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E così... pensi che lei possa aiutarmi? Non ho mai apprezzato la carne sintetica, un'anima è pur sempre un'anima... va bene, allora ci organizzeremo. E scopriremo se questo "Vento Freddo" è davvero così così pungente come sembra...
Un aereo pagato per Roma, il biglietto da visita di un Night che solo dal nome sembrava decisamente rumoroso, fondi sufficienti per raggiungere Roma... Lisbona, Praga, New York e molto altro ancora per circa due o tre vite oltre a questa. O qualche ammiratore le aveva fatto un regalo, oppure c'era puzza di lavoro e sembrava qualcosa di importante. Viaggio mediocre, servizio interessante, città popolata, forse troppo. E poi c'era l'ultimo angolo di marciume, no non il tipico locale con ubriachi e fattoni: il locale della gioventù, pieno di ragazzi non più grandi di 16 anni, forse più drogati e ubriachi di qualsiasi altro fallito o barbone in giro per quelle strade. Entrando dalla porta principale, Mistral avrebbe visto una ragazza dalla pelle scura intenta a fumare sull'uscio della porta, adagiata con le spalle proprio sullo stipite aspettando chissà cosa. Non era nemmeno completamente vestita: Se non fosse stato per una leggera giacca nera rifinita con una pelliccia bianca che le copriva i prosperosi seni sarebbe stata praticamente nuda con quel "top" privo di parte anteriore, e quelle mutande da pura prostituta. Chiunque fosse prima, quella ragazza era finita decisamente male.
Hey tesoro... per entrare qui serve l'invito non lo sai?
Avrebbe fermato l'avanzata di Mistral piazzandole una sigaretta sul petto, spegnendogliela addosso e sollevando il capo con fierezza, mostrandole una grossa cicatrice sul collo. Dove l'aveva vista quella cicatrice? Ma si... era incisa tale e quale sul collo della ragazza illustrata sul bigliettino da visita. Che avessero qualcosa in comune?. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)D: Ho fatto una piccola azione auto-conclusiva, se è un problema avvisa che modifico.
Vicoli ciechi, su vicoli ciechi, su vicoli ciechi. Non aveva visto altro da quando si era trasferita a Kurayami e non faceva che venir sbattuta a destra e a manca per i lavori più disparati. Il profitto c'era, certo, ma la sua vendetta sembrava qualcosa di così lontano da farle bollire il sangue nelle vene ogni volta che ci pensava. Quel lavoro era stato l'unica cosa che fosse riuscita a distrarla per più di qualche secondo. L'aveva subito incuriosita, e resa perplessa. Si chiedeva chi fosse così eccentrico da mandarle così tanto contante solo per far sì che accettasse l'invito a spostarsi in un'altra Nazione; e soprattutto si chiedeva cosa avesse a che fare lei con un locale che aveva un bigliettino da visita simile. In ogni caso, non ci aveva messo molto a spendere parte di quella somma per partire e recarsi subito sul posto, con ancora in tasca la busta praticamente piena e il bigliettino da visita al suo interno annesso. Eccetto i soldi del viaggio, era esattamente come l'aveva ricevuta.
Non si era messa in tiro, né si era travestita in alcun modo; era semplicemente vestita come al solito, con la differenza che lo stemma di famiglia sulla cintura era voltato per non essere visibile, e guanti di pelle nera adatti ad afferrare armi le avvolgevano le dita.
Le bastò annusare l'aria che usciva fuori dal locale per prepararsi allo schifo, e vedere tutti quei ragazzini fuori a ubriacarsi, drogarsi e chissà che altro per un attimo intaccò la sua perfetta apparenza impassibile. Solo un attimo però; arrivata all'entrata senza fermarsi, ritrovandosi una sigaretta direttamente schiacciata sul seno sinistro, non mostrò il benché minimo segno di dolore nell'espressione glaciale. Semplicemente, puntò lo sguardo che sino a quel momento aveva tenuto dritto dinanzi a sé sulla ragazza che l'aveva accolta tanto "calorosamente", assimilando ogni millimetro della sua figura grazie al watcher, per poi afferrarle senza esitazione un polso per staccare la sigaretta dalla propria pelle quel che bastava per evitare che continuasse a bruciarla. Una cicatrice in più o in meno non le avrebbe certo cambiato la vita, ma preferiva non averne di così inutili. In compenso, della canottiera bianca bucata su quel punto non gliene fregava proprio un bel niente.
Continuando a tenere la ragazza (sempre se fosse riuscita ad afferrarla) utilizzò la mano libera per tirare fuori dalla tasca la busta con tutto il malloppo e porgergliela. Mentre la guardava, notò il segno sul collo e lo associò immediatamente al biglietto da visita, registrando quell'informazione.
