Roma nun fa la stupida stasera, damme 'na mano a faje di de sì

Per Grimm

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  1. †_†yun yun †_†
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    Quanto sei bella Roma quand'è er tramonto
    quando l'arancio rosseggia
    ancora sui sette colli
    e le finestre so' tanti occhi,
    che te sembrano dì: quanto sei bella.
    Oggi me sembra che er tempo si sia fermato qui,
    vedo la maestà der Colosseo
    vedo la santità der cupolone,
    e so' più vivo e so' più bbono
    no nun te lasso mai
    Roma capoccia der mondo infame



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    Misaki era stanca. Non ne poteva più. La settimana appena passata era stata un inferno. La seconda peggiore della sua vita. Forse. A volte è difficile stabilire quale sia la cosa più brutta che ci è capitata. Lei in quel momento si sentiva così. Quattro giorni prima, la sera tardi, aveva ricevuto una chiamata dall'ospedale del paesino dove era nata: i suoi genitori si trovavano lì in gravissime condizioni. Aveva fatto una corsa disperata, a cavallo della sua Ducati, pur di giungere in tempo. Voleva dire loro quanto li amava, di non lasciarla da sola. Invano. Quando finalmente era riuscita ad arrivare in Sicilia, i suoi genitori erano morti e a lei non restava che piangerli e rimboccarsi le maniche. Il giorno dopo si tennero i funerali, a cui avevano partecipato quasi tutti gli abitanti della costa. Molte braccia l'avevano consolata e abbracciata. Gli occhi cerchiati di rosso, le guance rosate solcate da righi di lacrime abbondanti, un vestito nero, appartenuto a sua madre. La mattina seguente aveva venduto la casa: non le importavano i soldi in quel momento. Non le interessava assolutamente niente del mondo intero. Voleva solo fuggire via da quel luogo carico di ricordi d'amore e di giovinezza. Quel giorno disse addio a molte cose. Prese alcuni oggetti inseparabili, qualche album di foto, un pupazzo di quando era piccola, un paio di vestiti della madre, la valigetta del padre. Senza salutare nessuno era ripartita per la capitale. Come in trance macinò chilometri su chilometri, con le lacrime che ancora le bagnavano il viso. Quando raggiunse il suo appartamento, si gettò sul divano, stringendo al petto il peluche e pianse senza ritegno finché la notte scura non la avvolse.
    Ed eccoci al quarto giorno. La sveglia le aveva fatto capire che il mondo continuava e che doveva andare a lavorare. L'arpia che aveva per capa non fu comprensiva né indulgente, donandole il doppio del lavoro. Quella mattina non riuscì a mettere se stessa nelle proprie creazioni. Le ritornavano in mente i ricordi legati alla madre di quando le aveva insegnato a cucinare. Staccò dal lavoro tardi, nel pomeriggio. In un lampo fu a casa, dove si lavò e si preparò per uscire. Indossò un paio di shorts neri, un top anch'esso nero e aderente. Ai piedi un paio di anfibi alti, mal allacciati. E uscì. Un tramonto rosso sangue colorava la città. Sempre in sella alla moto, andò a prendere una sua collega di lavoro nel luogo dove stabilito: avevano programmato una serata alcolica, per sfogarsi e lasciarsi andare. Misaki ne aveva bisogno.
     
