E impareremo a camminare...

X Hina

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  1. †_†yun yun †_†
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    La sua pancia era esplosa. Tutte le sue amiche glielo avevano detto. Persino le sue colleghe glielo avevano ripetuto fino all'esaurimento nervoso. Eppure lei, da brava testarda, non gli aveva creduto. E adesso invece doveva fare i conti con quelle parole che aveva sentito negli ultimi mesi. Sembrava impossibile, ma ora faticava a vedere dove metteva i piedi mentre scendeva gli scalini. Era dovuta andare in banca a sistemare alcune pratiche e per capire di quanta liquidità disponeva: ora che era in dolce attesa, aveva bisogno di una casa più grande. Alla nascita del piccolo Loki voleva essere sicura di essersi già sistemata in un posto più confortevole per il piccolo e più adatto alla sua vita. Solo che il tempo passava e lei ancora non aveva visto assolutamente niente. Da lì quindi l'impegno morale che si era presa con se stessa di andare a conoscere la sua "ricchezza" e poter quindi definire un budget. Non era ricchissima, ma era certa di poter trovare qualcosa di adatto, in un posto decente. Si appoggiò allo scorri-mano per non perdere l'equilibrio. Secondi calcoli della ginecologa, mancava ancora troppo al parto per poter vantare una circonferenza come la sua. Eppure la gravidanza procedeva tranquilla e senza intoppi. Oddio, non poteva guidare la moto, ma tutto sommato se la cavava egregiamente. Tranne che per scendere le scale. Sì, avrebbe cercato una casa dotata di ascensore. Finalmente giunse sull'ultimo gradino e poté tirare un respiro di sollievo. Maledetta Midas e tutte le sue scale. Misaki alzò gli occhi al cielo: una bella giornata calda che riscaldava il cuore. E che rischiava di farle venire l'ennesimo colpo di calore. Tirò fuori dalla borsetta un fazzolettino per detergersi il sudore e un foglietto su cui aveva annotate le case da vedere nella mattinata. Una volta presa una decisione, nessuno la smuoveva. Loki le tirò un calcio, come se anche lui volesse muoversi per andare ad esplorare i dintorni. "Loki, non mi sembra il caso di iniziare proprio adesso, eh! La mamma ne deve fare duemila stamani, quindi vediamo di fare a modino." Aveva deciso che l'educazione andava impartita subito, il prima possibile. La ginecologa le aveva garantito che a questo punto della gestazione era probabile che riconoscesse la voce e altri suoni, quindi perché non approfittarne? Si girò verso destra e prese a camminare lungo un viale alberato, pensando al futuro e alla giornata che le aspettava. Il primo appartamento era a due isolati da lì e poteva benissimo arrivarci a piedi. Una bicicletta le sferzò di fianco, prendendola alla sprovvista e facendole cadere la borsa in terra. Maledisse il ciclista maleducato e provò a chinarsi per raccoglierla. Ma non era facile. No, non lo era per niente.
     
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    Era una giornata calda, soleggiata. Di rado andava in città in pieno giorno e sopratutto da sola. Aveva accompagnato Iwan per i soliti compiti quotidiani ed era voluta rimanere per farsi un giro in città. Ovviamente le era costato ore di lagne e promesse verso Iwan: avrebbe fatto la brava, non avrebbe mangiato nessun umano in pubblica piazza e sopratutto non doveva dare confidenza agli uomini sconosciuti. Ultimamente Iwan sembrava più geloso del solito riguardo gli uomini. Aveva perfino chiesto a Rachel di non far entrare nessun'altro uomo nel loro gruppo. Donne sì, ma altri uomini non li voleva. Non aveva mai capito il perché. Passeggiava curiosando nei dintorni e giocando di tanto in tanto con qualche bambino. Si sentiva a suo agio con i piccoli umani, a differenza degli adulti sapevano sempre come divertirsi e non si scoraggiavano mai per un'avventura. Si era distratta fin troppo dal suo intento originale. Voleva cercare Vladimir, le avevano detto che era andata a trovare Tex, ma sapevano che sarebbe dovuta tornare in quella giornata, ma di lei non avevano avuto alcuna notizia. Pensò che forse si era fermata in città per divertirsi un pochino. Continuando a camminare iniziò a riflettere: non aveva idea del motivo per cui Vladimir fosse andata via, non le piaceva quando ci andava da sola alla umbrella. Ogni volta temeva che sarebbe rimasta lì e non sarebbe più tornata. Non poteva permettere una cosa del genere, ma aveva fiducia nella sua sorellona, le aveva detto che sarebbe tornata presto quindi doveva essere per forza in giro da qualche parte. Il filo dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto da un ciclista che sfrecciava a gran velocità per la strada. Sentì un tonfo poco lontano da lei e voltandosi vide una ragazza che cercava di raccogliere una borsa da terra. Sembrava parecchio in difficoltà sicuramente per via della pancia gonfia. Guardandola si ricordò di Vladimir e delle sue gestazioni fulminee, capì che la ragazza era gravida e decise di darle una mano, infondo aveva promesso di fare la brava, e aiutare qualcuno in difficoltà corrispondeva a fare la brava no? Iwan le diceva sempre che doveva comportarsi come gli altri umani quando voleva passare inosservata, e chiunque avrebbe aiutato quella ragazza. Shyvana come suo solito per questioni di trasformazioni Shyvana indossava un paio di semplici pantaloncini di jeans molto corti e un top a fascia nero. Si avvicinò a lei senza dire una parola e si chinò per raccogliere la borsa e poi porgerla alla donna.
    Tieni. fece prima di sollevare il viso verso la ragazza. Guardandola dal basso riuscì a notare due curiose cicatrici ai lati delle labbra. Era sicura di averle viste da qualche parte ma sul momento non riuscì ad afferrare il ricordo. Poi come un flash di luce le balenò alla mente l'immagine del professore Thresh. Sorrise al ricordo di quell'uomo, si era divertita molto insieme a lui e le aveva insegnato cose molto interessanti. Mentre si tirava in piedi osservò bene la ragazza, aveva due profondi occhi neri un colore insolito per lei che era circondata sempre da persone dall'aspetto insolito. I suoi boccoli nocciola circondavano il suo viso grazioso e dall'aspetto innocente. Per un solo attimo se la immaginò vittima di violenze, magari dopo averla violentata le avevano fatti quei tagli, giusto per rovinare quel viso d'angelo e farla sembrare inquietante. Strano però che agli occhi di Shyvana quelle cicatrici non sembrarono affatto inquietanti ma belle perché erano in netto contrasto con il suo viso gentile.
    Stai bene? chiese infine, giusto per essere sicura di poterla lasciar andare da sola.
     
