata al suo nuovo corpo, non sentiva più cosi distante da sé quelle splendide forme, e aveva scoperto grazie alla piacevole ""battuta di caccia"" con Recundis (dove la preda era stata lui) che dopo essersi trasformata in combattimento, il Gebiss ripristinava il suo vecchio aspetto in maniera praticamente perfetta, e l'effetto durava anche per diverse ore dopo la trasformazione. Era stata una scoperta incredibile, che le aveva anche fatto capire quanto poco si fosse data da fare dalla sua rinascita. Si trasformava completamente troppo di rado, e quella mattina si era svegliata con il bisogno di andare caccia. Non aveva voglia però di una caccia selvaggia o troppo violenta, qualcosa che la riportasse ancora una volta ai suoi piu bassi istinti, nossignore... Quello di cui sentiva mortalmente bisogno, era qualcosa di ben più sofisticato, lento, sensuale... qualcosa che si adattasse a una lanterna e che avrebbe reso invidiosi Thresh e Vidocq messi insieme. Doveva tener loro testa quella sera, e le voglie da futura mamma avevano confermato questo bisogno e anzi, lo alimentavano. Era ormai al quarto mese circa, forse meno, forse più, non teneva il conto da brava creatura egoista, ma aveva notato suo malgrado che le splendide forme del suo seno cominciavano a gonfiarsi insieme ai fianchi, divenuti leggermente più pieni, e all'addome che da piatto si era accentuato fino a una collinetta più o meno evidente, che ella era molto brava a camuffare del tutto con il giusto abbigliamento. Forse era visibile giusto da vicino e quando era nuda, ma era ancora splendida in quel suo nuovo corpo, non aveva problemi ad ammetterlo nonostante i sentimenti contrastanti che provava per quell'aspetto che non le apparteneva (e per colei a cui invece era appartenuto). Certo, appariva sicuramente più procace e "vecchia" di quanto non fosse in realtà, ma ciò aggiungeva fascino alla sua figura. Definirla una giovane "milf" a quel punto sarebbe stato del tutto calzante, e la cosa la faceva sorridere. Poiché cacciare a Roma in luoghi pubblici era troppo rischioso per via della sua posizione di preside, anche se tentava sempre di farsi vedere il meno possibile a scuola, aveva scelto come meta un viaggetto sulla neve, nelle fredde terre britanniche. Era lì da due giorni circa, eppure non aveva ancora trovato qualcuno che la ispirasse particolarmente. Non sapeva cosa volesse esattamente, ma la gravidanza la rendeva capricciosa: non si sarebbe accontentata di una preda che non la ispirasse fino in fondo, a primo sguardo. Aveva voglia di un piatto esotico, di occhi di ghiaccio e un aspetto freddo, compensati magari da un animo buono e galanteria. Qualcuno che le offrisse un bel drink e la trattasse da umana senza aver minimamente idea di cosa potesse accadere una volta arrivati al letto. Quel giorno interpretava la parte di una giovane neo-mamma abbandonata dal proprio compagno, che si sentiva sola e aveva tanto, tanto bisogno di compagnia. Il che non era troppo distante dalla realtà, in fondo: Thresh la stava trascurando ultimamente, Recundis era un piacevole passatempo, certo, ma anche dal loro ultimo incontro era passato un po'.
    Era tarda sera e la zombie si trovava in un pub arredato con un perfetto "vecchio" stile (almeno per i tempi) irlandese, che univa però un tocco di tecnologia con luci psichedeliche, monitor per le ordinazioni ad ogni tavolo e boccali auto-refrigeranti (o riscaldanti, nel caso delle fredde notti londinesi). Era tutto in simil-legno, curato nei minimi dettagli per riprodurre ciò che, probabilmente, il luogo era stato secoli prima: un enorme bancone, tanti sgabelli, diverse panche con tavolate annesse e, nell'angolo in fondo della sala, direttamente opposto al bancone e circondato dai tavoli, un piccolo palco dove darsi al karaoke o piccoli spettacoli con band di professionisti, del posto e non. Quella sera c'era il karaoke, e Leben non aveva potuto resistere, l'istinto dei tempi andati era riaffiorato e il richiamo di quel microfono si era rivelato semplicemente troppo forte. Indossava un abito nero elegantissimo ma anche decisamente provocante, in perfetto stile "Leben". Un alternanza di pizzo, seta e pseudo rubini che giocava con le sue forme mettendole in mostra o nascondendole a seconda di come si muoveva. Sul davanti l'abito si apriva immensamente, mettendo in mostra la pancia con fierezza, resa tuttavia un dettaglio altamente ignorabile a causa dei seni, gonfi e assolutamente perfetti, che anche senza reggiseno risultavano alti e sodi. Per coprire solo superficialmente la pelle pallida e non esagerare troppo con l'aspetto provocante, sotto alla scollatura portava un dolcevita trasparente, così leggero che chiunque avrebbe potuto facilmente strapparlo via con una mano soltanto. Inutile dire che la cosa era voluta e la eccitava immensamente. L'effetto nel complessivo lo faceva apparire come un unico capo, molto affascinante, mentre i vari gioielli che indossava completavano il quadro con un pizzico di stile "alla schiava". Si trattava di un girocollo a collare, due spessi bracciali (alla schiava, per l'appunto), una cintura e delle giarrettiere molto particolari, tutto rigorosamente in onice nero; li aveva fatti fare appositamente da un artigiano delizioso, e non solamente in senso lato. Quando chiamarono il nome di "Alice" (Pronunciato "Aliss" e non in italiano), raggiunse il palco ancheggiando nel suo solito modo: sensuale, senza neppure un passo di troppo, lasciando la volgarità da parte pur mantenendo una sensualità innata, da vera femme fatale. Il pancione con quelle luci era pressoché invisibile, anche per il taglio del vestito che pur scoprendo l'ombelico, nascondeva un gioco di forme e ombre sul tessuto dei fianchi, che rendeva piatta la pancia finché la sua figura era vista dal davanti. La sua voce, estremamente profonda pur mantenendosi femminile, risuonò forte e chiara nell'ampio locale pur essendo volutamente bassa e roca, lasciando che trapelasse una sfumatura di accento tedesco molto lieve. Afferrò il microfono quasi con timidezza, mostrando un sorriso al pubblico che non era né malizioso né perverso come suo solito, ma solo pieno di calore e sincera speranza.
    Buonasera, mi chiamo Alis. Spero che la mia canzone vi piaccia...
    Poi partì la musica. Le luci si fecero più soffuse e, a ritmo dell'attacco, Leben fece trasformare quella giovane e timida donna in una creatura completamente rapita dagli strumenti. I fianchi iniziarono a muoversi, ondeggiando lenti da una parte e dall'altra e "stoppandosi" a destra o a sinistra in perfetta sincronia con la base. Teneva gli occhi chiusi e guardava in alto, come se sentisse la musica scorrerle dentro le vene e ne stesse assaporando ogni singola nota. Quando iniziò a cantare, aprì gli occhi e li puntò sul pubblico, avvicinandosi al microfono e cambiando espressione, uno sguardo a palpebre socchiuse, intenso, passionale, pronto a divorare la preda: uno da sguardo da lei. Il testo era perfettamente nelle sue corde.

    Baby, I wanna touch you

    I wanna breathe into your well

    See, I gotta hunt you

    I gotta bring you to my hell

    Baby, I wanna fuck, you.

    I wanna feel you in my bones

    Durante quella frase, portò la mano sinistra a sfiorarsi il braccio destro, tenendo quest'ultimo con il polso rivolto verso il pubblico, lasciandoci scivolare le unghie sopra dal polso alla spalla, con le dita tenute morbide e rilassate. Indicava per l'appunto le sue ossa, mentre risaliva l'arto in una carezza che per quanto breve, risultò estremamente evocativa. Non stava solo cantando, recitava. E lo faceva alla perfezione, proprio come se fosse tornata a teatro, all'opera, al suo violino... alla ragazza viva e di buona famiglia.

    Boy, I'm gonna love you

    I'm gonna tear into your soul.

    Mai parole furono state più sincere, pronunciate da lei. Il vociare che si era udito prima che aprisse bocca si affievolì lentamente, fino a sparire. La maggior parte degli uomini era incantata, le donne a bocca aperta, che probabilmente si domandavano come la natura potesse essere tanto ingiusta. Leben cantava con una voce calda, sensuale, muovendosi come una serpe che tenta di incantare la preda, strusciandosi sull'asta del microfono con movimenti che riportavano alla mente ben altre pratiche oltre alla danza, ma non riuscivano mai a sfociare nel volgare, neppure in quel caso. Ogni volta che una nota si sollevava, inspirava sonoramente in un modo che faceva pensare neppure troppo sottilmente al piacere femminile, prendendo fiato per poter ricominciare, anche se era tutto un artificio, perché lei non respirava. Era stata un'artista in vita, e sapeva cantare molto bene nonostante la sua voce fosse cambiata, facendosi ben più adulta: non una nota stonata, non un'incertezza, era perfetta ma senza rinunciare al sentimento e alla passione che ci metteva. Passione che nel suo caso si poteva definire più che pericolosa. Mentre le parole le scorrevano sulla lingua, le mimava come poteva, evidenziandole con i movimenti delle labbra, sempre molto chiari, talmente che anche qualcuno privo dell'udito, avrebbe potuto ascoltarla e sentirla risuonare fin dentro lo stomaco.

    DESIRE, I'm hungry

    And i hope you feed me

    How do you want me, how do you want me?

    How do you want me, how do you want me?

    [...]

    La cosa davvero divertente di tutta quella faccenda, era il fatto che la canzone che stava cantando apparteneva a una star poco conosciuta che si faceva chiamare "Hidden Rose" e non era altri se non Daisy Meyer: sua sorella. La cosa la faceva sorridere, come del resto la divertiva immensamente il fatto che quel testo, quelle parole, fossero estremamente calzanti, tutt'altro che la canzonetta di una mamma che aspirava a trovare compagno per la serata. Mentre continuava a ripetere il ritornello, vagliava la stanza alla ricerca del contatto visivo con il pubblico, ma non era concentrata sulla massa: lei cercava il singolo, la sua preda. Solo un primo sguardo, e avrebbe deciso chi sarebbe stato il "fortunato" designato a tenerle compagnia quella notte. Era certa che lo avrebbe colto subito, quel qualcosa destinato a far agitare il piccolo feto nella pancia, e il Gebiss nella sua testa. Un, solo, sguardo.

