La vergine di ferro

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    Fuori dall'Arancia meccanica, li attendeva il veicolo con cui Thresh aveva raggiunto il luogo: si trattava di un'automobile dai tratti inconfondibili che sicuramente non passava inosservata. Si trattava di un'elegante pezzo d'epoca nero lucidato alla perfezione, rifinito in argento. Le suddette rifiniture erano principalmente intorno alla macchina sulla parte bassa della carrozzeria, ma c'erano degli elementi anche in altri punti. Il paraurti ad esempio era un teschio rifinito in argento con due corna che si prolungavano fino alle estremità della macchina, con una griglia sotto di esso che sembrava fatta di costole. A tenere gli specchietti retrovisori c'erano quelle che sembravano vertebre, e intorno alla superficie nera delle ossa simili a falangi. I cerchioni delle ruote ricordavano delle casse toraciche con sopra la parte superiore di un teschio, senza la bocca e quindi con la parte superiore del cranio esposta ed incisa. Tutta la carrozzeria inferiore era rifinita da quelle che sembravano ossa perfettamente allineate, mentre nella parte inferiore due teschi oblunghi stringevano tra i denti le frecce di segnalazione. Tutte le ossa erano attaccate tra di loro lasciando un piccolo spazio simile al midollo che otteneva una colorazione leggermente verdastra in controluce. Gli interni in pelle erano neri, rifiniti con cuciture bianche elegantissime, e sebbene l'esterno fosse un classico, all'interno era estremamente tecnologico. Appena Thresh si avvicinò alla macchina, questa si accese come se fosse stata viva, e non nel senso lato del termine. Sembrò quasi respirare, da sotto si accese una luce verdognola intensa che venne poi sfogata nelle giunture delle ossa e negli occhi dei teschi. Un pezzo decisamente unico. Thresh aprì la portiera dell'accompagnatore, facendo presto segno a Stige di accomodarsi.
    Spero non sia troppo vistosa per lei, Miss Poltergeist. A me non piace nascondere i miei gusti.
    Sorridente e risoluto come sempre, Thresh non nascose il bagliore di compiacimento nei suoi occhi nello sfoggiare quella macchina meravigliosa. Il bagliore dell'auto venne accompagnato anche da un leggero bagliore della lanterna, quasi come se le due cose fossero connesse. Non si aspettava una collaborazione cristallina da Stige, ma sicuramente poteva apprezzare quanto fosse ben tenuta l'automobile. Thresh amava perdere tempo nel sistemare i suoi strumenti, ogni genere di macchina, della tortura o meno. Ammesso che ci fossero macchine che non fossero della tortura per lui...
     
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    Uscire fuori dall'Arancia Meccanica fu come abbandonare la propria calda abitazione durante un giorno di pioggia. Quel luogo sembrava così sicuro, accogliente, le persone che lo abitavano davano un forte senso di calore e amicizia, perfino Nariko l'aveva rassicurata con fare materno dandole tutto il suo appoggio... che sensazione meravigliosa. Ma lei non poteva gioire della loro fortuna, pertanto eccola lì, circondata da un mondo assolutamente distaccato. Alzando lo sguardo verso il quartiere dove era infilato quel rifugio, Stige si rese conto di quanto in realtà quei ragazzi avessero faticato per ottenere ciò che avevano, partendo probabilmente da niente. Lei che diritto aveva di lamentarsi? No, lei doveva semplicemente fare la sua parte, proteggerli e mantenere la parola data, solo questo l'avrebbe fatta dormire la notte. Cercò con lo sguardo Thresh, vedendolo avvicinarsi ad un'automobile estremamente singolare, perfino inquietante, ma indubbiamente ben messa. Quell'uomo dall'alto dei suoi gusti discutibili sapeva indubbiamente come tenere in buono stato le sue cose. Stige però non gli concesse neanche un sorriso, si limitò a chiudere gli occhi e, afferrando saldamente il fodero della spada per non farla muovere troppo, allungò il passo verso la portiera posteriore dell'auto, ignorando l'invito di Faust e mettendosi nei sedili posteriori piuttosto che accanto a lui. Nel farlo, sfilò la spada con tutto il fodero dalla cintura, in modo da posizionarla di fianco a sé nell'auto.
    Ostentare le tue doti non farà che rendere questa esperienza imbarazzante Faust. Portami dove devi e cerca di non perderti in chiacchiere.
    Detto questo avrebbe incrociato le gambe, piazzando un gomito sulla parte inferiore della portiera alla sua destra per poter sostenere il suo volto mentre guardava fuori dal finestrino, cercando di ignorare il fatto che quella macchina vista da dentro fosse maledettamente bella e comoda. L'unica prospettiva che l'aveva convinta a salire però, era solamente la possibilità di concedersi qualche lusso e magari distrarsi un pò dopo una simile esperienza, indubbiamente proficua per i suoi nuovi amici ma molto stressante per lei. La ciliegina sulla torta fu proprio dover assecondare le perverse mosse di Faust, ma sapeva di potergli resistere indipendentemente da quello che il professore faceva. Era troppo delusa da sé stessa per concedersi distrazioni quel giorno e anche se aveva trovato un vicino nei suoi sentimenti, Faust rientrava comunque nella sua lista dei sospettati per iniziare a considerarlo un amico, men che meno un compagno di problemi familiari. Non ancora per lo meno.
     
