[Lavoro] Non è col dire miele miele che la dolcezza viene in bocca

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  1. †_†yun yun †_†
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    Misaki era in ritardo. Un fottutissimo, maledetto ritardo. E in più era dolorante. Prendere la moto quella mattina non era stata una saggia idea, ma se fosse andata a piedi ci avrebbe messi il quadruplo del tempo. E non aveva i soldi per pagare il taxi. Parcheggiò nel posto dei motocicli ( aveva il terrore delle multe), poi corse dentro il centro commerciale. A quell'ora c'erano solo altri lavoratori part-time come lei, gli addetti alle pulizie e i pesci nella fontana. Si diresse alla pasticceria. Si chiamava "Sweet honey", un nome banale, e era stata aperta solo da 3 anni. Misaki ci lavorava da più di due. Era una semplice aiuto pasticcera, la paga era bassa e il capo era un'arpia. Ma a lei piaceva cucinare i dolci e preparare manicaretti: quando entravano dei clienti li osservava da lontano per vedere le loro reazioni. E come si sentiva soddisfatta mentre osservava i loro visi sorridenti!
    Si riscosse dai propri pensieri. Aprì la saracinesca ed entrò accendendo le luci. Richiuse la porta alle sue spalle mentre si avviava nel laboratorio. Ecco il suo regno. Piccolo, ma ordinato e pulito. Tutte le cose erano al proprio posto, gli alimenti sempre freschi e genuini. Una delizia per l'olfatto. Prese la lista attaccata al frigorifero mentre si cambiava e controllò gli ordini. Come al solito era lunghissima. Lo "Sweet Honey" teneva un numero limitato di dolce e leccornie sul banco di esposizione, ma molti dolci venivano venduti per ricevimenti, feste, matrimoni e simili. Si legò i capelli in due code e indossò il grembiule. Mentre preparava in modo quasi meccanico i vari ingredienti, Misaki ripensava alla nottata appena trascorsa: sconvolgente. A mala pena riusciva a muoversi. La schiena dolorante, le gambe che ogni tanto le tremavano, un vero tormento. Ma la cosa peggiore era che non riusciva a sedersi. Eh sì, Thresh l'aveva abbondantemente "usata" per quella notte... Si riscosse dai propri pensieri. Presto sarebbe arrivata la megera e guai a non farle trovare tutto quasi più che pronto. Impastò vari componenti fra loro, stando bene attenta a non battere mai le uova tra loro, a setacciare con cura tutte le polveri e a girare sempre tutto in senso orario. Le tornarono in mente le parole della nonna paterna:"Altrimenti tutto impazzisce!". Mise nei vari forni le torte, ognuna alla sua giusta temperatura. Intanto cominciò a preparare le glasse e le creme per la farcitura: una all'arancia, una ai mirtilli, una con la panna e il rum, un'altra con il gelato e così via. Mentre aspettava il termine della cottura iniziò a pulire il negozio vero e proprio, lucidando il bancone espositivo e pulendo i tavolini; spazzò e diede il cencio per terra.
    Aveva finito prima del solito, quindi si mise buona buona nel retrobottega a ricordare un'altra volta la splendida notte. Era immersa nei suoi ricordi più dolci quando sentì quel rumore di passi:"tac-tac-tac-tac-" Eccola era arrivata. La sua carissima e amatissima datrice di lavoro. La odiava. "Hai già sistemato tutto? I dolci da esporre sono pronti? Oggi avremo due torte nuziali da terminare e consegnare, poi devi preparare 150 cupcake per un'inaugurazione: devono essere tutti al gusto di fragole e panna. Quindi vedi di inventarti qualcosa di innovativo. Infine vedi di fare qualcosa per quel tuo aspetto dismesso. Non mi interessa cosa fai la notte, né lo voglio sapere, ma a lavoro il tuo look non deve essere come quello di un barbone." "Ma guarda quanto è simpatica stamani! Ma cosa si è mangiata a colazione? Pane e simpatia??? Non è mica colpa mia se non trombi mai! Io sì e oggi non riuscirai a smuovere la mia felicità!" Se solo avesse avuto il coraggio di dire quelle parole a voce alta... Ah che soddisfazione sarebbe stata! Ma per adesso doveva pazientare. Così si limitò a dire:"Mi scusi signora, domani starò più attenta al mio modo di presentarmi. Ai dolci mancano solo 2 minuti di cottura, le glasse sono pronte e la bottega è pulita. Adesso con il suo permesso inizio a preparare la farcitura delle torte nuziali." E senza aggiungere altro si diresse ai fornelli. Sarebbe stata una lunga giornata.

    Spero che vada bene. Questa non vorrebbe essere una semplice role lavorativa, ma qualcosa in più. chiunque passi da qui può entrare a gustare un dolce...e poi presenterò alla fine di ogni settimana una role autoconclusiva dedicata propriamente al lavoro. Se ho sbagliato, avvertitemi :D


    Edited by = Midori.no.Neko = - 15/7/2014, 17:11
     
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    Allora ti spiego: il post va benissimo e conta tranquillamente come lavoro, volendo puoi anche chiedere la valutazione. Se vuoi usare sempre questo topic per postare gli altri lavori allora ti basta specificarlo, , in modo che posterai qui solo tu e nessuno verrà a darti fastidio. Se qualcuno interviene qui dovrai aprire un altro topic per un post lavorativo effettivo. Non so se sono stato chiaro.
     
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  3. †_†yun yun †_†
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    Okay, adesso ci sono. Si vorrei poter scrivere solo io a questo punto, e se qualcuno vorrà aprire una role con me sulla pasticceria, apriremo un'altra role volta per volta. Una volta a settimana chiederò che mi possa essere considerata come role lavorativa. Grazie Doom


