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Rieccomi dopo tantissimo tempo, avendo avuto parecchie cose (e grane) in ballo. Non sono riuscito neanche a scrivere il mio racconto estivo, anche se comunque ce l'avevo in testa. Quindi, seppure con un grande ritardo, eccovi il mio racconto estivo con base reale.
Incontro di mestieri
Mi chiamo Leo, sono un ragazzo venticinquenne, uno dei tanti disoccupati di questo Paese. Quindi mi capirete se vi dico che non ci pensai due volte nell'accettare il lavoro di cat-sitter, offertomi da amici di famiglia. Il periodo "lavorativo" sarebbe stato in agosto, per due settimane e mezza. Quest'anno l'estate non c'è quasi stata ma sfortunatamente, all'inizio di tale occupazione, si presentò il sole prepotente in tutta la sua potenza; fatto sta che passai l'intero periodo lavorativo crepando dal caldo afoso. Tali amici di famiglia abitavano in un appartamento che d'estate appariva come una fornace e, ogni volta che varcavo la loro porta, iniziavo a sudare come in una sauna. Il mio compito era di prendermi cura di una gatta anziana; quindi ogni giorno dovevo recarmi nel "vulcano" per rifornire le ciotole d'acqua e di cibo, pulire la lettiera e fare un po' di compagnia alla creatura. Ogni giorno era uguale al precedente fino alla penultima maattina di lavoro. Mi svegliai alle sette come al solito, bagnato di sudore e arrapato - l'estate mi fa sempre quell'effetto - , mi preparai vestendomi con pantaloncini corti e masglietta senza maniche, e infine uscii di casa. Il tempo non era da aiuto, cielo limpido a mostrare il sole crescente; già così presto faceva caldo, molto caldo, ma mi costrinsi a raggiungere l'abitazione. Come ogni volta la gatta mi aspettava e mi rempì di miagolii come per rimproverarmi di essere in ritardo, o semplicemente perchè gli dessi da mangiare. Svolsi le mie faccende sudando e sbuffando, poi mi lasciai sprofondare nel divano del salotto osservando il soffitto. Mentre accarezzavo la gatta, dopo che ebbe finito di rimpinzarsi a dovere, studia per l'ennesima volta l'appartamento: durante l'assenza dei propietari era diviso in due parti distinte, la zona per la gatta, dove mi trovavo io, e la zona vietata ad essa. La parte in cui stavo io era composta da un salotto e dalla cucina, con due balconi che accedevano ai due lati dell'edificio, l'altra invece da due stanze da letto e da un bagno; a dividerle c'era una porta. Probabilmente fu per quel motivo che non sentii entrare l'ospite inatteso. Ad un certo punto ebbi bisogno di usare il bagno così, evitando accuratamente il tentativo della gatta di seguirmi, mi sistemai sul water leggendo una rivista che era stava su un mobiletto vicino. Stavo lì dentro da dieci minuti circa quando sentii lo stereo del salotto accendersi e cambiare stazione. Mi sistemai in fretta e furia, poi furtivamente mi avvicinai alla porta divisoria; all'inizio pensai fosse un ladro, anche se una parte di me mi diceva che un malintenzionato avrebbe fatto meno rumore possibile. Comunque afferrai un ombrello lì vicino - arma davvero inutile - e facendomi coraggio afferrai la maniglia e aprii di colpo l'uscio. Davanti a me c'era una donna, che etichettai subito come milf, la quale si girò spaventata a morte. Quello che scoprii in seguito fu che non ero l'unico lavoratore che frequentava tale appartamento; la donna, che si chiamava Eleonora ma si faceva chiamare Elly, veniva una volta alla settimana per pulire il posto ma non ci eravamo mai incrociati prima per diversità di orari; comunque si rivelò simpatica ed estroversa. Lei mi chiese se mi dava fastidio la musica, essendo abituata a lavorare ascoltandola, e dopo che le dissi di no iniziò le sue faccende, dandomi il tempo di studiarla più approfonditamente: Elly era una donna bassetta, tutto sommato con un bel corpo, aveva i capelli lunghi rossi e riccioli, occhi verdi e due fossette sulle guance; indossava una camicetta estiva, che lasciava poca immaginazione di quello che non portava sotto di essa, pantaloncini di tela corti che mostravano un grazioso fondoschiena e dei sandali da mare. Dopo la sopresa iniziale, la presenza di quella donna iniziò a farmi eccitare, un po' per il caldo un po' per il suo seno libero di muoversi sotto l'abito. Elly passò da una stanza all'altra e la gatta ne approfittò per raggiungere la tanto agognata zona proibita. Ad un certo punto ella tornò in salotto e si sedette sul divano, vicino a me, dicendo che una pausa ci voleva propio con quella calura; il problema era che tale sofà era un due posti parecchio piccolo, quindi noi due ci trovevamo