    Eccoci qui. Sperando che l'introduzione ti piaccia, ho pensato di dividere il post in due parti quindi all'inizio non ci sarà interazione tra i personaggi, se non visivamente. Spero non ti dispiaccia. :mia:
    P.s. Consiglio di ascoltare la canzone mentre leggi, se puoi. Ho messo il link poco prima che Leben inizi a cantare, così che parta quasi in sincrono. xD


     
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    "L'Irlandese Volante"

    Tale nome affisso su un'insegna in legno, raffigurante un uomo con i tipici vestiti irlandesi e con un paio d'ali angeliche, troneggiava accanto all'ingresso di un locale, rivelandosi all'interno un vero e proprio pub irlandese, con qualche innovazione tecnologica per mantenerlo al passo con i tempi: inizialmente anche Dorian, come tutti le persone prima di lui, era rimasto perplesso quando aveva visto quell'insegna, tuttavia si è dovuto ricredere una volta varcata la soglia, trovando un ambiente unico ed estremamente piacevole.
    Tutto ciò era dovuto a Rick, il giovane proprietario nonché oste, il quale si era impegnato nel ricreare fedelmente e minuziosamente ogni dettaglio di un vero pub irlandese d'altri tempi, con quel pizzico di tecnologia per rendere ancora più piacevole il soggiorno ai vari commensali: Rick è un uomo sulla trentina, alto un metro e novanta, i cui lunghi capelli lisci e biondi e la folta barba del medesimo colore catturano immediatamente l'attenzione dei vari visitatori del locale; in secondo luogo, la sua cordialità ed ospitalità coinvolgono chiunque varca la soglia del locale, accompagnandolo nel vero spirito irlandese.
    Dorian ovviamente aveva subito preso in simpatia il giovane proprietario, divenendo ormai un cliente abituale da diversi mesi, sia per l'ottima qualità del suo whisky, sia per le informazioni che gli forniva sottobanco: ebbene si, quel locale andava così bene che attirava gente comune ma anche ricercati, i quali, credendo di mescolarsi tra la folta clientela del locale, speravano di trascorrere una serata in tranquillità, non sapendo che gli occhi dell'oste non perdevano di vista nessun volto.
    Rick aveva capito subito che tipo di persona era Dorian e dopo qualche bicchiere, avevano stretto una specie di accordo, dove il cacciatore pagava a buon prezzo le informazioni che l'oste gli riferiva: alla fine tutti ci guadagnavo da questo scambio, Rick otteneva qualche extra e man mano la propria clientela veniva "ripulita" da Dorian, il quale aveva continuamente nuovi bersagli per la propria spada.
    Era un freddo venerdì sera quando il moro varcò la soglia dell'Irlandese, trovandolo pieno come sempre: quella sera in particolare, come ogni venerdì, attirava molte persone sia per via dell'inizio del weekend ormai alle porte, sia per il karaoke, il quale forniva numerose ore di divertimento. Dorian tuttavia non era lì per un esibizione al karaoke né per festeggiare l'inizio del fine settimana:
    un cacciatore di taglie non è mai in vacanza se c'è qualche malvivente che gira indisturbato con una taglia sulla testa.
    Lo spadaccino si sbottonò i primi bottoni della giacca bianca, rivelando l'interno nero e la mandibola di lupo attorno al collo: il candido cacciatore si avvicinò lentamente al bancone, ritrovando il volto sorridente di Rick il quale, dopo aver servito un abbondante boccale di birra fresca, si preparò a servire Dorian, sfoggiando il suo solito sorriso bianchissimo.

    Dorian, quanto tempo! Il solito, immagino?
    Replicò l'uomo con la sua solita voce decisa ma al tempo stesso accomodante, preparandosi a prendere un bicchiere di vetro da dietro al bancone: ad un semplice assenso del moro, l'oste mise sul bancone il bicchiere appena preso, per poi andare a tirare fuori una bottiglia del suo whisky migliore, riempiendo quasi all'orlo il bicchiere per lo spadaccino.
    Dorian si avvicinò soddisfatto, adagiando il gomito sinistro sul bancone in legno, rimanendo in piedi dato che buona parte dei posti a sedere erano tutti occupati.

    Sei pieno proprio come i bicchieri che servi. E' questo il segreto della tua fortuna?
    Domandò il moro sorridendo divertito non appena Rick terminò di versare il distillato color caramello, per poi afferrarlo con la mano destra, imperlando la propria bocca del suo intenso e caloroso sapore: come al solito il whisky dell'Irlandese era ottimo per riscaldare il corpo infreddolito dal gelido clima di Londra, tuttavia non bisognava esagerare, altrimenti si finiva sul palco del locale a perdere la propria dignità.
    Ahahahah Amico mio! Io sono solo un oste: servo alcolici, fornisco un piatto caldo ed un posto comodo contro questo clima glaciale.
    Quali segreti dovrei mai nascondere?

    Domandò ironicamente Rick, sfoggiando un sorriso complice nei confronti del moro, mentre si affrettava a ripulire l'ennesimo boccale di birra con un panno: ovviamente nessuno sapeva del loro accordo segreto, altrimenti l'oste avrebbe impersonato letteralmente l'Irlandese Volante, venendo piazzato all'interno di un cannone e sparato nel cielo di Londra, o chissà quale altra tortura gli sarebbe toccata; non bisognava scherzare con i delinquenti londinesi, ma intanto il grosso del lavoro lo faceva Dorian.
    Allora dimmi, vuoi provare un bicchiere della mia riserva?
    Domanda in codice che Rick gli rivolgeva ogni volta che voleva sapere se il moro era alla ricerca di qualche ricercato: egli era sul punto di rispondere di si, concedendosi un nuovo sorso di whisky, quando un forte ed intenso brivido percorse la sua schiena.
    I suoi occhi glaciali si sgranarono e per poco non gli andò di traverso il sorso che aveva buttato giù mentre si voltava lentamente, rivolgendo lo sguardo verso il palco, ove aveva sentito quella voce, quel soave richiamo, causa di quel brivido: le luci erano soffuse ma i sensi di Dorian erano ben sviluppati da riuscire a vedere tranquillamente fino al palco, osservando con estrema attenzione colei che aveva catturato la sua attenzione.
    A partire dal basso, le iridi azzurre di Dorian si soffermarono a scrutare ogni centimetro di quelle gambe giunoniche ed estremamente sensuali, percorrendole lentamente con lo sguardo, risalendo fino ai fianchi pieni, avvolti da quel vestito nero che non faceva altro che esaltare incredibilmente le forme che conteneva: i movimenti della vita della donna furono speculari a quelli degli occhi del moro, il quale risalì ancora con lo sguardo, osservando l'addome e quella scollatura profonda ma per nulla volgare.
    Arrivato a quel punto, Dorian deglutì sonoramente, cercando di mantenere la propria mascella serrata per non sembrare completamente imbambolato, rivelando uno sguardo inespressivo, se non fosse stato per il rossore che imperlava le sue gote: il proprio cuore iniziò a battere ad un ritmo sempre più elevato quando il suo sguardo raggiunse il suo seno, generoso ed estremamente invitante, tanto che buona parte dei presenti si era fermato ad osservarlo, perdendosi il meglio, posto poco sopra.
    Quel viso avvolto dai lunghi e mossi capelli corvini, quelle labbra rosse e carnose, quel sorriso bianchissimo e perfetto che si mostrava ad ogni parola di quella canzone, quel naso delicato e per finire quegli occhi magnetici e profondi, catturarono completamente la mente e forse l'animo di Dorian.
    Sembrava come se il tempo si fosse fermato e che nel locale ci fosse solamente Lei, intenta a mettersi in mostra su quel palco, sfoggiando una voce calda ed estremamente sensuale: lo spadaccino ebbe quasi un tuffo al cuore quando avvertì nitidamente le parole pronunciate da Alice, sentendo la propria bocca farsi tremendamente asciutta mentre sosteneva quello sguardo e quelle parole. I propri occhi infatti si erano soffermati su quelli di lei, non che il resto non fosse affatto apprezzabile, tutt'altro, ma, come detto prima, era proprio come se quegli occhi gli avessero catturato l'anima e difficilmente avrebbe distolto lo sguardo: non lo fece nemmeno quando si portò nuovamente alla bocca il bicchiere di whisky, vuotando in un sorso solo tutto il contenuto, adagiando il contenitore vitreo sul bancone, dietro il quale anche Rick sembrava rapito da quello spettacolo.
    Dorian era un cliente abituale di quel posto dunque perché non l'aveva mai vista? Che fosse straniera? O forse visitava il locale solamente quando Dorian non c'era?
    Domande che in quel momento non vennero minimamente affrontate dalla mente dello spadaccino, il quale iniziò ad avvertire un certo calore invadere il proprio corpo, tanto da spingerlo, sempre fissando gli occhi di Alice, a sfilare un altro bottone della giacca bianca, rivelando che sotto di essa indossava una maglietta grigio scuro.
    L'alcool iniziava a fare il suo effetto, rendendo il rossore sulle guance di Dorian sempre più intenso, mentre rimaneva fermo al bancone, girato con il busto proprio verso il palco: l'interesse verso quella sensuale e formosa donna cresceva con il passare del tempo, parola dopo parola, imprimendo nella propria mente quelle forme, quella voce che difficilmente avrebbe dimenticato.
    Per un istante iniziò a dubitare che si trattasse di un sogno o di un allucinazione: era davvero possibile che esistesse al mondo una donna così?
    Forse c'era qualcosa di strano nel whisky di Rick, pensò inizialmente, ma di fronte ad uno spettacolo del genere, Dorian abbandonò il proprio spirito investigativo, lasciandosi guidare dalla musica, da quella calda voce, dai movimenti sensuali di quel corpo, sostenendo, sempre e comunque, il suo sguardo.
    Quegli occhi che scrutavano nel suo intimo.
     
