L'abbondante seno sotto torchio

x Neko

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    Anche se non la stava fissando come un vero pervertito, Gabriel non aveva smesso di tenerla d'occhio e si era accorto che si muoveva, comportava e soprattutto respirava in maniera strana. inizialmente pensò che forse per lei non era stato altrettanto facile contenersi come invece era successo a Gabriel, vista la quantità immane di energia erotica che avevano subito. Pian piano però, la cosa si fece sempre più insistente e gli fu impossibile non pensare che probabilmente era successo qualcosa nel bocciolo che l'aveva rinchiusa poco prima, e non era qualcosa di piacevole come rimetterle in sesto i vestiti e il trucco. Che fosse una stregoneria di sua madre? L'ennesima? Che la teneva sotto scacco perfino quando Hazel era priva di sensi? Che donna spregevole... e che situazione complicata. Come se la scena non fosse già abbastanza strana, Lucia iniziò addirittura a ringraziarlo e rassicurarlo che facendo sesso con loro le aveva sicuramente aiutate, in un modo o nell'altro. L'agente si sarebbe voltato verso di lei, confuso, inarcando un sopracciglio in segno di chiara perplessità. Non era ovviamente la cosa peggiore che gli avessero mai detto ma... cavolo se era strano.
    Uh... ok... ma non devi ringraziarmi per questo. Non dovresti ringraziare nessuno per questo. Anche se ti fa provare un grande piacere, queste sensazioni sono comunque artificiali, indotte da una forza esterna che non è la tua... devi tenerlo distante dalla tua mente o rischi di impazzire...
    Cercò di parlare lucidamente e si sforzò sinceramente per farlo, non era affatto semplice e avrebbe voluto esserle più d'aiuto e di conforto, ma lui non era affatto messo meglio, semplicemente si conteneva più facilmente grazie alla sua ferrea volontà. Preferì però non approfondire il discorso, Lucia sembrava già piuttosto in imbarazzo e ad essere sinceri il suo reverenziale e servile modo di scusarsi stava mettendo in difficoltà anche Gabriel che per non arrossire dovette chiudere gli occhi e sospirare velocemente, sospiro che dovette fermare di colpo perché Lucia stava letteralmente per crollare in avanti, e lui tempestivamente si chinò per poterla afferrare al volo prima che finisse rovinosamente a terra.
    Attenta!
    Gli venne spontaneo, il tipico gesto da cavaliere che aiuta la damigella in difficoltà. Nel suo subconscio sembrava essere radicata perfettamente l'idea che Lucia fosse una donna e non un ragazzo. Ancora colpa dell'Eromanzia? Il mancamento fu così improvviso che Gabriel non si accorse e non riuscì ad evitare che la porta si chiudesse facendo cadere le chiavi, cosa che poteva diventare problematica e che gli fece pregare davvero che nessuno arrivasse in un momento tanto sbagliato. Doveva essere il suo giorno sfortunato. A completare il quadro ci fu l'errore madornale di stare così vicino a Lucia, ben consapevole che il suo potere generava automaticamente Eromanzia e quindi finì inevitabilmente vittima di quell'energia ancora una volta, più consapevole ma sicuramente non immune.
    Ngh... di nuovo...
    Commentò a denti stretti e a bassa voce, più che un rimprovero per lei era un rimprovero per sé stesso, quanti errori avrebbe fatto ancora quel giorno? Di lasciarla andare non se ne parlava in ogni caso, ma prima che Gabriel potesse farle qualsiasi domanda, Lucia si stava già masturbando con qualcosa dietro di sé, con movimenti talmente chiari e inequivocabili che per l'ennesima volta l'agente perse totalmente le parole. Fin dove si stava spingendo la perversione a quel punto? Non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere neanche nei spettacoli pornografici più fantasiosi, vedersi come protagonista di una cosa del genere per lui era una cosa folle! Privo di forze e di capacità mentali, Gabriel vide Lucia riprendere di colpo le forze, alzarsi verso le sbarre così da mettere in mostra il suo didietro anche meglio di come avevano fatto prima mentre stavano facendo sesso senza freni inibitori, supplicandolo di toglierle qualsiasi cosa fosse incastrato nel suo culetto. Lo sguardo di Gabriel divenne smepre più confuso, ma invece di un'espressione da ebete sconcertato, ci furono invece gli occhi di chi sta osservando uno spettacolo irresistibile, e l'eccitazione prese di nuovo il sopravvento. Il membro turgido di Lucia non era quindi motivo di disgusto ma un chiaro messaggio che diceva della ragazza che era pronta, che ne voleva ancora e che aveva assolutamente bisogno di aiuto. Titubante ma tutt'altro che restio, Gabriel si avvicinò a lei, iniziando a respirare profondamente e calorosamente dopo averle portato la mano sinistra sulle natiche, come a volerla tener ferma. La destra invece si avvicinò delicatamente al bulbo, scivolando inevitabilmente con le dita sulla sua pelle e sui suoi minuti testicoli. Fu involontario, ma non riuscì a trattenerlo. Afferrò poi il bulbo avvicinandosi di più a lei, come assuefatto dal suo calore e dalla sua eccitazione, desideroso di averne di più. Cercò di tirarlo fuori ma il timore di farle del male lo spinse a fare con calma, andando a volte avanti oltre che indietro, cercando di tirarlo fuori man mano.
    D-devo... lubrificarlo, o non uscirà...
    Cercò di usare il tono di voce più rassicurante possibile, ma anche lui era mosso unicamente dal desiderio a quel punto. Mentre cercava di tirare fuori quel bulbo, Gabriel fece scivolare dalle sue labbra un denso grumo di saliva che toccò le natiche di Lucia, infilandosi al loro interno seguendone la curva, per poi circondare il suo stretto buchino con prezioso lubrificante che sperava proprio servisse allo scopo, il tutto senza cambiare il tipo di movimento, finendo più a masturbarla che non liberarla dal suo problema.
     
