Dolcezza in polvere

x Yun

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    Misaki probabilmente aveva l'impressione che Thresh la trascurasse, che le prestasse poca attenzione. Ma si sbagliava di grosso: il professore tiene sempre molto a cuore il destino dei suoi studenti più promettenti, e ora che anche lei era divenuta un'adepta delle lanterne non poteva che prestarle la massima concentrazione per scrutare ogni suo miglioramento. A dimostrazione del fatto che non la stava ignorando si sarebbe fatto trovare fuori dal suo appartamento, di fianco al portone d'entrata, appoggiato contro il muro con la schiena. In spalla aveva il fedele Teemo con la quale condivideva dei biscotti presi al forno dove lavorava la ragazza. Non sapeva del permesso richiesto da Misaki, ma sapeva bene che il suo corpo stava reagendo in maniera strana: le vibrazioni della speciale lanterna di Misaki erano musica per le orecchie di Thresh e ogni nota fuori programma era un inevitabile indizio su come dovesse muoversi. Il non morto avrebbe alzato lo sguardo verso di lei allargando un sorriso soddisfatto e malizioso, lasciando nelle mani della palla di pelo il sacchetto di biscotti.
    Anche oggi lavoro fino a tardi eh? Adoro la tua devozione... ma la tua lanterna inizia ad affievolirsi Misaki, non devi trascurarti...
    Mentre pronunciava quelle parole si sarebbe staccato dalla parete, avanzando verso di lei a passo lento, lasciando che i speroni dei suoi stivali riecheggiassero nella solitudine di quel luogo. Il lungo cappotto nero lo seguiva come un manto lasciandogli buona parte del petto scoperto, nascondendo la sua schiena come se fosse un'ombra al suo fedele seguito. Una volta vicino a lei, Thresh avrebbe portato la mano destra sulla sua guancia, accarezzandola ed esaminando la cicatrice che le aveva lasciato. Quella si preannunciava una serata meravigliosa.
     
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  2. †_†yun yun †_†
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    Aveva fatto bene a chiedere alla sua capa una settimana di ferie. Ne aveva davvero bisogno. Troppo forse. Mentre guidava per le vie dell'antica capitale, si sentiva sempre più stanca. E non era un fatto normale. Era sempre stata una persona piena di vitalità, come se avesse da qualche parte dentro di sé delle pile "duracell". E ora si erano esaurite. Aveva pensato spesso a cosa potesse dipendere. Il più grande cambiamento che aveva subito era la Lanterna, il tatuaggio sul suo polso destro, che le permetteva di avere poteri simili a quelli di Thresh. Aveva avuto paura, si era sentita smarrita quando l'aveva ricevuta. Ma pian piano ne aveva fatto piena conoscenza e padronanza e ora, ogni volta si presentava la giusta occasione o il giusto stato d'animo, la usava. Ogni tanto aveva ripensato alle proprie vittime. Le ricordava una ad una: i loro corpi, le loro espressioni, le loro urla. Le loro anime non l'avevano mai tormentata durante le notti. Era felice di come si sentisse e compiaciuta di se stessa. Vide la palazzina in lontananza e decelerò. Scalò le marce e scese di moto prima ancora di spegnerla. Si allungò i muscoli della schiena: ultimamente provava dei dolori atroci nella zona lombare. Sospirò. Sì, aveva davvero bisogno di andare a farsi vedere da un dottore. Mentre si avviava verso l'interno vide una figura seminascosta nella penombra del colonnato. Un lieve brivido, puro istinto di sopravvivenza, le scese lungo la schiena. Non era una donnicciola incapace di difendersi e da quando Thresh le aveva donato il suo potere era diventata ancora più forte. Si concentrò lievemente, pronta ad entrare in attacco in qualunque momento. La figura si avvicinò lentamente verso di lei. Misaki evocò dei lacci neri alle spalle dell'uomo col giaccone, ma non scappò. Quando alzò lo sguardo capì che non c'era alcun pericolo. Anzi. Non poteva crederci. Lui era lì, a pochi passi da lei. E le sorrideva. Ecco perché quella voce aveva pronunciato il suo nome! Ecco perché le aveva ricordato subito qualcuno. Tuttavia rimase sbalordita ad osservarlo da lontano. "Thresh..." Disse quasi a se stessa. Lo guardava avvicinarsi a sé, con la sua aria strafottente e superiore. Dio, quanto le era mancato! Avrebbe voluto correre verso di lui, saltargli al collo e stringerlo tra le proprie braccia. Avrebbe voluto baciarlo con passione su ogni centimetro del corpo statuario. Ma era semplicemente bloccata lì.
    Il non morto la raggiunse e con una mano le sfiorò le cicatrici ormai risarcite, ma comunque ben evidenti. Calde lacrime le colarono giù dagli occhi mentre sorrideva beata. Era un gesto così dolce, quello di aspettarla a casa dopo il lavoro. E pure così inaspettato e romantico che le emozioni sgorgarono fuori, inarrestabili. Gli prese dolcemente la mano con la propria, mentre la lanterna, ancora luminosa, si mostrava a lui. Si era dimenticata di cessare il potere, troppo presa com'era dal non morto davanti a lei. Gli baciò teneramente la mano. "Tadaima, Thresh" E si gettò sul suo ampio petto scoperto.
     