praticamente spalla contro spalla, e quella vicinanza mi imbarazzava tanto quanto mi eccitò ulteriormente. La donna ruppe il silenzio facendomi qualche domanda sul mio conto e alla fine parlammo del più e del meno per qualche tempo; così scoprii che lei era divorziata e senza figli, costretta a lavorare saltuariamente per lo più in ambienti stressanti. Ci fu un altro monento di silenzio e allo stereo partì una musica ritmata che a me parve piacere molto a lei; confermai la mia intuizione quando Elly si tolse le calzature e si mise a ballare in modo quasi sensuale, al centro del salotto; pur pensando che non mi stesse provocando, quelle sue movenze mi misero sull'attenti il pene, duro e ritto nei pantaloncini che non avevano speranza di nascondere tale gonfiore. Alla fine del pezzo musicale la donna tornò a sederdi più accaldata di prima, notando ovvimante il mio grosso problema, anche se fece finta di niente; io non dissi nulla e lei, tra uno sbuffo e l'altro, se ne uscì con un innocentissimo:<< Ora sono in calore! >> , cosa che aiutò la mia situazione. Essendo molto imbarazzato pensai di congedarmi ed andarmene, ma lei puntualmente iniziò a palparsi il seno, con la scusa pallida di aggiustarsi il reggiseno; in quel momento capii che la donna era davvero arrapata, probabilmente perchè la sua solitudine da divorziata comprendeva anche il sesso. Elly mi disse poi che la musica l'aveva stancata e con un'altra scusa, prendere il telecomando dello stereo che era sul bracciolo del divano dalla mia parte, si allungò su di me appoggiando "per errore" una mano sul mio pacco; prima di fingere di scusarsi, rimase in quella posizione per quasi un minuto, ennesima conferma di quello che voleva veramente la donna. Poi ella con un finto gesto goffo fece cadere il telecomando per terra dicendo:<< Ops! >>, si alzò dal divano e si piegò per raccoglierlo; io mi ritrovai praticamente il suo fondoschiena sulle mie ginocchia e, prima di avere ripensamenti, le misi una mano su di esso. A quel punto lei quasi mi fece vergognare di me stesso perchè cambiò atteggiamento: si rialzò e con espressione da arrabbiata mi disse:<< Ehi, che cosa credi di fare, eh? Pervertito! >> ; io iniziai a balbettare qualcosa di incomprensibile persino per me e lei si schiaffeggiò una natica dicendo:<< Vuoi questo vero? Sporcaccione! >> , poi aggiunse:<< E scommetto tu voglia anche queste vero?? >> stringendosi le tette con le mani. Io ero rimasto di stucco, non sapendo più cosa pensare o fare, ma lei non si fece attendere e mi si mise davanti sbottonandosi la camicetta. Tolto l'ultimo bottone si svestì liberando le sue tette, piccole ma ben arrotondate coi capezzoli turgidi; mi chiese ancora:<< Le vuoi queste? >> e me le portò in piena faccia. A quel punto seguii il mio puro istinto animale: gliele afferrai stringendole e mentre presi a succhiarli un capezzolo come fosse un biberon; lei si aggrappò ai miei capelli mentre inarca la schiena schiacciandomi il seno ancora più addosso. Continuai il lavoro di bocca mentre con una mano iniziai a strizzarle l'altro capezzolo, e con l'altra mi sbottonai e abbassai la zip dei pantaloni per prendermi il cazzo e iniziare a masturbarmi. All'improvviso mi sentii in bocca uno strano sapore creato dal liquido biancastro che iniziava e fuoriuscire dalla sua tetta, probabilmente latte. Presi a succhiare più forte mentre accadeva la stessa cosa anche con l'altro capezzolo. Elly si lasciò sfuggire un lamento sommesso, poi abbassando la testa si accorse di cosa facevo con l'altra mano; si staccò di colpo da me, guardando bramosa i miei bassi fondi, poi con tutta calma si sbottonò i pantaloncini e se li fece scorrere sulle cosce, da cui caddero a terra; sotto portava delle mutandine, evidentemente bagnate, che si tolse da una gamba, lasciandole poi arrotolate sull'altra. La donna, ormai nuda, si arrampicò su di me senza tanti preamboli, portando le gambe attorno alle mie coscie; pur non essendo ancora seduta del tutto su di me, era comunque bassa e il mio cazzo le sfiorava la sua vagina, circondata da una peluria curata. Elly si morse un labbro, spostandosi su di me per aggiustare la posizione, poi si allargò con le mani la sua figa bagnata e calò sul mio pene; mentre le entravo dentro la mia eccitazione era tale che non ero più lucido, bensì ero fuori di me. Appena le fui dentro completamente non attesi e presi l'iniziativa: mi tolsi la maglietta e mentre lei mi si appoggiava con il seno bagnato al petto, le afferrai le natiche stringendogliele; poi iniziai a penetrarla, aiutandomi con il suo fondoschiena