    L'orario di pranzo sembrava non arrivare mai. Misaki non ne poteva più di impastare, modellare e decorare. Voleva correre a casa sua. Ma il lavoro è lavoro. Si rimboccò le maniche e iniziò ad occuparsi dei cupcake. Voleva creare qualcosa di sfizioso, dolce ma non stucchevole. Prese gli ingredienti che le servivano e li sistemò sul bancone. Iniziò setacciando la farina con il lievito in polvere in una bacinella, in una pirofila mise i semini del baccello di vaniglia per amalgamarli con lo zucchero e il burro fuso in modo da rendere il composto spumoso. Prese lo sbattitore e lo mise al minimo mentre aggiungeva un uovo alla volta e la farina a manciatini. Aggiunse poi delle fragole a pezzetti. Infornò il tutto dentro a degli stampini rosa e infornò. Dopo 15 minuti li tirò fuori dal forno, mentre un odore dolciastro riempiva la stanza. La base era pronta. Ora doveva solo pensare alla farcitura. In una nuova terrina mise la panna fresca liquida, il mascarpone e lo zucchero vanigliato. Montò gli ingredienti in modo da ottenere un composto denso e montato a dovere. Infine prese una sac a poche e decorò la sommità di ogni cupcake in modo ordinato. Il lavoro sembrava finito ma Misaki non era pienamente soddisfatta. Un lampo di genio le risolse il problema. Prese le fragole avanzate e le spremette aggiungendo un enorme quantitativo di zucchero. Mise il composto in una teglia grande con carta da forno sotto e spanse il liquido su tutta la superficie. Dopodiché infornò per 7 minuti. Quando il timer trillò, Misaki tolse la teglia e il composto si era indurito abbastanza da essere delicatamente frantumato in scaglie di circa 4-5 cm. Poi le appoggiò delicatamente sopra ai cupcake, come decorazione finale. Erano pronti. Era il momento del verdetto finale, così chiamò la megera. "Mmm... La consistenza c'è tutta." Disse mentre masticava. "Il sapore è buono, la panna e le fragole sono due sapori diversi e sei riuscita a metterli in risalto entrambi." La fissò mentre sgranocchiava la decorazione. "Io mi chiedo ancora come fa una come te a tirare fuori dei dolci così. Sono ottimi. Ben fatto" E detto questo si voltò per tornare al bancone. Misaki esultò silenziosamente"Sì! Ahaha! L'hai ammesso vecchia strega. Sono brava eh!" E incominciò ad intonare la danza della vittoria da sola. Guardò l'orologio: segnava le 11.25. Giusto giusto l'ora di una meritata pausa. Uscì dal laboratorio, sul retro e si accese un sigaretta. Dio, quanto le era mancata. Aspirò a fondo. Niente la rilassava come una fumatina da sola. Si accovacciò per terra e la schiena le fece male. Ridacchiò."Che animali" Ripensò alla nottata. Cavoli che notte magnifica. Aspirò di nuovo mentre con la mente ripercorreva gli eventi salienti delle ultime ore. Sorrise. "E' bello poter vivere".
    La sua pausa era finita, e se voleva tornare a casa per tempo doveva darsi da fare con le decorazioni delle torte nuziali. Aveva seguito un breve corso di "cake design" e se la cavava abbastanza, anche se non era precisissima. Per la prima torta usando il fondant bianco doveva creare delle piccole orchidee da disporre sui due piani della torta come se fossero dei rampicanti. Nella seconda doveva invece creare delle piccole roselline di vario colore, sempre con il fondant. Stese subito la pasta e pian piano iniziò a ritagliare i petali, di varie forme: più allungati per l'orchidee, più schiacciati per le rose. Terminato l'impasto, prese ad assemblare i vari petali, uno per uno, con la colla di pesce. Questo era il vero lavoro di precisione. Dopo un paio di arrabbiature il lavoro le divenne automatico e veloce. Infine collocò i fiori nelle rispettive torte, ricordandosi di colorare i petali. L'una era passata da poco. Così chiamò di nuovo la proprietaria per farle vedere il lavoro. "Ottimo. Ben fatto. Ti è successo qualcosa di bello? Oggi sembri più viva... Più creativa. Non mi importa. Qualunque cosa sia fa bene. Non la lasciare. E ora vai. Ci vediamo domani alle 14." Misaki salutò, si cambiò in un lampo e corse alla moto. Non vedeva l'ora di tornare a casa.
     
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  4. †_†yun yun †_†
