L'abbondante seno sotto torchio

x Neko

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    Lucia stava letteralmente per impazzire. Il bisogno di godere cresceva insieme alla frustrazione nel non riuscire a farlo. Fece di tutto con quelle dita: le mosse l'una contro l'altra nel modo più veloce possibile, alternando i movimenti, tentò di allargarle ritmicamente gemendo alla resistenza posta dalla corolla di carne, arrivò addirittura a infilare dentro anche l'anulare e avrebbe provato forse con metà della minuta mano se la posizione non le fosse stata così assurdamente scomoda. Anche lei, similmente a Gabriel, si sentiva umiliata per quei comportamenti che solitamente non le appartenevano, e potendone ascoltare i pensieri ad Hazel sarebbe venuto da ridere considerando che la mente di suo figlio fosse così particolare: si vergognava per essere costretto dall'eromanzia a infilarsi qualche dita nel sedere da solo, ma se veniva stuprato da zombie psicopatici e super dotati allora diventava la piccola meretrice più felice del mondo; vallo a capire. Almeno lei era coerente dall'inizio alla fine (a meno che non si parlasse di anal): aveva desiderato di essere scopata e quando ottenne ciò che voleva la vergogna o il pudore furono l'ultimo suo pensiero. Si concesse anzi un grido liberatorio, per quanto roco, che grazie alla bocca spalancata e tappata da quella di Gabriel suonò particolarmente strozzato. Con la lingua scavava ormai senza una metà precisa, in modo scoordinato quasi, come se non avesse più troppa importanza la tecnica ma solo succhiare e avvolgere ogni porzione mobile dentro la bocca di Gabriel nel modo più istintivo possibile, arrivando ad attorcigliare il suo organo lunghissimo intorno al gemello più corto come se fosse esso stesso il fallo dell'uomo. Lo scambio di saliva era arrivato quasi all'eccesso, tanto che di tanto in tanto, tra un movimento e l'altro, qualche goccia raggiungeva i seni precedentemente stimolati, rendendoli ancora più scivolosi e gonfi. Sì, decisamente si sarebbe ricoperta di lividi l'indomani, e ancora sì, non avrebbe potuto importarle meno. Essere presa e sbattuta contro il muro era esattamente quello che voleva e anche se data la posizione fu costretta ad abbandonare la nuca di Lucia per potersi reggere a quella dell'agente, non si disperò. La testa della poverina rimase infatti schiacciata tra i loro corpi e il muro, la nuca premuta così come vi premeva la parte alta della schiena di Hazel, tenuta ferma dalle spinte dei loro bacini, costretta tra le altre cose a seguire i movimenti che il demone tentava di fare per muoversi intorno all'asta pulsante. Voleva farla entrare tutta da subito, ma si rese conto solo dopo il primo istante di quanti centimetri la separassero dalla base. Purtroppo l'affare di Gabriel in quello stato era semplicemente mostruoso, così grosso che persino una donna di ampia esperienza come lei fu colta da una punta di paura che la spinse a guardare l'agente in faccia con fare allarmato. L'affondo arrivò subito dopo, e fu così forte che ella si strozzò per la sorpresa, emettendo un suono soffocato, come se avesse davvero appena ricevuto un pugno allo stomaco. Gli occhi schizzarono a nascondersi sotto le palpebre per un momento, quasi bianchi, rendendo la sua espressione ancora migliore a causa della bocca spalancata. Se Gabriel si fosse staccato in quel momento avrebbe visto la lingua di Hazel penzolare e perdere buona parte di tutta la saliva che si erano scambiati in quel momento, ma non c'era comunque modo che il demone si facesse sconfiggere da una cosa del genere. Si era accoppiata con mostri ben più grossi di quello, e si impose dunque di recuperare velocemente la sanità mentale e tornare ad aprire gli occhi. Si concesse giusto un momento di incertezza, poi le mani dietro la nuca di Gabriel si strinsero sui suoi capelli, e lei si aiutò con esse e grazie alla presa alle natiche per sollevarsi quanto bastava a risalire l'asta, con non poco sforzo, arrivando fin quasi alla metà prima di perdere presa e ritrovarsela nuovamente tutta in fondo. Un nuovo gemito strozzato, un nuovo sguardo impaurito... ma tanto, troppo piacere nei suoi occhi per darla per vinta. Nonostante la difficoltà, stava pensando che amava averlo finalmente dentro di sé e che non era minimamente pentita di averlo provocato fino allo sfinimento, e comunicava quell'unico pensiero con estrema chiarezza anche solo attraverso il bacio, le sue espressioni, la presa sui suoi capelli o i movimenti di bacino.
    È una delizia... Dovresti davvero provarlo!
    Sia mai che perdesse la sua vena dispettosa e sadica nei confronti di Lucia! La poverina emise un verso lamentoso nel ricevere quella provocazione, e impossibilitata a far altro com'era, cercò di concentrarsi per stimolare il più possibile le gonadi di Gabriel, leccandole, premendo di tanto in tanto con la punta poco dietro esse, proprio sopra il perineo, arrivando quasi a farsi dolere la lingua pur di raggiungerlo, fino a spalancare più che poteva la bocca per accoglierle e succhiarle. Era così confusa che non sapeva se sperare che i due ne finissero in fretta e ne rimanesse un po' anche per lei così da porre fine alle sue torture, o cercare di resistere il più possibile per correre tra le braccia del suo Thresh. Tutto pur di soddisfare quella voglia folle che stava controllando tutti in quella stanza da interrogatorio...

     
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    Se solo Gabriel avesse potuto vedere cosa stava succedendo a Lucia sotto la sua umida gonna, molto probabilmente la sua volontà sarebbe riuscita a reggere di più, mossa magari dalla volontà di fermare quei soprusi e soprattutto di non abusare di un ragazzino costretto a vestirsi da donna per colpa di quella degenerata di sua madre. Ma lui oramai era totalmente preda di Hazel, di un bacio come mai nessuno gliene aveva dati e di quel seno grondante di saliva che, morbido ed enorme da impazzire, lo stuzzicava a chiederne sempre di più, in una lingua universale e impossibile da fraintendere: quella del suo membro turgido, gonfio e bollente che pulsava sempre più intensamente, come a farle capire che ne voleva ancora, ancora, fino a farla morire di piacere. L'unica cosa positiva in tutta quella storia fu l'espressione di Hazel mentre prendeva quella mazza mostruosa dentro di sé, non sembrava più tanto sicura e anzi, pareva quasi preoccupata, cosa che accese la vena sadica dell'agente oramai in preda alle sue nanomacchine, impegnato unicamente a dare un senso a quello scenario perverso. Forse quell'espressione poteva diventare anche più interessante. E proprio mentre quel pensiero lo attraversava, si staccò un istante da quel bacio osservando cosa aveva creato: l'espressione di Hazel totalmente persa nella lussuria, con la lingua grondante di saliva penzoloni, gli occhi ribaltati e lo sguardo che cercava disperatamente di riprendersi. Si, quella era la spinta che serviva a Gabriel per gettarsi totalmente nel baratro, e cadere preda dei desideri delle sue macchine impazzite, voglioso solo di una cosa: mettere finalmente a tacere quella donna. Lucia sembrava sua alleata in questo, poiché succhiando avidamente i suoi testicoli e stimolandogli il perineo, lo eccitava ancora di più, allargando quella mole di carne mostruosa nel ventre di sua madre portandola probabilmente al limite delle sue possibilità. Forse l'inferno era un posto terribile, ma non c'è limite a quanta cattiveria può sfoggiare una persona se ben stuzzicata. E Gabriel continuava a spingere con forza davanti al suo utero, deciso non solo a frantumarlo per farsi strada dentro di lei, ma anche di riempirla a dovere quel tanto che bastava per farle passare la voglia di parlare una volta per tutte. Dopo l'ennesima spinta, il volto di Gabriel si abbassò fiondandosi sul petto della donna, la mano cambiò rapidamente seno e quello che era stato torturato fino a quel momento fin' tra le fauci dell'agente, non succhiato in maniera innocente ma morso con cattiveria, prima solo sul capezzolo e poi anche su tutta la sua struttura, come se volesse costringerla a condividere dei liquidi che sicuramente non aveva, non essendo gravida da un bel pezzo. In quel modo, avrebbe potuto abbassare ulteriormente la penetrazione, così da farle sentire chiaramente la cappella che sbatteva contro le porte del suo utero, e si gonfiava ad ogni tentativo di abbattere quella barriera, come se stesse davvero prendendo la mira. Alla prima occasione in cui Hazel avrebbe dimostrato un minimo di cedimento, Gabriel ne avrebbe approfittato per spalancarle le natiche di colpo, con forza, dilatando i suoi orifizi il più possibile e infilando quasi entrambi i medi nella sua corolla di carne, poi con immane irruenza avrebbe preso anche la sua più profonda intimità, lasciando scivolare la cappella fin dentro il suo utero e facendole sentire qualche goccia del suo imminente orgasmo. Se fosse riuscito in quell'intento, l'eccitazione sarebbe salita così tanto che perfino i suoi testicoli avrebbero iniziato a pulsare tra le labbra di Lucia, non all'altezza di un grosso cazzo venoso ma sicuramente un'esperienza da non sottovalutare.
     
