Svago alla romana

x samurai_girl

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    Addentrarsi in una discoteca non era una cosa così insolita per Brian. Da circa una settimana, si trovava a Roma, per una sorta di vacanza/studio in vista di un futuro esame che avrebbe dovuto dare e che avrebbe cambiato le sorti della sua carriera in qualità di studente. Fra un libro e l'altro, il giovane voleva concedersi alcune pause e trovava attraenti le forme di svago presenti nella capitale romana. Non erano forme di svago eclatanti o assurde come quelle che si potevano trovare a New Vegas, però erano interessanti ed avevano attirato l'attenzione dello studente. Fra l'altro, in primavera inoltrata, verso sera tirava una brezza che ti faceva più venir voglia di rinchiuderti da qualche parte che continuare a girare per la città. Decise di infilarsi in una delle discoteche rinomate di Roma, vestendosi con il suo solito abbigliamento da tempo libero, ovvero con un giubetto tipo felpa di color nero, con sotto una t-shirt bianca ed un paio di jeans. All'ingresso della discoteca, il buttafuori, senza dire alcuna parola, ma facendo leggere un cartello appeso accanto alla porta, pretendeva da coloro che desideravano entrare nel locale, un documento d'identità per poter capire se fossero persone normali e soprattutto maggiorenni. Brian chiaramente, volendo entrare nella discoteca, assecondò tale esigenza ed avendo mostrato il suo documento al buttafuori, l'energumeno accennò col capo il via libera al giovane.
    "Però... Sembra molto più trasgressivo questo posto rispetto alle discoteche di New Vegas. Ci sarà da divertirsi." Pensò, sorridendo appena compiaciuto per la scelta del locale. Si stava guardando attorno, osservando la varietà delle persone presenti, soprattutto le donne, vestite in modo molto provocante, con un abbigliamento che risaltava il loro corpo. Forse molti dei presenti andavano in quella discoteca per fare nuove conoscenze e magari anche nuove avventure. Istintivamente, Brian si passò una mano vicino all'orecchio destro, muovendo con le dita l'orecchio dalla gemma rossa. Era solito fare una mossa del genere per attirare l'attenzione su di sé, magari qualcuna delle ragazze presenti in quella discoteca si sarebbe fatta "incantare" dalla luce del suo orecchino. La musica era a tutto volume, molti stavano ballando al centro della pista, ma il ragazzo, non amando molto il ballo, si sedette su uno degli sgabelli presenti accanto al bancone dove servivano da bere.
    "Portami del whisky con ghiaccio, per favore." Disse lo studente universitario al barista che con un cenno del capo, accolse la richiesta e si mise all'opera per servirgli il drink richiesto. Brian non aveva fretta di fare alcun tipo di incontro, per il momento era solo intenzionato a rilassarsi, a bersi qualcosa di buono ed attendere qualche eventuale figura interessante. Anche se, con tutta quella musica e quella confusione, quello forse non era il luogo adatto per rilassarsi.
     
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    Mec non era una grande amante delle discoteche e dei locali notturni, preferiva di gran lunga un bel pub in stile inglese, dove si poteva ascoltare della musica, parlare e bere qualcosa senza essere assordati da quella musica terrificate. Quella sera però aveva deciso di fare uno strappo alla regola, suo malgrado. Era venuta in quella zona della città per riparare d'urgenza una macchina che si era fermata nel bel mezzo della strada. Il cliente era una sua vecchia conoscenza: un riccone viscido che l'aveva eletta sua meccanica di fiducia più per le sue forme femminili che per le sue capacità. Ovviamente lei aveva sempre respito le sue proposte e tentativi di approccio, ma gli affari erano affari e lui pagava bene. Finito di sistemare il guasto il tizio si era ovviamente offerto di riportarla a casa...o, ancora meglio, di passare la serata con lui. Mec aveva intascato i soldi del pagamento e si era defilata di corsa. Non le andava però di tornare subito alla solitudi di casa sua, era una bella serata e voleva festeggiare quel bel gruzzoletto che era riuscita a mettersi in tasca. Si guardò un po' attorno per cercare un locale dove bersi una meritata birra, ma si accorse che in quella zona gli unici locali aperti era discoteche e club esclusivi. Girò un po' a casaccio poi decise di far buon viso a cattivo gioco ed entrò in una delle discoteche.