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    Mentre era lì che cercava un modo per raggiungere la borsa -sedersi per terra, raccoglierla con un bastone, invocare la Lanterna- una figura le apparve dalle spalle sorprendendola. "Maledizione Misaki. Oggi sei troppo distratta!" Si rimproverò tra sé e sé. Era disattenta e incurante del mondo intorno a lei, tant'era concentrata sul suo mondo. Uno schianto di donna era la figura gentile. Era almeno 10 anni luce avanti a lei quanto a sex-appeal. E certamente la ristrettezza degli abiti aiutava a mettere in mostra le sue curve. Era molto più alta di lei e portava i capelli corti che esaltavano la figura della sua nuca. Guardandola meglio poté notare un'insolita macchia sul torace, forse un tatuaggio alternativo o qualcosa di simile. Le sorrise riconoscente mentre si rialzava a fatica. "Grazie infinitamente. Non so come avrei fatto senza il tuo aiuto" Ed era vero. Si sentiva come una tartaruga che per un qualche motivo si ritrova a testa all'ingiù: impossibile o quasi rimettere il mondo per il verso giusto senza un supporto esterno. Mentre avvicinava la mano per riceve la propria borsa, la Lanterna su polso ondeggiò e senza che l'avesse evocata si illuminò. Misaki cercò di nasconderla, mettendoci l'altra mano sopra. Solo che quella luce verdognola continuava a irradiare il proprio fulgore. Maledizione, come cavolo faceva a fermarla? Diventava un bel casino se tutte le volte che incontrava una sconosciuta reagiva a quella maniera. Poi ci pensò. Forse era un segno. Forse voleva metterla in guardia da un pericolo. Forse quella donna poteva essere pericolosa per lei. D'istinto arretrò impercettibilmente, portando le braccia verso il busto, come per proteggersi. Tuttavia il suo sguardo rimase immutato e sereno. "Sì, grazie. Credo... Credo di stare bene." Le rispose incerta. Da quando chi ti vuole fare del male ti chiede prima come sta la potenziale vittima? Lei non lo faceva. Anzi, no. Insomma qualche volta era successo ma erano altre circostanze. Poi notò che veniva guardata come se si fossero già incontrate prima. Come se tra di loro ci fosse una sorta di legame, tipo compagne alle superiori. Diavolo, se la sarebbe ricordata una tipa così. Poi iniziò lentamente a collegare i vari tasselli: il modo in cui la scrutava e lo strano comportamento della Lanterna. Mise su una faccia simile al broncio dei bambini, prima di chiederle: "Per caso abbiamo una conoscenza in comune? Qualcuno che ha l'aspetto di un pazzo sadico dai capelli argentei? E che indossa sempre una giacca nera?" Non voleva comunque sbilanciarsi troppo. Prima doveva stabilire che tipo di legame c'era, chi fosse, se rappresentava una minaccia per Loki, se si erano incontrate per coincidenza... Troppi se e troppi ma. Così tanti che mischiati alla calura del giorno rischiavano di farle venire un capogiro.
     
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    All'apparenza sembrava una normalissima ragazza che aspettava un bambino. Nel momento in cui però le loro mani si sfiorarono per ridarle la borsa, successe qualcosa di inspiegabile. Il tatuaggio che la donna portava sul polso si mosse come se fosse stato un oggetto e non una figura stampata, per poi illuminarsi di una tenue luce verdognola. Shyvana strabuzzò gli occhi sorpresa, aveva percepito qualcosa da quella luce, ma la donna aveva coperto con la mano lo strano fenomeno troppo presto. Non fece in tempo a carpire il tipo di energie che aveva avvertito, lo sentiva molto debolmente ma le parse famigliare. Quel tipo di energia l'aveva sentita da Tresh, da quella strana donna che si era invaghita di Iwan e dagli amici di Vidoq. Era una sensazione strana e difficile da descrivere, come una sorta di sesto senso che le permetteva di percepire le energie delle persone dotate di poteri speciali, si potrebbe paragonarlo ad un odore che si sentiva direttamente dentro il petto. Eppure quella donna non emanava la stessa forza di un combattente, quella sensazione era più flebile nonostante le avesse ricordato i membri delle lanterne. Divenne curiosa più che mai. Avrebbe voluto afferrarle la mano e toglierla dal polso e stava per farlo, ma una vocina - molto somigliante ad Iwan - infondo ai suoi pensieri le diceva di non farlo. Puntò il dito però verso il polso, arricciò le labbra con un espressione perplessa, stava per dire qualcosa ma non le venivano le parole per la sorpresa. Fu Misaki a interromperla con la sua curiosa domanda.
    Un pazzo sadico? chiese inarcando un sopracciglio verso l'alto. Com'era fatto un pazzo sadico? Non ne aveva la più pallida idea. Misaki non poteva sapere che viveva circondata da pazzi sadici, per lei quel tipo di aspetto era praticamente la normalità. Lei invece, con quei morbidi boccoli nocciola sembrava totalmente diversa da ciò a cui era abituata. Ne era anche affascinata perché non vedeva spesso occhi così limpidi e felici. Quindi com'erano i pazzi sadici? Si immaginò un tipo con i capelli completamente arruffati e disordinati, uno che rideva in continuazione a squarciagola mentre le mani erano rivolte verso l'alto e si muovevano le dita in modo scoordinato e scomposto. Sul pazzo c'era, mancava il sadico, quindi si immaginò l'uomo che con un piede pestava un povero neonato che frignava e piangeva incapace di difendersi. Nella sua testa aveva un senso, un pazzo sadico era qualcuno che amava fare angherie su chi non poteva difendersi.
    Uhm, no non credo. Però conosco un tipo che profuma di caramello e cioccolato che ha le tue stesse cicatrici sul viso. Cioè le sue sono molto più aperte e fresche; lui porta sempre giacche nere e un appetitoso esserino tutto pelo su una spalla. fece spontanea e con un sorriso. Parlò di lui perché aveva avuto due elementi che glielo fecero ricordare: le cicatrici e l'energia che aveva percepito. Si ricordava anche molto bene l'odore di caramello di cui era impregnato visto che la sua dieta era quasi esclusivamente basata su merendine di quel tipo. Aveva provato a cacciare e mangiare il piccolo Teemo, ma quando aveva scoperto che sapeva parlare non era riuscita a finirlo. Sarebbe stato un peccato e poi aveva una vocina così carina ed era morbido e setoso non poteva mangiarlo, ma poteva giocarci tutte le volte che avrebbe voluto. Per un solo attimo le venne voglia di andare a trovarlo. Tuttavia non era il momento di pensare a Teemo, aveva visto qualcosa di curioso e voleva sapere cosa fosse così senza tanti giri di parole tornò a puntare un dito il polso della donna.
    Quella cosa... iniziò avvicinandosi un pochino con la testa come se avesse potuto sbirciare qualcosa fra le dita di Misaki.
    Che cos'era? Me la fai rivedere? chiese schietta e diretta.
     