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    "Proprio un bel regalo zio..... Pffff" si trovò a pensare Zero dal suo posto in aereo diretto a Roma per una vacanza regalata dallo zio. L'unica cosa che gli dava conforto era l'mp3 ed i disturbed con il loro ritmo pesante ed incalzante, il viaggio per roma sarebbe durato 2 ore senza troppi scambi e ritardi. Intanto che ascoltava la musica, leggeva un dizionario italiano per rispolverare il suo che era molto arrugginito dai tempi in cui un suo cugino glielo aveva insegnato tutto fiero di se stesso e della sua parlantina fluida. Quando riuscì a tentoni ad intavolare un discorso nella lingua italiana, pensò bene di ricontrollare attentamente la lettera in cui suo zio gli spiegava per filo e per segno cosa gli aveva preparato per l'arrivo a Roma. Una Kawasaki Ninja per potersi spostare, una stanza in un hotel in centro e un pò di soldi in un conto per passare bene la settimana che gli si parava davanti, e si trovò a pensare tra se e se:"Ma chi me lo fa fare di guidare una kawasaki? Scusami tesoro, prometto che lo farò solo per stavolta." Tutto questo solo dopo 30 minuti sulle 2 ore che gli si paravano davanti..... "sarà un viaggio molto lungo". All'arrivo nel aereoporto di ciampino, la prima cosa di cui si dovette preoccupare fu prendersi la valigia ed eseguire un controllo doganale, dopo sarebbe andato al parcheggio dove lo aspettava la moto in affitto e sarebbe sgommato a tutta birra verso l'hotel in centro per farsi una doccia ed una lunga dormita di ristoro.
    I giorni passarono piuttosto in fretta tra turismo e cene nei ristoranti, ma quella sera aveva bisogno di emozioni e adrenalina allo stato puro e le avrebbe trovate solo sottoponendosi ad un alcool tour in piena regola. Dopo la doccia, diede un occhiata all' armadio per vedere cosa poteva indossare quella sera e optò per uno stile centauro/punk. T-shirt nera con un teschio stampato, pantaloni di pelle nera strappati sul ginocchio destro molto attillati, anfibi neri e giubbotto di pelle della dainese nero e arancio. Dopo essersi vestito e prepaato a dovere, saltò in sella alla moto e quando la accese esclamò con tono divertito "Stasera, conquisterò Roma e le sue bellezze!" e si avvio a tutto gas verso l'ignoto.

    Scusa la lunga attesa e volevo dirti che le frasi in blu sono i pensieri quindi se non va bene avvisami per piacere
     
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  3. †_†yun yun †_†
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    Il mondo girava. Giravano le stelle e le luci della notte. Giravano i cocktail e le bibite sugli scaffali. Giravano le persone sedute e quelle in piedi. Girava lei stessa, ballando una canzone che era solo nella sua testa, abbracciata alla sua amica. Tutto le vorticava intorno, confuso. Rideva senza remore, beveva come se non ci fosse un domani. E in fondo si augurava che davvero fosse così. In mano teneva un bicchiere di vetro, pieno di un liquido azzurrognolo. Oscillava pericolosamente nella sua presa rischiano o di cadere o di versarsi addosso a qualcuno. La sua collega le disse qualcosa all'orecchio e Misaki scoppiò a ridere. Non importava il senso della frase. Rideva e basta. Quello era il terzo bar che giravano e non sarebbe certo stato l'ultimo. Se solo non fosse arrivato lui. Un uomo alto, moro sulla trentina. In un attimo s'era avvinghiato alla sua amica. Dopo un paio di occhiate per conoscersi, avevano deciso che per quella notte l'uno andava bene per l'altra. Un paio di moine ed erano spariti. Le aveva chiesto scusa tra le labbra, raggiante, in attesa di una nottata movimentata. La salutò agitando la mano libera e poi si sedette al bancone del bar. "Un doppio whisky per favore." Biascicò al barista. Questi la osservò, per capire se avrebbe retto la portata dell'alcool, poi scrollò le spalle e prese un bicchiere. I minuti passavano e lei continuava a bere. E man mano che beveva i ricordi dolorosi scivolavano via, lasciandola leggera e pesante allo stesso tempo. Lentamente si accasciò sul piano di marmo, ciondolando la testa a destra e sinistra. Non appena alzò lo sguardo vide il mondo che vorticava ancora più veloce di prima. Sapeva che non era ancora arrivata al momento del rigurgito, nonostante avesse bevuto quanto un uomo normale. Era abituata a bere fin da ragazzina e da piccola aveva anche vinto diverse gare di sciacqui. In più il suo paese natale vantava la produzione di un superalcolico di prima categoria: lo squalo. Era un liquido violaceo, dagli ingredienti segreti. Era talmente forte che quando uno lo buttava giù ingoiava il fuoco vivo. E lei lo adorava sopra a tutti gli altri. Solo che a Roma non c'era. Un vero peccato. Cercò di capire in che parte di mondo si trovasse e che ore fossero. Si alzò barcollando con un unico pensiero. La propria moto. Da quanto tempo era là? L'avrebbe ritrovata sana e salva? L'aveva parcheggiata in un angolino un op' riparato, vicino al Colosseo. Uscì fuori, lasciandosi sferzare il viso dal fresco della notte. A passo svelto ma barcollante si diresse verso la sua amata Ducati. Se le fosse successo qualcosa, sarebbe morta. Letteralmente.