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    Thresh fece spallucce nel vederla salire di dietro, richiudendo la portiera in tranquillità per poi mettersi sul posto del pilota, cercando di non lasciarsi scoraggiare dall'atteggiamento distaccato di Stige. In un primo momento sembrò quasi voler seguire l'ordine della donna, limitandosi a sistemare lo specchietto retrovisore così da avere il volto di Stige sempre a portata di sguardo e poi partire con la tipica eleganza di chi la sua auto la conosce come le proprie tasche. Il professore si destreggiava bene nella guida nonostante la città fosse caotica e pregna di vita come Roma, e questo non gli impedì affatto di riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato.
    Pensi di meritarti una punizione Stige?
    Abbandonò velocemente e molto volentieri le cerimonie, assumendo un tono meno accondiscendente e concedendole il suo sguardo attraverso lo specchietto: occhi pallidi, profondi, tranquilli ma in tempesta, pronto a far scatenare tutta la rabbia repressa di Stige volendo, non la temeva.
    Per quanto ne sai sono io la tua divina punizione. Forse non vuoi accettare il consiglio di un non morto dall'aria inquietante ma credimi... nessuno merita di stare da solo. Ne sono la dimostrazione reale in fondo. Abbiamo già condiviso i miei trascorsi, perché tu non dovresti avere diritto alla tua dose di felicità?
    Thresh sapeva perfettamente che qualcosa la turbava, o meglio, dava l'idea di qualcuno che non era riuscito ad ottenere esattamente ciò che sperava, e adesso se ne dannava perché sentiva di aver perso la sua occasione. L'obbiettivo di Thresh era scoprire cosa l'avesse delusa a tal punto, chi o cosa le fosse stato negato. Non le avrebbe concesso una via di fuga senza aver prima ottenuto una risposta, dopotutto avevano un intero viaggio per stare assieme, Stige voleva fare davvero scena muta? Il professore poteva diventare anche molto persuasivo, ma in fondo sapeva che forse la Poltergeist aveva semplicemente bisogno di qualcuno con cui parlare. Tutto ciò che doveva fare era convincerla che quel qualcuno era lui.
     
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    Aveva sperato fino all'ultimo secondo che Faust non aprisse bocca neanche per un istante, ma si aspettava che così non sarebbe stato. Quell'uomo era immensamente testardo e ben disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere esattamente ciò che voleva. Come se non bastasse tolse ogni formalità dal loro dialogo, iniziando a chiamarla per nome, cosa che la infastidì ma che comunque non la fece ribattere, sapeva quanto sarebbe stato inutile. Il silenzio ancor meno, chissà cosa avrebbe potuto pensare quel maledetto di fronte ad una mancata risposta e sembrare una bambina viziata era l'esatto opposto di ciò che voleva mostrargli. Stige gli concesse un solo sguardo attraverso lo specchietto, come a volerlo fulminare ed intimorire, poi tornò a fissare la città fuori dal finestrino, cercando di esprimere il suo sentimento nella maniera più pura possibile.
    Forse per te potrebbe essere difficile metterti da parte Faust, ma così non vale per me. Neanche volendo potrei competere con certe affinità, alcune persone sono fatte per stare assieme e condividere il loro amore. Quelli come me invece... possono solo guardare da lontano una figura tanto splendente, ammirarla certo, ma senza toccarla. Qualcosa che vale la pena proteggere ma di cui non si può godere. Questo mondo funziona così, e per me va bene...
    Iceringer era un ragazzo meraviglioso, meritava felicità e serenità, cose che Stige non poteva dargli. Intrufolandosi nella sua vita e nel suo rapporto con le streghe rischiava solo di rovinare una bella amicizia se non peggio, andare a sabotare il loro rapporto perfetto. No, forse con loro doveva comportarsi come una madre, limitandosi a festeggiare i loro successi tenendo per loro ogni bene di questo mondo, lasciando per lei assolutamente nulla. Se il mondo avesse finito per bruciare per intero, avrebbe scommesso su di loro per rincominciare senza alcun dubbio. Stige non era il genere di persona che sacrifica qualcosa per il suo piacere, e qualcosa le diceva che Faust era invece l'esatto opposto. Inutile fare con lui una simile conversazione.
    Ti prego, guida e basta. Ti chiedo solo questo favore...
    Quelle parole le uscirono dalla gola più come un sospiro disperato che non una richiesta decisa e risoluta. Andava bene così, era semplicemente una delusione iniziale, col senno di poi probabilmente Stige avrebbe scoperto quanto questa cosa non potesse turbarla, come molte altre prima di questa. Aveva capito l'andazzo della sua vita quando il suo stesso marito le aveva negato ogni forma di amore o di rispetto reciproco, rendendo l matrimonio tra i due un mero metodo per fare gli interessi delle loro famiglie. Stige non era una principessa che sognava il principe azzurro, il suo obbiettivo era mantenere l'ordine e la pace, pertanto quel sacrificio era più che accettabile per lei.
     
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    Decise dunque di rispettare il silenzio di Stige, non voleva innervosirla, in fondo quelle sue parole gli fecero inevitabilmente pensare a quanto fosse diverso il loro rapporto da quello che invece potevano avere i ragazzi all'Arancia Meccanica: Thresh e Stige erano vicinissimi, ma resi distanti da un abisso formato dalla volontà glaciale di Stige. Ci volle un pò per connettere tutto: affinità, figure splendenti. Thresh dovette partire dal presupposto che Stige era con loro da molto prima che il professore entrasse in scena e chissà per quanto tempo aveva visto Iceringer e le due streghe dimostrare un'affinità tale da provocare la sua invidia. A quel punto, pensare a quanto fosse speciale il ragazzo dell'arancia meccanica venne spontaneo, Thresh stesso ne conosceva doti: buon cuore e forza d'animo, non lo avrebbe sorpreso minimamente se quel giovane fosse riuscito a rubare perfino il cuore ghiacciato di Stige. E quella poteva diventare un'informazione estremamente preziosa. Il professore però, piuttosto che risponderle a tono, decise di rispettare il suo silenzio, dando un ultima occhiata allo specchietto prima di raggiungere l'hotel. Cinque stelle era dire poco, perfino il parcheggio davanti all'entrata era di lusso e permetteva un rapido accesso ai parcheggi sotterranei grazie ad un sistema di apertura del pavimento. Si estendeva in lunghezza, come un sontuoso grattacielo nel centro di Roma, era comunque molto ampio alla base e rifinito in stile romano antico, al punto da sembrare quasi un tempio delle vecchie glorie. Gli interni sembravano scarlatti e le pareti avevano rifiniture in oro che si accordavano con i lampadari dello stesso colore e dal costo elevato. L'entrata, simile al portone di un castello, era enorme e permetteva anche a più di 5 persone contemporaneamente di entrare. Lì, un giovane facchino vestito di tutto punto attendeva pazientemente qualcosa, con ai piedi quelli che sembravano i bagagli di Stige, già pronto a fare il suo dovere. Thresh parcheggiò con la dovuta calma, sigillando poi le portiere posteriori dell'auto e solamente dopo scese, così da aprire lui stesso la portiera a Stige e costringerla ad accettare almeno un gesto di galanteria quel giorno. Se volevano giocare a chi aveva la testa più dura, Thresh le avrebbe dimostrato che la fragilità di un on morto è solo una leggenda metropolitana, e lo avrebbe fatto col sorriso stampato sul volto ovviamente.
     
