Intentional estrangement.

Per: Gioco Di Ombre.

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    Ho scritto un po di fretta, se c'e qualche Errore/Orrore avvisami.




    -/ Device Incoming call ::

    /-/(-/running D_ip: 324. 496. 89. 33. 20. 0899)_
    |Connection_
    ├- connect_
    ├-- Running security protocol_ ( Segnal: 89% )_

    └--- Calling device_
    ---- Turing: ONline_






    D I M I T R I







    Il cellulare di Dimitri prese a squillare. Un sibilo più elettrico che digitale. Egli si svegliò che era circa l'una del pomeriggio. Con la mente che ancora stava caricando all'interno del suo cervello artificiale si diresse quasi inconsciamente verso il telefono touchscreen e appena lo vide la sua mente ebbe uno scatto. Ad un tratto il torpore post stand-by svanì del tutto lasciando il posto alla lucidità. Riconobbe subito quel tipo di chiamata. Sullo schermo del telefono al posto del solito sistema integrato c'era una schermata dai colori rossi su sfondo nero. Ed un ip di chiamata a 16 cifre. Un dispositivo remoto cifrato a 16 cifre. Che chiamava Dimitri. Aveva già capito prima ancora di rispondere.
    Prese il telefono. Al suo orecchio un sibilo simile ad una interferenza rispose. Egli avviò una routine di compilazione nella sua mente e il sibilo divenne una voce. La voce del passato, la voce di un lontano amico. Forse.

    |Era da parecchio che non ti chiamavo, Ivano.
    |Era parecchio che non dovevo favori a te, Rc.
    |Era proprio di questo che volevo parlarti. Devi fare per noi una commissione. Si tratta di affari di una certa |importanza che però non possiamo sbrigare da soli. Dovrai agire tu per noi. In totale anonimato.
    |Di cosa si tratta, Luogo, Ora.
    |La banca di Roma.


    Dimitri ebbe come l'impressione di cadere in un Déjà vu. A tratti gli parve di tornare indietro nel tempo. Per la precisione a circa due anni fa. Quando, allo stesso modo, quella voce gli diede un compito da fare. Finì male. Ma poco importò. Sarebbe finita male anche adesso?
    La voce proseguì dopo un'attimo d'incertezza nel segnale.

    |Il nuovo capo della banca di Roma sarà di passaggio a Kurayami fra cinque ore per tutto il resto del giorno.
    |Abbiamo organizzato il luogo, l'ora e il tempo necessario. Come sempre dovrai agire in anonimato. Nessuno dovrà
    |sapere le informazioni che ti passeremo all'infuori del capo di quella banca. L'importanza di quei dati è al di
    |fuori della tua comprensione. Ti stiamo inviando i dati...


    Il lavoro di Dimitri competeva una serie di attività che lambivano sia la legalità sia l'illegalità. Per quelle poche cose che era possibile fare sotto la luce della legge solitamente agiva da solo. Ma quando si trattava di azioni illegali al punto tale da lambire le alte sfere di kurayami egli agiva da tramite. Sapeva d'essere una mera pedina mossa su una scacchiera infinita da mani ignote ma apparentemente fidate. Egli lo sapeva. Ed aveva accettato tal cosa svariati anni fa. Oramai aveva poco da perdere... L'unica cosa che doveva fare egli era completare ciò che l'organizzazione Non poteva fare per lui.

    Il luogo.
    Sembrava tutto tranne un luogo idoneo per un incontro d'una certa importanza. Era un centro di massaggi. Il nuovo capo della banca di Roma aveva già le mani in pasta in molti affari che non erano legali? L'organizzazione l'aveva spedito a far le veci della mafia? Le info che aveva con se, nella sua mente, erano 'nude e crude'. Non fornivano niente sulla natura dell'incontro. Era andato li sostanzialmente come un pedone di una infinita scacchiera. Senza un motivo.
    Dopo due ore d'osservazione, come da protocollo, capì come entrare nell'edificio senza destare sospetti. Come ogni edificio di facciata c'era un ingresso nascosto alle spalle di questo che portava direttamente alle stanze di cui egli aveva bisogno. In particolare - guardando la planimetria - alla stanza che doveva raggiungere lui. Passò per le vie secondarie avvicinandosi all'edificio. Come sempre dietro ogni via principale c'era un dedalo di vie malfamate che raccoglievano come un canale di scolo tutta la malavita della città. Li camminare con una pistola in mano voleva significare 'non toccatemi o morirete li'.
    Si diresse all'interno del locale entrando dall'ingresso di sicurezza. Forzando la serratura di una stanza prese gli abiti degli addetti interni e svanì nella marmaglia che riempiva i vari locali.
    Era un vero e proprio centro di massaggi illegale. Donne bellissime fornivano prestazioni sessuali ad ogni singolo cliente fosse abbastanza disposto economicamente e ad ogni individuo facoltoso. I vitrei occhi dell'uomo balzavano sia a destra che a sinistra ed ogni viso era essi incontravano si rivelava un malavitoso oppure un uomo del 'governo basso'. Vale a dire della camera fra il popolo e la gente delle alte sfere. Quella dotata di poteri per intenderci.
    Entrò nella sala dove avrebbe dovuto incontrare il suo obbiettivo. Li c'era un massaggiatore il quale lo folgorò con lo sguardo. Capì subito che Dimitri non era parte dello staff. Si fiondò contro di lui armato di una spranga presa dietro un servomobile. Per Dimitri fu facile disarmarlo con un calcio ad altezza stomaco. L'uomo lasciò andare al suolo l'arma e sentendo il corpo collassare si appoggiò al secondo letto presente in stanza. Andando dritto al suolo.
    Dimitri si ritrovava con un corpo da dover far svanire, ma allo stesso tempo l'ora dell'incontro si faceva sempre più vicina. La soluzione balzò di fronte a Dimitri quasi subito. C'era un piccolo locale dove riporre attrezzature. Adagiando l'uomo svenuto al suolo con la schiena contro il muro aveva risolto ogni problema. Adesso doveva solo attendere l'ora stabilità e capire cosa fare.
    L'orologio emise dei suoni intervallati. Era ora d'incontrare il suo obbiettivo.
    Il Capo della banca di Roma.