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    Molti pensano che essere Dio sia mostrarsi agli indegni e assaggiare la loro paura. Guardarli prostrarsi di fronte a sé non per rispetto, ma per timore. Per costoro essere Dio significava potere, scegliere sulla vita e sulla morte, ma la visione di divinità di Thresh era molto diversa. Un Dio è qualcuno per cui sei disposto a gettare lacrime alla sua semplice vista, alla quale ti affidi completamente e quando lo incontri, non esiste più nient'altro per te. Dunque è vero quando dicono che l'amore è più potente di qualsiasi altra forza, al punto che trasforma in divinità quello che all'apparenza è solo un sentimento. Thresh non poté fare a meno di allargare un sorriso compiaciuto: principalmente perché Misaki non aveva esitato nell'usare la lanterna, era orgogliosa di lei per questo. Poi non nascondeva più le sue cicatrici, anzi le mostrava con orgoglio. Stava diventando tutto ciò che Thresh le aveva insegnato e non vedeva l'ora di mostrarle il suo apprezzamento. Tuttavia, quel breve momento di dolcezza stava per essere interrotto bruscamente da una stridula vocina proveniente dalla spalla del non morto.
    Penso che questa sia l'unica fottutissima storia d'amore in cui il pazzo con la faccia da stupratore si becca più coccole della dolce palla di pelo.
    Thresh innalzò lo sguardo, sbuffando con rassegnazione. Teemo sapeva sempre come fare a pezzi l'atmosfera.
    Tu hai i biscotti, cerca di non lamentarti.
    Quella maledetta palla di pelo era alla costante e disperata ricerca di attenzioni, sembrava un bambino capriccioso e la cosa peggiore era che Thresh sapeva perfettamente che Misaki non gli avrebbe mai negato almeno una carezza. In ogni caso, le avrebbe fatto cenno di proseguire verso casa, in modo da poter stare assieme in privato: date le loro attività, farsi vedere con lanterne luminose in mano per strada non era il massimo.
     
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  4. †_†yun yun †_†
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    Sorrise tra le lacrime quando Teemo spezzò quel suo idillio amoroso. E forse fece bene, sapeva che il suo amante non andava pazzo per tutte quelle smancerie. Così gli rivolse le proprie attenzioni, con il volto un po' rosso dal pianto. "Vedi Teemo, lui si becca tante coccole perché io non lo vedo così. Potrò non essere al suo livello, ma anche io sono una pazza con la faccia da stupratrice." E sorrise orgogliosa, alzando fiera il mento. Non si stava vantando, non era così lei. Voleva solo dimostrargli quanto fosse orgogliosa di sé. Poi notò che aveva ancora attivato il potere e lanciò un paio di maledizioni alla sua continua sbadataggine. Borbottò ancora qualcosa di molto incomprensibile e subito i lacci neri si ritrassero da dove erano apparsi, e la lanterna tornò ad ondeggiare placidamente sul suo polso. La sentiva insoddisfatta perché non era stata sfruttata al massimo in quella giornata.
    Allungò una mano verso l'esserino peloso e gli grattò sotto il musino, là dove il pelo si arruffava morbidamente. "E comunque, mio caro, se rovini ancora una volta i miei momenti di "love-love" sappi che ti requisisco tutti i dolci." Poi lo osservò meglio:"Per l'appunto codesti biscotti li ho fatti io. Ti piacciono?" Avrebbe riconosciuto le proprie creazioni ovunque. Spostò la propria attenzione verso il vero oggetto dei suoi desideri: lo aveva visto sorridere compiaciuto e poi rassegnato. Sperava vivamente di vederlo di nuovo rilassato. "Che ne dite di entrare in casa? Vi potrei preparare una buonissima tisana al caramello. Sapete si sposa perfettamente con quei biscotti!" Sapeva che non avrebbe ricevuto un no: i suoi due ospiti erano dei golosoni di prima categoria.
    Aveva bisogno di parlare con il non morto. Troppi dubbi, troppe stranezze stavano accadendo. E lui era comparso proprio nel momento del bisogno. Mentre si avviavano su per le scale, lo prese sottobraccio, inoltrandosi con lui nell'oscurità.
    Una volta giunti sul pianerottolo, Misaki aprì la porta di casa e fece accomodare entrambi dentro. Accese le luci e notò con terrore che la stanza era ancora peggiorata dalla loro ultima visita. Certo, le mutandine in giro erano sparite, in compenso l'appartamento nel complesso sembrava più trascurato. Sì, aveva davvero bisogno di essere ristrutturato. Si sfilò il golf di maglina, lanciandolo in mezzo alla pila di panni da lavare che ormai occupava un intero angolo di stanza. Raggiunse i fornelli pronta a preparare le bevande calde. Thresh avrebbe avuto modo di sistemarsi dove voleva e Teemo si sarebbe certamente intrufolato da qualche parte, in cerca di cose solo a lui note. Mentre mescolava l'infuso si decise a parlare:"Avevo davvero bisogno di vederti. Sono felice che tu mi abbia raggiunta. Ho un problema e in un modo o in un altro, credo che dipenda da te." E i suoi occhi neri inchiodarono quelli di lui.
     