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    Scusa per l'attesa. >w<

    L'intenzione di Lucia era stata sinceramente quella di tirare fuori quel bulbo il prima possibile, terrorizzata dall'idea che potesse gonfiarsi tanto da strappare le carni dell'unico prezioso anfratto che aveva... ma nel panico si era rivolta all'ultima persona a cui avrebbe dovuto creare nuovi problemi, senza pensare alle implicazioni sessuali che una cosa del genere avrebbe sicuramente avuto. Lei era estremamente eccitata, lui probabilmente altrettanto. L'Eromanzia li circondava ancora, esasperando i loro sensi e ciò che il loro corpo poteva provare. Aveva voluto lasciarlo in pace, invece si ritrovò ad annuire freneticamente mentre la informava di doverla lubrificare per sfilare il bulbo. Rispose senza pensare, portando la mano che ormai non serviva più contro una sbarra, per sorreggerla così da permetterle di staccare il capo da quelli scomodi pali, continuando tuttavia a guardarsi alle spalle come poteva, cercando di intravedere le mani di Gabriel e ciò che si apprestava a fare.
    V-va bene... G-grazie. Nh-no, cioè, mi s-scusi! Nh!
    Per tutti i numi, non riusciva proprio a tacere?! Era così imbarazzata e nel panico che ormai straparlava! E rendendosene conto catturò tra i denti il labbro inferiore, voltandosi di colpo a guardare oltre le sbarre con un mugolio lamentoso che chiariva quanto avrebbe gradito sparire dalla faccia della terra in quel preciso istante. Chiuse gli occhi, sospirando per l'imbarazzo, ma fu costretta a spalancarli molto presto. Senza rendersene conto aveva lentamente fatto ondeggiare i fianchi tutto il tempo, mettendo in evidenza il sedere tonico, i cui muscoli si incresparono quando l'uomo le sfiorò le gonadi, facendole inarcare la schiena di colpo. Gemette, ancora una volta, roteando gli occhi per il piacere, sforzandosi subito di reprimere quei versi osceni. La sua pelle era liscissima ovunque, ma soprattutto estremamente sensibile in quei punti, specie sul perineo che il mercenario finì per sfiorare prima di raggiungere il traguardo, eccitandola ulteriormente. Gh! Decisamente, quella non sembrava un'estrazione innocente fatta per evitare un disastro. La sensazione della saliva calda che colava intorno all'ano, per poi scivolare proprio sulle piccole gonadi, raffreddandosi man mano, era divina e la fece rabbrividire ogni singolo istante. Ma la vera tortura giunse quando iniziò a muovere quel dannato bocciolo dentro di lei, mentre questo si gonfiava lentamente spalancandola sempre di più. Temette che sarebbe venuta sul colpo e fu costretta a fare di tutto per evitarlo, pensando a futili pensieri come sperare che l'uomo non notasse un vecchio "regalo" di Thresh, una cicatrice più o meno grossa in alto sulla sua natica destra, che ricordava molto i marchi a fuoco su bestiame. Fortunatamente, era visibile solo per metà grazie all'orlo del vestitino arrotolato.
    Nnh-non lo muova... Così! Anh...
    Gabriel avrebbe potuto vedere perfettamente quanto il suo culetto fosse affamato, dal modo in cui si allentava lentamente per poi stringersi subito dopo, ancora e ancora. Inconsciamente, Lucia strinse maggiormente la presa sulla propria natica; con tale brama e violenza da colorarla di rosso e un'espressione che diceva chiaramente quanto avrebbe desiderato che fosse qualcun altro ad afferrarla con forza. Se da una parte il tocco di Gabriel era delicato, dall'altra il suo era esagerato, sicuramente doloroso, in netto contrasto con il suo atteggiamento remissivo. Cercò di portare il bacino in avanti per facilitare il compito al suo improbabile aiutante, tirando a sé, ma non c'era modo che quella cosa uscisse fuori con movimenti così poco decisi: era troppo grossa, di una forma che sembrava fatta appositamente per tappare più che altro, stretta al principio ma che si allargava man mano all'interno del retto, fino a formare una specie di grosso uovo. Sentirla muoversi era una vera goduria, ma anche un'infinita tortura che faceva tendere al massimo le sue carni. Via via che quei movimenti proseguivano, fortunatamente, la corolla finì inevitabilmente per rilassarsi sempre di più, tanto che a un certo punto quell'enormità sembrò quasi in grado di uscire fuori. Un solo strattone e... Improvvisamente Lucia ricordò di tutto il seme che sarebbe sgorgato fuori quando lo strano bocciolo fosse uscito da lei e istintivamente strinse i muscoli, finendo inevitabilmente per risucchiarlo dentro di nuovo nonostante tutti gli sforzi fatti. L'ano si muoveva e pulsava intorno al plug, con movimenti che rendevano fin troppo facile immaginare (o nel caso di Gabriel, ricordare) quanto dovesse essere stretto e piacevole essere circondati da pareti così vogliose. Un altro risucchio, un nuovo gemito. Non voleva proprio lasciarlo andare... e ora ricordava anche perché. Aveva sentito distintamente il seme bussare verso il basso, reso bollente dalla sua temperatura. Non poteva permettersi di continuare e fargli assistere a una scena così imbarazzante.
    NO! La mano che tutto il tempo era rimasta nella natica nuda, andò velocemente a fermare quella di Gabriel, posandosi sopra essa e sopra il bulbo prima che potesse tirarlo finalmente fuori. Lucia non riuscì a voltarsi stavolta, preferendo distogliere lo sguardo. Mh-mi dispiace! D-deve andarsene. L-lo toglierò... L-lo farò io, per cui... v-vada via... finché può.
    Nemmeno lei, preda degli eventi, si era resa conto di quella radice che silenziosa aveva tirato via la chiave chiudendoli dentro. Per dirsi di star facendo la scelta giusta, si ricordò che avrebbe potuto chiederlo a sua madre, quando si fosse svegliata. Se Gabriel fosse rimasto lì, invece, avrebbe finito di sicuro per approfittarsi del suo buon cuore una seconda volta, a causa dell'Eromanzia che continuava a espandersi e riempire l'ambiente, sotto forma di quella coltre rosa dall'intenso profumo floreale. La cosa peggiore di tutte però era che, mentre con la bocca diceva una cosa, nella sua mente era ben impressa la fantasia dell'uomo che, ignorando la sua richiesta, sfilava il plug da dentro di lei senza ascoltarla, e poi la penetrava di colpo prima che tutto il seme precedentemente accumulato potesse sgorgare fuori, prendendola ancora una volta contro le sbarre, con la forza e la passione che avevano condiviso nella sala d'interrogatorio, condita però da una dose di violenza animale. Stupida che non era altra... Si era decisamente abituata troppo ai modi di agire malati di tutta la marmaglia della Sapienza, tanto che ora li immaginava persino su un uomo buono e "normale" come Gabriel. Cosa c'era di sbagliato in lei? ...Beh, tutto probabilmente, specie quell'assurdo e capriccioso potere che aveva ottenuto morendo di nuovo, poiché in qualche modo quella coltre d'Eromanzia che continuava a espandersi, stavolta portò con sé anche frammenti dei pensieri di Lucia, che avrebbero penetrato il cervello del mercenario facendogli vedere con precisione se stesso che assecondava le sue perversioni nel modo più violento possibile, mostrandogli anche la sua paura di tutto lo sperma che schizzava fuori da lei, ancora candido e bollente, in quella posizione umiliante e con tanto di rumori osceni. A quel punto non poteva più nascondersi: forse era vero che cercava di controllarsi, sicuramente era vittima del proprio potere e avrebbe voluto tenere Gabriel fuori da quella situazione, tuttavia... i suoi desideri più sinceri erano ben altri, deviati e del più basso livello possibile.
    D-deve andare. Ora. N-non posso... Non riesco a controllarmi. N-non voglio... che mi veda... così. Non voglio... approfittarmi ancora della sua... gentilezza.
    Le esili dita, dalle unghie perfettamente curate, strinsero così forte le sbarre da far impallidire persino le sue manine color ebano, sulle nocche. Doveva davvero sforzarsi al limite della follia per non supplicare l'uomo nei modi più perversi che conosceva di possederla ancora... ma ci riuscì.
     
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    Si vedeva chiaramente che Lucia era in difficoltà, totalmente contrariata e per di più molto spaventata, Gabriel avrebbe dovuto senz'altro tenere pi autocontrollo dalla sua parte, ma più si sforzava di fare qualcosa che non fosse sfogarsi, più la sua mente crollava inevitabilmente nel baratro del desiderio. Perché era così difficile resisterle? Forse perché la trovava davvero così attraente? Magari anche più di quella volgare donna che le faceva da madre? Ma era un maschio, come poteva dirsi possibile una simile attrazione? A tal punto l'eromanzia aveva plagiato la sua mente? Non poteva crederci, non voleva ammetterlo, ma oramai i suoi pensieri non avevano più influenza su quello che il corpo invece faceva. Che le parole di Lucia fossero tante poiché non riusciva proprio a trattenersi, non aveva importanza: Gabriel non riusciva a sentirla, o almeno tutto quello che diceva veniva filtrato dalla sua mente trasformandolo in versi di piacere che piuttosto che farlo desistere lo incoraggiavano a continuare a muovere quel piccolo strumento, e a volte lasciar colare altra saliva per lubrificare le zone che si asciugavano o si raffreddavano, dando vita ad una stimolazione continua. La sua mente era concentrata unicamente su quello che stava facendo, neanche il marchio da bestiame che aveva sulla natica aveva importanza a quel punto. Anzi, le mani stesse della ragazza parevano quasi interpretare il desiderio sopito di Gabriel, quello di stringerla per le natiche per poterla avvicinare a sé, riempirla con la sua carne ed iniziare di nuovo a scoparla fino a farle gridare ogni fiato che le restava in gola, e più quelle mani stringevano, più quella corolla di carne si dilatava, e più Gabriel esagerava quel desiderio, fino a che i suoi lenti respiri non si fecero sempre più profondi e rumorosi. Osservare quel culetto dilatarsi tantissimo e poi tornare alla sua forma naturale era uno spettacolo senza precedenti, e sentì chiaramente una stretta al cuore e allo stomaco quando la vide stringersi frettolosamente quando quella mole fu quasi uscita del tutto da dentro di lei, come in una repulsione verso la tanto agognata libertà, forse perché si era ricordata che togliere il tappo dal ì non sarebbe stata una grande idea visto ciò che giaceva ancora dentro di lei, rimescolando le sue budella stracolme di caldissimo piacere. Gli occhi di Gabriel erano sgranati a quel punto, la sua mente totalmente in fiamme. Tentò ancora, e ancora, e ogni volta che era sul punto di riuscirci Lucia lo tirava di nuovo dentro di sé, provocandogli perversi brividi sulla schiena al solo pensiero di poter ammirare quello spettacolo intorno alla sua verga, oramai eccitata oltre ogni immaginazione. Era davvero così debole di fronte a quella creaturina?
    Alla fine, Lucia arrivò a supplicarlo di fare l'opposto di ciò che aveva dato origine a quella perversa collaborazione, magari nella speranza di completare da sé l'opera, lontana da lui e soprattutto lontana dall'imbarazzo che avrebbe potuto provocare il gettare via ciò che Gabriel stesso le aveva donato un attimo prima. Perché preoccuparsi? Se aveva paura di sprecarlo poteva dargliene ancora... ma che stava pensando? Che cazzo di pensiero era quello? Stava forse impazzendo? Si, indubbiamente la sua mente era oramai giunta al limite e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ritrovare l'equilibrio mentale, ma tutto ciò che aveva passato fino a quel punto e ciò che stava osservando in quel momento, gli impedivano categoricamente di evitare qualsiasi altro contatto con quella carne, e farla sua il prima possibile. Senza che se ne rendesse conto, i suoi pensieri iniziarono ad essere sovrascritti dalle fantasie di Lucia, non erano immagini se eppure finirono nella sua mente come se qualcuno gliele avesse trapiantate, senza che riuscisse a rendersene conto. Poteva davvero fermarsi a quel punto?