    I buttafuori la fecero passare sogghignando, era chiaro che le ragazze sole e vestite in modo succinto era sempre ben accette nel locale. L'abbigliamento di Mec attirò l'attenzioni di molti clienti appena varcò la porta. Indossava la sua classica tenuta da lavoro: berrettino, giubbino giallo, shorts di jeans, calze e stivali (+).

    Gli altri clienti vestivano abiti sicuramente piùa alla moda e eleganti, molte donne erano in abiti anche più succinti dei suoi, ma la guardarono come se fosse un pesce fuor d'acqua. E Mec si sentiva proprio così, non aveva nulla da condividere con quelle persone urlanti e sudate che si agitavano nella pista da ballo, come pavoni che fanno ruota per mettersi in mostra. Camminando lungo i bordi del locale si avviò al bancone del bar dove ordinò una birra. Dando le spalle alla zona in cui si ballava si calcò bene il berretto in testa e decise che la sua permanenza in quel posto sarebbe stata breve.

    Che stupida che sono stata a entrare qui...mi guardano come se fosse un moscerino schiacciato sul parabrezza...vabbè, una birra veloce e poi me ne torno a casa...
     
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    Bassi amplificati, grida d'entusiasmo della gente che ballava come se non ci fosse un domani e le luci stroboscopiche che avrebbero fatto venire crisi epilettiche a coloro che non erano abituati a simili abbagli. Era questo l'ambiente in cui si venne a trovare Brian, ma nonostante ciò, non si sentiva affatto a disagio, probabilmente non ci stava dando tanto peso, anche il fatto stesso che era girato, dando le spalle alla pista da ballo, favorirono la sua calma in un contesto così caotico. Dopo circa un paio di minuti, il whisky richiesto arrivò e, senza pensarci su due volte, lo studente universitario, iniziò a sorseggiarne un goccio.
    "Mah... E' più buono il whisky americano." Pensò, un po' deluso sulla scelta del drink, constatando la diversa qualità fra il whisky di New Vegas e quello di Roma. Ma, alzando un po' le spalle, non badò troppo a quell'aspetto, ma cercò di godersi fino in fondo l'alcolico ordinato. Dopo aver bevuto il primo sorso, con la coda dell'occhio, notò l'arrivo di una ragazza al bancone e, non riuscendo a prima vista a definire che tipo di persona fosse, girò appena lo sguardo, quel tanto che bastasse per poterla inquadrare un po' di più.
    "Questa non sembra la classica ragazza facile che si trova in un posto del genere. Interessante." Disse dentro di sé, alzando il sopracciglio sinistro e mantenendo il suo sguardo sulla figura femminile accanto a sé, alla sua sinistra. Rimase colpito dall'abbigliamento di lei, un modo di vestire insolito per una ragazza, che però lasciava intravedere un fisico ben messo e con le forme giuste. Mentre ingeriva sorsi del whisky, Brian girò completamente il corpo nella direzione della ragazza, tenendo posato il braccio destro sul bancone e versandosi in bocca il drink con la mano sinistra ed i suoi occhi rimasero posati su di lei.
    "Non si vedono spesso ragazze vestite in questo modo in un locale del genere. Se il tuo obiettivo era quello di attirare l'attenzione su di te, beh... Ci stai riuscendo alla grande!" Commentò il biondo, abbozzando un sorriso e rivolgendo quelle parole alla persona accanto a lui. Era una frase diretta, non ci stava girando tanto attorno e probabilmente quello era un modo per vedere la reazione di lei. Oltretutto, il fatto che fosse in un'altra nazione, dava a Brian la libertà necessaria per non trattenersi con nessuna, in qualsiasi situazione o contesto.
     
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  4. samurai_girl
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    Un ragazzo seduto a fianco a lei le rivolse la parola. Senza troppi giri di parole aveva dato voce a tutti gli sguardi dei clienti del locale che Mec si era sentita addosso fin da quando aveva messo piede li.
    Si girò solo un attimo per guardarlo, era un ragazzo più o meno della sua età, bello e ben curato, ma senza gli eccessi che Mec trovava ridicoli. Il suo abbigliamento era casual e l'unico vezzo era uno strano orecchino rosso. Per un attimo Mec sentì la tentazione di fissare quell'oggetto con più attenzione, ma l'imbarazzo che provava per la sua situazione e per le parole del ragazzo la spinsero a distogliere lo sguardo tornando a concentrarsi sul boccale di birra che il barista le aveva posato davanti.