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    Appena riuscì a vedere l'hotel tirò un sospiro di sollievo. Anche se il professore era rimasto in silenzio temeva che se ne uscisse con una delle sue massime e non era proprio in vena di starlo ad ascoltare. vedere i bagagli poi fu paragonabile alla visione di Nyx dopo una lunga giornata di lavoro, all'interno avrebbe trovato tutto il necessario per un bagno rilassante e quell'hotel sembrava avere tutte le carte in regola per darle il giusto riposo. Quando si fermarono, Stige era già pronta a scendere dal lato opposto a quello che Faust le avrebbe offerto, ma stavolta il non morto giocò di anticipo, bloccando le portiere ed obbligandola a stare al suo gioco. Stige scese dalla macchina guardandolo in cagnesco, non gli diede più di qualche istante di importanza però, sospirando nervosamente per poi avanzare a passo lungo verso l'entrata dell'Hotel.
    Hai la mia gratitudine, ma la tua presenza non è più necessaria. Da qui posso andare avanti da me. Saluta mio fratello e digli che avremo presto modo di incontrarci direttamente ora che starò per un pò qui a Roma.
    Lo disse con la stessa freddezza con cui impartiva gli ordini e monitorava le cose alla Trinity, senza degnare di ulteriori sguardi il professore. Temeva che anche solo provare a salutarlo lo avrebbe trattenuto lì e sapeva che imparando a conoscerlo meglio avrebbe trovato sempre più punti in comune, e in quel momento aveva bisogno di tutto meno che un compagno di merende con la quale condividere la propria solitudine. Si avvicinò frettolosamente al facchino che la stava aspettando, sfogando su di lui gli sguardi di fuoco che aveva accumulato stando in compagnia di Faust. Povera vittima innocente.
    I bagagli non sono molti, li porterò io stessa senza ulteriori disturbi. Portatemi semplicemente alla mia camera, ho davvero bisogno di togliermi di dosso il viaggio fino a qui.
    Ancora una volta, lo stesso distaccato modo di parlare della Frozen Maiden a capo delle operazioni di Londra. Probabilmente col senno di poi si sarebbe sentita in colpa nei confronti di quel povero ragazzo che, suo malgrado, era finito in una battaglia che non lo riguardava e magari stava solo cercando di mettere da parte il denaro necessario per continuare i suoi studi. Tuttavia, Stige era troppo frettolosa per pensare ad una simile piccolezza in quel momento, furiosa non tanto col professore ma con sé stessa che non riusciva a darsi pace per ciò che aveva realizzato. Aveva solo bisogno di starsene per un pò da sola e rilassarsi, poi tutto sarebbe andato per il verso giusto.
     
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    Stige aveva capito molto del professore, lo dimostrava il fatto che nonostante tutto non riuscisse ancora a fidarsi di lui, questo perché riusciva a vedere nel profondo della sua anima e poteva ammirare quella profonda e malevola oscurità anche attraverso il muro di menzogne che Thresh le propinava. Ma una cosa non l'aveva ancora capita, e forse era allo stesso tempo il miglior pregio e anche il peggior difetto del non morto: lui non si arrendeva. MAI. Quindi mentre parlava con l'impacciato facchino, Stige avrebbe sentito chiaramente qualcosa di duro toccarle il fianco, come una minacciosa arma da fuoco che si prepara a colpire al minimo segnale. Un pezzo di ferro freddo e pesante, quasi come il fardello che Stige portava sulle sue spalle.
    Da quel che vedo, tuo fratello non è l'unico Poltergeist ad aver bisogno di un piccolo aiuto.
    La voce profonda del professore si insinuò nella mente di Stige, costringendola a volarsi verso di lui. Lo avrebbe trovato con quella tipica espressione furbetta e saccente sul volto, tutt'altro che imbarazzato nel mostrarsi in quel modo. Stringeva nel pugno destro la preziosa spada di Stige, dimenticata frettolosamente sul sedile posteriore dell'auto, abbandonata al suo destino pur di liberarsi il prima possibile del non morto. Thresh la fissava come a voler avanzare una semplice domanda: se riesci a dimenticarti una cosa del genere nell'auto del tuo nemico, come pretendi di cavartela da sola? Il non morto avrebbe atteso che Stige afferrasse la sua preziosa arma, oppure avrebbe fatto la sua mossa prendendo l'iniziativa, senza esitare. Si rivolse verso il ragazzo lasciandogli una lauta mancia, per poi dargli un'amichevole pacca sulla spalla.
    Non preoccuparti ragazzo mio, ci penso io a Miss Poltergeist. Tu perché non ti prendi un momento di pausa?
    Gli fece l'occhiolino e, ottenuto il sorriso del facchino un cenno di ringraziamento, il professore ignorò ampiamente qualsiasi possibile intrusione od obbiezione di Stige per poi afferrare i suoi bagagli e dirigersi verso l'interno dell'hotel, canticchiando a bassa voce senza mai voltarsi indietro. Sapeva essere gentile quanto invadente. Salirono diversi piani a piedi, per delle persone normali poteva essere stancante ma non per loro, di sicuro non avrebbero fatto fatica a giungere alla stanza destinata a Stige. Thresh non ebbe bisogno di liberarsi le mani per aprire la porta, poiché quell'albergo utilizzava una nuova tecnologia a riconoscimento di prenotazione, quindi appena Stige fu vicina alla porta, questa si sarebbe aperta automaticamente lasciando entrare il professore che continuò a canticchiare fino a che non lasciò i bagagli ai piedi del letto. La stanza non era grande, ma molto comoda, spaziosa e soprattutto ben arredata. Un grosso letto ne occupava un ampio lato, mentre mobili per indumenti, tecnologia e altro riempivano gli spazi vuoti, il tutto immerso in una illuminazione regolabile da finestre esterne e da luci che venivano dal soffitto. Un luogo di lusso dove Stige si sarebbe sicuramente sentita molto a suo agio.
     