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    Hazel aveva avuto solo un attimo di cedimento al primo affondo, riacquistando il suo fare prepotente da subito, trovando addirittura il tempo per prendersi gioco del suo figlioletto pervertito. Tuttavia, nell'istante in cui Gabriel le spalancò i glutei, lasciandole realizzare cosa stesse per fare, i suoi occhi si sgranarono sorpresi e impauriti, fissandolo con un'espressione più che eloquente che andò poi a sfogarsi in una supplica più che sentita.
    H-Oh, ah-hetta! Ih-il c-hulo h-oh! Ehihhh-gh- AH! Che tradotto equivaleva a un "No, aspetta! Il culo no! Ehi!", incredibilmente deformato da tutti i grugniti, gemiti e lamenti che seguirono subito dopo, nonché dalla bocca costretta a restare larga e spalancata dalle dita di Gabriel. L'atteggiamento da femme fatale si spense, sembrava quasi che infilandole le dita dentro Gabriel avesse premuto un tasto di riavvio che semplicemente la trasformò in un'altra persona, modificando completamente il suo atteggiamento. Aveva sempre dimostrato un'enorme e invidiabile resistenza in qualsiasi campo sessuale, tanto che neppure quando il glande spalancò ulteriormente la sua intimità gridò più di tanto, stringendo subito i denti e mordendo i pollici delle mani extra quasi volesse sfogarcisi sopra, iniziando poi a leccarli tutta sorridente per provocare vittoriosa il suo improvvisato (e ben poco consenziente) amante. La reazione a quei due medi fu tuttavia ben, meno, contenuta. I suoi occhi letteralmente schizzarono in alto e la lingua smise di fare qualsiasi cosa non fosse perdere forza e consistenza per tornare a penzolare fuori dalla bocca aperta, subito dopo quel "Gh-AH", che suonò quasi comico. Le lacrime furono fin troppo veloci a formarsi intorno ai suoi occhi, appannandoli quasi completamente. La vera chicca fu però tutta la quantità di saliva e fluidi vari che iniziò a espellere: sia dal viso, tra lacrime, saliva e muco addirittura, che dall'intimità, che letteralmente iniziò a schizzare da più angolazioni arrivati a quel punto, in numerosi zampilli che furono accompagnati per altro da un rumore semplicemente assordante a ogni singolo movimento del cazzo di Gabriel. Non aveva pensato che in preda alla follia che lo aveva colto Gabriel potesse andare a puntare proprio lì. Hazel era così abituata ad avere tutto sotto controllo che dimenticava spesso di quel suo enorme problema con il sesso anale, tanto che avrebbe imprecato e maledetto il suo buon senso per non essersi ricordata di indossare una cintura di castità che impedisse l'accesso a quella zona così sensibile del suo corpo. Purtroppo però era fatta, e dunque venne smascherata per ciò che era: una masochista estremamente ben camuffata. Finora era stata contenuta nelle sue reazioni proprio perché niente la portava in Paradiso come venir stimolata lì. E per quanto odiasse diventare facile preda di chiunque con quel suo temibile punto debole, bastava un tocco perché smettesse di importarle di qualunque cosa. Improvvisamente fu come se la sua faccia e tutto il corpo chiedessero in coro di infilare ben più di due dita là dietro e di non lasciare più andare quelle sode ed enormi natiche per nulla al mondo. I seni che sobbalzavano ad ogni minimo movimento come enormi e sodi dolci erano poi uno spettacolo che incorniciava la totale resa del demone. In quello stato non era più "fatale", non era più provocatrice piena di sé, ma era semplicemente persa nella voglia più istintiva e violenta. E purtroppo glielo si leggeva in faccia:che pregava, supplicava, per avere molto di più di quella mera provocazione, come se da un momento all'altro potesse gridare a gran voce una qualunque oscenità che avrebbe condito divinamente tutta la saliva, il muco e gli umori che stava perdendo. Persino Lucia rimase colpita da quella reazione, risultando persino più eccitata, perché per prima sapeva bene quanto dovesse essere magnifico quello che la madre stava provando. La situazione purtroppo nel suo caso era diversa, ella era ancora insoddisfatta e più andava avanti in quella disperata masturbazione ai danni nel suo culetto, più si sentiva frustrata ed eccitata, bisognosa di sfogarsi raggiungendo un apice che pareva per l'appunto insormontabile. Chissà come Gabriel avrebbe reagito sapendo quanto in verità Lucia desiderasse vestirsi così, essere sempre perfetta e somigliare in tutto e per tutto a una fanciulla, per poi finire irrimediabilmente stuprata dalla prima creatura mostruosa di passaggio. Non riusciva più neppure a disperarsi tale era il grado di perversione raggiunto dalla sua povera mente corrotta. E dietro quell'aspetto da docile ragazzina, quella bella chioma dorata e sempre perfetta, i vestitini, il profumo e tutte le creme varie(intrugli per renderla stretta ed "elastica" compresi), si nascondevano così tante esperienze sessuali estreme che probabilmente il poliziotto sarebbe inorridito al solo sentirne alcune. Se solo avesse avuto sotto un fallo tutto per lei, un dildo persino, allora lo avrebbe sicuramente cavalcato da quella posizione più che umiliante e perversa, senza preoccuparsi minimamente che il suo stesso sesso potesse sussultare ad ogni saltello o che fosse incredibilmente sporco mostrarsi in quel modo osceno, tuttavia non poteva far nulla, se non sfogarsi nel succhiare e accogliere in bocca, tutte quante a quel punto, le gonadi di Gabriel fin quasi a provocarsi conati da sola, ben attenta a rilassare il più possibile la mascella e la gola in modo da non sfiorarle neppure un istante con i denti. Ebbene sì, era sospettosamente brava persino in quello...

     
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    A saperlo prima, un Gabriel vigile avrebbe saputo sfruttare molto meglio un punto debole del genere. Era un uomo di tutto punto, non uno sciocco. Tuttavia, rendendosi conto di quell'estrema debolezza di Hazel solo in quello stato, il Gabriel corrotto lo vide solo come un interessante modo per incrementare il livello di perversione dello scenario, qualcosa che all'agente non sarebbe passato neanche per l'anticamera del cervello, ma che a quanto pare tenendo le sue dita tra quelle carni strette e proibite diventava una possibilità molto più che tangibile. Era una reazione completamente diversa perfino da quando l'aveva impalata a dovere, un cazzo enorme nella sua intimità che sbatteva davanti all'utero non le faceva alcun effetto, ma un paio di dita intorno a quella invitante corolla di carne la fecero piangere e disperare come una bambina alle prime armi. Fin troppo divertente per uno che ha perso totalmente il senno. A Lucia non restava altro che aspettare, paziente o meno, forse la soddisfazione sarebbe arrivata troppo tardi, oppure quando meno se lo aspettava, fatto sta che per il momento l'oscura presenza che ottenebrava la mente di Gabriel aveva occhi solo per Hazel, la sua pelle scura e il suo morbido culo che oramai non aveva più segreti. La presa sulla corolla di carne si fece più salda e la allargò ancora, voleva sentirla gridare e con un gesto decisamente poco coerente per il poliziotto, assaggiò ben volentieri le lacrime perverse che scivolavano sul volto di Hazel, assaporandole come una coppa della vittoria. Lentamente il suo cazzo scivolò fuori dalla sua intimità, non le avrebbe concesso il tempo di rimpiangerlo perché nello stesso momento la carne di Hazel si sarebbe dilatata assieme alle sue natiche, favorendo l'entrata di quella mastodontica erezione. Dalla gola dell'agente non uscivano altro se non versi simili a dei cavernosi ruggiti che aspettavano solo di esplodere, appena la cappella fu fuori da quella grondante intimità scivolò subito tra le sue stesse dita, trovando ben presto l'obbiettivo primario del suo assalto ma non prima di aver fatto scivolare per qualche momento la sua verga enorme sulla faccia di Lucia, quasi come a volerla provocare o darle un assaggio. Guizzò sull'attenti più dura di prima a sentire la carne di Hazel che provava ad opporsi, ma nulla gli avrebbe impedito a quel punto di fotterla su per il culo esitando il minimo indispensabile. L'agente si concesse solo un istante per attendere una pulsazione più forte delle altre, durante la quale il suo membro parve trasformarsi in una trave di metallo rovente, poi la impalò in un solo colpo fino a far sbattere la faccia della sua stessa figlia tra le natiche per l'impeto, arrivando fino in fondo con quella mazza, finché quest'ultima glielo permetteva. Quel buco di Hazel era davvero interessante e piacevole, e grazie allo stimolo Gabriel crebbe ulteriormente nelle sue dimensioni e nella sua erezione. A quel punto i ruggiti di piacere di Gabriel esplosero fragorosamente, il suo membro batteva come se fosse un cuore pulsante e riempiendosi di vene bollenti si preparò a dare il via ad una scopata semplicemente indimenticabile per Hazel, che sarebbe passata dalla mera stimolazione delle dita ad un grosso membro pulsante fuori misura spinto dritto su per il suo delizioso culo, intento a pompare ad un velocità molto bassa, ma destinata a crescere così rapidamente quanto le voglie di Lucia...
     
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    D: Immagino che dovrei smetterla di scusarmi se tanto puntualmente tardo così tanto. Chiedo venia ancora una volta; a parte gli impegni, ultimamente sono in pessimi rapporti con l'ispirazione e la voglia di scrivere. >w<

    Tutti gli sforzi di Lucia per guadagnarsi la sua parte di soddisfazione sembravano vani dinanzi alla reazione di Hazel che, così estremamente sentita, era uno spettacolo a dir poco provocante e irresistibile. Per quanto la piccoletta si sforzasse di succhiare al meglio che poteva quelle gonadi gonfie, non c'era modo dunque di togliere la scena al demone, neppure ora che non sembrava più la perversa milf in grado di resistere a qualsiasi provocazione bensì, un conglomerato di pura e semplice carne bisognosa solo di essere sbattuta a dovere. Se avesse avuto modo di farlo presente o anche solo pensarci, sicuramente si sarebbe risentita per la reazione esagerata che il suo corpo aveva ogniqualvolta le veniva infilato qualcosa nel culo, ma che poteva farci se era nata con quel terribile feticcio? Tanto valeva lasciarsi andare (non che potesse fare altro) e dunque assecondare come poteva il momento di gloria concesso a Gabriel. Persino il fatto che le leccasse via le lacrime dalle guance la eccitò oltre ogni dire, nonostante in altri frangenti l'avrebbe fatta sorridere rendendole modo di provocare e sfottere colui che aveva millantato con il proprio atteggiamento di avere un buon cuore. Stava fottendo una madre e il suo perverso figlio travestito senza il benché minimo freno. Era forse buono e puro ciò che stavano facendo? No, affatto. Era sesso sporco, forse persino un po' squallido, di quelle scopate da una botta e via che probabilmente non avrebbero lasciato neppure il segno eppure, che fosse dannata una seconda volta, Hazel ne stava amando ogni singolo istante. Al diavolo ogni pudore dunque, ormai si era mostrata per quello che era e non c'era modo di tornare indietro. Iniziò a ondeggiare con il bacino per sentire ancora meglio le dita, come la allargavano, come la torturavano, emettendo suoni via via più disperati e piagnucolanti, tanto da far sembrare la sua voce più giovane, quasi infantile. Il glande che le sbatteva con prepotenza contro l'utero era piacevole, certo, ma non lo rimpianse affatto quando scivolò via. Gridò comunque, l'intimità spalancata da cui fluì una cascata di umori indecente, che schizzò ancora una volta quando finalmente il cazzo la penetrò là dove il suo corpo lo bramava disperatamente. Ci fu solo un intermezzo, un piccolo intermezzo di cui Lucia fece parte inseguendo con la faccia quella mastodontica asta, strusciandovisi sopra, chiudendo gli occhi e gemendo del peso e della consistenza che poté godersi per brevi istanti. Purtroppo per lei, proprio quando aveva staccato la bocca dalle palle per tirar fuori la lingua e leccare almeno un po' l'asta, la verga era schizzata in alto in tutta la sua imponenza infilandosi centimetro dopo centimetro nell'ano di sua madre, che in risposta la riempì di copiosi schizzi di umori che le finirono quasi tutti in bocca e in faccia, andando a bagnarle persino il vestito, rendendolo aderente sul petto e mettendo in evidenza i suoi capezzoli estremamente eccitati. A giudicare dall'odore leggermente acre non c'erano solamente umori in quegli schizzi eppure non poté proprio farci nulla. In altra occasione si sarebbe inorridita, ma in quella era guidata dall'Eromanzia che influenzava il suo carattere mite rendendole difficile concedersi pudore, per questo dopo il primo istante d'incertezza eccola tornare suo malgrado a leccare e succhiare, ancora più schiacciata tra i corpi dei due "amanti" e il muro, con il sedere di sua madre premuto sul capo. Difficilmente avrebbe mantenuto in ordine la sua capigliatura, a quel punto. Hazel d'altro canto finì di impazzire una volta per tutte quando Gabriel fu finalmente dentro, perdendosi in lamenti singhiozzanti che tuttavia si trasformarono via via in ben altro. Dopo l'iniziale attimo di stordimento infatti, in cui l'espressione devastata raggiunse il suo apice di bellezza oscena, il suo corpo si animò di nuovo iniziando a muoversi per chiederne ancora: le sue mani saettarono ad afferrare Gabriel l'unica sui capelli e l'altra sulla natica marmorea, in alto, graffiandolo con violenza. Con la lingua messa ancora in evidenza dalla bocca divaricata, ormai grondante talmente da averla completamente insozzata sul petto, cercò un nuovo bacio leccando le labbra dell'uomo come se potesse schiuderle forzatamente, peccato che il gesto data la distanza tra i loro visi risultò più come una supplica disperata. Al contempo dalla sua gola fuoriuscirono suoni via via più frenetici tra i quali, ascoltando bene, era quasi possibile distinguere un continuo "Ohsì ohsì ohsì, ti prego sì" reso incomprensibile dalla situazione. E anche completamente sfatta, languida e in preda al piacere, tanto che nonostante l'imbarazzo si sentiva quasi pronta a venire da un momento all'altro, non rimase ferma a subire, ma muovendosi sulla punta del piede e con il polpaccio saldamente agganciato alla schiena di Gabriel, lo cavalcò come poteva godendosi il piacere che cresceva e cresceva raggiungendo picchi tali da farle temere che il cuore potesse esploderle dentro al petto. Ogni singola reazione, ogni suono o singhiozzo, chiedeva violenza pura.
     