     
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    Era stata svegliata in piena notte dall’ex direttore della sicurezza, una telefonata blindata per avvertirla che Gintoki era stato assassinato e che ora era tutto nelle sue mani. Il sudore freddo e la consapevolezza che erano arrivati fin dentro le mura della Midas non l’aveva fatta più riaddormentare, non che dormisse di solito più di qualche ora, ma dopo quella notizia era rimasta destata con gli occhi persi nel vuoto. Per giorni e giorni aveva passato intere mattinate a risistemare tutto: il suo ufficio, quello del suo capo. Ogni singolo cassetto, ogni singolo oggetto catalogato e messo via. Ufficialmente era ancora il vice, ma ufficiosamente era ormai il capo, e ben presto avrebbe dovuto andare a parlare con Loro e ricevere l’investitura ufficiale per quel ruolo così importante. Politica e intrallazzi ecco cosa l’aspettava di li a breve. Ma mentre si preparava per “l’incoronazione” ufficiale, altra e più difficile telefonata l’aveva tenuta sulle spine. Alcuni conti cifrati di notevole importanza e di notevole valore depositati nella loro banca avevano cominciato a fluttuare inspiegabilmente. Spostamenti repentini di soldi, investimenti fantasma, insomma una serie di movimentazioni più che sospette e non provenienti dalla Midas stessa ma coinvolgenti comunque conti super protetti. Doveva prestare la massima attenzione a questa cosa, forse i loro nemici si erano infiltrati anche nel loro sistema informatico per gettare scompiglio e discredito ora che erano più vulnerabili. Serviva un aggancio, servivano informazioni concrete per poter prendere le contromisure adeguate, e solo uno poteva darglieli “Rc”. Il nome era un segreto per tutti, anche per lei che aveva rami e infiltrati ovunque. Lo conosceva solo con queste iniziali anche se l’aveva incontrato di persona parecchie volte. Era bastata una telefonata e “Rc” si era subito messo a sua disposizione, non poteva fare diversamente gli doveva un favore grosso. Elettra, quindi, aveva atteso pazientemente che il suo amico la richiamasse con le informazioni che le servivano. Ma invece di ricevere direttamente quello che le serviva “Rc” l’aveva invitata a recarsi a Kurayami. Li avrebbe dovuto incontrare una persona di massima fiducia mandata da lui, il quale l’avrebbe resa edotta di tutto. L’affare era troppo delicato e i nomi troppo importanti per poterne parlare tramite i soliti canali. Elettra aveva acconsentito e nel giro di poche ore aveva fatto preparate il suo jet. L’ultima volta che era stata li aveva partecipato a quel gioco particolare dove aveva vinto un sogno… e un bel gruzzolo di denaro, più svariati giocattoli. Il guidatore folle, il cyborg si era dileguato prima che potessero presentarsi, quindi ella era stata costretta a ritirare anche la sua parte di premio. Ad Elettra non importava nulla dei soldi o dei premi vinti, per cui aveva aperto un conto cifrato alla Midas e vi aveva depositato l’intera vincita. Con accurate speculazione l’aveva fatta lievitare ed ora vi erano circa 15000 soldi. Le altre cose erano state depositate in una cassetta di sicurezza sempre anonima dentro la banca. L’unica chiave criptata per accedere al conto ed alla cassetta le pendeva al collo. Era a forma di croce allungata di circa venti centimetri e dal diametro di quattro, tutta di oro e platino. Unica e bellissima. Sul gambo più lungo erano incise una serie di rune e il nome della Midas. Da quando era tornata a Roma non si era mai separata da quel gioiello nell’attesa che il suo futuro proprietario si facesse avanti. Più di una volta l’aveva usata per divertirsi. Era un oggetto prezioso e talmente particolare che la fantasia della ragazza non aveva resistito: l’aveva inserito più e più volte dentro di lei, dentro il sesso masturbandosi spudoratamente anche in ufficio mentre metteva le scartoffie a posto. La punta più lunga aveva solcato la pelle umida delle grandi e piccole labbra aprendole piano, rivelandone il contenuto. L’aveva bagnato con i propri fluidi e poi l’aveva inserito dentro nella carne rosata portandolo per ore. Le pareti della vagina si erano chiuse attorno a quell’oggetto bagnandolo e sporcandolo ancora di più. Non l’aveva mai lavato, gli piaceva leccarlo ogni tanto e percepire l’aroma della sua intimità. Anche ora che stava per entrare nel centro massaggi, luogo scelto per l’incontro, la portava al collo legato ad una catenina. Le scendeva lungo la scollatura per adagiarsi tra i due seni. Elettra quel giorno era vestita elegante, un vestitino nero con una fascia stretta in vita. Ormai faceva troppo caldo per le calze e per la giacca, per cui non indossava null’altro se non un paio di scarpe color oro con tacchi altissimi. Il luogo era molto frequentato, quasi tutti erano alti funzionari della nazione che andavano in quel luogo a rilassarsi in dolce compagnia di ragazze più che servizievoli. Ma lei che ci faceva? Varcata la soglia si ritrovò in un ampio salone arredato con gusto estremo e lusso a non finire, la struttura si dipanava su più piani e la l’immensa scalinata a chiocciola era bellissima. Non fece a tempo a dirigersi verso il bancone centrale che una graziosissima ragazza, vestita in modo orientale, le si accostò timidamente facendole cenno di seguirla. “Rc” era un maestro in fatto di discrezione assoluta ma qui si stava ampiamente esagerando! Elettra senza titubare si avviò lentamente con la giovane in un lungo corridoio del piano terra fino ad una porta, qui la ragazza si dileguò silenziosamente non prima di averle fatto un cenno che quella stanza era destinata a lei. Elettra aprì la porta ed entrò in una piccola stanza che aveva due lettini e svariate sedie e monili graziosissimi. Li in un angolo seduto c’era un uomo vestito con l’uniforme del centro massaggi. Ella lo guardò subito e come un lampo la folgorò immediatamente. Era il cyborg, era lui non c’era dubbio! Solo un guizzo negli occhi, null’altro, impossibile da notare o da percepire. Elettra decide di fare finta di nulla, era curiosa di sapere chi fosse e cosa ci facesse li, probabilmente vi lavorava. Che sorpresa… e chissà cosa l’attendeva poi.
    Mi scusi mi hanno detto che questa stanza è stata destinata a me. Ecco devo dirle che mi trovo in difficoltà è la prima volta che entro in centro estetico e non so bene cosa devo fare.
    Ella prese a toccare la chiave a forma di crocefisso, la girava e rigirava finché non la portò lievemente alle labbra con sguardo indeciso. Bugiarda e molto sensuale in quella posa di pura attesa. Gli occhi langui posati su di lui.