    Si grattò la nuca con fare impacciato e sicuramente poco femminile, rise tra se e rispose un po' indecisa:

    Attirare l'attenzione è l'ultima cosa che voglio...questo è l'abbigliamento con cui lavoro, ero qui nei paraggi per un lavoretto e...avevo solo voglia di bermi una birra in santa pace ma...sembra che in questo quartiere non ci sia un pub decente...

    fece una pausa imbarazzata

    ...comunque ho solo intenzione di finire la mia birra poi tolgo subiro il disturbo...non sono posti che fanno per me questi...

    Si sentì subito un po' patetica. Aveva parlato come se sentisse il bisogno di giustificarsi, quasi di scusarsi, non era da lei un atteggiamento così remissimo, ma quando si trovava a disagio perdeva facilmente la sua solita sicurezza. Non vedeva davvero l'ora di andarsene da quel posto per togliersi di dosso gli sguardi della gente. Di solito non aveva problemi con i tipi che la fissavano, le capitava spesso visto il suo aspetto e la sua disinvolutra, ma non sopportava di essere guardata come qualcos di strano e fuori luogo...quasi come un fenomeno da baraccone.

    Comunque, nonostante l'imbarazzo che provava, non era rimasta ferita o infastidita dalla domanda del tipo, preferica di gran lunga chi le diceva le cose in faccia con un sorriso piuttosto che guardarla e sogghignare alle sue spalle.
     
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    La speranza di Brian era che magari quella tipa potesse rimanere imbambolata gettando lo sguardo sul suo suggestivo orecchino rosso, come già fecero in passato altre. Ma probabilmente, il fatto stesso che lei non si sentiva a proprio agio in quel posto, motivata anche dall'abbigliamento diverso da tutte le altre ragazze presenti nella discoteca, non le permisero di soffermarsi troppo sul particolare che spesso rendeva le interlocutrici dei pupazzi nelle mani di Brian. Magari era presa dall'imbarazzo da voler distogliere gli occhi da lui.
    "Non sarà una passeggiata, ma la cosa mi intriga." Pensò l'americano che vide la conquista di quella ragazza una sfida. Più che conquista, poteva essere definita una seduzione innaturale, condizionata dagli effetti della gemma che indossava all'orecchio destro. Il coefficiente aumentò, non appena essa rivelò che era lì solo per una birra e, non appena l'avesse consumata, se ne sarebbe andata. Per Brian, ogni lasciata era persa e, anche se avrebbe avuto la possibilità di rimorchiare qualche altra lì dentro, vedeva in lei qualcosa di diverso, come se quel suo abbigliamento da lavoro la rendesse più attraente di tutte le altre che invece si vestivano apposta per essere alla mercé dei predatori sessuali presenti nella discoteca.
    "Abiti da lavoro? Adesso sono curioso. Hai un modo di vestire così succinto per lavorare... Sei una facile distrazione per i tuoi colleghi. Non oso immaginare come tu possa essere se ti dovessi vestire in modo elegante." Commentò in risposta lo studente universitario, abbozzando un sorriso, giusto per addolcire maggiormente quell'osservazione fatta nei confronti suoi. Non era un'opinione ipocrita, anzi, spesso ciò che diceva lo pensava davvero. Sperava che con un'osservazione simile potesse in qualche modo intrattenere un po' di più la ragazza così da poter tentare anche con lei l'uso del suo mistico orecchino.
    "Il mio nome è Brian. E la bambola che ho di fronte ha un nome?" Aggiunse poi, presentandosi, scostando il braccio dal bancone e porgendo la mano destra verso di lei, volendo sapere come si chiamasse.
     
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  6. samurai_girl
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    Il ragazzo sembrava intenzionato ad iniziare una conversazione, Mec era frastornata dal rumore della musica e decise che fare due chiacchiere poteva essere un buon modo per arrivare più tranquillamente in fondo alla birra e poi andarsene. Lui fece altri commenti sul suo vestito, buttando li una specie di complimento.

    Non ti preoccupare, non mi vesto mai elegante, quindi non corri nessun rischio. Poi non ho neppure dei colleghi, quindi nessuno si distrae guardandomi. Faccio la meccanica in una piccola officina in periferia che gestisco da sola. Mi vesto così perchè mi piace, so che non è il solito abito da lavoro, ma io mi sento a mio agio così...ma qui non sono nel mio ambiente!