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    Appena sentì la spada sul fianco il fiato le si spezzò in gola e portò subito la mano all'altezza della cintura dove teneva la sua arma, in un gesto istintivo. Solo allora si rese conto di cosa aveva combinato, sentendosi anche molto stupida a quel punto e pertanto non girò la testa verso il professore, temendo il confronto diretto con lui. Per la fretta aveva dimenticato la preziosa spada che aveva perfino offerto alle streghe per quanto importante fosse ciò che rappresentava. A tal punto quell'uomo riusciva a confonderla? Spazientita, afferrò la spada nervosamente strappandola dalle mani del non morto, ma prima che potesse replicare Thresh aveva già preso l'iniziativa, prendendosi l'incarico di scortarla fin nella sua stanza.
    Assolutamente no!
    A quel punto si voltò eccome, ma ad ignorarla stavolta fu Thresh che canticchiando come un'idiota si era già incamminato verso la loro destinazione. Stige lo guardò spazientita, quanto invadente poteva essere quell'uomo? Sbuffò rumorosamente, serrando i pugni e portandoli all'altezza dei fianchi, decisa a seguirlo a passo pesante, così grave che i tacchi rimbombarono all'interno dell'albergo nonostante la moquette. La strada che li separava dalla stanza era irta di scale, e il fato sembrava averle messe lì appositamente per aumentare il nervosismo nei confronti di Faust. A quel punto, iniziava a balenarle un'idea che tuttavia non la faceva stare per niente più tranquilla.
    Mi domando cosa dovrai dirmi di così importante da seguirmi in questo modo... non potevi farlo in macchina? O te la stanno monitorando perché sei un sospettato? Sai che facendo così non migliori la tua situazione? Io sono molto più diffidente di quello che credi, non sono una tua alleata in questa storia Carnovash!
    Continuò ad ammonirlo fino a che non furono nella stanza: era deliziosamente decorata, molto minimale ma con tutto quello che serviva, proprio come piaceva a lei. Avrebbe potuto apprezzarla molto stando da sola, ma la presenza del professore non la metteva minimamente a suo agio. Entrò all'interno sbuffando di nuovo, per poi crollare schiena contro il muro di fianco alla porta a braccia conserte, visibilmente esausta. Voleva solo riposarsi un pò a quel punto.
    Faust... per favore, sono davvero esausta. Perché mi stai così tanto attaccato oggi? Se hai qualcosa da dire a proposito di mio fratello allora fallo e poi vattene! Non ci sono altri motivi per cui dovresti trattenerti.
    Sperava che quell'ultima spassionata richiesta sortisse il minimo effetto e riuscisse finalmente ad allontanarlo, così da potersi buttare sul letto e magari forse un bagno caldo alla prima occasione. Non chiedeva altro. Cos'altro poteva risollevarle quella giornata altrimenti? Prima la quasi battaglia con le streghe, il viaggio in aereo, il rifiuto di Iceringer, il sentirsi così maledettamente sola ed insignificante. Poteva andare peggio di così? Se Faust faceva finta di non sentirla, sicuramente si...
     
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    Thresh rimase in religioso silenzio per tutto il tempo, ignorando le sue parole e limitandosi a canticchiare senza dire nulla. Solamente quando lasciò i bagagli ai piedi del letto si fermò, diventando completamente silenzioso e immobile, aspettando che Stige finisse di parlare, annullando perfino il suo stesso respiro. Stige pensava seriamente che Thresh volesse parlare di qualcosa in particolare, di suo fratello magari, di grandi strategie. Non riusciva proprio a non vederlo come una sorta di soldato, come una pedina... un sottoposto magari. Ma lo zombie conosceva la risposta, la sapeva benissimo, l'aveva trovata per così tante persone e Stige non avrebbe fatto eccezione. Lei non era diversa, non aveva nulla di diverso. Come tutti, l'unica cosa che desiderava... era non restare sola.
    Stige Poltergeist... mi domando con quale diritto... non reputi questo mondo alla tua altezza.
    Il tono di voce estremamente serio, profondo, poi un balzo. Si mosse così rapido che solamente affinando i suoi sensi al massimo Stige avrebbe potuto percepirlo. Lo zombie le fu letteralmente addosso con tutta la sua mole, bloccandola al muro tenendosi a poco più di un centimetro di distanza da lei con la mano piantata sul muro all'altezza del capo di Stige, mentre la mancina la bloccava invece all'altezza del fianco, senza sfiorarla. Per la prima volta Stige avrebbe visto Thresh non nascondere il suo vero volto: nessun sorriso accondiscendente, nessuno sguardo malizioso, niente fronte liscia e amichevole. Lo sguardo di Thresh in quel momento era quello di un on morto senz'anima, con gli occhi bianchi ma saturi di quella tenebra profonda che risaliva direttamente dal suo cuore. Un bagliore tetro, oscuro certo, ma più brillante di qualsiasi altro desiderio. Sembrava quasi volerla giudicare, no anzi, quello era il volto di uno che l'aveva già giudicata, e quella era la sua sentenza.
    E tu invece? Cosa ti trattiene? Pensi di non meritare nulla per te? Solo perché quello che desideri è lontano dalla tua portata? Il mondo è così vasto e tu a stento riesci a guardarti intorno?
    Immobile, inamovibile, più freddo e duro di qualsiasi ghiaccio Stige avesse mai assaporato, generato o provato sulla sua pelle. In quel momento Thresh non era un vento gelido, neanche una brezza gelante, non una bora. Era immobile, come un oggetto perso nello spazio, l'unica cosa che si muoveva era quello sguardo che pareva quasi voler scavare nell'anima di Stige. pretendeva una risposta.
     