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    Mi spiace, spero non sia anche per colpa mia.

    Sapeva bene che quella follia perversa non era degna del suo vero cuore, ma Gabriel era privo di controllo oltre ogni immaginazione, tuttavia la possibilità di violare il suo culetto piuttosto che una fertile intimità era forse l'ultimo disperato tentativo di non peggiorare le cose e magari portare la questione su un punto di vista puramente fisico. O almeno questo si ripeteva per tentare di sciacquarsi quel cervello marcito oramai nella perversione. Non che Hazel desse degno di disprezzare quello che stava succedendo, anzi tutto l'opposto, perfino Lucia che era la vera vittima di quella situazione cercava disperatamente di aggrapparsi a quel treno di lussuria che li stava travolgendo, alla ricerca della giusta soddisfazione. La mente distorta di Gabriel si ritrovò a pensare che forse la vera cattiveria era lasciarle insoddisfatte, e raggiunto a quella conclusione le cose non potevano far altro che "peggiorare". Cosa poteva fermare quella valanga di piacere? La faccia di Lucia mentre disperatamente cercava di afferrare quell'enorme cazzo con la lingua e succhiarlo per sé, per poi ritrovarsi con una cascata di umori appartenenti a sua madre su tutto il corpo? Oppure l'espressione di Hazel che lo supplicava di andare fino in fondo, con la bava che le sporcava gola e petto in maniera semplicemente indecente, con gli occhi affamati di quella verga mostruosa? No, nulla poteva più fermare Gabriel oramai, erano giunto ad un punto di non ritorno e l'agente aveva bisogno di sfogare tutta la perversione che le nanomacchine avevano accumulato e che ora insozzavano completamente il suo cervello. Iniziò a spingere con più forza mentre il volto si premeva contro quello di Hazel, prima fronte a fronte, solamente dopo avrebbe cercato il bacio. Le sue penetrazioni erano così forti che quando il cazzo enorme entrava completamente nel culo di Hazel, questo sembrava quasi spremersi degli umori che lo avevano lubrificato, rendendo più gonfie le palle neanche stessero per eruttare così prematuramente dentro di lei. La carne della diabolica madre si sarebbe deformata a causa delle dimensioni di Gabriel che sembravano voler crescere a dismisura stimolate dalle sue nanomacchine, voleva raggiungere la gola passando dal suo stomaco, come se fosse una preda da infilzare prima di cuocere a puntino. Hazel avrebbe sentito chiaramente la sua carne arrivare al limite della sopportazione, e nonostante questo quella mazza continuava ancora a dilatarla completamente, ogni pulsazione sembrava caricarla di altro materiale fino a che Gabriel non fu più in grado di trattenerlo, ed iniziò a sfogarlo direttamente nello stomaco della sua improvvisata amante. Sperma, caldissimo sperma, un seme molto più denso del normale che finì per occupare tutto lo spazio restante, finendole direttamente nello stomaco ed iniziando a gonfiarlo. A quel punto Gabriel si stava già concedendo un perverso bacio con lei, e le nanoamcchine stavano iniziando a ricoprire il resto del corpo, provocandogli delle sensazioni meravigliose. Non riuscì più a trattenere un grido di piacere che prima si sfogò nella gola della demone e poi saettò fuori, incapace di trattenersi, innalzandolo come un ruggito perverso in cielo. La carne di Hazel si sarebbe ritrovata stracolma, e nel mentre Gabriel cadeva all'indietro, come se fosse stato spinto via da qualcosa. Eppure però... Hazel era ancora in piedi. L'agente giaceva a terra davanti a Lucia, con un cazzo enorme ancora eretto, pulsante e che perdeva qualche altra goccia di sperma, residuo dell'ultimo orgasmo. Sembrava volersi alzare, ma era ancora troppo stordito per farlo. Se Lucia voleva il suo momento era finalmente giunto a quanto pare, quel cazzo era solamente suo, perché anche se Gabriel era a terra, Hazel era invece ancora in quella posizione decisamente limitante per lei. Di fronte alla demone, al posto di Gabriel, c'era una specie di immagine residua composta unicamente di nanomacchine, il suo profilo sembrava disegnare un grosso insetto umanoide mostruoso, perfino più massiccio dell'agente, e che lentamente si stava formando sempre più completamente con le nanomacchine. Il culo di Hazel era ancora pieno di un enorme cazzo composto di tecnologici esseri fatti appositamente per sembrare carne vera, la sensazione non cambiò minimamente per lei e anzi, ora che non sembrava più volersi trattenere Hazel avrebbe goduto ancora di più per quel misterioso amante. E non era tutto... dato che era fatto esclusivamente di nanomacchine, gli fu molto semplice ricombinare il suo aspetto in modo che sul bacino uscissero non uno ma ben due enormi cazzi biologici, il secondo dei quali andò ad infilarsi anche nella sua intimità, dando vita ad una doppia penetrazione semplicemente estrema. Per Hazel non sarebbe stato facile accoglierli entrambi e approfittando delle sue grida di piacere, l'essere di nanomacchine le avrebbe afferrato la bocca per le guance e il mento con una mano, attirandola a sé per poterle infilare in gola anche la sua enorme lingua, che aveva assai poco da invidiare ai suoi cazzi pulsanti. Adesso a quanto pare c'era abbastanza Gabriel per entrambe... Lucia sarebbe riuscita a trattenersi?
     
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    Non c'era più modo di tornare indietro, per nessuno di loro. Ormai Gabriel lo sapeva, pensino Lucia lo sapeva, e Hazel -pur avendolo saputo da ancor prima di loro- aveva addirittura la conferma stampata a fuoco in fondo all'intestino, dove il glande di Gabriel aveva funto da marchio per imprimere bene quella certezza. Ciò che accadde dopo era solo una conseguenza di tutta la lussuria che non aveva fatto che crescere nei loro corpi, facendo sì, impazzire le nanomacchine del mercenario, ma soprattutto i corpi di madre e figlia, ormai in fibrillazione. Hazel era così stravolta che smise di poter essere anche solo vagamente una protagonista attiva di quel quadro, trasformandosi più in un enorme, morbido giocattolo di carne su cui le nanomacchine avrebbero potuto sfogare al meglio tutta l'Eromanzia accumulata, nutrendosi di tutte quelle lacrime, quegli umori ma soprattutto l'orgasmo che, nell'istante in cui lo sperma si riversò dentro il suo culo, esplose in una cascata di umori ancor più copiosa della precedente, seguito da tanti e tanti altri che trasformarono lo stretto anfratto della demone in pulsante piacere continuo, cosa che avrebbe fornito al cazzo sintetico un massaggio vibrante a dir poco indimenticabile. Ma non era finita qui, perché nell'istante in cui Hazel godette raggiungendo finalmente l'apice, il sigillo brillante sul suo ventre si spezzò, lasciando che il suo sesso si mostrasse per ciò che era: un ibrido perfetto tra un'intimità femminile e un membro che non aveva quasi niente da invidiare a quello corrotto di Gabriel, membro che iniziò a vibrare letteralmente, di pari passo con il suo culo, impiastricciando di seme i muscoli scolpiti della statua marmorea che la stava scopando. Nel frattempo Lucia, ancora in ginocchio e con la faccia ormai semi-ricoperta di umori, e qualche schizzo di sperma e urina, poté assistere alla visione di Gabriel che veniva letteralmente sbalzato fuori dalla sua armatura di nanomacchine, che invece continuò a ergersi fiera e movente sopra la sua nuca, scopando sua madre con una furia che non poté che invidiare. Per l'emozione la giovane abbandonò il proprio compito e dunque le palle della copia per fissare l'uomo a terra con un visino ansimante e le labbra schiuse, smettendo di masturbarsi e cadendo addirittura in avanti con i palmi a terra, stremata dallo sforzo che l'era occorso per resistere così tanto senza impazzire. Ancor prima che potesse elaborare il pensiero di averlo a disposizione per sé e muoversi disperata verso di lui, sotto i le sue mani si crearono due cerchi magici da cui, dentro il pavimento, partirono alcune spesse radici che sfrecciarono verso Gabriel così velocemente da distruggere le mattonelle al loro passaggio, sradicandone alcune e spezzando altre per poi sbucare ai lati del suo corpo e afferrargli polsi e caviglie, segno inequivocabile che anche Lucia era preda del proprio potere e che questo, prima ancora di lei, non avrebbe permesso al mercenario di sfuggirle... e tanto meno a ella stessa di ignorare ciò che desiderava. Sbigottita e provata da quella visione, si mosse a gattoni per raggiungere l'oggetto della propria brama, fissandolo con un'espressione a dir poco persa, quasi riverente, con le sclere dei suoi occhioni che via via si facevano scure. Non appena fu finalmente vicina a lui (non senza aver dato inconsciamente spettacolo di sé, camminando a quattro zampe) le radici si moltiplicarono per afferrare anche i suoi arti, stringendole i polsi e le gambe, attorcigliandosi intorno alle cosce e alle caviglie a mo' di bondage improvvisato e tirandola nella direzione che esigevano. Ciò le diede il coraggio che le mancava per prendersi quello di cui aveva bisogno. Finalmente salì a cavalcioni sul bacino di Gabriel, alzandosi e inchinando mentre teneva con una mano tremante l'ampia gonna del vestitino per fare in modo che coprisse le sue "vergogne", lasciandosi guidare suo malgrado dalle piante che a quel punto la costrinsero a spalancare le cosce mentre scendeva, posizionando i piedini calzati dai tacchi vicino ai fianchi virili del mercenario. Le radici intorno ai polsi portarono le sue mani sui pettorali dell'uomo, ed ella le tenne strette in pugni morbidi, poco convinti, poggiandosi su di lui solo con la parte inferiore dei palmi, perché nonostante tutto sapeva che non erano lì per loro volontà e non si sentiva in diritto di toccarlo. I glutei sodi si posarono lungo l'asta, abbracciandola quasi.
    M-mi dispiace... non riesco... non posso fermarle! Ho bisogno di... teh, NGH!
    Sembrava una cosa dolcissima da dire, una supplica da vera ragazzina in preda agli ormoni e la vocina fu effettivamente squisita, almeno finché le radici intorno alle gambe non la strattonarono verso il basso di colpo, costringendola ad accogliere il cazzo di Gabriel in un singolo affondo che lo portò in profondità dentro il suo culetto, fin quasi a cozzarle contro lo stomaco, per poi iniziare da subito a ondeggiare con movimenti frenetici tipici dei tentacoli. Avanti e indietro, su e giù, avanti e indietro, su e giù, finché non furono le piante stesse a impartire il proprio ritmo all'amplesso, che per questo si fece ben più che frenetico, costringendo Lucia a volgere gli occhi sgranati al soffitto, rovesciando la testa come se stesse invocando una qualche divinità superiore in cerca di aiuto. Peccato che l'unica "divinità" a cui poteva affidarsi in quel momento era l'essenza del suo stesso potere, che per ascoltarla aumentò via via il ritmo quasi volesse costringerla a sfondarsi da sola con l'enorme fallo di Gabriel, spingendola fino al limite e rendendo i suoi patetici tentativi di coprirsi con la gonna a dir poco inutili, poiché il suo sesso dondolava così velocemente da sbattere sul basso ventre dell'uomo ripetutamente, schiaffeggiandolo come una frusta e rendendo dunque impossibile non notarlo. E nonostante questo ella non poteva sottrarsi, poiché ogni volta che ci provava le radici si stringevano più forte intorno ai suoi polsi, lasciando un segno rosso fuoco e graffiandola con le loro spine. Il peggio di tutto questo? Averlo finalmente dentro minò una volta per tutte i suoi freni inibitori lasciando che le sfuggissero lamenti e parole fin troppo sincere.
    Oh-oddio sì. Sì, sì, sì! Gh-grazie, Ah! Oh-oddio- Nnnh! Grazie...
    Cosa che la spinse a sgranare gli occhi, sorpresa di se stessa, e abbassare nuovamente lo sguardo su Gabriel: rossa, imbarazzata, mortificata e piena di lacrime... ma palesemente in estasi.
    M-mi dispiace... Ah-nh! M-mi p-perdoni-ih... Nnnh!
    Scuse che ovviamente, mentre continuava a muoversi e saltellare, impalandosi da sola con un cazzo fin troppo grosso per il suo culetto stretto, suonarono decisamente poco credibili. Ma forse andava bene così.
    Nel frattempo Hazel se la godeva, molto più sinceramente e facilmente di quanto non facesse suo figlio. Letteralmente sfatta, con il mascara colante, i seni arrossati e leggermente tumefatti, la faccia da giornaletto hentai tipica della vittima con la mente completamente rotta, nonostante tutto si muoveva come poteva succhiando la lingua della copia di nanomacchine come se volesse fare anche a essa un servizietto di bocca e andando in contro, movimento di bacino dopo movimento di bacino, agli affondi che la stavano quasi letteralmente aprendo in due. Il suo corpo era così gonfio e pieno che sicuramente ci avrebbe messo un po' a smaltire gli effetti di quell'amplesso ma la sborra che veniva rimescolata ancora e ancora dentro di lei ad ogni singolo movimento era fin troppo piacevole per permetterle di collassare. Aveva passato almeno due secoli a fungere da cesso per demoni di dimensioni colossali e non sarebbe stato un colosso umano non meglio identificato a romperla una volta per tutte... O almeno sperava.
    Sono... tornata... all'Inferno.
    Nonostante il pensiero tragico, il tono con cui lo elaborò, per quanto incerto e singhiozzante, lo fece suonare come se si sentisse in Paradiso... e a giudicare dall'espressione estasiata che si poteva scorgere nonostante la lingua nella sua gola e i cazzi enormi che la fottevano fin quasi alla rottura, era sicuramente vero.
     
