La vergine di ferro

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    Lo zombie aveva sicuramente sottovalutato Stige, l'aveva presa con la giusta serietà ma non immaginava che sarebbe potuto arrivare ad una vendetta tanto lucida nonostante la mente totalmente attanagliata dal piacere. Invece di farsi colpire impreparata da quell'affondo perverso, lo utilizzò contro lo zombie per trascinarlo in una spirale di piacere senza uscita dove lo avrebbe ammaestrato con la pura lussuria, impedendogli di raggiungere il culmine come lui amava fare con molte delle sue vittime per corrompere la mente al piacere. Ne rimase affascinato, anche se estremamente colmo di disappunto. Pensava forse di poterlo battere in casa?
    Stai davvero sfidando uno zombie ad una prova di resistenza Stige? Riconosco il tuo coraggio... ma sei davvero troppo ingenua per una donna della tua levatura...
    Il sorriso che allargò stavolta non era incontaminato come i suoi soliti, era spezzato dal piacere. Stige poteva dirsi soddisfatta di un simile risultato, ma per lui non significava niente, anzi era solo uno stimolo per tenerle testa. Sollevò quindi la mano destra sulla sua nuca, inizialmente con una delicatezza che sembrava quasi romantica, avvicinandosi alla sua bocca per poterla baciare, fissandola negli occhi con uno sguardo così profondamente voglioso che Stige sarebbe stata capace di avvertire quanto la desiderasse direttamente nel cervello. Poi però il ritmo accelerò di colpo, le afferrò i capelli per tirarla a sé e strapparle un bacio privo di qualsiasi freno inibitorio, infilandole la lingua fino in gola per spezzarle il fiato, massaggiandole quelle labbra morbide e concedendole il bacio più perverso che un uomo le avesse mai dato. In quel preciso istante, con un colpo decisamente scorretto, gonfiò il suo membro di energia pura in modo da dilatarle le pareti vaginali il più possibile. Aveva bisogno di privarla delle sue forze anche solo per un istante. Se ci fosse riuscito, si sarebbe alzato di colpo, strappandole le proprie labbra e mettendo fine in maniera brusca a quel bacio. L'avrebbe spinta contro il muro, di faccia così che il suo prosperoso seno si schiacciasse contro la parete. Nel mentre la privò ovviamente anche dell'oggetto del suo desiderio, lasciandola insoddisfatta. La sfida era appena iniziata.
    Se non vuoi essere trattata con i guanti allora cercherò di fare anche io la mia parte...
    Si schiacciò contro di lei sulla schiena, così da tenerla bloccata al muro facendole sentire quella mazza enorme tra le natiche, mentre le pulsava direttamente sulla schiena. La mano sinistra scivolò intorno al suo fianco per poter arrivare sul pube e infine conquistare con le dita il suo clitoride marmoreo iniziando a stimolarla. La destra invece scese dai capelli al collo e passandole sotto le braccia raggiunge i suoi seni, infilandosi al centro di essi per lasciarsi abbracciare da quella morbidezza, poi la mano le risalì la gola cercando di chiuderle la bocca con le dita. In quella posizione poteva stuzzicarla in molti modi, ma scelse quello che escludeva tutti i mezzi termini: la cappella scese iniziando a pulsare nel suo buchino posteriore. Aveva detto che non voleva che venisse dentro... ma quello era tutto un altro orifizio...
    Ci sono molti modi per provare piacere...
    Commentò con una voce profonda, quasi ammaliante, sussurrandole quelle parole direttamente nell'orecchio sinistro prima di leccarla in maniera umida e lasciva, lasciandole intendere che non aveva intenzione di tornare indietro.
     
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    Sentì chiaramente il fiato spezzarsi per ben due volte, la prima per quel bacio rubato con uno sguardo lussurioso da morire che le fece quasi sciogliere il cuore. La seconda quando quella verga mostruosa la fece sentire divisa in due, come mai in vita sua. Aveva subito ferite che l'avevano sconvolta di meno e per un istante sentì che stava per venire di nuovo. L'unica cosa che le permise di resistere era quella voglia matta di dare una lezione a Carnovash e al suo ignobile affare. Le forze l'abbandonarono e si gustò quel bacio come se fosse un soffio di aria fresca mentre lei soffocava nella lussuria più densa, al punto che a stento si rese conto che Faust la stava manipolando come una bambolina. La cosa che la svegliò davvero fu il non sentire più quell'inebriante verga dentro di sé, fu al contrario come se le avessero staccato il respiratore che la teneva in vita nel suo sonno comatoso e all'improvviso fu lucida e sveglia. Avrebbe voluto ringraziarlo per averle dato un aiuto così significativo a staccarsi da lui, ma il problema era che Faust non aveva agito a sproposito, anzi pianificava di ribaltare completamente la situazione sbattendola contro il muro. Il suo vigore perverso la travolse e la fece gemere di nuovo quando fu contro il muro, le mani si irrigidirono e provarono ad anticipare il professore, ma in meno di un istante quel dannato zombie le era già addosso con tutta la sua mole. Se fosse stata una mera questione di forza probabilmente sarebbe riuscita a tenergli testa, ma non la stava solo trattenendo al muro: le faceva sentire la sua verga sulla carne, mentre le mani la stimolavano nei suoi punti più sensibili, accendendola di nuovo di desiderio e impedendole anche solo di lasciar tremare le labbra. Non era in trappola, era sotto scacco. Avrebbe voluto gridare, ringhiare, ribellarsi, ma in quel momento la sensazione di avere ancora un a volta un uomo ad avvolgerla e a desiderarla etra troppo forte, travolgente. Non poté fare altro che sospirare cercando di trattenere quelli che altrimenti sarebbero stati mugugni assai poco fieri, lasciando che quella verga meravigliosa e il resto del corpo di Carnovash si schiacciasse su di lei dandole il calore di cui aveva bisogno. Tuttavia, Faust sembrava avere piani molto diversi per lei e mentre Stige si rilassava, eccolo prontamente attentare ad un orifizio più sicuro, ma tutt'altro che più semplice da violare. Stige venne colta totalmente alla sprovvista e questo le fece serrare i denti.
    N-no... non lì... nggg...
    Il suo corpo si era rilassato molto fino a quel punto, ma appena sentì la cappella entrare tutti i muscoli si irrigidirono, iniziò a tremare vistosamente e un grido si sollevò dalla sua bocca, liberandosi dalla presa di Faust che nel mentre non le lasciava neanche uno spiraglio per divincolarsi. Era in trappola ma non riuscì a farlo passare, era semplicemente troppo grande, rischiava di romperla in due con un solo affondo. Fin dove voleva spingersi quel dannato?
     