    Va benissimo anche il doppio colore, non preoccuparti grimm -.^
     
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    Le strade poco affollate e con poche curve offrivano la possibilità di correre libero con la moto e di certo non ci avrebbe pensato due volte a lasciarsi sfuggire l'occasione. Da quella che si prospettava essere una serata di bagordi, stava diventando invece la serata più noiosa di sempre visto che ogni locale in cui era stato, da quelli consigliati dagli amici che erano già stati in italia prima di lui ai locali più in voga sulle locandine, si rivelarono invece essere un fiasco totale sotto tutti i punti di vista. Aveva bevuto, uesto è vero, ma non era minimamente sbronzo e allegro visto che il modello di ragazze che offrivano i locali erano tutte delle ragazzine a cui frega solo di quello che uno aveva nel portafoglio, piuttosto che al carattere o alla bellezza del suddetto. Tutto ciò lo stava solo agitando e innervosendo al punto che si trovo a pensar se non fosse stato meglio tornarsene in hotel a dormire e finire la serata piuttosto che girare a vuoto per locali che non avevano nemmeno metà di quello che offrivano. La sola cosa che lo distolse dal pensiero fu il bisogno di fare benzina e dare una mescolata alle carte che aveva in testa sui possibili posti che ancora non aveva visto quella sera. All'improvviso, un lampo si illuminò nella sua testa, di giorno era stato al colosseo come turista e dato il traffico mattutino non si era goduto per niente il tour ma la sera invece? Un giro intorno al colosseo sgombro dalla gente e dalle macchine sembrò un boccone prelibato e difficile da rifiutare tanto che deciso che avrebbe preso la palla al balzo e avrebbe scaricato tutto se stesso in una giostra ad alta velocità intorno al simbolo di Roma. Fece il pieno, chiuse bene il giubbotto e si allacciò il casco, saltò in sella alla moto e dopo averla accesa partì a tuto gas come se non ci fosse un domani verso la giostra dell'adrenalina e del divertimento "Se non posso prendermi una sbronza colossale almeno avrò la scarica di adrenalina al colosseo!". Il viaggio verso il colosseo non gli prese molto tempo data l'assenza di traffico e quando si trovo davanti al suo obbiettivo, si fermò per ammirare quello che nell'antichità era il teatro degli spettacoli più cruenti e sanguinari nella storia. Era lì, davanti a lui, niente lo avrebbe fermato da quello che aveva in mente anche a costo di slittare e rompersi tutte le ossa avrebbe girato tutta la circonferenza di quel capolavoro. Mise la prima, apri la manopola del gas al massimo e partì impennato come uno stallone nelle praterie quasi rischiando di cadere di sella e rompersi la schiena, ma non gli importava nulla e voleva partire nel modo giusto. Giunto a metà giro, vide in lontananza una figura che si muoveva ciondolano qua e là e che stava per entrare dritta dritta nella sua traiettoria, "OH MERDA!" escalmò mentre cercava di frenare per non investirla, e se non avesse messo in derapata la moto in quel momento sarebbe finita in tragedia.
     
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  5. †_†yun yun †_†
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    Fortunatamente aveva messo gli anfibi. Sbronza, sui sampietrini, con i tacchi alti, avrebbe sicuramente detto addio a qualche legamento. Eppure raggiungere la sua amata ducati, sembrava un'impresa titanica. A volte pareva che il mondo le volesse picchiare sulla faccia, altre invece sembrava che la afferrasse per le spalle, pronto a tirarla giù. Procedeva a piccoli gradi, inciampando sui propri piedi. Un paio di volte cadde per terra, battendo delle sonore sederate. Per sua fortuna, qualunque ora fosse, per le strade non c'era nessuno. In pochi si avventuravano di notte alla guida: troppi divertimenti da un lato e troppi pericoli dall'altra. Anche lei rischiava. Se si fosse messa a cavallo della moto in quelle condizioni, non avrebbe guidato bene, avrebbe rischiato la propria incolumità e quella della moto stessa. Inoltre se una pattuglia di vigili pinguini l'avesse fermata le avrebbero ritirato il mezzo. Ma questi sono pensieri che fanno le persone sane. Soprattutto le persone sobrie. E lei in quel momento non lo era proprio. Si resse la testa per l'ennesima volta, cercando di capire se la direzione era giusta. Ma in quel momento non riusciva a fare differenze. "In fondo... Tutte le strade portano... a Roma, no?" Si chiese ad alta voce, biascicando. Una battuta deprimente, che non avrebbe mai fatto se non avesse bevuto a quel modo. Dei ragazzi vicino a lei ridacchiarono. Forse l'avevano sentita. Ma non era importante. Ora voleva solo la sua piccolina. Solo la sua bambina. Era l'unica cosa che aveva, per cui provasse affetto, oltre ai pesci tropicali. Le venne anche il singhiozzo. Ottimo. Ora era un'ubriaca che sobbalzava ad ogni piè sospinto. Eccellente. Ma la sua testa annebbiata dai fumi dell'alcool se ne fregava della reputazione. E allora decise di cantare, giusto per tenersi un po' di compagnia.