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    Come se non rappresentasse la minima sorpresa per quell'ammasso di insetti metallici, appena Hazel mostrò la sua vera natura gli occhi di ciò che rimaneva della "corazza" si illuminarono, lasciando trasparire un verso metallico che somigliava quasi ad una risata malevola. Uno dei quattro arti sintetici si fiondò quindi sul ventre di Hazel, spalancando il palmo della mano per avvolgere quel membro di troppo con la loro natura metallica ma simile alla carne, intrappolandola in quella che si potrebbe paragonare alla morsa di un pugno forte e deciso a masturbarla, ma che non era limitato dal numero di dita e che poteva quindi stringerla completamente, stimolandola dalla base alla punta ed effettuando soprattutto movimenti molto più ampi, rapidi e precisi. Se Hazel fosse stato un uomo, quella sarebbe stata la masturbazione migliore della sua vita. D'altro canto, Lucia e Gabriel stavano vivendo uno scenario diverso, dove l'agente era totalmente confuso e con la testa resa incredibilmente pesante da tutte quelle sensazioni meravigliose. Forse Lucia non aveva bisogno di legarlo per tenerlo a terra, ma comunque quando Gabriel vide quelle radici cercare di fermarlo provò subito a dimenarsi, ottenendo ben pochi risultati visto che riuscì solo a gemere ed ansimare più forte, tutt'altro che in sé ora che la verga era anche più dura di prima. Come diavolo era possibile?! Perché ancora non era tornato in sé?
    Che razza di maleficio...?! Uh?!
    Non riuscì a completare un pensiero coerente però, poiché prima ancora di realizzare Lucia lo stava già per assalire con un volto che non sembrava neanche il suo, appariva più come una disperata alla ricerca di un'acqua fresca per dissetarsi, e sembrava disposta a tutto pur di ottenerlo. Gabriel strinse i denti e spalancò gli occhi, non voleva davvero andare fino in fondo? prima sua madre, ma adesso lei... fin dove poteva spingersi la perversione in quella stanza?! La cosa peggiore era che vederla gattonare in quel modo non gli provocava affatto timore o repulsione, anzi non faceva altro che eccitarlo e riempirlo sempre più di desiderio. In quel momento pensò che in effetti, staccare la telecamera era stata una bella mossa. In pochi istanti quelle perverse piante li avevano già messi uno sopra all'altro, perfino Lucia sembrava tentennante visto come si nascondeva l'intimità con la gonna, ma esattamente come Gabriel non riusciva a contenere in alcun modo quel desiderio e pertanto non potevano opporsi al volere di quelle perverse radici. Gabriel aprì leggermente la bocca lasciandosi sfuggire un fiato caldissimo e quasi rassegnato, avrebbe voluto dire la sua ma la verità era che non poteva... e molto probabilmente se non fosse andato fino in fondo se ne sarebbe pentito a quel punto. Avrebbe voluto risponderle per darle parole di conforto, ma la cappella turgida e marmore appoggiata sulle sue natiche invitanti di Lucia rendevano i pensieri coerenti impossibili. Riuscì a prendere un ultimo fiato, ma le piante presero l'iniziativa anche meglio delle sue nanomacchine e costrinsero Lucia a lasciarsi impalare da quella verga mostruosamente eccitata in un solo colpo. Gabriel non lo pensava neanche possibile visto quanto era minuta Lucia, ma a quanto pare il suo culetto era dilatato a sufficienza e la sua mazza era molto più che lubrificata da permetterlo. Purtroppo ogni pensiero di preoccupazione nei suoi confronti svanì appena la carne della ragazza lo avvolse completamente, rigettandolo in un mare di piacere che convertì ogni parola di un gemito di piacere, sfogato direttamente dentro di lei sottoforma di fortissime pulsazioni da tutta la verga. Ogni capillare, la punta, la pelle stessa della sua mazza vibrava dentro lo stretto anfratto di Lucia condividendo con lei un momento semplicemente incredibile, un piacere mai provato fino a quel momento. Era perché risultava minuta? O perché aveva delle natiche fantastiche? Gabriel non immaginava nemmeno che Lucia celasse in realtà una natura maschile che rendeva tutto molto diverso...
    Le piante di Lucia iniziarono a scandire un ritmo che Gabriel non esitò ad assecondare, muoveva il bacino per non separarsi troppo dal buchino meraviglioso di Lucia, cercando di profanarlo il più possibile per lasciarsi avvolgere da quel calore e quella sensazione meravigliosa di piacere. Era come se fosse riuscito finalmente a respirare di nuovo, e anche con la cappella della sua amante che gli frustava il ventre non aveva ancora realizzato che a rendere più piacevole quell'amplesso anale era proprio la prostata di Lucia che pulsava assieme al resto del corpo spingendo Gabriel ben oltre le sue aspettative. Era troppo preso da un piacere immane per riuscire a pensare lucidamente.

    Non riesco a fermarmi... è più forte di me... si muove da solo...
    Era impossibile controllare la sua verga, così come il suo corpo, quindi le scuse di Lucia non ricevettero nessuna risposta negativa, solo un forzuto tentativo di Gabriel di opporsi alla presa delle piante per afferrarle finalmente i fianchi e spingerla verso di sé con molta più forza, dando il via ad una penetrazione profonda e più potente di prima.
    Non scusarti... non scusarti... fammi godere...
    Incapace di opporsi, l'unica decisione logica era che finalmente assecondasse quel piacere, nella speranza che gli venisse restituito il senno alla fine, ricordandola come un'esperienza indimenticabile ma da evitare ad ogni costo la prossima volta.
    D'altro canto, l'armatura di Gabriel aveva già iniziato la prossima fase dell'amplesso: ogni orifizio di Hazel era riempito di nanomacchine perverse, il suo membro era serrato in un abbraccio dalla quale era impossibile liberarsi, mentre le altre mani si avvolgevano intorno al suo seno, premendolo con le numerose dita che aveva creato per una maggiore presa e soprattutto succhiando i capezzoli con le "bocche" che si erano aperte sui palmi delle mani, rendendo tutto ancora più interessante. Le verghe nel corpo di Hazel continuavano a crescere, rimescolavano il seme che avevano collezionato dentro di lei come nella speranza che maturasse, mentre all'altezza del pube si allungavano dei piccoli tentacoli metallici che invadevano il resto della sua intimità, iniziando a torturarle le grandi labbra e infilandosi nella sua uretra volevano impedirle di trattenere ogni altro fluido dentro di sé. Era un sesso estremo sicuramente degno dei demoni che Hazel aveva incontrato, e sentendo la lingua che scendeva sempre più a fondo nella sua gola poteva iniziare ad immaginare quanto quella corazza desiderasse in realtà invaderla...
     