    Hai bisogno di... aiuto... di qualcuno... sarò io quella persona...
    Con una mano le afferrò una spalla, in modo da tenerla saldamente ferma contro le sbarre così che non ci fossero ulteriori esitazioni. Un passo avanti gli permise di allungare la propria verga oramai divenuta marmorea contro il piccolo pene di Lucia, posizionando la grossa e durissima cappella nello spazio tra i testicoli e la base del suo membro, neanche volesse penetrarla lì aprendole un nuovo buco. Era troppo eccitato per trattenersi, e da quella distanza avrebbe potuto assaporare sulla propria pelle tutta l'essenza della sua amante. Afferrò più saldamente quel bocciolo e appena le pulsazioni della sua mazza enorme sul proprio sesso avrebbero fatto vacillare Lucia, l'avrebbe liberata con un solo risoluto strattone, così rapido e deciso che la sua corolla di carne non avrebbe avuto modo di resistere in alcun modo, e avrebbe preso a grondare ogni goccia che inutilmente tratteneva addosso a lui. Gabriel avrebbe visto il suo stesso seme colargli addosso sul pube e soprattutto sul cazzo che aveva appositamente posizionato sotto di lei per non sprecare il prezioso seme che ne uscì, i suoi occhi tremavano vistosamente così come le sue labbra, non poteva resistere oltre. Quella cappella enorme pulsò e vibrò facendosi sempre di dura, spinse verso l'alto fino a diventare quasi dolorosa, finché non scattò oltre il sesso di Lucia finendo inevitabilmente sulla parte superiore di quel buco totalmente dilatato che aveva. La corolla di carne di Lucia era pressoché sfatta, ma il membro di Gabriel a quel punto era così eccitato e grosso da poterla occupare tutta, colpa anche delle nanomacchine probabilmente. La spinse fino in fondo, non così rapidamente da sembrare un colpo di proiettile dritto al cuore, ma sufficientemente rapido e forte da fargli sentire la carne della ragazzina che lo avvolgeva del tutto, e anche quando furono di nuovo una cosa sola, lui spinse in avanti così da schiacciare completamente il corpo di Lucia contro le sbarre, e sollevarla leggermente. Lucia avrebbe visto chiaramente i suoi piedini iniziare a puntare sempre di meno sul terreno, fino a che non finì sollevata dalla mera forza del cazzo di Gabriel dentro di lei, ritrovandosi impalata, eretta e completamente in piedi contro le sbarre mentre Gabriel giaceva dentro di lei e rilasciava un lunghissimo e bollente gemito di piacere direttamente sul suo capo. Non c'era altro da dire, finalmente l'aveva presa, di nuovo, ed era così entusiasta che non riuscì a trattenere un perverso sorriso mentre quella carne deliziosa circondava la propria verga pulsante e rispondeva verso l'interno quel poco di prezioso seme che le era rimasto dentro, assieme a tutto il caldo sperma che aveva accumulato intorno alla sua mazza come se fosse del lubrificante. L'esperienza più perversa della sua vita, inevitabile e assolutamente travolgente...
     
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    Lucia non avrebbe dovuto aspettarsi di meno da una persona come Gabriel, perché aiutarla a quel punto doveva essere visto quasi un dovere da lui... o almeno questo aveva pensato la ragazza prima di sentire il tono di quella voce, così caldo, roco e sexy da morire. Anche lui era eccitato, per colpa o merito suo che fosse. Stava per dirgli un'ennesima volta che poteva andare via, che doveva farlo e che lei poteva cavarsela, ma non riuscì ad arrivare neppure a metà frase, limitandosi a un farfugliato: "D-davvero, lei non deve..., subito sfumato in un mugolio quando il glande pulsò, più bollente che mai, contro il suo perineo. Lo aveva messo lì appositamente? In quel punto così sensibile che faceva venire voglia di godere subito? Come poteva essere così scorretto e tanto gentile al contempo? Lucia cercò di resistere, succhiandosi il labbro inferiore e catturandolo tra i denti, rendendosi conto di averlo ormai reso più gonfio a causa di tutti quei morsi nervosi. In un atto di pura volontà, provò ancora una volta a scoraggiare il mercenario dai suoi intenti.
    Nnnh-N-no! Non lo faccia la prego! U-uscirà tutto- GH-AHhh!!!
    ... F-fuori.
    Troppo tardi, aveva già iniziato, e lei provò inutilmente a "difendersi" dalla cosa cercando di parlare ancora. Il suo povero anfratto era uno spettacolo indecente. Nnh! S-sta uscendo... Ahn... N-non mi guardi!
    Eppure (nonostante quella sciocca richiesta) lei, troppo pervertita per non farlo, si voltò invece quanto poteva per poter guardare, le palpebre pesanti mentre intravedeva il liquido schizzare fuori da lei e lo sentiva distintamente colare dall'ano alle soffici gonadi, fino a spargersi probabilmente sull'asta di Gabriel. Ci fu più di un rigetto, ognuno scandito da una pulsazione del suo culetto. Solo a quel punto tornò a voltarsi e fece per abbassare lo sguardo, mortificata, le dita che tremavano, pronta a scusarsi... ma non ebbe troppo tempo per rimuginare sullo spettacolo che aveva offerto, poiché non finì neppure di portare gli occhi al pavimento che già il mercenario fu di nuovo dentro di lei, completamente, senza eccezioni. Sgranò gli occhioni, incredula mentre suo malgrado inarcava la schiena di scatto. Aprì la bocca ma da questa non uscì che un suono strozzato... ed estasiato. Era così in fondo che quasi non era possibile vedere l'ano incresparsi mentre ingoiava ogni centimetro fino alla base, perché c'era il pube di Gabriel a coprire lo spettacolo. Così in fondo, che per poco Lucia non dimenticò dove finisse lei e iniziasse lui. Sentiva tutto. Dal suo anfratto che, affamato ma anche grato, si contorceva intorno alla base come se volesse ringraziare quella grossa verga per il dono di averlo riempito, fino ai peli ispidi del pube dell'uomo che irritavano leggermente la sua pelle liscissima, solleticando l'interno della natiche e la corolla di carne, ben poco abituate a quel genere di contatto poiché completamente glabre da secoli e secoli, se non da sempre essendo la poverina morta giovanissima. Sospesa in aria a quel modo, sollevata dalla sola forza di quella parte di lui, pensava che sarebbe morta per quanto in fondo lo percepiva. La faceva sentire molto più minuta di quanto non fosse in realtà. Presto dovette rivedere la propria reazione, le proprie premure, ma soprattutto le proteste. Era... divino. Come sempre, il sesso era la cosa che il suo corpo apprezzava di più, e lei non poteva mentire a quell'unica verità: ne aveva bisogno. Sempre e comunque.
    Ah- Ahn... Sì, per favore sì. Gh!
    Cosa avrebbe detto Thresh vedendola così persa? Si era contraddetta da sola nell'arco di pochissimo, ma forse -alla fine- il bello era proprio quello. Un sesso così potente da dimenticarsi di pensare e diventare incoerenti. Forse avrebbe dovuto sforzarsi di ricordare che tutto ciò era dovuto all'Eromanzia subita e accumulata da entrambi... ma era tutto così piacevole che persino quell'assoluta verità perdeva di senso. Esisteva solo il corpo di Gabriel, il suo cazzo e tutto ciò che ognuno dei due poteva fare per l'altro. Lucia non era il tipo di persona che cedeva volentieri al turpiloquio, probabilmente le si sarebbe attorcigliata la lingua al solo pronunciare una parola di troppo nei confronti di quello sconosciuto che, suo malgrado, era finita per conoscere fin troppo bene (almeno da un certo punto di vista), tuttavia in quel preciso momento avrebbe tanto voluto essere in grado di esprimere ciò che provava perché sentiva il bisogno di sfogarsi ancora di più, non solamente con il corpo, ma con tutte le energie che aveva. Probabilmente fu proprio per colpa di quei desideri che si ritrovò ad alzare il braccio destro verso l'alto e piegarlo leggermente, quasi come una posizione da una ballerina di danza classica, solo che la mano andò piuttosto ad afferrare la nuca di Gabriel per portarselo più vicino, accarezzarlo, graffiarlo, tenendosi ancorata a lui tramite quel singolo arto. Staccò anche l'altra mano dalle sbarre, tenuta su solamente da esso e dalla verga dentro di lei. Non sentiva ancora come proprio quel nuovo corpo più forte del normale, ma in quel preciso momento fu felice di non essere ancora la ragazzina debole che era sempre stata. L'altra mano andò subito sulla coscia virile del mercenario, seguendo il comportamento della prima ma concentrandosi su quel punto e di tanto in tanto facendosi più coraggiosa, cercando di infilarsi tra i loro corpi alla ricerca delle sue gonadi, per accarezzarle come meritavano. Si ritrovò a strusciarsi su di lui come una gattina, anche con la nuca, la chioma che rischiava nuovamente di scompigliarsi a causa del suo impeto. Non le importava. Alla fine, con il viso rivolto verso l'alto, schiuse gli occhi e si ritrovò a guardare il volto di Gabriel, ritrovandosi a desiderare un bacio per sfogare tutta quella passione ma finendo per soffermarsi piuttosto sulla sua espressione. Stava... sorridendo? Possibile che quella fiamma tra loro non riuscisse a smettere di ardere ma anzi, sembrasse peggiorare? Le natiche erano così schiacciate tra i loro corpi da risultare deformate, rendendo lo spettacolo dei loro bacini uniti ancora migliore. Improvvisamente divenne tutto troppo. Troppo caldo, troppo intenso, troppo bello per non impazzire. Il vestitino la faceva sentire bollente, mentre le fredde sbarre metalliche sulle quali il suo petto era inevitabilmente premuto contrastavano talmente con quella sensazione da bruciare altrettanto, nonostante la bassa temperatura. Voleva che i vestiti sparissero, voleva che Gabriel iniziasse a muoversi, voleva sentirlo fin dentro lo stomaco così come sentiva Thresh arrivarle direttamente al cervello ogni singola volta che spingeva il suo grosso membro dentro di lei. Aveva bisogno... di tutto.
    S-se... vuoi essere tu... allora prenditi le tue responsabilità. Di più... Toccami di più. Muoviti, di più... Dammene ancor-ah.
    Mentre lo guardava dal basso della sua statura, Gabriel avrebbe potuto notare i suoi occhi farsi di nuovo strani, quasi vitrei, mentre le spore continuavano a sprigionare la loro energia eromante nell'ambiente. Ben presto il cerchio da cui in precedenza era fuoriuscito un tentacolo per occuparsi appositamente di chiuderli dentro si spalancò di nuovo, proprio sotto di loro, e in breve allungò le sue spire (tre sottilissimi rami, simili a quelli di un rovo) per andare velocemente ad aprire i bottoncini del vestito, o meglio strapparli sul davanti, liberando il piccolo petto e i capezzoli turgidi, simili invero a due seni incredibilmente piccoli piuttosto che a un petto maschile. Non si accontentarono, tuttavia, sembravano anzi rispecchiare il bisogno crescente di Lucia, che nuovamente si stava lasciando andare un po' troppo: iniziarono a strappare anche il resto del vestito, riducendolo a meri coriandoli che svolazzarono intorno, lasciandole addosso solamente parte della biancheria e gli stivali, per la precisione le autoreggenti (ormai sfilate in alcuni punti) e un corsetto molto stretto che lasciava scoperti i capezzoli e buona parte del pancino piatto della giovane, mettendo in mostra anche il suo sesso, che per quanto minuto risultava incredibilmente sensibile a quel punto: bastava una folata di vento per farlo sussultare, e una piccola perla di liquidi preseminali ne bagnava già la punta, come se fossero appunto dolci umori. Lucia era così persa che non riuscì neppure a preoccuparsi del fatto che, premuta così tanto contro le sbarre, il suo sesso avrebbe potuto essere perfettamente visibile da fuori se qualcuno si fosse trovato in corridoio, poiché ci passava in mezzo. Non era esibizionista, anzi, ma era semplicemente troppo eccitata per ricordarsi dove si trovava... o con chi.
     