    Il ragazzo si presentò e le porse la mano, Mec non voleva essere scortese quindi si girò verso di lui per stingerglielà con la sua mano guantata e forte.

    Io mi chiamo Claudia, ma tutti mi chiamano "Mec"...e ti assicuro che non sono affatto una...una...bamb...

    Le parole non le uscivano di bocca, il suo sguardo era stato catturato di nuovo da quello strano orecchino rosso. Sembrava brillare e Mec non riusciva a distogliere lo sguardo. La musica ad altissimo volume sparì di colpo, il bar sparì e anche tutto il locale con le persone. Pareva ci fossero solo loro due e il sorriso del ragazzo le apparve di colpo radioso. Era davvero un bel tipo, giovane e attraente. L'aveva chiamata "bambola", cosa che lei di solito odiava, ma in questo caso le sembrò un complimento raffinato e stuzzicante...

    Ma cosa mi sta succedendo...non posso essere già ubriaca...eppure in fin dei conti che male c'è...Mec smettila di fare la musona e goditi un po' la vita...ti ha chiamato "bambola" perchè gli piaci...gli uomini fanno così...per una volta non fare la solita zitella scontrosa...

    sbattè le palpebre e riuscì a distogliere lo sguardo. Tutto attorno a loro era tornato come prima e Mec potè finire la frase che aveva lasciato a metà.

    ...non sono affatto una bambola...te lo assicuro...

    il suo tono però non era più quello freddo e sarcastico di prima, ora era malizioso e ammiccante.
     
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    Rivelazioni sorprendenti furono quelle che espose la ragazza, che si faceva chiamare Mec, perché il suo nomignolo a quanto pareva proveniva proprio dal lavoro che svolgeva.
    "E' insolito sentire di una donna-meccanico. Questo la rende ancora più interessante." Pensò Brian, che mostrò un'espressione stupita, forse compiaciuta nel sentire simili informazioni da lei. Lo stupore si accentuò quando poté sentire la possente stretta di lei non appena si scambiarono le presentazioni, forse malgrado avesse detto d'essere un meccanico, il ragazzo si aspettava una stretta di mano comunque gentile, femminile. Invece fu coerente col tipo di persona che si trovava di fronte. L'americano mantenne comunque il sorriso, cercando sempre più di continuare la conversazione con Mec, ma subito dopo la stretta, accadde qualcosa che a Brian avrebbe fatto di sicuro comodo. Osservò lo sguardo per un attimo perso della ragazza che non lo stava più guardando negli occhi, ma stava osservando qualcosa vicino a lui.
    "Oh? Lo sta fissando?? Molto bene..." Disse dentro di sé, soddisfatto, appurando che in qualche modo, Mec cadde forse completamente o forse in parte nell'incantesimo legato all'orecchino che lui indossava. Sorseggiò un altro po' di whisky, ascoltando la frase finale della ragazza che non aveva più quel tono distaccato di prima, sembrava più caldo, più coinvolgente, come se l'aver visto l'orecchino di Brian l'avesse un po' cambiata.
    "Potrai anche non essere una bambola, ma il giubetto che hai addosso mi sembra un po' in difficoltà a contenere quelle sinuose forme..." Commentò lo studente universitario, giusto per esporre un'affermazione che avrebbe potuto fargli capire quale potesse essere la possibile successiva reazione di Mec, se si fosse lasciata influenzare notevolmente dal potere del suo orecchino o se fosse solamente un caso. E anche in quell'occasione, comunque, disse ciò che pensava realmente. A susseguirsi di quelle parole, un sorrisetto meno cordiale, ma più malizioso si stampò sul suo volto. Non voleva che i meriti delle sue conquiste fossero solo ed esclusivamente dovuti all'orecchino, ma voleva anche metterci del suo.
     
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  8. samurai_girl
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    Mec si sentiva strana, non aveva bevuto molto eppure era euforica, su di giri. Non era per l'alcool però, non ne sentiva gli effetti. Improvvisamente quel locale non le dava più un senso di repulsione, la musica alta, le luci, non era più così male. Non si sentiva più nemmeno come un pesce fuori d'acqua....ma si, chi se ne frega delle altre persone e dei loro sguardi!