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    Tra i partecipanti a quell'incontro, sicuramente Hazel era quella a passarsela peggio, forse abbastanza da cominciare a pentirsi di aver provocato all'eccesso un uomo con un potere così pericoloso. Non aveva idea di cosa fossero le nanomacchine, troppo antica per capire certe cose, tuttavia le sembrava che quell'esercito di piccolissimi esseri intendesse distruggerla dall'interno... nel modo più piacevole possibile. La stavano devastando. Il suo stomaco era ancora gonfio del seme di Gabriel tenuto al caldo dalle sue interiora; i suoi capezzoli venivano succhiati e tirati con i denti, allungandosi mentre il suo membro riceveva la masturbazione migliore che le fosse capitato di sperimentare da quando Nasira le aveva fatto il "dono" di un sesso così ambiguo. La lingua la stava soffocando, scivolando sempre più in fondo, come se volesse invaderle anche lo stomaco. Il suo corpo cercava di espellere tutto il seme ricevuto in precedenza, ora rimescolato dentro al suo intestino e costretto a risalire, mentre ella lottava per poter recuperare aria ma semplicemente non poteva liberarsi, né da una parte né dall'altra, condannata ad annaspare intorno a quelle enormi protuberanze di carne come se stesse cuocendo allo spiedo. Quando anche la sua intimità venne riempita fino all'utero, un lamento simile a un grugnito strozzato le uscì dalla gola, così osceno da imbarazzare persino una come lei, mentre la sua vescica, ormai trasformata in un ennesimo pertugio da violare, cedeva alla pressione del tentacolo con alcuni fiotti dorati che iniziarono a colare sulla carne, lubrificandola. Un fiotto di sperma risalì alla fine in un conato lungo la sua gola, impossibilitato a liberarsi dalle sue labbra se non per pochi schizzi. Hazel era sconvolta. In estasi, ma sconvolta. Forse iniziava a sentirsi anche un minimo preoccupata, perché le sue mani andarono a tentare di respingere la creatura, colpendogli il petto con deboli pugni dati dalla parte dei mignoli, come una donnicciola e non una guerriera demone, ex strega, che ne aveva passato di tutti i colori nell'arco di una lunga vita. Cercò di affondare gli artigli da qualche parte, ma non c'era carne da afferrare e la cosa era a dir poco frustrante. Nonostante ciò, era impossibile negare che il suo corpo stesse reagendo in contrapposizione con la sua paura: il membro incantato non aveva perso minimamente di vigore e ogni singolo anfratto continuava a venire, espellendo copiose quantità di fluidi e pulsando per massaggiare le due mazze che la scopavano. Era come se volessero ringraziare quel colosso per il trattamento, mentre lei temeva di svenire da un momento all'altro, cosa che non poteva assolutamente permettersi. Non era immune a proprio tutte le umiliazioni, dopotutto: si sarebbe vergognata a vita di venir sconfitta a quel modo da un frutto umano, maschio perlopiù! La strega di Umbra che era stata secoli prima si sarebbe strappata i capelli dalla testa per la figura. Quindi prese coraggio, sforzandosi di afferrargli le spalle per sorreggersi e, aiutandosi con la punta del piede a terra, poter continuare suo malgrado a muoversi al meglio che poteva, speranzosa che quell'enorme essere venisse da un momento all'altro dentro di lei e dopo si ritenesse abbastanza soddisfatto da concederle un po' di fiato. Ammesso che quegli aggeggi malefici potessero stancarsi... Hazel piagnucolò al solo pensiero che quella cosa si rivelasse imbattibile. Da una parte lo detestava, dall'altra desiderava portarselo a casa e non abbandonarlo mai più. D-Dannazione... V-vieni, vieni, VIENIHH! Pronunciò quella specie di contorto ordine tra sé, quasi inconsciamente, ma la voce sembrò rimbombare nell'aria come se fosse stata pronunciata davvero, con voce strozzata e piagnucolante. Probabilmente nella frenesia riuscì a raccogliere un po' di magia per un misero tentativo di incantesimo, che più che farla apparire perentoria la mise in ridicolo. Il peggio era che sua figlia non sentì neppure quei versi né le sue intime richieste d'aiuto, talmente era presa da ciò che stava vivendo. Il nuovo potere la stava assecondando nei suoi desideri, e benché l'avesse costretta a prendere tutta in una volta la carne di Gabriel, non si sentiva spaventata ma grata. Come se potessero percepire che il mercenario non aveva affatto intenzione di liberarsi dalla loro morsa, le piante gli lasciarono lo spazio per afferrare i fianchi sodi di Lucia. La "ragazza" interpretò il gesto come un permesso di fare altrettanto, così, presa dalla foga, smise di essere timida e distese i palmi sui pettorali dell'uomo, sospirando sonoramente tanto da dare l'impressione che fino a quell'istante avesse trattenuto il fiato. Accarezzò il petto contraendo e distendendo le dita, graffiandolo in più punti come a sfogare le sensazioni fortissime che stava provando. Si sentiva come ubriacata dal piacere e dal desiderio, una brama così profonda che quasi non sembrava frutto di un incantesimo... eppure lo era. Le striature rosa e sanguinolente che restavano sulla pelle tesa al passaggio delle sue unghie la eccitavano di più, e non aveva senso, perché non era mai così decisa e violenta nel sesso, eppure più gli affondi si alternavano, più sentiva il proprio potere incitarla a muoversi, graffiare, prendere. La verga di Gabriel stava divinamente dentro di lei: grossa abbastanza da far sì che sentisse il glande cozzare contro il fondo, ma non così tanto da soffocarla e limitarle i movimenti come invece faceva sempre quella di Thresh. Si sentiva una traditrice, ma in fondo sapeva che il suo non-morto l'avrebbe piuttosto elogiata per ciò che stavano facendo le sue piante: in fondo aveva pur sempre un guerriero invidiabile legato sotto di sé, benché non fosse affatto merito suo. In un altro momento, guardando Gabriel, si sarebbe chiesta se forse non avesse una compagna, se quell'assurda giornata di esperimenti non gli avesse creato troppi problemi, perché di certo a lei non aveva portato esperienza con il combattimento ma solo in campi che aveva ampiamente esplorato... Fortunatamente però, era troppo presa, troppo distratta dalla sensazione di uno splendido cazzo che le fottesse in profondità, spingendo contro la sua prostata e procurandole spasmi crescenti, che parevano incapaci di calare d'intensità. Con le lacrime che ormai erano di solo piacere, per quanto la sua espressione sembrasse sofferente, gemeva, mugugnava, ansimava, soffocando i propri lamenti con piccoli e sensuali morsi a danno delle sue labbra. Le torturava, se le leccava e succhiava come se avesse una gran sete. E quando lui disse "Fammi godere", quasi ordinandolo, lei non poté che rispondere aumentando il ritmo già frenetico.
    S-sì... per favore... sì! Ho bisogno di... sentirlo dentro, in fondo. Ahnnhh... Di più. Di più... Me ne dia ancora!
    Staccò le mani dal petto del suo amante per potersele alle natiche, separandole in modo che il suo sedere potesse accogliere davvero fino all'ultimo millimetro di quel fallo perfetto, e mentre le manteneva aperte continuava a muoversi, lasciando che l'ano, già gonfio, si allungasse per una breve porzione lungo l'asta, risucchiandola quando arrivava in cima, per poi rientrare completamente quando invece se lo sbatteva dentro. Mentre risaliva, gli occhi si sgranarono via via, e il piacere crebbe, crebbe, deformandole l'espressione così lentamente che Gabriel avrebbe potuto distinguere l'istante preciso in cui, completando l'ennesimo affondo con un rumore sordo di bacini che si scontrano, l'orgasmo la invase completamente, facendole ribaltare le orbite. Gridò, non poté evitarlo. Un grido sospirato e crescente che si diramò in diversi "Ah" che salirono d'intensità divenendo man mano più acuti prima di sfumare e confondersi. La sua esile schiena si inarcò così tanto da alzare la gonna e scoprire lo spettacolo tra le sue cosce: le piccole gonadi lisce come pesche e il minuto sesso sussultante che, ancora congestionato, schizzava timide quantità di seme candido sul tessuto nero... il tutto reso altamente trascurabile dal cazzo ingoiato fino in fondo dai suoi glutei, gonfi e sodi come pochi altri, così perfetti da incresparsi sul bacino dell'uomo. Mentre veniva, ogni singola radice che li avvolgeva rilasciò una scarica erotica potentissima, che scosse nel profondo Lucia. Appena tornò in sé riportò lo sguardo su Gabriel, ancora ansimante e sconvolta dal piacere, abbassandolo poi su se stessa e sul disastro che aveva fatto con il suo vestitino, impiastricciato da alcune pennellate bianche e vischiose. Il suo sesso pulsava ancora, minimamente sedato dal culmine appena raggiunto e anzi rinvigorito dalla scossa di eromanzia. Arrossì più che mai nel rendersi conto di essere esposta, ormai smascherata per ciò che era realmente... ma ciò non le impedì di risollevare gli occhi lucidi su quelli di Gabriel per poi schiudere le labbra. I suoi occhi erano lucicanti, pieni di lacrime, le palpebre abbassate con le ciglia bionde che quasi le ricoprivano. Voleva scusarsi? Supplicarlo di non arrabbiarsi? ... Neppure un po'.
    Ahn- ancora. Ancorah...
    Sia il tono che l'espressione erano supplichevoli, esitanti, quasi speranzosi di ricevere immediatamente il suo consenso, pronunciati con una voce persa, drogata. Non voleva essere respinta, non voleva sentirsi umiliata... ma soprattutto non intendeva abbandonare quel fallo pulsante per niente al mondo. E infatti, senza che quasi se ne rendesse conto, i suoi fianchi non attesero affatto il permesso di Gabriel che già avevano ripreso a cavalcarlo e agitarsi lentamente, dando mostra stavolta di quel corpicino che di maschile aveva solo un sesso sotto la media e del culetto che succhiava più affamato che mai un'asta decisamente troppo larga per lui, facendola sparire di volta in volta come un perverso trucco di magia. Lucia non riuscì a capirlo, troppo presa dalla bramosia, ma le piante a quel punto smisero di imporre il loro ritmo su entrambi, lasciando a Gabriel la possibilità di muoversi liberamente qualora avesse voluto fuggire... o ribaltare le posizioni e sprofondare ulteriormente nella lussuria e dentro di "lei", nonostante tutto.