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    Nessuna delle perverse e sussurrate richieste di Lucia venne ascoltata, Gabriel oramai aveva chiaro il suo obbiettivo e i sospiri della ragazza valevano tanto quanto un coro appassionato che lo spronava ad andare avanti, in ogni senso. Anzi lei parve più interessata a godersi lo spettacolo, aggiungendo all'inebriante spettacolo di Gabriel anche la sua espressione vogliosa e perversa che cercava di comprendere cosa le stesse succedendo, assaporando anche con gli occhi ogni centimetro della carne di Gabriel che sprofondava dentro di lei, sparendo dentro quel sedere perfetto, forse anche superiore a quello di molte altre donne per dimensioni, cura e morbidezza. Si, Gabriel poteva scorgere tutto dal suo punto di vista e non fece finta di distogliere lo sguardo neanche per un istante, né chiuse gli occhi per timore di perdere anche solo un secondo di quello spettacolo. Gli occhi, già provati per l'immane sforzo nel trattenersi, parvero quasi seccarsi di fronte alla necessità di osservare il tutto fino all'ultimo secondo e prima che se ne rendesse conto erano già ebbri di piacere, come se fosse divenuto ubriaco e adesso non aveva più alcun motivo per resisterle. Anche Lucia lasciò da parte ogni esitazione, ogni freno inibitorio, invitandolo finalmente a farsi avanti, per darle molto di più di quelle mere pulsazioni dentro la sua carne. Aveva assaporato quella mazza virile ed imponente dentro di lei, l'aveva sentita tremare bramosa del suo piacere e si crogiolava nella danza perversa che sfoggiava quella corolla di carne, più simile ad un paio di diaboliche labbra che volevano inghiottire non solo la verga dell'agente ma anche Gabriel stesso, risucchiandolo in un mondo fatto di perversa carne e passioni irrefrenabili. Gli era impossibile non pensare che lo stesso spettacolo a cui stava assistendo lui in quel momento, probabilmente lo avevano osservato dal medesimo punto di vista anche quei disgustosi rifiuti della società che col denaro e la corruzione costringevano ragazzine e ragazzini come Lucia a prostituirsi, fino a farli diventare dipendenti non solo da loro ma anche da un sesso malato e irrefrenabile, quello che ti trascina lentamente dalla repulsione al piacere, e se prima quelle mani forzute sulle sue natiche, strette per massaggiare l'enorme cazzo di un poco di buono, provocavano reazioni di disgusto, ora invece sembravano quasi portarli a chiedere di più, gettati così tanto nell'odio e nella disperazione da farli aggrappare all'unica parvenza di luce che avevano nella loro esistenza. Lucia era forse diversa? Probabilmente la madre la sfruttava per lo stesso motivo o quasi, e lui cosa stava facendo? Affondava la sua verga dentro quella carne morbidissima fino alla base, e quando sembrava di essere entrato del tutto spingeva ancora di più, forzando la voce stretta tra le labbra e il bacino così da sparire totalmente dentro di lei. Cosa lo rendeva migliore dagli altri in quel momento? Nulla, forse solo una cosa: il piacere che provava era sincero. Forse indotto da qualche strano sortilegio, ma la sua verga non era mossa né da pura perversione, né da un vigliacco desiderio di umiliare chi è più debole. No, la sua era passione vera, e se non fosse stato per l'eromanzia e il suo già forte legame con un'altra donna, Gabriel sarebbe stato capace perfino di amarla quella sua "vittima", e se ne reso conto soprattutto quando si voltò verso di lui, allungando una mano verso il suo volto come a volerlo avvicinare, richiamare a sé, chiedergliene di più con la stessa spontaneità con cui lo avrebbe fatto una fanciulla innamorata. Non bastava quel pensiero a farlo sentire meglio, ma era sufficiente per fargli capire che non doveva fermarsi, non ora. Le mani della ragazza sembrarono lo sparo sulla linea di partenza di una corsa, lo accarezzarono e massaggiarono facendolo sentire bene, desiderato, specialmente quando sfiorò le sue turgide gonadi il membro venne attraversato da una scarica di perverso piacere incontenibile, Lucia avrebbe sentito dentro di lei come se l'uomo stesse venendo ancora, ma riuscì a trattenersi, voglioso di continuare senza perdersi nulla. La mano destra di Gabriel fu decisamente meno dolce di quelle della sua amante, afferrò il suo vestitino per la schiena e approfittando del fatto che già i tentacoli lo stessero danneggiando un pò, lo tirò letteralmente via, strappandoglielo di dosso e piegando la schiena di Lucia all'indietro. La stessa mano la afferrò per una spalla, e mentre l'agente digrignava i denti tra le gocce di sudore che scivolavano intorno al suo volto, si spinse in avanti, tirando Lucia in alto e impalandola letteralmente alle spalle. La ragazza si ritrovò quindi contro la parete di sbarre che dividevano i suoi seni quasi perfettamente a metà, il suo membro era perfettamente al centro di due sbarre e se avesse allungato i piedi verso il terreno sarebbe quasi riuscita a sfiorarlo, ma senza poterlo usare come appiglio. Gabriel schiacciò quel corpicino d'ebano col suo forte e virile petto, attraversato a sua volta da macchine di sudore caldo che si sciolsero contro la pelle morbida di Lucia, era rimasta letteralmente appesa a Gabriel, la teneva sollevata unicamente con la sua virilità e usando una mano sulla spalla. Tale era la foga di quell'uomo da non riuscire nemmeno a controllarsi, e sfoggiare una forza tale da amplificare il loro rapporto allo stremo.
    Non trattenerti allora, fammi sentire le tue grida...
    Lui si sarebbe preso le dovute responsabilità, ma in cambio voleva qualcosa di più. Voleva sentirla gridare, voleva sentirla sciogliersi, voleva vedere quelle labbra invocare il suo nome, la sua verga, la sua forza perché non ne poteva più di trattenersi. Le mani di Gabriel scivolarono sui fianchi di Lucia, più vicini alle natiche che alla vita in realtà, e più che sollevarla si limitarono a spingerla saldamente contro la parete di sbarre. A quel punto usò anche il petto per tenerla ancorata lì, e mentre le labbra dell'agente carezzavano la pelle del collo di Lucia assieme alla sua curata barba, il respiro bollente dei suoi spasmi accompagnò le prime decise mosse dentro quello stretto e voglioso anfratto, impaziente di sentirla finalmente gridare per il piacere. Avrebbe voluto essere graduale, ma nulla di quello che stava succedendo avveniva con grazia e premeditazione, era semplicemente un furioso spettacolo di passione irrefrenabile, a stento Gabriel riusciva a sfilare la sua verga da quella calda intimità, neanche la metà vedeva la luce del sole, impaziente com'era di tornare completamente dentro quella corolla di carne affamata ed impaziente. Ogni affondo pulsava sempre più forte, come se volesse raggiungere spazi più profondi, e più sospirava sulla sua pelle più desiderava di baciarla, leccarla, morderla. Non riusciva a trattenersi in nessun modo, e mentre la mano destra palpava sempre più forte quella natica morbida, al sinistra finì per girare intorno alla sbarra per poter afferrare il suo membro eccitato, forse minuto per una stimolazione decente, ma questo non impedì a Gabriel di afferrarlo ed iniziare a masturbarlo con decisione, soffermandosi soprattutto sulla base quando scopriva completamente quel piccolo membro con la mano, muovendo il polso così da non lasciare nulla privo di stimolazioni. Era una belva affamata oramai, e aveva di fronte una carne prelibata oltre ogni immaginazione. Ne stava diventando assuefatto, se lo sentiva, e istintivamente iniziò a baciare Lucia tra la spalla e il collo, bramoso di ricevere finalmente un nuovo bacio e le sue grida.
     
