Dolcezza in polvere

x Yun

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    "Oseresti far perdere così tanto sangue alla tua donna in stato interessante? Guarda che qui potremmo essere in due, eh!" Lo prese in giro bonariamente. Prima di concedersi nuovamente a certi giochetti preferiva avere bene le idee chiare sulla sua condizione. Il non morto aveva in mano il suo corpo e lei, per il piacere di entrambi non vi si sarebbe sottratta. Ma se davvero era incinta voleva che la gravidanza procedesse senza intoppi, nel suo più regolare svolgimento. Era il suo istinto materno a proteggere il feto. Perché la sua mente era come compromessa. Mai si sarebbe sottratta a pratiche che prevedevano un puro divertimento tra loro. Ma anche solo riuscire a formulare quei pensieri le costava una fatica indicibile, presa com'era dalla situazione attuale. Per agevolare i movimenti di Thresh lo seguì come meglio poteva, divaricando ulteriormente le gambe. Cavolo quant'era eccitata. Con la sola stimolazione del seno si sentiva già più che pronta e bagnata per accogliere la sicura ed enorme erezione del suo amante.
    Sebbene il non morto sembrasse pieno di attenzione e riguardi nei suoi confronti, decise di torturarla comunque. Attaccando la sua mente. Sentiva la calda asta strusciarle contro la sua fradicia intimità, sentiva il desiderio di entrambi crescere verso picchi elevati ma... Basta. Tutto lì. Le faceva assaggiare tiepidamente l'oggetto del suo desiderio, resistendo però all'impulso di penetrarla. E quindi eccolo lì, davanti a lei, entrambi pronti a godere della reciproca carne eppure entrambi risucchiati in un vortice di lenta stimolazione. Misaki represse un ringhio di pura frustrazione tra le labbra. Sapeva che l'attesa del piacere l'avrebbe fatta godere ancora di più. Avevano già sperimentato l'effetto che aveva su di lei. Eppure era così... Così... Così snervante l'attesa che si sarebbe volentieri impalata da sola. Ma non lo fece. Represse ogni istinto di possederlo, lasciandosi conquistare dal suo gioco di perversa seduzione, in balia di un pazzo, sadico torturatore. Come aveva fatto ad innamorarsi di un uomo così? Solo il cielo poteva saperlo!
    Non osava cercare di sbirciare la situazione in basso, ma era più che sicura che nella parte di tavolo dove poggiavano le sue natiche, si stava lentamente formando una macchia di liquido appiccicoso, succo del suo stesso piacere. Sentiva che lentamente i suoi umori sgorgavano fuori, scendendo inesorabilmente verso il basso. Ah, che splendido modo per festeggiare! Tuttavia lei stava arrivando al limite. Sentiva che se non lo avesse sentito dentro di sé, avrebbe perso il senno. Così sfoderò la sua arma migliore:"Thresh... Prendimi... Fammi tua, ora più di sempre" Ogni donna sapeva quando era il momento giusto per mostrarsi sottomessa e disperata. E quale gentleman del sesso si sarebbe tirato indietro di fronte ad un invito così esplicito? Il non morto aveva a sua disposizione un'intimità calda e bagnata, pronta ad accoglierlo al proprio interno. Certamente non avrebbe aspettato troppo a lungo per farla nuovamente sua.
     
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    Come resistere ad una simile tentazione? Misaki era stata plasmata per soddisfare ogni desiderio e perversione di Thresh, il non morto si sentiva talmente eccitato e soddisfatto che avrebbe iniziato a penetrarla da subito senza la minima esitazione. Ma c'era una lezione che le aveva già impartito a Misaki, l'impazienza porta ad esaurire immediatamente il proprio desiderio, ed è un peccato non gustarlo dall'inizio alla fine in ogni sua sfaccettatura.
    Allora ti farò gridare così tanto che la bocca ti si squarcerà da sola...
    Un ghigno perverso si dipinse sul suo volto, poi finalmente la mano tornò sulla verga bollente, sempre più desiderosa di lei. La sfregò energicamente su quella calda intimità più volte, facendole saggiare calore e consistenza ma soprattutto la sua incontenibile eccitazione. Non si limitò ad una sola, le fece sentire molti dei suoi respiri sulla pelle prima di penetrarla e neanche per un istante smise di fissarla direttamente negli occhi. Quando sentì il suo corpo fremere impaziente in vista del rapporto finalmente allora le avrebbe dato quello che desiderava: una forte penetrazione, intensa fino alla fine. La sua punta avrebbe scavato in quella tenera e umida carne fino in fondo, spingendo finché il corpo di Misaki glielo avrebbe permesso per poi stringerla a sé con forza, continuando a fissarla. Le mani si strinsero intorno ai glutei e la sollevò leggermente verso di sé, ghignando lussurioso prima di iniziare a spingere in maniera molto lenta. Voleva muoversi gradualmente in un voglioso crescendo, facendole desiderare sempre di più il piacere che per ora stava solo sperimentando.
     