Basta come invito?
Anche la sua voce non faceva trasparire nessuna emozione, eppure di emozioni ne provava tante: pena per quella ragazza; disgusto per il postaccio in cui era stata mandata; bisogno di sapere al più presto perché diavolo qualcuno la volesse lì e, sopra ogni altra cosa... sapere chi, la volesse lì.
Edited by = Midori.no.Neko = - 13/7/2014, 15:12. -
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La ragazza parve spaventarsi un pò quando Mistral le rispose in quel modo, ma nel momento in cui vide il biglietto di visita il suo sguardo si sgranò completamente, come se avesse visto un fantasma. Parve pronta a gridare qualcosa, ma chiuse subito la bocca strattonando la mano così da riottenere il controllo di sé. Con l'altro palmo abbassò la busta e la spinse di nuovo contro Mistral, come se volesse tenerla lontana.
Seguimi.
E detto questo si staccò dalla porta, concedendo finalmente alla loro ospite la possibilità di farsi avanti. L'entrata iniziale non prometteva niente di speciale, tipico scenario da discoteca, se non fosse stato per le numerose lanterne dai fiochi bagliori colorati che pendevano dalle pareti, e per le maschere che indossavano la maggior parte dei presenti. La ragazza dalla pelle scura si fece strada in mezzo a quei cadaveri colmi di divertimento, portandola in una zona leggermente più isolata, ma non del tutto fuori da quello scenario: si trovava ad un ripiano superiore, senza gente che ballava a caso, ma piena di corpi mascherati che sembravano dormire profondamente. Affacciandosi alla ringhiera era possibile vedere dall'alto la zona appena superata, mentre in una cunetta più distante dalla scala da cui erano saliti c'era una sorta id privé, isolato solo da delle grosse pareti di carta nere e dai rumori da discoteca. Dall'interno non si vedeva nulla, se non il riflesso dei disegni fatti su quella carta nera. [+]
Hey prof... c'è qui la tua ospite...
Disse la guida di Mistral appoggiandosi con una spalla contro la parete, affacciando parte della bocca dentro uno dei spiragli ai lati che permettevano di intravedere cosa c'era lì dentro. Buio, per lo più.
Molto bene. Solo un momento.
Si sentì un lungo sospiro, poi quella voce possente, inquietante ma allo stesso tempo affascinante. Da farti accapponare la pelle, ma non darti comunque possibilità di scappare. Per curiosità, per fascino, o semplice stupidità. La parete di carta si piegò, lasciando fuoriuscire alcune figure femminili mascherate conciate in maniera non molto diversa dalla guida di Mistral, che fece gli onori di casa allargando completamente "l'entrata", per poi invitarla ad entrare nel buio. Se lo avesse fatto non avrebbe visto nulla fino a che la parete alle sue spalle non si sarebbe chiusa con quella sorta di macabro separé, poi finalmente la lanterna sul tavolo posto al centro della piccola stanza avrebbe fatto luce, rivelando il resto ella zona: dietro la lanterna c'era un ampio divano nero, sulla quale era seduto a braccia e gambe larghe una figura inquietante e pallida. [+]
Benvenuta mia cara... prego, accomodati.
Con quell oche sembrava un trucco di magia, l'uomo fece comparire una poltroncina più piccola alle spalle di Mistral, completamente ricoperta di punte acuminate, che una volta posizionata alle sue spalle scomparvero, come ritirate da un meccanismo. Una prova di coraggio?. -
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Una reazione del genere da una ragazza che si era presentata in modo tanto sfacciato inizialmente la stranì. Le sembrò quasi si fosse spaventata nel vedere quella busta e il modo in cui l'aveva allontanata restituendogliela le aveva fatto alzare un sopracciglio, primo cambiamento visibile sulla sua espressione fino a quel momento; e probabilmente sarebbe stato l'ultimo. Prese la busta e la rimise in tasca, seguendola all'interno del locale mentre studiava con (solo) apparente disinteresse l'ambiente. Di sicuro non era tra i postacci peggiori in cui le fosse capitato di mettere piede durante un lavoro, tuttavia tutta quella gioventù bruciata le mise addosso un senso di amarezza difficile da scacciare. Inoltre aveva notato una cosa, e si mise a guardare la pelle della ragazza davanti a lei per accertarsene: la colorazione sembrava fin troppo pallida, e la cicatrice che aveva al collo era sin troppo sospetta. Una ferita così profonda in un punto simile dava l'idea che sarebbe dovuta essere morta, eppure era lì ad ancheggiare davanti ai suoi occhi. Dipendeva dallo stile di vita? Un incidente e dei dottori troppo maldestri per coprire una cicatrice? O non era umana?