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    Teemo si gustò tranquillamente le coccole ricevute fino a che Misaki non lo minacciò di privarlo dei dolci, lì sgranò la bocca con terrore iniziando subito ad agitare le braccia.
    Ma così non vale! Non vale proprio!
    Doveva ammetterlo, anche se non era brutale quanto lui, Misaki sapeva come torturare una persona e Thresh ne era orgoglioso. Portò un altro biscotto tra i denti, gustandoselo senza fretta, poi con naturalezza rispose alla domanda della ragazza, senza smettere un solo istante di fissarla negli occhi.
    Qualsiasi cosa creata da te è una delizia.
    Una frase non casuale, ma dal significato vago in quel momento. Ovviamente nessuno dei due avrebbe rifiutato l'invito della ragazza a salire in casa, specialmente con la prospettiva di trovare altra roba in grado di cariare i loro denti. Così salirono le scale come una vecchia coppietta, i loro passi vennero scanditi da una canzoncina sussurrata da Teemo ben ritmata ma che parlava solo di dolciumi e tette grandi, quindi poco seria. Una volta in casa, Thresh ci mise un pò a capire dove potersi sedere, principalmente perché non aveva ancora capito quale fosse il sotto e il sopra. Misaki si era un pò lasciata andare ultimamente, era evidente che le donne reagiscono in maniera molto diversa agli uomini a proposito di novità.
    Se trovi un reggiseno profumato ti do il prossimo pacco di Lion che compro.
    L'unico commento sotto voce da parte di Thresh per Teemo una volta entrati, poi la palla di pelo allargò un ghigno divertito, fiondandosi in mezzo alla massa di vestiti alla ricerca del reggiseno perduto. Thresh cercò qualsiasi cosa che fosse vagamente sopraelevata dal terreno, ma dato che stava avendo più difficoltà nel trovare un giaciglio che estrarre uno spillo dall'intestino di una persona, evocò con la su lanterna una sedia spinata, accomodandosi su di essa quanto bastava per non farsi buchi ma comunque avere un posto "comodo" su cui riposare. Misaki iniziò subito facendogli capire che quella visita risultava per lei più che sperata e non esitò a fissare direttamente negli occhi lo sguardo vacuo del non morto. Thresh rimase solo pochi istanti a pensare, poi una volta comodo accavallò le gambe, spostando leggermente di lato la sua testa con fare curioso.
    Sembri avere le idee chiare sulla questione. Rendimi partecipe: se posso aiutarti lo farò.
    Detto questo avrebbe atteso la sua risposta, cercando di non mettere i piedi nella matassa di vestiti.
     