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  5. †_†yun yun †_†
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    La sventola al suo fianco sembrava avere un certo problemino con le parole "pazzo" e "sadico" inserite in una stessa frase per indicare una stessa persona. A lei bastava pensare a certi soggetti per immaginarseli. In che cavolo di mondo viveva? Forse aveva sempre avuto una vita felice, spensierata e priva di complicazioni. O semplicemente non aveva mai fatto strani e inquietanti incontri. Alla fine però parve collegare alcuni elementi della sua domanda e pronunciò la frase con una tale leggerezza che sembrava stesse parlando di cosa avrebbe mangiato per pranzo. Descrisse da un punto di vista interessante si Thresh che Teemo. Ma il fatto che se li ricordava dall'odore piuttosto che da altre caratteristiche era un po' strano. Ma con chi diavolo aveva a che fare? La sua faccia era l'emblema stesso della perplessità. Eppure se li conosceva non doveva davvero essere una minaccia. Quindi rilassò le spalle, riprendendo a respirare regolarmente. "Queste cicatrici me le sono inferte da sola per farmi accettare da lui. Diciamo che sono un pegno... D'amore...?" Le disse un po' tra l'imbarazzato e il titubante. Non sapeva cosa li aveva legati, non sapeva assolutamente niente di lei, perciò era meglio procedere per tentativi. Tuttavia la donna era rimasta attratta dalla sua Lanterna e lei non sapeva davvero che cosa fare. Poteva dirglielo? Forse sì. Ma voleva farlo in un posto leggermente più tranquillo. "Se hai voglia di concedermi un po' del tuo tempo, magari ne potremo parlare. Ma non qui. Troppi occhi e troppe orecchie. Devo andare a vedere un appartamento e un po' di compagnia non mi dispiace. Ah io sono Misaki!" Le disse educata, porgendo la stessa mano dove aveva il tatuaggio. In fondo andando insieme lei avrebbe avuto una specie di supporto, mentre la donna avrebbe avuto le risposte che voleva. Poteva essere un rischio -chiudersi da sola con una perfetta estranea in un appartamento vuoto- ma se non avesse osato mai nella vita, in quel momento vivrebbe ancora nel suo paesino natale, a sud dell'Impero. Se avesse accettato, le due si sarebbero incamminate seguendo le indicazioni della cartina, fino a raggiungere un edificio di due piani, con un piccolo giardino tutto intorno. Con le chiavi che le aveva dato l'agenzia, sarebbero entrate in uno spazio pulito e molto luminoso, tuttavia spoglio di qualsiasi arredo. Misaki non dedicò troppo tempo alla casa. Ora avrebbe avuto anche lei delle domande da farle. Ad esempio come faceva a conoscere il suo amante. Oppure chi fosse. Se le sue risposte fossero state convincenti, allora avrebbe spiegato quale legame aveva lei con il non morto e perché aveva quella Lanterna tatuata.
     
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    Misaki aveva visto giusto. Shyvana aveva avuto una vita facile, felice e priva di complicazioni. Era stata protetta e coccolata da tutto il suo gruppo. Si era circondata di persone così potenti che non avrebbe mai dovuto temere per loro. Aveva sempre avuto ciò che voleva, si era presa gli uomini che voleva e si divertiva giorno dopo giorno vivendo spensieratamente. Aveva già il corpo di una donna adulta, ma la sua mente era ancora fanciullesca anche se non più innocente. Misaki le spiegò che le cicatrici se l'era fatte da sola per un pegno d'amore per "Lui". Shyvana la guardò confusa: a chi si riferiva? Mica a Thresh? Non aveva detto il suo nome, aveva solo parlato di qualcuno che aveva un buon odore, ma lei aveva risposto come se lo conoscesse, che fosse lo stesso tipo che diceva prima lei? Quindi quella donna era una compagna di Thresh? Era tentata di chiederglielo ma ai suoi occhi aveva più importanza lo strano tatuaggio che aveva visto, su Thresh ci sarebbe tornata dopo. Quindi non esplose in mille domande, per non dare la scusa di cambiare discorso, tuttavia non sembrò voler parlarne in quel posto. Così quando la donna le propose di accompagnarla per parlarne fece spallucce.
    Ok, vengo con te. Io mi chiamo Shyvana. fece poi con un gran sorriso cogliendo la mano della donna. La seguì tranquillamente guardandosi attorno, per i primi minuti sembrò tranquilla, poi iniziò a giocherellare nervosamente con le dita e un lembo dei pantaloncini. Le balenò di nuovo alla mente le parole "pegno d'amore". Lei pensava che fosse una sorta di regalino da dare a chi si amava, ma non aveva mai visto qualcuno che si faceva del male da sola per fare un regalo. Ciò la confuse e allo stesso tempo la incuriosì, si trattene per poco, poi finalmente lo disse.
    Scusa Misaki, ma mi spieghi cos'è un pegno d'amore? chiese voltandosi verso di lei più curiosa che mai. Essendo una persona molto diretta la fissò insistentemente per avere una risposta e l'avrebbe guardata anche durante la spiegazione.
     