Ripensò al biglietto da visita del posto, che raffigurava una figura con la medesima cicatrice; lì per lì non riuscì a pensare a qualcosa che collegasse una simile coincidenza, ma quando quel macabro separé si fece da parte e lei fu entrata all'interno della stanza, non poté non notare che il suo interlocutore avesse qualcosa di strano, proprio come la ragazza dalla pelle bruna o tutte quelle che si erano fatte da parte solo un istante prima: era incredibilmente pallido.
Un covo di vampiri? Di zombie? La situazione si faceva sempre più strana e curiosa.
Se pensava ai corpi apparentemente "addormentati" (sperava di non aver ragione nel pensare a un'altra possibilità), a tutte le ragazze che aveva avuto modo di incontrare fino a quel momento, e ora a quel tizio dalla faccia piena di buchi, non poteva negare di cominciare a sentirsi un minimo a disagio. Quando poi si rese conto che -probabilmente- colui con cui avrebbe dovuto trattare fosse proprio l'uomo che le stava davanti, e che la sua ospitalità lasciava davvero a desiderare dal momento che voleva si sedesse su una sorta di macchina per le torture... bé, diciamo che il disagio diventò completo. Ovviamente non ne mostrò nemmeno un pizzico.
Fissò la sedia il tempo di vedere gli spuntoni sparire, poi tornò a fissare il tizio negli occhi, impassibile come al solito.
Preferirei stare in piedi, se per lei è lo stesso. E -se possibile- le sarei grata se iniziasse a spiegarmi per quale motivo sono qui.
Nemmeno l'ombra di un sorriso cordiale sui lineamenti puliti, privi di trucco; lo stava fissando così intensamente che sembrava volesse leggergli dentro. Se era stata convocata lì per un lavoro come inizialmente aveva pensato, quello di certo a prima occhiata sembrava il tipo di "datore" che lei non avrebbe mai accettato.
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L'uomo portò tra le labbra un bicchiere pieno di un liquido scuro, difficile da identificare al buio, ma lo mandò giù mordendosi le labbra quasi con amarezza, come se non avesse apprezzato molto quel rifiuto.
Quanta diffidenza, se avessi voluto farti del male te ne saresti accorta, non temere.
Detto questo svuotò il bicchiere, sollevando la schiena dalla poltrona e avvicinando lo sguardo alla sua lanterna. Vi soffiò dentro, lasciando che qualche fiammella verde uscisse fuori come un'anima in pena, aumentando la luminosità della zona: sembrava davvero una cabina delle torture con addirittura un grosso sarcofago metallico proprio di fianco all'uomo che aveva davanti.
Mi chiamo Faust Carnovash, ma preferisco di gran lunga Thresh. Sono un professore alla sapienza e la mia cara datrice di lavoro mi ha suggerito il tuo nome per un incarico che io ritengo sinceramente molto importante... Leben ti dice nulla?
Si limitò a mostrarle una foto lasciandola sul tavolino. A quel punto rimase in silenzio, sollevando lo sguardo verso di lei, speranzoso di ottenere una qualche minima reazione da quello sguardo glaciale. A dirla tutta molto più freddo di quanto non si aspettasse. Il che era un peccato, perché quella bellezza doveva essere una pura delizia.. -
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Si irrigidì impercettibilmente quando -in modo decisamente inquietante, ma che ci si poteva aspettare?- l'uomo fece luce sulla stanza in cui si trovavano. Guardandosi intorno non poté trattenere una smorfia di disgusto, soprattutto a sentire cosa lui aveva da dire in risposta al suo non volersi "accomodare". Era circondato da macchine delle torture e aveva il coraggio di mostrarsi irritato se lei non intendeva sedersi su una di esse? Di certo un tipetto con le rotelle a posto... sicuro.
Fu costretta a tornare a guardarlo -dopo un breve esame della stanza- quando sentì quel nome. Stavolta l'irrigidimento del suo corpo fu ben più visibile, ogni nervo o muscolo si tese nell'udirlo. Leben... non poteva essere quella Leben, non dopo tutto il tempo che aveva impiegato a cercarla senza uno straccio di progresso. E lei la conosceva tanto da poter consigliare a qualcuno i suoi servigi? Prendendo la foto in mano, dovette darsi una risposta affermativa: era proprio lei. Uno dei pochi visi che nei suoi ricordi non era stato contaminato, distorto o cancellato, era proprio il suo.