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  6. †_†yun yun †_†
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    Mentre preparava l'infuso si accorse dello scambio di battute che avevano avuto i due, ma non ci fece troppo caso. Il cuore le batteva a mille. Per molti motivi. Era felice che Thresh fosse di nuovo lì, con lei. Era eccitata anche. Ma si sentiva in imbarazzo a mostrare loro l'appartamento in quelle condizioni. Quindi a mo di scusa disse:"Non sono diventata disordinata per un motivo sciocco. Quando la sera torno a casa sono troppo stanca. E tra un giochetto e l'altro ho anche meno tempo per riprendermi. Vorrei ricordarti che io sono una semplice umana." Non lo disse con astio, ma con il chiaro intento di spiegare la sua situazione. E non era affatto facile.
    Notò che Thresh aveva evocato qualcosa alle sue spalle, ma non si impaurì né reagì in altro modo. Anche se era intenta a fare altro, non si sarebbe fatta cogliere di sorpresa. I suoi sensi erano più acuti ultimamente. Intravide la luce fluorescente rischiarare dietro di sé e poi udì un rumore metallico. Che fosse qualche nuovo aggeggio? Si voltò verso di lui solo per pura curiosità. E quello che vide la mortificò ulteriormente. Thresh seduto su una sedia spinata perché non trovava un posto dove poggiare il proprio deretano. Era davvero umiliante. Si sentiva una pessima padrona di casa. Così per giustificarsi almeno in parte evocò un cuscino. Certo non era di piume d'oca o ricamato a mano, e probabilmente non era neanche il massimo del confort. Ma era meglio delle spine di ferro. Glielo passò, sul volto vi era dipinta l'essenza stessa delle scuse. Proprio in quel momento il bollitore alle sue spalle fischiò, segnando che l'acqua aveva raggiunto l'ebollizione. Con calma raccolse tre tazze ( le aveva comprate per occasioni come quella) e vi versò il liquido. Pochi istanti ancora e la piccola stanza si riempì di un odore dolciastro molto intenso e penetrante. Porse la prima tazza al non morto e lasciò quella di Teemo sul piano di cottura. Poi prese la propria e si sedette a gambe incrociate.
    Ora non sapeva da dove partire. Non era facile riordinare la miriade di idee che aveva in testa. Lo osservò a lungo prima di iniziare a parlare:"Sono stanca. Da quando ho ricevuto la Lanterna, mi sento ogni giorno meno vitale. Potrebbe non dipendere da questo, potrei essere malata. Potrei... Non so, ci sono mille possibilità." Si morse il labbro, mentre con una mano libera scansò il ciuffo dagli occhi. Era preoccupata. Era un essere umano la cui vita dipendeva dalle decisioni delle Moire. Misaki aveva paura del suo futuro. Sospirò prima di riprendere il discorso:"Ma non è tutto qui. Diciamo che... Insomma, penso che...Oddio... Grr!" Alla fine si era alzata in piedi. Prese a girellare nervosamente per la stanza, evitando volontariamente di incrociare lo sguardo con Thresh. Misaki si muoveva senza meta in quello spazio circoscritto, come una fiera in gabbia. Si soffermò davanti all'acquario, a cercare la calma nell'acqua e nell'idea del mare. Non era mai stata brava a dare quel tipo di notizie. Quasi inconsapevolmente prese a tamburellare il piede per terra, mentre con una mano si grattava frenetica la nuca. "Maledizione!" Esclamò dal nulla a voce alta. A lunghi passi raggiunse il suo amante e lo fissò seria prima di spiattellargli in faccia i suoi presentimenti:"Se ti dicessi che ho terribili dolori alla schiena, nella zona lombare, che sono particolarmente stanca, che non mangio più determinati cibi perché mi causano la nausea, e poi guarda!" Si tolse in fretta l'ampio vestitino azzurro, slacciò il reggiseno e rimase solo in mutande di fronte a lui. Le era aumentato il seno e anche i capezzoli sembravano più gonfi, e di certo non era colpa dei due piercing. I fianchi sembravano più morbidi, più pieni. Insomma più materni! "Hai idea di cosa possa significare?" Gli chiese, con lo sguardo di chi ha già una risposta.
     
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    Evidentemente Misaki aveva frainteso: Thresh amava il dolore e quella sedia irta di spine non era decisamente un offesa a lei, ma una deliziosa alternativa al pavimento, per lui anche più scomodo a dirla tutta. Quindi il cuscino lo usò per la testa, non tanto per il sedere. A quel punto un forte aroma dolciastro riempì la stanza inebriando i sensi di Thresh, riprese conoscenza praticamente solo quando Misaki gli diede la tazza, stringendola tra le dita per esaminare da più vicino l'odore e sorseggiarla così, bollente come non mai. Adorava sentire le papille gustative andare a fuoco. Mentre si rilassava però, assistette allo spettacolo di Misaki che transitava da una situazione di pacata beatitudine all'imbarazzo, la confusione, la rabbia e infine il nervosismo. Man mano che Misaki faceva confusione, si muoveva e perdeva le staffe, Thresh sorseggiava la sua tisana sempre più rumorosamente continuando a fissarla con una certa curiosità. Sembrava proprio euforica ma nel senso negativo della parola. Cercava disperatamente di dirgli qualcosa ma neanche lei sembrava così tanto sicura. Thresh mantenne la tazza vicina alle labbra anche quando Misaki iniziò a spogliarsi. Diretta a cambiare strada, ma dove voleva arrivare di preciso? Thresh non disdegnò lo spettacolo ed effettivamente il suo corpo sembrava decisamente più maturo, interessante: nonostante lei si sentisse priva di forze, Thresh percepì chiaramente una grande energia dentro di lei. Troppa energia. Come se una sola energia valesse... per due? Dunque la domanda di Misaki era retorica. Thresh chiuse gli occhi, sospirando e gustandosi un altro sorso di tisana per poi rimettere la tazza sul tavolo.
    Misaki... prima di tutto rilassati. Secondo... per quanto riguarda la tua ipotesi io devo darti una brutta notizia.
    A dirla tutta non era del tutto sicuro di ciò che stava per dirle, anzi non lo era affatto. Semplicemente non aveva mai avuto modo per verificare la cosa. Aprì gli occhi verso di lei, serio.
    Per quanto io ti abbia minacciato, e ci abbiamo dato dentro di brutto lo riconosco... io sono un non morto. E' impossibile che il mio seme possa in qualche modo creare vita. Se hai violentato qualcuno mentre non c'ero allora potrebbe averti lasciato qualche sorpresa anche se... non è molto che non ci vediamo.
    Misaki avrebbe potuto vedere il volto di Thresh cambiare, diventare dubbioso. A quel punto non era tanto sicuro nemmeno lui di quella affermazione. Un non morto dunque può procreare con una vivente? Se fosse stato vero non c'era motivo di essere scontenti, e con un leggero movimento del labbro Thresh mostrò a Misaki un mezzo ghigno.
    Questo come ti fa sentire... Misaki?
    Non era tanto la domanda "se sei veramente incinta" ma "come ti fa sentire questo fatto?".
     