     
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    Dimitri aveva agito d'anticipo. Era partito prima, aveva analizzato la situazione con un ottimo margine d'anticipo ed era entrato prima nel locale e poi nella stanza dell'incontro con mezz'ora di margine. Mezz'ora che fece fruttare analizzando tutti i dati il suo possesso. Era seduto su uno sgabello con il volto assente mentre i suoi vitrei occhi fissavano il nulla. Nella sua mente scorrevano interminabili stringe di dati, dell'incontro, dei conti, sul conto dell'ex capo e sulla sua morte. Tutto ciò che gli aveva fornito R.c. e ciò che aveva trovato egli stesso. Il tutto per capire se da quell'incontro sarebbe uscito con le proprie gambe oppure avrebbe qualche .. rischio.
    Non sapeva chi egli fosse ma sapeva che era un tipo apposto. Si fidava di R.c. ed e R.c. si fidava di Dimitri. Era un rapporto basato più sul rispetto che sull'onore. Gente come R.c. e Dimitri dell'onore se ne facevano poco o nulla. Il rispetto invece era qualcosa che si guadagnava nel tempo. In ogni caso una cosa era ovvia della faccenda. Che se l'organizzazione non era riuscita a contattare direttamente il capo della banca di Roma e dovettero ripiegare su Dimitri stesso voleva dire solo due cose.
    La prima era che Non doveva esserci nessun collegamento fra i due individui.
    La seconda era che c'erano problemi grossi alle alte sfere.
    Per quanto riguardava invece il luogo in cui era, non c'era da preoccuparsi. Li la stanza era stata 'prenotata' per tutto il giorno. L'individuo steso ora giacente nello sgabuzzino aveva l'aria d'essere solo colui che risistemava periodicamente le stanze dopo l'uso. Capitò nel momento sbagliato.

    In ogni caso per ora non c'era da preoccuparsi. Oramai era li, doveva solo pensare a portare a termine la commissione a lui data. Dopo di che doveva solo dileguarsi com'era entrato. Nel silenzio. Nella calma e nell'ombra.
    Aveva 10 nominativi. 10 nominativi che avevano eseguito transazioni per diverse migliaia di crediti in completa oscurità alla banca di roma usufruendo solo del loro prestigio per non far sospettare di loro. Era stata una mossa astuta, ma stupida. Se avessero avuto meno denaro nella loro vita avrebbero capito che con il prestigio non puoi coprirci le azioni illegali. Ciò rendeva semplice il lavoro dell'organizzazione, il lavoro di Dimitri e sicuramente il lavoro del capo della banca di Ro-
    Alla porta si avvicinò una donna del personale accompagnata da qualcuno. Dato che la stanza era stata prenotata per tutto il dì solo e unicamente ad un unica persona DImitri capì subito di chi si trattava.
    Scattò in piedi e si trovò d'avanti quello sarebbe diventata il capo della banca di Roma. Quella donna incontrata tempo addietro in quel folle contest indotto su scala cittadina. Dal quale dovette fuggire a gambe elevate lasciandola con un'auto da sogno.
    L'illusione durò poco. Giusto il tempo che ella parlò appena la porta alle sue spalle si chiuse. Dimitri restò perplesso. Istantaneamente nella sua mente scattò una chiamata verso Rc. Il quale però aveva già risposto alla sua domanda anzi tempo. Un hidefile si aprì nella mente dell'uomo allo scattare dell'ora dell'incontro.
    Era lei. L'obbiettivo al quale trasferire le informazioni..
    Dunque erano due sosia che vivevano nella stessa città?
    Aveva poca importanza. Era li per lavoro, non per divertimento. Con gesti gentili e tono pacato Dimitri nell'indicare il letto più vicino alla donna proferì parola.

    Lei suppongo sia il capo della nuova Banca di Roma che è qui in visita al centro massaggi. Prego, si sdrai pure sul lettino. Il vestiario da tenere indosso è a sua più completa discrezione.

    Con aria professionale ed il proferire con la giusta cadenza Dimitri stava facendo ciò che più odiava fare. Intercalarsi nel ruolo che doveva andare a sopperire nel luogo d'incontro. Dov'erano finiti i buoi vecchi luoghi nascosti dove tutto era ciò che sembrava?
    Doveva fare quella sceneggiata. Sarebbe durata il tempo che sarebbe durata. In ogni caso, in quanto cura nei dettagli, Dimitri aveva già disposto tutto. La stanza era 'sterile alle microspie' e non sarebbe entrato nessun'altro li d'ora in poi. Poteva tenere il passaggio dei dati senza temere.





     
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    Quanto amava provocare? Tanto. Quanto amava provocare lui in particolare? Immensamente. Aveva ancora un conto in sospeso: dopo che erano rimasti soli e lui aveva spento le telecamere, ella aveva fatto tutto in suo potere per sedurlo e per farlo suo ma sul più bello lui era scappato lasciandola li in quella costosa macchina sempre più gemente a ritirare un premio che tutto sommato non era poi così importante come lo era stato il loro incontro. Se l’aveva riconosciuta nessun guizzo o impercettibile movimento del volto potevano rivelarglielo. Per un momento la ragazza ascoltò senza respirare la sua voce guardando il lettino, poi lo fissò dritto in quegli occhi di un nocciola da spezzare il fiato, e un sorriso ambiguo quanto disarmante si dipinse sulle sue labbra carnose e rosse. Se c’era da giocare nuovamente a determinati ruoli prestabiliti lo avrebbe fatto senza esitazione del resto non poteva fare altrimenti. “Rc” aveva scelto quel luogo e quindi sarebbe stato strano e avrebbe di certo destato sospetti se lei si fosse rifiutata di fare i trattamenti prenotati. Senza distogliere lo sguardo da lui Elettra fece scorrere la mano sinistra dalla chiave a croce al ventre in un movimento languido, accarezzandosi il corpo. Con la punta delle dita afferrò la cinta che la stringeva ed avvolgeva la vita tirandola lievemente. Il vestito nero si aprì sul davanti lasciando scorgere il suo corpo e una lingerie anch’essa nera ma di un pizzo a trama piuttosto larga. Erano come grossi rombi ricamati sulla pelle. Molto bello e sensuale. Il vestito scivolò lungo i fianchi adagiandosi a terra accanto alle scarpe color oro. Elettra fece due passi verso lui e si avvicinò qual tanto che le permettesse di toccargli una mano. Se lui non avesse opposto resistenza o non si fosse ritratto ella ne avrebbe toccata una, e afferratala per il dorso, l’avrebbe accostata al suo corpo e fatta scorrere delicatamente dal collo sul petto tra i seni fino a fargli afferrare la chiave che penzolava in bella vista.
    Posso togliermi tutto tranne questa…
    I suoi occhi celesti lo avrebbero fissato con insistente prepotenza, e senza aspettare le sue eventuali parole, gli avrebbe fatto serrare il pugno sull’oggetto e lo avrebbe costretto a tirare la catena dalla sua parte.
    Ma per te posso fare un eccezione…
    Un movimento deciso e la collana si sarebbe spezzata e la chiave sarebbe rimasta nella sua mano.
    Elettra era certa che l’uomo l’avrebbe conservata e usata, e che avrebbe capito immediatamente che si trattava di una chiave legata ad un conto e ad una cassetta di sicurezza, forse solo allora l’avrebbe ricollegata a lei e a quel giorno. Elettra si girò lentamente guardandolo da capo a piedi, e scostatasi i capelli dal collo con la mano sinistra si diresse verso il lettino sedendosi sopra. In un certo senso le dispiaceva lascarla a lui, era stata una fedele compagna di giochi proibiti e perversi, ma il suo proprietario era magicamente apparso dunque...