    Edited by .Bakemono - 17/6/2017, 17:45
     
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    Hazel non stava più facendo sesso con un amante umano che potesse magari anche preoccuparsi per lei, no, era tutto l'opposto. Quell'armatura era più simile allo spettro di una belva feroce, un'immagine residua di qualcosa che era stato e che adesso risultava presente più che mai. Quindi il suo tentativo di emancipazione nella vana speranza di potersi liberare venne invece visto come un tentativo di contrattacco, che l'armatura decise di risolvere con un ruggito e un cambio totale dei piani. Vista la sua natura pressoché liquida, fu semplicissimo per l'armatura che la teneva spostarsi senza lasciarla andare, finendo alle spalle di Hazel mentre ogni suo arto si preoccupava di ribaltare la posizione della demone, costringendola in modo che non avesse avuto più modo di liberarsi. Il risultato fu per Hazel ritrovarsi con le gambe totalmente ribaltate, tenute in una posizione specifica da un paio delle braccia dell'armatura che, per metterla nella posizione più scomoda possibile, le avevano anche afferrato le corna e le spingevano la testa verso il basso, confinandola in una chiave articolare che lasciava libertà solo alle mani, e praticamente minima. L'altro paio di braccia riprese il lavoro sui capezzoli, iniziando a tirarli con forza mentre le altre dita massaggiavano quelle carni enormi e morbidissime, facendole rimbalzare al ritmo delle penetrazioni. Intorno al membro ora c'era la lingua della creatura, lunghissima e massiccia, la stimolazione non era approfondita come quando la stava masturbando prima, ma concedeva tutta un'altra sensazione perché era stata fino a quel momento nella gola di Hazel, quindi caldissima e soprattutto umidissima. Da quella posizione, i membri che la violavano potevano andare ancora più a fondo ed essendo lui a gestire totalmente la posizione della demone, poteva muoverla come se fosse stata una gigantesca onahole, condannandola ad un supplizio irrefrenabile di piacere perverso. L'armatura era instancabile, non si sarebbe fermata fino a che Hazel non sarebbe svenuta arrendendosi agli orgasmi che poteva concederle.
    Gabriel non si sentiva invece perfettamente a suo agio. Le mani sue e di Lucia oramai avevano perso ogni freno inibitorio e potevano scambiarsi sguardi languidi come perversi amanti, ma lui sapeva benissimo che non poteva concedersi un simile perverso lusso con una ragazzina, specialmente se era un'indiziata sotto la sua custodia! Eppure era tutto così maledettamente piacevole che fermarsi era assolutamente impossibile. Poteva percepire la carne violata stringersi intorno alla sua verga come se calzasse alla perfezione, un guanto di puro piacere che lo torturava con una lussuria che non poteva accettare, ma rifiutarla pareva un'impresa irraggiungibile. Lucia non era da meno, stava sacrificando gradualmente il suo imbarazzo iniziale per trasformarsi in un'amante focosa, Gabriel non riusciva a smettere di fissare le sue labbra umide e invitanti, e quando Lucia allargò le sue natiche per farlo entrare ancora di più, l'agente non riuscì a trattenere un gemito più forte contorcendosi dal piacere mentre sollevava il bacino ancora più in alto, accogliendo alla perfezione l'invito. Mai aveva fatto un sesso così stimolante, non poteva negarlo, forse era colpa dell'eromanzia ma era piacevole da morire. Lucia invece ribaltò le orbite gridando, raggiungendo un estasi che lasciò intendere a Gabriel che quello oramai non era più un mero trucco, ma entrambi stavano assaporando quel momento nella sua pienezza e lui la stava facendo godere fino a farla strillare, in qualsiasi caso, per chiunque, qualunque uomo, un simile complimento non pronunciato era sostanzialmente il miglior incoraggiamento che si potesse desiderare, per questo non attese oltre: un affondo più intenso e un grido che si unì a quello di Lucia, poi finalmente un fortissimo orgasmo avrebbe invaso la sua amante, riempiendola abbondantemente. A causa del suo potere e dell'eromanzia, Gabriel iniziò a venire molto più copiosamente del normale, così tanto che Lucia avrebbe sentito il suo stomaco venire invaso da un liquido bollente e delizioso, spinto dentro di lei pulsazione dopo pulsazione. La verga avrebbe vibrato rigonfiandosi ad ogni fiotto caldo di seme, lasciandole percepire la cappella che scivolava sulla sua prostata mentre spremeva sperma dentro il suo stomaco, affondando ad ogni orgasmo per non farle perdere neanche un sussulto. Gabriel si rese conto a quel punto che Lucia aveva fatto altrettanto, venendo sulla sua maglietta nera solcando gli addominali in evidenza col suo seme. Lo sguardo di Gabriel si fece confuso, aveva realizzato solo a quel punto che Lucia in realtà era un maschio, e per un attimo il suo cervello si fermò. Questo spiegava molte cose, ma non spiegava affatto come quelle labbra supplicanti e quello sguardo voglioso lo accendessero ancora così tanto. Lo supplicò, non voleva fermarsi, e neanche Gabriel.

    Non è abbastanza...
    Disse con una voce profonda ed impetuosa, per poi sollevare il bacino per affondare dentro il suo amante, afferrando con la mano destra il suo piccolo membro per iniziare a masturbarlo con forza, utilizzandolo per obbligare Lucia a seguire il suo ritmo, aumentandolo di molto rispetto a prima, lasciando che la verga tutt'altro che esausta riprendesse a spingere circondata dal suo stesso sperma, lasciando Gabriel nei suoi più perversi Gemiti. Non riusciva a capire se fosse giusto o sbagliato, se il suo amante era un uomo o una donna, era solo maledettamente piacevole e tanto bastava.
     
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    I timori di Hazel si rivelarono più che fondati. Quella creatura non aveva niente di lontanamente domabile e soprattutto non sembrava disposta a calmarsi. Avrebbe voluto provare a invocare l'attenzione di sua figlia ma ogni singolo richiamo telepatico che avesse tentato di inviarle si era infranto contro un muro, per la precisione la coltre di lussuria da cui lei e il suo improvvisato amante si erano intrappolati. Se avesse avuto anche solo un istante per pensare, sicuramente avrebbe realizzato quanto fosse buffo il destino: lei era quella che si era data tanto da fare per sedurre Gabriel e invece per la maggiore se l'era vista dalle sue nanomacchine. Non riusciva neppure a pensare. Quando la dannata creatura, di cui ancora non aveva capito niente, praticamente si liquefò per poter cambiare velocemente posizione, lei fece appena in tempo a rendersi conto di avere la bocca libera che già era di nuovo bloccata, in un modo ancor più serrato e peggiore di quello precedente... ma anche eccitante. Pervertita com'era non poteva che amare quella posizione, si sentì sopraffatta dalla forza di quelle braccia, dalla bestialità e soprattutto dalla presa alle corna che la rapì completamente. Le corna erano un punto sensibilissimo per un demone, anche peggio della coda che a quel punto era l'unica cosa in grado di muoversi e che, come separata dalla mente, piuttosto che dimenarsi stava per l'appunto avvolgendo la vita del gigantesco ammasso metallico, come a tenerselo ancorato addosso. Ma non era ciò che Hazel voleva, decisamente no, e non esitò a esternarlo appena possibile: Nngh! C-cosa? Santo Satana no... N-NO! AHN! È trop-poh in fondo! È troppoh, è tropp-gh-OOOHHHHH!!!
    O perlomeno, avendo la gola libera avrebbe voluto sfogare tutto il proprio disappunto, ma la voce suonò quasi incomprensibile, impastata dal piacere e da tutte le lacrime e la saliva che aveva accumulato singhiozzando contro la lingua del colosso, colando ora dalla bocca aperta fino ai seni e al ventre, costretto a contrarsi in modo innaturale. Il suo fisico tonico e segnato dalle battaglie era irriconoscibile, pieno di lividi e segni di dita, mancava solo qualche manata e disegni osceno per farla apparire come un giocattolo vivente finito male. Alla fine fu inevitabile che cedesse, non poteva fare altro: la lingua dell'armatura concluse quella piacevole tortura strappandole un ennesimo orgasmo che portò il suo piacere a esaurirsi, stillando le ultime timide gocce di seme. Dunque alla fine, maledicendosi per la propria debolezza e continuando a sussurrare dei flebili "no" ripetuti più e più volte, Hazel cedette inevitabilmente all'oblio svenendo tra le braccia dell'armatura di Gabriel con un'espressione a dir poco oscena indelebile sul suo viso. N-non... ci credo. Sconfitta.
    La scena passò del tutto inosservata agli occhi di Lucia, che oltre a dar le spalle alla madre e dunque all'armatura, era completamente assorbita dal momento. Aveva appena ripreso a muoversi e incoraggiata dalla reazione dell'uomo sotto di lei aveva assunto un ritmo addirittura più incensante, concedendosi solo un attimo di incertezza a causa del seme che le aveva invaso l'intestino gonfiandole leggermente il ventre e regalandole sensazioni uniche. Ad ogni singolo movimento, veniva rimescolato procurandole brividi di piacere, che puntualmente sfogava mugolando, incerta se sentirsi a disagio o meno. L'era rimasto davvero un po' di pudore? In realtà no, e la situazione sembrava peggiorare ogni volta che Gabriel le fissava le labbra. Alla fine, gemendo per la sua mano tra le cosce, che le afferrò il sesso iniziando a masturbarlo, si arrese all'inevitabile. Mentre continuava ad ondeggiare i fianchi, portò le mani alle proprie guance e al viso velocemente, quasi con isteria, tentando di scostarsi i capelli dagli occhi con gesti veloci e per nulla ordinati, sperando nel frattempo di eliminare un po' dei liquidi che l'avevano bagnata in precedenza, quasi potesse asciugarli con le dita, finendo così per sporcarsi la bellissima chioma e portarla all'indietro senza volerlo. Perlomeno non le avrebbero più dato fastidio, anche se doveva avere un aspetto indicibile con i capelli arruffati e resi appiccicosi da sudore e fluidi. Importava? No. Decisamente non le importava di non essere elegante o rovinarsi il trucco in quel momento, ormai ridotto a una maschera di macchie nere su gote e tempie. Anzi, più presa che mai, subito dopo essersi scostata i capelli, portò velocemente la mano destra a staccare le dita di Gabriel dalla sua erezione, non perché lo stesse rifiutando, affatto, ma perché semplicemente non le serviva. Non le serviva nient'altro che il suo fallo sbattuto fino in fondo e quella mano era un ostacolo a ciò che invece moriva dalla voglia di fare: baciarlo. Quindi con una forza e una decisione che non avrebbe mai immaginato di possedere, in rapida successione si pulì e si abbassò su di lui, afferrando la sua mano, intrecciandovi le dita contro e sbattendola con violenza sul pavimento, per poi liberarla e circondargli invece la mascella con le mani, facendo scivolare il palmo destro fino alla nuca, in una carezza decisamente violenta che si concluse con un graffio sul suo collo da una parte e una tirata di capelli dall'altra, mentre finalmente le labbra si scontravano per un bacio che sapeva di sesso puro... e di Gabriel. Sì, perché Lucia non si preoccupò neppure di fargli assaggiare il suo stesso sapore, avendolo accolto in bocca in precedenza. Le salive si mescolarono, mentre i denti mordevano, graffiavano, succhiavano. A quel punto erano così vicini che i corpi iniziarono a strusciarsi l'uno contro l'altro, addominali e pettorali scolpiti su pelle morbida e liscia che non aveva un accenno di muscolatura fuori posto ma era comunque stata resa estremamente soda da secoli interi di sesso estremo. Forse Lucia non era una donna, ma di sicuro non si comportava neppure lontanamente come un uomo. E a quanto pareva, bastava a entrambi. Venne una seconda volta e una terza, quasi senza pause, qualcosa reso possibile dall'Eromanzia che ancora li circondava, sotto forma di una coltre rosa proveniente dalle piante, ora ridotte a mere tifose piuttosto che a strumenti di costrizione. Venne gridando contro la lingua di Gabriel, mugolando mentre la succhiava, la leccava e sfogava tutto ciò che provava. Non smise di muoversi neppure un istante, agitando i fianchi e supplicando tacitamente di ricevere altro del delizioso nettare che l'aveva riscaldata fin nel profondo. Non si preoccupò di null'altro, né dell'imbarazzo che avrebbe provato una volta sparita quella follia, né del fatto che un'altra dose l'avrebbe sformata ulteriormente. Niente. Almeno finché, ansimante ma ancora eccitata, non fu costretta a staccarsi da lui per riprendere fiato, adagiando la guancia sul suo petto con gli occhi ancora semi-sgranati per la sorpresa. E allora sì, che ogni singola incertezza la sommerse facendola arrossire, mentre ancora il suo ano pulsava intorno alla base della verga di Gabriel. Il peggio era che... era ancora eccitata, lo sentiva, ma quanto potevano continuare ancora? Fino a consumarsi?
    D-dovremmo... Dovremmo fermarci... Anfh, anfh.
    Lo disse senza sollevare lo sguardo da lui né muoversi. Non osava fare nessuna delle due cose, specie perché il suo sesso stava ancora pulsando e aveva bisogno di recuperare il controllo del cervello... ammesso che potesse farlo. Suonò incerta persino alle proprie orecchie, come se stesse ponendo una domanda invece che asserire l'ovvio. Quando alla fine trovò il coraggio di tornare dritta, dovette subito mordersi il labbro e gemere per la sensazione dei loro corpi congiunti. Guardò Gabriel con gli occhioni ancora umidi e appannati dalla brama. Il suo aspetto era "terribile". Il viso completamente arrossato, i capelli tutti scompigliati, con alcune ciocche sfuggite al chignon, che ormai sfioravano il petto dell'uomo. La spalla destra del vestitino era completamente scivolata in basso, fino all'incavo del gomito, lasciandola nuda sul petto, di conseguenza con le mani congiunte e i palmi appoggiati a lui, mise in risalto l'accenno di seno che in un maschio non avrebbe dovuto esserci, i capelli turgidi e rosa che spiccavano sulla pelle d'ebano. Dacché ricordasse, Lucia aveva sempre avuto un corpo androgino, dando l'impressione di assumere ormoni per renderlo così femminile, ed era spesso stato preso in giro per questo. Non era così strano che fosse finita per riferirsi a se stessa come una ragazza. I petali del suo potere erano ormai completamente visibili e spiccavano da sotto il vestiti in alcuni punti, lasciando immaginare che spettacolo affascinante dovesse essere il suo corpo nudo in quello stato.
    S-se continuiamo ah-ancora... f-finiremo... per consumarci, ah vicenda.
    Dunque, mentre ancora lo stringeva dentro di sé e sembrava pazza di voglia, rivolse a Gabriel uno sguardo interrogativo, come se si aspettasse che lui, in quanto adulto responsabile, potesse prendere la decisione più sensata al posto suo... nonostante entrambi fossero ancora, irrimediabilmente, imbottiti di Eromanzia.
     