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    Sempre il solito pazzo. Era bello averlo lì, ad un niente dalla sua grotta del piacere. Certo, avrebbe preferito averlo dentro, ma anche vederlo così con un ghigno sulla faccia, pronto a prenderla come più voleva, era meraviglioso. Fino all'ultimo le fece desiderare quel pezzo di carne rigida, continuando imperterrito a stuzzicarla ed esasperarla. Poi la fissò. Era una delle prime volte che cercava con lei un contatto visivo così intenso. Eppure lei amava i suoi occhi. Vi vedeva dentro un mondo diverso, ma bellissimo e di cui piano piano lei ne avrebbe forse fatto parte. Non distolse lo sguardo e anzi lo fissò a sua volta. Gli trasmetteva disperazione, voglia, frustrazione e amore. Quell'affetto infinito che provava per lui e che non sarebbe stato spezzato. Ora meno che mai. Gemette di impazienza. In quel momento Thresh sembrava un sadico con un lecca-lecca meraviglioso in mano. Misaki era come una bambina che voleva il suo dolcetto e piagnucolava per averlo. Lui glielo faceva vedere, ogni tanto le permetteva pure di assaggiarlo, ma era un inganno e subito dopo lo riportava vicino a sé. Stava quasi tremando. Forse qualcosa nel suo sguardo lo mosse, forse la sua stessa impazienza, e alla fine entrò. Non le tolse gli occhi di dosso e questo le piacque sopra ogni cosa. Sentì ogni millimetro di quella carne pulsante aprirla ed entrarle dentro. La percepì chiaramente perché il non morto la penetrò con tutta la calma del mondo. E una volta arrivato in fondo si fermò. Lo sentiva pulsare dentro la sua calda e viscosa grotta del piacere. Urlò quasi. Ansimava perlopiù. Si forse sarebbe davvero riuscito a farle strappare di nuovo le guance a forza di urlare. Che pazzo era. Si strinse a lui, circondandolo nuovamente con le braccia, mentre lui le avvolgeva le natiche. Per un attimo sembrava che i due fossero dei normali amanti, che facevano il sesso alla vaniglia alla fine di un'intensa giornata lavorativa. Gli affondò i denti nella carne, lasciando dei solchi profondi nella spalla destra. Gemette nell'incavo della clavicola. Gli ringhiò ad un soffio dalla bocca, mentre con gli occhi gli diceva solo di prenderla e riempirla. Stava diventando sempre più impaziente. Strinse i muscoli del basso ventre, avvolgendo completamente l'asta lubrificata dentro di sé. Contrasse più che poté le fibre muscolose e poi le rilasciò all'improvviso, rilassando la zona. E di nuovo poi chiuse in una morsa, come se volesse staccarglielo. E nuovamente si rilassò. Non le costava affatto fatica e anzi le procurava un immenso piacere. Perché sebbene fosse una penetrazione lenta, era compensata dalle dimensioni e quindi ugualmente molto più che piacevole. Aveva leggermente svicolato dal modo di fare di Thresh, ricavandone un gustoso appagamento per il suo appetito sessuale. Lui avrebbe provato una sensazione di risucchio, pari forse a quella che poteva avvenire durante un lavoretto di bocca. Solo che la temperatura era maggiore, maggiore la liquidità e maggiore la forza di contrazione. Chissà se le avrebbe permesso di continuare così, oppure se l'avrebbe in qualche modo bloccata, per poter continuare a tenere lui in assoluto le redini del gioco. In quel momento ghignò anche lei, mentre le cicatrici violacee diventavano ancora più evidenti alla tiepida luce del soggiorno. Lo guardò negli occhi, adesso ebbri di lussuria.
     