    Ops…
    Alzò la gamba destra porgendo il piede ancora cinto dalla scarpa.
    Ti prego me li toglieresti?
    Disse ella sorridendogli maliziosamente mentre si stendeva con la schiena sul lettino morbido e ricoperto di una piacevolissima tela bianca.



     
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    Un rumore secco, sordo e preciso come un'orologgio. Una trappola. Era scattata attorno Dimitri senza preavviso alcuno, si era predisposta nel momento in cui egli aveva risposto al telefono ed era scattata nel momento in cui lei, quella donna fatale - letteralmente fatale - varcò la soglia di quella stanza. Chiudendosi la porta alle sue spalle Dimitri finì in trappola. In una lunga e sinuosa trappola letale quanto affascinante. Non era colpa di nessuno, non era colpa di Dimitri, non era colpa di R.c. Nemmeno nel destino, Dimitri non credeva a queste cose, era colpa del caso. Solo ed esclusivamente del caso. Miliardi di variabili che unendosi avevano dato luogo a quella situazione. Ed ora che c'era dentro non poteva fare altro che uscirne vivo.
    Il modo più rapido era stare al gioco, il modo più diretto era fornire le informazioni e filarsela da li.
    Quella donna era la medesima incontrata a quel contest. Non c'era modo di negarlo, quindi si erano riconosciuti a vicenda senza batter ciglio. Restava da vedere come ella avrebbe reagito. La sua reazione fu semplice e chiara come i suoi modi d'agire, in un lampo l'aura d'innocenza che l'avvolgeva svanì come neve all'inferno. Cadde come cadde il suo sinuoso abito dopo che ella lo lasciò andare togliendosi la cintura. Sotto ad esso la sua nuda pelle contornata da una lingeriè di pizzo che nulla lasciava nascosto all'occhio robotico dell'uomo. Si avvicinò a lui e prendendogli la mano pose le regole del Suo gioco. E da quello non c'era via di fuga. Dimitri non fece nessun cenno per ritrarsi, segui con il suo braccio il suo movimento mentre ella portava la sua mano alla chiave che teneva al collo L'uomo aveva già capito di cosa si trattava, ma volle comunque seguirla nelle sue mosse per capirne i suoi pensieri. Ella serrò la sua mano attorno alla chiave e Dimitri percepì una lacerante sensazione traducibile come dolore. Le parti protese della chiave si erano conficcate nella pelle sintetica dell'uomo. Ma non una reazione sul suo viso, era come osservare un taglio dolorante su un'arto e sentire che il dolore si annullava. Un input che disattivava l'altro. Ed in quel caso ciò che distraeva Dimitri dal dolore era lei.
    Gli restò la chiave in mano, era ovvio a cosa servisse. Ma il punto era perché ella gli aveva restituito la sua parte del denaro? Non aveva importanza ora come ora. Abbassando la mano con una certa nonchalance ripose la chiave in tasca e continuò a seguirla con lo sguardo per vedere cosa ella facesse. Dopo una attenta osservazione ella si dispose sul lettino.. Scordando intenzionalmente di togliersi le scarpe. Tralasciando l'erotismo che emanava quella donna, Dimitri Non poteva trascurare un fatto. Ironicamente non aveva le conoscenze per poter affrontare un massaggio professionale. Cosa a cui pose rimedio scaricando nella sua mente una decina di video differenti mentre ella stava per arrivare. Dunque, sfruttando ogni singola cellula del suo cervello cercò un modo funzionale d'adeguarsi a quella situazione a lui nuova. Fortuna volle che fu proprio lei a dargli l'avvio. Prendendo con movimenti morbidi e fluidi il suo piede sospeso sfilò lentamente la scarpa con tacco di colore nero che disegnava finemente il morbido piede. Sfilò anche la seconda alzando anche quest'ultimo. Prese a massaggiare con movimenti mirati la pianta del piede fornendo pressione sul tallone e sulle articolazioni delle dita. Nelle sue conoscenze mediche per il lavoro che faceva, Dimitri, sapeva che le innervature dei piedi tendono sempre a riempirsi di sangue. Con delle piccole pressioni effettuate con i polpastrelli voleva alleviarle il peso del suo stesso corpo. Nozioni militari applicate al dilettevole. Caricò sul suo visore due video, rimandandoli avanti ed indietro in punti specifici per assimilare il massaggio alle caviglie. Posando entrambe le gambe su un cuscino iniziò a massaggiare con movimenti discendenti verso il polpaccio entrambi gli arti per far drenare i fluidi linfatici via dai nervi periferici.
    Il tutto per intercalarsi nella parte e poter lavorare senza che nessuno sospettasse che li c'erano due persone a scambiarsi dei dati.

    Ho dei conti in sospeso per lei.
    Posso cominciare a riferirli ora?


    Era la parola concordata, non necessitava di nessun'altra prassi complicata. R.c. Si era assicurato che non servissero sotterfugi di sorta anche per parlare. Essere diretti in questo caso rendeva tutto molto più semplice.
    Intanto egli proseguiva nel suo ruolo massaggiando i polpacci.
    Tendendo sempre a scendere verso i glutei egli forniva piccole ma mirate pressioni sui muscoli delle gambe per farli rilassare con il calore generato dalle sue mani. Intanto per agevolarsi il lavoro aveva già intinto esse nell'olio prima di passare alle gambe. Tutto sommato guardare e fare direttamente - se hai una mente semi robotizzata - diviene un gioco da ragazzi..
    Se Dimitri avesse giocato correttamente le sue carte avrebbe potuto guardare ben'oltre la possibilità di "sottrarre" un favore a R.c., avrebbe potuto guadagnarci perfino un bel gruzzono di soldi. Soldi che gli sarebbero tornati utili. Intanto però prima gli ordini e poi il piacere.