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    La motivazione che animava Stige era sublime, Thresh riusciva a percepire la sua volontà di resistergli, di dargli una sfida degna di quel nome nonostante si concedesse tutti i piaceri di quella situazione. Stige non mentiva a sé stessa, non stava cercando di allontanarlo, voleva prendersi tutto quello che voleva senza concedere invece nulla al professore. Stava cercando di scommettere tutto e di vincere altrettanto. Quella donna era unica, ma più faceva così e più Thresh la desiderava, molto più di un semplice trofeo, di un semplice giocattolo. Era quel genere di sfida che diventava automaticamente più difficile perché viene a mancare la voglia di vincere velocemente. occhio però... vincere lentamente non significa voler perdere. E mentre il volto del professore deformava quel sorriso malizioso e perso nella goduria, gustandosi la carne di Stige che si irrigidiva, le lanciava l'ennesima deliziosa provocazione.
    Ma non mi dire... Le sussurrò all'orecchio, sembrava quasi che stesse sospirando dentro di lei, ma il tono con cui pronunciò quelle parole era così profondo e gutturale che nella mente di Stige avrebbe rimbombato come una campana fatta di vetro. La Frozen Maiden non riesce neanche a prenderlo dietro? Che notiziona...
    Aprì le labbra per far uscire una risata maligna, sottile e affilata come una lama,che venne accompagnata dal movimento della lingua che partì da sotto il mento e arrivò fino all'orecchio, come se volesse sigillarle quelle parole nel cranio e non farle più uscire. Questo ovviamente non lo scoraggiò, anzi lo motivò ancora di più, spingendolo a muoversi più forte verso di lei, alternando i movimenti all'indietro il minimo per poter pompare verso l'interno, ma non abbastanza da liberarla. Il tutto senza mai smettere di muovere le mani sul suo corpo, continuando e aumentando il ritmo di quella stimolazione in modo da toglierle le forze. L'avrebbe presa anche contro la sua volontà e stavolta l'avrebbe sentita gridare dal dolore, non le avrebbe concesso la possibilità Di scegliere. Se doveva ferirla per farla soccombere lo avrebbe fatto senza esitazioni, a quel punto ogni arma era corretta in quella sfida, e Thresh ne aveva davvero molte a disposizione.
     
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    Mi spiace davvero tanto per l'attesa.