    "Semo trasteverine e nun tremamo
    paura nun avemo de nisuno..."


    Non aveva mai avuto una bella voce, né tanto meno l'intonazione, ma adesso sì che era inascoltabile! Eppure non le importava. Non le interessava della gente intorno, non aveva alcuna premura. Era sola al mondo e nessuno avrebbe potuto dirle niente. Nessuno l'avrebbe mai giudicata. E si sentiva proprio come la protagonista della canzone. Non aveva paura di nessuno. Forse avrebbe dovuto. Se non si fosse messa a cantare a squarciagola, avrebbe sentito sicuramente il rombo familiare di una moto che si avvicinava. Se non fosse stata ubriaca avrebbe potuto benissimo scansarsi. Ma lei continuava imperterrita:

    "C'avevmo bona lingua e mejo mano
    c'avemo bona lingua e mejo mano..."


    Vide un paio di fari illuminarla a giorno. Li guardò come in trance, mentre finiva la sua canzone con un bell'acuto finale. Vide il musetto affilato farsi sempre più vicino e pericoloso, ma non si mosse. Non poteva. O forse più semplicemente non voleva. Aprì le braccia e in attimo realizzò quello che stava accadendo, il suo istinto di sopravvivenza si mosse pigro, lento, offuscato dall'alcool. Ma quando la moto si fermò a pochi centimetri da lei era di nuovo sana. Anche se la mente era più lucida il suo corpo era fiacco. Non sapeva cosa fare. Così, giusto per allentare la tensione alzò una mano per salutarlo: "Seeeeeera!" Esclamò, la voce tra l'imbarazzata e lo spiritoso. Poi mosse i primi passi per raggiungere la sua moto. Forse era meglio se si dileguava...
     
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    Lo strepitare dei pneumatici, il cigolio della moto inarcata e le mani che tremavano, ecco le uniche cose che sentì prima che la moto si fermasse del tutto. Il suo viso già chiaro, sbiancò letteralmente per lo spavento che si era preso. "PORCA MISERIA!" quella era l'unica cosa che pensava in quel momento e che lo avrebbe accompagnato ancora per un po'. Davanti a se vide una ragazza dai lunghi capelli nocciola che incorniciavano un tenero viso accentuato da occhi nero corvini ma dall'espressione si poteva intuire facilmente che non fosse molto lucida in quel momento ed il fatto che invece di scansarsi gli si parò davanti non giocò certo a suo favore. Quasi stizzito da quel saluto che suonava come una presa per o fondelli, scese di moto e si tolse il casco imprecando "Ma sei ammattita? Cos'è, cercavi un modo per farla finita??" il suo sguardo ero un misto tra la paura e la rabbia per quella situazione irreale, cosa voleva fare? Perché non si era scansata? La sua testa stava scoppiando e pure la gran voglia di prendere a calci qualcosa. In un modo o nell'altro, riusci piano piano a riprendere fiato e lucidità quel tanto che bastava per controllare in che stato fose la ragazza "graffi non ne vedo, lividi neanche quindi dovrebbe stare bene.... anche se è ubriaca da morire" pensò con molta calma, quando riusci a far il quadro della situazione si avvicino piano a lei per vedere se fosse almeno in grado di rispondere a qualche domanda "cosa ci fai qui da sola a quest'ora? Hai bisogno di aiuto?" non disse altro per non sovraccaricarla troppo pensando che fosse sotto choc magari. Mentre aspettava una qualche risposta, i suoi occhi tornarono ad osservarla con più attenzione. Indossava un top ed un paio di shorts entrambi neri e molto aderenti che risaltavano molto bene le sue forme. "Questa si che è una ragazza come si deve" pensò tra se e se allibito da tanta bellezza e tranquillità ma soprattutto da tanta noncuranza del pericolo. Se il destino doveva far roteare la pallina nella roulette, sarebbe stato quello il momento più adatto.
     