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    Nelle ultime settimane la vita di Misaki era stata più che frenetica. La sua capa aveva deciso di aumentarle i giorni lavorativi: adesso doveva stare in pasticceria 6 volte a settimana. Non si lamentava, adorava il suo lavoro e recentemente l'arpia era diventata più comprensiva. Non la riprendeva più per il suo aspetto e sembrava apprezzasse di più anche le sue torte. E di questo non poteva che esserne orgogliosa. A casa ultimamente preparava diversi manicaretti, quindi si allenava anche lì. Appoggiò le braccia al bancone, guardando sconsolata la lista delle torte da preparare in quel pomeriggio: sembrava infinita. Prese il foglio tra le mani e iniziò a leggere, sempre più disperata a voce alta:"Allora abbiamo 30 cupcake con le pecorelle, 10 alla vaniglia e cioccolato, 3 crostate fantasia e 5 torte al ribes e lamponi. Se non impazzisco oggi, non impazzirò mai nella mia vita." Si sistemò il grembiule, arrotolò le maniche e si sistemò per bene i capelli. Prese gli ingredienti dei cupcake di pecorelle e di quelli a vaniglia e cioccolato. Poi iniziò. Lavorò il burro con le mani, in modo da ammorbidirlo il più possible, poi aggiunse la vaniglia, lo zucchero e un pizzico di sale. Una volta amalgamati ammorbidì il tutto con il latte. La crema di burro era pronta. Così prese le polveri per fare la base del cupcake e le setacciò, mentre in un'altra pirofila unì il burro, lo zucchero e la vaniglia. Infine unificò i due composti con l'aggiunta di latte. Dopo averli infornati, aspettò pazientemente 20 minuti. Una volta pronti li mise nell'abbattitore. Ora potevano essere decorati: spalmò la crema al burro in modo uniforme, poi prese i marshmallows e dopo averli tagliati li posizionò sopra in modo da ottenere dei batuffoletti. Infine con la liquirizia fece i dettagli. Le sue pecorelle erano pronte e buone da mangiare. Ma non aveva tempo di congratularsi con se stessa, doveva fare ancora un sacco di cose. In una nuova terrina stemperò il cacao amaro con l'acqua tiepida, mettendolo subito da parte. Poi in una ciotola mise il burro fuso, lo zucchero, le uova e la vaniglia; una volta amalgamati mise le polveri ( farina e lievito). Divise poi l'impasto a metà mettendone una parte all'interno della ciotola con il cioccolato. Infine infornò, versando negli stampini prima l'impasto alla vaniglia, poi quello al cacao e poi di nuovo quello alla vaniglia. Per il sopra aveva poi preparato una buonissima crema alle nocciole. Da leccarsi i baffi! Ora doveva fare solo le torte. "Dai Misaki puoi farcela! Un po' di energia e alla prossima infornata hai la tua benedetta pausa sigaretta" Si dava così coraggio, mentre preparava gli ingredienti per la crostata fantasia. Dopo aver preparato una normalissima pasta frolla, fece bollire le mandorle per poterle sbucciare meglio, poi le mise a tritare. Una volta pronte le unì alle uova e allo zucchero. Montò separatamente le chiare a neve: le sarebbero servite per dare la doratura al dolce. Dopo aver integliato le basi, le farcì con abbondante marmellata di more, a cui sopra aggiunse la crema alle mandorle. Infine bagnò con l'albume e infornò. Adesso poteva concedersi una pausa.
    Uscì fuori e subito un caldo sole la investì: che piacevolissima sensazione. Le ricordava le lunghe estati passate a casa, quando stava tutto il giorno in spiaggia o nel mare. Quanto le mancavano i suoi genitori! Avrebbe voluto raccontare loro un sacco di cose, ma purtroppo non c'erano più. Adesso aveva solo la sua testa, come compagnia. Sospirò. Ultimamente fumava troppe sigarette al giorno."Mi sa che dovrò darmi una regolata, o questo mese spenderò più in pacchetti che in cibo." Spense la cicca nell'apposito contenitore, poi rientrò. Le mancava solo le torte con i frutti di bosco. Dopo aver preso il necessario accese il mixer, mettendoci dentro il burro a dadini, i tuorli, un pizzico di sale e lo zucchero a velo. Una volta ottenuta una pasta omogenea la mise a riposare in frigo per circa 30 minuti. In un pentolino sciolse il cioccolato bianco, aggiungendo piano piano le uova, la panna e lo zucchero semolato. L'odore in cucina era ormai colmo di profumi dolci che si mescolavano tra loro creando un fantasioso dolce immaginario sospeso a mezz'aria. Prese le teglie e vi distese sopra l'impasto della base, poi lo mise a cuocere, con sopra dei ceci secchi in modo che non lievitasse. I 15 minuti di cottura passarono in un lampo, così Misaki potè mettere la sua crema cioccolatosa. Per guarnizione aggiunse il ribes e i lamponi sgranati qua e là: la freschezza di questi frutti si sarebbe sposata a meraviglia con la compatezza del cioccolato. Aveva l'acquolina in bocca. Mentre ripuliva i tegami, ogni tanto assaggiava in qua e là: la sua golosità non aveva fine.
    "Allora Misaki? E' tutto pronto? Hai finito tutto? E smettila di leccare quel cucchiaio mentre ti parlo!" Eccola, la capa. Sempre pronta a rimproverarle qualcosa. Ma oggi era felice. E pure soddisfatta dei risultati. "Bene, vedo che hai completato tutto. Carini i cupcake a forma di pecorella. Ottimo. Direi che può andare. Qua finirà tutto la sguattera, ora va' a casa e rilassati un po', domani dovremo fare un sacco di cose. Su forza corri!" E riuscì, con la sua solita aria da essere superiore. Ma ormai Misaki non se la prendeva più. Appese il grembiule, si lavò le mani ed uscì. Il sole stava tramontando, ad attenderla fuori c'era un bellissimo cielo color cremisi.
     