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    Misaki riusciva sempre a stupirlo con qualche nuovo trucco o desiderio perverso. Dalla prima volta che si erano incontrati anche lei aveva fatto il suo cammino verso una strada irta di spine. Una strada che inizialmente è insidiosa, dolorosa, fino a che il corpo non si abitua e non vedi l'ora di fare un nuovo passo per sentire ancora la carne venire penetrata da quel freddo metallo. Stavolta assaporò la sua bollente intimità come se lo stesse risucchiando, trasformandolo in un vero e proprio gioco di tira e molla: lui capì subito cosa voleva fare e per questo quando non veniva spinto dentro usciva, mentre al contrario le assecondava per entrare sempre più fondo, sempre più forte. Più spingeva, più la sua asta veniva lubrificata e poteva urtare direttamente la più profonda intimità di Misaki, come se volesse farla a pezzi e i suoi gemiti non nascondevano questo desideri. Man mano che affondava dentro di lei, le spinte diventavano più energiche e venivano accompagnate da intense pulsazioni terminate sulla punta di quella grossa asta vogliosa. Ne voleva ancora, ve voleva di più, voleva sentirla urlare.
    I tuoi ormoni ti rendono ancor più pervertita di quanto tu non sia già Misaki... mi eccita questo tuo lato.
    Un ghigno pieno di soddisfazione, a metà tra una presa in giro e una sincera confessione. Thresh adorava stuzzicare le sue partner, di solito non erano consenzienti e le grida negavano le sue affermazioni, tendenzialmente preferiva quella versione ma parliamoci chiaro: Misaki non aveva nulla da invidiare a quelle piccole pervertite che osavano sfidare il professore, quindi anche senza obbligarla a fare cose indicibili Thresh riusciva a godere ampiamente di ogni loro rapporto, ogni loro spinta. Adesso la penetrava con forza immane velocità crescente, i loro corpi che sbattevano energicamente sembravano un perverso applauso per quella performance, Thresh si domandava quanto ancora Misaki avrebbe resistito.
     
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    "I miei ormoni sono pazzi almeno quanto me" Gli disse a fatica. Non era affatto semplice far uscire dei suoni comprensibili dalle labbra. Era talmente assorta nel vortice di piacere dell'amplesso che ogni tentativo di raziocinio era vano. Il fatto che Thresh aveva deciso di assecondare i suoi movimenti e di non impedirle di giocare come voleva era un fatto molto positivo. Se ripensava a loro certi incontri passati, si accorgeva di quanto era cambiato. Certo anche lei non era più la stessa, ma pure il non morto si comportava con lei diversamente da prima. E anche per questo lo amava. In passato aveva provato a combatterlo, a resistergli, a provare a migliorare il suo carattere. E rischiava di uscirne devastata. Le era bastato accettare la sua natura perché un piccolo miracolo avvenisse. A lui non lo avrebbe mai confessato, ma lei ne era più che certa. Lo guardò negli occhi cercando con la lingua le sue labbra. Adorava mordicchiargliele e ansimargli a fior di bocca. Poi qualcosa scattò nella folle mente del suo compagno, perché finalmente lo sentì muoversi con vigore crescendo. Evidentemente il suo massaggio interno aveva sortito qualche buon effetto. I colpi si fecero sempre più penetranti e veloci. La prima volta si era preoccupata delle condizioni del lettino su cui avevano copulato nel loro primo incontro. Oggi, se anche avessero distrutto il tavolo, non le sarebbe importato.
    Poi accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Più Thresh spingeva a fondo più il suo corpo gli faceva resistenza. All'inizio non vi aveva fatto caso, ma adesso che la sequenza dei colpi era più profonda distingueva un'anomalia. Ma che diavolo stava succedendo? Cercando di nascondere al proprio partner il suo sbandamento, rilassò i muscoli, cercando di capire se era frutto della sua immaginazione oppure se era realtà. Distese le membra, ma non successe niente. Era strano da dirsi, ma sembrava che dentro di sé si stesse formando una specie di barriera, o di scudo, non capiva bene. Oddio cosa stava accadendo al suo corpo? Non stava provando più piacere né altro, non si sentiva più nemmeno bagnata. Si guardò il polso e vide che la lanterna brillava alle spalle del non morto. Eppure lei non aveva attivato nessun potere. Spalancò gli occhi e si fermò, in preda al panico.
     
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    Fermarsi proprio ora? Impossibile. A dirla tutta, Thresh non si preoccupava quasi mai se un0intimità fosse bagnata o meno, lui era un grande estimatore del sesso anale quindi non aveva problemi di quel tipo. Come se non bastasse il treno del desiderio era partito in quarta e non poteva fermarsi di colpo senza preavviso. No, non poteva fermarsi e basta. Misaki cercò di opporsi, ma non ottenne la pietà che forse si aspettava da Thresh: il non morto la sollevò dal tavolo ed iniziò a possederla stringendola tra le sue braccia. Iniziava già a sentire i primi cenni dell'orgasmo e non voleva privare Misaki di questo piacere, forse era quello di cui aveva bisogno per tranquillizzarsi di nuovo.
    No... non posso fermarmi... ti voglio, ti voglio e basta!
    Anche la sua voce era spezzata dagli spasmi e più Misaki cercava di opporsi, più Thresh colpiva profondamente il suo corpo, dandole scariche sempre più forti ed intense. Quando finalmente la sua punta iniziò ad eruttare, Thresh la strinse a sé il più forte possibile per non farla scappare, per non privarla neanche di un goccia del suo piacere più intenso e succoso. Misaki avrebbe visto il voto del non morto bearsi di quel momento, quasi senza preoccuparsi della condizione di Misaki e del suo improvviso rifiuto. Purtroppo per lei, non era facile fermare un non morto tanto eccitato.
     