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  7. †_†yun yun †_†
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    Cos'era un pegno d'amore? Aveva capito bene? Misaki rimase piuttosto sbalordita dalla domanda. Com'era podsibile che non lo sapesse? Magari non nel dettaglio ma anche i bambini conoscevano quel significato a grandi linee. La osservò di nuovo attentamente. Il nome lasciava intendere che non fosse di Roma, magari di discendenza non sapeva dirlo con precisione. Sembrava una ragazza come tante, molto bella e magari un po' strana. Basta. Ci pensò su un altro paio di secondi."Un pegno d'amore è una promessa. Forse è il legame più forte che può far nascere un sentimento. Ho dinato il mio sangue all'uomo che amo. E quindi significa che tutto di me gli appartiene e che così sarà per sempre" Non aveva mai detto a nessuno, in modo così esplicito cosa provasse per il carceriere. Eppure con lei si era confidata subito. Forse a causa dello sguardo puro e semplice che aveva. La domanda era stata sincera e quindi meritava una risposta altrettanto sincera. Con la mente si distrasse un attimo, andando a rinvangare la scena: lei con la bocca tenuta da degli uncini, lui che la penetrava senza sosta nella sua forma spettrale e che non si lasciava baciare. Rimaneva lontano e lei voleva invece sapere che anche se il suo aspetto era cambiato, oltre quelle fiamme era sempre il suo adorato non morto. Lui insaziabile e impassibile la osservava ghignando. E poi aveva compiuto un gesto che forse nemmeno lui si aspettava si era gettata in avanti, lacerandosi da sola le sue tenere gote...
    si riebbe dai suoi ricordi e vide che Shyvana la guardava in attesa. Misaki aveva ora bisogno di sedersi, iniziava a sentire dolore alla schina, nella zona lombare. Non trovando sedie o simili, decise di sfruttare il suo potere per non doversi sedere per terra. In questo modo avrebbe anche potuto introdurre il nuovo argomento con lei. Socchiuse un attimo gli occhi per concentrarsi e subito dopo la Lanterna serpeggiò sul suo braccio, muovendosi sinuosa e rischiarandole parte del volto. Era sempre più faticoso utilizzare quel potere. Ma ecco che poco dopo apparvero in mezzo alla sala due sedie a dondolo, nere come la pece. Avevano una forma spettrale e agghiacciante, irte di spine nella parte sopra il poggiatesta. Misaki, il volto arrossato dalla fatica, si sedette subito e con un gesto della mano accennò a Shyvana di fare altrettanto. "Facciamo così: te mi dici come hai conosciuto Thresh e poi io ti parlo del mio potere" Voleva riprendere un attimo fiato e lasciarsi cullare dalla sedia. E in fondo un po' per uno non fa male a nessuno. Ma era stata troppo incauta?
     
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    Ascoltò molto interessata la spiegazione di Misaki, scoprendo che aveva frainteso il concetto di "pegno d'amore", pensando che fosse solo una sorta di ricordino da donare solitamente un anello o un gioiello. Invece aveva un significato molto più profondo e complesso. Portò una mano sulla sua voglia pensando a Rachel e sorrise con uno sguardo intenso e felice, il tipico sguardo di chi fosse innamorato. Quella voglia che rappresentava l'impianto delle fibre di Rachel in lei quindi poteva essere un pegno d'amore? Infondo quella porzione di carapace mista a fibre nere rappresentava il suo profondo legame con lei. Quindi Rachel le aveva dato quel pegno per legarla per sempre a lei? Quel pensiero la fece sentire speciale perché era l'unica nel suo gruppo ad averlo. Erano proprio belli i pegni d'amore. Avrebbe dovuto darne assolutamente uno anche a Vladimir e uno a Iwan, ma quello più speciale a Rachel, oppure bastava quella voglia che aveva lei? Ma sì! Un regalino anche per Rachel non poteva che farla felice. In quel modo poteva legarsi a loro e non si sarebbero più separati, mai per nessun motivo al mondo.
    Capisco, e io che pensavo fosse solo l'anellino d'oro. fece leggermente imbarazzata per la sua ignoranza. Avrebbe dovuto ascoltare le lezioni di Iwan invece di viaggiare con la fantasia, si ritrovò a pensare amareggiata. Riflettendo bene sul concetto di pegno d'amore, si rese conto che non aveva valutato a fondo il gesto: voleva fare un pegno d'amore anche agli altri due membri del suo gruppo, ma doveva in teoria doveva essere qualcosa di special da dare ad una persona speciale no? Forse doveva sceglierne uno solo? Divenne parecchio indecisa, voleva bene a tutti loro e non voleva più separarsi da Vladimir, ne da Iwan e tanto meno da Rachel. Quindi che fare? Ci pensò davvero poco su, avrebbe inventato il nuovo pegno d'amore. Annuì convinta del suo ragionamento mentre Misaki si apprestava a entrare in casa seguita da Shyvana. Una volta dentro si guardò attorno trovano l'ambiente piuttosto noioso. Avvertì di nuovo l'energia delle lanterne e si voltò subito a guardare Misaki, fissando interessata ed estasiata il movimento del tatuaggio sul braccio della ragazza, sussultando sorpresa quando apparirono due sedie, nere e tortuose e decisamente di suo gusto. Si avvicinò alla sedia per lei carezzandone la superficie incuriosita. Somigliava molto alla macchina da tortura che aveva usato Thresh quella volta. Sorrise soddisfatta quando Misaki nominò Thresh: per una volta aveva fatto una buona ipotesi mettendo insieme i piccoli dettagli sulla sconosciuta. Si sedette sulla sedia comodamente e fissò a sua volta Misaki con un sorriso divertito. Quindi il professore aveva una semplice umana come amante eh? Chi lo avrebbe mai detto?
    L'ho conosciuto per caso. Stavo cacciando e mi ero imbattuta in Teemo, l'ho inseguito fino alla scuola dove c'era Thresh ad aspettarlo. Lì ho scoperto che Teemo sapeva parlare e il professore per difenderlo mi ha dato qualcosa di più buono da mangiare. Siamo subito diventati amici e poi mi ha insegnato delle cose interessanti. Perché vuoi saperlo? Quel bimbo nella tua pancia è suo? fece diretta e serena.
     