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    ^^ Direi che anche solo per i dolci mi dichiaro comprata. 60 dindi per entrambi i post lavorativi della nostra Misaki.
     
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  6. †_†yun yun †_†
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    Ti ringrazio Midori... E se vuoi qualche dolce particolare, sono pronta a farlo ^^


    Arrivò trafelata allo "Sweet Honey" e ebbe appena il tempo di sistemarsi i capelli che l'arpia subito la investì con le sue idee dell'ultimo secondo:"Ho deciso che oggi faremo un 'giorno di crepes'. Prepara l'impasto per circa 1000 crepes nel minor tempo possibile. Diciamo... Si hai 20 minuti. Poi verrai fuori dal retrobottega e preparerai i dolci sul momento, ogni volta che c'è un cliente. Metteremo un banchino fuori dalla porta. Quindi..." La squadrò da capo a piedi: "Vedi di assumere un aspetto decente" E detto questo, girò i tacchi e scodinzolò fuori. Misaki era allibita. Perchè non l'avvertiva prima? Perchè non le dava mai il tempo per organizzarsi? Sospirò affranta e arrabbiata, ma si riscosse subito: oggi aveva la possibilità di lavorare al pubblico. La felicità che provava era immensa. Amava consegnare i propri dolci nelle mani dei compratori e oggi avrebbe avuto la possibilità di farlo. Tirò in su le maniche, poi si legò i capelli: questo per lei era come un rito: lo ripeteva sempre, prima di iniziare. Afferrò alcune grosse bacinelle e prese a misurare le quantità degli ingredienti con precisione. Mentre pesava la farina, un'illuminazione la folgorò: avrebbe preparato vari tipi di impasto, per poter soddisfare un maggior numero di gusti. Uno al cognac, per i più grandi, uno alla cannella per i più piccoli, uno salato per chi non ama il dolce e uno con un pizzico di cacao amaro, per i più golosi. Il tempo scorreva, mentre le mani si muovevano frenetiche per dosare bene tutti gli ingredienti: farina, zucchero, uova, burro, latte. Doveva essere precisa e meticolosa. Sentì i tacchi avvicinarsi di nuovo:"Allora sei pronta?" Misaki posò il cucchiaio: "Sì, signora. E' tutto pronto. Ho preparato diversi gusti, in modo da poter soddisfare più palati. Spero che non le dispiaccia." Arrossì violentemente, mentre l'arpia osservava i composti e li assaggiava uno per uno, con calma studiata. Era proprio una sadica. "Brava. Ma aggiungi un pizzico di cioccolato, verrà più gustosa. E ora preparati che vai in scena!" E detto questo le sfilò il grembiule macchiato e le passò quello della ditta. Mentre Misaki se lo infilava, le porse anche la toque da cuochi. Un'improvvisa felicità assalì la giovane ragazza. "Non farti strane idee. E' solo per coprire quel tuo nido di fenicotteri che hai in testa. E ora sbrigati, che apriamo." Si sistemò il cappello meglio che poté mentre seguiva la direttrice fuori dal locale. Il banchino era già sistemato e la piastra era rovente. Dispose gli impasti alla sua destra, per potersi muovere più liberamente. Dall'altra parte del tavolo c'era un bimbo di circa 8/9 anni che la fissava con due occhioni da cerbiatto:"Scu...Scusa... Mi faresti una crepes con la Nutella? Magari... Ecco, doppia" La fissava un po' imbarazzato e titubante. Misaki sorrise benevola:"Ma certo che te la faccio, picccolino. Guarda qua eh! Ecco questo è l'impasto e ora... Zan lo facciamo cuocere sulla piastra. Senti? Senti come sfrigola? Vuol dire che gli ingredienti sono freschi. Lo senti il profumino? E' il latte che cuoce. E ora.." Prese le spatole e con un colpo solo rigirò la crepes dorata. "Allora, abbiamo detto con doppia Nutella eh? E doppia Nutella sia!" E cominciò a spalmare la crema di nocciole sulle superfici. Poi la piegò e spalmò di nuovo. Infine piegò un'ultima volta, in modo da formare il trangolino. La crepes era pronta. "Vogliamo far nevicare?" Il bambino annuì con vigore. Misaki prese lo zuccherò a velo e lo agitò sopra al suo piccolo capolavoro. Poi porse il dolce. Venne ricompensata da occhi adoranti che la fissavano estasiati. Ecco. Quello era il motivo per cui amava cucinare i dolci. Vedere la reazione così felice di un bambino, era per lei motivo di orgoglio.
    Le ore passarono veloci, mentre pian piano gli impasti nelle ciotole diminuivano di volume. Tutti erano andati via soddisfatti, con un'espressione sul volto golosa e desiderosa. Beh, in fondo chi potrebbe resistere a una così dolce tentazione? L'orario di lavoro era terminato e Misaki stava mettendo a posto le ultime cose. "Un ottimo successo, vero? Sì, sono proprio un genio. Le miei idee sono brillanti." La sua capa come al solito si prendeva tutto il merito, ma non le importava. In fondo, lei aveva già avuto la sua gratificazione. "Misaki, prendi pure un po' dell'impasto avanzato. E' quello al cognac, giusto? Usalo a casa tua. Tanto qui andrebbe a male. Ci vediamo domani, puntuale, alla solita ora." E si congedò così, senza una parola di troppo. Misaki prese una piccola scodella e vi versò dentro il liquido in esubero. Sarebbe stato difficile portarlo a casa sulla moto senza versarlo, ma per lei non sarebbe stato un problema. E poi, forse a casa avrebbe potuto offrirlo a qualcuno.. Sorrise, mentre di corsa raggiungeva l'esterno del centro commerciale, ormai vuoto.
     