    Quel dannato non voleva entrarle semplicemente nel corpo per fotterla, voleva entrarle nel cervello per farglielo esplodere, scioglierlo o percuoterlo fino a che non impazziva del tutto. Ed era decisamente a buon punto. Stige non riusciva più a gestire le sue emozioni: il fiato le mancava per la posizione serrata in cui l'aveva messa, ma non poteva smettere di ansimare per il piacere, totalmente presa dalle sue movenze. Avrebbe voluto gridare per sfogarsi ma sapeva che concedergli anche quella soddisfazione significava soccombere a quel sorriso perverso, soddisfatto e maledettamente odiabile. Le sue parole le rimbombarono nella testa come se la stessero prendendo a bastonate direttamente sul capo, non si era mai sentita così stordita e confusa in vita sua, e come se non bastasse quel dannato continuava a spingere dentro di lei, deciso a farle provare quel rapporto tanto estremo che senza la giusta preparazione poteva finire in un modo solo. Iniziava ad odiare la facilità con cui Faust le teneva testa semplicemente a colpi di perversione e forse il suo errore era proprio cercare di trattenerlo quell'odio invece di lasciarlo fluire esattamente come la lussuria del professore stava scorrendo dentro di lui. Iniziò a lasciarsi andare, il primo gemito fu il più caldo e lungo, ma gli altri mentre la sua carne si rilassava furono anche più piacevoli, non solo per lui che lentamente entrava dentro lo stretto anfratto di Stige ma anche per lei che lo lasciava fare e finalmente si abbandonava alla lussuria. La bocca spalancata avvolse rapidamente le dita del non morto, ma proprio mentre sembrava che fosse oramai succube della perversione, e labbra si spalancarono rivelando i denti della donna che presero a chiudersi rapidamente intorno alle dita di Faust, mordendolo anche più del necessario, ben oltre la mera stimolazione sessuale. Fu lei stessa a quel punto a spingersi col bacino verso il professore in modo da lasciarsi impalare da quella verga esagerata fino a sentire di nuovo lo scroto di Faust a stretto contatto con la sua intimità. La carne dell'ano era decisamente più stretta, ogni singola estremità dei suoi nervi sembrava impazzire, le bruciava da impazzire ma ogni pulsazione che la cappella di Faust martellava dentro di lei era una scossa di piacere che le risaliva fin dentro il cervello. La mazza venosa ed esagerata del non morto era unica, e dopo il primo risoluto affondo le fu impossibile non iniziare a muoversi per assecondare i suoi movimenti. Era perverso, era doloroso, ma le piaceva, e non avrebbe lasciato che ne godesse solamente lui.
    Sei più ingenuo di quello che sembri Carnovash... ngghh... pensi di essere il primo a farmi godere? Ti stai montando la testa... se proprio vuoi sentirmi dire qualcosa di carino allora scopami come si deve... ho la sensazione che sto facendo tutto io!
    A denti stretti intorno alle sue dita, allargò un ghigno molto forzato, non poteva negare lo sforzo che stava facendo e per di più il piacere che la assaliva le toglieva praticamente ogni forza. Ma il corpo caldo del non morto e la sua mazza bollente che le scavava nelle viscere le facevano desiderare quella perversione più di ogni altra cosa e non riusciva più a fermarsi oramai. I movimenti si fecero sempre più forti, ora non aveva più paura di farlo venire e non vedeva l'ora di provare cosa significasse sentire quella mazza bollente che ti riempie dentro del suo caldo seme...
     
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    Tutto si aspettava a quel punto, meno che un morso direttamente da Stige, accompagnato dal suo stesso coinvolgimento in quel rapporto oramai più simile ad una guerra che un vero e proprio confronto di passione. Il non morto quindi spalancò la bocca sorpreso, tutt'altro che contrariato dal morso che invece lo eccitò e non poco, ma lo spasmo gli sfuggì solamente quando Stige gli andò incontro, lasciandosi impalare completamente dalla sua verga mostruosa. Thresh perse la presa su di lei, assaporando quel momento in tutta la sua perfezione, crollando con la fronte sul capo di Stige ed iniziando a respirare profondamente. Di rado una penetrazione gli aveva dato così tanta soddisfazione, ma adesso che quel cazzo enorme era sparito completamente nel culo di Stige, sembrava quasi aver raggiunto l'illuminazione della lussuria. Solo vederlo completamente dentro di lei era uno spettacolo meraviglioso, ma sentire quella carne morbida e bollente che lo avvolgeva era anche meglio. la mazza era così dura ed eccitata che la corolla di carne i Stige non sarebbe riuscita a fare neanche un movimento, poteva solo allargarsi di più quanto Thresh iniziava a pulsare con forza dentro di lei per l'eccitazione. I suoi testicoli erano così gonfi e turgidi da sembrare quasi un'altra cappella che sbatteva violentemente sull'intimità di Stige, vogliosa di penetrarla anche lì. Preparare qualche macchina della tortura per quel momento sarebbe stato perfetto, ma chi immaginava che sarebbe andata così bene? No, perfino lui non si aspettava una svolta tanto piacevole degli eventi, ma non poteva più tirarsi indietro oramai. Doveva farla sua, e per questo smise di schiacciarla contro il muro, passando invece la presa delle mani sui suoi fianchi. Le lasciò lo spazio per potersi posizionare meglio e senza attendere oltre iniziò movimenti molto più profondi ,forti e decisi. Le vene che rivestivano il suo membro, così gonfie e dure, pulsavano proprio come dei cuori iperattivi, sembrava quasi che quella mazza potesse esplodere da un momento all'altro dentro di lei e ogni affondo poteva sentire la carne di Stige contorcersi, probabilmente stremata da un rapporto tanto estremo. Ma questo non lo avrebbe fermato, e come Stige aumentava il ritmo lui faceva altrettanto, lasciando che le loro carni iniziassero a scontrarsi dando vita ad un perverso applauso dedicato unicamente a loro e alla lussuria che stavano liberando. Che quadro spontaneo e meraviglioso.
     