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  7. †_†yun yun †_†
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    Thresh aveva capito male. Figuriamoci se lo voleva rifiutare! Figuriamoci se non voleva finalmente concedersi il lusso di venire, con quanto aveva desiderato quell'orgasmo! Si sentiva come un disperso nel deserto, che dopo lungo vagare, tra il caldo e l'arsura, brama di dissetarsi più di ogni altra cosa al mondo. E infine vede un'oasi da lontano e finalmente felice, raccoglie le ultime energie rimaste, gustando in bocca il sapore dell'acqua. Corre, corre, corre a perdifiato e quando raggiunge il posto ameno, si accorge che era solo un miraggio. Amare lacrime gli colano giù dagli occhi, tant'è la delusione. E così Misaki. Aveva desiderato godere con lui e abbandonarsi completamente all'estasi del piacere fin da quando lo aveva abbracciato, fuori dal palazzo. E invece rimane a bocca asciutta. Quel repentino mutamento dentro di sé le stava impedendo di provare piacere, la braccava nel suo intimo. E questo la gettò nel panico. Era talmente improvviso e sconvolgente da metterla alle strette. Provò comunque a seguire i sentimenti provati prima, ma senza risultati. Era come se fosse diventata insensibile. A mala pena si accorse dell'abbondante liquido che il non morto riversò in lei. Si accorse del suo piacere solo dal volto, stravolto dall'orgasmo.
    Lei non aveva affatto provato a rifiutarsi, a scappare dalla sua forte presa. Lui aveva travisato il suo comportamento. Non si sarebbe mai sottratta alle sue braccia, che il suo potere avesse provato di sua spontanea volontà a fermarlo? Lei non lo sapeva, non se n'era accorta. Si ritrovò così stritolata nella sua morsa, circondata da muscoli e dal corpo fremente di passione, incapace di muoversi. Non ricercava in lui pietà ( e per cosa poi?). Era semplicemente entrata nel panico. Un attimo prima era lì, bella pronta e bagnata e quello dopo si era sentita insensibile, asciutta e priva di desiderio. "Ma che cazzo sta succedendo?" Chiese, quasi rabbiosa. Il colore della stanza era cambiato: la pallida luce gialla era stata soppiantata da un colore verdazzurro molto intenso. Eppure in giro non trovava macchinari o altri aggeggi attivati. E non era la Lanterna di Thresh. Era davvero la sua. Non riusciva a capire. Cosa diamine stava accadendo? Quando il non morto avesse ripreso possesso della situazione avrebbe trovato una Misaki incerta, spaventata e confusa. Chissà se lui era in grado di darle qualche risposta. In fondo era un professore, quello doveva essere il suo compito.
     
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    Dopo quell'intenso orgasmo, Thresh la lasciò delicatamente cadere sul tavolo, uscendo da dentro di lei per allontanarsi leggermente dal mobile, iniziando a guardarsi intorno con fare confuso. Che Misaki avesse perso il controllo della lanterna? Quella situazione era strana, perché aveva avuto simili ripercussioni sul suo corpo? Inoltre l'aveva nutrita senz'altro mentre non c'era, non poteva essersi ribellata senza nessuna ragione. Oppure non era un problema con la lanterna, magari aveva a che fare proprio con il concepimento? Confuso, Thresh abbassò lo sguardo verso di lei, ammirando per un pò la sua bellezza violata, poi si avvicinò e cercò delle risposte.
    L'hai nutrita non è vero? So che l'hai fatto... ma perché sta reagendo così?
    Era la prima volta che assisteva ad un simile spettacolo, forse perché Misaki non aveva una vera e propria lanterna propria, era solo una parte di quella di Thresh dunque non c'era la giusta affinità? No, era assurdo, del tutto inspiegabile. Non apprezzava quella situazione, qualcosa che non capiva e che aveva conseguenze tanto vaghe non era decisamente il suo genere di iniziativa, così continuò a guardarsi intorno, cercando di capire. Materializzò perfino nella mano destra la sua stessa lanterna, sollevandola per poterla esaminare, cercando di ottenere qualsiasi indizio utile per decifrare quella situazione.
     