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    Aveva abbassato la guardia, doveva riconoscerlo, ma in quel momento tutto si aspettava meno che vederlo scattare contro di lei come se volesse travolgerla. I suoi occhi si sgranarono e i muscoli reagirono istintivamente. La mano sinistra si sollevò all'altezza dei fianchi a palmo spalancato, pronta ad estrarre la spada, mentre la destra serrata intorno al fodero spingeva col pollice la guardia verso l'esterno, così da liberare i primi centimetri di lama dalla loro custodia. Se quel dannato voleva combattere allora Stige l'avrebbe accontentato e con grande piacere, ma appena si ritrovò davanti quegli occhi di ghiaccio la voglia di combattere svanì. Non lo aveva mai visto così serio e neanche sognava di poterlo vedere in un simile modo. Perché avrebbe dovuto? Che diritto aveva lui di farle una ramanzina di quel tipo? Voleva forse farle capire che se voleva l'amore di qualcuno doveva prenderselo? Idiozie, non l'avrebbe mai condiviso un simile pensiero, e forte di quell'idea credeva di poterlo respingere quando voleva. Ma si sbagliava. Neanche un singolo muscolo si muoveva in quel momento. Semplicemente non era in grado di affrontarlo. Perché per quanto inquietante, probabilmente doppiogiochista e perverso professore fosse, lui sapeva esattamente cosa voleva e affrontava qualsiasi difficoltà a testa alta pur di ottenerlo, senza imporsi alcun limite. Qualcosa che Stige sentiva profondamente e sinceramente di non riuscire a fare. Le mani tremarono ma, lentamente, la spada tornò nel fodero e la mano sinistra si ammorbidì. Il labbro inferiore di Stige finì tra i suoi denti e mordendoselo, la donna distolse lo sguardo da lui, chiudendo gli occhi e abbassando il capo di lato per evitare il suo sguardo.
    Tu... non puoi capire...
    Posò una mano sul suo ventre, la sinistra, cercando di respingerlo, rendendosi conto che non riusciva ad imporre nessuna forza su di lui. Il suo corpo si rifiutava perché per quanto gelido fosse in quel momento, Faust era l'unico contatto umano passionale che sentiva da molto, molto tempo. Un tepore che era quanto basso era comunque superiore a quello che le aveva dato Iceringer e in qualche modo... una magra consolazione.
    E se anche capissi non potresti aiutarmi.
    Cercò di chiudere, aprendo gli occhi verso di lui ritrovando la forza per affrontarlo. Lo sguardo di Stige era stanco e affranto, sembrava volergli chiedere disperatamente per l'ennesima volta di lasciarla in pace e andarsene così da potersi finalmente sfogare. Sentiva la necessità di spegnere il cervello e basta.
     
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    Lo sguardo del professore rimase inamovibile, fermo e saldo, una statua d'acciaio che non tentennò neanche per un istante, neanche quando Stige sembrava volerlo attaccare. Mai un attimo di esitazione, probabilmente se lo avesse attaccato a quel punto si sarebbe lasciato colpire senza battere ciglio e non perché era uno zombie. Stige però era confinata nel suo stesso ghiaccio, così freddo e gelido che perfino il vuoto del professore sembrava una valida alternativa a quel punto per lei, per questo lo toccò e non andò avanti, cercando di respingerlo ancora una volta con le parole. Parole che non sarebbero servite assolutamente a nulla, come non erano state efficace prima... non lo sarebbero state ora e neanche in futuro. A quel punto il concetto doveva essere chiaro: Thresh non si arrendeva MAI. Il suo tono di voce cambiò appena Stige ritrovò la forza di guardarlo, e sebbene l'espressione non cambiò di molto, quello sguardo inquisitorio iniziò a scemare.
    No, ti sbagli. A me non importa nulla di capire.
    Una risposta secca, che precedeva un gesto affrettato, istintivo, ma che non poteva più trattenere. Quella stesse labbra che Stige si era morsa sarebbero state sue a qualsiasi costo. Non fu frettoloso, quasi a volerle dare la possibilità di farsi indietro, ma si abbassò col capo verso di lei, sfiorandole prima la bocca con la propria, poi serrando quel labbro inferiore martoriato da Stige tra le sue di labbra, tirandola verso di sé per poi affondare una volta per tutte in quel bacio tanto agognato. Avrebbe anche stretto le distanze, facendole sentire che il gelo che si era generato prima era solo la distanza dei loro corpi, mentre invece il fisico dello zombie non era solo caldo, ma addirittura vivo, colmo di energia. Il gelo che Stige sentiva non era altro che quello spessore che pur essendo di pochissimi centimetri tra di loro, Stige aveva creato e congelato, trasformandolo in un abisso freddo per tutti quelli che la circondavano. Un abisso che Thresh era deciso a sciogliere una volta per tutte, sostituendolo col suo calore. Se Stige si fosse lasciata andare, il professore avrebbe provveduto a rimettere a pari tutti i baci che aveva perso fino a quel giorno, affondando con la lingua dentro di lei, danzando col muscolo umido della donna, massaggiandole le labbra e cercando le sue guance come morbido cuscino di una passione bruciante che non riusciva più a trattenere. Non nascose nemmeno il suo entusiasmo in quell'evento, facendole sentire sul ventre la propria erezione già massiccia, dura, pulsante, vogliosa di lei. Thresh non la stava semplicemente baciando, Thresh la stava esaltando, trasformandola nell'oggetto del suo più perverso e puro desiderio. Certo, per una persona normale poteva sembrare quasi esagerato, invasivo, ma per Faust Carnovash quello era l'apice del suo desiderio, sfogato tutto per lei e senza la minima ombra di esitazione.
     