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    Nulla da piacere ad un'armatura di folli creature insettoidi come la vittoria su una creatura tanto affascinante, sembra quasi un'ironia, ma sebbene fosse difficile immaginare cosa stesse succedendo alle nanomacchine a quel punto, la perdita dei sensi di Hazel fu una sorta di conquista che portò l'armatura ad accelerare il ritmo per far si che tutti gli umori, la saliva e le altre perdite prodotte da Hazel al suo cedimento schizzassero copiosamente in giro, trasformandola in una perversa fontana del piacere prima di invaderla completamente di energia allo stato puro, come un fortissimo orgasmo che le avrebbe concesso il colpo di grazia. Quelle creature non potevano sicuramente venirle dentro con del seme, ma la sensazione sarebbe stata la stessa e forse Hazel era già piena così, anche senza ulteriore liquido in corpo. Quando la donna fu totalmente KO, le nanomacchine riuscirono finalmente a trovare pace, lasciandola cadere rovinosamente a terra e piovendole addosso come seme caldissimo, perdendo la loro forma di armatura.
    D'altro canto, Lucia aveva abbandonato ogni compostezza, cedendo alla comodità per godersi la lussuria di quel momento, cosa che Gabriel non riusciva proprio farsi dispiacere. Anzi forse quell'espressione perversa mascherata dal trucco sfatto e i capelli scombinati era molto più erotica della sua facciata di ragazzina educata e composta. E se quello era solo un dubbio nella sua mente, per il suo cazzo pulsante ed eccitato invece non c'era neanche margine di esitazione. Non che il resto del corpo la rifiutasse, anzi lui stesso le aveva afferrato il membro maschile ignorando completamente la natura distorta del loro rapporto e accettandolo così com'era, ma a quanto pare non erano richiesti gesti così perversi, dato che Lucia aveva già deciso come muoversi. Afferrò le mani di Gabriel, ancora del tutto stordito da quella situazione e quindi incapace di opporsi, si lasciò trasportare dall'assalto del suo amante e lo vide avvicinarsi al proprio volto. Mentre le mani di Lucia accarezzavano il volto dell'agente, Gabriel scivolava con le dita sul suo minuto corpo per poter raggiungere le natiche morbide di quell'inaspettato amante e assaporarne la morbidezza, che fino a quel momento aveva solamente potuto vedere, e non provare sulla propria pelle. Aveva la carne troppo morbida per essere un ragazzo, e più lo toccava più sentiva il suo stretto buchino divincolarsi intorno alla verga inarrestabile di Gabriel. Non poteva negarlo: mai prima di allora aveva fatto un sesso così perverso, e per quanto lo destabilizzasse quella scoperta non poteva farci niente. E valeva lo stesso per Lucia probabilmente, dato che mentre i loro corpi si univano e si divincolavano, mentre quel bacio perverso si consumava senza aspettare oltre, l'agente poteva sentire il piccolo membro del suo amante intrappolato tra i loro ventri che veniva più volte, dandogli sensazioni contrastanti ma decisamente piacevoli e lasciandogli intendere che tutto questo era troppo anche per lui. Come doveva comportarsi? Lo stava baciando, lo stava scopando, lo desiderava ardentemente, eppure sentiva che c'era qualcosa di sbagliato. Perfino quell'inaspettato amante sentiva che qualcosa non andava, che stavano finendo consumati dalla loro stessa perversione. Gabriel aprì gli occhi spalancandoli completamente. Lucia... era uno spettacolo così bello, non poteva negarlo, in quella mise perversa appariva come una sorta di angelo perverso, era impossibile resisterle. Ma era comunque un'indiziata che aveva subito anche di peggio per colpa di sua madre probabilmente, e anche se Hazel giaceva a terra priva di sensi, lui comunque non poteva cedere ad un trucco del genere, magari proprio per essere costretto a liberarle. Iniziò a respirare affannosamente, afferrando Lucia per le spalle, stringendo forte le braccia in maniera quasi affettuosa. La sua verga era durissima, eccitata da morire, desiderava il culmine, ma non poteva cedere. Scivolò quindi lentamente fuori dal pertugio paradisiaco del suo amante, lasciandosi sfuggire un lungo sospiro di liberazione, ritornando poi a respirare affannoso. Che diavolo stava diventando?

    Non possiamo, no... deve finire qui.
    mentre le sue nanomacchine tornavano in corpo, Gabriel tentò disperatamente di resistere ad ogni tentazione. Scansò Lucia nella maniera più delicata possibile e tentò di rialzarsi, piazzando le mani contro il muro davanti a sé, piegato leggermente in avanti come se dovesse vomitare. Respirava affannosamente e il sudore gocciolava dal petto e dalla fronte copioso. Stava raccogliendo tutte le sue forze per riuscire a ritrovare il senno e controllare l'eromanzia.
    Devo sbattervi in cella...
    Completò a quel punto, con una voce severa spezzata però da una punta di piacere.
     
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    Lucia si sarebbe aspettata di percepire una nuova ondata di seme riversarsi dentro di lei, andando a nutrire quello che già le si agitava nell'intestino rendendo il suo pancino leggermente gonfio, ma non accadde. Aveva chiuso gli occhi dopo essere venuta e aver parlato, ansimando e aspettando di riprendere fiato, quando sentì le parole di Gabriel e fu costretta ad aprirli nuovamente, guardandolo. All'inizio pur avendo proposto lei la cosa non capì, come se il suo cervello fosse già tornato al bisogno di lui, poi però sbatté le lunghe ciglia bionde un paio di volte e, dopo un secco cenno del capo, finalmente lasciò che l'uomo uscisse da lei, iniziando ad alzarsi, non senza un lungo mugolio di protesta. Si aspettava che il seme già ricevuto schizzasse fuori con tanto di rumori molesti e imbarazzo da parte sua, ma un "ramo" delle sue piante tentacolari le si infilò subito dentro impedendo al prezioso nettare di fuoriuscire, facendola sussultare ma spingendola anche a rimettersi in piedi, come se la stesse guidando nel modo più sessuale possibile. La punta che le stava dentro produsse subito un fiore che crebbe velocemente, simile a un grosso bocciolo chiuso con una corona di foglie alla base, che infine si separò dalla pianta restando a "tappare" il buchino di Lucia come un vero e proprio plug. A disagio, la giovane arrossì, portando la gonna a nascondere il suo membro che, oltre ad aver impiastricciato l'interno del vestito, era ancora eretto e a quell'intrusione indesiderata aveva pulsato visibilmente, fin quasi a schizzare di nuovo. Malferma sui tacchi, la giovane osservò Gabriel alle prese con il desiderio inespresso, sentendo il forte bisogno di andare da lui e consolarlo, per poi ricordarsi di non avere quel tipo di diritto. Alla parola "sbattere", ricordando l'infelice uscita della madre durante il loro scontro, si sentì quasi mancare. Avrebbe davvero retto un altro accoppiamento con lui, visto che il suo corpo sembrava volerlo ancora così tanto? Mentre i suoi occhioni rossi scorrevano lungo la figura di Gabriel, fu sicura di sì: senza ombra di dubbio, sì. Nonostante ciò, la sua voce fu dolce e sinceramente pentita, quando disse: Mi dispiace davvero tanto, che sia finita... Sarebbe stata più sincera se si fosse fermata lì, ma no. ... in questo modo. Non avrei mai voluto crearle così tanti problemi, deve credermi. Ho solo... qualche problema a gestire questo potere. Sa, per me è una novità e devo abituarmi-UH? AH!
    Mentre parlava, tenendo il capo chino e lo sguardo basso puntato sulla punta delle proprie scarpe, si ritrovò circondata da una miriade di rami che la richiusero fino a formare un enorme bozzolo. Dall'interno Gabriel non avrebbe sentito alcunché, mentre Lucia, nel panico, batteva i pugni su quell'enorme muro di rami e radici, fino a zittirsi. Il bozzolo sparì in circa 2 minuti, facendo riemergere la ragazza in forma impeccabile, come se il suo vestito fosse stato lavato da mani esperte e i suoi capelli acconciati pazientemente da ella stessa, in almeno mezzora davanti allo specchio. Profumava di rose fresche e aveva più o meno lo stesso aspetto curato con cui si era presentata insieme alla madre davanti a Gabriel, con la differenza che le sue gote erano comunque rosse e lo strano plug era rimasto esattamente dov'era. Il suo trucco era tornato perfetto, come un invito a ricominciare tutto da capo per renderlo nuovamente sfatto e sensuale. I petali che avevano ricoperto parzialmente il suo corpo e quello di sua madre erano svaniti, così come le sclere nere (almeno nel caso di Lucia). Nel frattempo, anche Hazel era stata "sistemata", sebbene non fosse ancora cosciente, tuttavia aveva addosso qualcosa di ben diverso dal completo in jeans che le nanomacchine avevano distrutto, ancora più succinto e ben più nelle sue corde, che avrebbe creato non pochi disagi in giro per la città. Lucia sospirò, nel guardare la madre ancora svenuta, di nuovo truccata al meglio e con un espressione perversa e soddisfatta da far accapponare la pelle. Che stesse sognando l'armatura di nanomacchine del mercenario? Forse in fondo quell'esperienza con l'uomo non era stata così terribile neppure per lei.
    Ecco... come dicevo, non so davvero controllarlo. Sospirò, sconfitta e imbarazzata dal breve interludio. Era tornata al "lei" per tentare di darsi una parvenza di serietà, ma non sarebbe servito a molto una volta che avesse iniziato a camminare con quel coso stretto tra i glutei, perfetto per altro per separarli leggermente e mettere in evidenza il fiore che spuntava dal suo ano, ancora gonfio e leggermente arrossato. Nonostante questa consapevolezza, Lucia congiunse i polsi e li porse a Gabriel affinché la ammanettasse, pronta a seguirlo ovunque volesse condurle, ubbidiente e rispettosa come solo lei sapeva essere... lasciando chiunque a chiedersi dove diavolo fosse finita l'amante focosa che si era scatenata fin solo pochi minuti prima sopra al bacino del mercenario.
     