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  7. †_†yun yun †_†
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    Si sentì gridare alle spalle. Le parole le suonarono come un rimprovero e un'offesa allo stesso tempo. Si fermò, chiuse forte gli occhi e li riaprì cercando l'equilibrio. Si voltò verso il centauro. Sembrava decisamente in collera con lei. Si era tolto il casco, liberando una chioma selvaggia di capelli argentei. E un viso bianco come un fantasma. Ridacchiò tra i denti al sol pensiero che si era tanto impaurito. Si mise la mano destra sul fianco, facendo ondeggiare verso l'esterno la rispettiva anca, mettendosi in una posa simile a quella che assumevano le modelle in fondo alla passerella. Lo guardò con i suoi occhi neri, inclinando leggermente la testa verso il basso, come in tono di sfida. "Non stavo affatto cercando di farla fffinita. Sei te in errrrrore. A ggggiudicare dalla fffrenata, aaaandavi molto veloce." Parlava strascicando le lettere che facevano fatica a uscirle dalla bocca. Maledizione, odiava impastare in quei frangenti. Così, come per recuperare il controllo sulla propria bocca, si tirò uno schiaffo sulla guancia. Lo schiocco fu forte, producendo un rumore secco, facilmente distinguibile da tutti. Per essere sicura, si tirò uno schiaffo anche sull'altra guancia, tanto per non fare differenze. Provò a muovere la mascella e la bocca stessa, saggiandone la reattività. Adesso sembrava stare meglio. "Ti ringrazio, sto bene e non ho bisogno di aiuto." Rispose parlando con molta calma, per essere certa di non infilare troppe consonanti nel suo discorso. Lo guardò negli occhi, cercando di rassicurarlo con lo sguardo. Poi spostò la sua attenzione verso la moto dello sconosciuto. Una bella kawasaki. Era proprio vero: i giapponesi non capivano niente di auto, ma avevano gusto per le due ruote. Si avvicinò ad essa, guardandola come si potrebbe guardare un magnifico leopardo: affascinata, rapita e invaghita. Le fece una carezza, come se fosse una fiera indomita. Poi guardò nuovamente il proprietario. "E' una bella bambina, ma penso che non regga il confronto con la mia" Gli disse con voce leggermente modulata. Poi si girò voltandogli le spalle. Adesso camminava più aggraziata, quasi più seducente. Si mise a ondeggiare leggermente i fianchi mentre si avviava verso la sua moto. Aveva notato gli sguardi che gli lanciava il ragazzo. Sembrava che la stesse mangiando con gli occhi e questo le faceva davvero piacere. Dopotutto la sua amica aveva trovato con chi divertirsi... E adesso magari era arrivato il suo turno.
     
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    Passandosi una mano sui capelli argentati, continuava a fissare la ragazza e i suoi movimenti che non capiva se erano causati dall'alcool oppure da una strana forma di pazzia. Quella posa da diva, il modo in cui si avvicinava un pò ancheggiante e il modo in cui si prese a schiaffi da sola provocarono una lieve risata sommessa per lo spettacolino a cui assisteva, ma ben presto lo sguardo si fece serio quando lei posò lo sguardo sulla moto con l'aria di chi sta ammirando un capolavoro in un museo "se fa così per la kawasaki che non è nemmno mia, figuriamoci che farebbe con la mia Thriump" pensò tra se e se mentre lei scrutava la moto con le dita con fare sinuoso e leggiadrò come se si trovasse nel proprio elemento naturale oppure come se stesse accarezzando un gatto. Dopo quell'affermazione, lei fece per girarsi e avviarsi da qualche parte e in lontananza notò una moto anche se all'inizio non aveva capito cosa fosse, ma dopo averla riconosciuta, Sogghignò con un fare molto divertito ed eccitato allo stesso tempo. "Dici che non posso reggere il confronto? Perché non lo proviamo subito, signorina?" Il tono eccitato con cui lo disse stupì pure lui, l'idea di gareggiare contro una belva italiana lo eccitava ad altissimi livelli, come la ragazza del resto. Fece per montare in sella e quando stava per indossare il casco si fermò e decise che se doveva correre, avrebbe voluto sentire il vento fra i capelli come uno stallone che corre libero nella prateria. Era pronto, determinato e molto eccitato ma un'ultima domanda uscì dalla sua bocca "Posso sapere il tuo nome? Il mio è Zero, ma molti mi chiamano bloody" .
     
