Per chi parla al momento giusto

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    I'm a h-ero.

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    Perché continuare a farci il culo sulla cultura, quando si possono usare citazioni già bella che pronte?

    Per descrivere il proprio stato d'animo ormai non c'è mezzo migliore delle citazioni. Basta solo scegliere lo scrittore, il blogger, la canzone o il fotografo che faccia al caso nostro per quei 5 minuti. Inutile sbattersi in tediosi viaggi interiori alla ricerca della parola che possa descrivere il nostro malessere. Perché soffrire se qualcuno l'ha già fatto prima di noi? Loro hanno patito, scavato in profondità e messo in prosa. A noi resta il compito più facile: leggere, selezionare e condividere.

    Sicuramente questa pratica di massa con cui esprimiamo con parole altrui i sentimenti che non sapremmo descrivere in altri modi, ci fa apparire interiormente tutti uguali. E così, all'improvviso, scopri che tu, laureato in filosofia, e Dazen, l'eterno fuori corso, per descrivere quello che provate usate le stesse frasi e gli stessi autori. In pratica, avete gli stessi sentimenti.

    Anche Dazen, infatti, legge e condivide con piacere le citazioni. È talmente ingenuo da arrivare a credere che stiano persino parlando di lui. Come quelle che citano Shakespeare e aggiungono "Sembra sia stata scritta per me". Credici, ragazzina.
    Nessuno lo direbbe mai, ma tra le sue preferite ci sono quelle che parlano d’amore. Certo, Dazen non si è mai innamorato e se dovesse succedere, al posto delle farfalle, nel suo stomaco volerebbero pipistrelli, ma davanti ad una frase d'amore, la condivisione con il resto della rete diventa automatica. È un vizio. Un riflesso condizionato.

    Anche l'autore della citazione gioca un ruolo importante nella scelta. Come nella moda, per ogni gruppo d'appartenenza, ci sono gli autori che descrivono al meglio i tuoi sentimenti, quelli da evitare come la peste e quelli neutri.
    Sicuramente, se siete su Tumblr o Twitter, Fabio Volo è da scartare a priori, mentre su Fb sono like assicurati.
    Se usate Google+ invece siete degli sfigati a prescindere.

    Comunque, oltre a semplificarci la vita emotiva, le citazioni ci permettono di apparire più colti di quello che siamo. Dazen, per esempio, passa un sacco di tempo a citare autori a lui sconosciuti e ciò non gli crea alcun problema, anzi, è un meccanismo funzionale.
    Vi siete laureati con una tesi su un film famoso e magari avete pure letto il libro? Sticazzi! Anche Dazen conosce tutte le battute e le scene famose del film, e senza averlo mai visto! ma per farci due chiacchiere durante l’aperitivo gli basta e avanza. L'importante è citare sempre nei tempi giusti, tanto il pubblico è più vicino a Dazen che al laureato, e questo eviterà a qualsiasi discussione di diventare oltremodo profonda.

    La cosa divertente è che siamo solo all'inizio di questa nuova fase. Dazen è ancora un vecchio prodotto della società, ma si sta adattando rapidamente.
    Le nuove generazioni, al contrario, nasceranno con un cervello ancora più piccolo e con la sola memoria a breve termine, a forza di passare il tempo a leggere le citazioni altrui, senza doversele ricordare, perché "Aspetta un attimo, ora lo guardo sull’'iPhone."

    È Dazen, ragazzi, un soggetto culturalmente arretrato, adattato e felice, tanto quanto l'equipe di fisici nucleari che lavorano al CERN. Fin quando ognuno rimane dentro al proprio microcosmo, son tutti felici.

    Ma questo non è più un microcosmo, sappiamo tutti che l'habitat di Dazen, ormai, è in piena espansione. L'importante è non invadere altre dimensioni.
     
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