     
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    Cosa era quello strano senso di vuoto allo stomaco? Non certo ansia, non ora che lui si era avvicinato ed aveva posato le mani sul suo corpo, prima sfilandole delicatamente le scarpe ed ora iniziando a massaggiarle i piedi con destrezza e disinvoltura. Il suo tocco era esattamente come se lo ricordava: in un certo senso freddo ma con una punta di forza e calore che denotavano quanto fosse teso mentre faceva scorrere le dita lungo la caviglia. Anche se aveva passato una vita agiata, quella era la prima volta che le facevano un massaggio, per lei quei gesti erano del tutto nuovi e molto carichi di un eros implicito. Non poté negare di provare brividi lungo la schiena mentre uno dolore piacevole si insinuava piano nel sesso. Quando le sue mani presero a scivolare lungo le gambe per fermarsi sui polpacci avrebbe voluto gemere. Un singolo suono che nulla c’entrava con quello che era venuta a fare li: informazioni di vitale importanza. Ma lei era una donna e lui… e lui colui che era riuscito a farla godere solo con la sua astuzia. Ma perché doveva incontrarlo proprio in una occasione così? Anche se in intimo le sarebbe stato molto difficile nascondere l’eccitazione. Doveva distrarsi assolutamente. Con immensa sorpresa fu lui a darle l’occasione giusta. Mentre passava con più disinvoltura le mani sui polpacci le disse la parola d’ordine. Quindi era lui quello che R.C. aveva mandato… lui… Per un attimo sul suo volto comparve un’espressione di sorpresa poi sorridendo rispose.
    Puoi tutto, ovviamente puoi riferirmeli anche ora. Quindi tu saresti colui che… ecco diciamo colui che sa di cosa ho bisogno. Mmmmmhhh sono contenta.
    Elettra aveva usato volutamente parole ambigue, le piaceva provocarlo ora più che mai. Quando Dimitri scese a massaggiarle le cosce lambendo i fianchi, ella si morse le labbra. Ci sapeva fare e la stava facendo eccitare soprattutto quando le aveva posato sul corpo le mani piene di olio. Anche se ella tentava di resistergli, i capezzoli non mentivano: erano eretti ed uscivano quasi fuori dalla trama della stoffa.
    Dimmi allora cosa sta succedendo e perché ultimamente ho notato strani movimenti di soldi. Voglio date, nomi e il perché. Ma soprattutto ti voglio.
    La sua voce bassa e armoniosa era carica di desiderio. Mai lasciare che una donna si ecciti fino al punto di dichiararlo apertamente. Mentre le parole della ragazza parlavano di affari la sua mente invece elaborava altro, non solo domande circa la sua vera identità, ma anche immagini spinte di loro due e delle sue mani che la sfioravano ovunque, un groviglio di corpi e di umori sempre più osé. Immagini sempre più dettagliate di giochi e di posizioni. Aveva ancora impresso nell’orecchio il suo modo di ansimare e gemere, il solo ricordo era bastato a farla scaldare e a rendere il corpo sensibile ad ogni piccolo sfioramento. Era curiosa di ascoltarlo nuovamente e di gustarsi la sua reazione, chissà cosa stava pensando dietro quell’espressione così seria e distaccata. Per indurlo ancora di più in tentazione divaricò leggermente le gambe scoprendo lievemente le sue grazie coperte dalla piccola stoffa triangolare. Lui non avrebbe potuto non vederla visto che era proprio li con la testa e con le mani.




     
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    Sistemi informatici, sistemi adattivi. Multitasking e multitheading. I più avanzati sistemi computerizzati basati sugli algoritmi più spinti e fantasiosi dotati delle più avanzati sistemi di ricerca potevano fare tutto. Tutto e niente. Tutto perchè potevano fornirti l'unica informazione per tenerti in vita nel più sperduto e recondito angolo della terra ma nella loro infinita conoscenza mancava la possibilità di pensare come l'essere "Umano". Li, dove il computer muore il cervello prospera. Il miglior computer vivente era dotato però della peggiore intelligenza. Un contrappasso di questo universo, un prezzo da pagare per la vita. Li, la mente "umana" vinceva. Vinceva su tutto.

    Due piccolissimi sensori termici, piazzati sul vitreo occhio dell'uomo scandagliavano sempre dove egli guardasse. Di color bianco erano celati nel cerchio bianco dell'occhio sinistro e mostravano sempre un calcolo approssimato al decimo di grado la temperatura dell'oggetto inquadrato. In quel caso l'oggetto in questione era il sesso caldo di quella donna. Rovente e pulsante, sotto la sua combattente carne pulsava di libido. L'aveva stuzzicata troppo con un massaggio che nulla centrava col rilassamento.. Errore voluto? Poco importava. Il breve dialogo della donna stesa sul letto mentre egli le massaggiava ed accarezzava l'interno coscia lasciava poco all'immaginazione. Cosi come il suo intimo che nonostante fosse nero aveva quella sfumatura d'umido facilmente riconoscibile..
    Fece scorre entrambe le mani unte a dovere lungo le sue cosce, accompagnandola mentre ella divaricava leggermente le sue gambe. Prese a far scorrere nuovamente le dita lungo il suo corpo. Da poco sopra le ginocchia dov'erano per aiutarla nel suo gioco osceno, la mano destra risalì più lentamente il suo corpo. La sinistra prese a scorrere più veloce lungo la gamba, accarezzando la natica sinistra e scorrendo sempre con i polpastrelli la sua morbida pelle arrivando a risalire lungo la schiena. Andando a soffermarsi sulla nuca, per scostare le poche ciocche di capelli che coprivano il suo collo.

    Suppongo..
    che ora sia il momento per fare altro.


    L'altra mano rimasta indietro scorrendo lenta lungo l'interno coscia proseguì la sua risalita lungo il suo corpo fino all'intimo. Fino agli slip di pizzo sapientemente ricamato e li, con cura chirurgica l'uomo fece scivolare la mano sotto di esso. Senza scostare minimamente l'intimo. Le sue dita, ancora unte a dovere scivolarono dentro di lei. Due, solo due. Egli piegandole leggermente all'interno prese a tastare il suo sesso accarezzandolo e massaggiandolo con movimenti rotatori. Accompagnando anche con un movimento penetrante. Intanto il pollice premeva sull'ano. Senza però entrare. Solo per stuzzicare i nervi limitrofi. Intanto la mano sul collo prese a massaggiarlo tirando leggermente la pelle come a voler rilassare i muscoli del collo e della spalla. Un lavoro di dita, letteralmente. Mentre con una mano massaggiava, con l'altra La massaggiava. Dentro, nel suo posto più intimo. Nonostante ella fosse una persona dotata di potere era pur sempre una donna. Le dita dentro di lei le massaggiavano i nervi con movimenti ritmici simulando la presenza di un membro e affondando dentro di lei andavano a toccarle la bocca dell'utero. Intanto egli teneva d'occhio la temperatura. Lasciando si che ella crogiolasse nei suoi piaceri..
    La mano sul suo collo invece si spostava fra esso e la schiena. Scorrendo verso il basso per poi arrivare alle natiche e scorrere di nuovo al collo. Imitando il movimento della lingua. Come se leccasse la schiena.
    Un massaggio molto ben curato, per essere qualcosa di terribilmente spinto e osceno.
    Le dita dentro di lei presero a muoversi più velocemente, sempre più velocemente.
    Lasciando che i suoi umori generassero piccoli rumori osceni parlassero per lei.