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    Decisamente un altro buon post lavorativo Yun. 60 soldini tutti per te, non spenderli troppo in fretta.
     
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  8. †_†yun yun †_†
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    grazie redwolf


    Amava la pioggia. Quella debole che scendeva lentamente sul suo volto. Quella forte che le picchiettava il corpo. E quella tempestosa, che le spazzava le gambe. Ma la odiava a morte quando era in moto. Le strade dell'antica capitale erano rovinate e l'asfalto in pessime condizioni. Rischiava di volare per terra ad ogni buca, ad ogni striscia pedonale, ad ogni curva. Doveva guidare con moderazione. Altra cosa che odiava. Dopo aver parcheggiato prese il casco, mettendoselo in spalla e raggiunse con calma lo "sweet honey". Era in leggero anticipo, poteva concedersi il lusso di guardare il centro commerciale: la fontana al centro, le alte vetrate, le insegne colorate dei negozi. Sospirò. Quanto desiderava avere una sua pasticceria. Ultimamente sempre più persone avevano cercato di persuaderla ad accettare il loro denaro in cambio di favori... Sessuali. Li avrebbe sempre rifiutati. Non era una prostituta, né aveva intenzione di diventarlo. E il suo orgoglio era troppo grande. Voleva farcela con le sue sole forze, voleva potersi guardare dietro, un giorno, per poter affermare con assoluta certezza, che aveva conquistato la sua felicità senza l'aiuto di nessuno. Era sicura di potercela fare.
    Aprì il retrobottega e accese le luci. Un forte odore dolciastro la invase e le inspirò a pieni polmoni. Adorava quell'odore di zucchero che impregnava le pareti. Si avvicinò ad uno dei frigoriferi e prese la lista delle ordinazioni. Lesse attentamente e sospirò. "Mai una gioia" Commentò tra sé e sé. Doveva preparare 10 bavaresi al cocco e lime, 20 torte pere e cioccolato e 80 piccoli budini cioccolato e fragole. Oltre ovviamente ai dolci da esposizione. Si sentì morire. La sua capa molto probabilmente aveva il ciclo. "Come diavolo si può pensare di fare tutta questa roba???? Ma cosa si è fumata??? Uno di questi giorni la strozzo" Era ancora lì, a fissare l'elenco, mentre imprecava dentro di sé, quando sentì aprire la porta. Si ricompose, credendo che fosse arrivata l'arpia, ma si rilassò quando vide entrare Giacomo. Era il nuovo ragazzo part-time, che sostituiva la sua ex collega, ora a casa in maternità. "Buongiorno, Giacomo" Lo salutò cordialmente. Era un ragazzo di 19 anni, alto e slanciato, con una corporatura esile. I capelli rossicci si dirigevano ovunque volessero. Gli occhi caldi e docili, avevano un color mattone intrigante. La salutò impacciato, impastando un po' le parole:"Buongiorno signorina Misaki. La signora mi ha chiesto.. Di venire qui stamani. Per dare una mano, ecco. Spero di non creare troppa confusione" La guardava speranzoso e un po' preoccupato. Non si conoscevano tra di loro. Misaki sorrise benevola:"Giacomo, per favore chiamami Misa. Abbiamo molto da fare, ma non devi scoraggiarti. E per favore, raddrizza la schiena. Non sopporto i rammolliti intorno mentre lavoro. Ora, vai a cambiarti che iniziamo subito." Il ragazzo sorrise a sua volta, e con un lieve cenno si dileguò nella cabina. Misaki raccolse gli ingredienti necessari per incominciare, pulì il piano di lavoro e prese un po' di mestoli e scodelle: se volevano farcela dovevano essere rapidi. "Giacomo, allora inizieremo dalle bavarese al cocco e lime: prepara la colla di pesce. Mettila ammollo in acqua molto fredda. poi preparami il succo di lime. Ah, la scorza serve quindi grattugiala prima!" Intanto unì la panna fresca con lo zucchero semolato, poi in un pentolino fece riscaldare il latte di cocco a cui aggiunse la colla di pesce, il succo di lime e la scorza. Giacomo era stato molto veloce nel preparali. Poteva essere anche un timidone, ma in cucina era rapido e preciso. Presero il composto che iniziava a solidificarsi e lo misero in una terrina rettangolare. Poi lo spostarono nel freezer. Doveva raffreddarsi velocemente. Come decorazioni avrebbero poi aggiunto degli spicchi di lime e qualche fragolina di bosco. "Giacomo qui continua te, tanto è facile e ormai dovresti aver imparato i passaggi. Io mi dedico ai budini che devono freddarsi. Poi insieme faremo le torte al cioccolato e pere. Quando hai finito, vieni a darmi una mano" Lui annuì, mente si concentrava a grattugiare la scorza di lime. Misaki prese il cioccolato fondente e lo tagliò grossolanamente, in due tegamini versò il latte e il burro per farli scaldare. Aggiunse lo zucchero al burro. Poi vi versò anche il cioccolato e la farina setacciata. Quando il composto iniziò ad addensarsi unì il latte ormai bollente e mescolò energicamente: non dovevano venirci grumi. Dopo 5 minuti spense il fuoco e prese 80 stampini da uno scaffale sopra la testa e vi versò piano piano il composto. Questo lavoro la impiegò per quasi 10 minuti e qualche imprecazione silenziosa. Giacomo intanto lavorava veloce dall'altra parte della cucina. Era molto concentrato, si vedeva che stava facendo un'enorme sforzo. Misaki sorrise: quando aveva iniziato quel lavoro anche lei era stata così. Prese gli stampini e li spostò in frigo a riposare, mentre si dedicava alla montatura dell panna fresca. Per ultime tagliò le fragoline a spicchi: sarebbero state un'ottima decorazione. Giacomo la raggiunse sorridente:"Mi..Misa ho fatto tutte le bavaresi e le ho messe in freezer. Sono... Sono pronto a darti una mano" Com'era carino tutto imbarazzato a quel modo! Proprio come un cucciolotto! "Sei stato bravissimo. Ora occupiamoci delle torte. Devi prendere le pere che sono in cella e tagliarle a fettine sottili, non più di 5 millimetri. E cerca di fare le fette intere, si lavorano meglio. Poi devi metterle in un tegame largo e farle cuocere a fuoco allegro per 20 minuti." Il ragazzo sparì di nuovo mentre lei agguantava il cioccolato, gli amaretti e il vino bianco moscato(sarebbe servito per mantecare le pere). Misaki fece sciogliere il cioccolato con un po' di burro. Nel mixer mise lo zucchero, i tuorli e il burro per ottenere velocemente una crema omogenea a cui aggiunse il cioccolato fuso. Afferrò gli amaretti e li sbriciolò con energia: pensava alla sua capa e a quanti cazzotti avrebbe voluto darle. Li mise in una terrina con la farina e il lievito setacciati, montò le chiare a neve ferma e le unì con gli amaretti. Infine versò il composto al cioccolato. Prese le teglie e vi versò dentro l'impasto. Intanto le pere erano pronte e Giacomo iniziò a disporle con cura sopra allo strato di dolce già sistemato. Misaki poi ci passò una seconda volta sopra, in modo da fare un secondo strato. Durante queste operazioni, più di una volta i loro corpi si erano sfiorati casualmente e tutte le volte il ragazzo era arrossito fino alla punta delle orecchie. Terminarono le 20 torte e le infornarono. Misaki espirò rumorosamente:"Bene, queste sono fatte. Grazie Giacomo mi sei stato davvero di aiuto. Prima di dedicarci al resto, che ne dici di seguire la tua senpai e di accompagnarla a fumare?" Il ragazzo la fissava sconcertato:"Se...Senpai? Ma che vuol dire. E poi io non fumo, mia mamma ha sempre detto che fumare fa ma.." Misaki non gli permise di rispondere, lo prese sottobraccio e lo trascinò verso la porta:"Sì, sì, sì, anche mia mamma lo diceva sempre. Ma ora non ce ne curiamo. E per quanto riguarda il senpai... Beh un giorno lo scoprirai. E ora guarda, il sole ci aspetta" La luce fuori era abbagliante e rischiarava il mondo. Sì, era davvero una bella giornata. Misaki sorrise al piccolo pulcino disorientato.
     