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  9. †_†yun yun †_†
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    "Ma dico, stai scherzando? Magari non avrà mangiato quanto la tua, ma ti posso garantire che si è fatta delle discrete scorpacciate!" Si sentiva quasi offesa dal su comportamento. Prima se ne strafregava se lei raggiungeva o meno l'orgasmo, e adesso l'apostrofava pure sul nutrimento della Lanterna. Lo guardò quasi sbuffando e con le labbra leggermente arricciate. Non lo accusava in verità, era semplicemente troppo scossa dalla situazione surreale. E che Thresh non sapesse cosa diamine stava accadendo era ancora peggio. In fondo era stato lui a donarle il potere. Quindi doveva sapere i pro e i contro. O per lo meno così si era aspettata. Tuttavia il suo tatuaggio continuava a ondeggiare minaccioso e la luce intorno a loro non accenno ad affievolire, nonostante tra loro non ci fosse più alcun legame carnale. Maledizione, questa cosa le aveva fatto mancare un orgasmo e non si era goduta nemmeno quella del proprio uomo. In un modo o nell'altro doveva riprendere il controllo e arrivare al nocciolo della questione. Ma come?
    Thresh provò addirittura a evocare la propria Lanterna, forse per capire meglio la situazione e cercare il bandolo della matassa. La reazione fu anche peggio. Misaki venne avvolta da uno spesso strato del medesimo colore fluorescente, che la ricopriva dalla testa ai piedi. Sembrava quasi come... "No, dai è impossibile!" Si disse. Eppure non riusciva a trovare altre situazioni. Che le due Lanterne fossero diventate incompatibili? Che la sua, quella secondaria, volesse ribellarsi alla propria "madre"? Era un discorso che nella sua mente non aveva né capo né coda. Thresh avrebbe allora cercato sicuramente di scoprire quella nuova bizzarria, magari un po' tra lo scocciato e il sorpreso. E se si fosse avvicinato avrebbe sentito come un campo energetico che lo respingeva. Che lo allontanava da Misaki stessa. Lei lo guardò, sempre più basita, improvvisamente muta. La faccenda diventava sempre più complicata e ingarbugliata. "Thresh, prova a disattivare la tua... Da quando l'hai evocata la situazione mi sembra peggio di prima. Ma che sta succedendo? Davvero non ne hai idea?" Le sembrava talmente inverosimile e surreale, da essere quasi comico. Ma non c'era nulla da ridere, anzi! Era lì che ci ragionava e ci rimuginava, ancora grondante degli umori caldi del non morto, quando forse ebbe un'intuizione. Ma sembrava anche questa assurda. "No, via, anche così non è possibile... Eppure...Insomma.." Borbottava tra sé e sé. Prima avrebbe aspettato un parere tecnico dell'esperto. Poi magari avrebbe potuto dire la sua teoria più... Romantica.
     