     
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    Non si aspettava una reazione del genere, ma lui riusciva a sorprenderla sempre. La prima volta che si erano incontrati era riuscito a catturarla, intrappolarla. Ora era ancora peggio se possibile. Per un attimo ella aveva chiuso gli occhi pronta ad ascoltare le informazioni che doveva passarle ed invece... invece di udire la sua voce profonda e calda snocciolare dati e nomi l'aveva sentita sciogliersi in altro. Un invito particolrmente invitante. Una voce seducente e carica di desiderio l'avevano tagliata in due come le sue mani intrise di olio emoliente, caldo e viscido abbastanza da farla tremare di piacere al contatto con la sua pelle. Ci sapeva fare lo doveva ammettere o sarebbe stato peggio per lei perchè non sarebbe riuscita a controllarsi e gli avrebbe aperto la sua mente. Ricordava l'ultima volta che l'aveva fatto... non poteva dimenticarlo era ancora saldamente stampatato attimo dopo attimo nella sua mente malata: le sue mani che la cercavano, le sue parole all'orecchio, un segreto da condividere in due, le grida lussuriose e la voglia di fermare il tempo, ed invece... il tempo era scivolato e poi c'era stato solo sangue e corpi straziati. Lei in quella radura sanguinante e tagliata in due, sarebbe stato meglio morire: quante volte l'aveva pensato? Tante, ma non l'aveva solo pensato l'aveva anche provato a fare, ma il suo corpo era ormai cambiato, mutato, ogni ferita si rimarginava alla velocità della luce, e lei era diventata un mostro mentre lui lui era diventato polvere. Perchè in quel momento di estremo piacere le veniva alla mente ciò? Perchè invece di lasciarsi andare stava cedendo a quei pensieri? Aveva paura ecco perchè. In fondo lei non sapeva nulla di lui, nulla neanche il nome e se per una fatalità del destino quell'uomo di fronte a lei, quell'uomo con quegli occhi così intensi e all'apparenza freddi e distanti avesse posseduto lo stresso nome come avrebbe fatto? Con gli occhi chiusi assaporò ogni attimo di quelle mani che scorrevano lungo il corpo. La mano sinistra lungo la gamba e le natiche fin su il collo. Ricordava perfettamente la sua presa decisa. Quelle dita già una volta l'avevano lambita in quel punto così sensibile e fortemente erotico. Già una volta l'avevano fatta gridare di passione estrema. Un forte sussultò accompagno quella lenta ma languida risalita mentre l'altra mano si faceva strada tra le cosce. Le dita della mano destra scivolarono dentro la stoffa ed ella non potè fare a meno di sussurrare.
    Ahhhhhh mmmmhh... continua... ti prego.
    Due dita dentro, due dita a darle piacere e a sfiorare ogni singolo centimetro di lei: dalle grandi labbra carnose e bagnate a quelle piccole, dense e calde come il clitoride ormai del tutto eretto. Un piccolo stelo di piacere puro pronto a vibrare sotto le sue attenzioni, pronto a darle un piacere senza pari perchè non c'era cosa più bella che lasciarsi tasportare da lui. Elettra sentiva perfettamente quelle dita entrarle dentro, aprirle la carne sfiorare le pareti interne pulsanti, mentre le altre le sfioravano l'ano. Istintivamente allargò ancora di più le gambe toccandosi i fianchi, e inarcando la schiena prese a farle scendere lungo la linea della vita. Sentiva il corpo di lui vicinissimo, anzi in alcune parti il suo ventre la sfiorava. Con entrambe le mani prese a toccarsi l'intimità ma da sopra la stoffa quasi a voler accompagnarlo in quel massaggio particolare. Si era ormai bagnata così tanto che la carne della vagina faceva dei rumori ad ogni affondo di lui costringendola a contorcersi di piacere e ad ansimare sempre di più. Le piaceva avere il contatto con quella mano, riusciva a percepirle la forza e la consistenza, muscolo per muscolo ogni minimo movimento che la stavano portando all'estasi.
    Dimmi il tuo nome...
    Gli occhi celesti intensi e profondi lo cercarono mentre nella bocca la lingua scorreva ad inumidire le labbra troppo accaldate e desiderose di un bacio. Mentre la mano sinistra rimase ad accompagnare i movimenti di lui, l'altra si sarebbe allungata verso il suo ventre posandosi sul cavallo ed iniziando a toccarlo. Lo avrebbe afferrato attraverso la stoffa e avrebbe iniziato a massaggiarlo.




     
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    Le mani dell'uomo scorrevano sagaci sul suo corpo senza freni e senza remore, ma con dovizia e cura. Senza al contempo essere volgari e lente. Anzi. Il movimento era dosato con cura, con precisione e con intelligenza. La mano che era posata sulla nuca tirava e massaggiava con febbrile pressione i nervi ed i muscoli per poi scorrere lungo la schiena e stendere i muscoli alti, medi e bassi. Sfiorandole quasi le natiche. Il tutto da sola, passava prima a sinistra e poi a destra del suo corpo.. Mentre l'altra mano.. Era più impegnata.
    Scorreva, avanti, indietro, dentro e fuori dal suo morbido e succoso sesso mentre egli con una coordinazione occhio mano portata al limite la toccava e la stimolava al limite del piacere più torbido. La massaggiava e la stuzzicava con una sicurezza "di quello che stava facendo" fuori discussione. Non come la prima volta che si erano incontrati dove la sua incuria l'aveva portato a lasciarsi danneggiare. Due volte.
    Touche.
    Ma ora era lui che l'aveva sotto mano. Letteralmente.. e mentre la deliziava a quel modo aveva capito che era in suo possesso, il suo scacco. Al primo impatto maledì R.c. Quel sadico, furbo, bastardo figlio di madre ignota aveva organizzato tutto nel più specifico dettaglio. Incluso il file ad esecuzione ritardata.. Il tutto per combinare quell'incontro. Molti altre persone ucciderebbero per anche solo poter sfiorare una donna di cosi elevata bellezza e furia omicida che il suo volto poteva anche solo lasciar trapelare ma per Dimitri questo era solo l'ennesimo esempio di come la vita è una lama a doppio taglio. Poco importava delle informazioni in quel momento, lei voleva godere. Voleva sentire il piacere, oppure era solo un suo sadico modo di fare.. conoscenza.
    Le piaceva. Il suo corpo da umano non poteva mentire ai sensori tattili e visivi di Dimitri mentre la toccava dentro di lei lasciando scorrere le dita fino alla bocca dell'utero per stimolarle i nervi più profondi del suo sesso avvertiva perfettamente i battiti del suo cuore dentro di lei. Martellare dentro le vene e pompare sangue misto ad endorfine.
    Massaggiava e massaggiava senza sosta senza fermarsi per portarla al piacere e farla stordire. Anche se ingnorò il suo chiedere, perché avrebbe perpetuato lo stesso il "trattamento" non poté ignorare la sua seconda domanda.

    |Dimmi il tuo nome...
    | Io non ho nome quando sono in servizio. Solamente, non esisto.
    Affondando leggermente il dito dentro l'ano piegò le dita dentro il suo sesso e prese leggermente a tirare le sue più intime carni a finché tutti i nervi fra ano e la vagina rilasciassero tutta la loro energia.. Procurandole un orgasmo quasi assicurato.. Dopo averla stimolata cosi quel triggher point biologico avrebbe ceduto. Sempre ammettendo che la sua natura allo stato base non fosse cosi dissimile da quella umana.