Tornò a guardare Faust Carnovash, così diceva di chiamarsi, e per quanto la sua espressione non fosse troppo diversa rispetto a prima, il suo sguardo era colmo d'interesse ora. Non poteva rimanere totalmente impassibile, non dinanzi a quello.
Come... Dovette schiarirsi la voce per nasconderne il leggero tremore. Mostrare le proprie emozioni davanti a uno sconosciuto non era da lei, ma quando si trattava di quella parte della sua vita, non poteva in alcun modo nascondere il fatto che avesse ancora tanto di umano nel suo corpo, soprattutto il cuore. Il momento di debolezza passò in fretta, in ogni caso.
Avrebbe tanto voluto chiedere come facesse "Leben" a sapere di cosa si occupasse e stava quasi per farlo, ma pensò che più che sapere tutto le bastava conoscere le capacità del suo nuovo corpo per consigliarla a qualcuno, e questo era decisamente abbastanza per darsi una spiegazione da sola, quindi risparmiò domande inutili. O di mostrare ancora una volta la propria debolezza a uno sconosciuto, il che era certo più importante.
Di che incarico si tratta?
Nessuna domanda su Leben, nessuna domanda su quello scienziato, Sousuke...
Fece uno sforzo disumano per trattenersi.
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Thresh rimase a scrutare quell'espressione mutevole con immenso interesse, finalmente una reazione per lo meno. Un minimo di soddisfazione quasi insperata, ma se la gustò per bene prima di risponderle.
La nostra scuola, come tutte, si occupa di addestrare nuove leve per combattere assieme all'impero e noi professori dobbiamo avere poteri consistenti per poterli controllare ed educare. Tuttavia un vecchio nemico dello stato ci sta ostacolando in questa impresa e non ci piace affatto la cosa.
Stava parlando in maniera molto vaga, quasi come se stesse appositamente sondando il terreno solo per ottenere la sua attenzione. Thresh ritirò la foto di Leben per poi prenderne un'altra. Prima di mostrargliela però l'avrebbe fatta battere un paio di volte sulla sua lanterna producendo un rumore sordo.
E da quello che so, non dovrebbero essere nemmeno amici tuoi.
Detto questo gliela mostrò: ritraeva un gruppo di uomini eleganti armati di tutto punto, con un passamontagna in testa. Esibivano con una certa fierezza la testa di un uomo tenendola per i capelli. Chi la teneva aveva una silhouette femminile, e al posto della mano che non teneva saldamente la testa c'era un grosso uncino d'oro massiccio. La testa di quell'uomo era una faccia ben conosciuta: Sousuke.. -
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Se quel tizio cercava di attirare la sua attenzione si stava sforzando inutilmente, c'era già riuscito. Mistral rimise la foto sul tavolo e lui la prese, sostituendola subito con un'altra che -inspiegabilmente- sbatté più volte su quella strana lanterna prima di porgergliela. Un gesto che lei non comprese, unito a parole che capì ancora meno.
In quei pochi istanti aveva lottato per riprendere totalmente il controllo, ed era riuscita a far tornare la propria espressione incolore. Prese la foto in mano, la squadrò in ogni dettaglio, osservò ognuno di quegli individui, e le diedero una sensazione orribile, ma niente più di questo. Quegli abiti formali addosso a gente del genere ricordavano troppo gli assassini della sua famiglia... ma non poteva significare niente; il mondo era pieno di delinquenti ben vestiti. Persino quando puntò i suoi occhi sulla testa mozzata che uno di loro (una donna, da quel che sembrava) stringeva in mano, la sua espressione non cambiò di un solo millimetro. Effettivamente, lei non sapeva chi fosse, non pensava di conoscere quell'uomo. Sousuke non si era mai mostrato a lei durante quel loro primo e ultimo incontro, parlandogli da un vetro riflettente, osservandola da delle telecamere. Aveva la voce e un nome, nient'altro, per questo era stato così difficile avere sue notizie... sino a quel momento. Passò parecchi secondi a fissare quella foto senza che quel volto le dicesse niente. Quindi perché quell'uomo affermava che quegli uomini fossero suoi nemici? Continuò a fissare quella testa in cerca di una risposta ma...
Perché non dovrebbero essere...
Ed ecco il cambio d'espressione, repentino. Gli occhi glaciali puntati sulla foto erano improvvisamente sbarrati, e lentamente si riempivano di lacrime. Mistral non c'era già più, ma -ironicamente- solo un uomo al mondo avrebbe potuto comprendere quel cambio d'espressione così innaturale, e quell'uomo era figurato in quella stessa foto, morto.