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    Mentre la canzone proseguiva e lo sguardo di Leben vagava per il locale, i suoi occhi scarlatti si posarono su un uomo che sedeva al bancone insieme al barista. Oltre a essere avvenente, il giovane possedeva due occhi azzurri abbastanza freddi da farla rabbrividire, ma fu soprattutto la sua reazione a incuriosirla: da una parte impassibile e fermo sul posto, quasi rilassata, dall'altra incapace di nascondere un rossore che, nonostante le luci soffuse, Leben non poté proprio ignorare. I suoi sensi allenati e ben sopra la media, le facevano quasi distinguere il battito dei cuori di tutti i presenti, palpitanti e rapiti dalla sua voce. Desiderò di poterli isolare per cercare il cuore di colui che stava fissando, ma non potendo farlo si limitò a ricambiare il suo sguardo il tanto giusto per giocare un po'. Per la precisione, il tempo di schiudere sensualmente le labbra e cantare: "[...]I wanna taste you, I wanna skin you with my tongue", chiudendo gli occhi subito dopo, in modo da non spaventarlo con la frase successiva ("I'm gonna kill you"). Mentre lo diceva, fece in modo di mettere in mostra la lingua, rendendo il tutto ancora più osceno, ma sensuale. Il fatto che volesse scarnificarlo tramite essa non era del tutto errato. Appena aveva posato lo sguardo su quel viso, il feto dentro la sua pancia aveva reagito con un sussulto, facendola quasi ridacchiare. Che anche quella creatura indefinita avesse percepito la fame della propria madre?
    Cercando di non scoppiare a ridere nel bel mezzo della canzone, rovinando tutta la scena faticosamente imbastita, Leben riaprì gli occhi solamente quando riprese a cantare il ritornello, premurandosi di rivolgere un'altra occhiata all'uomo, ma senza soffermarsi solo su di lui, volendo apparire un po' in imbarazzo per il proprio interesse. Non aveva idea di come si sarebbe comportata una giovane mamma abbandonata e frustrata in simili circostanze, ma era sicura che non lo avrebbe fissato tutto il tempo guardandolo con l'aria di chi lo avrebbe volentieri divorato boccone dopo boccone. Quindi, nonostante ella avesse una voglia matta di fissarlo e divorargli letteralmente l'anima, lanciò solo qualche occhiata interessata nei suoi riguardi, tornando per la maggiore a errare per il pubblico, nonostante oramai avesse scelto la sua preda: sarebbe stato il freddo moro, la sua dolce compagnia per la serata.

    DESIRE, I'm hungry

    I hope you feed me

    How do you want me, how do you want me?

    [...]

    I wanna feel YOU, I want it ALL

    [...]

    Non perse una singola nota, un movimento. Non mancò di muoversi tutto il tempo, variando ritmo, seguendo il continuo sali e scendi dei suoni, in un crescendo che alla fine, si concesse di concludere tornando a fissare il suo obiettivo: How do you want me?
    Chiuse così, fissandolo, per poi prendere un profondo respiro e buttare fuori l'aria in un ansito dolcissimo, continuando a prendere fiato così da mettere in mostra i suoi prosperosi seni, mentre si alzavano e abbassavano ritmicamente. Sorrise al pubblico, concedendosi un piccolo inchino e portando le mani al petto mentre lo faceva, incrociandole così come un tempo era solita fare a teatro. Pur non avendo ricordi nitidi di quei tempi da umana, le azione le venivano come sempre naturali, facili, una reminiscenza di tempi destinati a non tornare mai più. Come se avesse realmente bisogno di respirare, o riprendere fiato, scese dal palco sforzandosi di sembrare ancora affaticata: concentrando un po' di sangue nelle gote e sulle labbra, così da renderle arrossate, e sforzandosi di stillare qualche piccola perla di sudore sulla fronte. Nonostante gli sforzi però, il suo cuore continuava a non battere più di 10 volte al minuto, rendendo quella farsa alquanto ridicola ai suoi stessi occhi. Finché quegli ignari agnellini ci credevano, tuttavia, andava bene. Accompagnata da uno scroscio di applausi e qualche innocente commento, tra cui più di un "BRAVO" pronunciato con un accento britannico che la fece ridere, si diresse a lenti passi al bancone, come una modella intenta a sfilare, cercando di non guardare troppo la sua preda mentre lo raggiungeva. Per scendere dal palco, aveva dovuto dare un momento le spalle al pubblico, e a quel punto sperava vivamente che egli l'avesse vista: quel vestito le aderiva perfettamente al fondoschiena, rendendolo una vera e propria opera d'arte.
    Una volta arrivata, prese posto in uno sgabello vicino a lui, lasciando tuttavia un posto a separarli. Se avesse voluto avvicinarla, avrebbe dovuto mostrarsi deciso. Si sedette con tutta la classe che la contraddistingueva, senza mai aprire troppo le cosce, con le gambe unite e poste leggermente di lato, verso lo sconosciuto così da mostrare interesse, ma con il busto rivolto invece al barista per farsi desiderare. Voleva vedere se sarebbe stato lui a fare la prima mossa.
    Un Cosmopolitan, per favore.
    La sua voce suonò ancora affannata e sorridente, mentre alzava l'indice sottile e affusolato così da indicare un 1, mettendo in mostra la bella mano ma soprattutto le unghie curate, tinte di un rosso che riprendeva il colore della pietra posta sul vestito. Se fosse stato un tipo galante, avrebbe potuto dire di aver fatto jackpot: Apocrypha doveva star ascoltando ogni sua preghiera, perché aveva chiesto proprio un tipo dall'aria fredda che nascondesse un cuore premuroso; o forse dietro quel rossore si celava piuttosto un individuo pericoloso? Nascose a stento il proprio sorriso: quale che fosse la sua natura, sarebbe stato delizioso nel suo letto, n'era sicura. Il gioco era appena iniziato...

    Edited by .Bakemono - 26/6/2017, 16:10
     
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    Durante tutta la performance di Alice, le iridi azzurre di Dorian non si separarono minimamente da quella visione, a differenza della cantante, la quale gli forniva di tanto in tanto qualche occhiata, rivolgendo il proprio sguardo alla maggior parte del pubblico: un atteggiamento del genere era del tutto normale durante un karaoke, eppure ogni volta che quelle iridi scarlatte incrociavano le proprie, il moro avvertiva dei forti brividi lungo la schiena, i quali risalivano lentamente fino al collo, facendogli venire letteralmente la pelle d'oca; un fenomeno di questo tipo non era affatto normale ma risultava essere piacevole ed intrigante per lo spadaccino.
    Egli continuò a trattenere il rossore delle proprie guance, cercando di mantenere una posa impassibile e fredda, del tutto indifferente alla soave voce di Alice che raggiungeva le sue orecchie, impresa che divenne quasi impossibile quando avvertì chiaramente quei sospiri dolcissimi: in quel momento dovette nuovamente ingoiare sonoramente un altro poco di saliva, sbattendo le palpebre che sembrava volessero rimanere aperte per godersi ogni singolo istante di quella meravigliosa esibizione.
    Dopo aver ripreso il controllo di sé con un respiro profondo, Dorian si unì alla letterale ovazione che seguì non appena la cantante terminò la propria performance: fischi di approvazione ed applausi avrebbero raggiunto copiosi la donna dai capelli corvini, forse più per aver messo in mostra il proprio corpo piuttosto che per aver sfoggiato le abilità della propria ugola, sta di fatto però che lo spadaccino si limitò ad un semplice quanto contenuto applauso, mantenendosi sempre un espressione impassibile sul proprio volto.
    L'uomo non perse affatto l'occasione di notare Alice voltarsi e scendere dal parco, beandosi della visione del vestito che aderiva perfettamente al suo fondoschiena, facendo addirittura svenire qualche commensale già alticcio: Dorian si ritrovò a divorare letteralmente con gli occhi quelle natiche fasciate dall'elegante e sensuale abito, cedendo al proprio istinto per quei brevi istanti in cui la cantante fu di spalle, riprendendo nuovamente il controllo quando la vide ancheggiare sensualmente al bancone, andando a sedersi ad uno sgabello appena vicino a lui.
    Rick raggiunse immediatamente dall'altra parte della sua postazione Alice, prendendo la sua ordinazione con estremo piacere, pronto a soddisfare al meglio la cliente più affascinante che avesse varcato la soglia del suo locale: il proprietario prese lo shaker e vi versò rispettivamente della vodka al limone, del liquore prodotto in Francia conosciuto con il nome di Cointreau, succo di lime e di mirtillo rosso, concludendo il tutto con del ghiaccio.
    Chiuso lo shaker, Rick lo prese fra le mani ed iniziò a mescolare energicamente, agitando quello strumento ad un ritmo via via sempre più elevato, mettendosi in mostra agli occhi cremisi della donna, sfoggiando la tipica muscolatura da barman, rivolgendole qualche sorriso durante la preparazione: non appena fu sicuro che tutti gli ingredienti avessero raggiunto l'equilibrio perfetto, il proprietario adagiò sul bancone un bicchiere a doppia coppa, aprendo poi lo shaker per versarne il contenuto all'interno, rivelando un liquido dal colore rosso acceso, attenuato leggermente dalla vodka al limone, la quale però avrebbe conferito all'insieme un sapore deciso.
    Per completare l'ordinazione, Rick andò ad adagiare un pezzetto di scorza di limone sul bordo del bicchiere, terminando la presentazione del cocktail: a quel punto, il proprietario sistemò le varie bottiglie che aveva tirato fuori per la preparazione del drink, pronto a servire un altro cliente, mentre Dorian era rimasto per tutto il tempo ad osservare Alice, notando come le sue gambe fossero rivolte verso di lui, a differenza del busto, parallelo al bancone.

    Mettilo pure sul mio conto, Rick ed aggiungi un altro bicchiere di whisky.
    Esordì lo spadaccino rivolgendosi all'amico per poi avvicinarsi lentamente alla donna, andando a sedersi allo sgabello posto alla sua sinistra, appoggiando l'avambraccio destro sul bancone,
    mentre si voltava lentamente verso Alice, ruotando leggermente il capo: ora che era più vicino a lei, Dorian avrebbe avvertito la fragranza che emanava la cantante, perdendosi per un istante in quella piacevole sensazione che forniva il suo profumo; i propri occhi azzurri osservarono le dita sottili della donna, ripercorrendo il suo braccio, fino ad arrivare al suo viso, accennando un lieve sorriso prima di continuare con quell'approccio.