    Quel ragazzo la fissava con uno sguardo più interessato ora e disse una frase allusiva sul suo petto. Non era il suo tipo, o almeno così avrebbe detto fino a un attimo prima. Lei preferiva i tipi maturi, un po' rudi, virili. Quel ragazzo invece era bello si, ma di una bella curata e raffinata...poi poteva tranquillamente avere qualche anno meno di lei.

    Eppure...

    eppure Mec aveva voglia di divertirisi, che male c'era a lasciarsi andare una volta ogni tanto? Sorrise alla sua frase e rispose.

    Beh...forse mi piace tanto questo giubbino...proprio perchè non riesce a contenere quello che c'è sotto...

    mentre pronunciava quella frase maliziosa strinse la cerniera della giacca tra le dita e l'abbassò ancora di qualche centimetro, ora il reggiseno rosso era ben visibile e con esso la forma tonda, soda e abbondante dei suoi seni.
     
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    Fino a quel momento, il potere del suo orecchino non aveva mai fatto cilecca, se non persuadeva completamente la ragazza incantata, le lasciava comunque nella mente immagini a sfondo erotico che avrebbero di sicuro influenzato il suo pensiero o il suo modo di focalizzare la situazione. Che poi si fosse lasciata andare o meno a quelle immagini, quello dipendeva da lei. Comunque gli effetti dell'orecchino erano potenti e Brian ne era pienamente consapevole, dunque sfruttava tale potere per facilitare le cose con le sue interlocutrici. Sembrò che con Mec funzionasse, ciò fu dovuto anche a come lui si stava gestendo la situazione mutata, poiché alle sue parole dirette, ma maliziose, la ragazza rispose con altrettanto fare e con altrettanti parole maliziose. Il giubbetto venne scoperto e l'americano poté notare l'acceso color rosso del reggiseno di lei che contenevano proprio delle forme ben fatte e non troppo esagerate.
    "Sta cedendo. Benissimo." Disse fra sé lo studente universitario che ghignò divertito nel vedere Mec mostrarsi in quel modo. Forse se l'avesse punzecchiata ancora un po', sarebbe stata capace di denudarsi davanti a tutti e non sarebbe stata una conquista, bensì una perdita del controllo, sia da parte della ragazza che da parte di Brian. In quel momento, buttò uno sguardo su un punto del locale, notando che c'erano dei camerini che a quanto pareva erano i privé presenti in quella discoteca.
    "Che ne diresti se andassimo a bere qualcosa tranquillamente in uno dei privé?" Domandò, alzandosi dallo sgabello e ponendosi di fronte a Mec, a pochi centimetri da lei, fissandola negli occhi ed allungando il dito della mano sinistra, giocherellando con la zip del giubetto della ragazza, in maniera molto sfuggente. In quel momento, compiendo tale azione, abbassò lo sguardo che si posò sulla scollatura del suo seno, sorridendo in modo piuttosto soddisfatto. Con quell'azione, stava provando a stuzzicare maggiormente il meccanico, in modo che venisse invogliata a seguirlo in punto più appartato della discoteca, approfittando proprio del suo nuovo stato d'animo che all'inizio era tutt'altro che coinvolto ed interessato a Brian, anzi.
     
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    Mec si sentiva ancora sotto gli effetti di qualcosa che le dava eccitazione ed allegria. Il ragazzo di fronte a lei le appariva strano, nel senso che non era assolutamente il tipo per cui provava attrazione di solito, era bello certo, ma non faceva per lei...eppure in quel momento le appariva incredibilmente interessante.

    Chissà quante altre ragazze si è fatto in questa o altre discoteche...

    mentre pensava questo Mec vide passare davanti ai suoi occhi una serie di immagini in cui il biondo amoreggiava con delle donne. Amoreggiava sulla pista da ballo, nei bagni, nel parcheggio, nei privè. La cosa che più la colpì era il fatto che in ogni scena la donna in questione era lei! Vestita in modo elegante, provocante, ordinario oppure anche completamente nuda.