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    Quando Faust le concesse un pò di spazio, Stige crollò letteralmente in avanti, portando le sue natiche all'insù e usando solamente il proprio seno e le proprie mani per tenersi contro il muro. La testa ci era finita contro solo perché non sarebbe riuscita a gestire gli spasmi e le grida di piacere altrimenti. Poteva sentire tutta la carne di Faust violarla fino in fondo, non riusciva a trattenere neanche uno spasmo: i suoi piedi saettavano sulle punte e si rigiravano come se stesse dando vita ad una danza perversa, le labbra continuavano a muoversi nel tentativo di trattenere i gemiti, ma non ci riusciva e questo li faceva saltare fuori ancora più caldi e perversi del normale. La carne si dilatava rumorosamente, creando versi osceni dove i corpi si sbattevano e la mazza scivolava sempre più facilmente dentro di lei. Il dolore e il bruciore lasciarono spazio ad un piacere troppo intenso per essere ignorato. Poteva sentire i capezzoli inturgidirsi contro il muro, le facevano un male assurdo così come i seni, divenuti incredibilmente sensibili. Tutto il suo corpo tremava, ma on ne aveva abbastanza, ne voleva di più, voleva raggiungere il culmine.
    Fammi venire... Fammi venire... Fammi venire...!
    Anche se voleva impartirlo come un ordine, quelle grida finirono per somigliare più a delle richieste visto il tono con cui le pronunciava. Era così eccitata che anche la bocca iniziò a grondare così come la sua intimità, oramai ridotta ad una flebile fontana di umori che schizzavano assieme ai movimenti dei due amanti. Non voleva più sottrarsi a tutto questo, voleva godere e basta e voleva raggiungere il culmine con lui. Quella era la massima vittoria che poteva concederle, e somigliava molto anche ad una vittoria sua. Carnovash non avrebbe preso il sopravvento, non così facilmente...
     
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    Stige era davvero indomabile, qualsiasi tentativo di Thresh finiva ben presto per trasformarsi in uno sforzo vano, proprio come in quel momento dove il non morto era convinto di averla oramai spinta ben oltre il baratro, ma imperterrita continuava a cercare non solo il piacere di quella verga pulsante ma soprattutto voleva la vittoria sul professore, ad ogni costo. Voleva prendersi tutto: l'onore, la lussuria, anche il minimo dei sospiri doveva appartenerle e questo Thresh non poteva che ammirarlo. L'avidità di una donna del genere era un sentimento forte quanto l'odio di Gil, forse lui e sua sorella non erano affatto diversi come volevano lasciar credere, anzi tutto l'opposto. Avevano lo stesso sangue, la stessa tempra, lo stesso desiderio. Avevano solo due modi leggermente diversi di interpretarlo. E questo ad un occhio attento e capace come quello di Thresh non sarebbe mai potuto sfuggire, non a lungo. La sua richiesta, oltre che ad essere molto allettante, fu accompagnata anche e soprattutto da quella ritrovata risolutezza che le fece rispondere ai movimenti, lo strinse e lo lasciò entrare in quel proibito anfratto strappandogli più di qualche volta il controllo di sé, ritrovandosi di fronte al raro spettacolo in cui Thresh si abbandonava totalmente al piacere e si lasciava sfuggire molto più che qualche semplice spasmo. Gridava di piacere, impaziente di averne ancora, mentre la cappella di quel tizzone rovente che scavava dentro di lei sembrava sul punto di poter esplodere da un momento all'altro. Era quello che lei voleva, che volevano entrambi, ma Thresh era un bastardo capriccioso e piuttosto che dargliela vinta, decise anche lui di scrivere le proprie regole a sua volta. Il ritmo divenne sempre più serrato in modo da portare Stige al limite, cercò in ogni modo di prepararla a dovere, lasciando che la corolla di carne assaporasse tutte le enormi e pulsanti vene che il non morto lasciava scivolare dentro di lei, poi quando l'orgasmo si fece impossibile da trattenere, affondò completamente la sua carne dentro di lei, sbattendo così forte che i testicoli le frustarono l'intimità, mentre il ventre colpì le natiche come uno schiaffo vigoroso. Il tutto venne accompagnato da un grido di profonda perversione che culminò con uno spasmo più intenso, molto simile all'inizio di un orgasmo copioso. Ma dal membro di Thresh non uscì un fiotto abbondante e controllato, fu più un semplice assaggio. Oh, non dovete fraintendere, lo spasmo fu forte, molto più forte di qualsiasi cazzo Stige avesse mai provato nella sua carne, e lo sperma che la invase si rivelò così caldo e denso che avrebbe potuto strapparle via il senno senza troppi complimenti. Ma a giudicare da come quella verga tremava ancora, quello schizzo non era che un semplice preludio, solo un assaggio, che venne accompagnato da una lunga pausa in cui rimase totalmente dentro di lei, prima di lanciare un altro abbondante fiotto. Questo la invase, ma ancora una volta non fu sufficiente per definirsi un orgasmo completo, destinato ad alternare pause e rapidi fiotti di sperma che non volevano dare la minima soddisfazione a Stige. Una dimostrazione che quella donna non poteva dettare le sue regole a proprio piacimento, e che Thresh sapeva giocare estremamente sporco. Durante quella tortura, il professore avrebbe infatti accompagnato i suoi gemiti più contenuti con un perverso e malevolo sorriso...
     