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    Gabriel purtroppo non prestò molta attenzione a quello che il suo potere stava facendo a Lucia, altrimenti si sarebbe reso conto di quanto profondamente fosse perversa in realtà anche quella creatura, non solo la sua sensuale madre. Probabilmente quelle due venivano da uno dei più profondi antri infernali della perversione, ma questo il povero agente come poteva saperlo? Lui stesso avrebbe dovuto farsene un'idea, mai prima di allora aveva avuto difficoltà a camminare per un'erezione di quel tipo, ma era totalmente in balia dei suoi desideri oramai e il fatto che le nanomacchine fossero tornate al loro posto non aiutava molto. Lucia sembrava voler dare delle scuse a Gabriel, forse per salvare un pò la faccia e consolarlo magari, non era passato inosservato dunque l'evidente disagio che si era creato perfino per lui. Ma non era necessario, cose di quel tipo e anche peggiori accadevano di continuo nel suo campo, o almeno questo avrebbe voluto dirle. Prima che Gabriel potesse aprire bocca, Lucia venne letteralmente inglobata dalle sue radici, chiusa in un bozzolo misterioso che le tolse qualsiasi libertà. L'agente non realizzò subito cosa fosse successo in effetti, tant'è che rimase con gli occhi sgranati a fissare quella pianta, totalmente perplesso e sul punto di chiamare aiuto. Ma decise di non lasciarsi prendere dal panico, esaminando con freddezza la situazione, e fortunatamente la sua pazienza venne premiata dato che Lucia ne uscì rapidamente dopo, forse anche meglio di prima. L'agente tirò un sospiro di sollievo... quello era il guardaroba più strano che avesse mai visto in vita sua. Adesso che era di nuovo truccata e sistemata, proprio come l'aveva incontrata la prima volta, non somigliava più ad un qualche scherzo della perversione, ma era tornata ad essere la delicata e carina ragazza sfruttata ingiustamente da quel demonio di sua madre. Gabriel chiuse gli occhi, sospirando. Dire che si era tranquillizzato era un eufemismo, ma sicuramente andava meglio di prima.
    Non preoccuparti, ne ho viste di peggiori. E poi ho capito che il problema non sei tu...
    Commentò, voltandosi verso Hazel e le sue tette oscenamente grandi con uno sguardo un pò sprezzante e un pò arrabbiato, lanciandole contro un'altra giacca per i detenuti così da coprirla mentre sonnecchiava. Le avrebbe poi messo un paio di manette, non prima di averle piazzate anche sui polsi di Lucia, caricando infine la madre in spalla e portandole entrambe in un'ala di detenzione momentanea dove non c'era nessun altro.
    Mi spiace che sia finita così... nel senso, mi spiace di dovervi chiudere in cella, ma ci sono ancora alcune cose da mettere in chiaro. Forse preferiresti stare in una gabbia diversa da quella di tua madre.
    Quella in realtà non era una domanda, ma un suo pensiero ad alta voce. Difatti accompagnò Lucia all'interno di una gabbia, piazzando Hazel in quella adiacente. Le due gabbie erano separate solamente da delle spesse sbarre, non da un muro, quindi le due celle comunicavano perfettamente che se tecnicamente i detenuti non potevano riunirsi facilmente. Chiuse prima quella di Hazel, mentre in quella di Lucia entrò in modo da assicurarsi che fosse tutto in ordine. Distrattamente lasciò le chiavi attaccate alla porta dall'esterno, ma la sua preoccupazione principale era far si che le sbarre che dividevano le due prigioniere fossero salde, tanto per non mettere nei guai Lucia con la sua madre abusiva. Perché non riusciva a smettere di pensare a lei come una donna? Era ancora confuso, cercava di rimanere concentrato in ogni modo, ma tutti i pensieri riportavano alle sensazioni travolgenti appena provate. Quella sarebbe stata una giornata molto difficile da spiegare a casa.
     
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    La sensazione delle manette che le si chiudevano intorno ai polsi la fece rabbrividire; non tanto perché fosse spaventata dal venir rinchiusa in una cella, né tanto meno perché le ricordassero Thresh (anche se era vero), bensì perché il solo gesto bastò per far sussultare il piccolo traditore tra le sue cosce, spingendola a gemere distrattamente mentre fissava le dita virili di Gabriel. Sospirò, quasi di sollievo, quando finalmente iniziarono a camminare, convinta che perlomeno il tratto tra la sala interrogatori e la cella l'avrebbe distratta da tutta la lussuria che ancora le circolava in corpo... Stolta che era, aveva dimenticato del piccolo "regalo" che il suo potere le aveva voluto perversamente fare, e quindi ogni singolo passo fu incredibilmente malfermo, tremante e breve, ad a ogni tot metri percorsi doveva fermarsi un istante per riprendere fiato, il viso arrossato dalla fatica e l'ano che, seppur nascosto dalla gonna, pulsava visibilmente. Arrivò alla cella estremamente affaticata, tanto che dovette posare una mano alle sbarre per sorreggersi, asciugandosi qualche perla di sudore con quella libera. Le gambe toniche erano percorse da un tremore quasi continuo, che si intensificava sulle caviglie, facendo ballare leggermente i tacchi. Il vestito sembrava essersi fatto ancora più corto, perché lasciava intravedere il lato inferiore dei glutei e, quando si chinò leggermente contro la sbarra, anche il resto. Nonostante tutto, cercò di parlare e mantenere una parvenza di naturalezza, cosa assai complicata con il bulbo che pulsava dentro il suo retto.
    N-non... si preoccupi. Stah... solo... facendo il suo lavoro. Io lo capisco, p-perfettamente.
    In qualche modo riuscì a raddrizzarsi in tempo per far sì che Gabriel non la vedesse, essendosi guardato intorno per controllare che fosse tutto in ordine nella cella... o almeno sperava, che non avesse visto. Lei d'altro canto fece il possibile per comportarsi come avrebbe fatto di solito, addirittura accennò un sorriso a labbra chiuse, che le venne innocente come quello di un angelo nonostante la situazione. Probabilmente perché era molto sincera, quando disse: Ah-anzi, la devo ringraziare. Nonostante tutto ciò che le abbiamo fatto passare, si è lasciato coinvolgere dai... hem, problemi, che ci siamo procurate da sole. P-per quanto strano, ci ha davvero ah-aiutate, quindi... Mentre parlava, si rese conto di quanto fosse imbarazzante e fuori luogo ringraziarlo perché le aveva "aiutate", che nel loro caso significava ringraziarlo per aver fatto sesso con loro, qualcosa che sicuramente era meglio evitare di dire dopo un'esperienza del genere. Arrossì immediatamente, più rossa di quanto non fosse per il bocciolo, sentendosi subito in dovere di scusarsi per la gaffe. Oh, ahm... m-mi dispiace! Sto parlando a sproposito... N-non avrei assolutamente dovuto. Mi scusi!
    E mentre lo diceva, con la voce via via più isterica e a disagio e l'espressione deformata dall'imbarazzo, si chinò leggermente in avanti, con il capo biondo chino e i pugni stretti al cuore, incrociati in una sorta di preghiera che chiariva quanto fosse mortificata. Non voleva offenderlo né fargli pensare che fosse grata per averlo costretto, anche se non volontariamente, ad accoppiarsi con lei. Apprezzava moltissimo che non avesse commentato il suo sesso. Era una brava persona, e lei una completa idiota. Stava quasi per proseguire quello sproloquio imbarazzato, ma una fitta più forte delle altre la costrinse a sussultare e le strappò un lamento inequivocabile, facendole perdere l'equilibrio il tanto che bastava per finire tra le braccia di Gabriel o con la faccia sul pavimento, se lui si fosse scostato per farla cadere. Senza poter vedere cosa stesse succedendo sotto quella gonna minimale, sembrò in tutto e per tutto un mancamento, solo che non era affatto così. Si aggrappò al suo petto e alla camicia per non gridare, preoccupata che qualcun altro potesse sentirli, dato che la cella aperta non offriva molta privacy. Per un breve attimo, uno dei suoi cerchi magici si spalancò sul pavimento vicino alla cella, andando a chiuderla con un tonfo secco e lanciando a terra le chiavi. Con un po' di sforzo sarebbe stato possibile recuperarle, ma non era il problema principale in quel momento. Il bocciolo tra le natiche di Lucia, percependo che il suo bisogno non si era affatto attenuato, iniziò nuovamente a rilasciare una quantità di eromanzia, non abbastanza da far perdere il controllo ai presenti, ma piuttosto un piccolo incoraggiamento. Il bulbo si stava gonfiando e agitando dentro la poverina, e più si muoveva più sembrava volersi schiudere all'interno, cosa che avrebbe ovviamente creato non pochi problemi al suo povero didietro. Non era sicura che le creme alchemiche che utilizzava per non perdere elasticità e tonicità muscolare, potessero salvarla nel caso di un collasso di quel genere. Andò nel panico, e avrebbe voluto davvero tenere fuori Gabriel e lasciare che uscisse (Non si era accorta della chiave) ma non poté in alcun modo impedirsi di togliere i denti dal labbro e abbandonarsi ai lamenti.
    Ah- AH! Oh-oddio, mi dispiace... C'è qualcos-gh!
    Il seguito fu molto comico o fin troppo erotico a seconda di come la si vedeva: l'espressione di Lucia divenne via via più allarmata, disperata, come se temesse che quella cosa esplodesse dentro di lei da un momento all'altro, anche se con ogni probabilità non era possibile. Alla fine portò una mano a cercare di liberarsene, completamente dimentica di separarsi da Gabriel e dunque con una mano tremante ancora aggrappata alla sua camicia, probabilmente irrimediabilmente rovinata dopo quel trattamento. Ci provò un po', nel modo più frenetico possibile, ma ottenne solo di muoverlo leggermente fuori e dentro, fuori e dentro, finché non ebbe anche il problema dell'eccitazione galoppante a sconvolgerle il cervello e minare al suo autocontrollo. Ancora una volta, i freni inibitori scemarono, fino a farle fare la cosa più stupida dell'universo: si voltò portando freneticamente le mani al vestito per scostarlo e alle natiche per aprirle, voltandosi a guardare Gabriel di sbieco con un'espressione disperata, che tuttavia in quella posizione parve più una supplica indecente. Per non perdere l'equilibrio finì per poggiare la testa contro le sbarre, come poteva, e nel frattempo farfugliava parole scostanti e richieste d'aiuto che poi si trasformarono quasi in improbabili ordini.
    Ah-aiuto! P-per favore... D-devo toglierlo... toglierl-Ahn! L-lo tolga, la prego! Me lo tolga! S-si sta gonfiando... nnnh!
    Gabriel a quel punto si sarebbe trovato davanti il lato B di Lucia completamente esposto, il vestitino tirato su e arrotolato per la fretta, ma soprattutto l'ano spalancato da una specie di perverso plug anale floreale che lo faceva pulsare visibilmente. Ma se era reale la paura negli occhi di Lucia... perché il suo sesso era completamente turgido e sembrava sussultare a ritmo di quelle stesse pulsazioni? "Lei" era scarlatta, imbarazzata, vogliosa, confusa. Da una situazione assurda all'altra...
     
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