    Cercò di distrarsi da quelle visioni e vide che il ragazzo era in pieid di fronte a lei, giocherellava con la zip del suo giubbotto e intanto le propose di andare con lui nella tranquillità di un privè. Mec avrebbe rifiutato, lo sapeva, eppure in quel momento tutto le sembrava così semplice: perchè odiare quel locale, quella musica, quella situazione e rifiutare quell'invito? Tutti i suoi problemi le sembrarono improvvisamente terribilmente sciocchi e banali. Bastava lasciarsi un po' andare...un bel ragazzo la stava corteggiando...perchè non stare un po' al gioco?
    Si alzò in piedi di colpo, costringendo Brian a fare un mezzo passo indietro. Il suo dito però, impegnato sulla cerniera del giubbino, non ebbe il tempo di ritrarsi e così, grazie al movimento verso l'alto della ragazza, portò la zip fino in fondo aprendo completamente il giubboto.

    Solo in quell'istante si accorse che sui fianchi e sul petto aveva delle leggere macchie nere di olio, evidentemente mentre lavorava si era toccata con le mani sporche.

    Fa ninete..se vuole una delle ragazzine truccate può cercarsela la in mezzo alle altre...

    Sicura però che lui non si sarebbe preoccupato per questo accettò il suo invito.

    Volentieri...meglio trovare un posto più tranquillo per...fare due chiacchiere...
     
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    Approfittando di quella vicinanza, Brian stava cercando di scrutare le espressioni di Mec, capire fino a che punto fosse stata rapita dal potere del suo orecchino, in modo da scegliere come agire nelle fasi successive al loro improvvisato incontro. Dopo che le porse la proposta di appartarsi in uno dei privè del locale, ci fu qualche attimo di silenzio, frastornato dall'alto volume della musica presente mischiato alle urla ed i versi delle persone che si stavano scatenando nel ballo. Brian sperava che quel suono un po' fastidioso venisse subito interrotto dalla voce suadente della ragazza, apprezzandone la figura, poiché diversa dalla ordinaria femmina che si rifugiava in quei locali cercando del piacere e della passione ed atteggiandosi e vestendosi a modo per attirare l'attenzione su di sé. Ma non ci fu una risposta immediata, bensì una reazione subito priva di parole di lei, che si alzò e fece indietreggiare di pochissimo l'americano, abbassandosi la zip del giubbetto e scoprendo un fisico che Brian apprezzò subito, malgrado la presenza di alcune macchie scure su quella candida ed invitante pelle.
    "Non so perché, ma quelle macchie le trovo particolarmente eccitanti. E' proprio gnocca, non c'è che dire." Disse dentro di sé il ragazzo, contento di vedere una simile figura davanti ai suoi occhi e mantenendo quel ghigno compiaciuto. Scorse ancora il busto coperto solamente dal reggiseno rosso, apprezzandone i lineamenti non troppo esagerati, ma quasi perfetti. Sebbene fosse un meccanico, Mec aveva la sua femminilità e la stava dimostrando col suo corpo egregiamente. Ciò che appagò maggiormente Brian fu la sua risposta, in quanto accettò la proposta di appartarsi in un luogo più tranquillo del locale. Anche se, per usufruire del privè bisognava pagare, lo studente universitario non avrebbe assolutamente esitato a sborsare del denaro, pur di stare un po' da solo con Mec.
    "Un privè per due, si può?" Chiese il ragazzo rivolgendosi al barista che guarda caso era vicino a loro, mentre puliva i bicchieri. Esso, facendo un cenno col capo, si spostò, frugando sotto al bancone ed estraendo una chiave che poi portò a Brian. Attaccato ad essa, c'era una targhetta con un numero, ad indicare il privè a loro riservato. Il ragazzo lesse un quadretto con i prezzi dei privè, una tariffa oraria e decise di spendere il suo denaro per affittare la stanza per un paio d'ore. Terminata la transazione, mostrò la chiave a Mec, come se fosse il definitivo invito a seguirlo in quel punto.
    "Ci conviene andare, non abbiamo molto tempo." Commentò, in modo un po' ironico. Due ore non erano poche, ma non era nemmeno un'infinità di tempo. Si potevano fare tante cose in quel lasso di tempo e Brian sperava che avrebbero potuto sfruttarlo al meglio, per divertirsi e "godere" in modo reciproco di quell'occasione.
     