Shuruki strappò di mano la foto a Thresh con uno scatto repentino, e se la strinse al petto, cadendo a terra in ginocchio, mentre esplodeva in lacrime.
Sousuke-sama! Padrone... No. No...
Piagnucolava, dondolandosi sul posto mentre le lacrime scendevano inesorabili. Persino il tono di voce non era più quello di Mistral: era infantile, distorto dalla follia. La donna che sino a un istante prima era sembrata un pezzo di ghiaccio, una perfetta guerriera, ora era poco meno di una ragazzina disperata e pazza. E quella stessa ragazzina, col corpo di una donna, alzò lo sguardo dagli sgranati su Thresh, cambiando ancora una volta espressione, le lacrime che continuavano a scendere, ma la rabbia di uno psicopatico rinchiuso in un manicomio. Fissava solo lui, e sembrava pronta a versare del sangue.
Si alzò di scatto, sbattendo la foto ed entrambe le mani sul tavolo che li separava, sporgendosi verso di lui.
Chi è stato? Chi sono? Shuruki accetta il lavoro! Shuruki li punirà! Li ucciderà tutti... Shuruki farà qualsiasi cosa! Dove sono? Cosa deve fare? Serve sapere... serve sapere ogni cosa... Sousuke-sama salvato padrona, ora noi restituiremo il favore. Restituiremo... restituiremo...
Ora guardava il tavolo e borbottava, quasi parlasse tra sé. E per Mistral c'era solo il buio.
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A quanto pare c'era un fondo di verità... molto interessante.
Questa fu la reazione di Thresh a quel cambio repentino. Lo sapeva? Cosa poteva saperne della sua doppia personalità? E come sapeva che quello era il modo giusto per innescarla? Non ci sarebbe stato spazio per le risposte, poiché il non morto le avrebbe strappato rapidamente la foto dalle mani, dandole una leggera pacca sul petto per farla finalmente sedere.
Calma. Io e te dobbiamo scambiare due parole prima che "l'altra" si svegli.
Eppure si, ne sembrava perfettamente cosciente, anzi di colpo si era fatto addirittura più serio, e appariva intenzionato a conversare più con lei che con la vera Mistral. Dopo essersi assicurato di avere non solo la sua attenzione, ma anche un minimo di tranquillità, avrebbe ripreso il discorso.
Il tuo padrone frequentava persone interessanti, forse non del tutto apposto con la testa, ma che amano la vendetta. Per questo tu ora lavori per me: per vendicarlo prima di tutto, e per ostacolare coloro che vogliono metterci i bastoni tra le ruote. Noi siamo gli adepti di Apocrypha... e lo era anche il tuo padrone.
Forse non esattamente un "uomo con la lanterna", ma sta di fatto che quella era la realtà che Thresh le stava propinando, che le piacesse o meno.
Avrò bisogno sia di te che dell'altra te stessa per risolvere questo problema, e anche tu dovrai collaborare se vuoi vendicare il tuo padrone. Ho bisogno di te per un motivo molto preciso: dovrai intercedere su Mistral quando lei dovrà fare scelte che non potrà prendere. Lei sarà l'ago della bilancia, tu quello che lo farà sbilanciare. Troverai delle incisioni rosse, geroglifici per l'esattezza, si illuminano di rosso e sono molto potenti, non puoi sbagliare. Tutto ciò che è legato ad essi sarà un nemico e un bersaglio. Indipendentemente da cosa deciderà Mistral, tu dovrai intercedere, uccidere e distruggere.
Detto questo fece una piccola pausa, per poi rilassarsi e rimettere la schiena sulla poltrona.
Agendo bene ti rivelerò i segreti del mio mondo, ti farò scoprire qual'era lo scopo che Sousuke ti aveva predestinato, e soprattutto ti darò un nuovo padrone a cui credere ciecamente...
Ammiccò un sorriso familiare, forse diabolico, forse quello di un salvatore. Forse non aveva importanza affatto. A Thresh serviva solamente che Shuruki mantenesse fede a quella cieca direttiva, il resto poteva concordarlo anche con Mistral. A meno che l'impaziente ragazzina non avesse avuto altro da aggiungere, Thresh avrebbe facilmente ripreso il discorso con Mistral.. -
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Shuruki si lasciò spingere sulla sedia e vi rimase, tremante e con gli occhi ancora lucidi. A tratti sembrava impaurita dall'uomo dinanzi a lei, ad altri... non si capiva cosa provasse. Non prestò molta attenzione alle parole che disse inizialmente, ma fu ben attenta dopo quel "calma". I suoi occhi sgranati guizzavano veloci dall'uomo al resto della stanza, alle proprie dita i cui indici ticchettavano sui braccioli della sedia, o le gambe che si muovevano nervosamente, con i piedi che battevano impercettibilmente e fin troppo velocemente sul pavimento.