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  9. †_†yun yun †_†
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    Una gara? Aveva capito bene? Quello che fino a poco prima aveva rischiato di investirla adesso le proponeva di correre. Non era una cattiva idea. Sentiva il bisogno di fare qualcosa di pazzo e questo sicuramente lo era. Forse anche troppo. Era ubriaca. Come poteva pensare di mettersi alla guida in quelle condizioni? Sicuramente sarebbe cascata alla prima curva. Eppure... Eppure l'idea id sfidarlo non le dispiaceva. Un po' di competizione faceva bene al suo spirito infiacchito dagli eventi. Una vocina dentro di lei le diceva di non farlo, di lasciar perdere la sfida, di andare a casa, prendersi un antidolorifico e andare a letto. No. Il suo spirito combattivo ebbe il sopravvento, portandola ad accettare la folle richiesta. "Va bene. Accetto la sfida." Raggiunse la sua piccola ducati. Tirò fuori le chiavi e mise in moto. In quel piccolo spazio angusto in cui si trovava, il caldo rombo rimbombò oltre l'immaginabile, simile ad un tuono. Inserì la marcia e portò la sua piccola alla luce del lampione. Nera fiammante, con i cerchioni in oro, così come tutte le rifiniture. Gli specchietti aggressivi e la marmitta modificata. Aveva speso un patrimonio per renderla a quella maniera ma ne era assolutamente soddisfatta. Si infilò il casco al braccio e diede gas, sembrava il ruggito di un leone. Guardò il ragazzo con i capelli argentei, che si presentava. "Casa mia, regole mie. Facciamo a chi arriva primo qui?" Disse ignorando le regole di etichetta. Prese uno dei nastri rossi che sempre aveva dietro e lo legò sommariamente ad un lampione lì accanto. Poi fu di nuovo conscia al mondo circostante, con l'adrenalina che pian piano prendeva il sopravvento, annebbiando l'effetti dell'alcool. "Se vinci, ti dirò come mi chiamo." E detto questo partì sgommando, senza aspettare risposta né avvertendolo che sarebbero partiti. Fin da subito mise tutta se stessa in quella gara, sfruttando le sue numero conoscenze. Il Colosseo era stato nei secoli precedenti teatro di gloriose battaglie, anche navali. Vi si erano sfidati gladiatori, eroi e schiavi. Quella notte la sfida sarebbe stata fuori dalle sue possenti mura. Ma ancora una volta avrebbe assistito ad una gara. Misaki impostò la prima curva, piegando. La moto si piegò dolcemente al suo volere. Vide i sampietrini sempre più vicini a proprio corpo. Gli occhi erano concentrati sulla strada davanti a lei. Appena arrivata ad un terzo della curva aprì e dette gas, sfruttando l'attimo. Non cercò nemmeno con lo sguardo il suo avversario. Aveva troppa voglia di vincere.
     