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    Thresh allargò le braccia sollevando leggermente le spalle con fare perplesso. Non riusciva proprio a spiegarsi tutta quella situazione: addirittura adesso che la sua lanterna era attiva, il bagliore sul corpo di Misaki lo stava letteralmente respingendo. Le due lanterne non potevano opporsi come magneti identici, erano parte di una cosa sola e facevano parte di un disegno più grande. Era tutto maledettamente assurdo, ma quando si rese conto di non riuscire più ad avvicinarsi a lei, Thresh fece subito sparire il suo cimelio per poter provare ad avvicinarsi di nuovo. Misaki sembrava aver avuto un intuizione, per questo attirò subito l'attenzione del non morto che, con uno sguardo decisamente apprensivo, cercò la risposta nei suoi occhi.
    A che stai pensando? Ti è venuto in mene qualcosa?
    No, quella era la faccia di chi aveva un'idea ma non voleva condividerla con leggerezza. Forse pensava che fosse un'idea assurda, oppure inverosimile, ma lei stava facendo sesso con un pazzo torturatore non morto. Non c'era spazio per "assurde e inverosimili teorie", dato che avevano già sfidato il plausibile non poche volte. Thresh avrebbe atteso impazientemente una risposta, alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Sarebbe stato un peccato non poter gioire ancora una volta della compagnia intima di Misaki, specialmente ora che probabilmente era incinta e tutto poteva diventare ancora più perverso.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    Non lo aveva mai visto con quell'espressione sul volto. Per qualche istante di troppo rimase lì, a bearsi della sua faccia perplessa. Per una volta sembrava essere rimasto senza parole. Certamente non era una situazione adeguata per non avere risposte, ma era comunque uno spettacolo vederla. Peccato non avere una polaroid per immortalarlo. Ma più che altro rimase in silenzio perché doveva trovare un senso a quei pensieri; poi perché doveva dirglielo in modo che non la prendesse troppo male, qualora ci avesse azzeccato; infine doveva rendersi per bene lei conto della situazione. Se fosse vero, sarebbe stato troppo assurdo. Più ci pensava però, più i piccoli pezzi del puzzle andavano al loro posto. Più le venivano domande, più adesso le sembrava di avere delle risposte sensate. Provò a pensare ad altre teorie, ma ormai tutte svanivano di fronte alla sua ultima rivelazione. Così provò ad avvicinarsi al non morto, per vedere se in qualche modo poteva ovviare al problema. Ma quando alzò una mano per toccargli il viso, subito una forza sconosciuta le impedì di raggiungerlo. Questa era l'ultima prova. Ormai non aveva bisogno di altre congetture. Ritrasse la mano e subito la presa sparì. Guardò in viso Thresh, ancora con la voce incerta e titubante:"Mi viene in mente solo un'unica possibilità. Non so come possa essere successo, o come diavolo possa capirlo ma..." Sospirò rumorosamente. Quella serata stava mettendo a dura prova le sue capacità di parlare. Avvicinò le proprie mani alla pancia, con fare protettivo e rassicurante. Provò addirittura a cantare una nenia con voce dolce, di quelle che usava sua madre quando la sera non voleva dormire. Non ricordava nemmeno una parola, solo l'intonazione. E quindi prese a canticchiarla con sillabe semplici. Pian piano la luce verdastra che la circondava scomparve lentamente, fino a diventare sottile come un capello. Quando ebbe finito parlò di nuovo, ora con le idee molto chiare:"Thresh, io credo che il bambino qui dentro sia preoccupato per me. Hai visto? Sembrava che volesse proteggermi." Aveva la voce straziata dalla dolcezza. Non riusciva a credere nemmeno alle sue stesse parole. Prese a dondolarsi sui piedi, mentre continuava a spiegargli la sua teoria. "Evidentemente ha riconosciuto te, o il tuo potere e in qualche modo qualcosa in lui si è svegliato. E ha capito che o io o lui potevamo essere in pericolo." Quello che stava dicendo rasentava davvero la follia, ma ormai era disposta a credere più o meno a tutto. Ma era così surreale!
    Poi un terribile pensiero: che durante i futuri 7/8 mesi non potesse più avere rapporti? Spalancò gli occhi, nuovamente sconvolta dalla situazione. No, via non era possibile. Lei era la madre, quindi era lei che comandava. In qualche modo doveva farsi rispettare. Era sempre cresciuta con l'idea che l'educazione va impartita presto, fin da piccoli. E anche se adesso forse si esagerava... Beh, in qualche maniera avrebbe funzionato. Osservò nuovamente il non morto e per la seconda volta della giornata pregò che non fiondasse giù per le scale. Mentre lo guardava capì che forse lui doveva fare qualcosa. In fondo, se era suo figlio, come padre doveva farsi accettare. E doveva anche lui insegnare la disciplina e non solo come torturare gente. "Prova a parlargli con dolcezza... A farti accettare da lui. Secondo me ha paura. Prova a spiegargli che va tutto bene e che non intendi danneggiarci. Ma che stavi solo facendo del bene alla sua... Mamma" Che strano, darsi quell'epiteto da sola.
     
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    Man mano che Misaki gli spiegava la sua deduzione, Thresh inarcava sempre di più il sopracciglio destro, mostrandosi visibilmente scettico. Poi, quando infine Misaki propose una soluzione, il non morto non poté fare a meno di spalancare la bocca, allargando di nuovo le braccia con tutta la perplessità che aveva in corpo.
    Cosa? Ma che stai dicendo?! Sarà a stento un feto, come può esercitare una forza del genere?
    E anche se fosse stato, da quando aveva bisogno dell'approvazione di un bambino che ancora non era nato per farsi una sacrosanta scopata. Trovò la cosa immensamente snervante, ciò che gli diede più fastidio fu l'entusiasmo con cui lo disse Misaki, neanche quella teoria le facesse così piacere. Per lui invece non c'era piacere, prima di tutto non aveva dimostrato affetto e dolcezza per nessuno, neanche per Teemo, quindi non avrebbe iniziato proprio con quel feto che lo stava castrando. Quella storia era una seccatura, no anzi una tortura. Un momento. Una tortura? Thresh si voltò verso Misaki, fissando il suo ventre in modo curioso e perplesso. Quel piccolo bastardo lo stava torturando? Degno figlio di suo padre. A quel punto le labbra di Thresh fecero più di qualche ballo, per colpa dell'aria che uscì violentemente attraverso la bocca trasformando il verso in una sorta di pernacchia. Poi però allargò un ampio sorriso, iniziando a ridacchiare sempre di più: se la rideva di gusto al punto che si lasciò andare ad una delle sue sadiche e perverse risate. Allungò una mano verso Misaki mentre ridacchiava divertito, ovviamente non avrebbe mai fatto gesti dolciosi e smielati come nei film romantici, quindi Faust Junior doveva accontentarsi delle sue risate.
    Piccoletto non calpestare i piedi alla persona sbagliata... ho tanto da insegnarti, non fare il timido...
    Quello era il massimo di affetto che Thresh poteva concedergli e se tutto fosse andato come previsto, allora la mano del non morto sarebbe riuscita a toccare il ventre di Misaki in via definitiva.
     