    Lo consideri un omaggio per aver allietato questa serata con la sua voce: un esibizione unica ed intensa, le faccio i miei più sentiti complimenti.
    Replicò lo spadaccino mentre afferrò il proprio bicchiere di whisky, servito prontamente da Rick, il quale li avrebbe lasciati da soli, andando ad occuparsi delle ordinazioni degli altri clienti: il moro alzò leggermente la mano destra, avvolta intorno al contenitore con il liquore, dirigendola leggermente verso destra, quasi invitando la donna ad un brindisi.
    Dorian rimase in silenzio, rivolgendo sempre i propri occhi sul viso di Alice, in attesa di vedere una reazione da parte sua in seguito alle sue mosse: la donna aveva dato inizio a quel gioco ed a quanto pare il moro aveva accettato, non sapendo minimamente con chi, o con cosa, aveva a che fare.
    Sapendo esattamente chi, o cosa, fosse, lo spadaccino sarebbe stato così generoso nei suoi confronti?
     
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    Mentre Leben osservava il barista aggiungere il succo di mirtillo alla bevanda che aveva ordinato, non poté che immaginare quanto sarebbe stato piacevole se quel colore rossastro fosse appartenuto piuttosto a del caldo, dolcissimo sangue appena stillato. La fantasia le disegnò un lieve sorriso sulla faccia, costringendola a inumidirsi le labbra nel modo più discreto possibile. Per mascherare quell'unico momento di cedimento, in cui il suo viso apparve decisamente poco "innocente", portò le dita delicate a sistemarsi un ciuffo corvino dietro l'orecchio, ravviandosi i capelli mossi. Quando l'attraente sconosciuto si offrì di pagarle il drink, ella represse un brivido di piacere e il secondo sorriso perverso che minacciò di manifestarsi, mandando in frantumi la sua preziosa copertura. Non potendo permetterselo, trasformò quello stesso ghigno in qualcosa di molto più dolce e lieve, mantenendone solamente la sensualità quando alla fine si voltò verso la sua preda, rivolgendogli uno sguardo di sincero interesse che dimostrò ampiamente facendo scorrere i suoi begli occhi rossi sul corpo del giovane, dal viso al torace, minacciando quasi di andare oltre la cintura salvo tornare velocemente agli occhi, così da sembrare pentita del tentativo. Finse di arrossire leggermente, sorridendo ancora di più mentre afferrava il suo drink, mettendo in mostra le unghie tinte di un rosso intenso che sembrava preciso al sangue... e in effetti lo era.
    Oh... ti ringrazio, davvero. Ma ti prego: non darmi del lei, mi fai sentire più grande di quanto non sia in realtà. Accennò un occhiolino, come per rimproverarlo bonariamente. Sono felice che la mia canzone sia piaciuta, ad essere sincera non mi aspettavo tanto clamore. Sai, non era un pezzo pienamente nelle mie corde... ma oggi mi sentivo in vena di una piccola follia.
    Ridacchiò, una risata roca, femminile e breve, in altre parole: perfetta. Lasciò intendere che la voglia di piccole "follie" non era affatto passata per quella sera, e non si preoccupò di nascondere l'interesse nei propri occhi, come a testimoniare che anche lei, durante la canzone, lo aveva notato in mezzo alla folla. Sembrava una cosa quasi romantica, Leben avrebbe riso di un simile pensiero. In ogni caso, piuttosto che andare subito al sodo, decise di recitare la parte della donna rispettabile che aveva scelto di concedersi una serata sopra le righe ma, non essendo pratica, non sapeva come proseguire, per cui non aggiunse altro. Rimase un po' sulle spine, mantenendo il rossore. Le veniva naturale recitare; strascico di tempi perduti e destinati a non tornare più, con suo sommo piacere. Alla fine, dopo una pausa di pochi istanti, si decise a parlare:
    Allora brindo alla tua salute, "Signor"...
    Sollevò il calice verso Dorian, ammiccando e aspettando che si presentasse. Scelse il tu perché si presupponeva che fosse poco più giovane di lei, e non voleva che "la mammina" apparisse troppo abbottonata. Il "signor" aggiunto era infatti amichevole, pronunciato con un tono abbastanza scherzoso. Mentre si muoveva, si voltò totalmente verso il suo interlocutore, accavallando le gambe in modo ancora più sensuale e posando un braccio sul bancone così da mettere in mostra il proprio corpo senza sembrare sospetta. Da quella posizione, così vicini, Dorian avrebbe forse potuto notare il lievissimo accenno di pancia, o forse ancora sarebbe stato troppo colpito da due deliziosi e perfetti seni che, pur essendo procaci e senza nulla a sorreggerli se non quei bizzarri copricapezzoli, rimanevano perfettamente alti e sodi, senza cedere al fastidioso effetto "rifatto", comune in molte umane così dotate. Come al solito non portava un reggiseno, e a un sguardo ben attento sarebbe stato facile notare che dall'ampio spacco laterale, che raggiungeva il fianco, non si intravedeva nessun malizioso pizzo o merletto: anche quella sera aveva scelto di non indossare biancheria. L'unico capo a spiccare dopo il vestito, erano le particolarissime autoreggenti impreziosite da ricami molto complicati che le fasciavano le gambe tohiche come guanti. Mentre sollevava il calice, uno spasmo all'interno del sue ventre la portò a irrigidirsi il tempo di un solo istante: in qualche modo, il feto si era mosso, nonostante -che ella sapesse- non fosse ancora il momento per certi dolori. Stuzzicata dalla cosa, si rese conto che guardare Dorian aumentava quei flebili movimenti e che il suo odore, ora che era così vicino, le mandava in estasi i sensi, come se anche la creaturina dentro di lei bramasse un pezzetto dello sconosciuto dagli occhi di ghiaccio. Erano quelle le "voglie" da gravidanza? Leben sorrise tra sé, evitando di cedere all'istinto di accarezzarsi la pancia... e qualcos'altro.
    E così ne vorresti un pezzetto anche tu, eh, creaturina? Quanta impazienza... proprio come tua madre.
     
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    Un dolce sorriso ed uno sguardo d'interesse furono l'iniziale risposta all'offerta di Dorian di pagare il drink a quella sensuale quanto talentuosa cantante: le iridi di ghiaccio dell'uomo non riuscirono a non notare il movimento degli occhi di Alice, sentendosi esaminato dal capo fino alla cintura, arrossendo maggiormente in quel momento, per poi ritornare composto quando si specchiò nuovamente nelle pupille contornate di rosso della donna.
    Il moro fu sorpreso di quell'interesse mal celato nei suoi confronti, così come del rossore che imperlava le gote di Alice quando sostenne il proprio sguardo: ascoltandola rivolgersi a lui in quel modo, utilizzando il "tu", gli sembrò di essere ancora più vicino a quella sensuale figura femminea, la quale lo ringraziò ma non perse occasione di ammonirlo, bonariamente.

    Non c'è bisogno di ringraziare, mi sembrava il minimo dopo la tua performance.
    Iniziò a replicare Dorian con voce pacata e tranquilla, mentre faceva intendere che anche lui avrebbe utilizzato lo stesso approccio della bella cantante, cercando di non farla sentire più grande con il proprio modo di parlare: dopo quel breve iniziò però la propria voce cambiò lievemente, assumendo un tono leggermente sarcastico, accompagnato da un sorriso quasi di sfida.
    Mi permetto di contraddirti: ho ascoltato attentamente ogni parola della tua canzone e credimi, dire che ti calzava a pennello è un eufemismo.
    Con un brano del genere e con un esecuzione come la tua, il successo era più che assicurato e credo proprio che una donna come te potesse largamente prevederlo: perciò non prendermi per un giovane ingenuo, piuttosto a cosa devo questa "farsa"? Fa forse parte di una delle tue follie?

    Il cacciatore di taglie la incalzò, mettendo in mostra che nonostante la straordinaria performance di Alice ed il suo fisico sensuale messo in mostra, egli era ancora in grado di ragionare con il proprio cervello piuttosto che con l'amico lì sotto, anche se una porzione non indifferente di sangue si stava accumulando proprio in quel punto: chissà se la sua interlocutrice si sarebbe accorta di quel naturale fenomeno?
    Egli terminò la propria frase con una leggera risata, quasi a replicare inutilmente quella perfetta della donna, continuando comunque a sostenere il suo sguardo, piantando le proprie iridi sulle pupille di Alice.

    Greyback, ma puoi chiamarmi semplicemente Dorian.
    Io invece con chi ho il piacere di condividere questo brindisi?

    Domandò lo spadaccino, rimanendo in attesa del nome di quella elegante ma sensuale figura su cui aveva posato i propri occhi: Alice, voltandosi per quel brindisi, mise ulteriormente in mostra il proprio corpo ed a quel punto gli occhi di Dorian non riuscirono più a rimanere fissi in quelli di lei; tanta era la curiosità e la bramosia di poter ispezionare da vicino quel corpo perfetto,
    riuscendo inoltre con quel gesto a ricambiare l'interesse dimostrato in precedenza dalla cantante.
    Le iridi di ghiaccio dell'uomo scivolarono lentamente lungo il viso di Alice, fino ad arrivare al suo petto, suscitando un fremito che scosse il moro: ora che la distanza che li separava non era più elevata, il seno della donna sembrò semplicemente perfetto alla vista dello spadaccino, il quale sgranò leggermente gli occhi ed arrossì vistosamente.
    Gli occhi di Dorian si soffermarono per alcuni istanti, che sembrarono interminabili, in quel punto per poi scivolare leggermente verso il basso, riuscendo a notare un leggero gonfiore a livello dell'addome: egli non poteva trovare alcun difetto nel corpo che stava ammirando, infatti pensò di darsi un forte pizzicotto per essere sicuro di non stare sognando o che il whisky non stesse facendo qualche brutto scherzo, ma si trattenne per evitare di fare una pessima figura.
    Quella donna era vera in tutto il suo splendore e stava mostrando un certo interesse nei suoi confronti, un avvenimento più unico che raro: eppure c'era qualcosa che non gli tornava, come se ella stesse tenendo nascosto qualcosa, ascoltando le sue parole, non credendo alla sua meraviglia per quella ovazione dopo la sua performance.
    Inizialmente lo spadaccino pensò che fosse un atteggiamento del tutto normale per lei, dato che non si voleva esporre troppo con uno sconosciuto, perciò non cercò di forzare troppo la mano, rimanendo tuttavia ancor più interessato nei suoi confronti, desideroso di sapere qualcosa di più su di lei.
    Il futuro sarebbe stato estremamente crudele per Dorian, forse quasi facendogli pentire di aver offerto un drink a quella creatura.
     