     
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    Elettra era una donna molto carnale e sensuale e quel massaggio così spinto e così erotico non potevano lasciarla indifferente. Il suo corpo si accese vibrando di passione sotto le sue mani. Ogni tocco, ogni carezza le procuravano un piacere immenso, uno stordimento meraviglioso. I muscoli, anche quelli più contratti, si sciolsero in un languore insostenibile. Dalle labbra rosse e umide uscivano piccole nuvole di caldo alito, mentre il corpo si distendeva e poi si inarcava sotto di lui. La pelle liscia come seta era lievemente lucida a causa del sudore e del piacere. Anche se lui era li vicino e l’accarezzava, lei voleva altro, lo voleva dentro di lei come quel giorno in macchina. Voleva sentire nuovamente il suo alito bollente lungo il collo e quelle labbra scorrergli lungo la nuca. Voleva percepire la sua passione, la sua forza. Quando lui le risposte ella alzò gli occhi guardandolo.
    Dunque sono solo un servizio?
    Non si aspettava delle parole così; quella sua vaga e stranamente informale risposta l’avevano lasciata nel dubbio. Questo era solo un “servizio” un maledetto ordine cui era obbligato a portare avanti. Iniziò a torturarsi il labbro mentre sentiva quanto ardito si fosse fatto quel massaggio: lui aveva insinuato un dito anche dentro il suo ano e aveva preso a massaggiare il lembo di pelle che lo divideva dalla vagina, cosa estremamente eccitante e di puro piacere. Si trattenne dal gridare mentre sentiva che si stava bagnando oltre misura e stava per arrivare ad un orgasmo fulmineo quanto carico di piacere, ma una parte del suo cervello aveva ripreso a ragionare e combatteva contro quelle sensazioni devastanti. Lei era un ordine, un semplice ordine da eseguire nulla di più, nulla di meno di questo. Eppure lei aveva solo confessato di desiderarlo per quello che era, nessun ordine, nessuna cosa ma evidentemente... lui non la desiderava quanto lei. Elettra aveva insinuato una mano dentro i pantaloni di lui e con un abile mossa aveva afferrato il pene. Ricordava perfettamente quanto fosse stata cattiva l’ultima volta distruggendogli il rivestimenti esterno e privandolo delle sensazioni provenienti da li. Questa volta non avrebbe fatto nulla del genere anche se dentro di lei la sua natura ribelle premeva per punirlo, per ferirlo, come le sue parole aveva ferito lei. Se era solo una questione di lavoro, avrebbe dovuto guadagnarselo fino in fondo: avrebbe dovuto compiacerla fino allo sfinimento più estremo. La lieve delusione non poté comunque arrestare le sensazioni che provenivano dalla sua intimità, un piacere più che familiare si insinuò tra le sue cosce, ella serrò i muscoli vaginali per poi rilasciarli mentre il piacere più profondo la fecero gridare e contrarsi.
    Ohhhh si… mmmmmhhh godo!
    La mano serrata al suo pene prese a muoversi in un duplice movimento dal basso in alto e da sinistra a destra roteando. Ad ogni contrazione dell’utero ella avrebbe massaggiato il membro sempre più forte e sempre più velocemente. Le piaceva tenerlo in mano mentre godeva sfrenatamente.





     
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    glitched away

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    La donna si sentì delusa dalla risposta di Dimitri. Evidentemente lei era un qualcosa di secondario, di non importante. Per quanto ella fosse il capo della banca di Roma. Trascendentalmente a questo nessuno umano o individuo dotato di poteri non dovrebbe mai scordare che in fin dei conti n individuo resta e resterà solamente un 'individuo'. Nessuno, nemmeno la persona più importante dovrebbe mai scordare che agli occhi del mondo non sei altro che un individuo. Una vita con capacità senzienti. Aldilà del fatto che il resto della "Vita" sul pianeta pensa che tu sia importante. La teoria degli uno.
    Per quanto il viso dell'uomo non lasciava trasparire nulla anch'egli era dispiaciuto che era li solo per eseguire n servigio. Ma quando si è in missione la regole sono regole. Altrimenti la propria sopravvivenza lentamente viene meno. Ciò però non escludeva il fatto che il servigi dell'uomo dovessero essere di infima qualità. Tutt'altro. Li c'era in gioco perfino la fiducia riposta dalla donna in R.c. Dimitri doveva fare del suo meglio per porre ammenda.
    Le aveva infilato una mano dentro i pantaloni, scoprendo parte delle carte dell'uomo. Che nonostante il viso il suo basilare istinto primario era pur sempre dentro di lui. Dentro quell'ammasso di metalli e chip. Il membro turgido era più che presente. Spavaldo d'incorrere di nuovo nel rischio di bruciarsi la lasciò fare di nuovo mentre ella godeva a quel modo mentre egli la toccava solamente. La lasciò fare quando arrivò al piacere.. Ma ora era nuovamente il turno dell'uomo.
    La prese di peso dal lettino, la volse a se e scostandole gli slip affondò il membro dentro di lei. Mentre le mani le tenevano le natiche. Ella poteva benissimo poggiare le braccia sul letto, visto che di traverso era abbastanza ampio, egli voleva offrirle il massimo dei servigi. R.c. sicuramente sarebbe stato in disaccordo. Ma in quel momento non importava.
    Affondando dentro di lei prese a possederla. Il turgido ed artificiale membro affondava e usciva da dentro di lei quasi del tutto ma non completamente. Egli la teneva saldamente sulle natiche e mentre affondava nuovamente la tirava a se per farle incrementare il piacere ora che era venuta. Il suo sesso era più sensibile, lo sapeva, lo usava a suo favore. Spingeva ed affondava dentro e fuori. Dentro e fuori. Dentro.. E fuori. Lasciava che fosse il suo sesso a dirgli la strada e dove toccarla per farla impazzire senza più riservo. Avrebbe voluto urlare? Poteva benissimo farlo, nessuno avrebbe detto una parola, li. Intanto egli ne abusava sapientemente, le guardava il viso con quella sua tipica espressione quasi fredda ma interessata. La incitava coscio del rischio. Ma voleva portarla ad uno stato d'estasi tale da farla stordire a pieno.
    Avevano tutto il tempo di dilettarsi a vicenda e dopo passare alle cose più serie. Il mondo non sarebbe cambiato per qualche ora di ritardo, almeno il mondo che dipendeva dalla banca di quella donna.
    Ora il trucco era semplice. Sapersi fermare. Arrivare al bordo del baratro e fermarsi li, ad ammirarlo. Per poi andarsene e ritornare all'obbiettivo prefissato.
    Quello era il suo modo di farsi perdonare.