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  13. †_†yun yun †_†
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    Thresh le stava regalando una sequenza di espressioni impagabili. Vederlo così, con atteggiamenti tipicamente umani, era uno spasso. Sperò quasi che il teatrino durasse più a lungo, per poterne godere per più tempo. Così gli rispose, seguendo i ragionamenti che aveva fatto in previsione delle sue repliche: "Se ci pensi bene, è figlio mio e tuo. Io non avrò poteri particolarmente potenti, ma te sì. Magari in qualche modo glieli hai trasmessi." E secondo lei era un discorso che filava nel migliore dei modi. Quello che accadde dopo avrebbe meritato di vincere un oscar. Lo vide snervato, frustrato, seccato, torturato psicologicamente, poi curioso e perplesso. Infine lo vide esplodere in una risata sguaiata che gli deformò enormemente la faccia. Vederlo così la fece preoccupare. Che Thresh stesse per impazzire in maniera irrecuperabile anche quando non stava torturando nessuno? Sarebbe stato un vero guaio. Misaki temette davvero per il futuro. E incominciò a pensare che essere rimasta incinta di quell'uomo non fosse stata la migliore delle idee. Ma il suo ottimismo non sarebbe svanito così facilmente e la sua determinazione non sarebbe stata scalfita. Era sicura che in qualche modo tutto potesse aggiustarsi e sistemarsi. Dovevano solo prendere qualche accorgimento qua e là e poi sarebbe stato tutto perfetto. Lo sperava ardentemente.
    E Thresh la sorprese. Lo vide avvicinarsi a lei, una mano protesa verso il suo ventre, come per farsi conoscere. Lo guardò con occhi colmi di ammirazione, e si sentì scaldare il cuore. Sì quel giorno, la più grande cazzata che aveva fatto era stata non prendere una telecamera per filmarlo. Certo, non è che si sforzò più di tanto per farsi accettare, ma Misaki ne riconobbe lo sforzo e uno sfondo di gentilezza in quelle parole. Avrebbe voluto avventarsi sulle sue labbra sottili per baciarlo, ma si trattenne. Era un momento solenne e non voleva rovinarlo. Purtroppo però le cose non andarono per il verso sperato. Certo un netto miglioramento fu visibile per entrambi: adesso lo strato protettivo si sviluppò solo intorno alla sua pancia e non era più spesso come prima. Sembrava quasi più un avvertimento della serie "se vuoi che ti accetti, prova a fare di meglio, perché ancora non mi convinci". Misaki rise. Rise di gusto. Il piccoletto o la piccoletta dentro di lei aveva fegato a controbattere e a mettere i bastoni tra le ruote ad uno come Thresh. Quanto si stava divertendo! Forse il feto era in grado di compiere un'impresa titanica quale quella di umanizzazione che lei aveva provato a fare con il non morto, con scarsi risultati. Beh, almeno stava venendo fuori un carattere determinato simile alla mamma e uno più diabolico simile al padre. Un incrocio perfetto. Guardò lo zombie che sicuramente sarebbe stato contrariato. E gli prese la mano, senza incontrare resistenza. La avvicinò alla propria pancia mentre con voce molto divertita gli diceva:"Penso che voglia che tu faccia uno sforzo in più per poter essere accettato. In fondo deve essere sicuro anche per se stesso." Se Thresh fosse riuscito a tirare fuori un minimo, anche un millesimo, di lato carino che ogni tanto aveva fatto intravedere a Misaki, lei era sicura che tutto sarebbe filato liscio. E che dopo il piccolo non li avrebbe più interrotti. Magari per essere sicuri avrebbero potuto usare altre vie meno invasive e più soddisfacenti. E lei non vedeva l'ora di concedersi nuovamente a lui. Lo desiderava con tutto il suo corpo. Soprattutto lo desiderava la sua parte più lasciva.
     