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  9. †_†yun yun †_†
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    Era ormai evidente anche a Misa che la sua amica improvvisata aveva qualche lacuna sul campo relazionale. Non che lei fosse un'esperta, ma forse poteva vantare un minimo di conoscenza in più. Vedendo quanto ancora rimuginava sulle parole "pegno d'amore" cercò di essere chiara ancora una volta: "Quando te doni una parte di te a qualcun altro. O le dai qualcosa di così importante che senza quasi te non riesci a vivere, è come lasciare una parte di ciò che ti compone nelle sue mani. E' un grande segno di fiducia, se così si può dire. Un anello si può buttare, la carta di matrimonio si può perdere o bruciare. E' questo che lo rende differente. Ma ovviamente più pegni d'amore uno fa e più perdono di significato, importanza e potere." Disse risoluta, certa che adesso avesse fugato ogni dubbio nella mente della fanciulla. Si dondolò usando un minimo di movimento dei piedi sul pavimento pulito. La sedia non cigolava, ma ad ogni ondeggio produceva dei versi sibilanti, a lei ben noti. Ma ormai facevano parte della sua vita, quindi vi faceva poco caso. Erano parte di sé, adesso. Infine Shyvana le disse come aveva conosciuto il suo macabro amante. Misaki immaginò immediatamente anche come era andata a finire, conoscendo il suo immenso charme da dongiovanni. Sospirò lievemente, scuotendo la testa, ma per chi non la conosceva bene poteva sembrare tranquillamente un semplice gesto di stanchezza dovuto alla gravidanza. Sapeva come era fatto e non si doveva stupire. Anche questo faceva parte del pacchetto. Era felice tuttavia che la ragazza le stesse rispondendo con sincerità e naturalezza, odiava le persone che non dicono mai quello che pensano. "Tranquilla, lo chiedo per pura curiosità. E... Sì! Qui abbiamo il piccolo Loki, nostro figlio. Non vedo l'ora che nasca" Disse gongolante, mentre si accarezzava la pancia. Ed era vero. La ginecologa non era certa di quando avrebbe partorito, visto che il padre era uno zombie. Si doveva sempre regolare dalla grandezza della pancia. Aveva stimato che mancavano circa tre mesi, ma non ne era affatto certa nemmeno lei. "Se vuoi puoi provare a sentirlo, oggi è molto energico" Continuò cordiale, sporgendosi un po' sulla sedia. Non sapeva come avrebbe reagito, ma aveva notato che gli uomini si vergognavano ad avvicinare le mani, mentre le donne a volte non le chiedevano nemmeno il permesso: toccavano e via.
    Nel frattempo Misaki si accorse di una cosa: Shyvana era rimasta molto tranquilla nel vedere il suo potere in azione. Certo, se aveva incontrato Thresh lui glielo aveva mostrato, ma non ne era del tutto convinta. Da come si comportava sembrava che lo conoscesse abbastanza bene. Oppure quel tipo di potere per lei non era né una minaccia, né una preoccupazione, né qualcosa di particolare rilievo. Ma la pulce nell'orecchio le suggeriva che la prima ipotesi andava approfondita. Non voleva fare la stronza, ma la sua curiosità era troppo grande ed era ormai impossibile toglierle quell'idea dalla testa. "Per caso... hai incontrato altre Lanterne... Oltre a me e Thresh..?" Chiese titubante. Se fosse stata un'ottima osservatrice avrebbe notato come si scrocchiava leggermente agitata le dita delle mani. Forse, avrebbe visto una goccia di sudore scivolarle giù dalla fronte, andando a morire sul suo candido collo. Ma Misaki voleva sapere. Il suo amante era stato molto riottoso e chiuso al riguardo, per quanto avesse insistito. Magari questa volta avrebbe avuto più fortuna.
     