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    Brian la guardò dalla testa ai piedi, evidentemente compiaciuto di quello che lei mostrava. Sul suo viso apparve un sorriso che sarebbe potuto sembrare inquietante, ma Mec era troppo distratta dalle sue strane sensazioni per accorgersene. Le sembrava che tutto quello che aveva vissuto nella sua vita fino a quel momento fosse sciocco e senza senso, preoccupazioni, pensieri, sensi di colpa non avevano scopo. Voleva pensare solo ad adesso, a questo istante e a questo ragazzo che la corteggiava in modo diretto e sincero. Voleva lasciarsi andare, lasciarsi guidare, quindi provò una certa impazienza mentre lui si mise a discutere col baristi per le chiavi.
    In quel momento non le interessava nulla nemmeno del futuro, non voleva pensarci. Sinceramente non sapeva come sarebbe andata a finire con quel ragazzo, per ora le bastava solo divertirsi con il suo corteggiamento. Finalmente Brian entrò in possesso delle chiavi e la invitò a seguirlo.

    Sì, togliamoci di qui, ho bisogno di un po' di tranquillità e...riservatezza!

    pronunciò l'ultima parola con una certa malizia, voleva incoraggiare il ragazzo e spingerlo a corteggiarla ancora come aveva fatto al bar.

    Si allontanarono dalla pista da ballo lungo un corridoio sul quale si aprivano diverse porte. Trovarono subito quella corrispondente alla loro chiave.

    Bene, siamo arrivati, speriamo sia un posto accogliente e tranquillo.
     
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    Brian e Mec si allontanarono dal bancone, attraversando la parte centrale della discoteca, dovendo fare un po' di slalom fra la gente che si scatenava guidata dal suono di una musica prettamente da discoteca, con bassi che facevano sobbalzare il cuore. Giunti alle porte che davano ai privè, la ragazza espresse la sua speranza sulla tipologia di posto che era stato riservato per loro due, ma lui non volle farsi troppe illusioni, ansioso di voler subito vedere come fosse la stanza apposita. Girando la chiave che gli diede il barista, la porta si aprì e mostrò ai due giovani una stanza non molto grande. Sembrava un salottino con luci soffuse di color rosso, un divano beige a tre posti alla vista accogliente e comodo, un tavolino nero al centro, un armadietto chiuso, con una serratura proprio di fronte al divanetto ed una sorta di frigo bar con sportello trasparente contenete qualche alcolico e alcuni calici di vetro.
    "Non male." Commentò Brian, per poi girarsi verso Mec. Le posò la mano destra all'altezza dei reni dietro la schiena, accompagnandola all'interno della stanza e chiudendo in seguito la porta dietro di loro, dandogli un paio di giri di chiave e lasciandola attaccata alla serratura.
    "Ci vogliamo accomodare sul divano?" Chiese successivamente lo studente universitario al meccanico, stendendo la mano sinistra ed indicando il punto dove si sarebbero dovuti sedere, sorridendole in modo piuttosto ammiccante e malizioso. Non staccò la mano destra invece dalla sua schiena, anzi. Nell'esatto momento in cui le porse quella domanda, Brian fece scivolare la mano proprio sul sedere di lei, facendo una leggera pressione, giusto per pregustarsi quel punto, in quel primo tocco sodo e morbido allo stesso tempo.
    "Mi sa proprio che me la spasserò di brutto con lei. Ha un fisico che è la fine del mondo!" Pensò, più che compiaciuto, in fibrillazione per voler andare subito al dunque, ma forse non sarebbe stato stuzzicante, stimolante e piacevole. Certe cose andavano fatte nei tempi giusti e con un'intensità crescente, così da alimentare l'eccitazione fino a farla esplodere. O perlomeno era il modo di fare di Brian con le ragazze che persuadeva, grazie anche al contributo dell'orecchino che da quel momento in poi non avrebbe certo smesso di influenzare la mente di Mec, non fino a quando entrambi fossero appagati dal godimento reciproco.
     
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  14. samurai_girl
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    scusa il ritardo


    La stanza che si aprì davanti a loro non era nulla si speciale, c'era il minimo indispensabile per passarci un po' di tempo, ma in compenso sembrava pulita e in ordine. Il ragazzo le fece strada con fare galante e ammiccante, invitandola a sedersi sul divano. Mec sentì la sua mano destra che dalla schiena scivolava sul suo sedere. fece finta di nulla, voleva che il ragazzo si gustasse quel contatto che doveva risultare stimolante ma anche un po' frustrantre perchè il gesto di Brian era delicato e appena accennato. Probabilmente in quel momento desiderava di palparla con maggior passione, ma Mec fu felice del suo autocontrollo. Preferiva che l'eccitazione salisse gradualmente, in modo apparentemente casuale.
    Si avvicinò al divano e si sedette accavallando le gambe.