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    Più proseguivano in quel secondo amplesso, più Lucia si chiedeva se non stesse sbagliando qualcosa. Era tutto così esasperato, ogni sensazione, da farle pensare che potesse essere uno dei suoi tentativi di magia andati storti, probabilmente amplificati dal suo nuovo potere o, ancor peggio, scaturiti proprio da esso. Non voleva credere che l'Eromanzia fosse così forte da trasformare persino un uomo come Gabriel in un amante del genere. E lei, lei non aveva mai avuto bisogno di grandi incoraggiamenti per finire irrimediabilmente eccitata ed assuefatta dal sesso, era vero, tuttavia era così irrimediabilmente coinvolta da sentire un principio di timore invaderle il petto e farle battere il cuore altrimenti lentissimo, a causa della sua natura "non viva". Non era forse niente di paragonabile a ciò che sentiva quando stava con Thresh, ma non poteva fare a meno di chiedersi se quel potere l'avrebbe fatta sentire così con qualsiasi uomo... e se questo fosse giusto. O forse doveva sperare che Gabriel in particolare fosse speciale? Forse perché così dannatamente attraente e virile? Quale delle due fosse, più passavano i minuti, più sentiva il bisogno di farsi più vicina, di sentirlo più in fondo, più forte... e toccare, graffiare, baciare, mordere. Ormai priva di freni, si occupò con estrema cura delle gonadi dell'amante come poteva, soppesandole, accarezzandole, e quando la posizione smise di concederglielo, non contenta passò a spingerlo contro di sé afferrandolo per un fianco, portando indietro il braccio minuto e arrivando a graffiargli la parte alta della natica virile, dal basso verso l'alto, con tale forza che probabilmente ne avrebbe portati i segni per qualche tempo. Stessa cosa accadeva sulla sua nuca: diverse volte si era ritrovata a stringerlo o tirargli i capelli con troppa enfasi. E gemeva, ansimava, incapace di fare altro, poiché mordersi il labbro non bastava più a contenere la sua voce... e forse neppure voleva farlo. Non quando venne sollevata ancora di più e premuta contro le sbarre finché quei cilindri metallici non minacciarono di segnare la sua pelle d'ebano, di certo non quando cercò di toccare terra con la punta dei piedi delicati per rendersi conto di essere tenuta su solamente dalla forza di lui, e di sicuro non quando, finalmente, sentì l'asta pulsarle dentro e la verga iniziare a muoversi dentro di lei, stritolata in ogni singola terminazione dal suo culetto affamato, che gli riservò un trattamento non meno eccitante e sentito di quello rivolto al bulbo che ora giaceva ai loro piedi, ancora fradicio e pulsante di seme. La sua voce a quel punto venne fuori spontanea, non perché l'era stato "ordinato" o per il mero istinto di compiacere l'aguzzino di turno, ma semplicemente perché... lei voleva. Lei ne aveva bisogno.
    Nnnh! Ah... s-sìh... finalmente, sì...
    La voce era spezzata dai sospiri, il tono sollevato di chi aspetta qualcosa da troppo tempo, con troppa brama, e quando finalmente giunge il momento di riceverlo il piacere è ancora maggiore. Il tutto crebbe mentre veniva baciata. La sensazione del calore di un umano contro la sua temperatura tiepida era piacevole, la barba curata la pungeva e graffiava leggermente, quanto bastava per farla rabbrividire, ma soprattutto le labbra e la lingua sfioravano punti che mandavano scariche d'eccitazione direttamente al suo sesso minuto, il quale in risposta sussultava visibilmente. A quel punto non fu strano che le radici che erano servite a spogliarla, aiutate dall'impeto di Gabriel, iniziassero a germogliare in qualcosa di ancora più perverso, che probabilmente avrebbe aiutato entrambi a perdersi ancora di più: quelle che prima erano sembrate spine si schiusero infatti in foglie, seguite da fiori meravigliosi e dall'interno molto particolare, simile a carne ricoperta di fluidi che potevano essere umori come saliva; ogni fiore era composto da quattro grossi petali capaci di richiudersi tra loro come una sorta di bocciolo, che possedevano dei pistilli la cui forma ricordava perverse lingue; 3 di queste strane piante si diressero rispettivamente una alle gonadi di Gabriel e due ai capezzoli di Lucia, iniziando a torturarli contemporaneamente. Gabriel si sarebbe sentito succhiare e leccare in modo eccelso, un lavoro degno di una bocca esperta che gli avrebbe inevitabilmente ricordato lo stesso trattamento ricevuto proprio da Lucia solo qualche tempo prima, quello stesso giorno. I boccioli a "danno" della ragazza sembravano invece avere il solo obiettivo di soddisfare un suo desiderio represso, poiché appena le strane "bocche" toccarono il suo petto iniziando a succhiarlo, ella si inarcò e si strinse ancora di più. Non solo, anche lo spettacolo del suo corpo nudo divenne migliore: presto quelle due ciliegine di carne si fecero più evidenti e la zona sotto esse leggermente più gonfia, non tanto da deformare il fisico di Lucia con qualcosa di sproporzionato, ma il tanto giusto per poter mettere il suo petto in evidenza nel modo più eccelso possibile, il tutto mentre l'ano, in risposta ad ogni singola stimolazione, si contraeva ritmicamente. Ormai l'era impossibile tenere le labbra chiuse, la lingua non faceva che sfuggire leggermente al suo controllo, così come le palpebre socchiuse. Persino le pupille apparivano dilatate. Ma la reazione migliore venne quando Gabriel, premuroso, le afferrò il sesso, proprio il punto che ella non avrebbe osato sfiorare neppure inconsciamente con il proprio potere, poiché era palese non vi si trovasse affatto a proprio agio. La stimolazione fece sgranare i suoi occhioni, finalmente, e un rivolo di saliva sfuggì al suo controllo mentre abbassava leggermente lo sguardo e, solo allora, iniziava a gridare e ansimare per davvero. Fino a quel momento non aveva infatti alzato troppo la voce, neppure con i suoi gemiti, ma più la mano dell'uomo si muoveva più i suoi "Ah" si facevano concitati e numerosi, in un crescendo che saliva di tono di volta in volta.
    N-non... ancorah! F-fermatevi, vi prego. S-se continuate... f-finirò di certo per...
    Si ritrovò a passare al "voi" senza farci caso, dimentica del suo disperato tentativo di sembrare una creatura quantomeno di quell'epoca e non vecchia di secoli. La cosa preoccupante era anche che le capitava di dare il voi specialmente a Thresh, segno che stava via via perdendo di vista il momento ma soprattutto la testa. E non le importava abbastanza da farci caso, no. Piuttosto corrugò la fronte e l'espressione si fece concentrata mentre stringeva le cosce come poteva, e dunque di rimando il culetto, ritrovandosi a gemere maggiormente. Voleva... che durasse ancora, ma sentiva invece il piacere salire e proprio per questo lo supplicava di smettere. Da una parte aveva un incredibile bisogno di godere, ma dall'altra era così affamata da sentirsi ingorda, ed era davvero troppo presto per cedere alla propria sensibilità. Quindi, per una volta, fece qualcosa per cui Faust di sicuro l'avrebbe rimproverata: piuttosto che cedere al piacere si trattenne più che poteva, ritardando il momento. Sollevò il viso, con gli occhi leggermente lucidi, per supplicarlo...
    Ahncora... Ho bisogno... solo un po'... Mmmmh.
    Ma guardarlo fu un errore: il richiamo di quelle labbra era troppo da sopportare, e senza pensarci vi cedette, schiudendo la bocca per potersi rifugiare con la lingua al suo interno. Un bacio nonostante tutto privo di riserve, famelico e voglioso al contempo. Il tutto accompagnato dagli spasmi della sua "intimità", resa ancora più stretta dai suoi inutili tentativi di ritardare l'inevitabile, che fecero sembrare quel morbido pertugio capace di risucchiare Gabriel ancora più in fondo, come se volesse trascinarlo completamente dentro di sé e non lasciarlo mai più andare...