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    Quando Dorian ebbe quell'uscita, per un istante Leben si irrigidì impercettibilmente, rabbrividendo da capo a piedi. L'aveva scoperta? Di già? Quando era successo? Si era forse smascherata per colpa del sorriso macabro che l'era sfuggito poco prima? Forse aveva sottovalutato quegli occhi freddi... forse l'affamavano tanto proprio perché dotati di qualche caratteristica particolare, veggenza addirittura. Stava per maledirsi quando, perdendosi proprio in quei globi azzurri, si rese conto di cosa realmente intendesse con quelle parole. Tornò rilassata, ma non sapeva se sentirsi delusa o sollevata. Probabilmente la seconda, poiché non le sarebbe piaciuto porre fine al gioco troppo presto, specie non quando ancora erano all'interno del locale e dunque non poteva perlomeno assaggiarlo, tuttavia non poteva negare quanto fosse stato delizioso quell'attimo di timore. Dovette ringraziare se stessa per aver pensato, perlomeno, di coprirsi i capezzoli con quei gioielli d'ossidiana: il solo pensiero che avesse potuto scoprirla, infatti, era bastato per renderli eretti e far schiudere la sua vulva in cerca di calore, iniziando a stillare le prime gocce timide di umori, perfettamente visibili tra le cosce pallide se solo non vi fosse stato quel lungo vestito a coprirle. Si sforzò di fingere di respirare e mantenere un alzarsi e abbassarsi dei seni normale, senza mancare di evidenziare ogni singolo movimento per poterlo mettere in evidenza il più possibile. Come sempre, quando c'era da andare in scena, pensava ad ogni minimo particolare. Spostò le gambe per accavallarle dal lato opposto con nonchalance, come se si trovasse semplicemente scomoda e volesse cambiare posizione, tuttavia a quel punto venne meno alla farsa riguardo il carattere della giovane mamma che stava interpretando, perché su una cosa Dorian aveva ragione: una donna del genere non poteva essere insicura. Dunque, mentre accavallava le gambe, si premurò di mostrare bene ogni singolo movimento dello spacco del vestito, come se in quella frazione di secondo occorso alle cosce per separarsi e sovrapporsi ancora, da un momento all'altro avesse potuto intravedersi il fiore che quella pelle pallida nascondeva tanto gelosamente. Non avvenne, però. Mostrò solo la pelle morbida e liscia delle sue gambe perfette, e nel frattempo riprese a parlare, concedendosi prima un sorso del suo drink. Le venne quasi da sospirare: purtroppo per lei non era come Thresh, in grado di bere e mangiare qualsiasi alimento umano... le bevande che un tempo probabilmente aveva apprezzato, oramai non la soddisfacevano più. Colse però l'occasione per increspare le labbra ed evidenziarle.
    Alice è l'unico nome che valga la pena di sapere, in una serata come questa... In fondo è più interessante lasciare un po' di mistero, non trovi? Se ti svelassi tutto subito probabilmente non avremmo nulla di cui parlare nell'arco di pochi minuti...
    Gli concesse un ennesimo sorriso, stavolta ironico e sinceramente intrigato, posando il bicchiere sul tavolino molto lentamente e iniziando a passare il polpastrello del medio lungo i bordi, con tanto di unghia affilata e tinta di rosso, osservandone per un po' i movimenti. Da quando aveva cambiato corpo, persino le sue mani erano perfette. Un po' le mancavano le sue cicatrici... ma non era certo il momento per pensarci. Risollevò lo sguardo, fingendosi leggermente contrita pur continuando a sorridere.
    In ogni caso mi hai colta in fallo... mi dispiace. Direi che sì, anche questa è un'altra delle piccole follie che intendevo concedermi per la serata. Sai... incontrare uno sconosciuto, lasciarmi offrire un drink, magari passare la serata a parlare del più e del meno...
    Gli occhi le scivolarono inevitabilmente lungo il corpo dell'uomo, notando subito quel guizzo sospetto sotto i pantaloni. Fortunatamente Dorian non poteva vederlo, ma le pupille le si strinsero per la fame risvegliata dal sangue accumulato in quel punto. La fame... e la voglia. Non finse di non averlo notato, sarebbe stato impossibile dal momento che vi si era soffermata fin troppo. Si inumidì impercettibilmente le labbra, mentre tornava a guardarlo in faccia. Forse in effetti non c'era bisogno di mentire, non così tanto almeno. Perché nascondere il desiderio sotto una coltre di timidezza così fuori luogo? Si schiarì comunque la voce, lievemente, in modo comunque femminile, come se faticasse a parlare e avesse la gola secca. Che bugiarda.
    Dunque, pensi che potrebbe interessarti... diventare una piccola follia?
    Il tono si abbassò per quelle ultime parole, non per sembrare imbarazzato, anzi... era caldo, sensuale, con una nota speranzosa nella voce che tuttavia non minava neppure un istante il fascino di "Alice", semmai lo valorizzava. Guardò dritto negli occhi il suo interlocutore, mentre portava nuovamente il bicchiere alle labbra, le tingeva con quello strano liquido rosso chiaro... e aspettava.
     
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    Un sorriso compiaciuto fece capolino sul volto di Dorian mentre osservava lo sguardo inizialmente sorpreso di Alice: a quanto pare il moro era riuscito a scoprire, in parte, alcune delle carte della donna eppure egli era immensamente lontano dal sapere la verità dei fatti. Il moro portò le proprie labbra al bicchiere, vuotando il poco whisky che gli rimaneva direttamente in gola, lasciando che quel liquore riscaldasse ulteriormente il proprio corpo: lo spadaccino rimase in ascolto della sua interlocutrice, la quale rivelò solamente il proprio nome, lasciando un alone di mistero su di sé.
    Dorian decise di non voler indagare ulteriormente su di lei, non potendo non notare come i suoi occhi famelici si fossero soffermati nuovamente sul proprio corpo, in particolare sul cavallo dei pantaloni: rendendosi conto di quello sguardo, il corpo dell’uomo reagì istintivamente, richiamando altro sangue nel proprio membro, come se quest’ultimo volesse farsi notare ed apprezzare a tutti i costi.
    Non era la prima volta che sentiva su di sé gli occhi di una donna, eppure sembrava che in quella situazione ci fosse qualcosa di nuovo, qualcosa che non riusciva ancora a comprendere pienamente: un lungo ed intenso brivido percorse la schiena del moro mentre le proprie iridi si incrociarono con quelle di Alice, mentre quest’ultima confermava la sua tesi, rivelando che quella era solo una delle follie che voleva concedersi per quella sera. Sentendola poi rivolgersi a lui con quel tono così caldo e sensuale, domandandogli se voleva diventare una sua piccola follia, Dorian non poté che mandare giù un poco di saliva in maniera piuttosto rumorosa, adagiando il proprio bicchiere ormai vuoto sul bancone: si sentiva estremamente onorato di essere stato scelto tra i tanti avventori di quel pub come compagno per quella serata; buffo pensare che quell’onore era in realtà una vera e propria condanna.

    Se non ricordo male, una delle strofe della tua canzone diceva che volevi portarmi nel tuo Inferno, giusto?
    In questa fredda serata mi sembra una proposta che non posso rifiutare e sarei un folle a dire di no ad una donna come te.

    Commentò lo spadaccino avvicinandosi leggermente ad Alice con il proprio busto, lasciandosi inebriare nuovamente dalla sua fragranza ed osservando da vicino quelle splendide forme avvolte da quell’elegante vestito: Dorian rimase in quella posizione per pochi istanti, giusto il tempo di perdersi nelle iridi della donna, per poi ritornare eretto, pagando infine il conto.
    Rick ricevette con piacere il denaro del suo amico, invidiandolo per essere stato abbordato da una donna come Alice, concedendosi un ulteriore sguardo a quelle sensualissime forme.
    A quel punto lo spadaccino si alzò dallo sgabello sul quale si era accomodato, sistemandosi la candida giacca per poi rivolgere la propria mano sinistra verso la sua interlocutrice, pronto a guidarla in quella serata colma di follie: pensando di stringere gentilmente la mano di una avvenente donna, Dorian in realtà si stava concedendo ad una “cosa”, una creatura che si sarebbe goduta ogni singolo istante con quel giovane dagli occhi di ghiaccio e che lo avrebbe assaporato in una lenta quanto macabra tortura.
    Perciò, che ne dici di continuare questa serata in un altro luogo?
    Non che non disdegni l'Olandese Volante ma ho come l'impressione che non sia il posto adatto per parlare del più e del meno...

    Nel dire quell'ultima frase, lo spadaccino non riuscì a resistere alla tentazione di piantare le proprie iridi sul suo abbondante seno, scivolando poi sul suo addome e soffermandosi in mezzo alle cosce, per poi risalire fino a guardarla negli occhi, replicando un po ciò che aveva fatto Alice in precedenza.
    Davvero non riusciva a rendersi conto del pericolo imminente nel quale si stava cacciando?
    Il fascino di quella donna aveva completamente annebbiato la vista di Dorian e quella non sarebbe stata l'unica sua influenza sul corpo del moro.
     