    Sì dai, non è male...ora finalmente possiamo parlare un po' in santa pace...

    Ogni volta che incrociava lo sguado del biondo i suoi occhi venivano catturati dallo strano orecchino che portava, le sembrava quasi che emanasse luce e calore, un calore soffocante e umido che le faceva balenare strani pensieri in testa. Erano immagini veloci e fugaci come dei flesh, in cui lei e il ragazzo si davano reciproco piacere sul pavimento della pista da balla, sul bancone del bar, sul divanetto in cui era seduta e in diversi altri posti del locale.
    Iniziò a sentire una certa eccitazione tra le sue cosce, una sensazione di leggero formicolio e calore per nulla fastidiosa.

    Era cosnapevole di quello che stava facendo, e delle coneguenze che avrebbe avuto, ma in quel momento gli aspetti negativi le sembravano piccoli e trascurabili.

    ..allora biondino...cosa mi dici di te? Io ho 22 anni...e scommetto che tu sei più piccolo di me...
     
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    Appaio per un po', scompaio per molto...

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    A me lo chiedi?

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    Scusami se ti ho fatto aspettare, ma ho avuto problemi col pc.


    Tutto stava procedendo come Brian ipotizzava che si svolgesse quell'incontro casuale con Mec. Il fatto che si trovassero in un privè dopo poco che si scambiarono qualche parola al bancone della discoteca fu solo grazie al potere che l'orecchino ebbe su di lei, anche se il potere avrebbe potuto fare ben poco in contrasto con un atteggiamento tutt'altro che provocante e stuzzicante del ragazzo. Fortunatamente per lui, non era uno che gettava tutto all'aria solo perché confidava troppo in quel misterioso potere, cercava piuttosto di sfruttare il momento in cui le ragazze venivano incantate dagli effetti di quella gemma per fare di loro ciò che più gli piaceva, nella maggior parte dei casi era sesso sfrenato, passionale ed eccitante. Al tocco sul sedere, la ragazza non ebbe alcuna reazione negativa, anzi, per lei fu un chiaro invito ad accomodarsi sul divanetto, così che Brian la seguì con lo sguardo, rimanendo ammaliato in un certo senso dalle movenze sensuali che essa possedeva, nonostante fosse un meccanico, ma le apparenze o, come si suol dire, "l'abito non fa il monaco". Non appena Mec si sedette, l'americano la raggiunse pochi istanti dopo, giusto il tempo di farle scorgere ancora per poco ancora l'orecchino. Brian si mise accanto a lei, assimilando l'informazione relativa alla sua età.
    "Ottimo intuito, infatti ho due anni di meno. Sono un ventenne fresco fresco." Rispose, facendole l'occhiolino. Il suo sguardo subito dopo cadde sulla posizione di lei assunta con le gambe, seduta su quel divano. I pantaloncini erano abbastanza corti da permettere una visuale più ampia e piacevole delle sue cosce, che sembravano disegnate da un esperto mangaka da quanto erano lineari e perfette. Non aveva nulla fuori posto quella ragazza e a Brian questa cosa piaceva assai. Allungò pertanto la mano destra, sfiorando quella superficie esposta di Mec coi polpastrelli, constatando quanto fosse liscia e vellutata la sua pelle e nel mentre che lo faceva, alzò lo sguardo volendo incrociare quello di lei.
    "Dimmi un po', Mec... Cosa provi nel sapere d'essere desiderata da un ragazzo più giovane di te?" Le chiese, sussurrando quasi quelle parole e, mentre pronunciava quella domanda, lentamente avvicinò il suo corpo a quello della ragazza, fino al punto che il suo braccio sinistro si appoggiò sul braccio destro del meccanico. Si trovavano praticamente aderenti l'uno all'altra, era solo questione di tempo ed una qualsiasi miccia avrebbe provocato un potente incendio di erotismo che soltanto loro due avrebbero potuto provare. Forse era proprio ciò che volevano, sicuramente era ciò che voleva Brian e non restava altro da fare che capire se anche Mec fosse del suo stesso parere.
     
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