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    Così vigoroso, così caldo, non aveva mai provato niente del genere in tutta la sua vita, Faust poteva essere anche l'uomo più subdolo e malvagio di quella terra ma scopava così bene che Stige riusciva a stento a provare sentimenti contrastanti, e per questo si odiava nel profondo. Ma se proprio doveva odiarsi, avrebbe dovuto iniziare prima ancora di finire in quella situazione terribile e senza via d'uscita, oramai era tardi, aveva già ceduto alla passione e al piacere, non poteva più tornare indietro e farlo significava mettersi completamente a disposizione di quel bastardi e dargliela vinta una volta per tutte. E non sembrava neanche una prospettiva tanto lontana. La sua ultima spinta infatti privò Stige di ogni forza e di volontà, la sua carne si ammorbidì del tutto, i suoi arti parvero perdere vigore e la sua faccia finì completamente sulla parete davanti a lei, aveva un'espressione perversa, persa, quasi ridicola e da quelle labbra spalancate fuoriusciva un gemito che mai si sarebbe sognata di mostrare ad uno dei suoi amanti, eppure ora era praticamente impossibile da trattenere. Il corpo del professore che la schiacciava mentre riempiva quel caldissimo anfratto con la sua carne bollente, era uno scenario che la pelle di Stige poteva solo sognare fino a quel momento, e mai come prima d'ora si rese conto di quanto avesse disperatamente bisogno del calore di un uomo nella sua vita. Doveva ammetterlo, poteva riconoscere a Carnovash quel merito, ma a quel punto non voleva più pensare alla rivalità e al disprezzo, voleva solo godere. Perfino la sua intimità si era dischiusa come un fiore sbocciato per permettere al professore di darle il piacere sperato, grondava di umori come una fontana e ogni estremità del corpo di Stige gridava ampiamente di farla godere. Ma mentre si preparava a raggiungere il culmine, qualcosa mentre quella verga le mescolava le viscere la fece rinsavire, e fu un risveglio assai doloroso, quanto piacevole. Il suo seme che la invase con quegli spasmi vigorosi era una sensazione paradisiaca, forse troppo denso per i suoi gusti, rischiava di gonfiarla orribilmente e non voleva permetterglielo, ma questo non le impedì di lasciarsi andare ad un piccolo quanto insoddisfacente orgasmo. Perché ora esitava? Eccone un altro, più forte del primo, che le strappò un secondo urlo che culminò a denti stretti, mentre i pugni di Stige si stringevano per la rabbia, e i piedi tremavano oramai invasi dai suoi stessi grondanti umori. Che stava facendo? Perché le concedeva solo un piccolo assaggio senza farla godere come si deve? Non era abbastanza... non lo sarebbe mai stato, non dopo che l'aveva abituata a ben altro. Le sue gambe e i suoi fianchi provarono a contorcersi, cercò di strappargli anche solo una sensazione di più, ma era inutile, era lui ad avere il controllo. Gli occhi di Stige si serrarono, iracondi.
    Sei il peggior figlio di puttana che io conosca...
    Disse, tra gli spasmi, spezzando il fiato con gemiti che non poteva più controllare. No, di quel passo l'avrebbe supplicato e non poteva farlo anche a voce mentre quei fianchi danzavano come una prostituta ben pagata e la sua intimità gridava di ricevere quel grosso cazzo dentro di lei fino a gridare nella follia. Doveva farcela. Impiegò tutte le restanti forze in un solo movimento, uno che le avrebbe fatto risalire la schiena in posizione eretta con lo scopo di dare una spinta, la più forte possibile, a quel maledetto zombie per toglierselo di dosso e spingerlo di nuovo sulla poltrona che si era gustato un momento prima. La separazione da quella verga fantastica le avrebbe tolto il respiro, ma l'avrebbe anche fatta rinsavire, quel tanto che bastava per accendere il suo potere e lanciargli contro i Frame che lo avrebbero bloccato all'altezza dei polsi sulla poltrona, congelandogli le braccia. Stige era in piedi davanti al ui, grondante di umori e sudore, con la testa piegata leggermente in avanti, una mano sul ventre dolente e l'altra sulla faccia, confusa, che cercava disperatamente di riprendersi. Ma era tardi oramai.
    Se non vuoi darmelo tu... me lo prendo io...
    Voleva quel seme, lo voleva così tanto da diventare pazza, così lo assalì letteralmente, piegandosi in ginocchio davanti a lui, spingendolo all'indietro col suo petto così da spezzare lo schienale che lo sosteneva, facendogli raggiungere una posizione decisamente poco gloriosa rispetto a quello che avrebbe potuto aspettarsi. Col petto in avanti, Stige aveva praticamente quell'enorme mazza in mezzo ai suoi enormi seni, e adesso che ce l'aveva finalmente davanti poteva ammirarla nella sua perversa fattezza: caldissima, enorme, venosa, pulsava come un essere vivente ed era ricoperta dei suoi umori e di seme bollente, emanando un odore irresistibile. Se lo sarebbe preso da sola, non aveva bisogno del suo permesso...
     