Mentre ascoltava, si mise a canticchiare a labbra chiuse una melodia ben nota, sebbene piuttosto antica: la quinta sinfonia di Beethoven. Non ci volle molto perché il ticchettio sulla sedia prendesse il ritmo, così come le gambe, e infine le dita si staccassero cominciando a volteggiare nell'aria mentre la testa si muoveva insieme ad esse.
Sembrava non lo stesse ascoltando, aveva persino smesso di guardarlo poiché teneva gli occhi chiusi; solo in certi momenti si girava verso di lui e annuiva con fin troppo impeto, come se avesse paura. Infine via, a canticchiare di nuovo come se niente fosse.
Ci furono solo alcuni fattori che sembrarono prima catturarla, poi perplimerla.
Apocrypha?
La sua testa era "caduta" d'un lato con l'espressione interrogativa di una bambina ingenua. Poi, ancora, si era spostato dalla parte opposta per una nuovo quesito.
Anche Shuruki è un'adepta? Cosa fanno gli adepti? Shuruki deve fare quello che fa sempre? Proteggere la Padrona dalla sua bontà e prendere le decisioni cattive per lei, non è vero?
Alle ultima parole dell'uomo un sorriso tiepido e quasi angelico -che poi si spalancò di botto- si formò sul viso di Mistral; ma non era ancora lei a fare quell'espressione.
Davvero Shuruki avrà un nuovo padrone? Davvero Sousuke-sama aveva piani per Shuruki? Il cuore di Shuruki sta cantando! La gioia di Shuruki esplode!
Allargò le braccia, si sporse verso Thresh, e -senza apparente motivo- gli si gettò addosso per abbracciarlo (o almeno provarci).
Gli amici di Sousuke-sama sono amici nostri. Grazie.
Ingenua, sciocca, o più semplicemente folle, compiuto o non compiuto quell'ultimo gesto si sarebbe rimessa a sedere. Un ultimo sorriso...
Se Shuruki sta troppo con voi al posto della padrona, la padrona si arrabbierà. Shuruki vi lascerà soli, così anche la padrona potrà sentire il resto. Shuruki brava ragazza, Shuruki non vi deluderà.
E chiuse gli occhi. Quando li riaprì lo sguardo di Mistral si piantò su Thresh vagamente confuso, poi glaciale. Si guardò le mani posate sui braccioli di quella assurda sedia e aggrottò la fronte; infine spostò lo sguardo su quello che ricordava essere stato il suo interlocutore sino a qualche secondo prima... prima che piombasse nel buio assoluto. Non ricordava come fosse finita su quella sedia, così le parve logico attribuire la colpa all'uomo davanti a lei.
Che sta succedendo?
Ovviamente, fece per alzarsi.
Edited by = Midori.no.Neko = - 14/7/2014, 00:02. -
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Thresh si limitò ad allargare un sorriso soddisfatto quando Shuruki si gettò tra le sue braccia: aveva capito alla perfezione cosa doveva fare, e il non morto l'avrebbe ricompensata per la sua devozione, proprio come lei desiderava. Nella sua follia, quell'impertinente personalità era molto saggia, e non ci pensò due volte a concedere l'arbitrio a Mistral, che altrimenti si sarebbe insospettita. Thresh non aveva altro da dirle, se non "brava" a missione compiuta, perché sapeva che ci sarebbe riuscita. Quando Mistral riprese conoscenza, trovò il non morto sulla poltrona esattamente come prima, forse vagamente più soddisfatto ma aveva decorato il suo volto con una finta ingenuità.
Come scusa? Mi era parso di capire che la foto non ti avesse suggerito nulla, e sbuffando ti sei seduta. Spesso le cose scomode cessano di diventarlo quando non si hanno alternative, no?
Nulla, non era successo assolutamente nulla. Thresh fece un lungo sospiro, lasciando a Mistral il tempo di fare le sue considerazioni, per poi alzare la posta in gioco.
Questo lavoro gioverà me, e nessun altro, probabilmente non darà grandi profitti nemmeno ai tuoi benefattori, specialmente a te. Ma se mi aiuti, in cambio ti dirò chi ha ucciso e stuprato la tua famiglia... e chi ha sparato alla tua sorellina.