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  8. †_†yun yun †_†
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    "Rilassati", diceva lui. Facile! Ma aveva idea della quantità di ormoni che circolava dentro di lei? Di quanto la stesse facendo impazzire? Certo fino a un paio di ore prima non ne aveva la certezza assoluta, ma ora che guardava la sua reazione era certa che lo fosse davvero. Il non morto provò quindi a spiegarle che non si riteneva il padre e si fece serio mentre le parlava. Misaki corrugò la fronte. E ripensò velocemente a tutti i rapporti che aveva avuto negli ultimi mesi oltre a Thresh. Li scandagliò nella propria mente uno per uno, rivivendoli uno dopo l'altro. Ne era certa. Assolutamente certa. "Se non mi sbaglio avevamo fatto una specie di patto. E io mantengo le mie promesse. Ho sempre impedito a chiunque di venirmi dentro. Certo non posso dire lo stesso per altre entrate. Ma di quella sono sempre stata particolarmente gelosa e posso dirti con certezza che o è tuo..." E lo guardò fisso negli occhi:"Oppure è un'immacolata concezione"! E finalmente il suo sguardo si addolcì. Se davvero era incinta come pensava, avrebbe risolto la questione con calma. Era un'adulta e poteva farcela. Vide però che Thresh era sempre più dubbioso, sempre più chiuso nei propri pensieri. Chissà che cosa frullava nella sua testa. Alla fine dei suoi farneticamenti silenziosi ghignò. Il suono più bello per lei. Pensò alla domanda che le aveva fatto. Come si sentiva. Eh. Bella domanda. Bellissima domanda. Avrebbe potuto parlare per ore e non dire niente. Avrebbe potuto guardarlo e provare a trasmettergli come si sentiva attraverso gli occhi. Eppure era convinta che nemmeno in quel modo lui sarebbe riuscito a capire. Si avvicinò a lui, come a tuffarsi in quel corpo martoriato. Poi alla fine trovò le parole giuste:"Mi sento come se fossi arrivata alla fine di molte domande. Come se finalmente il mio corpo di donna avesse trovato il suo scopo. Mi sento anche debole ma anche talmente forte da poter buttare giù una montagna con un soffio." Gli disse sussurrandogli addosso. Con la mano disegnava invisibili segni sul petto. "I miei poteri sono aumentati. Li uso con molta più facilità e meno fatica. Per questo volevo parlarti. Io non credo dipenda solo da me o dalla mia bravura." Con le mani risalì verso le spalle, per poterle liberare dall'impiccio del cappotto. Era tanto che non stavano insieme e voleva ammirare il suo corpo. Mica solo lui poteva bearsi della bella visuale! "E oltre a tutto quello che ti ho detto finora, mi sento felice. Ho paura per mille cose. Ma sono felice. E lo sono perché credo che finalmente tra noi ci sia un legame tangibile." E in quel momento iniziò a pregare che il non morto non decidesse di scappare a gambe levate giù per le scale.
     
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    Misaki era colta da sentimenti contrastanti, dovette ordinare tutti i suoi pensieri prima di dare una risposta soddisfacente, e a Thresh piacque non poco. Misaki sapeva perfettamente cosa desiderava e lo pretendeva. In particolare aveva bisogno di quel segno quasi divino per sentirsi più vicina a Thresh e questo il non morto non lo poteva negare. La sua strada si lastricava sempre di patti e di promesse che lui pur vincendoci sempre doveva mantenere. Non perché fosse obbligato, ma perché credeva fortemente in quello che faceva. Il non morto allargò gambe e spalle, facendo spazio a Misaki che nel mentre aveva scoperto le sue spalle e il petto, sedendosi su di lui sopra a quel triclinio spinoso ed insidioso. Era davvero disposta a tutto per lui, anche inginocchiarsi sopra alle spine.
    Amo la tua devozione Misaki... e la tua determinazione. Hai un dono, non ci sono dubbi e sarei un pazzo a lasciarti scappare...
    Detto questo portò una mano sul ventre di Misaki, stringendo la sua pelle con le dita pallide e prive di vita. Un non morto poteva procreare dunque di fronte alla vita, chissà allora quanti altri frutti aveva lasciato per il mondo il periodo che viaggiò dal nord a Roma. Una domanda stuzzicante, ma per il momento non prioritaria. Le labbra del non morto si avvicinarono a quelle di Misaki, iniziando a sussurrare come aveva già fatto lei.
    Questa è una notizia fantastica... un adepto che possono plasmare a mia immagine e somiglianza. Avrà il tuo fascino e il tuo coraggio... i miei insegnamenti e la mia forza. Sarà un essere migliore, più maturo, più importante per questo mondo. E sarà felice di condividerlo con te...
    Misaki e Thresh non avevano la stessa percezione di "genitori" o di "educare un figlio", ma su una cosa erano d'accordo: questo li legava e in maniera indissolubile. Misaki non avrebbe più potuto fare a meno di lui, e lei di contro. Erano uniti nel destino come tutte le altre lanterne. Si fiondò quindi in un bacio colmo di passione e perversione, ora più che mai la desiderava: prendere il grembo che avrebbe portato al mondo il suo frutto, un frutto a metà tra la vita e la morte, al cosa più vicina che Thresh avrebbe mai visto alla sua divinità in tutta la sua vita. Suo fratello sarebbe morto d'invidia a quel punto, un buon motivo per non farglielo sapere...
     