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    Le labbra tremarono ancora, gli occhi vacillavano come se dovessero chiudersi da un momento all'altro. Freddo, sentiva freddo, un freddo insormontabile che sentiva di dover accogliere dentro di sé, non era così debole da cercare calore, lei era una colonna portante di Londra, non poteva cedere ad un simile desiderio! Ciò che voleva era accettare quel gelo, non scioglierlo col calore umano. Non era questo ciò che le avevano insegnato, non era questo il desiderio a cui avrebbe ceduto. Faust non poteva capirlo, e perché avrebbe dovuto? A lui non interessava capire, lui voleva solo... solo... cosa voleva davvero? Se non voleva capire allora... cosa voleva? Aiutarla? Perché? Perché aveva preso tanto a cuore lei? Così come suo fratello, magari tutta la sua famiglia? Cos'era una specie di buon samaritano? No, non aveva affatto l'aria di un santone, non somigliava neanche lontanamente ad una brava persona, quello che Stige percepiva era il suo personale desiderio, non qualcosa che potevano condividere assieme. Eppure, per un istante, quelle labbra che si avvicinavano lentamente sembrarono davvero un patto accettabile. Un assaggio, che male c'era? Solo uno... poi sarebbe tornata indietro, com'era sempre stato. Le mani si fecero più morbide, il volto più limpido, socchiuse gli occhi e lo lasciò avvicinarsi. Appena le labbra si sfiorarono, capì che non voleva affatto fermarlo, e lo accolse in sé, ricambiando quella meravigliosa esperienza che la sciolse completamente. Inspirò come se fosse rimasta in apnea fino a quel punto, ricambiando quella meravigliosa effusione che non si concedeva da così tanto, tanto tempo, qualcosa che aveva bramato così tanto e che finalmente poteva provare. L'avvicinarsi del professore fu come se quel bacio potesse sciogliere il suo corpo per intero, centimetro dopo centimetro, sentì il freddo svanire di colpo sotto il corpo forte e tonico di Thresh che le concedeva una scelta, una scelta fin troppo piacevole a quel punto. Iniziò a baciarlo più forte, facendogli sentire la fame della sua lingua e delle sue labbra, come se ne stesse chiedendo ancora e ancora, mentre la pelle si increspava vogliosa di sentire più calore. Era come se si fosse svegliata da un terribile incubo in cui Iceringer l'aveva rifiutata, e finalmente si stava svegliando in una realtà dove il ragazzo dai capelli bianchi la stava baciando, dandole tutto quello di cui aveva bisogno. A quel pensiero il bacio di Stige si fece ancora più focoso ed intenso, forse non aveva mai baciato così in vita sua, i pensieri che prima non aveva osato liberare fuggirono quindi a briglia sciolta, passando dai capelli bianco di Iceringer a quelli argentei di Syndra, accarezzandole il capo per poterla consolare di ciò che Gil le aveva fatto passare, baciandola così forte da volerle gridare perdono direttamente in gola. Dalle labbra giovani di Syndra passò a quelle calde e carnose di Nariko, che come lei desiderava solamente proteggere le sue persone amate, un bacio che voleva farle capire che condivideva quel desiderio e che voleva farne parte, senza nessuno sconto, senza nessuna esitazione. Infine tornò di nuovo con la mente sul corpo caldo e giovane di Iceringer, la bocca di Stige sembrò sciogliersi di colpo al punto che quasi si commosse, come se quel sogno potesse davvero darle la pace. Lo baciò così forte da iniziare a gemere, e il suo caldissimo corpo così come la sua erezione la fecero sentire desiderata dopo così tanto, tanto tempo. Aprì gli occhi, voleva gustarsi i suoi nuovi amanti alla ricerca della pace e della felicità ma si ritrovò davanti Faust, che la catapultò nella realtà. No... no, stava di nuovo per cedere. Il cuore iniziò a battere all'impazzata, abbassò lo sguardo e il capo, cercando di trattenersi. Le mani sul petto di Faust sembravano volerlo scacciare ma... ma era troppo piacevole, non ci riusciva, non voleva.
    Faust no... non possiamo... questo è sbagliato, io non sono... tu non sei...
    Loro, stava per dirlo tanto era frettolosa quella frase, ma dirgli che voleva tanto che quelle labbra fossero le stesse di Iceringer, di Nariko e di Syndra significava fargli capire tutto, quindi riuscì a trattenersi, serrando le labbra il più possibile ma tornando a respirare affannosamente. Perché quel desiderio era così difficile da reprimere? Forse perché in realtà anche Faust andava bene? Era solo una maledettissima donna alla ricerca di contatto fisico? No, non poteva essere vero, non lo avrebbe mai accettato. Forse allora era Faust ad essere totalmente affine a quel desiderio? Lui era come Stige, come Nariko... alla ricerca di proteggere i suoi cari e di condividere con gli altri la propria pace. Perché allora non riusciva ad accettarlo? Era lì... caldissimo, eccitato, colmo di passione, eppure Stige sentiva di non poterglielo concedere. Ma perché? Era lo stesso ripensamento dopo il rifiuto di Iceringer, lo stesso identico sentimento... possibile che Stige potesse accettare semplicemente di non essere felice? Quei dubbi la stavano facendo impazzire, aveva bisogno di una risposta...
     