    Edited by Volkof - 11/8/2014, 12:01
     
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    La delusione in parte celata, in parte mostrata per le sue parole sparì nell’istante in cui lui l’afferrò saldamente per le gambe volgendola verso di lui. Con un unico, rapido, deciso colpo di reni il membro solido e lascivo entrò in lei aprendole la carne già sensibile e grondante di desiderio. Gli slip sapientemente spostati di lato lambivano la pelle sensibile dell’attaccatura della coscia mentre il pene gonfio fino all’inverosimile iniziava un massaggio ipnotico affondando sempre di più.

    Ahhh, mmmhhhh….
    Gli occhi di Elettra lampeggiarono di desiderio, e lievi gemiti rauchi e carichi di sensualità iniziarono ad uscire dalla sua bocca rossa e calda.
    Aprimi di più. Si così… Scopami fino a farmi gridare. Il tuo cazzo è esattamente come lo ricordavo: meraviglioso.
    Ella divaricò ancora di più le gambe avvolgendole contro di lui. Le braccia di lei si posarono sulle spalle e lo attrassero con decisione verso la sua testa. Voleva baciarlo, morderlo sul collo e lo avrebbe fatto. La lingua si sarebbe abbassata e avrebbe lasciato una scia di desiderio contro la sua pelle artificiale, proprio all’altezza del lobo destro. Ma la passione ebbe il sopravvento, il corpo di Elettra stretto a quello di lui assecondò ogni suo movimento. Più lui spingeva dentro il pene più lei si inarcava per farlo entrare a fondo. Scopami, spezzami, manda in frantumi la mia volontà, i pensieri della donna erano un unico coro di voci deliziose. Le mani di lui posate sulle natiche ardevano contro la pelle delicata della ragazza. Ad ogni spinta, una scossa di puro piacere la investiva risvegliando terminazione sconosciute e regalandole nuove sensazioni e piaceri. Ricorda la sua passione, ora che lo aveva nuovamente dentro era come se il tempo non fosse passato assolutamente, era come se stessero nuovamente dentro quella macchina avvinghiati l’uno all’altra.
    …Ti ricordi dentro la macchina… dopo che siamo scappati?.....
    Tra un gemito e l’altro le parole di lei arrivarono calde e sensuali e si abbatterono sull’orecchio di lui mentre con le dita della mano sinistra ella stringeva i suoi capelli fino a fargli probabilmente male. I ricordi di quel giorno in macchina si intrecciarono prepotentemente con quelli che stavano vivendo in quel momento gettandola nell’oblio del piacere. La vagina iniziò a contrarsi ad ogni spinta avvolgendo il suo membro sempre di più, mentre un fiotto di umori sempre più densi li avvolgeva. Anche i capezzoli rigidi e duri contro il petto di lui erano il segno che ella stavo per godere nuovamente e senza freni sotto quelle meravigliose attenzioni.
    Spingi fino in fondo, voglio sentirti fino in gola, voglio avvolgere il tuo cazzo con la mia carne calda e bagnata e farti gridare. La senti come si contrae con le tue spinte?.... Di più ne voglio di più… sbattimi, si sbattimi, sbattimi… più forte, voglio sentire il rumore della carne martoriata.



     
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    glitched away

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    È scritto di getto, se c'e qualche errore di pure.



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    Al diavolo tutto. Al diavolo il fatto che le mura di quella stanza erano troppo fini per coprire quelle urla incombenti, al diavolo la missione al diavolo "chi" stava possedendo. Al diavolo tutto. Le urla si sarebbero udite in tutto il "centro massaggi" ma non importava minimamente. Mentre egli la teneva stretta con le sue mani per affondare saldamente il suo turgido, caldo e metallico membro dentro di lei le dita che tenevano strette le sode ma morbide natiche presero a lambire l'ano. Tirandolo e massaggiandolo con i due polpastrelli degli indici. Premendo e accarezzandolo in modo nuovo a lei sicuramente. intanto però ella si avvolse a lui. Si strinse dentro e si strinse fuori. Voleva di più, lui doveva di più a lei. Dopo averla lasciata sola li in un certo senso inappagata al massimo 'Cullare' una donna di quel calibro con le sue sole forze era una impresa sicuramente da affrontare.. Dopo che ella lo aveva sfidato a quel modo cosi apertamente ed esplicitamente. La teneva rude ma con precisione. Come se nella sua mente oltre al piacere ci fosse la lucidità mentale. Quella di un assassino che concependo il momento del colpo egli stesse concependo il modo di portarla al limite della sua mente. Al precipizio dove superato con un solo passo c'e il baratro dell'oblio. Della lussuria e del istintivo animale che si cela in ognuno di noi.
    Ad ogni affondo le mani stringevano le natiche. Tiravano l'ano per distendersi ed il membro affondava interamente dentro di lei. I due ventri collimavano ed unti dai suoi copiosi e caldi umori emettevano un singolo schioppettio rude e volgare.
    Ad ogni affondo il suo artificiale membro le premeva sulla bocca dell'utero ormai li "a portata di mano" dove il suo sesso arrivava li c'era l'ingresso più caldo di tutto il suo corpo. Ed egli era li, a bussare in modo vile e volgare per entrare. Premendo e aprendo, man mano. Intanto sul suo volto oltre ad un piacere 'individuale' c'era la medita dovizia di chi sta preparando un colpo perfetto. Dopo tutto, Dimitri era li per svariati interessi personali...
    La donna intanto divampava di piacere, lo si leggeva dai suoi occhi che trasmettevano tutto il fervore ed il calore del suo sesso irrorato di piaceri e prossimo a traboccare in un orgasmo lussurioso ed osceno.
    Ovviamente i ricordi volarono al loro primo incontro dove ella oltre che a lasciargli una vistosa cicatrice sul petto, sparita con un apposito trattamento, ma anche al piacere che egli con quella stessa cura ai dettagli portò al culmine nella sua mente. Ella voleva quello, lui non le avrebbe dato la stessa lussureggiante gioia. Ma qualcosa di ancora meglio.

    Ti massacrerò cosi bene da lasciarti intorpidite persino le gambe..

    Al. Diavolo. Tutto.
    Non era solo piacere. Non era solo divertimento lussurioso. Era uno sfogo, in un certo qual senso. Dimitri non stava offrendo solo il suo corpo a quella suadente donna la quale non solo era il capo della banca di Roma ma era anche una donna dai connotati stupendi e letali allo stesso tempo. Era un offrisi anche al livello mentale. Dimitri offriva
    Dimitri.
    Il tutto condito da un rapporto sessuale portato ben'oltre i limiti del piacere. Egli martellandole l'ingresso del suo utero volle giocare un ultima carta. Tenendola un ultima volta rude e audace per le natiche stringendo la presa e lasciando che i due fianchi stessero praticamente incollati il suo membro dentro di lei si sarebbe allungato quei pochi centimetri sufficienti ad aprirle la bocca dell'utero e massaggiarle i suoi nervi più profondi. Cosi.. Giunto per spingerla oltre il baratro e farle affogare la mente nel mare oscuro della oscena lussuria.



     
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