    Edited by .Bakemono - 25/7/2017, 01:12
     
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    I segni che comparivano sul suo corpo e le carezze sulle gonadi erano il binomio perfetto per descrivere ampiamente la situazione che Gabriel stava vivendo, in bilico su una bilancia che diventava sempre instabile, combattuto tra il giusto e sbagliato, tra la ragione e la voglia. Tirargli i capelli non serviva a nulla, era lui ad abbattersi sul corpo di Lucia con tutta la foga che aveva, non poteva più trattenersi e quindi la baciava, la leccava e la mordeva come se fosse bramoso di portare con sé un pezzo di lei alla fine di tutto. La voce vogliosa e sincera di Lucia lo confondeva, perché non riusciva a pensare a lei come ad un uomo, in fondo era quella la sua natura no? Eppure la sua mente non riusciva ad interpretare quel pensiero, troppo occupata a scandire i centimetri che uscivano e poi nuovamente si infilavano ancora in quella deliziosa corolla di carne. L'aveva conosciuta così bene da averne imparato la consistenza e la fame, il suo ritmo seguiva quello della sua amante creando così una stimolazione semplicemente perfetta, che lo portava a pulsare solo nei momenti giusti, amplificando il piacere ad un livello che nemmeno lui sapeva di poter assaporare, in quanto di rado si era ritrovato così affine alla propria sessualità. Forse aveva bisogno di distorcerla con un altro uomo per poter capire cosa davvero si provava a lasciarsi andare, ma il suo cervello non valutava più simili piccolezze, gli importava solo di godere, e lo avrebbe fatto. Non ebbe nemmeno modo di rendersi conto del potere di Lucia che letteralmente germogliava, andando a stimolare le gonadi e i capezzoli di entrambi, interpretandoli più come un'evoluzione del suo stesso piacere che non una diretta conseguenza di quello che stava facendo. Era tutto troppo perverso per perdersi in simili dettagli, l'unica cosa che cambiò furono le spinte ancora più decise e virili, accompagnate da pulsazioni tanto potente da sollevare anche i testicoli, oramai parte integrante della macchina che dava piacere a Lucia. La presa sul suo membro fu una mossa vincente che lo portò a guadagnarsi un bacio intenso, perfetto per accompagnare il suo oramai incontenibile orgasmo. Arrivò spontaneo, a stento Gabriel se ne rese conto e non riuscì in nessun modo a fermarsi mentre veniva dentro la sua amante, gonfiandola di fiotti bollenti e incredibilmente abbondanti. Inutile dire che a causa di quei intensi movimenti molti dei schizzi di sperma grondarono fuori dal culetto di Lucia, creando uno spettacolo ancora più perverso se possibile. Ma era abbastanza? No, se non si era fermato, era perché ne voleva ancora, e il fatto che stesse sfogando un orgasmo non significava niente. Stretta saldamente Lucia, la costrinse a voltarsi, in modo da spingere la sua schiena contro le sbarre, mentre le braccia passavano sotto le cosce e si incastravano sulle ginocchia, tenendo quindi la minuta amante totalmente in balia del suo corpo. Ora poteva fissarla dritta negli occhi mentre continuava a baciarla, e quando il bacio fu concluso poté ammirare il suo corpo deformato dal piacere e dal suo potere, ora perfino più femmineo grazie a quell'accenno di seno, e il piccolo membro che continuava a pulsare tra le dita dell'agente gli dava ulteriori soddisfazioni. Da quella posizione poteva sentire molto meglio la sua stretta corolla di carne, e vederla perfino mentre si dilatava sotto le sue spinte, cosa che lo fece eccitare ancora di più. A quel punto il suo fisico era serrato come una lastra d'acciaio, lo sforzo lo stava portando a sentire dolore, sempre più accaldato, era stanco e provato ma non riusciva a fermarsi.
    Vieni... vieni insieme a me... non voglio finire da solo... veniamo insieme!
    Non l'avrebbe lasciata insoddisfatta, sarebbero arrivati al culmine assieme, e anche se stava ancora spruzzando copiose quantità di sperma del suo piccolo anfratto Gabriel sapeva di poter andare oltre, e probabilmente gli sarebbe esploso il cuore per raggiungere quell'obbiettivo. ma non voleva fermarsi, non più, a costo di stritolarle quel piccolo membro e fare a pezzi la sua deliziosa corolla di carne, l'avrebbe fatta godere.
     