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  10. †_†yun yun †_†
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    Dopo quella parola il mondo intero poteva crollare. Potevano le montagne fracassarsi al suolo. Potevano i fiumi irrompere impetuosi nelle strade. Potevano le pianure farsi colline. Poteva il cielo cadere a terra. Lei non se ne sarebbe accorta. E non le avrebbe importato. Non aveva più una famiglia. Amici quasi niente. Ma adesso pensavo al futuro in modo ottimista.
    "Amo".
    Non aveva detto che amava lei, ma solo delle parti di lei. Ma non le importava. Significava che lui finalmente si era accorto di lei anche oltre il loro legame delle Lanterne, anche oltre la sua capacità di torturare. Thresh aveva dato per la prima volta importanza a lei come carattere e personalità. Si strinse a lui più forte che poté, come se volesse imprimersi nella mente ogni dettaglio di quel momento. Il non morto la sconvolse ancora. Con una mano avvolse la sua piccola pancia in crescita. Non fu particolarmente tenero o romantico. Né pronunciò parole di amore eterno. Ma il gesto stesso la commosse. Lo vide nuovamente pensieroso. Avrebbe voluto chiedergli cosa aveva in testa, ma preferì lasciarlo ai propri pensieri.
    Quando riaprì bocca, parlò con trepidazione per il futuro. Già si vedeva con un piccolo se stesso a giro per il mondo a torturare gente. Misaki non era proprio dello stesso parere. "Avrà sicuramente la tua forza e il tuo carisma. Prenderà il bello di entrambi. Sarà affascinante. Ma vorrei che scegliesse la propria strada da solo. Dovrà essere lui a scegliere se diventare un fervente seguace della dea Apocrypha oppure no." Lo guardò fisso, le labbra che quasi si sfioravano. Questo doveva essere un punto saldo. Poi arrossì vistosamente mentre finiva la frase:"Nostro figlio si costruirà da solo la propria vita." Era una giornata particolare. Erano state dette parole importanti: amo e nostro. Erano per lei come le basi di un ponte. Non avrebbe mai avuto una vita normale. Ma quella era forse la cosa che più vi si avvicinava. Una famiglia. Ricambiò il bacio appassionato di Thresh, lasciandosi circondare dalle sue labbra. Si abbandonò a lui, troppo ebbra di felicità e ormoni impazziti. Aveva sentito dire che le donne durante la gravidanza avevano determinati tipi di voglie. Ma non credeva così tanto! Avrebbe giaciuto con lui, una cento mille volte quella notte.
    E poi sarebbe andata da una ginecologa.
     
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    Misaki sembrava oltremodo emozionata, il cuore le batteva all'impazzata e Thresh se ne accorse subito. A quanto pare sapeva essere molto più romantico di quanto non si aspettasse. La prese per i fianchi, scivolando verso il basso fino a che non arrivò alle natiche di Misaki, afferrandole saldamente per poi tirarla verso di sé. I due corpi entrarono in stretto contatto, Misaki avrebbe potuto sentire subito quanto fosse riuscita ad eccitare il non morto con quelle prospettive tanto interessanti. Ma aveva ancora la sua da dire e vicinissimo a lei, fissandola con i suoi occhi spenti, aggiunse qualcosa che non potevano sottovalutare al loro discorso.
    I viventi non accettano facilmente un'attività come la nostra. Per evitare di influenzare la sua strada dovremmo nascondere le nostre piccole voglie al nascituro. Ne saremo in grado? E quando prima o poi lo scoprirà... vedrà in noi dei genitori o dei mostri? Sei disposta a farti guardare dal tuo stesso sangue come un demone?
    Il non morto mise subito in chiaro la sua posizione: cerca di crescere un bambino in maniera normale di fronte ad un mondo tanto doloroso e perverso risultava potenzialmente controproducente, per questo avrebbe preferito di gran lunga indirizzarlo verso la sua stessa vocazione. E poi, non è forse il sogno di ogni padre vedere il proprio figlio percorrere le sue orme? Thresh avrebbe indagato a fondo per scoprire quali altri "semi" aveva fatto germogliare nel mondo, ma per il momento questo aveva la priorità. Il non morto iniziò a baciare il collo di Misaki, alternando quelle sottili effusioni alla sua arringa finale.
    Ti ho mai deluso? Devi fidarti di me, non si tratta di scegliere per lui, si tratta di optare per il meglio. Non è forse migliorata la tua vita da quando mi hai incontrato? Trasformare il dolore in piacere è qualcosa che ha sempre accomodato tutti...
    Il bacino a quel punto avrebbe iniziato a muoversi così da stimolare anche l'intimità di Misaki. Sembrava un modo efficace per interrompere anche solo momentaneamente quella discussione.
     