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    Quello che stava andando avanti tra i due era un gioco di sguardi e sottintesi neppure troppo nascosti. O meglio, sottintesi tra Alice e Dorian, poiché Leben aveva ben altri progetti: il suo unico gioco era la caccia. Osservava le pupille dell'uomo dilatarsi mentre la ammirava, come se non volesse perdersi neppure un particolare riguardo le sue forme. D'altro canto, lei non era affatto da meno, con la differenza che più il suo sguardo si faceva intenso, più le pupille si assottigliavano, testimoni secondarie della sua pericolosità. Fortunatamente, il locale era abbastanza in penombra da non permettere a quei particolari di emergere, non subito perlomeno, anche e soprattutto perché la zombie era bravissima a nasconderli. Ammiccava senza darlo a vedere, con piccoli gesti sensuali ma che al contempo avrebbero potuto passare inosservati: stringere le braccia così da gonfiare i seni e unirli, spostare leggermente la gamba di qui, inarcare il piedi di lì, scoprire la coscia perfetta, dal muscolo delineato ma comunque femminile, increspare le labbra o tirare fuori la lingua al momento giusto, tutto per assaporare nel modo più teatrale possibile il suo drink. La cosa buffa era che neppure le piaceva troppo quella bevanda, era abituata a ben altro oramai, anche se le pareva quasi di rammentare il sapore da una vita precedente: sicuramente, da umana, doveva essere un'amante del Cosmopolitan. Mentre pensava a simili piccolezze, la risposta di Dorian la incuriosì, spingendola a sollevare lo sguardo sui suoi occhi mentre beveva un ennesimo e lento sorso. Non aveva neppure idea di quanto quella frase potesse suonare divertente alle orecchie della non morta, tanto che non poté fare a meno di sorridere e... lasciarsi andare a un po' di ironia, che solo ella in quel caso avrebbe potuto capire. Il sorriso era tra i più luminosi, pregno di malizia.
    In tal caso, se pensi di sentirti pronto per entrare nel mio Inferno... fammi pure strada verso il luogo del tuo sacrificio, Dorian. Pronunciò il suo nome arricciando le labbra e facendo schioccare la lingua, enfatizzando quell'unica parola come una carezza penetrante, mentre posava il bicchiere ormai vuoto.
    Mi affido a te... Sii gentile.
    A quel punto doveva trattenersi davvero, davvero infinitamente per non ridere, ma in qualche modo ci riuscì, ottenendo solamente un sorriso più luminoso e aperto degli altri. Osservò pazientemente il barista mentre riceveva il proprio denaro, lanciandole un'occhiata d'ammirazione che ella accolse abbassando lo sguardo divertito e arrossendo leggermente, sempre continuando a sorridere lievemente. Non c'era modo che quella serata le levasse il sorriso dalla faccia: stava andando tutto per il meglio e oramai, tutto ciò che le restava da sperare, era che Dorian si rivelasse ancora più interessante, sempre di più. In fondo era un'ingorda, no?
    Posò la mano sulla sua quando gliela porse, alzandosi con la stessa grazia di una lady facoltosa, ma senza abbandonare la sensualità naturale che ed era abituata a esternare o addirittura ostentare, ad ogni passo. Era pronta a seguire il dolcissimo (e non in senso caratteriale) umano ovunque l'avesse condotta, senza mancare di ancheggiare ad ogni passo ovviamente.
    Allora, dove siamo diretti? Non sono molto esperta della città, purtroppo. Non hai intenzione di porterai in un luogo oscuro e isolato per farmi cose indicibili, vero? Sarebbe alquanto spiacevole...
    E a quel punto non poté fare a meno di concedersi una risatina (che spacciò per una gentile e innocente provocazione), poiché quelle parole erano incredibilmente comiche se pronunciate da lei.
     
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    Ogni volta che un sorriso si palesava sul volto di Alice, il corpo di Dorian veniva percorso da un lungo ed intenso brivido di piacere, fenomeno che si stava ripetendo diverse volte da quando il moro si era rivolto all'affascinante cantante: quell'espressione riusciva ad illuminare il volto della donna ed a trasmettere un'elevata malizia se la si fissava con attenzione, cosa che non passò inosservata agli occhi dell'uomo.
    Egli rimase ad ascoltare divertito le parole di Alice, rimanendo colpito quando disse un determinato vocabolo: sacrificio.
    In quel momento era impossibile per Dorian cogliere la tremenda ironia della non morta, la quale continuava a recitare alla perfezione la propria parte senza destare il minimo sospetto nei confronti dello spadaccino: era come se un condannato a morte stesse accompagnando il boia alla propria esecuzione, del tutto ignaro di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
    Il moro era tuttavia estremamente onorato e lieto di poter godere della compagnia di una donna affascinante, di una vera femme fatale, come lo era Alice: sentendo la sua mano adagiarsi sulla propria, Dorian la strinse leggermente fino a quando la sua interlocutrice non si fu alzata dallo sgabello, di fronte al bancone.
    Con un elegante movimento lo spadaccino si sarebbe mosso verso Alice, guadagnando il suo fianco destro per poi lasciare la mano della donna solo per pochi istanti: durante questo lasso di tempo il moro si sarebbe posizionato al fianco della cantante, piegando il proprio braccio fino a portare la mano al petto, ponendo il gomito sinistro a pochi millimetri dal busto di Alice.
    Uscire dal locale mano nella mano con una donna come Leben era sicuramente molto intrigante, senza sapere la sua vera natura, tuttavia Dorian optò per una soluzione più stuzzicante per un certo verso: ponendosi in questo modo, egli offriva il proprio braccio come sostegno, lasciando che la mano destra di Alice si potesse infilare ed aggrappare al proprio arto, permettendo di premere il proprio corpo contro quello dell'uomo, sentendolo visibilmente atletico e tonico nonostante i vestiti addosso.
    Tutto ciò ovviamente venne eseguito dal moro senza staccare gli occhi di dosso dalla sua interlocutrice, curioso di catturare la minima reazione a quel suo gesto così inusuale quanto elegante.

    Puoi stare tranquilla, sei in buone mani.
    Lo stesso non si poteva proprio dire per Dorian, il quale avrebbe accompagnato la non morta fino all'uscita, sempre se quest'ultima avesse accettato quel suo gesto quasi cavalleresco: una volta fuori dall'Irlandese Volante, la fredda aria di Londra avrebbe investito quella nuova coppia, la quale avrebbe comunque resistito a quel vento freddo tramite il contatto con i loro corpi.
    Ovviamente questo piccolo espediente non poteva durare per molto tempo e pensare di addentrarsi nella città a piedi era una vera e propria follia: fu per questo che Dorian chiamò un taxi tramite un cenno della mano destra, il quale si fermò immediatamente di fronte ai due.
    Che strano, era la prima volta che capitava una cosa del genere, visto che il moro doveva aspettare diversi minuti prima che un mezzo di trasporto si fermasse per caricarlo.
    Forse tutto ciò era merito di Alice?
    Lasciati da parte questi dubbi, i due si avvicinarono al taxi e Dorian aprì gentilmente la portiera per far salire per prima la donna: durante tale passaggio egli ebbe l'accortezza di tenere alto lo sguardo per evitare di posare lo sguardo in punti che si sarebbero inevitabilmente scoperti in quella manovra, anche se il solo pensiero, unito al precedente contatto con il corpo di Alice, non poté che alimentare ulteriormente il gonfiore del proprio membro.
    Una volta che la sua notturna compagna si fu sistemata nel mezzo, il moro la raggiunse, chiudendo la porta per poi chinarsi in avanti verso l'autista: comunicò un indirizzo che non avrebbe detto nulla di particolare ad una forestiera come Alice, per poi rilassarsi sullo schienale del sedile posteriore, voltandosi verso la bella donna, mentre il mezzo si mosse silenziosamente ed abbastanza velocemente verso il luogo prefissato.

    Perdonami se mantengo un alone di mistero ma preferisco che la meta rimanga una sorpresa, d'altronde hai detto tu stessa che tutto questo risulta essere più interessante.
    Ti basti sapere che siamo diretti in un posto dove una elegante e bella donna come te si può sentire a proprio agio.

    Replicò infine lo spadaccino continuando a rivolgere le proprie iridi glaciali sul volto della non morta, anche se la tentazione di solcare con lo sguardo quelle sensuali forme del suo corpo era davvero forte: egli riusciva ancora a sentire il calore e la morbidezza di quel seno premuto contro il proprio braccio, immaginando come potesse essere semplicemente perfetto senza alcun velo.
    La fragranza che avvolgeva il corpo di Alice era semplicemente inebriante, un odore che difficilmente avrebbe dimenticato dato che lo avrebbe chiaramente associato al piacere e ad una bruttissima sensazione.
     
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    Alla fine mi è venuta l'ispirazione per rispondere prima, so che non sei tornato ma spero possa farti piacere. Purtroppo sono arrugginita, per cui chiedo venia qualora il post non andasse benissimo. Potrei aver dimenticato qualcosa.