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    Gustarsi finalmente i versi arrendevoli di Stige era una sensazione meravigliosa, poteva vedere chiaramente i suoi fianchi dimenarsi in una silenziosa e timida supplica mentre la sua intimità grondante era oramai schiava di quel piacere, trasformatasi più in una vergine lacrimante che non desidera altro se non passione. Quello era il preludio alla supplica, Stige oramai stava per cedere, non poteva più fare a meno di quella carne e non le bastava più neanche un orgasmo normale. Voleva provare qualcosa di unico, voleva assaggiarlo con tutta sé stessa, decisa a non tornare più indietro. E Thresh sarebbe stato contento di darle ciò che voleva, tant'è che si avvicinò lentamente ai suoi fianchi con le mani, pronto ad indurire ulteriormente la penetrazione appena l'avrebbe sentita supplicare, così da esplodere dentro di lei rendendola schiava della sua perversione per sempre. Ma proprio quando oramai le mani erano giunte sui suoi glutei, ecco Stige rinsavire in una maniera totalmente inaspettata, spingendolo via contro la poltrona e cogliendolo anche piuttosto di sorpresa: in fondo lui stesso non era immune al piacere. Prima ancora che potesse rendersi conto di aver fallito, le sue braccia erano già congelate dal potere di Stige col fine di tenerlo bloccato su quella poltrona, ma il vero gelo lo stava in realtà provando sulla sua verga, ancora eretta e pulsante, con delle piccole stille di sperma che colavano dalla sua punta. Era stato privato della carne bramosa di Stige troppo velocemente, anche lui era insoddisfatto e questo non poteva che metterlo di cattivo umore. Lo sguardo di Thresh infatti s'incupì, non poteva permetterle di rifiutare il piacere in quel modo, ma voltandosi verso di lei si rese conto che in realtà Stige non sarebbe mai stata capace di rifiutarlo, semplicemente non era ancora disposta a cedere. Nel vederla avvicinarsi, Thresh ritrovò il suo perverso sorriso sul volto, compiaciuto di quel risultato. In fondo sarebbe stato un peccato che una battaglia tanto bella fosse già finita, no? Quindi perché accontentarsi di un solo round? No, quello era solo un inizio, e quando sentì quei seni enormi stringere la sua verga riportandola di nuovo in paradiso, seppe con certezza che era decisamente un BUON inizio.
    Mi conosci già così bene... ti annoierai un sacco la prossima volta allora...
    Una provocazione accompagnata da una leggera risata, poi lasciò andare schiena e capo all'indietro, cedendo al danno della poltrona che sicuramente non lo avrebbe fatto apparire come un re che riceveva dei servigi, forse più uno schiavo che veniva torturato, ma quella si prospettava indubbiamente una delle torture migliori della sua vita.
     
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    Non gli rispose, non lo ascoltava più oramai, c'era solo il proprio desiderio e quella verga enorme che la chiamava, come una malia irresistibile che non poteva e non voleva più combattere. Iniziò a leccare tutta l'asta mentre il seno avvolgeva completamente la base e le mani lo schiacciavano verso l'interno. Le labbra di Stige non si staccavano mai dalla carne di Faust, seguendo la lingua e assaporando quella sensazione indescrivibile per tutto il tempo, fino ad arrivare all'enorme cappella. Appena la fece scivolare tra le labbra si rese conto di cosa aveva accolto dentro di sé fino a quel momento, e il solo pensiero la eccitò ancora di più. Le sfuggì un gemito più forte che fece vibrare le labbra e la gola, l'espressione arrossata e oramai persa nel piacere lasciavano intendere che tutto il resto aveva perso di importanza. La spinse più a fondo mentre la presa dei seni si fece più forte, afferrò i suoi stessi capezzoli con le dita per darsi ulteriore piacere, poi diede vita ad un movimento estremamente stimolante sia per lei che per Faust: i seni stretti dalle sue stesse braccia rendevano il petto un blocco unico che si alzava e si abbassava. Il cazzo di Faust era quindi bloccato all'interno del petto di Stige e la sua bocca, che si muovevano all'unisono come un nuovo organo sessuale, lubrificato dal sudore e dalla saliva di Stige. Lei avrebbe assaporato quella mazza fin dall'inizio, leccandone la punta con la lingua ogni volta che le era permesso, spingendola più a fondo possibile per poterla assaporare nella sua pienezza. Lasciandola scorrere tra i suoi seni poteva percepire ogni singola vena pulsante che fino ad un momento prima l'aveva fatta impazzire e solo il rievocare quel ricordo le dava un piacere immenso. Lo succhiò forte, come se volesse strappargli a forza ogni singolo orgasmo che Carnovash avrebbe provato a trattenere, ma non glielo avrebbe più permesso: sarebbe andata avanti fino a vederlo esplodere dentro di sé, avrebbe ingoiato tutto quel tanto desiderato sperma fino a svuotarlo del tutto, a costo di stritolarlo con i suoi seni se fosse stato necessario. Non avrebbe risparmiato una singola goccia e se si fosse rivelato troppo, avrebbe liberato la bocca lasciandogli la possibilità di venirle sul volto e i suoi seni, tenendoli comunque serrati intorno a quell'enorme verga.
     