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    La percepì chiaramente quell'impennata nel suo desiderio, Stige passò dall'essere restia a concedergli un bacio come pochi, un bacio che riuscì a sorprendere perfino il professore facendolo sussultare di entusiasmo, quasi gridando nella gola della donna mentre si concedevano quel momento unico. Percepì anche e soprattutto che quel bacio non era destinato a lui, ma verso il desiderio colmo di invidia di Stige, gettato nei confronti di quei giovani che avevano invece trovato la loro pace più totale. Offeso? No di certo, Thresh non era lì per conquistarla, non principalmente per lo meno. Ciò che voleva era sbloccarla, farle capire che se desiderava qualcosa doveva osare, non privarsene, pertanto non importava a chi fosse dedicato quel bacio, l'unica cosa che aveva senso in quel momento era chiederlo e riceverne uno in cambio. Quando riaprì gli occhi però, Stige parve quasi rinsavire, cercando di respingerlo flebilmente proprio mentre la verga del non morto pulsava sul suo ventre, lasciandole intendere quanto in realtà la desiderasse, che non la temeva affatto e che voleva la sua carne ad ogni costo, qualcosa che una donna sposata e soprattutto temuta come Stige non assaporava da tempo probabilmente. La sua spinta però non era così convinta, Thresh infatti non si mosse di un solo millimetro e pur concedendole la fine di quel bacio, rimase serrato contro di lei, impaziente di metterle le mani addosso e tornare a baciarla. Stige avrebbe potuto percepire le sue dita tremare, impaziente di toccarla, mentre il fiato caldo del non morto le sussurrava direttamente sulle labbra quelle parole, senza staccarsi mai dallo sguardo gelido di Stige.
    E' vero... non sono ciò di cui hai bisogno... non sono ciò che vuoi davvero. Pensi che per me abbia importanza? Io voglio amore... non importa a chi sia destinato in verità. Ma se non puoi concedere amore neanche a te stessa, come ti aspetti che altri te lo donino? Sei come un falò... una fiamma che deve essere accesa, ma non puoi accendere un caldo ritrovo a partire da gelidi sguardi. Se vuoi che qualcuno accenda quella fiamma... devi concedergli ciò che serve, che possa bruciare al solo contatto... ossa, carne... sangue...
    Gli occhi del non morto restarono piantati su quelli di Stige, sembravano quasi dare forma alle sue parole, una tetra oscurità colma di desiderio le stava comunicando un messaggio. Non c'è nulla da coltivare in un campo che non è stato preparato, se Stige non accettava i suoi sentimenti allora non avrebbe mai trovato la felicità, e questo era un fatto innegabile, perfino la più pragmatica delle persone doveva cedere ad una logica tanto semplice.
    Io posso posso essere ciò di cui hai bisogno ADESSO. Devi solo volerlo... il resto non importa...
    Si concesse un sorriso voglioso a quel punto, furbesco quasi. Un sorriso che forse stonava in quel discorso, ma che in realtà aveva uno scopo molto preciso: farle capire che tutto questo non lo imbarazzava, non lo rendeva invidioso, non lo faceva infuriare. Soprattutto non lo rendeva geloso. Quello che voleva era condividere, l'aveva ribadito così tante volte che a quel punto avrebbe dovuto iniziare a rimbombare nella testa di Stige come una campana priva di qualsiasi altro suono, e pertanto non avrebbe accettato altre risposte ambigue perché lui non doveva essere persuaso: lui sapeva benissimo cosa desiderava. Quindi non attese neanche una risposta, semplicemente alzò di nuovo il capo e cercò nuovamente di baciarla, spingendola per la seconda volta contro il muro e stavolta portandole le mani sui fianchi, iniziando ad accarezzare quel corpo mozzafiato col preciso scopo di raggiungere le sue parti più sensibili. Non voleva più nascondere ciò che voleva, quasi a voler incoraggiare Stige a fare lo stesso. Ardeva di passione, le avrebbe concesso un bacio perfino più intenso di quello prima, e con l'aiuto del suo corpo imponente le avrebbe tolto ogni capacità di sottrarsi, convincendo anche lei stessa che in fondo non voleva farlo per nessuna ragione.
     