    Ogni singolo contatto che si scambiarono prima di arrivare all'auto non fece altro che nutrire la fame di Leben, facendola se possibile aumentare sempre di più. Nonostante ciò, ella non si sottrasse mai, rimanendo incollata a Dorian e fingendosi ancora infreddolita, tra un brivido e l'altro. Quando furono giunti all'interno del taxi, la zombie era ormai così eccitata che si figurò già intenta a cavalcare l'uomo su quei sedili posteriori, sino a succhiarli via ogni singola goccia di seme e stappargli la giugulare proprio mentre raggiungeva il culmine, magari facendo una doccia di sangue a tutto quel cuoio, quei vetri, o persino al tassista sbigottito. Il sogno ad occhi aperti, così vivido che le sembrò quasi di sentire il sapore sulla lingua, venne fortunatamente interrotto dalle parole del moro, che lasciarono la donna piacevolmente colpita. Ancora una volta, si mostrava più galante di quanto ella avesse sperato. Provata dalla visione che aveva avuto, non poté che rispondere con fin troppa sincerità, costretta a correggersi immediatamente per l'errore.
    Tu vedi solo una donna elegante, ma non dovresti lasciarti ingannare tanto facilmente. Era già il momento della verità? No, la sua impazienza non doveva e non poteva arrivare a tanto; era ancora tempo del gioco. Magari sono invece una mera ninfomane che sta girando attorno al proprio pasto, potrei essere persino una serial killer che non aspetta altro che divorarti... O forse ancora sono semplicemente una giovane madre che è stata abbandonata da uno stolto qualunque e ora avrebbe un gran bisogno di un po'... di calore... umano. E tu sei decisamente troppo distante, Dorian.
    Il fatto che le due prime probabilità fossero le più veritiere ma suonassero al contempo più assurde era ancora una volta estremamente voluto, una beffa che poteva comprendere solamente lei e che fece apparire come lampante verità ciò che invece era la più grossa delle bugie. Sperava comunque che il tutto servisse a evitare che l'uomo si sottraesse dinanzi alla sua prossima mossa, perché dopo aver pronunciato quella frase con voce incredibilmente calda e maliziosa, evidenziando sottilmente tutti quei doppi sensi riguardo il "divorarlo", la sua mano più vicina a Dorian si diresse verso il suo collo per cingergli la nuca, con lo scopo di attirarlo verso di sé per un bacio. Sperava di poter nascondere la propria forza accompagnando semplicemente il moro, perché in fondo doveva volerlo anche lui, ma se invece egli si fosse opposto avrebbe imposto una minima forza mascherandola come impeto della passione. Non nascose neppure la propria temperatura corporea, lasciò che la preda avesse modo di attribuirla al freddo delle notti londinesi e che fosse il calore di quel corpo così umano e fragile a riscaldarle la pelle. E quando finalmente le labbra si toccarono, ella si lasciò sfuggire un gemito sospirato e sentito, mentre cercava di premere ogni singola curva del proprio corpo lungo quello di Dorian. Sentì distintamente un sussulto provenire dalla profondità del suo poco evidente "pancione" e in concomitanza la sua fame e l'eccitazione salirono alle stelle. Una carezza qui, una carezza lì, così vicini la sottile seta del vestito non lasciava quasi nulla all'immaginazione, permettendo di sentire i capezzoli persino attraverso i gioielli che portava. Sarebbe arrivata addirittura ad accavallare una gamba a quella di lui, tanto da potergli finire in braccio e a cavalcioni se avesse collaborato, e lì non si sarebbe risparmiata ulteriore effusioni e strusciamenti. Ogni singolo movimento era ancora una volta studiato per fargli perdere completamente la ragione. Infine, con un piccolo morso al suo labbro inferiore, forandolo per poi tirarlo leggermente e risucchiarlo, Leben si sarebbe presa il proprio antipasto, godendosi il suo sangue sulla lingua e quasi venendo al solo scivolare di quell'infinitesimale goccia scarlatta lungo la gola, giù fino allo stomaco... come se al solo passaggio quella minima porzione di sangue potesse riscaldarla dall'interno. Se fosse stata un vampiro, a quel punto avrebbe pensato che Dorian fosse la sua "Campana", ovvero il pasto più agognato, pregiato, quello a cui proprio non avrebbe saputo resistere e che le si sarebbe presentato una sola volta nell'intera esistenza. Era la fame del feto a farla sentire così? O solo quel sapore delizioso? Quale fosse la risposta, si sarebbe costretta a staccarsi da lui solamente dopo una lunghissima effusione, mostrandosi affannata, rossa in viso e visibilmente, deliziosamente, provata. Infine lo guardò negli occhi con un accenno di timido sorriso, scusandosi quasi per la propria irruenza. In verità era più intenta a scusarsi con se stessa per aver quasi fatto saltare l'intera serata. La sua solita impazienza...
     
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    Mentre il taxi si allontanava con a bordo quella strana coppia, Dorian si ritrovò a pensare per una frazione di secondo che forse tutto quello era troppo bello per essere vero: forse Alice aveva ragione, forse stava abbassando troppo la guardia con lei, poteva davvero essere una ninfomane o una serial killer, eppure tutti questi dubbi e pensieri vennero spazzati via dalla sensuale e maliziosa voce della donna.
    Ti sbagli, io non vedo solo una donna elegante. Ciò che vedono i miei occhi è qualcuno di sincero, genuino e che ha davvero bisogno di quello che chiami “calore umano”. Non sarò di certo io a privarti di tale bisogno.
    Mai tali parole si sarebbero rivelate tanto sbagliate in una situazione come quella: la strategia della predatrice sessuale aveva fatto centro, convincendo lo spadaccino che aveva di fronte una giovane madre in cerca di un poco di conforto, mentre in realtà egli si stava gettando tra le grinfie di una creatura dalla natura deviata e malevola. Eppure vedendola avvicinarsi a lui Dorian non oppose la minima resistenza, lasciando che la sua mano accarezzasse delicatamente la propria nuca, perdendosi nei capelli castani, attirandolo a sé per dare il via al “banchetto”. Inizialmente il giovane fu estremamente sorpreso di trovare la pelle di Leben così fredda, ma attribuì quella temperatura al gelido clima di Londra, venendo allontanato dalla terribile verità. Il moro così ricambiò con altrettanto ardore e passione il bacio di Alice, chiudendo gli occhi e gustandosi ogni singolo istante di quella unione di labbra, che ben presto chiamò in causa le rispettive lingue, pronte a suggellare quell’unione tanto letale quanto erotica. La mano destra di Dorian si mosse verso il fianco sinistro di lei durante il bacio per poterla stringere maggiormente a se, anche se Leben stava facendo di tutto per spalmarsi sul corpo del giovane, facendo sentire tutte le sue generose forme separate solo da quel sottile tessuto: tale gesto riuscì ad incrementare notevolmente l’eccitazione dello spadaccino, il quale avvertì chiaramente il proprio corpo rispondere a quelle richieste di attenzioni, per poi cedere inevitabilmente al colpo di grazia; la sua gamba accavallata alla propria. Quel semplice, lento e dannatamente sensuale gesto sembrò scatenare in Dorian un sentimento profondo ed istintivo che lo spinse a muoversi quasi senza ragionare: portando la mancina sul fianco libero di Leben, il moro caricò su di sé la femme fatale, adagiandola a cavalcioni con un’ irruenza, sicuramente apprezzabile da Leben. In quella posizione la predatrice si sarebbe ritrovata con le gambe leggermente divaricate, appoggiando con le ginocchia sui sedili del taxi, mentre il bacino del moro si insinuava in mezzo ad esse, strusciandosi leggermente contro il suo intimo durante tutte le intense effusioni che si scambiarono: a conclusione di quel quadro carico di erotismo ci furono le mani di Dorian che, lentamente, si sarebbero portate sul sodo fondoschiena di Alice, donandole una generosa e decisa stretta, come a non volerla lasciare andare via da quella posizione. Al termine di quello scambio di passione, il moro sarebbe stato visibilmente provato ed affannato, per nulla infastidito dal lieve sapore ferroso che aveva in bocca: raramente una donna si approcciava a lui in quel modo, mordendo la sua carne fino a farlo sanguinare, eppure Dorian non sembrava affatto dispiaciuto, anzi era curioso di scoprire ogni lato di quella splendida femmina, non conoscendo affatto la sua vera natura. Mentre i vetri del taxi si appannarono, segnale che l’atmosfera lì dietro si stava decisamente surriscaldando, lo spadaccino avrebbe continuato a guardare il volto di Alice, sfoggiando a sua volta un timido sorriso, come a volersi scusare per la sua irruenza di prima.
    Spero almeno di avere un buon sapore.
    Avrebbe commentato il giovane facendo riferimento al proprio labbro sanguinante, il quale macchiava il suo candido sorriso, mentre l’autista continuava a dirigersi lentamente verso la loro destinazione, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada: distrarsi nel perfetto traffico londinese non è una saggia decisione, anche se dietro di portano due clienti pronti a sfogare i loro istinti più carnali.
     
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    Per poco non esplose in una sonora risata alle parole di Dorian. Per quanto freddo e distaccato le fosse sembrato al bar, mentre cantava, si stava rivelando piuttosto ingenuo e... decisamente umano. Umano nell'odore sublime, nel sapore, nei movimenti. Così adorabilmente umano a contatto con il suo corpo freddo. Sentiva il calore delle sue membra cercare disperatamente di penetrare anche lei, senza che potessero fare nulla tuttavia contro quella temperatura glaciale dovuta al suo status di cadavere vivente. Alla fine, mentre si muovevano con tanta foga e l'atmosfera si riscaldava, fu costretta a far assumere alla sua pelle una colorazione più rosea, alzandone la temperatura fino a uno status che si sarebbe potuto definire quasi "tiepido". Era il massimo che potesse fare in quelle condizioni, in fondo il corpo di uno zombie non possiede tanto sangue e concentrarlo tutto in alcuni punti specifici richiedeva una buona dose di concentrazione, una concentrazione che ella stava già impiegando nel NON mordere la carne della preda. Se il sangue era così buono, lui doveva essere una vera delizia... ma doveva contenersi, si ripeté. C'era un tempo e un luogo per ogni cosa, e quel breve tragitto in taxi non era né tempo né luogo. Alla fine ci pensò lo stesso Dorian, fortunatamente, a distrarla. Il loro bacio fu abbastanza intenso da intrattenerla, nonostante fosse abituata a ben altro tipo di effusione. D'altro canto, lei non si risparmiò di certo, cogliendo l'occasione di provocarlo nonappena si ritrovò sulle sue ginocchia, ondeggiando i fianchi così da fargli sentire il proprio sesso attraverso il tessuto dei pantaloni. Essendo che con la gonna scostata non indossava niente, il suo sesso pregno di umori finì per infradiciare tutto, ma questo non la fermò affatto, né la spinse a contenersi, anzi... a un certo punto parve quasi che lo stesse cavalcando per ben altri motivi, a ritmo dei dossi che l'auto scavalcava di tanto intanto, delle frenate improvvise nella caoticità del traffico di Londra o degli innumerevoli semafori cui vennero in contro. Ogni singola frenata era un sussulto dei loro corpi che mandava una scarica d'eccitazione lungo la schiena di Leben, costringendola a stringere le mani dietro la nuca dell'uomo non tanto per sorreggersi, quanto più per graffiarlo o tirargli un po' i capelli, per sfogarsi in qualche modo, stando attenta a non metterci troppa forza. Persino i seni si muovevano e ondeggiavano, danzando insieme a tutte le sue forme (natiche comprese) contro il fisico asciutto del suo "partner" di giochi. Quando finalmente si staccarono, come detto si sforzò di arrossire, fingendo di ansimare. Rispose alle sue parole mentre ancora gli fissava le labbra, più precisamente la piccola ferita su cui si stava per formare una nuova perla di sangue.
    Sì... ce l'hai.
    Si riferiva al suo buon sapore, e dopo una dichiarazione del genere come poteva astenersi dall'assaggiarlo di nuovo? Gli leccò la bocca proprio lì dove vi era il sangue, di lato, similmente a un animale affamato, poi fu costretta a mascherare la cosa come una provocazione e voglia di altre effusioni... perché altrimenti sarebbe stato fin troppo palese che fosse il sangue, il suo vero obiettivo. Dunque, dopo la leccata ce ne fu una seconda, e un'altra ancora, seguendo il contorno delle labbra per poi tornare ad avventarsi su di lui. Il secondo bacio fu ancora più spinto del precedente e, guidata dalle mani dell'uomo che le stringevano i glutei, Leben lasciò che per una volta fossero le "dolci", quasi rilassanti, effusioni di un semplice umano a guidarla. Nonostante tutto continuò a muoversi però, sperando di poter saggiare, attraverso la patta dei suoi pantaloni, la consistenza di ciò che nascondeva tra le gambe. Sarebbe stato alla sua altezza?