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    In termini di potenza non partiva certo avvantaggiato, ma aveva fiducia nelle sue abilità di pilota e lei sembrava ancora mezza ciucca quindi avrebbe avuto una qualche speranza se accettava. Quando lei accettò la sfida, il cuore schizzò alle stelle per la felicità, finalmente avrebbe avuto un bel brivido di adrenalina pura per rimediare alla noia e dato che l'alcool ch aveva ingerito era stato smaltito poteva star certo di non perdere. O almeno, dsrebbe stato così se non fosse stato che al primo ruggito della ducati capii che quella moto era tutto fuorchè originale, Ruggiva come un leone che caricava contro una preda e la fiducia di avere qualche possibilità si avvicinava pericolosamente allo 0%. "Mi sto amaramente pentendo di aver lanciato la sfida..... Quella belva mi polverizza subito alla partenza." la sua avversaria sembrava tornata magicamente sobria, se prima aveva qualche dubbio, ora non ne aveva più. ”Va bene signorina, ci sto.” Disse seguendo i suoi movimenti mentre legava un nastro dei suoi splendidi capelli ad un lampione vicino, nel frattempo si preparava ad accendere la moto e poggiare il casco nelle vicinanze. “Respira,respira, ce la puoi fare, abbi fiducia in te stesso Zero” Ripeteva nella sua testa come un mantra mentre si preparava a correre, una corsa per un nome, la cosa lo elettrizzava ancora di più e l'adrenalina cresceva a grandi passi. Quando lei parti senza via e senza correttezza, rimase sbigottito per qualche secondo ” Ma guarda tu, questa gattina è una giocherellona. Mi piace, la desidero!” Disse con soddisfazione mentre partì a gas spalancato per recuperare lo svantaggio iniziale, pur di recuperare, decise che avrebbe preso le curve in modo più stretto nella speranza di riacchiapparla. Lei era molto,troppo avanti e la moto era troppo potente per sperare di superarla in modo tranquillo, la sua faccia quasi lisciava il terreno mentre recuperava lo svantaggio e il suo sguardo era fisso su quella leonessa nera che ruggiva con forza. ”Forse non vincerò, ma sarà uno dei più bei ricordi di questa vacanza romana. Zio, per ringraziarti ti porterò un cassa di chianti.” pensava senza schiodare lo sguardo dalla ragazza, l'eccitazione che provava in quel momento era bellissima.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    Sentì il rombo della kawasaki dietro di te e in quel momento capì come dovesse sentirsi una preda, quando viene inseguita dal cacciatore. Rise selvaggia, dando ancora più gas. La competizione era ormai entrata nel vivo dei giochi e per quanto fosse grande il Colosseo non era infinito. Ben presto avrebbe rivisto il proprio nastro svolazzare. Dallo specchietto laterale cercò con un'occhiata fugace di individuare il proprio inseguitore e lo intravide lì, vicinissimo a lei. Non avrebbe perso così facilmente e se voleva mantenere alto l'orgoglio, doveva per forza dare tutta se stessa. In quel momento decise di rischiare, di osare oltre i limiti mentali. Si incurvò ancora di più, sdraiandosi sulla moto, le sue curve aderirono perfettamente a quelle della ducati e le due parvero fondersi insieme, tant'erano unite. Scalò in quarta, per aumentare i giri, avrebbe potuto avvertire come un rifiuto della sua stessa vettura a quel comando. Sbirciò un'ultima volta dallo specchietto e si mise il più possibile davanti a zero, per parargli la strada. Non cambiava marcia. Aspettava che lui decidesse di sorpassarla, o provare a scartare di lato. Solo a quel punto avrebbe aperto in quinta, la moto sarebbe come balzata in avanti, come una molla che viene trattenuta troppo a lungo. Avrebbe ruggito prepotente, schizzando in avanti. Misaki avrebbe visto davanti a sé comparire il nastro, sempre più vicino, sempre più vicino. Eccola, la vittoria era ad un passo da lei. Allungò il braccio sinistro per afferrarlo, pronta ad affrontare la vittoria...
     
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    Giunto a metà del Colosseo, era riuscito a raggiungere la sua avversaria e si era appiccicato alla sua ruota posteriore ma non riusciva in alcun modo ad aprirsi uno spiraglio per passare avanti. Il rombo delle due moto echeggiava nella strada sgombra in modo assordante e continuo, il Giappone contro l'Italia, la tecnica contro la potenza. A tre quarti del Colosseo, vide che si stava aprendo un passaggio di lato in cui avrebbe potuto sorpassarla, ma c'era qualcosa che non tornava..... Se lei, fino ad ora non aveva concesso spazio per sorpassare, ora perché lo faceva? Non aveva senso. Si tenne attaccato a lei, intenzionato a provare un piccolo trucchetto imparato nelle strade londinesi, inserendo la quarta accelerò il tanto che bastava per affiancarsi a lei ed aspettava solo che lei facesse una qualunque mossa per sorpassare di nuovo e lui avrebbe accelerato in quinta per fregarla. Il nastro era in vista, ancora poco e si sarebbe deciso tutto, la mano sporgeva per afferrarlo...
     