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    Misaki spiegò bene il concetto di "pegno d'amore" e il fatto che darlo a più persone avrebbe fatto perdere l'importanza del dono. Sarebbe valso anche se lo dava solo ai suoi tre compagni? Infondo a loro voleva più bene che a chiunque altro e stavano percorrendo insieme la strada verso il potere assoluto. Voleva fare un pegno così che anche se fossero arrivati a sconfiggere l'imperatore e prendere in mano la nazione intera sarebbero comunque rimasti uniti. Quindi quel pegno avrebbe ricordato a tutti e tre che c'era Shyvana che avrebbe sempre pensato a loro. Pensò che era meglio chiacchierarne con Iwan, magari lui poteva aiutarla a fare chiarezza e magari trovare un cavillo: in quello era piuttosto bravo. Dopo che aveva raccontato a Misaki come aveva conosciuto Tresh notò subito il suo dissenso. Shyvana non immaginava nemmeno cosa potesse pensare Misaki. Non aveva comunque tutti i torti la povera Misaki a sentirsi infastidita, Thresh era un uomo dalla mentalità molto aperta e di sicuro non disdegnava le belle ragazze, e Shyvana era una ragazza molto spontanea e diretta. Non le avrebbe mai detto spontaneamente che avevano fatto sesso, non perché volesse mentirle o non volesse ferirla con una tale notizia. Semplicemente sul sesso aveva tutta un'altra concezione rispetto alla normalità: per lei non era solo un atto che si faceva spinti dall'affetto, ma un modo come un'altro per fare qualcosa di piacevole, come mangiare, cacciare o giocare. Quello che era rimasto impresso nella memoria di Shyvana non era quindi la performance sessuale di Thresh, ma i suoi insegnamenti sul dolore e sul come godersi tale pratica senza uccidere per forza la propria vittima. Le aveva mostrato un mondo nuovo a lei totalmente sconosciuto, ciò era stato più importante per lei. Quindi Shyvana rimase tranquilla scambiando lo sbuffo di Misaki per un fastidio dovuto alla pancia, altrimenti si sarebbe arrabbiata no? Misaki confermò che il bambino era di Thresh. Shyvana guardò verso la pancia incuriosita: conosceva il concetto di maternità e aveva assistito alle strane gravidanze di Vladimir, sapeva tuttavia grazie anche ad Iwan che ciò che aveva fatto Vladimir era totalmente diverso da una normale gestazione perché lei aveva fuso i loro poteri in piccoli esseri che sono diventati subito autosufficenti. Quello che invece c'era nella pancia di Misaki era un normalissimo bambino, non era mai stata vicina ad una donna gravida e ciò la incuriosiva molto, difatti quando Misaki la invitò a sentire il bambino, sprizzò di gioia da ogni poro sorridendole a bocca aperta.
    Davvero posso? si avvicinò alla donna e si abbassò posando delicatamente una mano sul pancione, rimase un attimo scettica: ciò che avvertiva era solo la sua rotondità, non riusciva a "sentirlo", così spontaneamente avrebbe avvicinato l'orecchio al pancione poggiandoglielo senza alcuna vergogna o esitazione. Prestò la massima attenzione in attesa ma il rumore più forte che avrebbe sentito sarebbe stata la voce di Misaki che le chiedeva delle lanterne. Sollevò il viso verso Misaki tornando a toccare con la mano il pancione.
    Sì, ne ho conosciuti altri, ci hanno aiutato a combattere. Tu però non c'eri quella volta. ricordava nitidamente gli altri adepti delle lanterne, erano tutti molto particolari e spettrali, c'era stato perfino Thresh e Vidoq che diceva di essere suo fratello. Però nonostante avesse detto chiaramente che era il fratello teneva sempre il volto coperto da una curiosa maschera. E non si ricordava del viso di Misaki, le sarebbe rimasta impressa nella memoria sicuramente se quella volta ci fosse stata anche lei. Pensò che probabilmente con il pancione non avrebbe potuto combattere, così non indagò sul motivo della sua assenza in quel giorno. Starsene con una mano sul pancione non la soddisfò per nulla, voleva vedere il bambino per capire cosa stesse facendo, così cercò di scrutarlo con la sua speciale visione termica. Forse Misaki non ci avrebbe fatto molto caso, ma sui suoi bulbi oculari si chiuse una sorta di patina che rese i suoi occhi ancora più gialli e vividi. Quel tipo di visione naturale le avrebbe permesso di poter vedere il feto all'interno della sua pancia, fece comunque fatica a visualizzarlo poiché essendo immerso nella placenta calda poteva giusto scorgere i suoi movimenti.
    E' piccolissimo. fece ridacchiando divertita e anche un tantino intenerita.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    Shyvana aveva conosciuto altre lanterne. Lei no. Glielo aveva impedito. L'aveva dissuasa in qualsiasi modo, portandola addirittura a pensare ad altro pur di non toccare l'argomento. Questo anzitutto voleva dire che la ragazza non era così innocua e innocente come appariva: probabilmente era molto forte e con qualche potere. Ma soprattutto che lei sapeva. Forse aveva conosciuto il fratello si Thresh!!! Il suo cuore batteva più veloce ora, sia per la possibilità di scoprire qualcosa in più sia per la rabbia che provava per il suo amante. Doveva assolutamente scoprire cosa conosceva. Voleva sapere. Anche a costo di mettersi a supplicarla. Ma prima di poter dire alcunché Shyvana osservò attentamente la sua pancia. E alla fine esclamò di aver visto il piccolo Loki. Questo sì che era strano. Quella ragazza la stava sorprendendo tutte le volte che apriva bocca. "Tu puoi vederlo? Oddio sarebbe meraviglioso! Ti prego dimmi? Com'è? Si sono già formate le dita? Ma... Secondo te sono due o è uno solo? No perché mi sembra di essere incredibilmente grossa e forse potrei..." Eccola, era partita in quarta. E ora chi la fermava? Voleva sapere ogni cosa, così ad istinto. La curiosità era parte integrante del suo carattere. Ma poi ci pensò e cambiò idea. Si scusò per averla sommersa di domande."Uno, due, dieci. Malati o sani. Mi vanno benissimo tutti. Li amerò sempre tutti allo stesso modo." Disse infine. Il suo sguardo era molto maturo e si addolciva quasi nei lineamenti tipici di una gestante. Era una donna in quel momento. Di quelle che ammiri quando passano per strada. Di quelle che segui con lo sguardo quando ti passano accanto. Nonostante la pancia che cresceva e la fatica, ora era molto più bella. Si riebbe dai suoi vaneggiamenti mentali e tornò coi piedi sulla terra. Voleva sapere chi aveva incontrato. "Hai per caso conosciuto suo fratello? A me lo ha impedito. Che tipo è?" Le chiese sincera.

    Edit: corretto un "è" di troppo.


    Edited by †_†yun yun †_† - 11/5/2015, 11:55
     
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    Dopo il suo commento su ciò che vide, Misaki sembrò accendersi di curiosità, la inondò di domande con una luce infantile e sincera molto simile a quella che caratterizzava lei stessa. Shyvana ridacchiò divertita dopo che Misaki si scusò. Per lei non sarebbe stato un problema rivelarle ciò che riusciva a vedere così tornò ad osservare la pancia cercando di scorgere per bene ciò che si muoveva ma non era facile, il calore della pancia era uniforme.
    Non riesco a vederlo bene bene, ogni tanto vedo i movimenti che fa e intravedo qualche cosa. Ha già braccia e gambe e una testolina davvero buffa. Però non ti so dire se ha già le dita fatte bene. Riportò lo sguardo su Misaki tornando ad una visuale normale. Notò il suo sorriso affettuoso e i suoi occhi espressivi. Rimase un attimo imbambolata a guardarla, non aveva mai visto uno sguardo come quello, mai in tutta la sua vita. Si chiedeva cosa fosse esattamente ma non ebbe il coraggio di porre la domanda perché non sapeva esattamente come chiederglielo. Era strano perché per un attimo le era sembrata più bella con quell'espressione dipinta sul viso. Che fosse l'amore che nutriva per quel bimbo nella pancia? Era quello quindi l'amore? Venne distratta dalla nuova domanda di Misaki, annuì per poi tornare a sedersi sulla sedia gentilmente offerta dalla donna.
    Sì l'ho conosciuto, ma è antipatico, si copre sempre la faccia con una maschera strana. Non vuole che gli altri sappiano chi sia, ma non lo trovi assurdo? Sappiamo che è il fratello di Thresh a che serve coprirsi? Lui comunque sembra il "capo" delle lanterne ho notato che impartiva ordini, perfino a Thresh, nessuno aveva il coraggio di contraddirlo tranne Thresh che era capace di farlo arrabbiare. disse per poi ridere divertita, non sapeva esattamente che tipo di espressione faceva quando Thresh gli rispondeva a tono, ma se le immaginava molto buffe. Ripensò a ciò che aveva detto a proposito di Vidoq: Tresh non voleva che conoscesse Misaki, si grattò la nuca perplessa. Non sapeva se poteva rivelarle così a cuor leggero delle informazioni, non la conosceva da tanto e se Thresh le aveva impedito di farle conoscere Vidoq doveva esserci un buon motivo. Non era di certo un tipo che faceva le cose per capriccio, o forse sì?
    Non devi esserne triste sai? Forse non te l'ha voluto presentare perché vuole proteggerti. Vidoq e gli altri fanno sempre un gran casino, l'ultima volta siamo andati insieme in battaglia molti di loro sono morti, altri sono scomparsi. Se Vidoq vede la tua lanterna probabilmente ti chiederebbe di partecipare alle loro battaglia, ma con quel pancione non puoi fare molto dico bene? smise di parlare, stringendo le labbra fra i denti rendendosi conto che aveva parlato troppo. Osservò Misaki e le sue reazioni per capire se avesse fatto un guaio. Non aveva voglia di sentire altre lamentele da parte di Iwan o rimproveri da parte di Rachel.
     