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  12. †_†yun yun †_†
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    Thresh l'avvicinò a sé e in un battito di ciglia i loro corpi combaciarono. Ora erano uno di fronte all'altro, con gli sguardi vicini e i respiri l'uno sul volto dell'altra. "Secondo me dovremo vedere alla sua nascita quale parte di noi avrà preso di più. E a quel punto potremo riparlarne. Non voglio che ci veda come demoni. Ma non voglio nemmeno essere io a decidere la sua vita. Avrà il proprio libero arbitrio. E se mi odierà lo sopporterò e lo amerò comunque." Era sicura che le loro idee sarebbero state discordanti oltre ogni modo. Ma da un lato era prematuro parlarne.In fondo se il nascituro fosse stato umano, lei gli avrebbe trasmesso tutte le sue esperienze e avrebbe saziato la sete di conoscenza. In qualsiasi campo. E poi non poteva un bimbo di due anni o giù di lì mettersi a torturare altri bambini! Era una cosa fuori dal mondo! Quando fosse cresciuto allora ne avrebbero parlato. Gli avrebbero spiegato la loro natura. E il ragazzo forse li avrebbe odiati, forse li avrebbe amati ancora di più. Ma dipendeva da lui. "Aspetta" Si disse. "E se nascesse una femminuccia?" Ormai dava quasi per scontato che fosse un maschio, alto e simile all'uomo che amava. Ma non era per niente certa. Ancora nemmeno aveva l'assoluta certezza di essere incinta! Sì, la sua mente stava correndo troppo. Era talmente felice, talmente fuori controllo da aver perso di vista quasi la ragione. In più Thresh era una tentazione. La baciava teneramente lungo il collo, mentre con voce modulata provava ancora a scalfire le sue idee. Lasciò che la sua carne si beasse di quelle dolci effusioni, ma mantenne saldo il controllo sulla propria mente. "Un bambino deve prima capire cosa sono il bene e il male, il piacere e il dolore. Un giorno, da grande, glielo insegneremo. E lui sarà fiero di assomigliare al suo bel babbo. E tu sarai orgoglioso di chiamarlo figlio." Per lei era un discorso chiuso. Le sembrava un'ottima soluzione momentanea per entrambi. E poi avevano altro a cui pensare: le loro eccitazioni. Misaki sentiva bene la vitalità dell'amato premerle contro le mutandine. Si avvicinò alla sua bocca per poter intrecciare la propria lingua con la sua, e cambiare i baci da appassionati in vogliosi. Le carezze si sarebbero fatte più insistenti e pressanti. Le mani sarebbero corse ai pochi indumenti rimasti. Pian piano i polpastrelli avrebbero assaggiato ogni centimetro di quella pelle sfregiata. Il cuore le batteva all'impazzata. Sembrava che la felicità che provava fosse troppo grande da contenere nel proprio corpo e che quindi aveva bisogno di scappare fuori dal suo petto, in cerca di spazi più ampi. "Amami come solo tu sai fare" Gli disse tra le labbra. E di certo il non morto l'avrebbe accontentata senza remore.
     
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    I loro punti di vista erano molto diversi, ma Thresh non disprezzava il confronto. Più che un padre avrebbe preferito essere un maestro, non per niente aveva scelto la via dell'insegnamento. Non era un caso. In quel preciso momento ci fu quasi una trasmissione di pensiero, dato che anche Thresh si ritrovò nella testa la possibilità che quello non fosse un bambino, ma una bambina. A maggior ragione allora avrebbe dovuto insegnarle cosa fare della sua esistenza, in un mondo del genere finire violentati era fin troppo semplice per una ragazza e lui di sicuro non avrebbe assolutamente apprezzato di vedere il suo "sangue" abbandonarsi agli eventi senza poter reagire. Tuttavia, alla fine dei conti, il non morto volle dare ragione a Misaki e affrontare la cosa passo per passo senza alcuna decisione definitiva a priori. Per il momento dovevano solo metabolizzare la cosa... e festeggiare. Nel momento in cui Misaki gli chiese di amarla, Thresh la sollevò di pesò dalla sedia tenendola peri glutei, spingendola energicamente contro il tavolo di fronte a loro per farla sdraiare lì sopra, mettendo in mostra il suo corpo meraviglioso completamente alla mercé del non morto. Una volta in piedi, Thresh poté liberarsi definitivamente del suo lungo cappotto nero per poi tornare su quelle meravigliose forme, accarezzandola dalle spalle fino al seno, poi di nuovo i fianchi ed il ventre, privandola del suo intimo e lasciandola completamente nuda.
    Festeggiamo allora... questo è un momento da non dimenticare...
    Quasi un cavernoso sussurro dalla sua gola piena di lussuria, si lasciò cadere su di lei rimanendo però con i piedi ancorati a terra, afferrando i seni di Misaki con entrambe le mani per poi iniziare a leccare quella meravigliosa carne mai stata così abbondante prima d'ora. Venne spontaneo a Thresh cercare i capezzoli per succhiarli avidamente, più per lussuria che per curiosità.
     