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  13. †_†yun yun †_†
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    Conosceva Roma come le sue tasche. Soprattutto certe zone del centro. Quante volte aveva girato per le strade deserte della notte, quante quelle piene di traffico dell'ora di punta. Sotto la pioggia, sotto la neve e col sole battente. Aveva scoperto scorciatoie e paesaggi incantati tra le vie dell'antica capitale. Era ovvio che se aveva accettato quella sfida, nelle sue condizioni, allora aveva già in mente un piano di riserva. Non avrebbe mai potuto vincere da sobria, nemmeno con la potenza dei suoi cavalli. Per quanto ci avesse provato, nelle curve era stata imprecisa e pian piano il suo avversario aveva recuperato terreno. E da qui era entrata in gioco la sua strategia: fargli credere che l'unico modo che lei aveva per poter vincere era quello di tagliargli la strada. Errore. Lei aveva già un piano ben ponderato nella mente. Sapeva dell'esistenza di un piccolo dosso pedonale, nella parte interna della carreggiata. Non avrebbe certamente buttato per terra Zero, se era un bravo pilota, ma sicuramente lo avrebbe costretto a rallentare per non rischiare di venire sbalzato. Oppure avrebbe dovuto aggirare l'ostacolo, portandosi più lontano al lato di dove sventolava il suo nastro. Qualcuno avrebbe potuto giudicarla scorretta. In effetti era una trappola ben congegnata, ma in amore e in guerra tutto è lecito. E lei odiava perdere sopra ogni altra cosa. Mancava veramente poco al dosso, lei poteva già vederlo. All'ultimo secondo scartò di lato e accelerò, facendo quasi impennare in un ruggito la propria moto. Il tempo sembrò rallentare mentre sentiva la frescura della notte scompigliarle i capelli. Alzò lo sguardo fiero e si diresse al lampione, certa ormai di essere la sola e unica vincitrice.
     
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    Non lasciava la presa, quella ragazza non voleva mollare la prima posizione ma certamente non si sarebbe arreso senza combattere. La ruota anteriore non si staccava dal culo della ducati di un millimetro, segno che nonostante fosse bardata a dovere, chi guidava non era nello stato migliore ergo c'era una possibilità di superare. ” devo farcela, devo vincere, al minimo errore sarai mia!” era l'unico pensiero che girava a rotazione nella sua testa mentre calcolava ogni minima mossa che lei faceva. Ad un certo punto, lei accelerò e si spostò di lato, come se davanti si fosse parato un muro.... Ma in realtà era un dosso pedonale al lato del nastro ”Accidenti! Mi ha giocato!” per quanto fosse bravo, non poteva certo spaccarsi la testa in un dosso. Con un brusco gesto rallentò e passò sopra al dosso con non poche imprecazioni mentre osservava la sua avversaria che andava al traguardo a prendersi la gloria. Sembrava una valkirya che sta cavalcando verso il valhalla dopo una guerra e non potè che essere affascinato da tanta bellezza e maestosità.
     
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  15. †_†yun yun †_†
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    Afferrò il nastro che sembrava aspettare il ritorno della propria padrona. Se lo arrotolò intorno alla mano, alzata verso il cielo in segno di vittoria. Per festeggiare diede gas facendo impennare la propria moto. Da brava equilibrista sfrenata si tirò su, mettendosi in piedi, come una cavallerizza che si alza un attimo prima che il cavallo salti l'ostacolo. Tuttavia si rese subito conto che non era molto saggio cercare di mantenere l'equilibrio su una ruota nel suo stato. Tornata a terra raggiunse Zero che sicuramente era rimasto di sasso dalla sua mossa. Si avvicinò, la moto rombava placida sotto di lei. Un sorriso soddisfatto le incorniciava i sentimenti. "Beh Zero, sembra che abbiamo una vincitrice" Gli disse quasi altezzosa. In realtà lei era una persona molto alla mano, ma in quel momento il senso di vittoria e di potenza era talmente grande da farla risultare quasi antipatica. Rimase a cavalcioni della sua piccola ad osservare il suo sfidante. Era un peccato finire a quella maniera la serata, ora che era più vigile e con un carico da mille di adrenalina in circolo. Così decise di cambiare strategia. Lo guardò con occhi diversi, come se fosse una pantera lei stessa. Si accucciò sopra la moto, sdraiandosi quasi sul serbatoio. Carezzava la sua bambina distrattamente. Sapeva di non essere particolarmente provocante: non aveva quel tipo di fisico capace di far girare la testa ai morti. Era ben proporzionata, ma non aveva quelle curve dirompenti e mozzafiato. Così sopperiva il tutto con gli atteggiamenti provocanti. Mise su un'espressione carica di aspettative mentre lo fissava. Ovviamente però, visto che lei aveva vinto, non avrebbe fatto la prima mossa. Sarebbe toccato a Zero farsi avanti e provare a conquistarla. Lei dopo una debole resistenza, avrebbe ceduto più che volentieri. In fondo era quello che voleva da quando era quasi finita sotto la sua moto.
     
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