Dettagli non da poco, Thresh scelse bene le parole da usare con Mistral proprio perché voleva che sapesse la realtà: lui conosceva la verità, e gliela avrebbe rivelata solamente in cambio della sua collaborazione. Come avrebbe reagito? Ancora una mera bambola di ghiaccio, oppure la rabbia può spezzare anche l'acciaio più resistente?. -
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Lo sguardo di Mistral si assottigliò solo un istante, facendosi incredibilmente minaccioso pur mantenendo la propria apparenza inflessibile. Lei che sbuffava? Lei che si sedeva di sua spontanea volontà su una dannata sedia delle torture? Dal momento che quell'uomo non fece niente per impedirle di rialzarsi, lasciò cadere l'argomento. L'era già capitato di avere "momenti di buio" da quando era uscita dal laboratorio di quel pazzo, ma non aveva avuto tempo di far visite per accertarsi della loro natura, e quando eseguiva una scansione del sistema e del fisico con il watcher, puntualmente questo non rilevava niente. Domandare a quell'uomo cosa fosse successo, vista la sua espressione, probabilmente si sarebbe rivelato inutile. E in ogni caso quel piccolo problema a cui lei stessa prestava poca attenzione per le innumerevoli cose a cui pensare, smise di essere anche solo minimamente importante con ciò che sentì in seguito.
Nell'apprendere quelle informazioni, non solo Mistral desiderò di essere ancora seduta, ma quasi crollò nuovamente su quell'aggeggio infernale.
Questo bastardo... sapeva tutto? Sapeva cosa l'era successo? Sì, sicuramente faceva comunella con Sousuke, sapeva dove fosse, perché l'avesse trasformata in ciò che era adesso... e lei ovviamente non avrebbe ottenuto alcuna risposta chiedendola ora. Anzi, probabilmente non avrebbe fatto altro che assecondare il signor "Carnovash" che sembrava non aspettare altro che provocarla. Ma se sperava che parlasse della sua famiglia... Solo sentire nella bocca di qualcun altro ciò che era successo la faceva fremere di rabbia.
Respirò profondamente, per un attimo arrivò persino a chiudere gli occhi davanti a lui. Quando li riaprì, non nascose l'ira contenuta in essi, ma neppure la mostrò con il resto del viso. Accennò anzi un sorriso; glaciale, omicida.
Avrebbe potuto essere un bluff, la ragione glielo diceva, ma semplicemente la posta in gioco era troppo alta perché lei pensasse anche solo di rifiutare. Quel tizio era astuto... Non le piaceva.
Accetto, ringraziandola per il tatto con cui mi ha informato.
Una chiara nota di sarcasmo nella sua voce malferma, il suo petto si gonfiava e sgonfiava con maggior velocità adesso, il suo cuore batteva a mille ma, come diceva il suo sguardo, non intendeva condividere niente di tutto ciò con lui.
Capirà se le chiedo di darmi qualsiasi informazione possa tornarmi utile per la missione, senza ulteriori discussioni superflue. Mi è parso di capire che lei sappia chi sono questi uomini e conosca anche l'ex proprietario di quella testa...
E il fatto che avesse parlato di "discussioni superflue" davanti a un argomento delicato quanto quello riguardante il massacro della sua famiglia diceva abbastanza chiaramente quanto fosse pronta e desiderosa di portare a termine la questione; al più presto. Voleva uscire da quella stanza e distruggere qualcosa, e i pugni stretti sui fianchi modellati lo dissero in modo chiaro.
Edited by = Midori.no.Neko = - 15/7/2014, 03:04. -
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Thresh sollevò la testa perplesso, alzando le mani e toccandosi i polpastrelli delle dita con i pollici. Tatto? Che c'entrava? Era forse qualcosa che si mangia? In ogni caso, la ragazza parve alterarsi più del dovuto, forse avrebbe fatto bene a tenere Shuruki per quel lavoro dall'inizio alla fine, ma a Thresh le cose facili non piacciono e la regola dove tutto deve andare sempre bene è ridicola oltre che prevedibilmente fallimentare. Ammiccò un sorriso divertito, sospirando di nuovo nella sua lanterna, illuminandola in modo da mettere in evidenza gli occhi glaciali di un mostro che non solo non la teme, ma non la trasforma nel suo spuntino solamente perché di ferro nel sangue ne ha già abbastanza. Mistral, dalla sua glaciale prospettiva, non avrebbe potuto non avvertire quel brivido di paura e oppressione che l'uomo e la sua lanterna emanavano.
La rabbia è un forte istinto che non va domato... bisogna lasciarlo scorrere. Tuttavia indirizzarlo verso la giusta fonte non è sbagliato. Quindi se proprio devi distruggere qualcosa... lo farai per me. E ti piacerà, Se non ti dico tutto è soltanto perché da sola non potresti indirizzare alla perfezione questa rabbia, e potresti lasciare insoddisfatta la tua fame di vendetta. Prendimi pure per un bugiardo macchinatore, ma credi almeno a questa verità: io non aspetto altro che vedere la tua vendetta consumarsi fino al culmine...