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  14. †_†yun yun †_†
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    Si aggrappò alle sue spalle mentre il non morto la tirava su senza sforzo, approfittandone per toccargli le spalle. Quanto adorava quel corpo. Per un attimo i loro cuori furono alla stessa altezza, ma solo uno, quello di Misaki, batteva regolare e con forza. Era sicura che quando era vivo, il cuore di Thresh aveva pompato forte e vigoroso. Quanto avrebbe voluto poterlo sentire! Cosa avrebbe dato per poter udire anche solo una volta quel suono! Affondò la faccia nell'incavo della spalla, baciandogliela, mentre lo aiutava a togliersi il cappotto. Sentì una superficie fredda mentre veniva poggiata sopra ad un tavolo magicamente sgombro e libero dagli impicci. Si sistemò meglio, in modo da non rischiare di cadere in qualche modo per terra mentre il suo amante la contemplava. Aveva uno sguardo visibilmente eccitato, quasi meravigliato di fronte alle modifiche naturali del proprio corpo. Eppure a lei non pareva di essere cambiata così tanto, ma forse lo zombie aveva un occhio più acuto di lei. E all'improvviso si imbarazzò. Non riusciva a capire perché. Un altro degli effetti collaterali? Quanto ancora sarebbe cambiata? Quando si accorse che pure le sue mutandine erano svanite, avrebbe voluto coprirsi con le mani, nascondendo le proprie intimità al suo uomo. Fu difficile resistere a quell'impulso protettivo. Thresh la toccava delicatamente su tutto il corpo e lei si sentiva richiamare come Odisseo dalle sirene. E infine cedette alle sue parole, lasciandosi andare completamente a lui. Abbandonò ogni riserva, rilassando finalmente le membra intirizzite. "E rendiamolo ancor più indimenticabile" Gli sussurrò, seguendo la sua tonalità. Una bassa e cavernosa, l'altra melodica e dolce.
    Il non morto focalizzò la propria attenzione sui suoi seni, che iniziò a leccare giocando con i piercing che lui le aveva messo, alla fine del loro ultimo incontro. Un gemito molto poco soffuso interruppe il silenzio della stanza. Ecco un altro cambiamento. Ora sì che lo percepiva. Certo il non morto aveva sempre svolto quel lavoro con grande maestria, ma oggi si sentiva particolarmente sensibile. Ogni volta che Thresh leccava o succhiava quelle piccole protuberanze, il suo corpo veniva scosso da piccoli tremori interni e involontariamente inarcò la schiena, offrendogli in modo inevitabile una posizione avvantaggiata per continuare la sua dolce opera. Presa dall'impeto, Misaki si aggrappò ai suoi capelli, stringendoli con forza, come se non riuscisse a contenere quella scarica di ormoni che il suo corpo stava producendo.
     
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    L'ossessione di Thresh per migliorare il "corpo" attraverso sadici impedimenti dava sempre i suoi frutti: Misaki poteva goderne ora che i suoi capezzoli erano perfettamente abituati ai suoi metallici regali, e se era vero ciò che entrambi avevano ipotizzato allora quella stimolazione da parte della bocca del non morto doveva essere irresistibile. Mentre continuava a stuzzicare il suo sempre più prosperoso seno, Thresh attirò verso di sé Misaki in modo che il suo ventre sporgesse leggermente dal tavolo, in quel modo l'erezione contenuta nei pantaloni si fece sentire più che mai direttamente sulla carne della ragazza col preciso intento di iniziare a farla bagnare.
    Sai mi piaceva vederti con i punti sulle guance, mi fa tornare la voglia di strappartele ancora...
    Quasi romantico da parte sua fare una simile dichiarazione, era raro che Thresh si concedesse due volte lo stesso vizio, specialmente sulla stessa persona. La mano sinistra del non morto abbandonò momentaneamente il suo impegno col seno di Misaki, scendendo finalmente verso i pantaloni per poter liberare la sua virilità. Quando fu finalmente priva di inibizioni, Misaki avrebbe potuto sentire quella verga calda e pulsante scaldarle l'intimità con la punta e tutta la sua lunghezza. Sembrava più eccitato come mai e pur essendo abituata ai generosi affondi di Thresh di sicuro Misaki avrebbe provato sensazioni uniche quella volta, anche grazie alla sensibilità aumentata. Per il momento però non ci sarebbe stata nessuna penetrazione, solo una lenta stimolazione sfregando la sua grossa e venosa asta tra le grandi labbra di quell'intimità sempre più umida e grondante di umori.
     
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