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    Erano entrambi senza controllo, due treni in corsa su binari non poi così diversi, che si ricorrevano, scontrandosi ripetutamente con un fragore assurdo che, nel loro caso, si traduceva in gemiti e grida, soffocati dalle rispettive bocche. Lucia non riusciva a stare ferma, assecondava ogni singola spinta nonostante fosse in procinto di venire e non volesse affatto farlo. D'altra parte Gabriel era ancora più irruento, se possibile: sembrava quasi voler rimodellare quella stretta corolla di carne e riplasmarla fino a farle prendere la forma del suo cazzo. Alla poverina andava bene così, in quel momento avrebbe probabilmente accettato di ricevere qualsiasi tipo di trattamento perché semplicemente la sua eccitazione non era mai stata così grande, sicuramente proprio a causa dell'Eromanzia. A quel punto chiedersi quanto di quelle sensazioni fosse vero sarebbe stato futile, avrebbe comunque ricordato quel rapporto per molto tempo, non come l'ennesimo stupro ma come qualcosa di diverso, perché alla fine era tutta colpa sua se si trovavano lì, no? E non si sentiva neppure di definirla colpa... quanto più merito. Quel sesso era semplicemente... fantastico. Quel tipo di sesso capace di dare davvero assuefazione, di farsi per giorni interi senza quasi sentire la stanchezza o la fame. Nel suo caso a maggior ragione visto che non aveva bisogno di mangiare, essendo già morta.
    Nnnh... nnh! Continuava a gemere anche mentre le lingue si succhiavano a vicenda, e quando dovevano separarsi per la necessità di respirare (più di Gabriel, poiché la sua era mera abitudine), le labbra umide di saliva non stavano comunque ferme. Ah-ancora... ancorah!
    A tratti era costretta a stringere i denti e mugolare perché una scarica di piacere minacciava di essere troppa e farla esplodere, in quei casi si irrigidiva e bloccava visibilmente, tanto da stritolare ogni singola volta la verga dentro di lei, probabilmente regalando una stimolazione ancora più unica a Gabriel. Andarono avanti così per diverso tempo, tanto che Lucia si chiese se non sarebbe svenuta a furia di resistere, poi lui iniziò a venirle dentro e a lei si rivoltarono gli occhi per il piacere. Il suo viso a quel punto era sfatto, il modo impeccabile con cui le piante l'avevano sistemato era solo un lontano ricordo, e quando Lucia venne spinta a voltarsi aveva gli occhi lucidi oramai, lacrime di trucco nero lungo le guance, e saliva e muco sciupavano quel faccino perfetto. Rossa per l'imbarazzo e il piacere, guardò Gabriel come se non credesse a ciò che le aveva appena fatto fare: senza uscire da lei, era riuscito a voltarla fino a permettere a entrambi di guardarsi negli occhi, solo che per farlo il suo povero culetto aveva dovuto girare sul suo membro come uno spiedo, finendo per procurarle quasi un orgasmo che l'aveva fatta gridare, subito strozzata dal finale del loro bacio. E proprio lì divenne inevitabile, non poteva più rimandare, dunque quando le loro labbra si separarono il suo amante poté vederla mentre, con uno scatto quasi innaturale, portava le mani a tenersi i glutei, separandoli più che poteva per concedere all'uomo di continuare a entrare dentro di lei ancora di più, sempre di più.
    Ah-annh... sì, Sì!
    Venne con una forza che a stento si poteva quantificare, gridando mentre la sua espressione si deformava gradualmente fino a rovesciare la testa proprio al culmine. Le sue espressioni erano uno spettacolo senza precedenti e lei non ebbe tempo neppure per vergognarsene. Venne imbrattando tutto: dalla mano stessa di Gabriel, ai seni appena nati, fino al suo stesso viso, che qualche goccia candida finì per raggiungere. Venne, ancora, stringendosi le natiche così tanto da lasciarci impressi dei lividi rossastri che si unirono a quelli che in precedenza aveva stampato l'uomo. E proprio mentre alzava il viso all'indietro, gli occhi chiusi e la bocca spalancata in ansiti e grida per il picco più alto di quell'orgasmo sublime, le sfuggì più spontaneo che mai un nome dalle labbra... ma non era quello che la situazione richiedeva.
    Aghhh... Faust!
    La voce era uscita acuta e distorta, ma era impossibile fraintendere. Forse la posizione non permetteva di notarlo, ma proprio a quel punto il marchio di Thresh si accese di un'inquietante luce verdognola che si consumò velocemente, sparendo quasi subito ma dando, per un inquietante istante, l'idea che gli occhi del teschio potessero scrutare la scena. Solo quando tutto il piacere scemò fino a esaurirsi, Lucia si rese conto di essersi dissociata proprio al momento del culmine per pensare al suo amato... e non sapeva se sentirsi meno fedifraga (anche se aveva il consenso dello zombie per accoppiarsi con chi volesse e quando volesse), o in terribile imbarazzo per averlo detto proprio mentre faceva sesso con un altro uomo. Non che tra loro ci fosse qualcosa, però era comunque...
    Tentò di coprirsi il viso con le dita, ritrovandosi il proprio seme tra i polpastrelli e gemendo ancora di più per l'imbarazzo.
    M-mi dispiace... I-io... Ah- Nnh. S-scusami.
    La sua voce era ridotta a un sussurro flebilissimo, ma per quanto potesse nascondersi goffamente la faccia, non poteva certo coprire il resto: i seni delicati che, in quella posizione, vennero messi in risalto dalle sue braccia, il corpicino d'ebano pennellato di strisce bianche che andavano raffreddandosi, risaltando estremamente sul color cioccolato della sua pelle, il sesso che ancora le pulsava contro le dita di Gabriel, imbrattandole, o ancora la corolla da cui sgorgava, di tanto in tanto, qualche fiotto del seme caldo dell'uomo. Tutto di lei era uno spettacolo indecente... come suo solito.
     
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    Ancora, ancora, ne chiedeva ancora, come poteva rifiutare un simile invito? Pronunciato da una voce così angelica e perversa, gridato con un filo di voce nella più sincera perversione, come poteva dirle di no? Per questo spingeva, ancora e ancora. La vide afferrarsi i glutei e spalancarli come a volerlo invitare a fare di più, e lui ci si fiondò senza esitazione, come se non esistesse un limite, come se la sua forza non dovesse essere assolutamente trattenuta, difatti le spinte oramai rimbombavano facendo tremare le sbarre e i muri neanche avesse rinchiuso in gabbia una bestia feroce. Gridava mentre pompava dentro di lei e la vedeva raggiungere il culmine in maniera violenta, così forte e piacevole che il seme schizzò contro di loro, un pò su di lei e un pò anche sul ventre e sul petto di Gabriel, cosa che non fece altro se non eccitare ulteriormente l'uomo col calore della sua amante, portandolo a chiederne ancora, più forte, sempre di più, ancora e ancora. Era totalmente impazzito per lei. E continuò a venire dentro quello stretto anfratto fino a che, qualcosa non lo riportò alla realtà. Fu come un sogno lucido, un flash prima di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in un incubo tetro. una fiamma verde, un nome che rimbombò nella sua testa e che gli spezzò il fiato. Sgranò gli occhi e perse le forze per un istante, cadendo contro le sbarre ed iniziando a scivolare verso il basso, in ginocchio, mentre la sua carne usciva inevitabilmente dalla corolla di Lucia. Iniziò a respirare affannosamente, come se si fosse appena svegliato da un sogno terribile, l'adrenalina che gli pompava in corpo gli impediva di crollare, altrimenti di sicuro sarebbe caduto a terra. Strisciò, mentre il suo membro veniva ancora, sembrava uno spettacolo patetico ma non esitò mai, si ritrovò fuori dalla gabbia con un colpo così forte che fece tremare le prigioni per intero, e quello per richiudere la cella fu ancora più forte, tant'è che deformò del tutto la porta, confinando Lucia lì dentro e probabilmente le sarebbe stato difficile uscire senza la forza bruta. Chiudendo la porta si abbandonò completamente sulle sbarre, sopra di esse, scivolando mentre riprendeva il fiato e la sua verga massiccia e ancora eccitata continuava a perdere gli ultimi fiotti di seme, come se fosse ancora dentro di lei, come se non si fosse ancora svegliato del tutto.
    A-AH... nnnh... questo... questo non è mai successo... deve essere... deve essere un sogno...
    Chiuse gli occhi, non con le palpebre, quello era impossibile, dovette usare la mano destra per farlo, coprendosi tutto il volto mentre il respiro affannoso si trasformava in qualche colpo di tosse. Aveva bisogno di una doccia, fredda, ghiacciatissima, doveva riprendersi in qualche modo o sarebbe uscito totalmente di testa. Aveva bisogno di pensare, aveva bisogno di allontanarsi da lei, o come un veleno si sarebbero distrutti a vicenda. Eppure, quelle mani, non volevano saperne di staccarsi dalle sbarre, come se istintivamente sapesse, sapesse benissimo nel profondo del suo cuore, che non poteva e non doveva abbandonarla.
    M-mi dispiace io... non ce la faccio... se vado avanti impazzirò...
    La mente era provata, fin troppo, lottava per cercare di trattenersi, ma sapeva che standole ancora vicino avrebbe finito per farla a pezzi pur di soddisfare la sua perversione. Era troppo anche per lui, e come se non bastasse quella sensazione di disperazione addosso lo aveva totalmente annullato. Doveva riprendersi, e doveva farlo a tutti i costi lontano da lei.
     