E detto questo rimase in silenzio, aspettando la sua risposta. Sapeva bene che Mistral non aveva fatto tutta quella strada, non aveva parlato così a lungo soltanto per buttare tutto all'aria. Doveva solamente stringere un patto con quell'uomo terrificante e al contempo saturo di informazioni, perché aveva bisogno di lui anche più di quanto lui ne avesse di lei. E Thresh non poteva fare a meno di pregare la sua dea pur di ottenere la collaborazione di quella ragazza... perché sarebbe stata una delizia.... -
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Avvertire paura per una che aveva perso tale sentimento ancor prima di imparare a camminare bene era una cosa molto improbabile, eppure sentiva che davanti a quell'uomo avrebbe dovuto averne. Non era normale, aveva qualcosa che non andava, e da quel che poteva vedere era anche maledettamente subdolo. E quella risposta... oh, come avrebbe voluto afferrargli la lingua e strappargliela dalla bocca solo per impedirgli di parlare oltre. Ma no, lui aveva messo in gioco ciò che per lei era più importante al mondo e si era goduto la sua reazione mal contenuta. Doveva dargli altre soddisfazioni? Fanculo, sarebbe morta piuttosto.
Un nuovo sorriso non molto più caldo del precedente. Sembrava tanto uno di quei sorrisi da "kitsune", con gli occhi chiusi e le labbra che facevano la curva da un orecchio all'altro, solo che i suoi occhi grigi non erano affatto chiusi, non si staccavano da quelli di Faust nemmeno un secondo e lo fissavano come se volessero trapassarlo, mentre le sue labbra erano a malapena inclinate. Quando tornò a parlare, ad ogni modo, quella strana espressione era già sparita.
Rabbia? Scusi ma non capisco di cosa parli.
Il ghiaccio era già tornato al proprio posto.
Ad ogni modo, se deve venire con me, faccia pure. L'essenziale è che eviti di intralciarmi; se capitasse per sbaglio sulla traiettoria dei miei pugni, dei miei fendenti o delle mie pallottole, penso proprio che non sposterei il braccio di un solo millimetro.
Una dichiarazione abbastanza sincera di ciò che pensava di lui.
Quando iniziamo?
Visto il tempo che stava impiegando a cianciare non era nemmeno troppo sicura dovesse iniziarlo subito, quel lavoro.
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The unseen BOOB, is the Fappest
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Thresh fu il primo a distogliere lo sguardo, concedendole (forse) una sorta di vittoria morale, ridacchiando divertito mentre riempiva di nuovo il suo bicchiere di quella sostanza che aveva bevuto poco prima. Thresh non era il tipico cattivo da brandy o liquore pesante, lui buttava giù litri di coca cola senza perdere reni o carie ai denti.
No mia cara, non fraintendermi... io non sono un uomo d'azione. Te l'ho detto: sono un professore. nessuno ti metterà i bastoni tra le ruote.
E non era nemmeno il tipo di cattivo che presenta documentazioni interessanti e complete. Un contratto verbale va sancito solo con le parole, e siccome quella sembrava una tipa molto sveglia non sottovalutò le sue capacità intellettive... né quelle del suo corpo ibrido.
I tuoi bersagli stanno effettuando grossi spostamenti di materiali misteriosi e non autorizzati all'interno di alcuni magazzini sparsi per Roma. Il principale, e con maggiore influenza, si trova non molto lontano dal Colosseo, ha un grande tetto viola contrassegnato col numero 671 su ogni parete e perfino sul tetto. Il tuo compito è andare lì, raccogliere tutte le informazioni possibili sul loro carico e i loro traffici e quando sarai sufficientemente soddisfatta allora potrai uccidere chi vuoi...
Nessun riferimento ai geroglifici rossi, elemento che doveva interessare solamente a Shuruki, e che sarebbe rimasto totalmente occultato agli occhi di Mistral, o per lo meno in un primo tempo. Se ci sarebbe arrivata lo avrebbe fatto da sola, perché Thresh non le avrebbe mai detto nulla a proposito. non disse altro: con le sue abilità Mistral poteva facilmente trovare il luogo con precisione grazie a satelliti, mappe e la rete globale di internet. Salvo domande dell'ultimo momento la sua missione poteva iniziare in qualsiasi momento, poteva perfino scegliere di tornare a casa per ora e arrivare lì col favore del giorno..