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  13. †_†yun yun †_†
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    Misaki capì diverse cose mentre Shyvana parlava. Primo che lei era una ragazza genuina e semplice. Tutto l'esatto contrario di quello scorbutico-futuro-padre. Parlare con lei era piacevole e discorsivo. Secondo era bello per una volta poter parlare liberamente di certi argomenti senza rischiare di finire in un manicomio, agli arresti domiciliari o da gente capace di giudicarla male e basta. Aveva davvero bisogno di fare qualche chiacchera di quel tipo e lei si stava dimostrando un sollievo inaspettato per il suo umore. Riprese a dondolare dolcemente sulla sedia a dondolo, una mano ancora poggiata sulla pancia, manco fosse un bracciolo. Adorava sentirlo muoversi. Qualche volta, se era nel silenzio più assoluto, le pareva di sentire addirittura il battito del cuore. Ormai era diventato un gesto di routine quello di tenere la mano lì sopra.
    Ascoltò le parole di Shyvana, che gentilmente le offriva le sue conoscenze. La descrizione che le diede era molto simile a quella di Thresh, seppur non riuscisse a immaginarsi il non morto prendere ordini da qualcuno. Anche se avrebbe dovuto temerlo, voleva conoscerlo: doveva riuscire a capire come faceva a farsi rispettare da lui e a ottenere dallo zombie dei risultati concreti. Lei ci aveva provato chissà quante volte, senza avere quasi punti riscontri. Riusciva ad ammansirlo solo con il cibo, ma non sempre la sua strategia funzionava. Continuò ad ascoltare ciò che le rivelava, mantenendo una faccia ombrosa per tutto il tempo. Ovviamente non aveva niente contro di lei ma solo contro il suo fosco compagno. "Avete combattuto? Sapresti ricordarti per caso quando è accaduto? Non voglio sapere i dettagli, né dove eravate: vorrei solo capire quanto tempo fa è successo." Era una richiesta sincera, ma la cui risposta forse era in grado di spiegarle certi atteggiamenti che aveva adottato con lei. Magari poteva essere anche quello il motivo per cui aveva deciso di donarle la lanterna, per una specie di ricambio generazionale. Ovviamente il fatto che fosse incinta e aspettasse suo figlio, lo riempiva di orgoglio perché avrebbe portato avanti la tradizione di famiglia. Evidentemente già si vedeva al fianco del figlio, intenti a compiere indicibili torture. In fondo in fondo ne sarebbe stata orgogliosa anche lei, ma avrebbe voluto che Loki decidesse da solo la via della propria vita. Desiderava per lui il meglio, ovviamente e che fosse sempre libero di agire secondo la propria volontà, come aveva sempre fatto lei. Scosse il capo. Era troppo, troppo, troppo presto per pensare a tutto questo. "Non potrei comunque andare in battaglia con loro nemmeno se non fossi incinta. Il mio potere è infinitamente piccolo rispetto ai loro. Posso evocare oggetti, posso torturare la gente e posso raccogliere le loro anime sature di piacere. Ma le battaglie sono tutta un'altra storia." Le rispose con un sorriso mesto. Non sapeva nemmeno lei se avrebbe voluto unirsi in quel quadretto familiare. Il suo orgoglio ne sarebbe stato immensamente felice, ma no sapeva come avrebbe agito una volta scesa in campo. Magari avrebbe potuto aiutarli in altro modo, ma non ne era certa. Poi ripensò alle parole di Shyvana: aveva detto che era scesa in campo con loro. Sembrava molto più forte di lei, ma non riusciva a capire che cosa fosse in grado di fare. Aveva sì quella specie di vista stratosferica, ma sicuramente c'era dell'altro. Dopo essersi crogiolata un po' nell'indecisione, glielo chiese: "Ma te... Che cosa puoi fare? Come mai eri dalla loro parte della barricata? Tu non hai la Lanterna o me ne sarei accorta". Pian piano i veli crollavano e la sincerità ne prendeva il posto.
     
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    Sul GDR è difficile dare un tempo agli avvenimenti, poteva essere accaduto mesi e mesi prima o qualche settimana prima del loro incontro non sapevo davvero cosa rispondere.


    Notò che era molto interessata a ciò che diceva riguardo Vidoq e Thresh. Per un attimo si chiese che razza di rapporto avessero quei due, perché non le raccontava mai niente? Quando lei faceva le sue cose lo raccontava volentieri a Rachel e gli altri, e Rachel che era la meno propensa a parlare quando voleva dire qualcosa riuniva tutti. Venne colta impreparata alla domanda di Misaki, voleva sapere quando avevano combattuto insieme, non ricordava esattamente quando, e non sapeva cosa dirle di preciso, portò una mano sulla bocca e riflettè.
    Non saprei, non tanto tempo fa comunque, da poco. Perché ti interessa saperlo? la scrutò scettica, faceva un sacco di domande su Thresh e sugli altri. Iniziò ad essere sospettosa, e se quella ragazza non era chi diceva di essere? Eppure aveva avvertito chiaramente il potere delle lanterne, non poteva essersi sbagliata. Misaki rivelò che non avrebbe potuto combattere nemmeno se non fosse stata incinta perché non ne era in grado. Poteva fare tante piccole cose anche carine ma non era forte abbastanza, ecco perché Thresh non le diceva nulla, non voleva che facesse di testa sua e lo seguisse. I nemici che avevano affrontato erano stati terribili e molto forti. Un brivido percorse la sua schiena nel ricordare che aveva rischiato di essere trasformata in una semplice umana, per poi essere violentata da una marea di orchi e chissà cos'altro, senza forze incapace di difendersi era stata un'esperienza orribile ma alla fine ce l'aveva fatta. Doveva essere davvero una cosa orribile essere impotenti e deboli. Non avrebbe mai potuto vivere come un semplice essere umano, ormai lo aveva capito ma non condivise quel pensiero per non offendere la donna: nessuno al mondo riusciva a capire quella sua paura senza trovarla strana o insensibile. Misaki pose altre domande, chiedendole cosa sapesse fare. Dubbi legittimi visto che non faceva parte delle lanterne. Decise di dirle ciò che voleva sapere così da poter capire dove volesse andare a parare. Semmai si fosse rivelata pericolosa per lei o il suo gruppo allora per la prima volta avrebbe assaggiato le carni di una donna gravida.
    Certo che sei curiosa eh? fece ridacchiando divertita, si rilassò sulla sedia carezzando i braccioli con le dita e iniziò a giocherellare con le curve del legno.
    Io direi che sono stati loro a mettersi dalla nostra parte. Vidoq era venuto da noi per proporci una collaborazione. Dovevamo andare sull'isola di Rex, loro si sarebbero prese tutte le anime delle nostre vittime, noi avremmo preso la gloria e le loro carni. Non ho combattuto al fianco di Thresh, lui ha guidato e seguito Rachel. fece una piccola pausa portando lo sguardo sulla donna: aveva appena detto che avevano voluto le vittime per loro, il che comportava per forza il fatto che avessero ucciso qualcuno, molti, era curiosa di vedere se fosse stata spaventata o inorridita.
    Abbiamo fatto un grosso passo in avanti, abbiamo mietuto un sacco di nemici e forse siamo anche riusciti ad eliminare un nostro rivale pericoloso. Loro hanno raggiunto il loro obbiettivo e noi il nostro poi ci siamo separati, anche se Thresh sembrava molto affascinato dalla mia adorata Rachel, se non sbaglio ha detto che avrebbe fatto il tifo per lei, per noi. si alzò i piedi dopo aver terminato il discorso e la guardò indecisa.
    Immagino che ormai hai capito che non sono un essere umano. Sono un predatore, mi cibo anche di esseri umani quando ne ho voglia. Rachel dice che sono nata per seminare il panico e il terrore, ma a me sembra tutto un bellissimo gioco. Nel tuo stato non so se posso mostrarti cosa so fare, potresti avere problemi con il bambino e non mi va di far arrabbiare Thresh. disse brutalmente sincera allargando le braccia con fare innocente.
     