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    Per quanto non sembrasse frequentare spesso uomini, Stige sapeva decisamente come farne impazzire uno. Thresh poteva sentire del tutto la sua verga bloccata all'interno di una donna che sapeva benissimo cosa desiderava, e non esitava a prendersela. La sua espressione mentre lo leccava era impagabile e Thresh non si perse un solo istante di quello spettacolo, assaporando con lei quel piacere indescrivibile che finalmente stavano condividendo. Mai avrebbe immaginato che la passione di Stige si sarebbe spinta fino a quel punto, ma era la migliore sorpresa che Thresh potesse aspettarsi. Una sfida degna finalmente, pari probabilmente solo a quella offertagli da Desdemona. Stige aveva chiaro l'obbiettivo, poteva dirlo dalla sua foga e stava assalendo il non morto proprio per non dargli scampo, gli avrebbe strappato quell'orgasmo anche a forza probabilmente e la cosa divertì Thresh non poco, dato che si sarebbe rivelata un'esperienza appagante. Tuttavia, se voleva davvero tenerla al guinzaglio non poteva lasciarla andare insoddisfatta, doveva lasciarle qualcosa e una simile situazione sembrava una vittoria per entrambi assolutamente accettabile. Se poi Stige voleva vederla come un totale conquista allora che lo facesse pure, Thresh non si sarebbe arreso, non a questo punto, non dopo che l'aveva vista per quella che era veramente. Quindi si lasciò completamente andare, abbandonandosi a quella deliziosa sensazione di piacere, cullato dalla perversione di Stige che oramai lo bramava oltre ogni immaginazione. Le avrebbe lasciato la possibilità di sentire chiaramente quell'enorme verga che si gonfiava sotto le sue attenzioni, riempiendosi di caldissimo seme per poi esplodere direttamente nella sua bocca, riempiendole le labbra e insinuandosi nella sua gola per donarle un orgasmo degno di questo nome. Thresh allargò un'espressione di puro piacere mentre si lasciava andare ad un gemito forte e profondo, il tono di voce come sempre cavernoso rimbombò nella testa di Stige mentre il suo cervello veniva riempito dall'inebriante sensazione di quel caldissimo e denso seme che la invadeva. Neanche impegnandosi al massimo sarebbe riuscita a trattenere il seme, non soltanto per la sua mole ma anche perché la mazza di Thresh si gonfiava ritmicamente ogni volta che eruttava un nuovo fiotto, rendendo il mantenere la bocca chiusa semplicemente impossibile. Avrebbe però continuato a venire anche se non poteva riempirle lo stomaco, vederla accasciata a terra stracolma del suo seme sarebbe stato affascinante ma probabilmente era troppo presto per un risultato del genere. Si sarebbe dunque accontentato di vederla completamente ricoperta del suo seme, mentre lui sfogava finalmente quel tanto agognato orgasmo, pregustando i loro futuri incontri. Quello non cera che il piacevole inizio, se lo sentiva.
     
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    Riuscì a percepire chiaramente l'arrivo del suo orgasmo, quella mazza enorme si stava gonfiando e pulsava come una bestia, dimenante e sofferente, impaziente di sentire finalmente la giusta soddisfazione. Bastò quel piccolo stimolo per accendersi di nuovo, godendo come non mai, e appena l'eruzione di seme iniziò ad investirla in tutta la sua potenza. Stige la accolse trasformando la sua intimità in una vera e propria fontana di umori, raggiungendo per la prima volta un orgasmo senza sfiorare le sue parti intime. Non era solo la verga pulsante di Faust a stimolarla, erano anche e soprattutto i suoi versi, i suoi muscoli che si serravano, l'odore del suo seme che le copriva la faccia e le riempiva le narici fino a penetrare direttamente nel cervello. La bocca si spalancò in maniera quasi spontanea, ed iniziò a nutrirsene come poteva, raccogliendo quello che cascava e leccando via tutto quello che aveva addosso, succhiandolo come se fosse preziosa linfa vitale. Aveva totalmente perso il controllo e il suo petto bruciava di passione, non aveva mai goduto in quel modo in tutta la sua vita e al ritmo della verga di Faust batteva anche il suo cuore, oramai perso nella passione. Si sentiva bene... non era mai stata così bene. Ma cos'era diventata? Assaporò quel seme chiudendo lentamente gli occhi, la presa sul seno si fece più flebile e cercò di allontanarsi da lui, ma per quanto volesse resistergli le dita non smettevano di raccogliere seme dal suo volto e portarselo alle labbra, accendendo rumori osceni e semplicemente perversi. Quei rumori avrebbero rimbombato nella sua mente per molto, molto tempo, ma a quel punto era troppo fragile per affrontarlo. Si alzò dandogli subito le spalle, e mentre raccoglieva la prima vestaglia che si ritrovò a portata di mano, liberò il professore dalla sua prigione di ghiaccio con un semplice movimento delle mani. Si infilò frettolosamente la vestaglia, portandosi poi alla finestra più vicina per portare le braccia in posizione conserte. Le labbra si muovevano ancora, torturate dalla lingua, assaporava quel gusto indescrivibile che le aveva riempito la gola e non riusciva a toglierselo dalla mente. Era stato bellissimo, ma Faust non poteva restare.
    Grazie per il tuo aiuto, dico davvero. Ma adesso è ora che te ne vai Faust. Non voglio ripetermi stavolta.
    Nonostante tutto, il suo tono di voce era fermo e risoluto, stavolta non avrebbe permesso al professore di insistere, non più. Aveva ceduto alle sue voglie, si era sporcata di una debolezza che non poteva assolutamente accettare, specialmente nei suoi confronti. Ma quel non morto le aveva dato qualcosa quel giorno, qualcosa di importante e sicuramente doveva ringraziarlo. Che avesse bisogno di tempo per prenderne il controllo però, beh... quella era tutta un'altra storia.
     