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    Nel momento in cui Gabriel fece per staccarsi, una voce ben nota a entrambi e terribilmente sgradita si udì dalla cella comunicante.
    Ahhh, no... non fermatevi di già! Proprio ora che cominciavo ahh, divertirmi... Eheheh.
    Hazel era sveglia da un po', a quanto pareva, aveva fatto in silenzio per non farsi sentire e sembrava che già da un po' stesse eseguendo il "lavoretto" in cui era impegnata: aveva scostato il succinto body per scoprirsi il sesso e il grosso membro, non più sigillato, che stava masturbando in modo terribilmente lento e ipnotico con la mano destra. Quando parlò stava giusto portando due dita della sinistra dal capezzolo al clitoride, posto proprio accorpato al membro, sulla base, che iniziò a tintinnare subito dopo averle fatte sparire dentro la vulva per raccoglierne gli umori. Quando capì che i due non avrebbe affatto continuato fece un'espressione delusa, sbuffando. Tuttavia, il suo atteggiamento sembrò quasi volutamente teatrale, come se volesse sdrammatizzare la situazione. Un'impresa impossibile, purtroppo, dal momento che suo figlio e forse anche Gabriel, erano presi da ben altro...
    Che cos'era quella reazione? Anche Lucia si risvegliò bruscamente dal sogno idilliaco di un amplesso fantastico, non tanto per la voce di Hazel che distrusse (forse volutamente) tutto il pathos del momento, quanto più per quella del suo amante. La sua reazione fu come una doccia fredda, terrificante in verità. Qualcosa capace di lasciare il freddo nelle ossa anche molto tempo dopo averla subita. La ragazza sbatté le palpebre più volte, come per eliminare la patina di erotismo con cui aveva guardato fino a quel momento l'uomo, nel tentativo di tornare al mondo, alla realtà. Evidentemente per lui era stato molto più terribile e difficile aiutarla di quanto ella avesse pensato. La scoperta la sconvolse abbastanza da non dire niente, mentre uscendo da lei la privava del sostegno che le occorreva a stare contro le sbarre, tanto che avrebbe finito sicuramente per cadere pesantemente a terra se non si fosse tenuta prontamente, così da poter abbassare le gambe con il minimo di grazia che l'era concessa dalla posizione e dal fatto che il suo povero retto, una volta "stappato", iniziò a riversare sul pavimento tutto ciò che aveva ricevuto, con tanto di imbarazzanti versi gorgoglianti. Lentamente scivolò seduta a terra, le ginocchia lievemente piegate e le mani poggiate vicino ai fianchi. In silenzio, osservò l'uomo che l'aveva aiutata così tanto scappare da lei come se fosse un mostro, o meglio... del veleno. Non sapeva neppure descrivere il perché la scena la ferisse tanto, ma probabilmente era la solita storia: l'ennesimo rifiuto ricevuto in una vita fatta solo di stupri e disprezzo, dove l'unica luce mai ricevuta era stata quella di uno zombie torturatore, malvagio fino al midollo... o quasi. Eppure non volle cedere alle lacrime che non più per piacere minacciavano di sformarle ulteriormente il trucco, si sforzò di non vedere in quella reazione l'ennesimo rifiuto ma semplice e giusta preoccupazione, sbigottimento... reazioni che immaginava dovevano essere del tutto normali, forse persino un senso di colpa nei suoi confronti? Aprì la bocca, ancora affannata, per tirar fuori la prima frase che le venisse in mente e che non suonasse come un'accusa.
    S-se è per me, che fugge via... n-non deve preoccuparsi. Io sono...
    Che cosa voleva dire? "Abituata"? Era davvero così sciocca? Quella era precisamente l'ultima cosa da dire a un uomo come Gabriel, in una situazione simile, dopo un rapporto del genere. Purtroppo, a differenza del mercenario, nell'istante in cui lui si era fermato, l'orgasmo di Lucia si era esaurito all'istante, e il suo sesso era rimasto invece perfettamente turgido, continuando a pulsare. L'uomo si preoccupava di romperla, sconvolgerla o chissà che altro... ma era del tutto ignaro che la poverina fosse abituata a ben altro tipo di amplesso e che il suo corpicino, ormai assuefatto da ciò, ne avrebbe invero voluto ancora. Molto, ancora. E se ne rese conto anche lei... che aveva bisogno di averne di più; che non si sentiva affatto sfinita come era abituata. Era dunque quello il limite umano? Abituarsi a un amante immortale e non-morto l'aveva forse rovinata irrimediabilmente? Costretta per l'eternità a sentirsi tanto affamata se non era lui stesso a soddisfarla? Come avrebbe fatto a resistere in quella cella solitaria senza impazzire? Quanto avrebbe dovuto farlo? Beh, non poteva certo chiederlo a lui... non adesso. Forse in fondo faceva bene a temerla, a scappare. Perché lei era... orribile. Tanto affanno per ottenere un potere e poi scroprire che avvelenava le persone e le costringeva a scoparla contro il loro volere. Sì, meritava anche di peggio che un rifiuto. Gentilmente, come poteva, portò le dita delicate a sfiorare quelle di Gabriel, afferrandole una ad una e staccandole dalle sbarre con la forza, se fosse stato necessario, in modo che si allentassero visto che lui sembrava non riuscire a farlo. Nel frattempo, parlò con la voce più calma di cui fosse capace in un momento tanto delicato e confuso per la sua mente.
    M-mi dispiace davvero tanto... per tutto. Vada via adesso, la prego. Io... io le giuro che non la travierò mai più con i miei poteri. Le chiedo perdono.
    Non era più neppure questione di ringraziarlo ormai. Era lei che doveva scusarsi... Perché per una volta, la seconda da quando era scappata dall'inferno... Era lei l'aguzzino. Solo lei. Rossa in viso, stava per scoppiare a piangere e dovette voltarsi subito dopo aver allontanato le mani di Gabriel per non mostrarsi a lui. Era imbarazzata, non sapeva cosa fare, ma per una volta non era sola ad affrontare un problema e ci pensò la madre, sebbene in modo assolutamente inadeguato, ad aiutarla.
    Ahhh, uff... andiamo! Con tutto questo melodramma mi fate pentire di averci cacciato in questo pasticcio... oltre a farmelo ammosciare. Non è successo niente di grave su! Che sarà mai una scopata? Lucia ne avrà subite qualcosa come 1 miliardo nella sua vita!
    E quella era decisamente l'ultima cosa da dire in un momento simile, ma almeno sortì l'effetto sperato: Lucia arrossì e si dimenticò per un momento di tutto il pasticcio che aveva provocato con i suoi poteri instabili. Un'altra cosa buona che fece Hazel fu schioccare le dita e far piombare sul figlio, con un semplice incantesimo, una mantella rossa estremamente ampia, qualcosa che nella loro epoca era ormai sparito da tempo se non per feste in maschera o cosplay: in tipico stile medievale, con un cappuccio estremamente ampio e così tanto velluto rosso da poter coprire non solo Lucia, ma anche altri due-tre scriccioli interi come lei. Dopo aver ricevuto il "regalo", questa chiuse gli occhi e sospirò, stringendosi il mantello al collo mentre si alzava. Si diresse verso la madre senza voltarsi indietro, ma dopo il primo passo si bloccò giusto un attimo, sempre senza voltarsi.
    Addio... Gabriel. Se dovesse servire... la prego di mandare qualche altro agente, a prendersi cura di noi. Mi perdoni.
    Riprendendo a camminare, avrebbe aspettato che l'uomo andasse via per rifugiarsi tra le braccia della madre, che nonostante il suo strano carattere gliele offrì attraverso le sbarre. Lei si accucciò tra esse e lasciò che le dita artigliate le carezzassero la testa, mentre la demona prendeva a stringerla e cullarla come una bambina. Un tentativo di recuperare secoli di distanza perduti.
    Quella non era proprio il tipo di giornata che si era aspettata di passare una volta ottenuto il tanto agognato "potere"...

    Grazie per la role Hyp, mi sono divertita tantissimo. <3 Se ti andasse un ultimo post, ne sarei felice. Alla prossima!
     
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    La voce e le risate di Hazel iniziarono a rimbombargli nella testa, sovrapponendosi alle grida di piacere che le aveva strappato poco prima. Altri rumori si accavallarono nel suo cervello, la carne che si univa e si sfregava, lo sperma che colava, i gemiti che accompagnavano gli orgasmi così forti da sembrare cuori che pompavano sangue sotto la pelle. Avrebbe tanto voluto rassicurarla, dirle che non era colpa sua, dirle che era sbagliato il resto, che lui aveva fatto un errore grave, ma in quel momento gli era impossibile pensare lucidamente, men che meno pensare pacificamente a lei. La sua paura non era tanto di farle del male, il suo terrore era di non poterne più fare a meno ad un certo punto, perdendo totalmente il senno, e soprattutto perdendo di vista il suo obbiettivo. Ma la voce di Hazel gli diede un buon motivo per reagire, e il grido che liberò in quel momento fu migliore di qualsiasi altra doccia fredda.
    STAI ZITTA! MOSTRO!
    Ruggì, menando un pugno così forte a terra da far tremare le sbatte e frantumare il pavimento.
    Solo perché ha subito novantanove orribili sevizie, io non devo diventare la centesima! E non sarai tu a trascinarmi nel tuo inferno!
    A quel punto si fece da parte, perché sapeva che udire anche solo un altra sillaba dalle labbra di Hazel lo avrebbe fatto impazzire per la rabbia, e non poteva più tornare lì dentro. Che significava quello? Che avendo subito tante angherie, allora tutto il mondo aveva il diritto di fare di lei ciò che voleva? Una ragazza dolce come Lucia non meritava forse anche amore? Perverso, malato, estremo e doloroso che fosse, ma pur sempre amore. Perché doveva trasformarsi in un mero oggetto, una latrina per chiunque avesse voglia di svuotarsi le palle? No lui non era così, non le avrebbe fatto questo e non le avrebbe permesso di prestarsi ancora ad un simile trattamento. Non sapeva come, non sapeva quando, ma sapeva per certo che avrebbe fatto qualcosa per aiutarla e dare finalmente quel che meritava a quel mostro di sua madre. Il suo cammino, il suo fato l'aveva portato lì a Roma, la caccia al professore gli stava aprendo molte strade, ma soprattutto gli occhi. Non aveva sbagliato a pensare che fosse la sua stessa nazione ad avere bisogno di aiuto, non sul fronte, non in una guerra ideologica, ma direttamente tra le strade della sua città. E lui era giunto fin lì appositamente per vincere. Forse non poteva farlo da solo, ma in qualche modo ci sarebbe riuscito. Combattere con tutte le sue forze, ecco cosa doveva fare.
    Grazie a te per la bellissima role, mi hai dato molti spunti.
     
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