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    Uhm, ho voglia di cioccolata. 30 soldi per il post ordinato.
     
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    La bella giornata di pochi giorni prima era sparita. Così come il suo buon umore. Pioveva. A catinelle. Tuonava come se stesse per cadere giù un'intera montagna, tale era il frastuono. Tirava la bora: un vento capace di spazzar via le persone, sollevandole da terra. Proprio una giornata nera. In tutti i sensi. Aveva prestato il suo unico ombrello alla vicina e non era più tornato indietro. La moto era impensabile poterla usare con questo tempo. Scelse dei vestiti leggerei, capaci di asciugarsi in pochi minuti, poi corse fuori. La fermata della metro era a quasi 30 minuti a piedi da casa sua, ma grazie al suo passo, raggiunse la biglietteria in nemmeno 15 minuti. Il traffico per strada sembrava impazzito. Nella capitale era sempre così: inizia a piovere e tutti decidono di prendere i mezzi a 4 ruote. O la metro. Certamente meno costosa, ma infinitamente più affolla, puzzolente e sudicia. Quando uscì dal vagone e si immerse nelle strade cittadine per raggiungere il centro commerciale, camminò lentamente sotto la pioggia: desiderava lavarsi, andava bene anche l'acqua piovana. Quando raggiunse il retrobottega era fradicia, da capo a piedi. Accese immediatamente il forno, impostandolo su ventilato e dopo essere rimasta nuda, posò i vestiti all’interno per farli asciugare. Poi indossò degli abiti di riserva e il grembiule. Dopo aver tamponato per un po’ i capelli, li raccolse in uno sconclusionato chignon e si mise al lavoro. La lista della spesa era come al solito infinita. Oggi Giacomo non sarebbe stato presente, aveva già controllato i turni. Notò che la cosa più impellente da preparare erano 500 crostatine miste: frutta fresca, marmellata, crema, cioccolato… Sarebbe impazzita a prepararle tutte. Afferrò quanta più farina poteva, racimolò le uova, il burro e lo zucchero. Niente lievito: la crostata è un dolce basso e ben cotto, quasi croccante. Pian piano preparò dei grandi vulcani di farina, uno accanto all’altro sul piano di lavoro. Aggiunse le dosi necessarie di zucchero e dei tuorli, mettendo in una grande bacinella le chiare, così da poterci fare in un secondo momento le meringhe. Tagliò a cubetti il burro e lo inserì nei crateri di farina. Poi, uno dopo l’altro, impastò fino allo sfinimento. Sua nonna materna da piccole le aveva insegnato che per fare la pasta frolla, non bisogna mai sciogliere il burro col calore artificiale: solo con quello delle mani e del lavoro delle braccia. In un certo senso quei movimenti ripetitivi furono rilassanti, ma quando ebbe finito l’ultimo impasto aveva le braccia che tremavano per lo sforzo. I Grandi cumuli di farina adesso erano dei blocchi rettangolari di frolla, pronti per riposare in frigorifero per circa 30 minuti. Mentre aspettava preparò gli ingredienti per la farcitura. Per prima toccò alla crema di vaniglia, dove racimolò altre chiare per le sue meringhe future; poi al cioccolato alle nocciole, dove si ritrovò a gustare quella nutella fatta a mano; preparò la gelatina di frutta e per ultimo scelse le marmellate che aveva già fatto nei mesi passati. Era tutto pronto. Tirò fuori un impasto dal frigorifero e lo divise in tante piccole sfere, più o meno uguali e pian piano prese ad appiattirle e a disporle dentro a dei piccoli stampini imburrati. Il lavoro era talmente monotono e ripetitivo che per un attimo rischiò di addormentarsi. Non appena finiva un impasto, subito ne tirava fuori un altro dal frigo e ricominciava: pallina, appiattire, stampino. Si stava annoiando. Ormai aveva cantato tutte le canzoni che conosceva a memoria. Aveva ripetuto ad alta voce i pezzi delle poesie che più le piacevano. E le crostatine erano ancora lì, non fatte che le dicevano: “Su, sbrigati. Vogliamo essere qualcosa di diverso da del semplice impasto di frolla” Misaki avrebbe voluto azzannarle. Quando ebbe finito l’ultimo tortino, uscì fuori a fumarsi una sigaretta. Pioveva ancora, ma la tettoia poteva ripararla dalla pioggia. Aspirò quasi disperata. E subito la nicotina fece la sua magia: in un attimo si sentì tranquillizzò, svuotando la mente. Quando rientrò i dolci erano sempre lì a fissarla minacciosi, ma adesso aveva raggiunto la serenità necessaria per lavorare. Separò gli impasti, formando 4 gruppi da 125 stampini l’uno, in modo da non sbagliare nella farcitura. Prese la crema e piano piano la versò con un cucchiaio dentro agli impasti. La stessa sorte toccò a quelle con il cioccolato e la marmellata. Quando infine giunse il momento di quelle alla frutta depositò un po’ di crema sul fondo ricoprendo il tutto con la carta da forno. Infine mise gli stampini nelle teglie e infornò. Dopo circa 20 minuti erano cotte e dorate al punto giusto. Nella stanza c’era un odore di frolla cotta capace di annebbiare la mente anche all’essere che più odiava i dolci al mondo. Per un attimo ebbe un mancamento: tutto quel dolciume le stava facendo venire il diabete al naso. Aprì la porta in modo che un po’ di quell’odore potesse uscire fuori mentre lei si concentrava sulle chiare. Ne aveva talmente tante che poteva fare un’infinità di meringhe. E pian piano nella sua mente presero forma. Alla cannella, alle fragole, alla vaniglia, al cocco, all’ananas, all’arancia e perché no, anche al cioccolato. Prima le filtrò ben bene con un colino, in modo da togliere eventuali residui di gusci e della calza, poi con le fruste elettriche prese a montare a neve quell’enorme mole di chiare. Man mano che andava avanti metteva il composto in bacinelle più piccole. Alla fine aveva davanti a sé ben 21 contenitori pieni di albume montato che dispose in file di tre. Tenendo in una mano le fruste e nell’altra i vari ingredienti da aggiungere, creò pian piano tanti impasti colorati e spumosissimi. Ora arrivava il bello. Avrebbe dovuto usare un’infinità di sac à poche e nel contempo stare estremamente attenta a non togliere l’aria alle chiare montate. Fu un lavoro lungo, se possibile anche più della creazione delle crostatine. E lo sarebbe stato ancor di più per gli infiniti tempi di cottura: forno ventilato a circa 30° per quasi 4 ore. Ma questo valeva per i giorni di sereno, senza umidità. Oggi con la pioggia avrebbero dovuto cuocere a circa 60° per 4 ore e mezza. Un vero inferno. Oltre la porta sentiva il vociare delle persone che affollavano la bottega, mentre compravano alcune delle sue creazioni. Spiò per un attimo quei clienti soddisfatti, i volti degli innamorati e quelli dei bambini. Ritornò al suo lavoro, pulendo per bene tutto ciò che aveva usato, mentre con un occhio ogni tanto controllava i tempi di cottura. Preparò gli ordini per il giorno dopo degli ingredienti che stavano per finire o di quelli che non erano più freschi. Quando finalmente le meringhe furono pronte lei era esausta e la sua giornata di lavoro stava finendo. Erano quasi le due: orario di punta. Finalmente anche la capetta si fece viva, portandosi dietro quel suo fastidioso tacchettio: “Non ricordo di averti chiesto di fare le meringhe. Ah vabbè, ormai ci sono le metteremo in vendita. Hai fatto diversi gusti?” Agguantò la prima che le capitava di fronte. Misaki non fece in tempo ad avvertirla: “Signora aspetti quelle sono al c…” Che la sua datrice già sputacchiava per terra a destra e manca: odiava il cocco oltre ogni dire e non poteva sopportare le scagliette che le scivolavano giù per la gola. “Maledizione, la prossima volta vedi di avvertirmi in tempo, piccola sciocca! E adesso pulisci questo macello e dopo torna a casa. Ci vediamo tra 3 giorni. Per motivi personali staremo chiusi. Sono stata chiara?” Nemmeno questa volta Misaki riuscì a rispondere in tempo: la donna era già andata via. Guardò per terra e sconsolata arraffò paletta e scopa. Non vedeva l’ora di tornare a casa. Con la moto avrebbe corso per le vie e…. La sua testa si arrestò. “Scema. Oggi piove. Dovrai tornare in metro.” Maledisse un’ultima volta quella giornata. Niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Si sbattè la porta alle spalle, mentre correva di nuovo nella pioggia. Pregò che l’ora di punta fosse finalmente passata e che alla metro non ci fosse nessuno. Come si sbagliava…
     