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  15. †_†yun yun †_†
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    Sì lo so. Ma mi sembrava una domanda che qualunque donna avrebbe fatto. Giusto per parlare, non mi interessava davvero una risposta, tranquilla^^


    Le sue ultime domande stavano avendo uno strano effetto sulla sua interlocutrice: sembrava che si stesse crucciando sempre di più. "Tranquilla era solo per curiosità. Magari ci frequentavamo di già e... Beh, mi dispiace essere tenuta all'oscuro della sua non vita." Era la verità e per questo voleva saperne di più. Ormai era diverso tempo che loro due avevano una sorta di relazione perversa, condividevano un potere e a breve un figlio. Possibile che lei dovesse rimanere così tanto ignorante di ciò che lo circondava? Certo l'ultima volta l'aveva condotta nel Labirinto, ed era stata un'esperienza incredibile. Poi però spariva per mesi. Non lo voleva fedele, sapeva che con la loro vita era quantomeno impossibile, ma cavolo! Se solo la rendesse più partecipe di ciò che faceva!
    L'argomento l'aveva ormai infervorata e le sue guance avevano una tonalità rossastra che metteva in evidenza le cicatrici violacee. Mentre sbolliva silenziosamente la propria rabbia, Shyvana le parlò un po' più nel dettaglio di quella battaglia che avevano affrontato tutti insieme. Mentre procedeva con il racconto, Misaki rimase impassibile, lo sguardo impenetrabile. Continuava a dondolarsi piano piano sulla sedia a dondolo, beneficiando di quel continuo dondolio. Non fece una piega mai. La creatura davanti a lei, che si definiva un predatore, si alzò. Per quanto era stata sincera, lei continuava tuttavia a non crederle. Nel senso: una che non sapeva molto del modo di vivere come lei come poteva definirsi 'nata per creare panico e terrore'? Non aveva sostanzialmente senso. Ma tenne per sé questo commento, ormai certa che potesse comunque diventare parte integrante della sua cena. E con Loki come dessert. La minaccia di Thresh, ne era sicura, non sarebbe valsa a niente. Lei era debole per queste creature dotate di chissà quali poteri e barbatrucchi. Ma mentre uno non sapeva cos'era più la vita, perché ormai era morto, Misaki era convinta che per Shyvana ci fosse un'alternativa. Una possibilità di scegliere e capirsi. "Non mi nutro di esseri umani, né di qualsiasi altra razza. Ma da quando condivido il potere con la nostra comune conoscenza, mi nutro anche io delle anime delle mie vittime. Attenta Shyvana, quando giudichi le persone. Non sai mai quanto sono cambiate nella loro vita." Misaki poteva avere ancora il faccino d'angelo e un corpo da amare, più che da combattere. Ma era grazie a queste caratteristiche che gli uomini la desideravano e le venivano intorno, come api al miele. Anche se da quando si era fatta così tonda era davvero difficile. Oltre che molto faticoso. Non le era sfuggito un certo nome, nel lungo elenco di gente che non conosceva e di cui gli importava il giusto: quello di una certa Rachel. Se lo fissò bene nella mente, il caro zombie avrebbe dovuto darle una spiegazione, di questo ne era certa. Shyvana le era stato di un aiuto formidabile, anche se a sua insaputa: Misaki avrebbe potuto così sapere di cosa argomentare, per non dover cedere alla prima stoccata del proprio amante. Tuttavia ora aveva una sfida a cui doversi sottoporre: le aveva appena dato della debole di cuore. Non lo era mai stato e negli ultimi tempi si era fatta una certa corazza, oltre a vedere le cose in maniera totalmente differente. "Non preoccuparti per me, anche se non posso fare certe cose, basta che te non mi attacchi e tutto andrà bene, non credi? E poi con quel golosone me la vedrò io, conosco un paio di metodi per rabbonirlo, non preoccuparti." Si alzò dalla sedia a dondolo e dopo aver attivato la lanterna le fece sparire entrambe. Ora aveva una specie di patto da fare con la ragazza al suo fianco. "Se vuoi, io posso insegnarti tutto ciò che vuoi sulla vita di noi semplici umani, anche sull'amore e sulle relazioni con gli altri. E magari io potrei venire a caccia con te... Se vuoi." Una richiesta semplice e sincera. Le era venuta in mente sentendo il suo racconto: aveva collaborato con le lanterne e lei e i suoi si erano presi i corpi, mentre Thresh e gli altri avevano preso le anime. Proprio ciò di cui lei aveva bisogno.
     
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70 replies since 4/5/2015, 10:58   685 views
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