che ormai controllavo. La nostra cavalcata aumentò progressivamente di ritmo fino a che il divano non iniziò a spostarsi per il salotto mentre lei gemeva dal piacere e dal dolore, ed io ansimavo come un toro. L'avvicinarsi del culmine si fece sentire troppo presto ma comunque non ero del tutto privo di limiti, quindi non volevo venirle dentro senza preservativo, che ovviamente non avevo; allora rallentai il ritmo fino a fermarmi, poi la feci staccare da me scoprendo il mio pene tutto bagnato di liquidi lubrificanti vari. Lei protestò con un lamento ma io la feci inginocchiare ai miei piedi e le misi il cazzo tra le sue tette sode; anche lei non doveva essere molto lucida perchè non obbiettò e prese a leccarmi il membro mentre con una mano mi tastava i testicoli, poi dopo qualche istante me lo prese tutto in bocca, cosa incredibile vista la sua stazza. Riguardo al sesso orale Elly era un asso perchè lo succhiava così bene che arrivai troppo presto al culmine; mentre stavo per venire le tolsi il mio cazzo dalla bocca con uno scocchio e il primo schizzo la raggiunse in pieno viso, mentre i successivi andarono scemando più in basso colandogli sul seno. Mi lasciai abbandonare sul divano ansimando, assaporando quella sensazione di piacere che lentamente stava svanendo; Elly però non era soddisfatta: salì in piedi sul divano portando la sua vagina dritta davanti alla mia faccia, poi mi afferrò ancora per i capelli e me la spinse contro. La mia passione stava ormai scemando ed ero restio a continuare ma ella mi strinse più forte facendomi male e io iniziai a leccargli la figa, obbligato. Dopo un po' ci presi comunque gusto e puntai la lingua sul suo clitoride aumentandone il ritmo fino a che, tra gemiti di goduria, la donna non raggiunse l'orgasmo schizzandomi in faccia i sui liquidi vaginali caldi, che mi colarono addosso, poi ella si lasciò cadere su di me tra gli ultimi spasmi, e rimanemmo in quella posizione per un tempo indefinito. Dopo che ci fummo ripresi un poco, Elly si alzo e mi disse solamente:<< Vieni >> avviandosi nell'altra zona della casa. Io la seguì e lei mi condusse in bagno, attivò il rubinetto della doccia e si sfilò le mutandine arrotolate dalla gamba, poi si portò sotto l'acqua; a me non rimase che spogliarmi del tutto e seguirla. Iniziammo a insaponarci a vicenda passando sui punti più caldi con gesti non troppo normali, poi lei mi girò intorno e mi si posizionò dietro alle spalle e io pensai che volesse lavarmi la schiena. Invece la donna mi circondò la vita con le braccia e mi afferrò il cazzo con le mani, iniziando a masturbarmi. Io all'inizio pensai che fosse inutile, che era troppo presto, invece a poco a poco, grazie anche al contatto del suo seno sulla mia schiena, il mio pene si ingrossò nuovamente finchè non fu di nuovo sull'attenti. A questo punto Elly tornò davanti a me e si piegò a novanta gradi, esponendo chiaramente quello che voleva; senza farmi pregare le entrai dentro di nuovo afferrandole le tette per fare forza, ed iniziai a penetrarla sempre più violentemente. L'acqua che ci scorreva addosso era un ennesimo stimolo alla mia foga, comunque dovuta al fatto che ormai non avevo più freni. Ci volle parecchio tempo per sentire avvicinarsi il culmine, cosa che non dispiacque affatto alla donna; arrivato quasi al punto mi staccai da lei, la feci voltare, la afferrai sotto le coscie e la presi in braccio, inserendole per la terza volta il mio membro. Le sue gambe aggrovigliate attorno a me mi fecero quasi impazzire e la portai contro la parete della doccia, riprendendo a penetrarla con foga, mentre le sue tette ballonzolavano contro di me. La fine della cavalcata arrivò dopo qualche minuto ma non ragionavo più ormai, e senza problemi le venni dentro con vari spasmi; lo sperma iniziò a colarle nell'interno coscia quando alla fine estraetti il mio arnese. Lei si girò e prese a succhiarmelo ancora, provocandomi altri bei secondi di piacere, poi uscì dalla doccia, si sedette sul bidet e iniziò a masturbarsi. Io ero già venuto due volte, quindi rimasi solo a guardare quella donna in calore che sembrava non averne mai abbastanza. Quando alla fine venne, senza spruzzate questa volta, io ero ormai svuotato anche se una briciola di eccitazione si fece sentire. Ci lavammo nuovamente a vicenda, recuperammo gli abiti e ci vestimmo, poi come se nulla fosse accaduto ci salutammo ed io me ne tornai a casa. Non vidi più Elly, ne lei mi contattò in qualche modo, ma di una cosa sono certo, non mi dimenticherò mai di quella donna.
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