    Edited by .Bakemono - 26/10/2017, 10:01
     
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    Essere all’altezza di un mostro sanguinario, sadico, perverso e subdolo come Leben sicuramente non era possibile per un tipo come Dorian: la sua bontà, la sua compostezza e la sua ingenuità erano praticamente agli opposti rispetto alle doti della zombie, tuttavia in quel momento, quel candido giovane dagli occhi di ghiaccio stava condividendo con Lei, con quella creatura, una delle sue caratteristiche più forti e peculiari; la perversione.
    Curioso osservare come due esseri le cui nature sono così diverse, possano condividere un sentimento così profondo, intenso e travolgente: sicuramente l’inganno della predatrice e l’ingenuità dello spadaccino erano due fattori molto influenti in questo caso ma sarebbe interessante vedere come si comporterebbero i due giocatori a carte scoperte; tuttavia è ancora troppo presto per rispondere a questa domanda.
    La conferma di Alice alle parole di Dorian non fece che procurare una lunga serie di brividi lungo la schiena del giovane, partendo dal basso fino a risalire alla nuca, prigioniera della mano della zombie, ed al capo, unito in un peccaminoso bacio condito dal proprio sangue: in quel lungo ed interminabile tragitto lo spadaccino non si limitò a stringere a se la “calda” donna sulle sue ginocchia ricambiando le sue effusioni, ma prese l’iniziativa, lasciandosi trasportare dal momento, sperando di non incontrare alcuna resistenza da parte sua.
    Le sue mani mollarono la stretta sulle sode natiche di Leben, viaggiando lungo le sue giunoniche cosce, per poi spingerla in avanti con una certa forza (infinitesimale se paragonata a quella reale di lei), costringendola quasi ad alzarsi da lui ed a staccare le sue carnose labbra dalle proprie: il bacio venne così interrotto, lasciando per pochi istanti un rivolo di saliva e di sangue ad unirli, ma Dorian sfoggiò un sorriso malizioso e complice per poi fiondarsi sul suo collo pochi secondi dopo, baciandolo, lasciando che il proprio labbro ferito imbrattasse di rosso la sua pelle tiepida.
    Una volta che la predatrice fu in quella nuova posizione, la mano destra del moro abbandonò definitivamente il corpo di Leben, portandosi sulla zip dei pantaloni del moro, liberando ciò che ormai era evidente agli occhi voraci e scarlatti di quella partner di giochi: il membro di Dorian saltò fuori immediatamente dai suoi indumenti, come se non aspettasse l’ora di mostrarsi in tutta la sua virilità a colei che lo aveva così abilmente stregato e stimolato. Un’asta grossa, venosa e pulsante si sarebbe elevata verso le carni grondanti di Alice, stretta alla base dalla mano destra, mostrando il glande gonfio e roseo che si iniziò a sporcarsi dei succhi che inevitabilmente sarebbero colati dal fiore della donna. La mancina del moro invece non si sarebbe mai staccata dalle curve di Leben, risalendole con estrema lentezza, fino a quando non si fermò sul suo seno, stringendolo in una morsa ferrea, come a voler sfogare in parte il proprio desiderio di lei e di quelle forme tanto generose quanto invitanti.
    Il tragitto del taxi rendeva la situazione sempre più imprevedibile e folle dato che le frenate brusche e decise rischiavano di minare la stabilità di quella posizione, portando Leben e Dorian ad unirsi da un momento all’altro: un’altra serie di dossi avrebbe fatto sicuramente penetrare la dura e vogliosa asta del moro dentro le carni di Alice, tuttavia quell’evento non si sarebbe mai avverato e la voce del tassista avrebbe destato i due passeggeri, riportandoli alla realtà.

    Siamo arrivati a destinazione! Sono esattament...
    La voce squillante dell’uomo avrebbe riempito l’abitacolo, sovrastando i gemiti e le voci dei due, intenti a passare al sodo da un momento all'altro, per poi interrompersi non appena rivolse i propri occhi allo specchietto retrovisore, zittendosi all'istante per l'imbarazzo: il veicolo si trovava fermo di fronte all'ingresso di un elegante hotel di Londra, scelto appositamente da Dorian per poter esplorare l’inferno che Leben aveva in serbo per lui. Si trattava di una struttura moderna costruita in cemento ed acciaio da circa tre anni, le cui quattro grandi stelle risplendevano insieme al nome dell’edificio: lungo il corpo principale vi erano due corridoi in vetro fino all'ultimo piano, al cui interno correvano due moderni ascensori a vista, dai quali si poteva ammirare lo skyline della città.
    Sicuramente una creatura come Leben era abituata a quel tipo di lusso e magari aveva visto anche di meglio, tuttavia il moro sperava di fare colpo nella Alice che aveva sopra di sé, nonostante fosse calato un imbarazzante silenzio all’interno di quel taxi.
    Sarebbe bastato quel piccolo assaggio a convincere la predatrice che Dorian era alla sua altezza?
     
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    Leben non pensava di poter ritrovare un po' della sua impazienza anche in un comune umano come Dorian, eppure fu proprio quello che accadde. L'uomo era affamato, passionale, e già pronto per lei. La baciò con lo stesso trasporto famelico che ella stessa gli aveva riservato e alla prima occasione si fiondò sul suo collo con tale impeto che la zombie, nella sua fantasia, lo immaginò intento a morderla e strapparle la carne. Era una sensazione che le sarebbe piaciuta proprio, ma anche una scena così grottesca, quella di un umano intento a mangiarla, che avrebbe potuto soddisfare la sua sete di follia da lì alla fine dei tempi, probabilmente. Ovviamente però non era quello l'obiettivo di Dorian, bensì quello di baciarla, leccarla e bagnarla leggermente con il suo sangue delizioso, spargendolo sbavature sottili lungo la pelle pallida, talmente sbiadite da avere l'aria di essere rossetto. Poi fece una cosa che la lasciò sorpresa: senza esitazione si slacciò frettolosamente i pantaloni e gli mostrò ciò che già stava tastando con gusto, mettendo subito fine alla sua attesa. Fu una sorpresa a dir poco dolce, per un tipo come lei, poter rinunciare alla futile attesa di arrivare a destinazione prima di poter assaggiare quella verga deliziosa. Non esitò a studiarla con lo sguardo e con le dita, tastandone la lunghezza e percorrendone le vene con la mano sottile. Era più grande di quanto si sarebbe aspettata, in verità. Era convinta che un umano comune non avrebbe potuto avere dimensioni superiori a Lucia o forse Gabriel, tanto per essere generosi, invece quel fallo sembrava abbastanza grosso da farsi sentire anche dentro un'ingorda come lei, ed ella non poté che leccarsi le labbra estasiata dalla scoperta. Ma la vera goduria fu quando finalmente, semplicemente sollevandosi la gonna e aiutandosi con lo spacco del vestito, riuscì a potare la vulva già fradicia a contatto con la carne turgida di lui, strusciandola addosso con fare bramoso ma provocante. Voleva giocare un po', ma i dossi e le frenate glielo impedivano, facendo scivolare in più angolazioni la cappella umida. Un contatto contro il clitoride, uno contro le labbra, un altro ancora con l'interno coscia... In breve si ritrovò a gemere, concedendosi quel suono gutturale per sfogare il piacere che aveva provato al solo saggiare il calore dell'uomo là sotto. Era semplicemente bollente, pronto ed era affamato quanto lei, per cui non ci sarebbe voluto neppure un istante di combattimento per accoglierlo fino in fondo, dossi permettendo. Sorreggendosi alle sue spalle e tenendo con una mano la gonna sollevata, cercò dunque di portarsi "alle labbra" (inferiori) il suo tanto agognato pasto, desiderosa di ingoiarlo fino in fondo. Ciò che non aveva previsto e non avrebbe mai potuto prevedere, era il fatto che il destino avesse in mente altri piani, o perlomeno di rimandare gli attuali. Il taxista che aveva sognato di divorare solo pochi minuti prima gli stava giustappunto comunicando che erano arrivati, e lei non sapeva proprio se staccargli la testa con una zampata e stuprare Dorian (perché di sicuro a quel punto si sarebbe ribellato), oppure raccogliere ogni barlume di ragione per far buon viso a cattivo gioco. Dopo essere rimasta completamente immobile per diversi secondi, ancora preda della fame, fingendo brividi e ansiti che non provava, alla fine, come le si addiceva, scelse la classe. Con tutto il controllo che le concedeva la situazione sorrise a Dorian, fingendosi imbarazzata e accennando una risatina, dopodiché si preparò per iniziare a scendere da lui. Lo guardò negli occhi con la promessa che da un momento all'altro avrebbero ripreso ciò che stavano facendo... e allora sarebbe stato molto più intenso. Ciò che nascose era il fatto che sì, sarebbe stato più intenso, ma solo perché quell'interruzione aveva risvegliato la sua fame ancora di più, e adesso si sentiva furiosa. Che fosse anche il feto a farla sentire così? Classico bipolarismo da donna incinta, nel suo caso moltiplicato dalle necessità di zombie. Era normale che all'improvviso sentisse, dal nulla, una voglia matta di cervella fritte?
    Vogliamo... andare in camera?
    Solo per miracolo il tono di voce uscì fuori umano e non a denti stretti come avrebbe voluto, magari con l'aggiunta di un più che sentito "Prima che sia costretta ad ammazzare qualcuno?". Si sarebbe dunque ricomposta, uscendo dall'auto e aspettando Dorian perché la guidasse all'interno dell'hotel. Al più presto, sperava, poiché era così contrariata che a quel punto non le sarebbe affatto spiaciuto consumare l'antipasto nella hall dell'hotel o magari in quei bellissimi ascensori vetrati che avevano tutta l'aria di essere molto, molto esposti... Un luogo perfetto per un buon aperitivo.

    Edited by .Bakemono - 31/10/2017, 01:47
     
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