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    Il vero spettacolo iniziava solamente ora: con Stige che assaporava il suo seme e cercava di non perdere neanche una goccia, nutrendosene senza ulteriori freni, concedendo al non morto tutto ciò di cui aveva bisogno a quel punto. Thresh poté concedersi un lungo e soddisfatto sorriso, on era mai stato così felice di ottenere un risultato del genere come quel momento, Stige si era rivelata unica, una degna avversaria che meritava molto più di qualche blando tentativo. Andava guidata con un giusto piano, e Thresh sapeva di poter riuscire, ma per il momento si limitò a gustarsi i perversi suoni delle sue labbra che raccoglievano quel caldo seme, e il suo corpo che accettava finalmente la perversione come unica vera soluzione ad ogni male. Paradossalmente, il professore iniziò a sentire il freddo distacco di Stige solo quando la donna lo liberò dalla sua prigionia di ghiaccio, ritrovandosi totalmente spaesato, dato che sarebbe stato ben disposto a continuare quel perverso gioco per lei. Ma a quanto pare Stige aveva già deciso di scappare da quella piccola sfida, probabilmente soddisfatta e in parte spaventata dai suoi nuovi sentimenti. Thresh si rimise in piedi lentamente, osservando lo spettacolo del corpo di Stige che purtroppo si copriva, restando però immensamente sensuale. Lo invitò ad andarsene e sebbene le sue labbra volessero ancora quel sapore, non sembrava disposta ad ascoltare ragioni. Il non morto quindi chiuse gli occhi, sospirando ma senza perdere il sorriso, andando subito a riprendersi la giacca come se volesse seguire il suo ordine. Ma quando fu coperto dal suo capo più importante, si avvicinò invece a lei, facendole sentire ancora una voltai l petto muscoloso sulla schiena e la verga ancora eccitata sulle natiche, abbracciandola delicatamente mentre le baciava il collo.
    Forse non siamo perfetti... ma è meglio che restare da soli.
    Non enfatizzò troppo quei baci o quel piccolo abbraccio, come a voler dare peso unicamente alle sue parole e al suo desiderio. Lasciò infatti quasi subito la presa, facendo qualche passo all'indietro per poi concludere il discorso.
    Sono a tua disposizione.
    Detto questo, raccolse il resto del suo vestiario e si fece da parte, uscendo come Stige aveva richiesto. Quella giornata era stata immensamente proficua e stimolante, sapeva che tenendo vicine le giuste amicizie sarebbe riuscito a creare un piccolo cosmo colmo di immensi divertimenti. Tutto quello che doveva fare era giocare le sue carte al meglio, col sorriso sul volto proprio come stava facendo in quel momento. Stige sarebbe stata sua, a qualsiasi costo. Mentre quel pensiero lo attraversava, si voltò verso l'uomo alla reception che ricambiò il suo sguardo e il suo sorriso, mentre un bottone della sua giacca si accendeva con la stessa fiamma tetra che rivestiva la lanterna di Thresh, scambiando quindi col professore una forte intesa. Stige era in buone mani...
     
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    Quando lo sentì avvicinarsi di nuovo a lei ebbe un sussulto, ma riuscì a trattenere il fiato. Si morse il labbro, tentata di voltarsi e baciarlo di nuovo, ma aveva deciso di resistere e riuscì a farlo. Sembrò rendersi disponibile, ma quello che Faust non aveva ancora capito era che il problema era proprio lui. Perché di tutti, proprio lui? Si sentiva sconfitta e amareggiata, non avrebbe voluto e soprattutto non avrebbe dovuto dargli confidenza, specialmente con quello che era successo in passato, con quello che era successo con Gil... aveva ceduto alla necessità di emozioni, di piacere, e si sentiva stupida da morire, infantile come non mai. La cosa peggiore era che si sentiva davvero bene, a posto con sé stessa, non era mai stata così bene in vita sua, finalmente appagata e soddisfatta della sua esistenza, della sua femminilità. Provava un grande odio per sé stessa, ma non se ne pentì neanche un istante. Dopo tanto tempo era una donna soddisfatta e appagata, e quello che prima era un morso al suo labbro inferiore si trasformò ben presto in un sorriso compiaciuto. Non aveva la forza per opporsi a Faust ma avrebbe provato a resistergli, poco ma sicuro. Forse aveva solo bisogno del giusto aiuto, del giusto insegnamento. Qualcosa che un professore come lui non poteva insegnargli, ma che forse una maestra assai più affidabile poteva eccome. Vicino alla finestra c'era un piccolo tavolino con un bicchiere di cristallo e liquore. Dopo aver riempito il bicchiere, Stige continuò a fissare la finestra mentre lo sorseggiava a braccia conserte. Si sentiva forte e agguerrita, adesso aveva la sua battaglia.
     
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