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    A quanto pare non era bastato. Thresh non fu contento di quel rifiuto, in fondo il piccoletto era il suo frutto, l'incarnazione delle sue speranze, tra l'altro non era ancora formato a livello di concepimento, quindi come osava fare da simile muro alle effusioni dei loro genitori. Lo sguardo di Thresh si scurì, dopodiché la sua mano tornò a spingere in mezzo a quella barriera con prepotenza, cercando di infrangerla comunque.
    Si sentirebbe sicuro nel sentire dolcezze poco sincere? No, questo piccolo essere sa di che pasta è fatto suo padre, non può ignorarmi così e basta!
    Ritirò a quel punto la mano, sbuffando e distogliendo lo sguardo. Poi con estrema fretta afferrò il cappotto, mettendoselo in spalla per poter tornare seduto sulla sedia irta di spine, visibilmente crucciato e scoraggiato da un simile inconveniente. Perché poi Misaki lo assecondava in quel modo? Che anche lei avesse bisogno di sentirgli dire smancerie poco veritiere?
    Sei sua madre, cerca di tranquillizzarlo. Dovresti sapere bene cosa significa far entrare un non morto nella tua vita. Forse anche meglio di me.
    A quanto pare per Thresh non era così facile avanzare nella normalità, o meglio "il mondo di Misaki". Lei si era avvicinata facilmente a quello di Thresh perché l'oscurità è un'abile seduttrice e una strada da percorrere in discesa. Ma la speranza, la dolcezza e l'amore, sono sentimenti che uno come Thresh non può capire, né concepire: non nello stesso modo delle persone normali per lo meno.
     
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  15. †_†yun yun †_†
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    Anche se adesso condivideva il modo di pensare e di agire del non morto, Misaki aveva dalla sua i ricordi d'amore degli anni passati, quando ancora non lo conosceva. Sapeva cosa volesse dire provare affetto, simpatia e amore per gli altri. Sapeva cos'era il calore di una famiglia che ti vuole bene. E per quanto potesse sembrare difficile, era sicura che avrebbe funzionato. Certo, non nel modo "tradizionale" della cosa, ma a modo loro. Non sarebbero mai stati uniti in matrimonio e anche se era sempre stato il suo sogno, aveva accettato l'idea di non vederlo mai realizzato.
    Il vederlo così frustrato e respinto in quel modo fu un duro colpo. Anche se Thresh fingeva che non gliene importasse niente, lei capì che non era del tutto vero. E questo suo lato era per lei molto... Tenero. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, lui non avrebbe gradito e la cosa sarebbe in poco tempo precipitata. Era molto meglio invece affrontare le cose con calma. Si avvicinò al suo uomo ombroso, che si era nuovamente ritirato sul suo scranno irto di spine e si sedette su di lui. La pancia ancora riluceva splendente. Decise che in qualche modo doveva essere lei a fare da tramite tra i due, anche se non era perfettamente sicura di riuscirci. Lui le aveva insegnato il suo mondo e lei avrebbe fatto lo stesso. Anche per lei era stato difficile: sia accettare la sua natura che il suo carattere, che i poteri che le aveva donato. Anche il dolore. Per amore suo e per poter rimanere al suo fianco aveva ceduto gran parte di sé. Lui non l'aveva mai costretta, ed era ciò che voleva fare lei ora.
    Con fare molto materno, mise la propria mano sulla pancia e prese nuovamente a cantare la dolce nenia di poco prima. L'effetto non si fece attendere molto e dopo poche strofe il suo potere della Lanterna non era più attivo. Ma voleva fare di più. Voleva lei essere il ponte tra le due entità più importanti, ora, della sua vita. Avvicinò il viso a quello di Thresh, in cerca di un bacio. Era convinta che non si sarebbe rifiutato. Pian piano le loro effusioni si sarebbero trasformate, da timide o incerte a più coinvolte e appassionate, senza mai però entrare nell'erotico. Erano solo dei caldi baci. E Misaki sarebbe stata felicissima di riceverli: la sua felicità si sarebbe trasformata naturalmente in amore, perché era Thresh a donargliela, senza che lui ne fosse poi così conscio forse.
    Quando capì che il feto era tranquillo e che avesse passato il momento di rifiuto, Misaki avrebbe preso dolcemente la mano dello zombie per avvicinarsela alla propria sulla pancia. Stavolta non ci sarebbe stato rifiuto perché insieme avevano trasmesso tranquillità al piccolo invasore, facendolo però sentire parte di un cerchio. Thresh da quel momento in poi sarebbe stato in grado di farsi accettare senza fatica, perché non più riconosciuto come minaccia. E avrebbe potuto toccarla senza essere allontanato nuovamente. Infine, avrebbe guardato quegli occhi spenti con infinita gioia e tenerezza e avrebbe potuto dirgli orgogliosa: "Ecco tuo figlio, Thresh."
     
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