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    Avrebbe tanto voluto zittirlo, metterlo a tacere una volta per tutte. Voleva distogliere lo sguardo ma quegli occhi l'avevano ipnotizzata, il corpo bloccato le impediva di sottrarsi in qualsiasi modo alle sue attenzioni e quella verga bollente sul suo ventre, per quanto volgare, la faceva stare bene, inutile negarlo. Bisbigliava muovendo le labbra in maniera flebile, qualcosa come "smettila" o "zitto", non voleva ascoltarlo perché ogni parola che diceva la convinceva che forse aveva ragione, che in fondo non aveva mai chiesto di starne fuori, semplicemente nessuno aveva mai capito quanto fosse davvero bisognosa di affetto, di qualcuno da amare. La sua posizione, dall'alto del ruolo fondamentale che ricopriva e dal nucleo familiare che aveva generato, non aveva altro gesto di affetto se non quello rappresentato da Nyx, sua figlia, qualcosa di molto diverso dal semplice contatto fisico di cui una donna ha disperatamente bisogno. Per tutto quel tempo Stige si era illusa di poterne fare a meno, ma dopo che aveva rischiato di perdere così tanto e averlo perso comunque in parte, sentiva di non essere pronta ad andarsene sola. Non senza aver assaporato la vera felicità. Faust aveva ragione... voleva accendere quel fuoco, ma finché ad alimentarlo non presentava altro che freddo e distanze, non poteva aspettarsi che qualcuno riuscisse a trasformarlo in una fiamma ardente. I suoi occhi si chiusero lentamente, le palpebre calarono di colpo come se stesse per cadere in un sonno profondo. Poi schiuse le labbra, fiondandosi di nuovo sulla bocca del professore, sollevando le mani sul suo petto per farle scivolare fino intorno alla gola dello zombie. Mentre il bacio si riaccendeva, una grandissima voglia di strozzare quel bastardo colse Stige, anche se stava cedendo alle sue parole l'opinione che aveva di lui non era affatto cambiata ma maledizione se era piacevole... e maledizione se aveva ragione. Anche solo l'idea di dover assecondare quel ghigno detestabile la faceva infuriare, ma in quel momento il desiderio di provare finalmente qualcosa di nuovo andò ben oltre il rapporto che c'era tra di loro. Lo accarezzò sulle guance, solcando le sue cicatrici mentre quel bacio si consumava diventando sempre più intenso, poi lo afferrò per la testa, quasi a volerlo staccare. Si ritrovò ad ansimare sulle sue labbra, interrompendo il bacio per la seconda volta. Ma solo per un istante, solo uno. Poi si fiondò di nuovo sulla bocca di Thresh, come se volesse avviarlo lei quel bacio tanto agognato, e istintivamente portò le mani su quelle del non morto, spingendolo su di sé per fargli assaporare ciò che aveva bramato tanto fino a quel momento: il suo ventre, i suoi fianchi, i suoi seni. Sentirlo scivolare sul proprio corpo era una sensazione fantastica, ma i vestiti a quel punto erano decisamente di troppo, quindi dopo quel breve assaggio scansò anche le mani di Thresh, così da poter iniziare a togliersi quel comodo vestito utile anche per il combattimento, pensato proprio per essere rimosso il più facilmente possibile. Mentre lo faceva, con una mano iniziò a sbottonare anche l'elegante abito del professore, lo fece frettolosamente e con una certa violenza perché voleva che anche lui facesse la sua parte, senza restarsene sulle sue. Doveva essere una cosa reciproca, ma non smise mai di baciarlo neanche per un istante. Il corpo caldissimo, il seno turgido così come i capezzoli, impaziente di avere esattamente quello che tanto aveva decantato Thresh fino a quel punto. Ecco la sua occasione: accendi questo falò e vediamo se il calore è sufficiente.
     
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    Non era questo il momento di festeggiare una vittoria, no non c'era nessuna vittoria, né sulle dita che lo accarezzavano in volto, né sulle labbra che finalmente ardevano di desiderio. No, Stige gli aveva solo concesso la possibilità di avere ragione, non gliela aveva affatto data vinta e anzi, il difficile iniziava proprio ora. Ma il non morto aveva un debole per le cose difficili e pertanto lo spirito che sfoggiò Stige per quel loro piccolo esperimento non fece altro che stuzzicarlo ulteriormente. Anche se stava cedendo, non aveva perso la volontà di tenere tutto sotto controllo, fu lei infatti a muovere il suo capo e poi addirittura le sue mani, lasciandogli assaporare per pochi istanti il suo corpo. La carne di Stige, finalmente... era anche meglio di come Thresh l'aveva immaginata, tutt'altro che gelida e rinsecchita, anzi era la cosa più calda che aveva assaporato fino a quel momento, forse perché il calore più piacevole proveniva da chi aveva sentito davvero un freddo profondo nell'anima. Sentì il suo seno, turgido come non mai, era un vero e proprio dono per questo mondo ma prima che Thresh potesse iniziare ad assaporarlo a dovere, Stige lo fece mettere da parte, obbligandolo ad aspettare mentre lei si spogliava, e lo invitava a fare altrettanto. Appena il non morto comprese quelle intenzioni, iniziò ad assecondarla ma senza smettere un solo istante di baciarla, concedendole la lingua in tutta la sua pienezza, mostrandole che era più lunga e ampia del normale e poteva occupare le sue dolci labbra in maniera decisamente perversa. Quando Stige sbottonò un paio dei punti della sua mise elegante, Thresh rivelò subito che si trattava di un artificio per sembrare elegante, in quanto appena il non morto lo tirò via con le dita, da sotto il cappotto non uscì una camicia strappata ma solo una sorta di panciotto che aveva il compito di coprire solamente quello che altrimenti sarebbe stato un busto scoperto. Thresh dunque non aveva cambiato le sue abitudini, mostrando che si poteva sfoggiare una maschera diversa in funzione delle occasioni soprattutto quando era richiesto. Passò poi anche ai pantaloni, la cintura, tutto ciò che stava sotto il suo cappotto venne rimosso frettolosamente, lasciando il professore completamente nudo e dandogli quindi la possibilità di schiacciarsi più forte contro di lei, senza alcun filtro. Le fece sentire sul ventre la propria verga, enorme e pulsante, mentre il petto poteva assaporare i muscoli del non morto, un corpo fortissimo e semplicemente incandescente che ardeva solamente per lei. Se Stige non aveva molta esperienza in quel campo, Thresh le avrebbe mostrato una verga semplicemente esagerata, enorme rispetto al normale, colma di vene rigonfie e soprattutto così imponente che ogni pulsazione sembrava quasi un piccolo pugno sferrato sulla sua pelle. Un pugno gentile, ma che celava al suo interno tutta la fame che quella donna aveva risvegliato nella mente del non morto.
     
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