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    50 soldini per la nostra Misaki, sperando di ripagarla per la pessima giornata. :oms:
     
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    Scusate l'enorme assenza!!!


    Misaki era ancora molto scossa dai recenti avvenimenti. Erano passati due giorni. 48 ore in completa solitudine, passate a casa ad osservare distrattamente il suo acquario pieno di pesci tropicali. Li aveva seguiti, come se fosse ipnotizzata, per ore. Infine la sveglia aveva suonato, ricordandole che era tempo di tornare alla realtà. Non dormiva. Da due notti non chiudeva gli occhi. Troppe immagini si proiettavano sulle sue palpebre quando provava a chiuderle. Accolse con gioia la possibilità di tornare alla sua vita lavorativa. Mentre si preparava si prese il suo tempo di fronte allo specchio, osservando le cicatrici: erano ancora violacee, ma non dolorose. Si chiese se avesse dovuto nasconderle, magari con un po' di trucco, oppure con una mascherina. Alla fine decise di affrontare le cose per come stavano e le lasciò in bella vista. Salita sulla moto, fece il suo solito tragitto per raggiungere il centro commerciale, parcheggiando nel solito posto. Stava forse diventando abitudinaria, per avere qualcosa a cui aggrapparsi prima di sprofondare definitivamente? Chi poteva saperlo. Entrò nel retrobottega e subito le apparse Giacomo. Chiuse gli occhi e li riaprì: ovviamente era sola. Il suo assistente non c'era più. Lo aveva eliminato lei stessa. Sospirò alla stanza vuota mentre si dirigeva a prendere il proprio grembiule. Controllò la lista degli ordini e le sembrò insignificante, come se le mancasse un pizzico di brio. Un paio di crostate, dei sorbetti, pasticceria varia... Tutte cose ordinarie. Infine il suo sguardo cadde su delle praline di nutella e cocco. Ne doveva preparare mille. Strabuzzò gli occhi. Il procedimento non era né lungo né troppo impegnativo, ciò che la spaventava era il numero. Improvvisamente venne scossa da una carica di adrenalina: ecco la scintilla che l'avrebbe rimessa in moto! Si concentrò su se stessa, mentre pensava rapidamente a come procedere con il lavoro durante la mattinata. Per prima cosa preparò dei freschissimi sorbetti alla frutta, alcuni multistrato, decorati con frutta fresca, che dopo aver passato 4 ore in freezer, sarebbero stati abbelliti e messi in vendita. Alcuni erano coloratissimi: lo strato più basso alla banana, seguito da quello all'anguria e infine da pesca. Oppure crema, arancia e vaniglia. O anche mango, limone e albicocca. Un tripudio di colori e sapori. Il tutto le portò via quasi un'ora del suo prezioso tempo. Finalmente si sentiva se stessa. Preparare la pasticceria da esposizione fu ugualmente semplice e ormai le sue mani si muovevano con incredibile maestria mentre preparavano la pasta frolla. Grazie a degli stampini, ottenne dei biscotti dalle forme più disparate: cuoricini, stelle, animaletti, lettere, macchinine e areoplanini e addirittura delle piccole riproduzioni dei personaggi dei cartoni animati. Li decorò e li farcì, ognuno in modo diverso: dal cioccolato alla marmellata, dalla frutta secca alle glasse. Ognuno aveva un aspetto invitante e gustoso. Grazie all'abbondante base di pasta frolla che aveva preparato, fu in grado di infornare nello stesso momento anche le 5 crostate preparate. In una aveva deciso di strafare: aveva modellato l'impasto a forma di petali di geranio e li aveva disposti sopra alla marmellata in modo da riprodurre il fiore e lo cosparse con lo zucchero a velo. Il calore del forno lo avrebbe fatto sciogliere, rendendolo traslucido. Era soddisfatta del risultato che stava avendo. Il tempo era volato mentre lei si dedicava anima e corpo alla sua più grande passione. E nel frattempo la capa aveva fatto il suo ingresso sul posto di lavoro. "Misaki una notizia terribile, sconvolgente! Io ancora non riesco a capacitarmene. Non puoi capire che cosa è successo in questi giorni! Ah Dio Misericordioso, aiutaci te in questi giorni difficili! Giacome è stato trovato..." E non terminò la frase perché in quel momento si accorse delle cicatrici che aveva sul viso la sua pasticcera. Urlò dallo spavento e dallo stupore, forse da qualche parte ruppe anche un bicchiere. "Oddio cara che cosa ti è successo? Se prima eri sciatta adesso hai un che di mostruoso! Come te le sei procurate? Stai bene? Vuoi andare a casa?" Tutta quella preoccupazione era estranea alla sua persona e Misaki ne rimase sorpresa: non credeva che il suo capo, sempre pronta a criticarla, potesse avere dei modi così apprensivi. "Signora io sto bene.. Queste non mi fanno male, né mi ha fatto male quando me le sono procurate. Ma la prego, mi dica, cosa è successo a Giacomo? Sapevo che oggi eravamo di turno insieme..." E subito la donna prese a dirle tutto ciò che sapeva: che il ragazzo era morto in circostanze misteriose mentre si trovava a ballare. Alcuni testimoni affermano di averlo visto in compagnia di un uomo strano e di una donna, ma di loro non c'erano tracce da nessuna parte e la polizia era ferma con le indagini. Misaki si comportò egregiamente, assumendo una faccia da perfetta allibita, per poi far colare qualche lacrima di compianto e per finire si alterò, come se volesse fare chiarezza sull'accaduto. Mai avrebbe potuto rivelare quanto era implicata nella faccenda. Mai si sarebbe confessata. Consolò la donna, facendole assaggiare la pasticceria appena sformata. "Sniff, cara, parlami di te. Come te le sei fatte queste... Queste... Cicatrici? Sappi che la chirurgi al giorno d'oggi fa mirali e che se ne avrai bisogno, potrei trovarti un buon medico io." Tutta questa improvvisa gentilezza mise enormemente a disagio Misaki che prese a frullare decine e decine di biscotti per allentare la tensione che cresceva dentro di lei. Pensò al tatuaggio e alla sua vita. Prese altre bacinelle dove poggiare i biscotti tritati finemente. Poi decise di rispondere, mentre con le mani aggiungeva agli impasti il burro leggermente ammorbidito. "Vede signora, io mi sono innamorata. E lui è una persona fuori dall'ordinario. E' fiero e strafottente, arrogante e molto schivo. Ma a volte sa essere anche incredibilmente carino e passionale. Ho perso completamente la testa per lui." Unì a quel punto anche chili e chili di nutella, distribuendola nelle varie zangole e infine vi aggiunse le scaglie di cocco. Poi mise tutto dentro all'enorme frigorifero. Guardò la sua titolare negli occhi mentre continuava a parlare:"Queste può vederle come il mio pegno d'amore nei suoi confronti. Forse io ho ceduto a lui più di quanto ero disposta a fare all'inizio, ma non mi pento di nessuna scelta che ho fatto. E sono orgogliosa di poter mostrare al mondo intero come mi sento" Sostenne il suo sguardo fiera. Le due si fissarono per diversi minuti, in silenzio. Poi finalmente la capa prese parola:"E' la tua vita, quindi sei libera di scegliere. E ormai sei grande abbastanza per capire da sola in che guai rischi di cacciarti. E non fidarti mai troppo degli uomini. Anche se dicono di amarti, spesso hanno sempre un'altra donna da cui andare..." E dette quelle parole profetiche, uscì dalla stanza, lasciandola sola. Un'ora era ormai passata e Misaki tolse gli impasti dal frigo. Modellò il composto in modo da ottenere delle graziose palline che cosparse nuovamente con le scaglie di cocco. Ne assaggiò un paio mentre contava meticolosamente quelle fatte. Una volta finite le pose nuovamente in frigo, dove avrebbero dovuto riposare per un'altra ora almeno. Non vedeva l'ora di assaggiare il lavoro compiuto. Ripensò allo scambio verbale che aveva appena avuto e sorrise. Thresh non le aveva detto che l'amava, né che sarebbero rimasti fedeli l'uno all'altra. E lui certamente non lo avrebbe fatto. Aveva conquistato la sua fiducia e forse il suo rispetto. L'amore era un'altra cosa. Due calde lacrime le rigarono il volto martoriato e da brava donna Misaki afferrò il barattolo di nutella avanzata. Lo svuotò completamente, la faccia impiastricciata di cioccolato e il cucchiaio splendente nell'altra. Non era affatto appagata. Capì che presto avrebbe desiderato esperienze più eccitanti.
    Prese congedo poco prima delle 14, salutando distrattamente le ragazze addette alla vendita e poi corse fuori. Aveva una voglia matta di correre per le strade di Roma e nessuno avrebbe potuto impedirglielo...
     
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    60 dindi per la piccola Misaki innamorata dell'uomo sbagliato.
     
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    Un pallido sole cercava pigramente di riscaldare la giornata. La foschia, in quell'umido pomeriggio, impediva alla luce di diffondersi uniformemente. L'afa terribile le faceva appiccicare i vestiti addosso. Odiava la pioggia, ma anche il tempo di oggi era facilmente detestabile. Era da poco passato il tocco e mezzo e lei stava andando a lavoro. Oggi era molto più rilassata. La situazione sembrava tranquilla e sotto controllo, sia alla pasticceria che fuori. Sfrecciò ad un incrocio, mentre era ancora rosso. Un paio di automobilisti dovettero inchiodare per evitarla e subito presero a suonare i loro clacson con rabbia. Misaki rise, salutandoli da lontano, strafottente. Raggiunse la pasticceria, salutando le colleghe addette alla vendita. La guardarono con imbarazzo appena notarono le sue cicatrici. Rise beffarda, mettendole ancor più in evidenza. Ormai si sentiva quasi folle, credeva che la sua realtà si sarebbe disintegrata di lì a poche ore. Si sentiva forte, ebbra e unica. Non le importava di cosa facesse, lei ci trovava sempre un lato divertente.
    Lesse la lista dei dolci che doveva fare. Storse la bocca, leggendo che doveva preparare una torta di compleanno per due gemellini. Sicuramente avrebbe dovuto riempirla di pupazzetti mangiabili. Era entusiasmante, certo, ma anche molto lungo e impegnativo. Dopo avrebbe dovuto preparare una torta per un matrimonio a forma di castello di sabbia e una torta per un battesimo. Odiava lavorare di pomeriggio. C'erano sempre ordini fastidiosi. Sospirò sconsolata e si infilò il grembiule. Poi si sistemò i capelli in due morbide code. Stava già preparando l'impasto del pan di spagna, quando una dolce fanciulla fece il suo ingresso. Capelli violetti, raccolti in una morbida treccia laterale, innocenti occhioni azzurri e fisico da bambolina. Ovunque la si guardasse era attraente e vulnerabile. Misaki la squadrò da capo a piedi e quella si richiuse in se stessa come un riccio. Ripensò alla faccia che metteva su Thresh, quella affidabile e da venditore porta-a-porta. Sorrise benevola e amichevole."Signorina, questa è una zona riservata al solo personale. Lei non può entrare qui." La giovane arrossì, mettendo in evidenza le sue guance morbide e paffutelle:"Mi chiamo Risha e da oggi lavorerò qui come assistente. Tu... Devi essere Misaki, vero? La signora proprietaria mi ha parlato molto di te. Piacere di conoscerti" Le tese una mano tremolante e morbida come l'impasto del pane. Misaki la afferrò con delicatezza e poi si presentò:"Scusami Risha, la capa non mi aveva detto del tuo arrivo. Mi sa che sei qui per sostituire Giacomo. Benvenuta. Là dietro trovi dove cambiarti. Affrettati che abbiamo un sacco di cose da fare. Ah e puoi chiamarmi Misa!" La nuova fanciulla sorrise, mostrando un po' di coraggio e sparì dietro il pannello. Il grembiule le stava d'incanto, mettendole in mostra le curve morbide e formose. Misaki sentì il tatuaggio formicolarle nel polso, ma aveva capito da sola che quella ragazza sarebbe stata gustosa oltre ogni modo. Accantonò quel pensiero per un momento concentrandosi sul lavoro che avevano da svolgere. Fece finire l'impasto del pan di spagna alla nuova arrivata, come era giusto che fosse, mentre lei preparava il fondant per il dolce. Ne serviva in quantità macroscopiche così riuscì prepararlo solo quando anche la collega aveva finito. Aveva pensato di creare una torta con vari pupazzetti commestibili: due trenini, due macchinine, due pinocchi e due palloni. Per i gemelli sarebbe stato perfetto. Lavorando gomito a gomito, Misaki ebbe modo di sentire l'odore dolciastro della pelle di Risha: meraviglioso. Modellarono il fondant, cercando di dare alle forme una somiglianza perfetta. Dopo presero a colorare il tutto con l'aerografo. Per un caso fortuito la fanciulla macchiò Misaki nel volto con lo spray dorato. Scoppiò a ridere e le tirò in faccia della farina. Iniziò così una lotta senza quartiere, dove ogni colpo era permesso. La cucina era un disastro. Ad un tratto inciamparono e la dolce Misa finì casualmente sdraiata sopra all'altra. Si fissarono qualche istante negli occhi. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Represse i propri istinti e si alzò, cupa in volto. Risha si era accorta del suo cambiamento di umore, ma non disse niente. Ripresero a lavorare, silenziose e diligenti. La torta stava assumendo un aspetto splendido e una volta lucidata avrebbe avuto un effetto splendido. Passarono poi alla seconda torta, quella del battesimo che era più facile: una semplice crostata con crema e frutta per circa 80 invitati. Si divisero i ruoli e Misaki preparò la crema alla vaniglia, aggiungendo i semini delle bacche. Poi lavarono e tagliarono insieme ananas, fragole, uva, kiwi e banane. Il silenzio regnava sovrano tra di loro. Quando la pasta frolla fu pronta, la farcirono con attenzione e poi misero il dolce nell'abbattitore. Dopo nemmeno 10 minuti era pronto per poter aggiungere la frutta. La disposero in cerchio a spirale e posarono al centro un cioccolatino fondente. Infine la infilarono in frigo, per poterla mantenere meglio. Sospirò rumorosamente mentre preparava gli ingredienti per la torta nuziale. Doveva essere un dolce a tre piani, glassato di bianco con dei fiori di ciliegio come decorazione. Impartì l'ordine all'assistente di preparare i livelli della torta mentre lei si dedicava ai petali. Dovevano essere modellati uno per uno, poi doveva dargli la forma, colorarli e assemblarli in un fiore. Infine collocarli nel dolce. Avrebbero impiegato ore a finire. Si armò di pazienza mentre ritagliava il primo petalo dal fondant. Ogni tanto Risha le chiedeva dei consigli, così lei era obbligata a interrompere la sua concentrazione. E soprattutto a volte si era dovuta avvicinare a lei. Reprimere il desiderio fu sempre più difficile. Le ore scorrevano lente e l'orario di chiusura giunse in un amen. Le addette alla vendita salutarono, chiudendo la bottega. Loro rimasero chine sul proprio lavoro. Erano quasi le dieci quando la capa chiamò:"Misaki, spero che con Risha non ci siano problemi e che le torte siano quasi finite. Se hai bisogno di qualcosa, chiedi libermente" Ci pensò su qualche secondo, poi rispose:"Signora, le vorrei chiedere cinque giorni di riposo. Ho bisogno di staccare la testa per un po' se non le dispiace" La capa non obiettò e le disse che poteva prendersi anche più giorni, se lo avesse voluto, poi la salutò con affetto. Risha nel frattempo era andata avanti con il lavoro e aveva impilato le tre torte dalle diverse grandezze. Misaki la aiutò a stendere sopra il fondant bianco e poi insieme sistemarono i fiori di ciliegio stando attente a non rovinarli. Fu un lavoro lungo e laborioso: la mezzanotte era passata da un pezzo e il centro commerciale era buio e silenzioso. "Questa zona non è sicura di notte, dove abiti? Ti accompagno a casa con la mia moto." Risha provò a rifiutare, ma alla fine cedette e indicò la strada a Misaki. Guidò in maniera moderata, per non spaventarla, ma dopo nemmeno 20 minuti, il viaggio era finito. Smontarono di moto e si ritrovarono faccia a faccia. Misaki si avvicinò ancora a lei, mentre la guardava con quei grandi occhi da cerbiatto. Poggiò dolcemente le labbra sulle sue e le trovò fresche e carnose. Le prese dolcemente la schiena, abbracciandola e aprì le labbra: la sua curiosa lingua si infilò morbidamente nella bocca dell'altra che non oppose resistenza. Risha gemette e quel suono fece perdere la ragione a Misaki che la strinse a sé, come a circondarla interamente. Il tatuaggio pulsò nervoso sul suo polso. Si arrestò, lottando contro se stessa: se fosse scomparsa un'altra persona dal suo lavoro, la polizia avrebbe iniziato ad indagare. Allontanò la ragazza da sé e si avviò alla moto. "Misa... Che succede? Ti prego non te ne andare. Rimani con me stanotte. Tu... Tu mi piaci molto." Fece finta di non sentirla. Si infilò i casco e rombò furiosa. Stava già per andarsene, quando si avvicinò nuovamente a lei, rimanendo in sella. "Non devi più avvicinarti a me in quel modo. Io non posso essere ciò che vuoi" Poi sgommò via, furiosa e rabbiosa al tempo stesso. Sì, aveva fatto bene a prendersi un po' di vacanza.
     
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    Adorabile Risha e la scena della lotta con il cibo. 60 dindi per la nostra Misaki combattuta. :zizi:
     
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